Il tour dei due laghi ‘paradisiaci’ del Piemonte tra basiliche e santuari sospesi nel vuoto

Due laghi diversi tra loro per aspetto e dimensioni ma accomunati dalla presenza di siti religiosi che incantano e lasciano meravigliati.
Scritto da: BarbaraCera
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Distanti tra loro quanto la larghezza di un Mottarone qualsiasi, questi due laghi sono – ciascuno nelle loro curiosità, e diversissimi tra di loro – la rappresentazione della bellezza elegante e non pretenziosa della regione.

Venerdì 14 ottobre

lago d'orta

È primo pomeriggio quando riusciamo a metterci in strada e siamo fortunati, perchè non c’è molto traffico. Arriviamo giusto in tempo per un giro a Legro, chiamato “il paese dipinto”, frazione di Orta San Giulio. Sui muri di alcune case, infatti, sono dipinti fotogrammi di film famosi, girati sulle sponde del Lago d’Orta. C’è ancora luce ed abbiamo modo di apprezzare la pace e la tranquillità di questo borgo. È dal 1998 che – su iniziativa della Pro Loco – i turisti possono visitare questo museo a cielo aperto, che vanta ora più di sessanta affreschi, in una singolare galleria dal titolo “Il cinema messo al muro“. Alcuni degli affreschi più apprezzati si ispirano al celebre film del 1949 “Riso amaro“, con Silvana Mangano e Vittorio Gassman, che raccontò la dura vita delle mondine stagionali. Legro dista poche centinaia di metri dall’Hotel Santa Caterina, dove possiamo fare il check-in prima di avviarci alla struttura che abbiamo prenotata in centro paese, per due notti.

Abbiamo trovato posto presso la dépendance della struttura Piccolo Hotel Olina, in pieno centro ad Orta San Giulio, che consigliamo per l’ottimo rapporto qualità-prezzo. L’hotel si trova in zona pedonale ed abbiamo la fortuna di riuscire a lasciare la nostra auto nella zona a parcheggio libero, proprio vicino alla scalinata che scende al lago. Per le colazioni, l’hotel è convenzionato con una struttura in Piazza Motta: si tratta dell’hotel Aracoeli, dal quale si gode di un’ottima vista sull’isola di San Giulio. In via Olina 40, ceniamo presso il ristorante dell’hotel, che si chiama Filo Fieno e che apprezziamo anche per l’ambientazione molto particolare, con le sedie ricavate da balle di fieno.

Sabato 15 ottobre

Dopo un’abbondante colazione in riva al lago, salpiamo per l’isola di San Giulio, distante poche centinaia di metri dalla riva, semplicemente indescrivibile nella sua pace e serenità. All’interno della Basilica di San Giulio, ci innamoriamo perdutamente del pulpito romanico, uno dei tesori custoditi da questa chiesa. È in pietra locale, ma talmente lucida da sembrare di bronzo. Risale agli inizi del 1100: è a pianta quadrata, con quattro colonne che ne sorreggono il parapetto, su una base ornata di foglie d’acanto. La ricchezza scultorea è potente: in particolare, le due scene di lotta danno proprio l’idea dell’antitesi fra bene e male, così cara all’iconografia medievale. È un pezzo molto raffinato, che da solo vale la pena della visita all’isola, comunque luogo dove si respirano storia e religiosità (c’è anche un monastero, non visitabile).

In tarda mattinata, rientrati a riva, saliamo al Sacro Monte di Orta, alle spalle della Parrocchia di Santa Maria Assunta. A metà strada, ci fermiamo al cancello del cimitero, dal quale si gode di una fantastica vista sul borgo. Il Sacro Monte è immerso in un paesaggio fiabesco, dove venti cappelle illustrano – con sculture e pitture – gli episodi più salienti della vita di San Francesco. Il percorso si snoda sulla cima del monte, per cui anche da qui i panorami sul lago sottostante sono incredibili: pare di poter toccare l’acqua con la mano! Le statue ed i dipinti delle cappelle risalgono tutte al Seicento. Sono tutte diverse le une dalle altre, anche perchè nel corso del secolo in questione si evolve dal Realismo naturalista dell’arte lombarda degli inizi fino all’eccesso teatralizzante del Barocco .Ultima tappa del percorso è la chiesa proto-romanica di San Nicolao, completamente rivisitata nel corso del 1600 per farla somigliare il più possibile alla Basilica Inferiore di Assisi.

Torniamo in Piazza Motta per il pranzo, al Re di Coppe. Consigliamo anche questo ristorante, perchè propone piatti gustosi e veloci. Il pomeriggio lo trascorriamo a visitare Orta San Giulio, dopo una lunga passeggiata sul lungolago. Il centro storico propone due bellissimi negozi: Profumo d’Orta e Il Buongustaio, dove ci lasciamo tentare! Per cena, restiamo in zona, al Cafè des Arts di via Olina 13.

Domenica 16 ottobre

Per la nostra ultima giornata al Lago d’Orta, perlustriamo i dintorni, a partire dalla splendida Torre Buccione, che domina una collina delle vicinanze. È chiusa da un cancello che però si può aprire ed infatti non siamo gli unici visitatori. Prima di prendere la strada del rientro, visitiamo un’altra frazione di Orta San Giulio: è la deliziosa Corconio, di origine medievale, immersa nel verde. Per pranzo, decidiamo di fermarci velocemente – prima di riprendere l’autostrada – al bar-caffè Next Cafè all’inizio della zona industriale di Briga Novarese. Nel tardo pomeriggio siamo a casa, felicissimi di aver avuto l’occasione di conoscere questo angolo di paradiso.

Un’extra: l’Eremo di Santa Caterina del Sasso

eremo santa caterina del sasso

Colgo l’occasione di queste righe per parlare di due giorni trascorsi nelle vicinanze, a fine mese: l’Eremo di Santa Caterina del Sasso sulle sponde del Lago Maggiore, altra perla suggestiva della zona, si trova a solo mezz’ora di strada, proprio di fronte a Stresa. Lunedì 31 ottobre abbiamo dormito nelle vicinanze dell’eremo e poi abbiamo trascorso il 1° novembre a visitare l’eremo e a concederci un piccolo picnic per pranzo, sulle sponde del Lago Maggiore. Abbiamo dormito una notte a pochi km dall’eremo, esattamente al B&B da Gaia e Giulio, a Reno di Leggiuno, che consigliamo non soltanto per la vicinanza all’eremo stesso, ma anche per la pulizia e cordialità dei gestori.

L’eremo di Santa Caterina del Sasso è indescrivibile! Addossato alla montagna, di cui in qualche punto fa parte, si affaccia direttamente a strapiombo sul lago. Pioviggina, ma le poche gocce che ci accompagnano nella visita aumentano la bellezza e la maestosità del luogo. Parcheggiamo in alto e scendiamo la scala panoramica (268 gradini, ampi e comodi) che conduce all’ingresso. Si può arrivare all’eremo anche via lago (da Stresa, salendo poi 80 gradini), oppure utilizzando l’ascensore a disposizione dei visitatori. Oltre che dall’ardita architettura incastonata nella roccia, restiamo impressionati dagli affreschi, in particolare dalla ricca secentesca Danza Macabra che si snoda sulla parete prima di arrivare alla chiesa.

L’eremo, la cui costruzione data al pieno Medioevo (a partire del Tredicesimo secolo), si fonda su una figura leggendaria. Sembra infatti che nel luogo ci vivesse un eremita, Alberto, appartenente alla facoltosa famiglia Besozzi, che divenne eremita per il voto a Santa Caterina, di cambiare vita, se si fosse salvato dal naufragio. Alberto visse lì nella grotta alle pendici del Sasso Ballaro, dove venne costruita la prima cappella dedicata a Santa Caterina, detta appunto “del Sasso”. Consigliamo il noleggio dell’audioguida, perchè permette di assaporare meglio ogni angolo di visita. Inoltre, l’audioguida sottolinea i ben visibili restauri che la Provincia ha operato. con l’intento di mantenere l’eremo accessibile a tutti, anche attraverso l’ascensore scavato nella roccia, pensato per chi ha problemi di deambulazione.

Di particolare rilievo, nella storia dell’eremo, sono le frane ed i cedimenti rocciosi che dopo la metà del 1600 fanno cadere ben cinque massi: essi sfondano il tetto della chiesa, ma rimangono incastrati fra di loro, senza arrivare al pavimento. Ancora oggi, a distanza di secoli, sembra di assistere ad un miracolo.

Usciamo un paio d’ore dopo e non pioviggina più. Dopo un picnic sulle rive del lago, rientriamo pigramente a casa. In auto ci riproponiamo di tornare a visitare ancora sia il Lago d’Orta – conosciuto due settimane prima – che il Lago Maggiore, di cui oltre all’eremo abbiamo visto finora solo Angera, le due Isole Borromee Bella e Madre, Baveno e Stresa.

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