Valle dei Templi ad Agrigento

Un selfie alla Valle e non solo
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Per il 1° Maggio di quest’anno, io ed i miei amici abbiamo deciso di visitare il Museo archeologico e la Valle dei Templi di Agrigento, approfittando dei biglietti gratuiti garantiti la prima domenica di ogni mese, ai parchi, ai luoghi di interesse monumentale dello Stato italiano.

Dopo una colazione più che sostanziosa, con bombolone fritto alla ricotta e caffè al solito bar, carichi e curiosi, ci siamo messi in auto. Il nostro tragitto è stato piuttosto breve, circa 20 minuti, poiché la partenza era da Siculiana, nostro comune di residenza che dista circa 18 km dal sito UNESCO patrimonio mondiale dell’umanità.

Punto di arrivo scelto è stato il parcheggio in prossimità dell’ingresso Porta V. Gli altri accessi sono o sotto al tempio di Giunone o vicino al teatro ellenistico.

Tra le bancarelle e i souvenirs abbiamo fatto la fila e dopo una breve ispezione alle borse ci hanno consegnato il biglietto che sarebbe costato intero €10 a persona.

La visita alla Valle dei Templi

Il percorso è iniziato accompagnati da mandorli, non più fioriti ma in frutto e verdeggianti. Abbiamo raggiunto così l’iconico Tempio dei dioscuri Castore e Polluce: solo 4 colonne doriche ricostruite, una porzione di frontone e già si avverte una forte emozione e la vibrante energia emanata dal materiale tufaceo giallo ocra, caratteristico proprio dei templi agrigentini. Camminando tra le rovine del Santuario delle Divinità Ctonie, ci scorgiamo a guardare gli alberi da frutto e la curata vegetazione del giardino della Kolymbethra, ovvero una suggestiva area archeologica e agricola coltivata all’interno della Valle.

Il bene gestito dal FAI, di importanza naturalistica e paesaggistica, che custodisce il Tempio di Efesto e alcuni ipogei, però non aderisce all’iniziativa del ticket gratis perciò abbiamo preferito proseguire la nostra passeggiata archeologica tra il gigante telamone disteso e i resti dell’imponente tempio di Giove Olimpico. Attraversando una passerella di ferro sospesa sulla strada provinciale, abbiamo poi raggiunto il tempio di Ercole, il più vecchio a quanto pare dei templi, dopodiché ci siamo rifugiati sotto ad un passaggio della villa Aurea perché si era messo a piovere forte. Pazientemente superata l’improvvisa precipitazione primaverile, ci siamo diretti verso il meraviglioso tempio della Concordia. In un ottimo stato di conservazione, l’edificio dorico mostra una sequenza di  colonne e capitelli che chiaramente dimostrano la grandiosità del pensiero aulico della Magna Grecia. Immancabile è stato il selfie con l’opera scultorea moderna rappresentante Icaro caduto dell’artista Mitoraj. Infine, tra le necropoli e gli arcosoli, siamo arrivati sino alla parte più estrema del parco posta ad est dove si erge in alto, in posizione dominante, il tempio di Giunone.

Abbiamo quindi rifatto la via di ritorno, raccogliendo qualche mandorla, facendo il verso a delle capra girgintana o fotografando ginestre in fiore, fichi d’india e secolari ulivi, mentre da una parte ci accompagnava il paesaggio aperto verso il mare e dall’altro racchiuso dalle costruzioni della città contemporanea.

Ripresa l’auto ci siamo spostati al Viale della Vittoria e in una caffettiera abbiamo pranzato con arancini al ragù e brioches con gelato a due gusti: pecorino e pistacchio.

Museo Regionale ‘Pietro Griffo’

Appagati ci siamo rimessi in marcia alla volta  del Museo Regionale ‘Pietro Griffo’, costruito inglobando un monastero trecentesco, sul poggio San Nicola dove sorge la chiesa omonima, l’Ekklesiasterion, il cosiddetto Oratorio di Falaride e l’edificio del Bouleuterion.

Ben 17 sale fanno da scrigno architettonico ai tesori archeologici dell’antica Akragas e della Sicilia. Ci siamo lasciati coinvolgere dai percorsi espositivi commentando entusiasti quasi ogni vaso decorato o le impressionanti ceramiche, i manufatti, i bronzi, le statuette votive ed i reperti più interessanti. All’uscita c’era ancora il sole alto e l’orario ci permetteva di fare un’altra imperdibile fermata poco lontana.

Direzione Casa di Pirandello! Il premio Nobel per la letteratura risiedeva in zona Caos. A fianco di un largo piazzale ecco l’abitazione rurale costruita su due livelli, semplice e tradizionale, sia per materiali che per forme. In poche stanze, ospita alcuni ricordi dell’autore, opere  pittoriche di famiglia e interventi di realtà virtuale. Purtroppo siamo arrivati troppo tardi per fare a piedi la camminata che porta al luogo dove prima c’era un bellissimo pino marittimo e sono conservate le ceneri del Maestro. Consiglio di arrivare più di un’ora prima rispetto all’orario di chiusura del sito e magari iniziare proprio da questa visita esterna tra il mare e la campagna che tanto ispirarono le vicende teatrali e le storie dei romanzi pirandelliani. Al rientro abbiamo scelto di abbandonare  la Strada Statale 115 per entrare a Porto Empedocle, scendere verso il porto, passare davanti alla torre Carlo V e sentire quasi le battute pungenti del commissario Montalbano, pensate e scritte da un altro Maestro della letteratura italiana, figlio di questa terra, il mitico Andrea Camilleri.

Proseguendo per la strada che corre lungo tutta  la zona costiera abbiamo fatto anche una breve sosta per affacciarci dallo spazio panoramico con vista mozzafiato sulla Scala dei turchi. Non ci siamo fatti mancare proprio nulla! E quando ormai la giornata volgeva al termine ed il sole rossastro tramontava, noi quattro ritornavamo a casa. Ripresa la Statale, d’un tratto il caratteristico panorama di Siculiana ci appariva come una mamma che riaccoglieva a braccia aperte i propri figli, allegra,  col bagliore luccicante delle luminarie della festa patronale.

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