La regione delle fiabe: tra vigneti e case in legno affacciate sul fiume, questa regione della Francia sembra uscita da un film Disney
I viaggi che nascono per caso spesso si devono a una serie di vicissitudini che non vale la pena raccontare, ma a volte possono rivelarsi i migliori. Come in questo caso, con la scelta della destinazione che è ricaduta sull’Alsazia, una piccola regione della Francia che si estende lungo il confine della Germania. E così, a pochi giorni dalla partenza decidiamo di concederci un tour lungo la famosa Route des Vins fino a Strasburgo. Avendo qualche giorno in più a disposizione, inoltre, ci spingeremo fino a Reims, nella zona dello Champagne per un tour enogastronomico di tutto rispetto, astenersi astemi.
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L’Alsazia è infatti una delle regioni francesi con il più elevato numero di vitigni: Sylvaner, Muscat, Rislieng, Pinot Nero e Gewürztraminer. Tutti vini molto apprezzati sia in patria che all’estero. Spostandoci a Reims approdiamo nella terra dello Champagne, che non ha di certo bisogno di presentazioni.
Diario di viaggio in Alsazia
Giorno 1 – Basilea
Partiamo sabato mattina da Parma diretti verso la Svizzera. Al confine ci fermiamo per un caffè e per acquistare la vignette, il pass autostradale. Si tratta di un adesivo da applicare sull’auto ma non in un posto a vostro piacimento, bisogna seguire precise istruzioni indicate sul retro. Il costo della vignette è di € 42, dura un anno e di fatto sostituisce i nostri caselli autostradali. Al passo del San Gottardo troviamo un po’ di coda ma ci va decisamente meglio di quelli che viaggiano sulla corsia opposta: 28 km di coda, tempo di attesa stimato 4-5 ore! Avete idea di cosa significhi? Provo pena per loro! Noi dobbiamo pazientare solo una mezz’oretta prima di attraversare il tunnel lungo 17 km. Il passaggio avviene in tutta tranquillità ma non nego che mi ha fatto un po’ effetto l’idea di transitare in una galleria così lunga.
La prima tappa del nostro on the road di primavera è Basilea. Attraversiamo la Svizzera su strade tirate talmente a lucido da poterci pattinare! Qua le buche sono concesse solo sulla groviera. A farci compagnia paesaggi da “puzzle” e montagne ancora innevate. Per spezzare il viaggio ci fermiamo per pranzo al “Marche”, leader in Svizzera nella ristorazione autostradale e devo dire che sono rimasta piacevolmente stupita per la varietà, qualità e freschezza dei cibi. Se ne avessi uno vicino a casa diventerei una cliente abituale. Siamo a circa 80 km da Basilea, ci attende ancora un’oretta e mezza di auto, motivo per cui abbiamo preferito fare una tappa intermedia in Svizzera piuttosto che puntare subito a Colmar, dove andremo domani. Basilea è una piacevole città adagiata sulle sponde del fiume Reno e confinante con Francia e Germania. La sua peculiare ubicazione e questo mix di culture la rende la meta perfetta per iniziare il nostro viaggio.
Pernottiamo una notte presso l’Hotel Wettstein, hotel accogliente e moderno a poca distanza dalle attrazioni principali della città. È dotato di un piccolo parcheggio dove abbiamo trovato posto anche senza la prenotazione, ma troverete facilmente parcheggio anche nelle vicinanze. La colazione non era inclusa nella tariffa e anche se il costo era leggermente alto per comodità e per ottimizzare i tempi abbiamo preferito includerla. Al momento del check in ci è stato consegnato un voucher che permette di viaggiare senza costi aggiuntivi su tutti i mezzi pubblici della città. L’ennesima dimostrazione di quanto i paesi a Nord dell’Italia siano più avanti in termini di accoglienza turistica. Inoltre, il cordialissimo staff dell’Hotel, ci fa subito un up grade di camera, essendo loro ospiti per la prima volta, testuali parole “vogliono viziarci”, poi ci consegnano la mappa e ci indicano il percorso migliore per un giro panoramico della città.
Ci incamminiamo a piedi verso il ponte Mittlere Brucke, edificato nel 1226 ed uno dei simboli della città. Basilea mi accoglie con un clima rilassato e tranquillo, un sacco di persone stanno passeggiando o semplicemente godendosi il sole lungo le sponde del Reno. Attraversando il ponte raggiungiamo il centro storico della città che si sviluppa attorno alla piazza Marktplatz dove nei giorni feriali si tiene il mercato di frutta e verdura fresca. Qui è anche possibile acquistare specialità gastronomiche sia svizzere che internazionali.
La piazza è dominata dall’imponente Rathaus che si distingue per la sua facciata in mattoni rossi decorazioni trompe l’oeil. L’edificio risale al XVI secolo ed è oggi la sede del governo del Cantone di Basilea. Purtroppo è troppo tardi per una visita all’interno e per salire sulla torre ma riusciamo ad affacciarsi sul grazioso cortile interno.
A poca distanza e sempre a piedi raggiungiamo la Spalentor (Porta di Spalen) imponente porta della antica cinta muraria risalenti al 1400 e distrutte nel XIX secolo per consentire l’espansione della città. Sulla mappa vediamo che sono indicate altre due porte ma quelli di Spalentor è la più fotogenica.
Passeggiando per il centro storico di Basilea, un avvincente mix di edifici storici e moderni, raggiungiamo Gerbergässlein dove si trova un enorme murales raffigurante raffigurati rock star di fama mondiali commissionato dal bar “L’Unique” affacciato proprio lì di fronte. Se non trovate il vostro idolo non disperate e fatelo presente al bar, l’opera infatti è in continuo divenire e al prossimo soggiorno potreste essere accontentati. Con me hanno già fatto centro!
Proprio di fronte al vecchio teatro comunale, si trova un altro dei simboli di Basilea, la fontana Tinguely-Brunnen. Nel 1977 il pittore e scultore neorealista Tinguely fece riempire di asfalto nera la vasca di una fontana per poi adornala con sculture meccaniche che prendono vita con sapienti giochi d’acqua, creando un movimento che vuole richiamare quello dei mimi, attori e ballerini che si esibivano nel teatro.
Il nostro tour di Basilea si conclude nei pressi della cattedrale, una imponente chiesa in arenaria rosse che, con le sue due alte torri domina lo skyline cittadino. Era già ben visibile all’inizio della nostra passeggiata sull’altra sponda del Reno. All’interno della cattedrale si trova la tomba di Erasmo da Rotterdam, umanista del rinascimento, vissuto per diverso tempo a Basilea.
Si può salire sulla torre per godere di una vista dall’alto della città ma essendo ormai fuori dall’orario di visita ci accontentiamo del Pfalz, una terrazza panoramica proprio dietro la cattedrale che regala un’incantevole vista d’insieme di Basilea. Nei pressi della cattedrale troviamo un grazioso locale, il Zum Isaak, dove da subito ci sediamo per bere qualcosa ma poi la fame ha il sopravvento e l’aperitivo si trasforma in una cena vera e propria. Se passate siete in visita a Basilea ve lo consiglio. Nel fare ritorno in Hotel ci sorprende un violento temporale e per non inzupparci prendiamo un tram, cosi possiamo anche dire di aver utilizzato il Mobility Pass fornitoci dall’Hotel.
La nostra visita si conclude qua ma per chi avesse più tempo a disposizione sappiate che Basilea vanta un importante zoo classificato come uno dei 15 zoo migliori al mondo e un numero incredibile di musei, sono circa 40 e ce n’è davvero per tutti i gusti. Nel suo sapiente e raffinato mix di culture, tra passato e futuro, tra antico e moderno, Basilea è una città che non lascia indifferente il visitatore.
Giorno 2 – Mulhouse, Colmar, Eguisheim
Sotto un cielo che non promette nulla di buono partiamo per l’Alsazia. Il meteo è estremamente variabile, non so se è il periodo o l’anno in questione particolare, visto che anche in Italia si passa nel giro di 24 ora dai sandali al piumino.
Decidiamo di fare una breve visita a Mulhouse, la prima città alsaziana che si incontra entrando in questa regione. Mulhouse è una città industriale, molto diversa da quelle che ci terranno compagnia nei prossimi giorni ma vale comunque la pena fare un giro nella graziosa Place de la Réunion, nel cuore città vecchia dove si trova l’Hotel de Ville, il municipio con la sua facciata splendidamente decorata che ospita il piccolo ma interessante museo storico di Mulhouse. L’ingresso è gratuito e si ripercorre la storia della regione dalla preistoria a oggi. La piazza è dominata dalla facciata neogotica del tempio Saint-Etienne, classificata come la chiesa protestante più alta di Francia. Purtroppo non possiamo entrare, nonostante fosse domenica, la troviamo chiusa. Ma il vero fiore all’occhiello di Mulhouse sono i musei, ce n’è per tutti i gusti:
Per gli amanti delle auto c’è la Città dell’Automobile, con una esposizione di più di 400 modelli tra cui una favolosa collezione di Bugatti. Grande importanza a Mulhouse ha avuto il settore tessile, troviamo infatti il Museo della stampa su stoffa che ogni anno propone una mostra a tema dedicata ai grandi stilisti. Trovate poi Electropolis, come suggerisce il nome stesso un museo interattivo in cui viene spiegata in maniera semplice l’energia elettrica e infine, quello che visitiamo noi: la Citè du Train. Non bisogna necessariamente essere appassionati di treni per apprezzarlo. Il costo di ingresso è di 13 euro a persona e li vale davvero tutti. Non è solo una esposizione di treni ma un vero e proprio viaggio nella storia dei treni, dalle locomotive a vapore a quelle più recenti e lussuose elettriche. Su alcune è anche possibile salire. Il tipico odore di ferro che si respira girovagando tra i vagoni renderà l’esperienza ancora più coinvolgente. Questo museo mi ha lasciato a bocca aperta, mettete in conto almeno un paio d’ore per una visita completa. Peccato solo non fossero disponibili audio guide in nessuna lingua. L’unica alternativa era scaricare un’applicazione dedicata sul cellulare che permetteva di scegliere diverse tipologie di percorso ma abituata alle comode audio guide dove bisogna solo schiacciare il numerino di riferimento, ho trovato l’app una soluzione troppo macchinosa e dopo poco ho lasciato perdere. Per pranzo, per ottimizzare i tempi decidiamo di fermarci nel ristorante self service del museo, senza infamia e senza lode ma decisamente comodo per noi che dovevamo proseguire verso Colmar.
Per raggiungere Colmar la soluzione più rapida è sicuramente imboccare l’autostrada ma visto che per una volta tanto non abbiamo i giorni contati decidiamo di prendercela comoda e percorre tutta la Ruote des Vins, anche se i micro paesini che incontreremo nel tratto iniziale non sono citati su nessuna delle guide che ho consultato per l’organizzazione di questo viaggio. Se ne avete il tempo vi consiglio questa soluzione, in modo da entrare lentamente in un mondo antico fatto di vicoli lastricati, fortificazioni, antiche corti e colombages (le tipiche pareti a graticcio). Sembra davvero di fare un viaggio indietro nel tempo. Guidiamo senza soste intermedie fino a Eguisheim, è vero che abbiamo più tempo del solito ma le cose da fare sono tante. Inoltre i paesini sono davvero minuscoli e per quanto pittoreschi non hanno molto da offrire. Arrivati a Eguisheim la prima buona notizia è che troviamo subito parcheggio nonostante ci siano parecchi turisti, la seconda è che di domenica il parcheggio è gratuito!
Eguisheim è un villaggio bello e pittoresco, vaghiamo senza meta per gli stretti vicoli con il naso all’insù ammirando le splendide case a graticcio, colorate e adornate da tantissimi gerani in fiore che mettono ancora di più in risalto le travi in legno scuro che ne caratterizzano la facciata. Sembra di essere in un cartone della Disney e non mancano nemmeno le cicogne che hanno nidificato sul tetto della chiesa e richiamano l’attenzione dei turisti con il loro tipico verso. Ci rendiamo presto conto che la cicogna è l’uccello simbolo di questa regione, riprodotta nei negozi di souvenirs in tutte le declinazioni possibili: peluche, magneti, ricamate su grembiuli e dipinte sulle tazze. Dovete sapere che tutti gli anni a primavera le cicogne tornano ogni qui per nidificare e ci restano fino ad agosto, quando ripartono per l’Africa con la propria prole al seguito. È un animale che dicono porti fortuna e speriamo sia davvero cosi perché nei giorni a venire ne avvisteremo talmente tante che dovremmo essere a credito per un bel po’ di tempo.
Eguisheim è spesso definito come il “paese preferito dai francesi” e di turisti in giro oggi ce ne sono davvero troppi, tanto che fatico ad apprezzare a pieno questo incantevole borgo. Dopotutto è domenica. Confido che da domani il numero di turisti in giro, visto il periodo di bassa stagione, rientrino entro limiti di guardia.
Puntiamo ora a Colmar, distante poco più di 15 km, dove faremo base per due notti. Alloggiamo presso l’Ibis Center, comodissimo sia per raggiungere a piedi il centro storico sia per l’ampio parcheggio presente proprio di fronte. Il parcheggio è a pagamento ma come ho già detto la domenica è gratuito. Per quanto riguarda l’Hotel si tratta di un Ibis, se avete mai dormito in queste catene sapete che le camere sono minuscole e ridotte all’essenziale ma offrono sempre un ottimo rapporto prezzo/ubicazione/servizi per cui è una soluzione a cui ricorriamo spesso.
Tempo di scaricare le valige e muniti di mappa fornitaci dall’Hotel ci dirigiamo di buon passo verso il centro storico. Sono già le 17,30 e le ore di luce a disposizione sono più poche. L’obiettivo in questo primo giro di ricognizione a Colmar è ovviamente “Little Venice”, per cui Colmar è famosa in tutto il mondo.
Rimango un po’ delusa nel constatare che in realtà i canali sono solo 2 che ad un certo punto confluiscono in uno solo. Non mi aspettavo certo Venezia, che per me è la città più affascinante d’Italia e non ha eguali nel mondo ma un po’ più di “acqua” questo sì. Canali a parte Colmar è davvero splendida. Vaghiamo senza una meta precisa aggirandoci tra le casette a graticcio colorate che sembrano fatte di marzapane, alla ricerca di scorci suggestivi che, per altro, non fatichiamo a trovare.
In questo girovagare la nostra bussola gastronomica ci conduce davanti La Taberna. Mi basta dare un’occhiata al menù e agli interni del ristorante per capire che siamo nel posto giusto e senza troppi indugi entro e prenoto un tavolo. In attesa dell’ora di cena percorriamo le stradine dove ancora non siamo passati sempre con il naso all’insù estasiati dalle facciate a graticcio delle case. Un attacco di cervicale prima della fine della vacanza è assicurato!
Ci rechiamo in Rue Merciére per ammirare una delle case più belle e fotografate del centro storico di Colmar, la Maison Pfister. Costruita in legno e pietra nel 1537 deve il suo nome alla famiglia che ne acquistò la proprietà e la restaurò nella seconda metà dell’800. La facciata è splendidamente dipinta e possiede uno dei caratteristici balconcini a torretta delle case nobiliari alsaziane. Peccato sia visitabile solo dall’esterno.
Poco distante, su Rue des Tetes troviamo la altrettanto famosa “Maison des Tetes”, con le oltre 100 teste che ne ornano la facciata. Si trova in un edificio storico del XVII secolo, attualmente trasformato in un elegante Hotel.
Non riesco a smettere di fare foto che, con ogni probabilità, una volta tornata a casa si riveleranno tutte uguali ma ora che sono qua è mi impossibile esimermi dallo scattare!
La scelta del ristorante La Taberna si è rivelata azzeccatissima! Peccato solo non avere più dimestichezza con la lingua francese, leggere i menù è sempre un tantino ostico, meno male c’è google traslate che non si sarà laureato alla scuola di “Traduttori ed Interpreti” ma per gestire queste situazioni è sempre un valido aiuto. Come entrees ordiniamo frois grass, una quiche alsaziana e come piatto principale una fondu des taverne. Il tutto annaffiato da un gewurztraminer buono ma un pò troppo dolce per il mio palato, abituata a quello Trentino, decisamente più secco.
Giorno 3 – Route des Vins
Oggi splende il sole su Colmar e anche la temperatura è decisamente più mite di ieri. Siamo indecisi se visitare il Musée d’Unterlinden, un museo che ospita grandi capolavori dell’arte renana, e ricche collezioni di sculture e dipinti, tra cui la famosa pala d’altare di Issenheim, a detta della guida un vero capolavoro tardo gotico ed una delle opere sacre più intense mai realizzate. Io sono più attirata dalla location che dalle opere esposte. Il museo si trova infatti all’interno di un ex convento di suore domenicane e il chiostro in stile gotico, deve essere qualcosa di unico. Domani, martedì, è il giorno di chiusura quindi oggi sarebbe l’unica chance che abbiamo di visitarlo. Dopo vari ripensamenti giungiamo alla conclusione che chiuderci in luogo chiuso sarebbe stato un insulto alla splendida giornata di sole che, in queste zone, non è cosa così scontata. Rinunciamo al Museo e partiamo per la Route des Vins, oggi ne percorreremo il tratto più turistico rispetto a quello attraversato ieri.
Prima tappa Kaysesberg dove, a darci il benvenuto, troviamo una grossa cicogna il cui lungo collo spunta dal nido che si è costruita in cima al campanile. Questo è in assoluto il centro che più ho amato, forse perché lo abbiamo visitato al mattino presto quando c’era ancora poca gente in giro. Bellissimo il ponte in pietra del XVI secolo che scorre sul fiume Weiss, dove alcuni pescatori sono concentrati nella pesca alla mosca ma non negano un sorriso ai turisti che cercano di immortalarli con i propri obiettivi.
Con una breve passeggiata raggiungiamo i resti dell’antico Château de Kaysersberg, che con la sua torre merlata spicca tra i vigneti. Da Kaysesberg è possibile raggiungere a piedi i villaggi di Riquewihr e Ribeauvillé. I sentieri che si snodano in mezzo alle vigne devono regalare scorci magnifici ma il tempo stimato di percorrenza è di circa 4 ore. Per questa volta li raggiungiamo in auto.
Dopo una breve passeggiata per le stradine della città vecchia tra pittoresche case a graticcio e di negozietti caratteristici, proseguiamo per Riquewihr, secondo la guida la cittadina più bella e suggestiva lungo la Ruote des Vins e di conseguenza anche la più gremita. Tengo a precisare che non mi aspettavo certo di essere l’unica turista in giro per l’Alsazia ma la penultima settimana di maggio mi sembrava un momento perfetto per un giro di questo tipo, invece non avevo tenuto conto delle feste nazionali francesi, quest’anno il 19 maggio cade la Pentecoste e quindi anche il lunedì si rivela tanto affollato come la domenica. È stato un errore da principiante devo ammetterlo!
A Riquewihr pranziamo nella terrazza di un ottimo ristorante (Le Tire Bouchon) trovato per caso dopo alcuni tentativi falliti. Due ristoranti segnalati sulla guida erano chiusi, nel terzo ci hanno fatto aspettare 15 minuti per farci sedere in un tavolo che dovevano ancora sparecchiare e dopo altri 15 minuti di attesa senza che venissero a tirare via nulla abbiamo deciso che era meglio cambiare aria. Girovaghiamo senza meta tra i vicoli tortuosi del centro storico tra una casa a graticcio più colorata dell’altra, alla ricerca di qualche cortile nascosto o per lo meno sgombro da qualcuno intento a farsi un selfie. Per apprezzare questa cittadina al meglio, vi consiglio di venire presto la mattina o nel tardo pomeriggio, ma lo stesso discorso varrebbe per tutti i villaggi dislocati lungo la Route des Vins.
Siamo talmente affascinati dalle cicogne che decidiamo di visitare il Centre de Reintroduction de Cigognes a Hunawihr, famoso anche come il villaggio delle cicogne. All’interno del centro vivono e nidificano allo stato libero più di 200 cicogne. La primavera è il momento ottimale per vedere anche i piccoli mentre vengono imbeccati dalla mamma, sono dolcissimi e la nostra presenza non li disturba affatto. Ovviamente bisogna rispettare l’ambiente e gli animali che si incontrano. La visita di questo parco è indicata soprattutto se avete bambini al seguito ma piace molto anche ai grandi. Ho solo trovato un po’ forzato avere introdotto all’intento del parco attrazioni per bambini con spettacoli di lontre, pinguini e leoni marini, anche perché non si tratta di un vero zoo ma di un piccolo centro di recupero.
Hunawihr è centro molto piccolino, lo visitiamo attraversandolo in macchina. Ci fermiamo però a fotografare la bella fontana di sasso che un tempo fungeva da lavatoio e la chiesa che si erge sulla collina appena fuori dal centro.
Se amate le farfalle trovate il Jardins des Papillons dove potrete passeggiare tra farfalle esotiche che volano in libertà. Non posso riportarvi la mia esperienza diretta perché non sono andata ma ve lo segnalo. Nel frattempo il cielo si è oscurato e minaccia pioggia, a conferma della mia tesi che qua il meteo è molto ballerino.
Il programma che avevamo ipotizzato prevede ora la visita di Ribeauvillé e Bergheim, altre due pittoresche cittadine sulla Route des Vins ma oltre al cielo sempre più plumbeo mi rendo conto che fermarsi in questi due paesini non ci avrebbe permesso di raggiungere il castello di Haut Koenigsbourg prima della chiusura. Puntiamo dritto sul castello, tra l’altro visitarlo nel tardo pomeriggio prima della chiusura ci ha permesso di gustarcelo in tutta tranquillità.
La sua posizione privilegiata sulla cima di una collina oltre a regalare ai suoi visitatori una vista privilegiata lo rende maestoso ed imponente. Si raggiunge attraversando un bosco e salendo in quota. Il parcheggio è gratuito lungo la strada, mentre l’ingresso costa € 10 a persona. Forse leggermente caro ma ne vale la pena. Sempre a pagamento sono disponibili audio guide nelle diverse lingue ma noi abbiamo preferito girarlo liberamente, lasciandoci suggestionare solo dalla nostra vista.
Il castello, costruito nel XII secolo viene quasi interamente distrutto durante la Guerra dei 30 anni, una delle guerre più lunghe e distruttive della storia europea, combattuta tra il 1618 e il 1648. Venne poi ricostruito agli inizi del 1900 per volere di Guglielmo II, ricostruzione molto fedele all’originale, ha infatti mantenuto le doppie mura, il torrione, i bastioni e il cortile d’onore. L’interno, sebbene sia ben conservato, risulta abbastanza spoglio ma fortezze del genere ai miei occhi sono sempre affascinanti. Per apprezzarlo al meglio vi consiglio di arrivare presto la mattina o come abbiamo fatto noi poco prima della chiusura.
Alla fine della visita del castello il temporale che si era annunciato con tuoni e fulmini si manifesta in tutta la sua potenza. Non ci resta che salire in macchina e fare ritorno a Colmar. Speravo che fosse un acquazzone passeggero ma ci tiene compagnia fino in Hotel. Vorrà dire che i paesini di Ribeauvillé e Bergheim li recuperiamo domani salendo verso Strasburgo.
Per cena scegliamo la Wistub de la Petite Venise, che la sera prima passando ci aveva colpito per l’atmosfera rustica e accogliente. Nonostante sia ubicato in una zona molto turistica, lo dice il nome stesso, è assolutamente da provare se passate da Colmar. Propone la tipica cucina alsaziana e i piatti sono fatti davvero secondo tradizione, non adattati ai turisti.
Giorno 4 – Ribeauvillé, Bergheim, Strasburgo
Salutiamo Colmar ma non prima di concederci un’ultima passeggiata per la Petit Venice finalmente sgombra di turisti. Sembra di camminare in un’altra città, inutile precisare quale versione ho preferito. Approfittiamo anche per un giro veloce al mercato coperto che nei giorni scorsi era chiuso. In questo mercato trovate una vera e propria esposizione dei prodotti tipici alsaziani: dal fois gras ai formaggi, salsicce e salamini, confetture… se come noi state viaggiando con la vostra auto e non siete limitati dal bagaglio a mano potete sbizzarrirvi.
Uscendo da Colmar non restiamo e andiamo a fotografare la riproduzione in scala ridotta della Statua della Libertà, eretta per celebrare Auguste Bartholdi, nato a Colmar e progettista della originale Madame Libertà di New York. Si trova su una trafficatissima rotonda in una zona industriale ma grazie a dei comodi camminamenti riuscirete comunque a fotografarla senza farvi stirare. Certo chi passa vi guarderà con aria divertita (o di sufficienza) ma voi fregatevene.
Ci ributtiamo sulla Route des Vins per visitare i paesini che ieri non siamo riusciti a vedere a causa del violento temporale che ci ha costretto a rientrare alla base.
Visitiamo da subito Ribeauvillé, un altro piccolo centro che non può mancare nel nostro tour dell’Alsazia. Oggi è tutto un altro girare, la presenza di turisti è più contenuta e passeggiare per gli stretti vicoli del centro è un piacere. Ci soffermiamo davanti la Pfifferhüs una casa secentesca che in passato ospitava i pifferai della città. A seguire l’Hotel del Ville (il municipio) con l’immancabile fontana rinascimentale.
Proseguiamo per Bergheim, che, a torto, viene spesso snobbato a favore degli altri centri più turistici. Oggi Bergheim è un tranquillo centro dalle case color pastello con finestre straripanti di gerani fioriti ma in passato l’atmosfera che vi si respirava era decisamente più cupa. Pensate che Bergheim era tristemente nota per le inquisizioni alle donne accusate di stregoneria e bruciate sul rogo.
Doveva essere una toccata e fuga ma ci lasciamo sedurre da un grazioso ristorante all’interno di un accogliente cortile di una casa a graticcio. Dopo tutto questo voleva essere un tour eno – gastronomico quindi perché rinunciare?
Il ristorante che ha attirato la nostra curiosità e risvegliato il nostro appetito è il La Cour Du Bailli, e ancora una volta la nostra bussola gastronomica non ha sbagliato.
La tappa finale della giornata è Strasburgo, ma non vogliamo rinunciare a niente e in agenda abbiamo inserito anche la visita del centro di Obernai. Avrete ormai capito che si tratta di centri molto raccolti che si girano in poco tempo. So che sarete tentati in più di una occasione di imboccare l’autostrada per fare prima ma non fatelo e proseguite sulla Route des vins, dove i vigneti si snodano lungo le pendici delle colline regalando un’atmosfera rilassate e quasi fiabesca. Inoltre incontrerete innumerevoli cantine dove degustare e acquistare ottimi vini per tutti i gusti e tutte le tasche.
A malincuore devo dire che Obernai è stato un po’ deludente probabilmente perché meno caratteristico rispetto ai precedenti. Sicuramente per chi affronta il giro in senso inverso al nostro e quindi partendo da Strasburgo e scendendo verso Colmar, può essere una valida tappa per calarsi nel clima alsaziano.
Ora si che imbocchiamo l’autostrada e in mezz’ora arriviamo a destinazione. Ancora una volta la soluzione scelta per il pernottamento è ricaduta su un Ibis dalla ubicazione perfetta. Dotato di un comodo (anche se piccolo) parcheggio gratuito per gli ospiti dell’Hotel e a soli 5 minuti a piedi dalla Petit France, il pittoresco quartiere storico di Strasburgo.
Schiviamo il temporale che le nuvole nere all’orizzonte sembravano preannunciare e usciamo subito per un primo giro di ricognizione. Utilizzando la cartina fornitaci dall’Hotel attraversiamo il Pont Couverts da cui si gode di uno splendido panorama sull’Ile e del Barrage Vauban. Ci dirigiamo verso la Petit France, la zona più caratteristica e turistica con case sghembe a graticcio e dai balconi traboccanti di fiori, un tempo abitate da pescatori e conciatori. Un dedalo di vicoli animati da botteghe e numerosi caffè e ristoranti. Attraversiamo Place St Thomas fino a raggiungere Place Gutemberg dove si erge la statua commemorativa del padre della stampa a caratteri mobili Gutemberg, appunto. Quasi senza rendercene conto giungiamo al cospetto della maestosa Cattedrale di Notre Dame, uno dei maggiori esempi di arte gotica in Europa. Per darvi un’idea delle sue proporzioni vi basti pensare che ci sono voluti più di 3 secoli per portarla a compimento. La facciata è caratterizzata da un raffinato intreccio di bassorilievi scolpiti nell’arenarie rossa che cambia colore a seconda della luce e dell’ora del giorno. È talmente grandiosa che è impossibile da fotografarla per intero, indipendentemente dall’angolo di ripresa scelto per immortalarla.
Camminando senza una meta precisa arriviamo ad una graziosa piazzetta, Place du Marché Gayot, dove ci fermiamo per un aperitivo e poi anche per cena, qui si trova infatti un ristorante suggerito sulla Lonely planet, La Table Gayot, un accogliente bistrot che propone invitanti menù a base di carne.
Giorno 5 – Strasburgo
Abbiamo a disposizione un’intera giornata per visitare Strasburgo con la dovuta calma. Le previsioni meteo oggi sembravano inclementi, era prevista pioggia per tutto il giorno, tanto che eravamo rassegnati a passare da un museo all’altro.
La mattina, come previsto è molto nuvolosa e ne approfittiamo per visitare subito la cattedrale di Notre-Dame, che ieri abbiamo visto solo da fuori.
La Cattedrale di Strasburgo richiama molto la sorella parigina, austera ed imponente, quel genere di chiese che mi mettono sempre in soggezione. L’ingresso è gratuito e non lasciatevi demotivare dalla coda che in realtà si muove molto velocemente. Purtroppo l’orologio astronomico è parzialmente coperto da ponteggi e non possiamo apprezzarlo fino in fondo. Immagino sia in restauro o in riparazione.
Usciti dalla cattedrale cerchiamo le indicazioni per la guglia, altra 142 metri. Saliamo la ripida scala a chiocciola che dopo 335 scalini ci porta ad avere una magnifica vista sui tetti della città. Per fortuna la discesa avviene per un’altra scala, rendendo il flusso di salita/discesa molto omogeneo, dettaglio non sempre così scontato. Qui l’ingresso è a pagamento, €5 a persona.
Visto che il meteo sta reggendo e si sta addirittura aprendo un piccolo spiraglio di luce facciamo i biglietti per il Batorama, l’ufficio si trova proprio di fianco alla cattedrale mentre il molo per l’imbarco dista soli 5 minuti a piedi. Il costo è di €13 a persona per un giro in battello di 90 minuti sul canale che circonda la Grand Ile fino al Parlamento Europeo con audio guida in diverse lingue tra cui anche l’italiano. Vengono fornite in maniera coinvolgente un sacco di informazioni e curiosità sui luoghi a cui passiamo di fianco. Davvero piacevole, ve lo consiglio.
In alternativa o in aggiunta c’è anche un trenino turistico, sempre fornito di audio guida ma il giro si limita alla Petit France e abbiamo preferito evitarlo. Dal Batorama scorgiamo interessanti spot fotografici che a conclusione del giro in battello decidiamo di raggiungere a piedi. Raggiungiamo da subito la chiesa di San Paolo percorrendo il lungo fiume. Un sacco di persone si stanno godendo la pausa pranzo all’aperto, è improvvisamente uscito un sole caldissimo e si sta davvero bene. Individuiamo in grazioso localino sul lungo fiume per pranzare, l’Atlantico.
Dopo pranzo si presenta il grande dilemma. Palazzo Rohan, sede di 3 importanti Musei (Museo Archeologico, Museo delle Belle Arti e Museo delle Arti Decorative) o passeggiata senza una meta precisa per il centro della città? Siamo stati graziati da una splendida giornata di sole e non ce la sentiamo di rinchiuderci in un museo. Raggiungiamo Place de la Republique circondata da imponenti palazzi tra cui il Teatro Nazionale, il Palazzo di Giustizia e la Biblioteca universitaria. Percorrendo una trafficata arteria caratterizzata da eleganti palazzi e boutique scendiamo fino a Place Kléber, graziosa piazza dove si affacciano diversi grandi magazzini tra cui il centro commerciale Lafayette. Rimaniamo fedeli al voto di goderci una giornata all’aria aperta anche se qui sono già iniziati i saldi e la tentazione di passare in rassegna alcuni negozi è forte. Resisto! Facciamo ritorno alla Piazza della Cattedrale, dove segnalo dei comodi bagni pubblici, puliti e gratuiti, li ho utilizzati più volte durante la mia permanenza! Continuiamo a passeggiare senza una meta precisa tra i vicoli della Petit France alla ricerca di scorci fotografici interessanti. Grazie alle spiegazioni del Batorama riconosciamo le case ed i palazzi più significativi. Tra cui la casa di Gothe, quella dei conciatori di pelle, ect…. ci sediamo per una bibita rinfrescante presso il bar Au petit bois vert all’ombra di un magnifico platano secolare.
Rientriamo in hotel per una doccia rinfrescante e poi di nuovo fuori per cena. Consiglio scarpe comode perché camminare sui san pietrini per tutto il giorno può diventare sfidante senza scarpe con una buona suola!
Domani saluteremo l’Alsazia e non abbiamo ancora assaggiato una delle specialità locali, la tarte flambé, una specie di pizza bianca molto sottile condita con panna acida o formaggio bianco, cipolle e pancetta. Scegliamo un ristorante vicino alla cattedrale, Au Vieux Strasburg.
Giorno 6 – Strasburgo e Reims
La giornata ha inizio davanti all’imponente complesso che ospita la sede del Parlamento Europeo, dove i 28 stati membri dell’Unione Europee approvano le leggi che verranno applicate in ambito ambientale, lavorativo e politico. Una struttura futuristica tutta in vetro per rappresentare la trasparenza dell’Unione Europea verso i suoi cittadini. È caratterizzato da diversi volumi che formano un incrocio di un cerchio e di un’ellisse, a simboleggiare lo scambio tra democrazia e potere. A breve distanza vedrete il Consiglio d’Europa, e la Corte Internazionale dei Diritti dell’Uomo. Prenotandosi per tempo è possibile partecipare a visite guidate di gruppo per scoprire meglio il funzionamento e le attività del Parlamento. Noi ci limitiamo a un giro da fuori e scattate le foto di rito partiamo alla volta di Reims, ci aspettano ben 347 km, che non sono pochi.
Arriviamo nel primo pomeriggio e prendiamo subito possesso della nostra camera, anzi del nostro appartamento. Gli hotel avevano costi elevatissimi, a questo giro anche l’Ibis costava uno sproposito così mi sono fidata delle recensioni molto positive e tramite booking ho prenotato 2 notti presso Appart’City Confort Reims Centre. Non avevo mai provato questa soluzione di soggiorno e l’ho apprezzata molto. L’appartamentino è arredato con mobili moderni ed è dotato di una piccola cucina con lavastoviglie e forno a microonde, di cui però non abbiamo fatto uso. Per colazione abbiamo usufruito del buffet, ovviamente a pagamento, molto ricco e variegato con prodotti ottima qualità. Tutti gli appartamenti si affacciano su un grande cortile interno quindi il silenzio è assicurato. Ovviamente non è contemplato il servizio in camera, per cui i letti ve li dovete rifare da soli. La struttura non possiede un parcheggio privato, ma è possibile parcheggiare lungo la strada e raggiungere la magnifica cattedrale con una breve passeggiata di soli 5 minuti.
È proprio dalla Cattedrale di Notre Dame che iniziamo la visita di Reims. Imponente e maestosa, è un gioiello dell’arte gotica dove vennero incoronati tutti i re di Francia. Nella Galleria dei Re, la famosa facciata ovest dell’edificio, sono state scolpite più di 2.300 statue, 56 delle quali rappresentano i re che furono incoronati nella cattedrale. Man mano che mi avvicino alla Cattedrale mi rendo conto di quanto la facciata sia riccamente decorata con sculture e bassorilievi di ottima fattezza. Pensate che il rosone, con un diametro di ben 12 metri, è il più grande delle chiese in stile gotico. La Cattedrale ha tre portali di ingresso e due torri a testa piatta alte 82 metri che svettano verso il cielo e ne slanciano la linea, conferendo equilibrio e armonia all’intera costruzione. Purtroppo, in seguito ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, gran parte della Cattedrale andò distrutta, ma, un sapiente restauro l’ha riportata all’originale splendore. L’interno prende luce da bellissime vetrate colorate, che vivacizzano l’atmosfera cupa e severa tipica delle chiese gotiche.
L’ingresso alla cattedrale è gratuito ma per il Tour delle Torri dovete recarvi presso il Palazzo Tau, palazzo annesso alla Cattedrale dove un tempo venivano allestiti i banchetti che seguivano incoronazioni. Oggi Palazzo Tau ospita il Museo dell’Opera di Notre Dame, nel quale sono esposti arazzi, sculture e oggetti legati alle incoronazioni. Ci siamo dovuti accodare una visita in lingua francese pur non parlando questa lingua perché la mattina successiva aspettavano una scolaresca ed erano fully booked mentre nel pomeriggio avevamo prenotato la visita ad una cantina di champagne. Percorrendo i 300 gradini di un’angusta scalinata arriviamo fino in cima alla cattedrale. La reputo un’esperienza da non perdere per rendersi meglio conto della sua fattezza. Inoltre la visita ci dà la possibilità di ammirare da vicino statue, guglie e altri dettagli con cui è riccamente decorata la cattedrale e godiamo di una vista mozzafiato sulla città sottostante. Peccato non avere potuto usufruire anche delle spiegazioni della guida, il mio livello francese è limitato a qualche vocabolo e comunque insufficiente per comprendere appieno una visita guidata.
Ci dirigiamo poi verso il centro di Reims, che pullula di ristoranti e negozi ma non mi ha entusiasmato più di tanto, tutto pulito e ordinato in linea con i centri visitati fino ad ora ma se mi posso permettere, un po’ anonimo. Per cena optiamo per il Ristorante Cafè de La Paix, situato su Place Drouet d’Erlon una piazza piena di locali e ristoranti ma questo si distingue per il suo arredamento minimalista e curato. Il personale gentile e sorridente ci ha aiutato nella scelta dei piatti che hanno ampiamente soddisfatto le nostre aspettative. Buona selezione di champagne e vini ma il conto è stato decisamente salato, sicuramente i due bicchieri di champagne hanno inciso ma anche i piatti principali erano più cari della media locale, di per sè già alta.
Giorno 7 – Route de Champagne
Abbiamo detto che Reims è la città dove venivano incoronati tutti i re di Francia, ha quindi giocato un ruolo centrale nella politica e nella storia di questa nazione. Ma oggi Reims è famosa in tutto il mondo soprattutto per le bollicine che qui vengono prodotte. Una città quindi dove arte e storia si mescola al piacere della tavola e del buon bere, e parlando di champagne si parla d’eccellenza.
A Reims sono presenti le maggiori aziende produttrici di champagne, le più prestigiose sono indubbiamente Taittinger, Pommery, Mumm, Ruinart, Louis Roederer, le cui cantine, scavate nel gesso, sono aperte al pubblico e visitabili previa prenotazione. Potrete cosi scoprire tutti i segreti dell’elaborazione del re dei vini. Attenzione: sia le etichette più famose che i produttori più piccoli nel week end sono chiusi, quindi pianificate bene il vostro viaggio per non rimanere a secco! La celebre Maison Dom Pérignon, invece, non prevede visite in nessun caso, a meno che non siate qualche personaggio illustre e di spicco.
Dedichiamo la mattinata a percorrere alcuni tratti della Route de Champagne, una strada che si snoda per le colline e la campagna che circonda Reims, disseminata di vigneti che danno origine al pregiato champagne, famoso in tutto il mondo ma prodotto solo qua. Si contano circa 230 CRU (comuni) i cui vitigni sono classificati in: Cru, Gran Cru e Superior Cru. Sono solo 17 i comuni da cui viene fuori il meglio dello champagne (Superior Cru).
Si distinguono 3 vitigni principali: chardonnay, pinot noir, pinot meunier. Dalla combinazione di questi uvaggi, nasce lo champagne e nonostante due siano uve dal chicco nero lo champagne sarà sempre bianco, o al massimo rose, ottenuto mescolando vini bianchi e vini rossi o da una breve macerazione a contatto con le bucce delle uve a bacca rossa. Lo champagne ottenuto da sole uve a bacca bianca si chiama blanc de blancs mentre lo champagne ottenuto da sole uve a bacca nera si chiama blanc de noirs.
Tutti gli champagne contengono questi 3 uvaggi in proporzioni diverse. Sarà l’enologo o l’equipe di enologi di riferimento di ogni casa produttrice a determinare la giusta proporzione in base all’annata. Prima dell’imbottigliamento può essere aggiunta allo champagne una piccola quantità di sciroppo (composto da zucchero di canna), vini delle annate precedenti e più raramente distillati. In gergo tecnico questa fase della produzione di chiama “dosaggio” ed è fondamentale. Da un lato serve ad addolcire un vino che non ha residuo zuccherino, quindi molto acido, dall’altro conferisce allo champagne un particolare aroma, profumazione e gusto, in poche parole è il marchio di fabbrica di ogni casa produttrice.
Inutile aggiungere che lo champagne presenta caratteristiche particolari rispetto agli altri grandi vini, pensate che la vendemmia viene fatta solo ed esclusivamente a mano, è fondamentale che l’uva sia arrivata al giusto grado di maturazione e sia perfettamente integra per la pigiatura, un controllo che talmente minuzioso che non può essere eseguito dalle moderne macchine vendemmiatrici, per quanto sofisticate possano essere.
Raggiungiamo il pittoresco villaggio di Hautvillers con le graziose case dalle insegne in ferro battuto. È proprio qui nella abbazia benedettina di Hautvillers che il monaco Pierre Pérignon scoprì nel XVIII secolo il metodo di spumantizzazione del vino. L’abbazia, trovandosi oggi all’interno della proprietà di Pierre-Gabriel Chandon non è visitabile ma se passate da Hautvillers non potete non rendere un omaggio al padre del vino più famoso al mondo facendo visita alla sua tomba che si trova all’interno della chiesa di Saint Sindulphe. La chiesa è molto spoglia ed essenziale ma merita una deviazione. Sempre a Hautvillers trovate un bellissimo punto panoramico che domina tutta la valle e i vigneti.
Al di là delle etichette più blasonate potete fare visita ai piccoli produttori locali che saranno lieti di aprirvi le porte delle loro cantine e farvi degustare le loro eccellenze. Sono anche i posti migliori per acquistare prodotti di qualità a prezzi davvero molto competitivi.
Soddisfatti dei nostri acquisti e personalmente anche po’ stordita da tutte queste bollicine, ci fermiamo per pranzo nel grazioso Cafè di Hautvillers prima di rientrare a Reims dove alle 15,00 ci attende la visita guidate delle Maison MUMM.
Mumm è il terzo produttore di champagne a livello mondiale, ho scelto questa cantina perchè oltre a fornire una guida che parlasse italiano aveva un costo che mi sembrava appropriato al nostro livello di conoscenza in materia. Probabilmente ci sono case che permettono al termine della visita di degustare champagne di qualità ancora superiore ma anche i costi ovviamente lievitano.
L’idea era principalmente visitare le cantine di gesso in cui invecchiano le famose bollicine e approfondirne le varie fasi della lavorazione. Grazie alla bravura e simpatia di Julie, la nostra guida, la visita si è rivelata esaustiva e molto interessante. Ripercorriamo brevemente la storia dello champagne e le sue caratteristiche principali che come accennavo porco prima sono molto diverse da quelle che caratterizzano gli altri vini. Ci vengono mostrate le moderne auto clavi d’acciaio dove avviene la prima fermentazione e che hanno sostituito le antiche botti di legno. Le auto clavi d’ acciaio permettono oltre ad una produzione in quantità maggiore, di mantenere inalterate le qualità degli uvaggi. Dopo circa 12- 14 mesi, il mosto viene imbottigliato e si procede alla finatura. Le bottiglie vengono adagiate su speciali rastrelliere/scrivanie di legno in posizione orizzontale e ogni bottiglia viene girata di un quarto alla volta e piano piano inclinata in modo da permettere al deposito di defluire verso il tappo dove viene raccolto da un particolare beccuccio in pvc. Al termine del periodo della finatura, che può durare anche 3 anni, grazie ad un particolare processo con gas cliogenico il tappo viene fatto congelare e la pressione delle bolle lo fa esplodere. Lo champagne può essere filtrato del proprio deposito e viene imbottigliato. Alcune qualità di champagne saranno pronte per la vendita altre vengono lasciate invecchiare ulteriormente. Uno champagne può venire sbicchierato anche dopo 10 anni! Trovarsi a 14 metri sotto terra e percorre questo labirinto contenente milioni di bottiglie è davvero suggestivo. Dopo la visita della cantina segue la degustazione dei vini scelti all’inizio della visita. Merita davvero.
Proprio di fronte alla Maison Mumm troviamo la Cappella Foujita, indicata anche sulla nostra mappa. È una piccola cappella in sasso il cui interno è impreziositi da scene bibliche dipinte dal pittore giapponese Foujita, convertitosi al cattolicesimo negli ultimi anni della sua vita.
A seguire facciamo visita alla Basilica di Saint Remi, una delle principali chiese cittadine. Basilica romanico-gotica costruito nel XI secolo per ospitare le reliquie di San Remi, colpisce per la sensazione di leggerezza e armonia che trasmette.
Per cena siamo stati a Les Cave du Boulingrin, un grazioso ristorantino proprio di fronte al mercato coperto les Halles Boulingrin.
Giorno 8 – Annecy
È arrivato il momento di preparare i bagagli per fare ritorno a casa. Oggi ci spostiamo verso Annecy, ultima tappa della nostra vacanza. Tra Reims e Annecy ci sono 500 km, rientrare direttamente in Italia sarebbe stato troppo pesante, cosi abbiamo deciso di spezzare il viaggio in questa cittadina di cui non avevo mai sentito parlare ma è stata una rivelazione. Annecy, antica capitale della Savoia, è una graziosa cittadina adagiata sull’omonimo lago dove si riflettono le cime delle montagne circostanti ancora innevate. Il centro storico, di stampo medioevale, è un intrico di vicoli e canali, tanto che la cittadina di Annecy vanta lo pseudonimo di Venezia francese. Per quanto ci provino l’originale è unica e irreplicabile ma ammetto che il centro storico di Annecy è davvero suggestivo.
La visita di Annecy inizia da uno degli angoli più fotografati della città, il Palais de l’Isle, una fortezza dalla forma triangolare del XII secolo, un tempo residenza di nobili poi trasformata in prigione. Il centro storico è un intreccio di ponticelli, canali e antichi edifici in pietra, negozi e galleria d’arte. Il modo migliore per assaporarne la vera essenza è vagare senza meta alla ricerca di angoli suggestivi da immortalare, per poi sedersi ad un tavolino dei numeri Cafè osservando da un’altra prospettiva il via vai di turisti. La città non offre infatti particolari attrazioni ma è proprio l’atmosfera un po’ bohémien da cui sarete avvolti a renderla affascinante. Curiosità: uno dei punti di forza di Annecy, ovvero i suoi canali, hanno origine dal fiume più corto di tutta Francia, lungo solo 3,5 km. Mentre girovagate per il centro storico di Annecy vale la pena salire fino al Castello, un tempo residenza dei conti di Ginevra ed ora trasformato in un museo. Da qui è possibile avere una splendida vista sia sulla città che sul lago. Ma il vero cuore pulsante della città è senza dubbio il Lago di Annecy, le cui acque provenienti dallo scioglimento dei ghiacciai alpini, lo rendono uno dei laghi più puliti d’Europa. Lunghe le sue rive si possono fare lunghe passeggiate, oppure potete affittare un pedalò o fare una gita in barca per visitare i diversi villaggi che sorgono sulle rive del lago.
Volendo ci sono anche i bateau restaurant, battelli equipaggiati con speciali sale ristornati che offrono la possibilità di pranzare a bordo mentre il vostro sguardo si perde in questo paesaggio da cartolina. Certo il prezzo del biglietto è proporzionale al servizio offerto, quindi parecchio caro.
Il lago è inoltre circondato da un enorme parco di oltre sette ettari che lo rende il punto di ritrovo ideale per pic nic, partire di pallavolo, e tanto altro. La zona è perfettamente attrezzata per trascorre intere giornate all’aria aperta senza annoiarsi, sia per i più attivi, sia per chi semplicemente vuole rilassarsi al sole e anche solo leggere un libro. Qui trovate anche il famoso Pont des Amours, un romantico ponte che attraversa il Canal de Vessé; leggenda vuole che le coppie che si scambiano un bacio su questo ponte rimarranno unite per sempre.
Se la domenica mattina siete ancora in città, il suo mercato settimanale è imperdibile. Frutta, verdura, formaggi dall’odore pungente e tante altre delizie dei produttori locali ma anche abbigliamento e tanti oggetti hand – made che hanno sempre il loro fascino.
Andate sul presto perché è molto gettonato sia dai turisti che dai locali e dopo una certa ora diventa quasi impossibile muoversi tra le bancarelle e l’esperienza potrebbe risultare più fastidiosi che piacevole. In verità è un mercato davvero pittoresco come ormai se ne vedono pochi, almeno in Italia.
E per degustare qualche specialità locale? io vi consiglio la Rotisserie Du Thiou, un intimo e accogliente ristorantino nel cuore di Annecy. Nonostante la sua posizione centrale si trova in un vicoletto molto tranquillo rispetto ad altre zone. Il menù è vario e si possono degustare le principali specialità savoiarde, come la raclette, la tartiflette e la fonduta.
Annecy è stata davvero una piacevole scoperta anche se il fine settimana è letteralmente presa d’assalto dai turisti che ne smorzano l’atmosfera fiabesca.
Per dovere di cronaca vi segnalo che abbiamo pernottato al Best Annecy Hotel ma credo si possano trovare soluzione decisamente migliori.
E cosi una altra vacanza è giunta al termine ma l’estate è vicina e siamo già pronti per la prossima partenza.