I cerchi ci sono, ma le Olimpiadi non c’entrano nulla: Roma è la città più rotonda al mondo, anche quando si parla dei suoi monumenti. Ecco quali sono i più iconici

Francesco De Luca, 15 Ott 2024
i cerchi ci sono, ma le olimpiadi non c'entrano nulla: roma è la città più rotonda al mondo, anche quando si parla dei suoi monumenti. ecco quali sono i più iconici

Roma è una meticcia, un crocevia di antichi valori e culture, uno spazio dove la storia resiste ed insiste; dentro e fuori le mura della Città Eterna, nessuna arte né epoca si sostituisce prepotentemente all’altra, ma, anzi, tutto – anche se a fatica – collabora, lasciando così che il peso dei tanti anni si alleggerisca: nei vicoli di Trastevere, fra i forni del Quartiere ebraico, dalle alture dei sette colli, nella spiritualità di San Pietro. 

Voler parlare di Roma è un po’ come voler parlare del mondo intero, motivo per cui, è necessario restringere subito il campo; la direzione di questo articolo è chiara e precisa: le chiese circolari, una realtà architettonica particolare, nascosta, rara, difficile da trovare in qualsiasi angolo d’Italia, eppure, in quel di Roma, comunque presente. 

E sì, perché non stiamo parlando di monumenti circolari in generale, per intenderci, di gioielli come il Pantheon, il Tempio di Ercole Oleario, il Mausoleo di Augusto, Castel sant’Angelo; edifici spettacolari, certo, ma ci arriviamo in un secondo momento.

Qui, invece, vogliamo dar voce ai luoghi del Cristianesimo più antico ed esclusivo; maestosi e perfetti cerchi di pietra, poco conosciuti, sparsi e collocati nella Città Eterna a mo’ di oasi nel deserto, costituiscono il fiore dell’architettura occidentale successiva al mondo greco-romano. 

Concediamoci dunque due passi per l’Urbe, e andiamo a dare una sbirciata all’interno di queste preziose e singolari “Rotonde della Cristianità”.

Due sono le domande a cui abbiamo urgenza di rispondere: Quali sono le chiese rotonde di Roma? Perché i monumenti circolari dell’antichità si sono conservati? 

I Tre Cerchi di Roma: Santa Costanza, Santo Stefano Rotondo, San Teodoro al Palatino

Come accennato, in Italia non sono tanti gli edifici cristiani a pianta circolare; anzi, mettiamo subito in chiaro che se ne sono conservati ben pochi, il che rende il tutto ancor più misterioso e affascinante. Per il nostro periodo di interesse – quei secoli bui e seducenti compresi fra la caduta dell’Impero romano d’Occidente (476) e l’anno Mille –, contiamo, più o meno, una decina di edifici.

Per dare qualche nome: San Vitale a Ravenna, patrimonio UNESCO; San Michele Arcangelo a Perugia; Santa Maria de Mesumundu a Siligio, in provincia di Sassari; Santa Maria della Rotonda ad Albano Laziale.  

Mettiamo da parte i battisteri – quei luoghi circolari a pianta ottagonale che affiancano la chiesa, e in cui si svolge il rito del battesimo – di cui l’Italia è costellata, e andiamo subito a spendere qualche parola sui “tre cerchi di Roma”. 

Mausoleo di Santa Costanza

mausoleo di santa costanza

Il Mausoleo di Santa Costanza, che sorge sulla via Nomentana, non distante dalla porta della Breccia, Porta Pia, è il più antico dei tre monumenti (IV secolo dopo Cristo). L’eleganza struggente, il ciclo di mosaici che decora il soffitto ad anello, la location da fare invidia a papi e imperatori, rendono Santa Costanza la regina degli edifici circolari romani. 

E di regina possiamo parlare, perché è a Costantina, nobildonna romana figlia del celebre Costantino imperatore, che il luogo è titolato; a conti fatti, insomma, una grande e sontuosa tomba di famiglia. Se cercate la fine del mondo antico, ma anche l’inizio del mondo cristiano, siete nel posto giusto: qui, nessuno dei due è impermeabile all’altro.

Santo Stefano Rotondo al Celio

santo stefano rotondo

Santo Stefano Rotondo, la seconda per età, sorge sulla sommità del monte Celio, nel luogo in cui, ai tempi di Nerone, stava il Macellum Magnum, un grande mercato di carne e pesce.

Titolata a Santo Stefano protomartire – cioè, il primo dei martiri cristiani – conserva una bellezza e una grandezza che potremmo definire quasi arroganti. Pensate, dall’analisi di alcuni legni del tetto in quercia, è stato possibile stabilire il periodo di costruzione, compreso fra il 430 e il 460 dopo Cristo. Qui, l’imponenza e le decorazioni della struttura, unite al suo andamento circolare, non danno tregua agli occhi del visitatore: dal maestoso ciclo di colonne che corrono al centro, passando per il chiaroscuro del soffitto e della pavimentazione, fino a giungere al ciclo di affreschi dalle pareti; tutto, a Santo Stefano Rotondo, dove i secoli si sovrappongono, vive in autonomia e in armonia con ogni elemento. 

San Teodoro al Palatino

san teodoro

San Teodoro al Palatino, se di età possiamo parlare, è la più giovane delle tre, risalendo, infatti, “solo” al VI secolo dopo Cristo.  Con una visuale sui Fori Imperiali, a due passi dal Circo Massimo, a metà fra localini di classe e il Mercato di Campagna Amica, questa rotonda, anche per le piccole dimensioni, assomiglia più a un gioiello che a un luogo di culto. 

Il titolare è Teodoro d’Amasea, il santo militare con la spada che uccide il dragone, una vera e propria celebrità in età medievale, almeno prima di essere scavalcato dai ben più famosi San Giorgio e San Michele.  La vera curiosità, però, è un’altra: tradizione vuole, infatti, che, prima di ospitare le spoglie di san Teodoro martire, questo edificio circolare fosse il tempio del primo re di Roma, Romolo, e che qui fosse conservato il bronzo originale della Lupa capitolina. 

E allora il Pantheon e Castel Sant’Angelo?

pantheon

In effetti, è lecito chiedersi perché mai dei monumenti pagani si siano conservati in una città, e, soprattutto, in un mondo cristiano; già, per quale motivo? In realtà, le ragioni sono molto semplici e intuitive; gran parte dei monumenti pagani conservati a Roma – non solo circolari ovviamente –, devono la loro sopravvivenza al fatto di essere stati convertiti in edifici cristiani.

Il Pantheon, durante il VII secolo, diventa Santa Maria ad Martyres; il Mausoleo di Adriano, dopo una processione miracolosa, diventa Castel Sant’Angelo; il Tempio di Ercole Oleario, di fronte alla celebre Bocca della Verità, cambia nome in Santo Stefano delle Carrozze. Insomma, per dirla in parole povere, nulla va sprecato

Anche nel caso di costruzioni ex novo di chiese, abbazie, monasteri e così via, capita spesso di imbattersi in colonne di riutilizzo di epoca romana, frammenti di vecchi templi, marmi con nomi di consoli o senatori ben incastrati nel pavimento o sulle pareti. Ed è proprio questo quello che, all’inizio di questo articolo, abbiamo subito voluto mettere in chiaro: a Roma, nessuna arte né epoca si sostituisce prepotentemente all’altra, ma, anzi, tutto vive in simbiosi. 



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