Dalle Ande ai Caraibi: 13 giorni di viaggio in Colombia, un paese grande 3 volte l’Italia

Ormai da qualche anno, nel mese di Agosto viaggio con un gruppo di viaggiatori organizzati. Ho iniziato 3 anni fa e, vista l’esperienza positiva, ho deciso di continuare. Sono al mio settimo viaggio in compagnia di sconosciuti e il quarto da coordinatore. Quest’anno è il momento di andare in Colombia. Perché questa scelta? Il Sud America non ha mai deluso le mie aspettative. Inoltre, i feedback che ho ricevuto su questa terra sono sempre stati entusiasmanti. Ed eccomi qui ad organizzare questi 13 giorni. Fin dal primo approccio al territorio mi sono reso conto che il tempo a disposizione non sarebbe stato sufficiente per visitare un paese tre volte più grande dell’Italia e con tanti punti di interesse. Ed è proprio così: la Colombia è ricca di spot naturalistici, paesaggistici e storici. È, quindi, necessario fare una selezione basata sui propri interessi. Nel mio caso, insieme al gruppo abbiamo deciso di fare un mix dei vari aspetti caratteristici, in modo da avere un’idea variegata di questo immenso territorio. Abbiamo alloggiato in hotel a 3 o 4 stelle, tutti accettabili in termini di pulizia e servizi offerti. Per i pasti, se si evitano i ristoranti altamente turistici, si spendono dai 5 ai 15 euro, escluse bibite. Tutte le località visitate offrono un’ampia scelta per tutti i gusti e tutte le esigenze. Ovviamente ci sono anche opzioni di più alta gamma che, però, non rientrano nel mio stile di viaggio: il mio approccio è quello di vivere come un local.
Indice dei contenuti
Diario di viaggio in Colombia
Giorno 1 – Partenza
Parto da Fiumicino alle h.6.00 del mattino con volo Iberia in direzione Madrid. Dopo uno scalo di circa 4 ore, mi imbarco sul volo per Bogotà. Sono 9 ore di volo che trascorrono velocemente. Il servizio offerto da Iberia in classe economy è accettabile, sicuramente migliore di altre compagnie con cui ho volato su lunghe tratte. Atterriamo a Bogotà alle 15.00 locali (il fuso orario è -7h). Una lunga fila di circa 2 ore ai controlli e, finalmente, usciamo dall’aeroporto dove ci aspetta il transfer per l’hotel. Check in, rapida cena e si va a dormire. Domani inizia l’avventura!
Giorno 2 – Bogotà
Percorriamo a piedi il tragitto che ci conduce dall’hotel a Piazza Bolivar, in compagnia di Andrea, la nostra guida odierna; Andrea ci fornisce alcune informazioni storico-culturali sulla Colombia. Passiamo anche davanti al Museo dell’Oro che, però. oggi è chiuso. Lo visiteremo al ritorno a Bogotà, l’ultimo giorno di viaggio. Piazza Bolivar è grande e circondata da numerosi edifici governativi: il Campidoglio, il palazzo di Giustizia, la casa del Consiglio Ecclesiastico, il palazzo Liévano (sede del sindaco) e la catedral Primada de Colombia che, però, possiamo osservare solo dall’esterno in quanto è chiusa. All’interno della piazza c’è una statua di Simon Bolivar, il Libertador che fu figura chiave nelle guerre di indipendenza di questi territori dalla Spagna intorno al 1810 e che fu il primo presidente della Grande Colombia, il territorio che oggi include Colombia, Ecuador e Venezuela.
Mentre Andrea ci racconta le varie tappe della liberazione, noi abbiamo socializzato con il clima di Bogotà. È passata circa un’ora dalla partenza dall’hotel e siamo passati dalle nuvole alla pioggia e dal vento al sole. Il clima a Bogotà è sempre instabile, con temperature comprese tra il 10° e i 20°.
Proseguiamo verso la Candelaria, il quartiere dove fu fondata Bogotà nel 1500. Qui è possibile osservare, in un ottimo stato di conservazione, l’architettura coloniale. Vari murales, lungo il tragitto, rendono estremamente vivace il quartiere dalle case colorate. La Candelaria ospita anche diversi musei: è d’obbligo entrare al Museo Botero, dove sono conservate più di 200 opere che l’artista ha donato alla Banca di Colombia con l’obbligo che l’accesso fosse sempre gratuito per il pubblico. Botero, infatti, riteneva che l’arte fosse un dono per tutti e non solo per le classi sociali più abbienti. La visita al Museo Botero è sicuramente un must; consiglio di avvalersi di una guida che può aiutare ad entrare nel mondo di questo originale artista.
All’uscita del museo troviamo degli uomini con i lama che offrono la possibilità di scattare delle foto. Si tratta, chiaramente, di un’attrazione turistica, visto che i lama non vivono in città. Tuttavia, non avendo mai visto dei lama, prima di adesso, ho trovato la situazione carina.
La nostra visita guidata si conclude a Plaza de mercado La Concordia, dove possiamo assaporare una selezione di frutti esotici. Rapido pranzo presso Oriundo Cocina de Mamà, locale in zona universitaria che consiglio in quanto buono, economico e offre piatti della tradizione culinaria dell’area. Ci dirigiamo verso la funicolare per il Monserrate. Il costo del biglietto è di 30.000 COP a/r, la fila per accedere alla funivia è veloce, il viaggio sulla funicolare dura qualche minuto. Siamo a 3125 mt e si sente. La temperatura si è ulteriormente abbassata e devo indossare il mio piumino da 100 gr. La vista dall’alto è spettacolare e permette di avere un’idea sull’urbanistica della capitale colombiana: una valle tra le alture che la circondano.
Bogotà non è sicuramente il luogo più iconico della Colombia, ma la visita di un nuovo paese non può, a mio parere, prescindere dalla visita della sua capitale che definisce il contesto storico-culturale-sociale dell’ambiente in cui ci si muove.
Giorno 3 – Deserto Tatacoa
Sveglia prima dell’alba e volo per Neiva alle 7.00. Da lì trasferimento di un’ora verso il deserto Tatacoa dove arriviamo verso le h. 11.00. Non è un vero e proprio deserto, ma una foresta tropicale arida che si estende su 300 km² nel municipio di Villavieja.
È considerato uno dei posti più belli della Colombia. Iniziamo la visita in compagnia della nostra guida che ci conduce attraverso un labirinto di forme e colori che variano dal rosso all’arancione e di piante tropicali. Unica nota negativa è il caldo. Nelle ore di punta si raggiungono i 40 °C. Avendo più tempo a disposizione sarebbe stato interessante trascorrere una notte nelle immediate vicinanze. Questo perché, all’alba o al tramonto i colori cambiano e durante la notte è possibile osservare le stelle dal vicino Osservatorio.
Il resto della giornata prosegue con un lungo trasferimento verso San Augustin, dove arriviamo intorno alle h. 20.30.
Giorno 4 – San Augustin
Alle 8.30 veniamo prelevati dall’hotel con un coloratissimo Chiva. Si tratta di autobus artigianali, dai colori vivaci, tipici della Colombia. Venivano utilizzati come trasporto pubblico nelle aree montuose. Ancora oggi si incontrano lungo le strade colombiane, ma sono, perlopiù, utilizzati a fini turistici.
Arriviamo al Parco Archeologico di San Augustin. Patrimonio UNESCO dal 1995, considerata la più grande necropoli d’America. Qui, ai confini con l’Amazzonia, possiamo ammirare diverse architetture di origine precolombiana. Il percorso si snoda lungo 5 Km, dove a farla da padrone sono le sculture monumentali e i complessi funerari. Dopo circa 3 ore di visita ci spostiamo verso lo Estrecho della Magdalena. È il fiume principale della Colombia che da sud verso nord sfocia nel Mar dei Caraibi. Questo è il punto di larghezza minima lungo i suoi 1540 km, e questo lo rende un’attrazione turistica. È anche il punto dove si può osservare l’incrocio tra le Ande orientali, le Ande occidentali e quelle centrali.
L’ultima tappa della giornata è il Salto del Mortiño. È Cascata nelle gole del fiume Magdalena nel Parco Naturale Nazionale Puracé. Qui si possono svolgere varie attività come zip-line, altalena sulla casata e ponte di cristallo. Un’esperienza elettrizzante per concludere una giornata piena di attività.
Giorno 5 – Finca del Cabana
Oggi è prevista la visita alla Finca del Cabana, un’azienda che produce caffè in modo ecologico. Il proprietario ci illustra le diverse fasi di produzione e le diverse varietà. È stata organizzata anche una degustazione. Il resto della giornata è un lungo e noioso trasferimento aereo verso Medellin, con scalo a Bogotà e attesa della coincidenza di diverse ore.
Giorno 6 – Guatapè
Si parte alle h. 8.30 in direzione Guatapè. Sono meno di 100 km, ma sono necessarie due ore abbondanti a causa del traffico. Iniziamo le attività odierne con l’escursione in barca sul lago Embalse. Si tratta di un bacino artificiale costruito per produrre energia elettrica. Il giro di circa un’ora risulta rilassante. Si passa accanto a Finca La Manuela, la lussuosa tenuta di Pablo Escobar, oggi in stato di totale abbandono. Il posto non presenta particolari note di interesse se non la pura curiosità. Proseguiamo verso la città di Guatapé, conosciuta come una delle città più belle e colorate della Colombia e del mondo intero. A renderla tanto particolare sono i “zocalos”, ovvero i particolari bassorilievi che adornano le facciate inferiori delle case sin dagli inizi del XX secolo. Alcuni dei disegni che i visitatori possono ammirare sono legati alla storia delle famiglie che vi dimorano o della città, mentre altri raffigurano fiori e piante, paesaggi oppure oggetti della vita quotidiana degli abitanti.
Dopo una sosta di circa due ore per pranzare e per acquistare souvenir, ci dirigiamo, infine, alla Piedra del Penol (biglietto di ingresso 30.000 COP, circa 6,4 euro). Si tratta di un enorme monolite che arriva a 2135 metri di altitudine. È possibile salire sulla sommità attraverso una lunga e ripida scalinata a zig-zag di 740 gradini in totale, scavata in una frattura nella roccia. Sulla cima è stata costruita persino una torre di tre piani, che ospita piccoli negozi di souvenir e tavoli all’aperto. La salita può risultare faticosa, ma si è ripagati dallo splendido panorama sulla laguna e sui suoi isolotti che si vede man mano che si procede verso l’alto.
Giorno 7 – Medellin
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Oggi visitiamo Medellin. Patricia, la nostra guida odierna, ci racconta con entusiasmo la trasformazione da luogo violento e insicuro negli anni ‘80 e ‘90 a polo culturale. Il governo colombiano ha investito tantissimo, per esempio rendendo gratuita l’educazione e migliorando il sistema di trasporto pubblico in modo che le periferie fossero più facilmente collegate al centro cittadino. Questo le è valso il premio per la “città più innovativa al mondo” nel 2013, secondo il Wall Street Journal. Arriviamo a Piazza Botero. Qui sono esposte 23 statue che l’artista ha regalato alla sua città natale. Un vero museo a cielo aperto dove, però, è necessario farsii spazio tra i turisti per ammirare le opere.
Da lì ci muoviamo verso la cabinovia. Patricia ci vuole mostrare come le periferie collinari, lontane e difficili da raggiungere via terra, siano state collegate al centro della città, attraverso questo sistema utilizzato unicamente a Medellin per il trasporto pubblico locale. Arriviamo, infine, alla famosa Comuna 13, dove oggi è possibile passeggiare serenamente grazie ai progetti di educazione, arte e sport rivolti ai giovani per convertirli dal mondo dello spaccio di droga ad una vita più normale. Anche nella Comuna 13 è possibile osservare la volontà di avvicinare la periferia al centro: sette lunghe scale mobili gratuite ci conducono in cima alla ripida collina che, altrimenti, rimarrebbe semi-isolata. La rimanente parte della giornata è stata dedicata al trasferimento aereo verso Santa Marta.
Giorno 8 – Parco Tayrona
La giornata al parco Tayrona è uno dei momenti che attendo con maggiore entusiasmo fin dal momento in cui ho deciso di andare in Colombia. Alle 8.30 veniamo prelevati dall’autobus che ci porta al sentiero che da Parquadero Canaveral (ingresso El Zaino) arriva fino a Cabo San Juan. Sono 7,3 Km in parte su passerella, in parte su sentiero comodo che spesso costeggia la spiaggia. Lungo il tragitto la protagonista assoluta è la natura della foresta pluviale e le specie animali che la popolano. Oltre alle scimmiette che saltavano sui rami degli alberi secolari proprio sopra di noi, grazie alla guida abbiamo potuto osservare altre specie che da soli non avremmo saputo riconoscere, come la rana gialla velenosa. Il caldo umido può rendere il percorso faticoso, ma non si incontrano altri tipi di difficoltà. Alla fine del percorso si arriva in una bellissima spiaggia balneabile dove è anche presente un punto di ristoro. Si prosegue, poi per altri 40 minuti verso Cabo San Juan per salire sulla barca che porta a Tatanga in 50 minuti.
La barca utilizzata in questo tratto è di piccole dimensioni, quindi può risultare problematica per chi soffre di mal di mare. Il paesaggio lungo il tragitto è magnifico; sulla destra si vede la Sierra Nevada di Santa Marta, un massiccio roccioso alto oltre 5000 mt a strapiombo sul mare. La rimanente parte della giornata è stata dedicata al trasferimento in autobus a Cartagena. A metà tragitto effettuiamo un veloce stop a Barranquilla, città natale di Shakira, che le ha dedicato un’enorme statua al centro della città.
Giorno 9 – Cartagena de Indias
Cartagena è sicuramente la città più turistica della Colombia, conosciuta sia per le sue spiagge caraibiche che per il centro storico che conserva la magnifica architettura coloniale. Ad accoglierci, oltre ai 40° umidi, c’è la nostra guida Martha, che ci accompagna lungo le zone di maggior interesse: il quartiere Getsemani e il centro storico. Storicamente Getsemani è un quartiere popolare in cui vivevano le classi meno abbienti: lavoratori e schiavi liberati. A partire dal 2000 è diventato il punto di riferimento della vita culturale e artistica della città. Qui si incontrano murales di ogni tipo e ad ogni angolo. Numerosi artisti espongono le loro opere per la strada o in piccoli atelier: tele, sculture, manufatti, ecc… e si possono trovare esposte anche all’interno dei bar. Tra questi va segnalato quello dedicato allo scrittore Gabriel Garcia Marquez, omaggio ai luoghi che hanno ispirato alcune delle sue opere.
Procediamo poi verso il centro storico. Percorriamo una parte delle mura che proteggevano la città e il porto dagli attacchi, fino ad arrivare alla cattedrale. Nel pomeriggio facciamo un rapido giro al Castillo San Felipe De Barrajas (biglietto di ingresso 36.000 COP), altra fortezza a protezione della città, e al Convento Popa che sorge a 152 mt di altezza sul Mar dei Caraibi. Anche la vista dall’alto ha un suo fascino; è, infatti, possibile vedere l’ evoluzione della città nel corso dei secoli grazie ad aree urbanistiche ben delineate. Ritornati nel centro storico della città, mi dedico allo shopping di souvenir artigianali tipici della Colombia, mentre verso sera l’atmosfera della città diventa sempre più vibrante. Le strade sono piene di artisti di strada che deliziano i passanti con spettacoli e musiche tradizionali.
Giorno 10 – Cartagena de Indias
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Non essendo particolarmente interessato alle spiagge, decido di allontanarmi dal gruppo per dedicare questa giornata a due escursioni di nicchia: San Basilio di Palanque al mattino e le mangrovie al pomeriggio. San Basilio di Palanque è un villaggio di 5.000 abitanti, unico a mantenere la tradizione africana in Colombia. Durante il XVI e il XVII secolo gli spagnoli portavano gli schiavi dall’Africa al Sudamerica attraverso il porto di Cartagena de Indias. Gli schiavi che riuscivano a fuggire da Cartagena e dalle miniere si nascondevano sulle montagne dove creavano degli accampamenti fortificati chiamati Palenque. Nel 1713 gli spagnoli accordarono la libertà e l’indipendenza ai fuggitivi residenti nell’area di Palenque de San Basilio, per questo motivo il villaggio è considerato il primo territorio libero del continente americano. Il villaggio e la sua comunità rimasero isolati per oltre due secoli mantenendo una lingua, il palenquero, e tradizioni orali e musicali nonché pratiche mediche, religiose, funerarie e strutture sociali uniche. Il palenquero è l’unica lingua creola dell’America centrale e meridionale a mantenere strutture grammaticali del ceppo bantu.
All’interno del villaggio ho avuto accesso a diverse strutture tipiche: dal medico africano che cura attraverso specifiche erbe, fino ad una casa tradizionale africana. Interessante anche la vista alla scuola del villaggio, dove gli studenti studiano ancora la lingua africana di origine. Dopo pranzo mi sposto nelle mangrovie vicine a Cartagena. Le mangrovie sono foreste di piante arbustive e arboree che crescono nelle zone costiere di regioni tropicali e subtropicali, in particolare nelle lagune. L’escursione in barca attraverso questi canali mi permette di osservare la fauna selvatica ed interagire con la comunità di pescatori. Faccio anche una prova di pesca con la rete, metodo adoperato dai pescatori di zona.
Giorno 11 – Cartagena de Indias
L’ultima mattinata a Cartagena, prima del volo di rientro a Bogotà, è dedicata ad un ulteriore giro nel quartiere Getsemani per vedere ancora altri murales. Per gli amanti del genere, a Cartagena non ci si stancherà mai di scoprire nuove immagini e nuovi spunti di riflessione. Non può mancare nemmeno la mia compagna di viaggio: la limonata al cocco. Fresca e dissetante è diventata la mia ancora di salvezza per sconfiggere il caldo e la sete. Il resto della giornata è dedicato al volo di rientro a Bogotà da cui domani prenderemo il volo internazionale che ci condurrà nelle nostre case.
Giorno 12 – Bogotà
L’ultima mattinata a Bogotà la dedichiamo alla visita del Museo dell’Oro (biglietto di ingresso 5.000 COP) che non avevamo potuto vedere il primo giorno di visita perché chiuso. Il museo espone la più grande collezione al mondo di manufatti d’oro di epoca precolombiana. Sono, inoltre, presenti opere in pietra, legno, metallurgiche e tessili di alto valore archeologico che testimoniano la vita delle diverse popolazioni che abitavano l’attuale Colombia prima dell’arrivo degli europei. Assolutamente da non perdere. Lo visitiamo senza una guida e, nonostante le opere siano di grande interesse artistico, non sono di facile decodifica poiché raccontano di epoche e popoli di cui non siamo a conoscenza. Il mio consiglio è di avvalersi di una guida.
È arrivata l’ora di dirigerci verso l’aeroporto. Con gli occhi ancora pieni di emozioni lasciamo questa fantastica terra che ci ha dato più di quanto immaginavamo. Per mettere in ordine sensazioni così intense e così diverse tra di loro ci vorranno diversi giorni. Quello che rimane è, infatti, la varietà di luoghi e situazioni che compongono questo collage chiamato Colombia. Non ricordo nessun altro viaggio in cui sono passato dai 20 °C ai 40 °C gradi nell’arco di poche ore e in cui ho fatto un salto nel tempo di diversi secoli a distanza di pochi chilometri. È ancora presto, ma non credo che metterò questo viaggio nel cassetto, al contrario potrei tornare presto per vedere la parte mancante.



















