Marche on the road
Oggi vi racconto del nostro viaggio on the road nelle Marche, una regione che non lascerà insoddisfatto nessuno: ricca di paesaggi naturali meravigliosi, spiagge selvagge, mare cristallino, città d’arte e borghi antichi da scoprire, ha tanto da offrire sia per chi cerca l’avventura, sia per chi cerca la tranquillità, il tutto condito da una deliziosa e varia cucina regionale.
Indice dei contenuti
Siete pronti? Andiamo!
Giorno 1: Torino – Gradara – Ancona
Il primo giorno è dedicato al viaggio. Decidiamo di partire con calma in mattinata, raggiungeremo la prima tappa del nostro viaggio nel pomeriggio: Gradara, uno dei borghi più belli d’Italia.
Ci troviamo appena oltre il confine tra Emilia Romagna e Marche, nell’entroterra marchigiano tra Cattolica e Pesaro. Lasciata la macchina in uno dei parcheggi disponibili (i più vicini sono a pagamento) raggiungiamo la rocca a piedi. Gradara e il suo castello sono conosciuti, oltre che per la loro bellezza, perché furono teatro della tragica storia d’amore di Paolo e Francesca, resa celebre da Dante Alighieri nel suo Inferno. Visitiamo la rocca (€8 intero, €2 ridotto) e i camminamenti di ronda lungo la cinta muraria esterna (€2 intero, €1 ridotto), da cui è possibile ammirare uno splendido panorama sulle colline marchigiane e sul mare.
Consiglio: se avete tempo percorrete la romantica Passeggiata degli innamorati fuori dal castello.
Il sole sta tramontando e per noi è ora di rimetterci in viaggio per raggiungere l’albergo che ci ospiterà per questa prima notte. Abbiamo prenotato nei pressi di Ancona, all’Agriturismo Colle dei lecci (€91/notte, camera matrimoniale con prima colazione), per goderci la serata e il risveglio vista mare. Per i prossimi giorni la nostra base sarà Marcelli, ne approfitteremo per andare a scoprire le spiagge più belle del Parco Regionale Naturale del Conero, rilassarci al mare, camminare nella natura, vivere qualche avventura ed esplorare l’entroterra. Curiosi?
Giorno 2: Ancona – Marcelli
Finita la colazione, saliamo in macchina e raggiungiamo l’estremo sud del Conero, attraversandolo in tutta la sua lunghezza. La strada ci offre dei bei panorami sulla natura circostante e sul mare. Prendiamo possesso del piccolo appartamento che abbiamo affittato (I Marinà apartments) per i prossimi sette giorni (€110/notte, appartamento con giardino) e passiamo la giornata ad esplorare a piedi la zona ed orientarci, godendoci un primo giorno di mare e relax. Marcelli è una piccola frazione di Numana, località turistica ricca di negozi, ristoranti e movida.
Giorno 3: Marcelli – Genga – Marcelli
Dopo una prima giornata di relax, questa sarà una giornata faticosa, ma che ci aspettiamo anche molto divertente, non vediamo l’ora! Saliamo in macchina e ci dirigiamo verso la Gola di Frasassi, distante circa un’ora di auto da Marcelli. Superiamo l’ingresso alle grotte e parcheggiamo poco prima dell’imbocco del sentiero che ci porterà al Tempio di Valadier, un suggestivo santuario incastonato come un gioiello in un enorme antro scavato nella Gola della Rossa a Genga (AN). Il sentiero è agevole e adatto a tutti, circa 800 m di lunghezza e 300 m di dislivello. Arrivati in cima lo spettacolo è incredibile, è un luogo meraviglioso in cui l’opera dell’uomo si fonde perfettamente con la natura circostante. Un po’ di storia? Il Tempio fu commissionato nel 1817 da Papa Leone XII all’architetto Giuseppe Valadier, dal quale prende il nome, che portò a termine il progetto nel 1828. In passato rifugio, oggi è luogo di pellegrinaggio e, soprattutto, meta turistica.
Accanto al Tempio sorge l’Eremo di Santa Maria Infra Saxa, ex monastero di clausura, in parte costruito in pietra, in parte scavato direttamente nella roccia della grotta. Entrando troviamo un piccolo altare e la scultura della Madonna col bambino. Rappresenta un ottimo punto dal quale poter ammirare il Tempio.
Consiglio: camminate attorno al tempio e all’eremo ed esplorate i bui e profondi cunicoli che si spingono all’interno della montagna. Accendete la torcia!
Per pranzo mangiamo un panino al volo e siamo pronti per proseguire, alla volta delle famose Grotte di Frasassi. Lasciamo la macchina al parcheggio (gratuito) vicino alla biglietteria, ritiriamo i biglietti e saliamo sulla navetta che ci porta all’ingresso delle grotte. Non sono le prime grotte che visitiamo, pertanto, per questa volta, abbiamo optato per un percorso di visita particolare: una speleo-avventura (€40 pp) che ci consentirà di vivere la grotta, non percorrendo semplicemente il percorso turistico tradizionale, ma esplorando le zone sprovviste di camminamenti e di luci artificiali. Indossiamo tuta, casco, lampada frontale, stivali e imbrago forniti dal consorzio, passeggiamo velocemente lungo tutto il percorso classico e proseguiamo la visita tra arrampicate, cunicoli, strettoie, scivoli e fango; ammiriamo le “pelli di leopardo” e giungiamo alla “sala del bivacco”, dove viviamo un minuto di silenzio nel “buio assoluto” prima di rientrare. Non voglio rivelare troppi dettagli. L’esperienza è unica, divertente e interessante, usciamo dalle grotte sporchi, ma felici.
Info: Coordinate spiazzo parcheggio per il Tempio di Valadier: 43.403661, 12.948551
Giorno 4: Marcelli – Portonovo – Numana – Marcelli
Oggi ci immergiamo nel verde e nel blu del Conero, finita la colazione prepariamo il pranzo al sacco e siamo pronti per partire. Amiamo le spiagge libere e selvagge e dedicheremo la giornata a una di esse; saliamo quindi in macchina e ci dirigiamo a nord del Parco, oltre Portonovo, posteggiamo dopo circa 20 minuti di viaggio nel parcheggio dedicato (€5 per l’intera giornata, è il 2 agosto e i parcheggi gratuiti sono già tutti occupati) sulla strada provinciale del Conero. Raggiungiamo a piedi un piccolo spiazzo da cui parte il sentiero per la Spiaggia di Mezzavalle. Non è certo una spiaggia adatta a tutti, tenete a mente che si può raggiungere solo a piedi (sono due i sentieri) o via mare. Il sentiero che ci accingiamo a percorrere è scosceso e richiede scarpe da trekking (abbiamo incontrato persone in seria difficoltà cercando di percorrere il sentiero con le infradito), ma risulta molto breve, infatti in 10 minuti si arriva al centro di questa perla lunga 1,5 km. Raggiungerla richiede fatica (e il ritorno tanta forza di volontà!), ma subito veniamo ripagati dalla vista sullo strapiombo che il sentiero ci offre. Ci immergiamo in questa distesa di sabbia e sassolini bianchi e troviamo un angolino tutto per noi, c’è spazio per tutti! È un paradiso incontaminato, non si trovano né lettini né ombrelloni. La giornata prosegue tra bagni in quest’acqua cristallina, coccole e relax.
Consiglio: camminando verso nord si può raggiungere una cava di argilla nella quale ci si può dedicare ad un trattamento di bellezza: i fanghi.
Ci concediamo una buona cena da Ricci Pescato & Fritto a Numana, il ristorante è molto semplice e accogliente, offre specialità di mare a prezzi contenuti da gustare nel dehor o sulla terrazza. Noi optiamo per un gran fritto misto di pescato del giorno, che si rivela ottimo, e una birra artigianale (tutto per €35). La cena ci soddisfa talmente tanto che ci ripromettiamo di tornare (purtroppo non riusciremo). Consigliato!
Dopo cena ne approfittiamo per una breve visita di Numana, passeggiamo per il comune e raggiungiamo Piazza Nova (nuova), punto panoramico sulla baia, la Torre di Numana e infine la Costarella, una delle vie più tipiche del paese: una lunga scalinata ricca di fiori, negozi e ristoranti, che percorriamo fino in fondo. Da non perdere!
Info:
- Coordinate parcheggio gratuito Mezzavalle: 43.566845, 13.572662
- Coordinate parcheggio a pagamento Mezzavalle: 43.566150, 13.573697
Giorno 5: Marcelli – Loreto – Recanati – Marcelli
A noi piace cambiare (come le scale di Hogwarts) quindi oggi non dedicheremo la giornata al mare, ma andremo a scoprire due cittadine ricche di storia e di cultura. Ci dirigiamo verso sud, al confine con la provincia di Macerata, e arriviamo a Loreto in circa 15 minuti di auto. Secondo la tradizione, gli angeli trasportarono da Nazareth su questa collina la casa natale di Maria; intorno alla reliquia fu poi costruita dapprima una chiesetta, poi l’enorme tempio che troviamo oggi (proprio così, una casa dentro una chiesa!). La città è oggi considerata la capitale della fede e della spiritualità nelle Marche, il Santuario della Santa Casa accoglie ogni anno pellegrini da tutto il mondo.
Ci dirigiamo in Piazza della Madonna ed entriamo nel santuario. Al suo interno la Santa Casa è protetta da un meraviglioso scrigno di marmo in cui sono scolpite figure di Profeti e di Sibille e scene della vita di Maria. Se l’esterno è sfarzoso, l’interno è raccolto, semplice e intimo; la fila per entrare nella Casa è lunga e la visita breve, ma ne vale la pena. Ci prendiamo del tempo per osservare i tre muri di mattoni della Santa Casa e la venerata Statua della Madonna, per poi proseguire la visita del Santuario scoprendone le numerose cappelle e sacrestie. Che siate religiosi o no, questo luogo merita la vostra visita, il vostro rispetto e la vostra curiosità.
Passeggiamo per Loreto e ci concediamo una pausa pranzo alla Piadineria Artigianale Magritte, dove troviamo una gran varietà di farciture e assaggiamo per la prima volta le olive ascolane al tartufo. Le piadine sono golose e ben farcite, e alle proposte tradizionali si affiancano quelle più particolari, contraddistinte dai prodotti tipici del territorio (€22 per due piadine, un cestino di olive ascolane e una bibita in lattina). Qui assaggiamo per la prima volta il Ciauscolo. Promossa!
Ci rimettiamo in macchina e ci muoviamo verso l’entroterra per scoprire Recanati, dove nel 1798 nacque Giacomo Leopardi. Sono proprio legati a lui i principali siti di interesse della città, a cominciare da Casa Leopardi. La visita è interessante e ci da modo di scoprire sfaccettature della vita di Leopardi che non avevamo avuto modo di studiare a scuola. Il palazzo custodisce la biblioteca, contenente oltre 200.000 volumi, dove il poeta trascorse gli anni di “studi matti e disperatissimi”, e si affaccia sulla piazzetta de “Il sabato del villaggio” e sulla casa di “Silvia”. Proseguiamo la visita verso il colle de “L’infinito” e passeggiamo per la città alla scoperta degli altri luoghi leopardiani, tra cui la casa della madre e la torre de “Il passero solitario”. Riusciamo a salire sulla Torre del Borgo (€ 5) appena prima della chiusura.
Giorno 6: Marcelli – Sirolo – Marcelli
Oggi andiamo alla scoperta di un altro scenario suggestivo nel cuore del Parco del Conero: la Spiaggia di San Michele e dei Sassi Neri. San Michele è una spiaggia di ghiaia bianca adatta a tutti, è raggiungibile sia a piedi sia tramite autobus pubblico (pagando €2 si può usufruire del servizio per l’intera giornata, i passaggi sono ogni 30 min).
Parcheggiamo in Via Vallone (€8) e ci incamminiamo tra le fronde del bosco, in una mezz’oretta di camminata arriviamo in spiaggia nei pressi dello stabilimento balneare “Da Silvio”; la passeggiata è piacevole e adatta a tutti. Qui si alternano tratti di spiaggia libera a stabilimenti balneari, è meno selvaggia di Mezzavalle e più affollata, ma comunque bellissima. Alle nostre spalle si affaccia una falesia bianca a strapiombo ricoperta dalla macchia mediterranea.
Proseguendo a piedi verso nord, dalla spiaggia di San Michele si arriva alla spiaggia dei Sassi Neri, che non deve il suo nome ai ciottoli che la compongono, bensì agli scuri scogli antistanti. Camminiamo scalzi fino a qui e torniamo indietro a nuoto.
Ci godiamo l’intera giornata tra sole, mare e relax.
Info:
Coordinate parcheggio Via Vallone: 43.530211, 13.612854
Giorno 7: Marcelli – Numana – Marcelli
Oggi torniamo a Numana e dividiamo la giornata in due: trascorreremo la mattinata in spiaggia e il pomeriggio in mare. Dalla Piazza Nova scendiamo a piedi fino alla Spiaggia del Frate, una caletta di ghiaia fine chiamata dai Numanesi “Sottosanta”, ossia “sotto al camposanto”, perché proprio sopra si ergeva il cimitero dove furono sepolti i colerosi nel corso del 1800. Qui vi è uno stabilimento balneare e, purtroppo per noi, l’area di spiaggia libera è molto piccola. Giusto il tempo di prendere un po’ di sole e di fare un paio di bagni ed è ora di mangiare, oggi niente pranzo al sacco, saliamo in paese e decidiamo di fermarci ad assaggiare qualche specialità locale da Delizie Marchigiane, ordiniamo una crescia bietola e formaggio, un cestino di olive ascolane e uno di cremini (crema fritta) accompagnati da una birra (€23).
Terminato il pranzo, decidiamo di favorire la digestione passeggiando per Numana, ripercorriamo poi la Costarella e giungiamo al porto.
Le spiagge sono tante, selvagge e nascoste, e vorremmo viverle tutte, purtroppo però facciamo i conti con il tempo a nostra disposizione. Non volendo avere rimpianti decidiamo così di ammirarle tutte dal mare, prenotando un’escursione in barca lungo la riviera del Conero: dal porto di Numana allo Scoglio del Trave. L’offerta per questo tipo di escursioni non manca, noi optiamo per una barca non grande in cui vi è posto per una decina di persone, non amiamo il caos e ricerchiamo sempre piccoli numeri e tranquillità. La scelta si rivela azzeccata, dividiamo la confortevole prua con una famiglia parmigiana e salpiamo! L’equipaggio ci racconta la storia della riviera e interessanti aneddoti sulle spiagge e sulle calette che la compongono, sono ragazzi appassionati e gentili; facciamo diverse pause bagno, il ritmo è lento e rilassato. L’uscita dura circa 6 ore e compresa nel prezzo (€55 pp) c’è un’ottima cena di mare preparata a bordo: spaghetti con le vongole, cozze di secondo (ne hanno preparate talmente tante che ci portano il bis e poi il tris), gelato con frutta, vino e acqua. Ceniamo non solo vista mare, ma in mezzo al mare, alla luce del tramonto, che serata magica! Lentamente rientriamo al porto e la giornata si avvia verso la conclusione.
Info: a Numana parcheggiamo nel maxi parcheggio a pagamento (d’estate) in Piazzale Adriatico.
Giorno 8: Marcelli – Sirolo – Ancona – Marcelli
Concludiamo in bellezza questa settimana di mare, oggi trascorreremo qualche ora nella spiaggia più bella e famosa di Sirolo: la Spiaggia delle Due Sorelle, chiamata così per i due scogli identici che emergono dal mare proprio all’inizio della baia e che, se osservati arrivando da Ancona, ricordano due suore in preghiera. Selvaggia e sprovvista di qualsiasi servizio, è raggiungibile solo via mare. Nonostante ciò è molto frequentata, in quanto, oltre che via canoa o pedalò, vi si può arrivare tramite le gite organizzate da I traghettatori del Conero (€25 a/r, caro per la brevità del tragitto), gli unici autorizzati ad attraccare. Trattandosi di un vero e proprio monopolio, bisogna rispettare i tempi di visita dettati dalla compagnia, organizzati su turni di sole tre ore, improrogabili.
Prenotiamo in anticipo e arriviamo poco prima della partenza al porto di Numana, il traghetto che parte alle 9:00 (ritorno in porto alle ore 12:00) è gremito di turisti, saliamo di fretta e scendiamo di fretta, tutti corrono per cercare di accaparrarsi un posto, alle 9:30 partirà un altro traghetto e la spiaggia diventerà molto affollata. Questa organizzazione non ci fa godere a pieno la meraviglia del posto in cui ci troviamo, peccato! Non è il modo in cui avevamo sperato di goderci la mattinata in questa spiaggia incontaminata. Se però come noi non volete perdervela, non vi è alternativa, forse solo arrivando in canoa fuori dagli orari del traghetto. Riusciamo comunque a goderci queste poche ore di sole, facciamo un paio di bagni e riusciamo anche a fare snorkeling, l’acqua è cristallina. Incontriamo alcune meduse e molti pesciolini.
Consiglio: se preferite limitarvi ad ammirare la spiaggia potete farlo dal Passo del Lupo. Il sentiero una volta conduceva fino alla spiaggia, ma ora è vietato percorrerlo. Fermatevi semplicemente in cima ad ammirare il panorama.
Rientrati a Numana è giunta l’ora di pranzare! Proviamo gli hamburger di pesce di Marta Street Food, ci dividiamo un polpo burger e uno shrimp crispy con gamberetti (buonissimi!), che accompagniamo a due birre fresche (€33). Terminiamo il pranzo pieni e soddisfatti.
Indecisi se goderci ancora un pomeriggio nella natura o approfittarne per scoprire una nuova città, decidiamo infine di visitare il capoluogo marchigiano: Ancona. Iniziamo la visita da Piazza del Plebiscito (chiamata dagli anconetani Piazza del Papa, per via della statua di Clemente XII antistante la Chiesa di San Domenico), facciamo un salto al Mercato delle Erbe, la cui struttura è in perfetto stile liberty, passiamo poi davanti alla Fontana del Calamo, alla Loggia dei mercanti (a mio gusto l’edificio più bello della città) e alla Chiesa di Santa Maria della Piazza, suggestiva chiesa di stile romanico. Proseguiamo uscendo dal centro e passando davanti alla Chiesa di San Francesco delle Scale e al Palazzo degli Anziani, per poi salire fino alla Cattedrale di San Ciriaco, dalla quale ci godiamo la vista panoramica sul Porto e sul Lazzaretto, compromessa dalle navi da crociera e da Fincantieri. Scendiamo poi al Porto antico di Ancona e arriviamo all’Arco di Clementino, dal quale, voltandoci, la vista sull’Arco di Traiano e sulla parte alta della città non è niente male. Decidiamo di tornare alla macchina attraversando il Parco del Cardeto, saliamo e approfittiamo per passare davanti all’Anfiteatro Romano.
Il Parco offre dei begli scorci sul mare, è molto grande e quasi ci perdiamo. Superiamo il forte e arriviamo al Campo degli Ebrei, suggestivo cimitero. Ancona è una bella città, ricca di storia, di palazzi e di chiese da vedere, di antichi resti da scoprire, purtroppo però l’abbiamo trovata un po’ trascurata e la visita non ci entusiasma, forse complici il caldo e l’afa che in una città così grande si fanno decisamente sentire.
Giorno 9: Marcelli – Elcito – Fiastra
È ora di lasciare Marcelli e con esso la riviera, proseguiremo il nostro viaggio verso sud. Decidiamo di visitare Elcito, luogo nascosto e incantevole nella provincia di Macerata, dove arriviamo dopo circa un’ora e mezza di viaggio. Si tratta di un piccolo borgo abbandonato, non vi abita stabilmente più nessuno. Il borgo non è accessibile in auto, bisogna parcheggiare circa 200 metri prima a bordo strada, in corrispondenza del bivio e del cartello che segnala l’inizio della frazione.
Incontriamo poche persone, passeggiamo tra le strette vie in (e godendoci il) silenzio. Il nucleo del paese è formato da case di pietra arroccate su uno sperone roccioso e circondate dal verde, qui il tempo sembra proprio essersi fermato.
Pranziamo al Ristoro Il Cantuccio, nonché unica attività in cui potersi rifocillare. Il ristoro è gestito da una giovane e gentile ragazza ed è aperto il weekend tutto l’anno, mentre apre tutti i giorni ad agosto. Ci dividiamo una pizza di montagna farcita con erbette e lardo, è abbondante e buonissima, e una birra artigianale prodotta proprio ad Elcito (€19). Fermatevi anche voi per pranzo qui!
Salutiamo questo borghetto incantevole e sostiamo brevemente alla Faggeta di Canfaito nella Riserva Naturale del Monte San Vicino e del Monte Canfaito. Qui ci rilassiamo sdraiati sul prato e passeggiamo tra i faggi secolari, il bosco è fiabesco, colorato di un verde intenso. Facciamo qualche piacevole incontro con delle mucche al pascolo.
Tempo di qualche foto e una veloce merenda ed è pomeriggio inoltrato. Risaliamo in macchina e ci dirigiamo verso la meta finale della giornata: il lago di Fiastra. Alloggiamo presso l’Albergo Sasso Bianco, un po’ datato, ma accogliente (€134/notte per una camera matrimoniale in formula mezza pensione, un po’ caro considerato che in paese ci sono diversi locali in cui poter mangiare). Per domani abbiamo in programma una breve escursione nei dintorni.
Giorno 10: Fiastra – Sarnano – Ascoli Piceno
Lasciamo l’albergo di buon’ora dopo un’abbondante colazione, ci muoviamo verso la diga del lago e parcheggiamo poco prima. Attraversiamo la diga a piedi e scattiamo qualche foto al lago, le cui acque color ciano brillano alla luce del sole. Percorriamo il tunnel e poi imbocchiamo il sentiero a destra che ci condurrà alle Lame Rosse, luogo affascinante e decisamente particolare, all’interno del Parco Nazionale del Monti Sibillini. È la mattina dell’8 agosto e il sole è già cocente, una volontaria all’inizio del sentiero dà indicazioni ai turisti e ricorda loro di non avventurarsi senza un’adeguata scorta d’acqua (assolutamente necessaria!).
L’itinerario, andata e ritorno sullo stesso sentiero, è lungo 7 chilometri e il dislivello è di 200 metri, è un’escursione praticamente adatta a tutti della durata di circa 3-4 ore a/r. Il primo tratto si percorre su un largo sentiero sterrato esposto, dove il sole si fa sentire, dopodiché il sentiero prosegue in salita nel bosco. Gli ultimi 15 minuti di cammino sono i più duri, per arrivare alla meta ci attende una ripida salita su un ghiaione e il caldo ci fa faticare ancora di più, ma dopo poco vediamo sbucare di fronte a noi i pinnacoli color ocra: le lame rosse, costituite principalmente da ghiaia tenuta insieme da argilla e limi. Uno spettacolo naturale suggestivo ed insolito, scattiamo tantissime fotografie, chiacchieriamo con alcuni ragazzi e ci godiamo la vista.
Il pranzo è rigorosamente al sacco, attenzione perché non vi sono punti di ristoro. Dopo aver mangiato, riprendiamo il sentiero e torniamo alla diga. Un’ultima sosta alla terrazza panoramica per scattare ancora qualche bella foto, dopodiché siamo pronti a lasciare il lago. Ci siamo riempiti gli occhi di bellezza, di colori accesi e di contrasti.
Proseguiamo il nostro viaggio in direzione sud-est verso Ascoli Piceno, passando per Sarnano non possiamo non fermarci. È un pittoresco paese della collina marchigiana, il centro storico è medievale e gli dedichiamo una passeggiata volentieri, da qui si gode inoltre di una bella vista sulle colline circostanti. Iniziamo a notare i danni dei terremoti del 2016.
Ci prendiamo un buon gelato e siamo subito pronti a ripartire, questa volta per arrivare a destinazione: Ascoli Piceno. Abbiamo prenotato una camera a 5 minuti di auto dalla città, nella campagna circostante, al B&B Terra di Mezzo, dove alloggeremo per le prossime 3 notti (€50/notte, camera matrimoniale con prima colazione). Il bed and breakfast è immerso nel verde e l’accoglienza è calorosa, ci rimarrà nel cuore.
Info:
Coordinate parcheggio Lame Rosse: 43.056498, 13.182048
Coordinate parcheggio Terrazza Panoramica: 43.056464, 13.173285
Giorno 11: Ascoli Piceno – Castelluccio – Norcia – Ascoli Piceno
Oggi è una giornata “bonus”, sconfiniamo in un’altra incredibile regione italiana: l’Umbria. Ci dirigiamo verso i Piani di Castelluccio, nel versante umbro dei Monti Sibillini; l’altopiano non è più in fiore in questo periodo, ma è colorato di sfumature verdi e gialle e assomiglia a una prateria, subito ci immaginiamo a cavallo come nel far-west.
Poco prima di raggiungere Castelluccio di Norcia si nota un bosco di conifere a forma di Italia sulle pendici della montagna; realizzato in memoria del primo centenario dell’unità, oggi caratterizza il panorama.
Ci fermiamo a scattare qualche foto e proseguiamo per raggiungere Castelluccio, sulla cima di una collina che svetta sulla piana. Purtroppo, dopo il terremoto, il borgo è quasi totalmente distrutto, ci piange il cuore, immaginiamo quanto dovesse essere bello prima delle macerie attuali; sulla piazza si affacciano le case, che ormai non esistono più. Ed è qui che decidiamo di fermarci a pranzare, gustiamo dell’ottima polenta al tartufo, degli arrosticini e una (immancabile) birra. Passeggiamo e acquistiamo le famose lenticchie di Castelluccio, ci fa piacere comprare prodotti locali, qui dove la maggior parte dei commercianti sopravvive ancora in un insieme di baracche di acciaio e legno; nate per ospitare provvisoriamente le attività, dopo cinque anni, sono ancora qui.
Dopo pranzo proseguiamo verso Norcia, altra perla umbra. È piacevole passeggiare tra le sue vie e qui le norcinerie offrono continuamente assaggi delle loro carni e dei loro salumi, non ci tiriamo indietro! Sulla piazza principale si affacciano i più importanti e antichi edifici storici della città: intorno alla statua dedicata a San Benedetto troviamo la Castellina, il palazzo Comunale, la Basilica di San Benedetto (di cui purtroppo è rimasta solo la facciata) e la Concattedrale. Anche a Norcia, fuori dalle mura, sono stati portati dei container in legno per ospitare le attività commerciali che prima occupavano edifici in città, ora distrutti o a rischio crollo. La maggior parte degli edifici ancora in piedi è rivestita da impalcature e notiamo qua e là striscioni e scritte con i quali la popolazione reclama fondi per ricostruire. Dopo 5 anni le soluzioni sono ancora provvisorie e non sembra che la ricostruzione sia vicina, capiamo la rabbia e la frustrazione. Anche qui procediamo con qualche acquisto da portare con noi a Torino per qualche regalo a familiari e amici: birra di lenticchia, prosciutto, salame e un panino (questo per merenda, però!).
Ripartiamo e percorriamo la SS685 per tornare verso Ascoli Piceno. La strada costeggia Pescara del Tronto e Arquata del Tronto, deviamo verso quest’ultima, ma un cartello indica il divieto di proseguire in macchina. Scorgiamo dal basso le macerie, la cittadina risulta totalmente distrutta, decidiamo di non proseguire oltre.
La giornata è stata pesante, ma bellissima, siamo contenti di aver dedicato una giornata a queste zone, rimaste sospese dopo i terremoti che le hanno segnate.
Per cena ci concediamo un giro per le vie di Ascoli Piceno e un ottimo pasto da Migliori, dove ci dividiamo un buon fritto misto all’ascolana, specialità del Piceno: costolette di agnello, cremini, zucchine, carciofi e le immancabili olive all’ascolana (qui nella loro versione classica e al tartufo), più due bibite (€20). Tappa obbligatoria!
Giorno 12: Ascoli Piceno – Offida – San Benedetto del Tronto – Ascoli Piceno
Il nostro B&B ci offre una deliziosa colazione dolce e salata, le torte sono fatte in casa e i salumi del territorio sono buonissimi! Ci svegliamo immersi nel verde, la nostra camera è in una struttura staccata dall’edificio principale, ha un ingresso indipendente e un bello spazio all’aperto a nostra disposizione affacciato sulle colline circostanti.
Ieri ci siamo mossi verso l’entroterra, oggi torniamo al mare! Saliamo in macchina in direzione Riviera delle Palme; la prima tappa è però Offida (a circa 30 minuti di auto da Ascoli), antico borgo inserito tra i più belli d’Italia, patria del merletto a tombolo, a cui è anche dedicato uno dei musei della città, una lavorazione ancora oggi diffusa (non è infatti raro cogliere signore intente a lavorare, sedute fuori dalle porte delle case). E ad accoglierci fuori dalle mura è proprio il monumento delle merlettaie. Il centro del paese è Piazza del popolo, di forma triangolare, su cui si affacciano il Palazzo comunale, il teatro e due chiese. L’incredibile Chiesa di Santa Maria della Rocca, che svetta su una collina alla fine del paese, è uno degli edifici di culto più belli della provincia ed è nota per una particolarità: dal portale si accede direttamente nella bassa cripta in muratura, dalle volte a crociera. Da una scala laterale si accede poi alla chiesa superiore. La visita costa €3 e la consiglio.
Per pranzo arriviamo a San Benedetto del Tronto (40 minuti da Ascoli), passeggiamo a piedi per il porto e cerchiamo un bel posticino in cui rifocillarci, magari con del buon pesce. Optiamo per Cucina al Porto – Since 1978, il locale è molto ampio e, seppur si presenti come turistico, offre piatti molto belli e buoni, i piatti di pesce della tradizione qui sono leggermente rivisitati e noi li apprezziamo molto, ordiniamo: polpo e patate con paprika, calamari sottovento, uno sfilettato al forno, un’insalata mista, una crema catalana, due calici di vino e due caffè (€45,50).
Dopo pranzo ci rilassiamo camminando per la cittadina, percorriamo il suo lungomare ornato dalle palme (da qui il nome della riviera). Sarò onesta: questo tipo di località di mare non mi rapisce.
Stancati dal caldo asfissiante di questo 10 agosto, decidiamo di tornare ad Ascoli Piceno e finalmente le dedichiamo un intero pomeriggio di visita. La città è elegante e ordinata, la maggior parte degli edifici sono in travertino e le donano un’aria antica e maestosa, calma di giorno e animata di sera. Da non perdere: Piazza Arringo, che ospita Migliori (vedi giorno 11) e su cui si affacciano il comune, Palazzo Arengo (entrate nel suo delizioso cortile, che ospita illustri busti in pietra), e la Cattedrale di Sant’Emidio. Piazza del Popolo è il “salotto di Ascoli”, una lunga piazza rettangolare su cui si affacciano splendidi edifici, tra cui la Chiesa di San Francesco (o meglio, il suo lato destro) e il Palazzo dei Capitani del Popolo. Su corso Mazzini troverete la loggia dei mercanti e girato l’angolo su Via del Trivio l’ingresso della chiesa. Il centro di Ascoli è un intricato sistema di stradine che sono chiamate rue, di queste non perdetevi la Rua delle Stelle, a strapiombo sul Tronto (di giorno per catturare lo scorcio che offre in una bella foto), e la Rua Lunga. In Via Carso, fuori dal centro, andate poi ad ammirare la piccola Chiesa di Sant’Emidio alle grotte, scavata nel tufo.
Ci sediamo per un tranquillo aperitivo da Siamo Fritti in Piazza Simonetti: due spritz, olive all’ascolana (questa volta vegetariane, che a me sono piaciute più delle tradizionali, ma non ditelo agli ascolani!), cremini e due bruschette (€19). Nel frattempo la città si ravviva e i locali iniziano a riempirsi di ragazzi. Ci facciamo poi attirare dalle pizzette della Pizzeria Ascolana dal 1954, sempre in piazza, e ceniamo così, seduti su un muretto, con due pizzette rosse buonissime e una birra (€5,50). Da non perdere!
Giorno 13: Ascoli Piceno – Grottammare Alta – Ripatransone – Moresco – Urbino
Oggi lasciamo il nostro B&B immerso nel verde e ci spostiamo verso nord per raggiungere l’ultima delle nostre basi. Non riusciamo ad arrivare a destinazione senza fermarci a visitare qualche bel borgo, primo di questi: Grottammare Alta, immersa in una lussureggiante vegetazione. Questo vecchio paese, sulla collina, è inserito tra i “Borghi più belli d’Italia”. Ci incamminiamo tra le sue stradine e raggiungiamo “i belvedere”, perché la sua posizione privilegiata offre splendidi panorami su Grottammare e sull’Adriatico: il portico balconato in Piazzetta Peretti, il Torrione detto della battaglia e la terrazza panoramica sulla collina che domina il borgo (dove si trovano anche i resti di una Rocca eretta nei secoli IX-X).
Proseguiamo il nostro tour e ci dirigiamo a Ripatransone, il borgo appare come organizzato su terrazzamenti e una lunga scalinata (in Via Margherita) permette di raggiungere i suoi diversi livelli. Le stradine strette e gli edifici in mattone rosso sono decorati con piante e fiori, siamo gli unici visitatori, che fortuna! Qui non perdetevi il Vicolo più stretto d’Italia (o, almeno, uno dei tanti così definiti), si trova tra Via Sante Tanursi e Via Francesco Lunerti, percorretelo e scattate una foto ricordo, dopodiché dirigetevi come noi al Belvedere sulle colline del Piceno e proseguite il vostro viaggio.
Prossima tappa: Moresco, anch’esso tra i “Borghi più belli d’Italia”, piccolo comune di 546 abitanti (che scendono a un centinaio se consideriamo il solo borgo medievale) della provincia di Fermo. Arriviamo per ora di pranzo e ci siamo solo noi, è tutto chiuso e tutto tace, questo rende la nostra passeggiata ancora più deliziosa. Il paesino è stato eretto prima dell’anno Mille e nel Duecento è diventato roccaforte di Fermo durante la guerra contro Ascoli, oggi appare esattamente com’era nel Medioevo. La pianta è a forma di punta di freccia e la torre dell’orologio presenta una rarità: ha sette lati, non si sa se per via di un errore o una scelta. Da qui non manca una splendida vista sulla marca fermana e sul mare in lontananza.
Consiglio: cercate la terrazza panoramica, qui un cartello invita a scambiarsi un bacio :*
Dopo un paio di ore di viaggio, raggiungiamo la destinazione finale della giornata: Urbino. Abbiamo ancora le forze per concederci un breve giro della città di Raffaello, che però ci riserviamo di scoprire più a fondo domani. Siamo capitati a Urbino nei giorni della Festa del Duca, la città è viva: è pieno di locali per studenti, i negozi sono aperti fino a tardi, incontriamo gruppi di ragazzi in costume, insomma, è una festa! Parcheggiamo in Viale Bruno Buozzi e subito la cittadina ci accoglie con la sua Via Raffaello, una lunga strada in discesa (sarà il ritorno il problema ahah) in sanpietrini che conduce sino a Piazza della Repubblica.
Per cena ci fermiamo alla Pizzeria il Ghiottone, che offre una vasta scelta di pizze originali e anche un po’ gourmet a prezzi decisamente contenuti. Il servizio è veloce, facciamo appena in tempo a trovare posto in uno dei tavoli all’esterno che subito arrivano le nostre pizze (una “pizza del duca” con prosciutto di cinghiale, mozzarella, casciotta, noce moscata e pepe e una “tartufata” con mozzarella, salsa tartufata e salsiccia), grandi e buone (€21,50 per due pizze e una birra).
Curiosità: a Urbino le vie sono strette e sempre in salita (o in discesa) e i locali con tavoli all’esterno si sono attrezzati con rialzi per far sì che si stia seduti sempre in piano.
Per queste ultime tre notti alloggeremo all’Agriturismo Varea Le Coste, si trova a 5 minuti di macchina da Urbino, ma anche qui sembra di essere in campagna. Abbiamo un piccolo appartamento con ingresso indipendente e uno spazio esterno (€50/notte). La sera è tutto buio e silenzioso, ma il cielo è illuminato da una miriade di stelle e noi concludiamo la giornata a caccia di stelle cadenti!
Giorno 14: Urbino
Dedicheremo la giornata alla scoperta di questa incredibile città, tra cultura, arte e vita cittadina.
Urbino e il suo centro storico, Patrimonio Mondiale UNESCO, incarnano il sogno di Federico da Montefeltro di realizzare una città ideale del Rinascimento. Il nostro tour inizia proprio con una visita al Palazzo Ducale, struttura architettonica in puro stile rinascimentale, nonché progetto più ambizioso del Duca. Oggi ospita la Galleria nazionale delle Marche (€2 tra i 18 e i 25 anni, €8 intero), visitata ogni anno da centinaia di migliaia di persone. Superata la porta d’ingresso, ad accoglierci è il Cortile d’Onore, una delle realizzazioni emblematiche della cultura prospettica del Rinascimento urbinate. Al suo interno visitiamo una delle più belle ed importanti collezioni d’arte del Rinascimento italiano e riconosciamo alcuni dei quadri che abbiamo studiato a scuola, come la “Flagellazione” di Piero della Francesca e la “Città ideale”. La stanza più bella è, dal mio punto di vista, lo Studiolo del Duca, un ambiente intimo e interamente decorato su volontà del Duca Federico. Nella parte alta vi sono 14 ritratti di uomini illustri (personalità ecclesiastiche e laiche) ai quali si ispirava il Duca stesso.
Consiglio: acquistando i biglietti di ingresso online eviterete la lunga coda che si forma ad ogni ora del giorno.
La visita del Palazzo ci occupa quasi tutta la mattinata, una volta usciti ci dirigiamo verso la vicina Cattedrale di Santa Maria Assunta (tra l’altro ristrutturata nel 1789 in stile neoclassico dall’architetto Giuseppe Valadier, vi ricorda qualcosa?). La facciata bianca, con le sue statue, si pone in contrasto con il rosso mattone degli edifici circostanti; l’interno, recentemente ristrutturato, è in stile classico e ospita il Museo Diocesano dedicato alla famiglia Albani.
Ci concediamo subito dopo un pranzo semplice, ma molto goloso: in Piazza della Repubblica c’è Il buco, locale storico le cui specialità sono crescia e pizza al taglio. Finalmente assaggiamo la crescia sfogliata di Urbino, ne prendiamo una con ciauscolo marchigiano ed erba cotta, e una con salsiccia, verdura e casciotta di Urbino (buonissime!). Totale: €17 per due cresce e una bibita.
L’accesso principale alla città è Porta Valbona, che si apre su Piazza Mercatale, da qui si possono osservare e ammirare le antiche mura e le torri di Urbino. Raggiungiamo la piazza percorrendo la Rampa Elicoidale che prendiamo da Corso Garibaldi.
Rientriamo in città da Porta Valbona su Corso Mazzini. Saliamo le scale e passeggiamo tra i vicoli che si intersecano con via Raffaello, alla volta di due oratori: San Giuseppe e San Giovanni. L’Oratorio di San Giuseppe custodisce l’unica chiesa barocca della città, da visitare anche il presepe in stucco risalente al Cinquecento. Entrando nell’Oratorio di San Giovanni Battista siamo invece circondati dagli affreschi cinquecenteschi che decorano per intero le pareti della chiesetta; gli unici totalmente integri sono l’affresco dietro l’altare, che racconta la Crocifissione, e il ciclo di affreschi sulla parete destra, che racconta la vita di San Giovanni Battista. Con €5 pp li visitiamo entrambi.
Purtroppo non facciamo in tempo a visitare la Casa di Raffaello. Percorriamo allora in salita via Raffaello per raggiungere la Fortezza Albornoz e il Parco della Resistenza, terrazza panoramica e punto romantico, con vista privilegiata su Urbino. Ci godiamo la bella vista colorata con i toni sempre più aranciati del tramonto che si sta avvicinando.
Per cena abbiamo prenotato alla Trattoria del Leone, qui ci dividiamo una frittata con zucca gialla, funghi porcini e formaggio al forno come antipasto e dei ravioli all’ortica con casciotta come primo piatto, a seguire prendiamo due dei secondi presenti nel menù: coniglio in porchetta con olive e verdura cotta e porchetta marchigiana con patate, due birre e un caffè (€68). La cucina è tipica e casalinga, il locale accogliente e famigliare, una vera e propria trattoria. I prezzi sono onesti ed è tutto buono!
Giorno 15: Urbino – Furlo – Urbania
Nuovo giorno, nuova avventura! Saliamo in macchina e ci dirigiamo verso la Riserva Naturale Statale Gola del Furlo vicino a Fossombrone, abbiamo appuntamento con la guida e con gli altri partecipanti, che cosa ci aspetta? Abbiamo prenotato due attività attraverso il Tour Operator Il Ponticello (€50 pp). Ci arrivano tutte le indicazioni relative a orari e appuntamento via Whatsapp qualche giorno prima e una volta incontrata la guida risaliamo in macchina, che lasceremo alla partenza del sentiero. La prima attività è, infatti, una breve escursione verso una terrazza panoramica da cui si gode di un panorama mozzafiato sulla gola. Gli ultimi 3km di strada in macchina non sono asfaltati, tuttavia sono percorribili anche con una semplice Punto come la nostra.
Siamo un gruppo piccolo, qualche coppia, una famiglia, in una mezz’ora raggiungiamo la terrazza che la guida ci rivela essere la “testa del Duce”, scolpita nel 1936 come omaggio a Mussolini; il monumento ne raffigurava la fronte, il mento e il naso rivolti verso il cielo. Mussolini, non contento, ebbe addirittura da ridire per via della posizione che lo ritraeva steso come se fosse addormentato (“il Duce non dorme mai!”). In seguito bombardata, mantiene comunque i lineamenti del volto, anche se non più ben riconoscibili. È, in ogni caso, un pezzo di storia. Da qui possiamo ammirare il nido delle aquile e le acque turchesi del Metauro.
Tornati alla macchina ci dirigiamo verso la forra di San Lazzaro, un vero e proprio canyon scavato dal movimento incessante dell’acqua e dai detriti, per la seconda attività: una discesa in canoa sul fiume. Che bella esperienza! Come prima cosa ci viene fatto un piccolo corso e ci viene fornita tutta l’attrezzatura necessaria, imparate le basi (rideremo parecchio) ci sediamo nella canoa (noi abbiamo scelto due singole) e iniziamo a remare circondati da rocce alte anche 30 metri. La guida ci da informazioni sulle Marmitte dei giganti e scatta numerose foto che ci invierà qualche giorno dopo. Terminata la discesa in canoa, prima di tornare indietro, ci fermiamo in un punto del Metauro in cui vi sono delle splendide piscine naturali, facciamo un bagno e qualche tuffo.
Le Marmitte dei Giganti sono delle pozze scavate nella roccia dal fluire vorticoso dell’acqua, possono essere molto piccole e molto profonde. I più impavidi si tuffano in una di queste, una pozza poco più larga di una persona, ma profonda diversi metri.
Tornati indietro lasciamo canoa e attrezzatura (casco, giubbotto salvagente, pagaia) e ci dirigiamo verso l’auto per asciugarci e cambiarci.
Consiglio: in canoa vi basterà portare solo un marsupio impermeabile per tenere con voi lo smartphone qualora voleste scattare qualche foto. Mettetevi la crema solare, il costume, le scarpe da scoglio e una maglietta a maniche corte. In macchina preparate un asciugamano e un cambio completo.
Anche se l’ideale per ammirare la gola è partecipare ad un’escursione in canoa o kayak, se non è un’attività che fa per voi vi consiglio comunque di non perdervi il paesaggio. Potete ammirare il piccolo canyon dal ponte in strada Parrocchia San Venanzio.
Ci asciughiamo, cambiamo e dirigiamo a Urbania e qui decidiamo di pranzare alla Trattoria del buongustaio da Doddo, locale scelto per partecipare al programma “4 ristoranti”. Qui mangiamo un crostone con uova al tegamino, tartufo nero e primo sale; poi, ravioli con funghi, noci e tartufo nero e cappellacci ai formaggi con zucchine, mentuccia e fiori. Super! Totale: €60 per un antipasto, due primi, una birra, un’acqua naturale, due dolci e due caffè.
La visita ad Urbania non è casuale, siamo infatti curiosi di visitare una chiesa molto particolare: la Chiesa dei Morti, che sorge a due passi dalla Chiesa di Santa Caterina (vale la pena di visitare anche quest’ultima che, dietro una abbastanza anonima facciata in mattoni, nasconde un interno con decorazioni in pieno stile barocco). Della Chiesa dei morti è la cripta ad interessarci, poiché questa conserva il Cimitero delle Mummie, noto per un curioso fenomeno: la mummificazione naturale, dovuta ad un particolare fungo che ha essiccato i cadaveri (€ 3 pp). Qui sono esposte 18 mummie di cui vi verrà raccontata la storia, vi anticipo solo qualcosa: c’è il farmacista che, ossessionato dalle mummie ritrovate, ha studiato il composto che ha poi utilizzato su di sé per essere conservato dopo la morte; c’è una donna morta di parto e su uno dei corpi è addirittura visibile la pelle d’oca. Un’altra particolarità è quindi che i corpi mummificati appartengono a persone comuni, e non a personaggi illustri. Non consiglio la visita se siete facilmente impressionabili, in quanto i corpi sono perfettamente conservati e la loro vista può essere tanto affascinante quanto sconcertante; inoltre, la stanza pullula di teschi e il lampadario è decorato con femori umani. Se invece, in qualche modo, anche voi subite il fascino del macabro, la visita è assolutamente consigliata.
Successivamente ci spostiamo sul Ponte del Riscatto, che offre scorci interessanti sul Metauro, su Urbania e soprattutto sul suo Palazzo Ducale, che non riusciamo a visitare per via dell’orario.
Rientrati ad Urbino, ancora pieni dal pranzo, ceniamo con un buon aperitivo da Fuoritema (€21 per tre cocktail e un ricco tagliere).
Giorno 16: Urbino – Sassocorvaro – Torino
Ultimo giorno di vacanza, ultimo giorno di Marche.
Lasciamo l’agriturismo abbastanza presto per un’ultima tappa marchigiana: Sassocorvaro, luogo strategico per la geopolitica di Federico da Montefeltro, come dimostra la sua Rocca Ubaldinesca. La Rocca è una fortificazione costruita nella seconda metà del 1400 da Ottaviano Ubaldini (fratello del Duca Federico) e da Francesco di Giorgio Martini; si distingue da tutte le altre architetture militari per la sua particolare forma a testuggine. È anche sede della Pinacoteca comunale, ma ciò che merita la visita sono la rocca stessa (che al suo interno presenta anche un piccolo teatro) e i signori della pro-loco che vi accompagneranno in una visita guidata, tutt’altro che breve (circa un’ora per €5 pp), tra la storia del Montefeltro, delle mire geopolitiche del Duca e dei rapporti con il fratello, di Sassocorvaro e della Rocca stessa. Siamo gli unici visitatori e veniamo accolti calorosamente, le nostre guide sono talmente appassionate e gentili che quasi ci dispiace andar via.
Ahinoi, il tempo stringe, dobbiamo pranzare e poi metterci in macchina per rientrare a Torino. Sono proprio loro a consigliarci di mangiare al Nido del Corvo, ristorante con vista panoramica sul vicino lago di Mercatale. Il pranzo è di pesce (di mare, nonostante sia vista lago) e con una tagliatella alle cozze, un fritto misto, un buon calice di vino e un dolce sulla terrazza panoramica (€49) si concludono così le nostre due settimane alla scoperta di questa splendida regione.
Se siete arrivati fin qui, spero che questa (abbastanza lunga) lettura vi sia piaciuta!
Ciao e buon viaggio!
Alla prossima