I ciclopi che hanno eretto mura monumentali sono una presenza, meramente leggendaria, che ritroviamo in larghissima parte della Ciociaria. Siamo a sud di Roma, circa un’ora dalla Capitale, in quella provincia di Frosinone che è un vero scrigno di natura e storie, di borghi e città con migliaia di anni di storia alle spalle, antecedenti addirittura alla fondazione dell’Urbe. Sappiamo però come è evoluta la storia, e anche ad Arpino la longa manus romana ha avuto la meglio, condizionando però in meglio la storia di questo borgo, che diede ai natali a Marco Tullio Cicerone e, più in avanti con la storia, a quel Giuseppe Cesari che, tramite l’arte, avrebbe riscritto la storia della pittura cinquecentesca. Curiosi di scoprirne di più?
La città di Cicerone e del “cavalier pittante”
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La storia e le origini di Arpino affondano nella notte dei tempi e, come per gli altri centri della Ciociaria, si narra che sia stato fondato dal dio Saturno. L’antica città di Arpinum in realtà ha un origine più secolare: fondata dai Volsci, fu successivamente conquistata dai Romani, divenendo importante centro di produzione agricola e luogo di residenza per famiglie patrizie, che potevano – come i turisti tutt’ora – contare su un clima mite e un’aria tersa, lontana dall’inquinamento della metropoli.
Tuttavia, l’evento storico più illustre legato ad Arpino è senza dubbio la nascita di Marco Tullio Cicerone, uno dei più grandi oratori e filosofi romani, nel 106 a.C. Nella sua villa, situata proprio ad Arpino, Cicerone scrisse alcune delle sue opere più celebri, guadagnandosi un posto permanente nella storia letteraria. Arpino fu inoltre la patria di Giuseppe Cesari (al quale si deve il soprannome “borgo del cavaliere”), un importante protagonista della scuola artistica italiana dell’epoca, alla cui bottega lavorarono due giovani artisti, Guido Reni e Caravaggio. Le origini del nome Arpino, invece, risalirebbero al latino Arpinum, dovuto alla forma che ha il borgo visto dall’alto, che ricorda un’arpa.
Nel 1580 il borgo entrò a far pare del Ducato di Sora, feudo parzialmente autonomo del Regno di Napoli, poi nel Regno delle Due Sicilie, nella provincia di Lavoro e nel 1927 in quella di Frosinone.
Cosa vedere ad Arpino e le sue tradizioni più belle
Sospeso nel vuoto, immerso in un contesto paesaggistico di grande pregio e figlio di una storia millenaria, Arpino è sicuramente uno dei borghi più interessanti da visitare nel Basso Lazio. A iniziare dalla sua Acropoli, detta Civita Vecchia ma da non confondersi con l’omonima cittadina laziale fronte mare. All’interno di questo complesso antico, che domina il borgo dall’alto e offre una vista spettacolare sulla valle, è possibile ammirare la Torre di Cicerone, così come viene chiamata questa torre medievale.
Da non perdere nel centro storico Palazzo del Cavalier d’Arpino e il Palazzo Municipale, edifici di particolare valore storico. Il Palazzo Cesari, altrimenti noto come “del Cavalier d’Arpino”, fu la residenza del pittore-cavaliere. È un gioiello architettonico con una storia in parte triste. Infatti, il complesso venne in parte sventrato a inizio Novecento, nell’ambito dell’espansione urbanistica di Arpino, rinunciando a tutta la parte esterna benché conservandone l’originale impianto seicentesco, coevo all’ultima fase della vita del Cesari. Interessante da ammirare è Il Carro d’Apollo, un grande affresco che viene attribuito a Muzio Cesari, figlio del Cavalier d’Arpino.
Il vero luogo di ritrovo del borgo nel frusinate è tuttavia Piazza Municipio, un complesso di edifici e spazi pubblici intorno ai quali si sviluppa la narrazione della storia di Arpino. Dall’antico Foro romano a oggi, qui si può assistere all’evoluzione e alla stratificazione degli ultimi duemila anni di storia cittadina, passando per i resti del basolato romano, ammirando il complesso di Palazzo Boncompagni, scoprendo i dettagli architettonici del Palazzo Tulliano (dove è ospitato un importante liceo e convitto) e ammirando la statua a Marco Tullio Cicerone, che qui nacque nel 106 a.C.
Insieme al Boncompagni e al Tulliano, meritano sicuramente una degnata di sguardo altri due edifici monumentali del centro storico di Arpino, palazzo Quadrini e palazzo Sangermano, di cui quest’ultimo ammiriamo anche il giardino all’italiana. Degnissimo di nota è il castello Ladislao, oggi sede della fondazione Umberto Mastroianni, maestro della scultura del Novecento al quale venne riconosciuto il prestigioso Premio Imperiale nel 1989. Il complesso risale addirittura a fine XIV secolo, ma del complesso originario rimangono poche tracce, stante le numerose trasformazioni che l’hanno visto divenire prestigiosa dimora nobiliare, lanificio, istituto per gli orfani, ospedale, scuola superiore e, solo di recente, luogo deputato alla cultura e alla valorizzazione turistica del territorio.
Cibo e santità
Arpino non è solo storia e architettura. Questo borgo è anche custode di antiche tradizioni che si tramandano di generazione in generazione. Due eventi particolari che vale la pena menzionare sono il “Pappone” e il “Faòne” di San Giovanni.”
Il Pappone si tiene ogni anno il 17 gennaio, ricorrenza liturgica di Sant’Antonio Abate, e prevede la distribuzione gratuita di polenta, un piatto tipico della zona, dopo la benedizione che avviene rigorosamente davanti la chiesa di Santa Maria Assunta.
Il Faòne, parola in dialetto locale traducibile come “falò”, coincide con la ricorrenza liturgica di San Giovanni Battista (24 giugno) e si lega un’antica ricorrenza pagana legata ai cicli del sole e della semina, quando l’arrivo dell’estate era celebrato con l’accensione di fuochi rituali. Questa abitudine, che è molto forte in diverse comunità italiane ma particolarmente in Finlandia, assume ad Arpino le caratteristiche di un evento che mescola religiosità e pulsione verso la bella stagione.