Alle porte di Roma c’è un’abbazia che da oltre 1000 anni è un vero simbolo del dialogo religioso e di una cultura millenaria

Grottaferrata, il comune elegante dei Castelli Romani, ambita e ricercata come luogo di villeggiatura, “in cui vivere” per i suoi villini e i tanti squarci abitabili del centro storico; il vólto che dà verso Roma, a cui si arriva percorrendo la via Tuscolana o l’Anagnina, le spalle che danno agli altri Castelli: Marino, Albano, Rocca di Papa. Nel territorio di Grottaferrata ricade parte del comprensorio delle dodici Ville Tuscolane, le sontuose residenze della nobiltà pontificia erette fra il XVI e il XVII secolo e candidate, nel 2006, alla lista dei Patrimoni UNESCO.
Nell’articolo di oggi, però, daremo voce a un luogo unico, raro, prezioso, l’ultimo esempio del suo genere rimasto in Italia: l’Abbazia territoriale di Santa Maria di Grottaferrata.
Spostiamo la nostra attenzione verso Oriente, nello specifico a Bisanzio; in Italia sono solo tre le ripartizioni territoriali della Chiesa bizantina cattolica:
- L’eparchia di Lungro in Calabria, che, oltre a quest’ultima, comprende Abruzzo, Puglia e Basilicata
- L’eparchia di Piana degli Albanesi in Sicilia
- L’Abbazia territoriale di Santa Maria di Grottaferrata, nel Lazio, a tutti gli effetti, l’ultimo dei monasteri bizantini rimasti in Italia.
E allora, andiamo a vedere il luogo un po’ più da vicino, spendendo qualche parola sulla sua fondazione, e sulla curiosa origine del nome “Grottaferrata”.
Indice dei contenuti
Dalla Calabria a Roma
Tutto parte più di mille anni fa da Rossano, un paese che dista qualche chilometro dalla costa ionica, e in cui, oltre al protagonista del nostro articolo, San Nilo, si contano numerosi punti d’interesse nazionale: il Codice Purpureo, già oggetto di un altro articolo; l’Abbazia di Santa Maria del Patire; la liquirizia.
Nilo, in origine Nicola, nasce agli inizi del X secolo nella Calabria bizantina – a quel tempo popolata da numerosi monasteri, ad oggi scomparsi –, e aderisce al monachesimo basiliano; oltre all’attività di amanuense, vive l’esperienza da eremita nelle zone interne del Pollino, fra Calabria e Basilicata.
Dopo quasi mezzo secolo di viaggi spirituali e peregrinazioni nel sud Italia, sarà durante un pellegrinaggio a Roma, compiuto insieme ad alcuni discepoli, che Nilo deciderà di fondare un monastero nei pressi di Tuscolo, luogo in cui, lo stesso anno di fondazione dell’abbazia, 1004, morirà.
A Grottaferrata, il mondo e la spiritualità greco-bizantina si sono mantenute, e, ancora oggi, vivono in ogni angolo e attività dell’abbazia: la biblioteca, che conserva numerosi codici in lingua greca databili fra il X e l’XIX secolo, parte dei quali di carattere musicale, fondamentali per la conoscenza della musica e dei canti bizantini; l’architettura e la presenza dell’iconostasi, struttura tipica delle chiese ortodosse, che consiste in una parete divisoria fra la navata e il presbiterio – l’area in cui viene officiata la messa –, decorata con molte icone su fondo dorato.
Ma, soprattutto, ad esser stato gelosamente conservato è il rito greco-bizantino, che in Italia si è mantenuto anche grazie alla comunità arbereshe, presente sul territorio nazionale a partire dal XV secolo.
Differiscono dal rito latino in particolare i sacramenti – laddove battesimo, comunione e cresima vengono impartiti insieme –, e le decorazioni della chiesa, dagli affreschi sulle pareti – con storie dei santi e della vita di Cristo –, alla presenza dell’iconostasi e delle relative icone mariane.
Il nome del borgo: un’origine curiosa per Grottaferrata
Sono state una grotta e del ferro a dare il nome al comune elegante dei Castelli Romani? Più o meno; ad ogni modo, questa è l’ipotesi più realistica ed accattivante. Il nome deriverebbe da “crypta ferrata”, un ambiente sotterraneo, che costituì il primo insediamento dei discepoli di Nilo da Rossano quando questi arrivarono dalla Calabria alle pendici del monte Tuscolo.
E, molto probabilmente, furono proprio gli allora Conti di Tuscolo – una delle più importanti famiglie baronali romane dell’epoca –, a concedere a Nilo e ai monaci uno spazio in cui risiedere, una cripta, per l’appunto, o comunque uno spazio ristretto, dotato di una grata in ferro. Da qui crypta ferrata, più tardi divenuto Grottaferrata.