È la più grande opera d’arte d’Europa, ma nei suoi 80mila metri quadrati si nasconde la tragedia di un’isola

Stefano Maria Meconi, 21 Set 2024
È la più grande opera d'arte d'europa, ma nei suoi 80mila metri quadrati si nasconde la tragedia di un'isola
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Complessità, sentimenti contrastanti, una bellezza orribile per alcuni e un brutto che attira per altri. È il ricco ventaglio di emozioni che suscita la land art, la cosiddetta “arte del territorio” che spesso contrappone il minimalismo di quadri e sculture un massimalismo con significati non immediatamente percepibili, se non a un’analisi più profonda. La stessa profondità che ritroviamo nel Cretto di Burri, uno dei simboli della Sicilia più conosciuti e più discussi, che ha trasformato la memoria di un tragico terremoto nella “rivincita” dell’arte contemporanea. Con alterne fortune, ma sicuramente impossibile da non notare.

La storia del Cretto di Burri, rievocazione di un paese distrutto dal terremoto

cretto di burri

Il Cretto di Burri, conosciuto anche come “Grande Cretto,” è una scultura a cielo aperto realizzata tra il 1984 e il 1989 come omaggio alle vittime del terremoto del Belice del 1968, un disastroso sisma che colpì la Sicilia occidentale devastando una zona fino ad allora particolarmente conosciuta per la produzione enologica (qui si trova anche Salaparuta, tra gli altri luoghi).

La ricostruzione di Gibellina, che ha visto una importante opera di solidarietà e coinvolgimento di artisti internazionale, ha ridato una casa a migliaia di persone ma in un luogo diverso da quello di provenienza. I resti della Gibellina Vecchia, invece, sono stati cementati nel Cretto di Burri, con l’artista che ha deciso di portare in Italia un esempio di land art fino ad allora sconosciuto per tipologia ma, soprattutto, per dimensioni. Il Cretto, infatti, si estende sulla collina per una superficie di circa 80.000 metri quadrati, il che la rende una delle opere d’arte contemporanea più grandi al mondo e ricoprendo perfettamente l’antica Gibellina.

Lì dove una volta vi erano le strade del paese, le macerie del terremoto del ’68 sono state per sempre incassate in decine di cubi di cemento bianco alti 1,60 metri e dalle forme diverse, tutte però separate da fenditure, larghe tra i 2 e i 3 metri, che ripercorrono il reticolato di strade e vicoli tipico del borgo prima della distruzione.

Al proprio interno racchiude e custodisce, in termini fisici e metaforici, la traccia del passato e della vita della comunità sconvolta dal sisma. 

Informazioni utili per la visita

chiesa madre nuova gibellina

La visita al Cretto di Burri è gratuita e non ha vincoli temporali o di stagione. Questo sito artistico è infatti liberamente accessibile, senza barriere e proprio per questo rappresenta un unicum non solo per la Sicilia, ma in tutto il resto d’Italia. Esistono due punti di osservazione, uno sulla SS119 e l’altro sulla SP5, dai quali si può ammirare l’intero complesso, che ha un perimetro di 1,16 chilometri e una forma pressoché rettangolare. Lungo Via Alcamo c’è un parcheggio libero a disposizione dei visitatori. L’associazione Isola di Persefone organizza delle visite guidate e dei tour alla scoperta del Cretto e di Gibellina Nuova.

Sulla SP5/Via Alcamo ci sono parte dei resti di Gibellina Vecchia sopravvissuti all’annessione all’interno del Cretto, mentre Nuova Gibellina dista circa 16 chilometri dall’abitato storico. Qui, in un contesto che sembra ricordare l’architettura brutalista sovietica, è possibile visitare il “sistema” delle cinque piazze collegate una all’altra, la Chiesa Madre e il Meeting, la scultura di Pietro Consagra.



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