Stefano, la storia del primo santo cristiano a morire per Gesù i borghi in Italia a cui è dedicato

Francesco De Luca, 01 Feb 2025
stefano, la storia del primo santo cristiano a morire per gesù i borghi in italia a cui è dedicato

Stefano aveva poco più di trent’anni quando la sua vita venne spezzata. Trentuno, per la precisione, un’età che, oltre ad essere quella in cui la vita fiorisce, lo aveva curiosamente avvicinato agli anni di Gesù, trentatré, colui per il quale egli era morto. A dispetto di quanto si può immaginare, Stefano non era un apostolo, eppure – questo ci teniamo a ribadirlo –, fu il primo di quella lunga fila di seguaci a morire in nome di Gesù; prima di Paolo, dunque, prima di Giacomo e, addirittura, ancor prima di Pietro.

Certo è che la sua morte ebbe una grande risonanza, sia sulla neonata comunità cristiana, ma, soprattutto, su Paolo di Tarso, che, a seguito della morte di Stefano, fece esperienza della conversione sulla strada di Damasco venendo fulminato, passando, dunque, da persecutore a uno dei più importanti e influenti “campioni della fede” di cui la Chiesa si possa vantare.

Ma andiamo per ordine; chi è Stefano? Perché viene messo a morte, e, soprattutto, perché proprio attraverso lapidazione?

Stefano e gli altri: la storia dei Sette diaconi

basilica di santo stefano bologna
Uno scorcio della basilica di Santo Stefano a Bologna

Stefano, il cui nome significa “incoronato”, non apparteneva alla cerchia dei 12 apostoli, ma a quella dei sette diaconi, un “gruppo” che, a differenza di quanto si potrebbe pensare, fu determinante per la sopravvivenza della nascente comunità cristiana. Ma chi sono questi sette diaconi? Niente di più che un gruppo nato per scopi assistenziali. La necessità, infatti, da parte dei 12, di concentrarsi sull’evangelizzazione e nella predicazione della parola, li portò ben presto a pensare e strutturare una comunità che potesse dedicarsi unicamente al sostegno dei primi fedeli e, soprattutto, delle vedove, una categoria particolarmente a cuore ai primi cristiani.

Stefano, greco di nascita, è dunque uno dei sette incaricati alla cura dei fedeli, e colui che, per primo, affronta il martirio; per questo, egli è protomartire, cioè, primo fra i martiri, che, letteralmente, significa “testimone”.

La vicenda di Stefano ce la raccontano gli Atti degli apostoli, dopo i Vangeli, il secondo testo più importante della cristianità; a Gerusalemme, mentre sta assistendo, e, al contempo, predicando, Stefano attira l’attenzione delle autorità locali. È un problema? Decisamente sì.

Dobbiamo pensare, infatti, che, soprattutto all’inizio, il movimento cristiano faticò parecchio ad affermarsi, e che, anzi, nascendo in ambiente giudaico, scatenò parecchie ostilità. Pensate un po’, qualcuno, uno fra i tanti del popolo, si era azzardato a proclamarsi il Figlio di Dio, quel Dio che, ancora oggi, la comunità giudaica attende con tanto pathos.

Come accennato, alla morte di Stefano era presente Paolo di Tarso, il quale, non molto tempo dopo, sarebbe morto in nome di Gesù; è curioso, tuttavia, che Paolo, l’apostolo delle genti, cioè, dei pagani, “fosse fra quelli che approvavano l’uccisione di Stefano”, e che, addirittura, egli “infuriava contro la Chiesa ed entrando nelle case prendeva uomini e donne e li faceva mettere in prigione”. Eppure, la morte di Stefano fu estremamente simbolica e significativa, non solo per Paolo, ma per l’intera comunità: qualcuno, per primo, si era sacrificato ed era morto per Gesù, predicando in suo nome, tramandando la sua parola, e assistendo i suoi fedeli.

Lapidazione o crocefissione?

santo stefano belbo
Santo Stefano Belbo, in Piemonte, è il comune di nascita dello scrittore Cesare Pavese

Quello che, nella tragica vicenda del “primo martire”, desta maggiore interesse è senza dubbio il modo in cui egli venne ucciso; questa circostanza, oltre ad essere curiosa e alquanto sui generis, ci fornisce alcune informazioni storiche fondamentali. È noto, infatti, che i romani avessero una particolare preferenza per la crocefissione, il metodo con cui, notoriamente, qualche anno prima di Stefano, era stato messo a morte anche Gesù.

A Stefano, tuttavia, che, stando alle fonti, dovette morire poco tempo dopo il fondatore del cristianesimo, fu riservata la lapidazione, un metodo non contemplato dalle autorità romane. Può non sembrare, ma tutto ciò ha un significato molto importante, in grado, soprattutto, di confermare che nel periodo in cui Stefano predicava a Gerusalemme i romani non erano i dominatori della provincia palestinese.

E c’è di più; questo ci assicura che, effettivamente, la morte di Stefano avvenne in quel lasso di tempo, compreso fra il 34 e 36 dopo Cristo, in cui a comandare in Giudea era il Sinedrio – l’organo preposto all’amministrazione della giustizia –, e non i capi romani; proprio Ponzio Pilato, che “se ne era lavato le mani”, a causa del pessimo rapporto con le autorità locali, venne deposto dal suo incarico, e, dopo di lui, per alcuni anni, si creò un vuoto amministrativo compensato dal Sinedrio.  

Era usanza comune, presso i Giudei, mettere a morte tramite lapidazione, mentre, per quanto riguarda la crocefissione, questa non era affatto contemplata. Stefano morì dunque – a differenza di colui per il quale morì –, non per mano degli occupanti, bensì, dei locali, per i quali, a differenza dei romani, il nascere di un nuovo “movimento religioso” era stato motivo di grande allarme e preoccupazione.

Il culto di Santo Stefano si sviluppò soprattutto a partire dall’inizio del V secolo, periodo in cui vennero rinvenute le sue reliquie, alle quali, come da tradizione, si iniziarono a collegare parecchi miracoli, e per le quali si sviluppò, più tardi, la volontà di accaparrarsene alcune parti.  

Quanti comuni Santo Stefano esistono in Italia?

santo stefano al mare
Santo Stefano al Mare, un comune rivierasco della provincia di Imperia (Liguria)

Attualmente, in Italia ci sono ben 18 comuni che nel loro toponimo contemplano la presenza di Santo Stefano, e sono diffusi a macchia d’olio lungo tutto il territorio nazionale. Tra i più noti ci sono certamente Santo Stefano di Sessanio in Abruzzo, il borgo che ha dato vita all’albergo diffuso come forma di ricettività che valorizza borghi spopolati; Santo Stefano al Mare, in provincia di Imperia (Liguria), con la sua originale torre a nove lati e i caruggi; la cuneese Santo Stefano Belbo, località sul fiume Belbo che è il luogo di nascita di Cesare Pavese.

Tra gli altri comuni possiamo citare Oggiona con Santo Stefano (Varese), Rocca Santo Stefano (Roma), Santo Stefano di Cadore (Belluno) e Santo Stefano Quisquina (Agrigento).



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