Thailandia e Cambogia 2020
Il nostro viaggio inizia a Bangkok, dove atterriamo il martedì mattina alle 8:30. Ritiriamo l’auto direttamente in aeroporto (il costo per tutti i giorni è di 322€ con Thrifty) e partiamo subito per Ayuttaya, 93 km a nord: impieghiamo circa 1 ora e mezza per arrivare a destinazione. Dopo aver fatto il check in nella guest house prenotata su Booking ( il “Q Zone Boutique House”, abbiamo speso 42€ in due, ma dopo il viaggio necessitavamo di una sistemazione di buon livello per riprenderci), inforchiamo le bici che la struttura ci fornisce gratuitamente e partiamo alla scoperta del Parco Storico. E’ un complesso molto vasto, proprio accanto al centro della città nuova, e muoversi in bici o scooter è la migliore soluzione. Si passa dai wat (templi) in stile Kmer a quelli più moderni, dagli stagni pieni di ninfee ed iguane alle statue del buddha disseminate un po’ ovunque. A nostro parere, da non perdere sono Wat Phra Si Sanphet, Wat Maha That e Wihan Phra Mongkhon Bophit. Alla sera decidiamo di esplorare il Night Market di Ayuttaya, dove scopriamo che mangiare in queste bancarelle all’aperto è veramente un’esperienza fantastica!
Il secondo giorno ci spostiamo a Lopburi, un viaggio di circa 120 km in cui facciamo diverse soste. La prima è poco fuori Ayuttaya, al Wat Phu Khao Thong: è una struttura affascinante, ed essere qua di prima mattina, senza turisti in giro, rende la visita senz’altro migliore. Tre quarti d’ora di macchina direzione nord e raggiungiamo Wat Muang, uno dei posti destinati ad essere icone del nostro viaggio. E’ un complesso molto grande e certamente abbastanza recente, ma lascia a bocca aperta. Intanto la statua dorata del Buddha alta 92 metri: è come un faro che vedi da lontano svettare su tutto, e pian piano che ti avvicini al suo cospetto ti fa sentire dannatamente minuscolo. Poi il resto: stagni con i pesci gatti, installazioni artistiche bizzarre, statue di fantasiosi guerrieri, templi bellissimi e luccicanti, statue di monaci che sembrano vere, mercatini. Segnatevi il nome di Wat Muang, non potete perdervelo! Da qui ci spostiamo una decina di km per andare a visitare la bellissima statua del Buddha sdraiato, nel complesso di Wat Khun Inthapramun: è interessante vedere molte persone riunirsi attorno a questa statua immersa nel verde a portare offerte di fiori e pregare. Continuando in direzione nord ci fermiamo per pranzo nei pressi della cittadina di Chaiyo dove lungo la strada mangiamo il miglior pad Thai di questo viaggio al Pad Thai Kung Yim: se siete in zona segnatevi anche questo posto!
Prossima tappa sono il Wat Phrabat Nam Phu e Tham Khao Khiao Priest’s Camp Site. Il primo è un monastero, con una parte ancora in costruzione: se non temete gradini e scimmie è un luogo che consigliamo di visitare. Il secondo sembra invece più un deposito di statue sacre, e la visione d’insieme che si presenta è davvero notevole. Ultima tappa di questa giornata è la città di Lopburi, capoluogo dell’omonima provincia. La città di per sé non offre grandi spunti di visita, ma è particolare per il gran numero di scimmie che vivono nel centro storico e soprattutto al Prang Sam Yod, un tempio Kmer accanto alla ferrovia. Bellissimo anche il mercato serale che si è tenuto proprio nella strada sotto la nostra guest house (abbiamo prenotato al Noom Guest House, molto carino, 15€ a notte in due). Il terzo giorno è più che altro uno spostamento da Lopburi a Sukhothai (320 km, quasi 4 ore e mezza di viaggio). Lungo la strada, nei pressi della città di Nakhon Sawan, facciamo due visite. La prima è al Wat Tham Bo Ya, un tempio ricavato in una grotta; qui non vedono molti turisti stranieri, quindi l’aria che ci si respira è autentica. inoltre qui abbiamo fatto la nostra prima offerta al Buddha (fiori, candele e incensi) per calarci un po’ in questa spirituale atmosfera thailandese. La seconda tappa è poco distante, ed è il complesso del Wat Si Uthum Phon: segnatevi anche questo nome perché è un posto eccezionale! Templi bellissimi e pulitissimi, antiche case in legno e dragoni e guerrieri che spuntano ovunque. Iniziamo pian piano ad avere familiarità con questo modo di vivere la spiritualità di questo popolo: loro pregano in questi posti che a noi occidentali possono quasi sembrare parchi dei divertimenti, ma lo fanno con devozione e serenità, senza farsi distrarre da tutto ciò che li circonda. Da qui, in 2 ore e mezza raggiungiamo finalmente Sukhothai, che è una delle tappe segnate in rosso sul nostro itinerario di viaggio. Stiamo qui due notti ( dormiamo all’ “Old City Guest House” al costo di 11,5€ al giorno colazioni comprese), perché abbiamo intenzione di dedicare tutto domani alla scoperta dell’immenso Parco Storico.
Sukhothai si rivela essere effettivamente una delle tappe più belle di questo viaggio. La giornata inizia prestissimo: alle 6 non riesco più a dormire, a mi alzo per fare due passi fuori. Poco lontano, su un ponte che conduce su una piccola isola dove si trova il Wat Traphang Thong, una fila ordinata di persone inginocchiate aspetta l’arrivo dei monaci del tempio per consegnare loro le offerte. Vedere questi monaci arrivare avvolti nelle loro vesti arancioni, vederli compiere questi movimenti così lenti e delicati, sentirli pregare intonando cantilene ipnotiche è un’esperienza che auguro a tutti di poter fare almeno una volta nella vita. Noleggiamo in città uno scooter all’esorbitante cifra di 7€ al giorno, e iniziamo ad esplorare il parco partendo dalla zona accanto al centro della cittadina: è tutto un susseguirsi di templi in rovina, statue del Buddha, stagni, paesaggi da cartolina ovunque. Segnaliamo il Wat Maha That, il Wat Srasri e il Wat Si Sawai; tenete presente comunque che ovunque decidiate di pernottare riceverete una cartina del Parco e vi verranno segnalati dai disponibilissimi gestori tutti i monumenti più interessanti, nonché gli itinerari migliori per visitarli. Nella zona invece poco più lontana, appena oltre i fossati difensivi della città vecchia, assolutamente da non perdere è Wat Si Chum, con la sua statua gigante del Buddha “inscatolata” tra 4 mura, che saprà lasciarvi senza fiato per la sua bellezza e spiritualità. Segnaliamo ancora, nella zona 3, cioè quella più distante dal centro, il Wat Saphan Hin: si tratta di un piccolo tempio in cima ad una ripida collina, ma che offre tranquillità e una bella vista su tutto il Parco. Il tempo di un fantastico drink alla frutta al Coffee kiang muang e torniamo alla base. Alla sera ci siamo concessi una buonissima cena a base di Pad Thai al Sureerat Restaurant (sulla strada principale, vicino al Mercato): cucinano veramente alla grande! Il quinto giorno ci porta a lasciare Sukhothai per dirigerci ancora a nord. prossima nostra meta è la città di Lampang. Il tragitto totale è di circa 200 km, che percorreremo in più o meno 5 ore, soste comprese. La prima tappa è il Wat Phiphat Mongkhon, un tempio buddista a quasi un’ora di macchina da Lampang. Perso nel bel mezzo della zona delle angurie, questo tempio sembra un grande parco giochi per buddisti: tanti piccoli templi, pagode, tutto nella pulizia più accurata che abbiamo mai visto, con i mattoni colorati, i pavimenti lucidissimi…bellissimo insomma!
Le altre tappe di questa giornata sono alle porte della città: una è il Wat Doi Prachan Mae Tha, un tempio sulla cima della collina a sud di Lampang; l’altra è il Wat Phra That Lampang Luang, il tempio più antico della Provincia e forse anche il più frequentato dagli abitanti della zona. Oggi è sabato, e il tempio è pieno di fedeli che pregano e fanno offerte, si respira una bella atmosfera. Abbiamo scelto di passare la notte proprio a Lampang ( abbiamo prenotato al Lada House, prezzo di 24€ con colazione) anche perché questa sera si tiene il Mercato del sabato sera, che pare essere uno dei più belli del nord della Thailandia. Lungo tutta Talad Gao Road è tutto un susseguirsi di bancarelle che vendono di tutto, dal cibo all’artigianato, in un turbinio di colori e profumi. Sesto giorno, e partenza relativamente presto: oggi è una giornata tosta, abbiamo un sacco di km da fare (alla fine saranno oltre 200) e diverse cose da vedere. La prima visita è alla Mae Ya Water Fall, una cascata bellissima nel cuore di una foresta a un’ora di macchina a sud di Chiang Mai. Iniziamo a prendere confidenza con le pendenze vertiginose che hanno le strade da queste parti, sono qualcosa di totalmente assurdo! La visita è rilassante, ed è la scelta migliore se ci si vuole rilassare un’oretta. Merita la visita. La seconda tappa è un’altra di quelle segnate in rosso sulla nostra agenda: ci accingiamo a scalare il Doi Inthanon, la vetta più alta della Thailandia. In qualunque guida possiate scegliere per prepararvi a questo viaggio, difficilmente non troverete almeno un’immagine della The Great Holy Relics Pagoda Nabhapolbhumisiri: a dire il vero le pagode costruite sul cucuzzolo di questa montagna sono due, una per il Re e una per la Regina. Sono immerse in un bellissimo giardino e regalano panorami mozzafiato sulle vallate circostanti; noi non siamo stati molto fortunati da questo punto di vista, vista la foschia all’orizzonte, ma è stata comunque una visita molto bella che consigliamo assolutamente! Per la notte siamo scesi a fondovalle, in una cittadina poco fuori l’ingresso del parco dell’Inthanon, nel distretto di Chom Thong: dormiamo al “Father’s Garden” (37€)in una tenda montata su una palafitta di bambù a 5 metri d’altezza. La serata è bella fresca e un po’ di freddolino lo patiamo, ma è comunque un’altra bella esperienza. In questo piccolo paese scopriamo anche un paio di cose interessanti: le farm delle fragole, le serre di crisantemi illuminate di notte che rendono magica l’atmosfera, e le buonissime torte di una ragazza in uno dei bar del paese.
Dopo una buona colazione il passo successivo è raggiungere Chiang Mai: esploreremo questa zona per qualche giorno, fermandoci a dormire in centro per tre notti, allo “Chiang Mai Boutique House” per 73€ totali. La prima tappa di giornata è poco fuori la città, ed è il Royal Park Rajapruek, col suo giardino botanico bellissimo (specialmente le serre delle orchidee) e tutti i padiglioni a ricordo dell’esposizione internazionale del 2015. Bellissimo, in centro a tutto il parco, il Grand Pavilion è senz’altro degno della vostra visita. Appena terminata la visita ci fermiamo per un pranzo coi fiocchi al vicino “Cup Fine Day”, dove fanno dei gamberi che sono la fine del mondo. Arriviamo quindi a Chiang mai, e dopo aver preso possesso della camera decidiamo che è ora di fare il bucato nella lavanderia a gettoni dall’altra parte della strada. Ci va circa un’ora prima che i panni siano pronti, quindi ne approfittiamo per visitare il Silver Temple e per pianificare la giornata di domani. La serata è d’obbligo al Night Market di Chiang Mai, che è enorme, vario e coloratissimo. Per il nostro secondo giorno a Chiang Mai decidiamo di esplorare le colline a est, più o meno a una sessantina di km, verso il confine con la Provincia di Lampang. Prima tappa è il “The Giant Chiang Mai”, un caffè su un’albero che molte recensioni recuperate sul web invitano a visitare: una buona colazione quassù non ce la toglie nessuno! Intanto la strada per arrivarci vale il viaggio già di suo, con paesaggi bellissimi e pendenze incredibili; e poi il “The Giant” è veramente un posto da visitare, sia per la location che per il cibo (molto buono). Tornando indietro decidiamo di sperimentare i kart nel bosco dell’ Inthara Forest Hill: è un progetto molto carino, si tratta della più lunga pista per kart nella foresta di tutta la Thailandia. Se volete passare un po’ di tempo divertendovi come bambini questo posto fa per voi. Ritornando ancora di più sui nostri passi decidiamo di fermarci per il pranzo in un bar lungo il fiume che avevamo visto in precedenza. Ecco, più che “lungo il fiume” è meglio dire dentro il fiume… Già la location, con i tavolini e i dondoli nell’acqua, e l’altalena appesa al ponte, giustificherebbe una sosta qui, ma anche l’ottimo cibo non è da tralasciare. Dopo questo pranzetto coi fiocchi visitiamo il vicino paesino di Mae Kam Pong: si tratta dell’insediamento di quella che qui definiscono “tribù di montagna”: è un piccolo gruppo di case perso nella giungla, molto plasmato ormai sul turismo certo, ma che mantiene ancora un’atmosfera da ultima frontiera della civiltà. E’ una visita piacevole, siamo molto contenti di essere finiti qui! Poco fuori dal villaggio non possiamo non fermarci in una farm di fragole, per fare un po’ di shopping a km zero: succo di fragole, fragole disidratate, fragole fresche…tutto fantastico. Ultima tappa di questo girovagare sono le fonti termali di San Khamphaeng Hot Springs. Se non volete entrare e godere dei servizi che offrono potete fare come noi solo un giro nel parco davanti alla struttura: ci sono due fontane che spruzzano tipo gyser acqua bollente e vapore direttamente dal terreno. C’è anche una vasca dove se resistete alla temperatura potete camminarci dentro, oppure metterci a bollire le uova che vi vendono allo shop. Al rientro a Chiang Mai abbiamo ancora il tempo di una visita ad alcuni wat nel centro storico, prima di una buona pizza al ristorante italiano “La Fontana” (si mangia davvero bene e sono davvero italiani) e di una serata dedicata allo shopping in Market Street. Una bella giornata davvero!
L’ultimo giorno a Chiang Mai lo dedichiamo alla parte ovest della provincia. Ci dirigiamo sulle prime montagne appena fuori città per visitare prima il Pha Lat Temple e poi il Wat Phrathat Doi Suthep. Sono due templi molto diversi tra loro: il primo è molto antico, perso nella giungla, poco visitato e con strutture e statue a volte ricoperti da piante rampicanti; il secondo è più nuovo, ed è frequentatissimo, con una tripudio di cupole dorate e lucenti al termine di una scalinata che sembra infinita. La tappa successiva è il villaggio di Hmong, un piccolo insediamento ormai votato al turismo proveniente da Chiang Mai, ma che ha ancora un’aria di abbandono molto suggestiva. Ci fermiamo qua per pranzo, ma tutto (anche il cibo) sembra abbastanza di basso livello. Apprendiamo però che nella zona ci sono piantagioni di caffè, che diventano quindi la nostra prossima meta. Arriviamo nel minuscolo villaggio di Don Kaeo nel primo pomeriggio, e subito scopriamo che turisti qua ne vengono relativamente pochi: non c’è molto da vedere se non le piantagioni di caffè, qualche bar e uno shop che vende caffè del posto. Inoltre le strade per raggiungere il villaggio non sono un granchè: la conferma di ciò la abbiamo mentre ci dirigiamo alla nostra prossima tappa, un piccolo parco invaso da King Kong giganti fatti con la paglia! Il posto si trova 10 km più a valle, e Google Maps ci porta a percorrere una strada che si rivelerà quasi impossibile da affrontare con una berlina come la nostra: impieghiamo quasi 2 ore per percorrere questi interminabili 10 km, con me alla guida e Silvia a piedi davanti alla macchina a indicarmi le traiettorie da seguire per non rimanerci. Un delirio dal quale con fatica riusciamo però ad uscire vincitori! Fortunatamente il parco dei Kong è veramente divertente, e ci aiuta a riprenderci dopo la paura del viaggio. Rientriamo in città per l’ultima notte, e dopo un massaggio rilassante nel centro davanti alla guest house prepariamo le valige e mettiamo giù il programma di domani. Addio Chiang Mai!
Oggi lasciamo Chian Mai per salire ancora verso nord: la prossima destinazione è Chiang Dao (a circa 77 km). Poche soste lungo la strada, una che vale la pena ricordare è quella al Bai Orchid-Butterfly Farm, un’oasi di pace e colori che senz’altro piacerà anche a voi. L’altra, quella al Wat Ban Den nel Mae Taeng District, è invece una di quelle che assolutamente non si dovrebbero perdere! E’ un complesso buddista che vanta templi, pagode, statue e quant’altro si possa pensare, e tutto lucido, pulito e luccicante. Un tempio simile dovrebbe essere più segnalato in ogni guida della Thailandia, perché è semplicemente favoloso. Nel primo pomeriggio arriviamo a Chiang Dao, dove visitiamo prima la grotta del Wat Tham Chiang Dao con i suoi altari e le statue del Buddha disseminate ovunque, e poi affrontiamo gli oltre 500 gradini che conducono Wat Tham Pha Plong, un tempio nascosto nel cuore della giungla. In questo periodo Chiang Dao non offre molto ai turisti, quindi per cenare ci siamo dovuti spostare di parecchi km, e in tutta la zona dove siamo a dormire (“At Home Chiang Dao”, 17€ a camera) sono aperti solo una piccola bottega e un bar. Lasciamo Chiang Dao di prima mattina per visitare un’altra delle mete segnate in rosso sull’agenda: ovvero i templi di Chiang Rai. La strada da fare è parecchia (circa 180 km), e la prima tappa è subito il pezzo da novanta di tutti i templi di Chiang Rai: il Wat Rong Khun.
Quando si cercano immagini sulla Thailandia, dopo le spiagge del sud c’è questo magnifico tempio bianco e scintillante, con le sue installazioni artistiche molto notevoli; è impossibile visitarlo senza avere dipinto sul volto lo stupore per quanto si sta ammirando. Da qui ci avviciniamo alla città visitando prima il Wat Tham Phra, un tempio dedicato al Buddha ricavato in una grotta, ma soprattutto il complesso del Huay Pla Kang Temple: si tratta di tre strutture distinte che vanno a comporre un unico centro buddista. C’è l’enorme statua bianca del Buddha che domina la scalinata ornata di dragoni ( si può entrare dentro la statua, ed è davvero spettacolare vedere il panorama sottostante dagli occhi del Buddha); c’è il tempio vero e proprio nel mezzo, bianco e solenne; c’è una pagoda coloratissima e luccicante che ospita una bellissima statua in legno (la prima che vediamo) del Buddha. Nell’insieme è un posto magnifico. Successivamente scendiamo verso la città, con una ultima tappa al Wat Rong Suea Ten, detto anche il Tempio Blu: vederlo nella luce soffusa del tramonto è tanta roba, e le prime luci accese dei proiettori non fanno altro che far risaltare i colori predominanti blu, giallo e verde. Entriamo finalmente a Chiang Rai al termine di questa bellissima giornata: dormiremo qui due notti, al Baan Sontree Resort, per un totale di 62€.
Memori delle belle esperienze nei dintorni di Chiang Mai, decidiamo di visitare nel secondo giorno a Chiang Rai i suoi dintorni (magari scegliendo meglio le strade da percorrere…). Eccoci quindi diretti a nord-ovest, alla Choui Fong Tea Plantation, una piantagione di tea bellissima e molto ben curata, dove ci concediamo una fetta di torta millefoglie al tea verde e una bevanda rinfrescante sempre a tema. Ci arrampichiamo su per la montagna diretti ad un tempio sul confine birmano, ma prima capitiamo quasi per caso al Laba Cafe and Bistro Doi Tung, in un minuscolo paesino, dove decidiamo di fare pranzo: mai scelta fu più azzeccata! Ottimo cibo, ambiente pulito e rilassato, una vista eccezionale. Ora si che siamo pronti ad arrivare fino in cima! Seguendo il confine tra Thailandia e Myanmar arriviamo al Phra That Doi Tung, un tempio buddista molto bello, che comprende anche un punto panoramico sulle vallate circostanti e una via ornata su entrambi i lati da una fila che pare interminabile di campane, che i fedeli percorrono suonandole una ad una. Ora è tempo di rientrare in città: è sabato sera, e sale l’adrenalina di esplorare il Mercato del sabato di Chiang Rai! Cibi orientali, musica, colori, buona birra e tanto shopping….una serata perfetta! Oggi siamo pronti a raggiungere il punto più a nord del nostro viaggio, ed è sempre un po’ frustrante perché in genere coincide con la sensazione che il viaggio stia quasi per finire. Prima tappa della giornata è appena fuori Chiang Rai, ed è il Baandam Museum, meglio noto come “la casa Nera”: si tratta di un parco all’interno del quale ci sono edifici stupendi e particolare, tutti costruiti con un legno locale molto scuro. Se siete di strada un salto a darci un’occhiata è consigliato.
Da qui partiamo alla volta della nostra destinazione finale, cioè la cittadina di Chiang Saen, cuore del Triangolo d’Oro. Essere qui è qualcosa di strano: hai come l’impressione di essere in un posto che non esiste, un qualcosa di etereo, un classico “state of mind” per capirci. Qua un grande Buddha dorato posto su una scintillante barca sulla sponda del Mekong ti da il benvenuto, e ti invita a vedere questi due bracci del fiume che spaccano questo angolo di mondo in tre Stati: Thailandia, Myanmar e Laos. Decidiamo di esplorare alcuni templi della zona, come Wat Pra That Pukhao e Wat Phra That Chedi Luang. Sono visite piacevoli, a cui la magia del luogo da quel qualcosa in più. Verso sera prendiamo possesso della nostra camera all’ Imperial Golden Triangle Resort (58€) e usciamo a mangiare qualcosa in uno dei ristorantini che sorgono lungo il fiume. La sveglia suona abbastanza presto: abbiamo i bagagli da preparare per il volo del pomeriggio, ma prima abbiamo un’escursione sul Mekong che abbiamo prenotato ieri. Avremmo preferito fare il giro che ti porta fino all’”isola” di Don Sao in Laos, ma le poche informazioni che filtrano dal Governo laoitiano sull’emergenza coronavirus hanno fatto si che fosse sospesa per motivi precauzionali. Partecipiamo quindi al giro che ci conduce prima verso nord lungo la costa del Myanmar, e poi a sud lungo quella del Laos: è una bella escursione, che ci permette di smarcare il Mekong e il Triangolo dalla lista delle tappe segnate in rosso del nostro programma. Verso l’ora di pranzo partiamo diretti nuovamente a Chiang Rai, dove prenderemo il volo che via Bangkok ci porterà fino a Siem Reap in Cambogia.
Voci di “corridoio” ci avevano un po’ scoraggiati sull’accoglienza del popolo cambogiano, ed effettivamente il primo impatto alla dogana aeroportuale non fa altro che confermarlo; ma da appena fuori l’aeroporto la situazione migliora, e le persone che incontreremo da qui alla partenza contribuiranno a rendere fantastico il ricordo che avremo della Cambogia. Pernotteremo per tre notti al Wheel Garden Residence per un totale di 55€. Il primo giorno in Cambogia lo dedichiamo alla visita del villaggio dei pescatori di Krong, sul Tonle lake, che abbiamo organizzato insieme allo staff del residence; sono fantastici, pensano a tutto loro, e ci hanno messo a disposizione un tuk tuk per fare questa escursione. Con Kim, il nostro autista, percorriamo i 13 km che ci separano dall’inizio del villaggio, dove saliamo su una barca a motore per il nostro giro. Ho visto molte foto di questo posto, e quello che mi aspetto più o meno mi è chiaro: un villaggio interamente a pelo d’acqua. Invece la realtà è ben diversa: siamo nel periodo di secca, il lago si è ritirato abbondantemente, e le case che io immaginavo spuntare sull’acqua sono adesso delle capanne su palafitte che si innalzano anche per 10 metri sopra le nostre teste! Navighiamo lentamente su un piccolo corso d’acqua (tutto quello che è rimasto del lago) fino ad arrivare dopo mezz’ora di navigazione sul lago attuale, dove una pausa in un bar galleggiante risulta essere una situazione ai confini della realtà. Una visita alla scuola locale completa la nostra escursione mattutina. Sulla strada del ritorno ci fermiamo a mangiare in un ristorante tipico di queste parti: sono abbastanza vasti, con piccole salette dondolanti nascoste tra i banani…e si mangia pure benissimo!
Al rientro a Siem Reap fa molto caldo, e ci concediamo un po’ di relax tra la piscina del residence e il bazar dell’artigianato poco distante, prima di andare a cena in una pizzeria su ruote che abbiamo scoperto la sera prima: qua a Siem Reap c’è un’intera zona prettamente turistica (Pub Street), e una parte (quella lungo il fiume) frequentata soprattutto dai locali. Ecco, se volete un po’ di Cambogia in questo delirio turistico che è Siem Reap è qui che dovete venire. Dopo cena a letto presto, alle 4 ci alzeremo per andare a visitare Angkor!Secondo giorno in Cambogia, siamo qui per Angkor e questo è il momento che stavamo aspettando! Sveglia alle 4, e poi via col tuk tuk che il residence ci ha fornito per tutta la giornata. Alle 4:30 siamo puntualissimi alla biglietteria, quindi si va in direzione di una delle 7 meraviglie del mondo moderno. Siamo partiti così presto per poter vedere l’alba fare capolino tra le rovine, e a me sinceramente è piaciuta un botto, nonostante l’attesa che sembrava infinita. Abbiamo fatto il biglietto giornaliero (37 dollari a testa), e se non hai un tuk tuk o un qualsiasi altro mezzo a motore consentito è impossibile fare tutto: il pacchetto di visite concordato col residence comprende una quindicina di templi, quindi dobbiamo per forza darci una mossa. Non è certo questo blog che dovrebbe convincervi a visitare Angkor almeno una volta nella vita: possiamo solo dirvi che fare tutta questa strada non sono stati tempo e denaro buttati, e che ci è piaciuto veramente tanto. Tra tutti templi che abbiamo potuto visitare menzioniamo tra i meritevoli in assoluto Angkor Wat, Bayon, Baphuon, Phimeanakas, Thommanon, Ta Keo, Banteay Kdei e naturalmente Ta Prohm, che ci lascia letteralmente senza fiato per la sua bellezza selvaggia. Torniamo esausti in città nel tardo pomeriggio, un po’ di relax in camera e fuori a cena a provare la cucina cambogiana, davvero niente male! L’ultimo giorno in terra cambogiana lo passiamo in città girovagando tra le piccole attrazioni che offre, come il museo privato con le miniature dei templi di Angkor, il museo della seconda guerra mondiale, un giro in mongolfiera per ammirare Angkor Wat dall’alto.
La Cambogia (quel poco che ne abbiamo visto) ci è piaciuta, ma è lo spirito amichevole e sereno della sua gente ad averci maggiormente colpiti: è stata una breve ma positivissima esperienza, che non dimenticheremo. Ora un’ultima corsa fino in aeroporto: Bangkok ci aspetta. Gli ultimi due giorni li passiamo qui a Bangkok (siamo a dormire in centro, all’ “Inspire Bangkok”, consigliatissimo, per 64€ totali), e credo che abbiamo modo di vedere le diverse facce della città. Non sembra ci siano vie di mezzo: c’è lo sfarzo e il divertimento, e c’è la povertà e il sudore per portare a casa qualche soldo. Siamo passati dal lusso del Grand Palace alle “case” pericolanti lungo i canali fuori dal centro; dai templi ornati di dragoni alla semplicità dei mercati galleggianti; dalle vie turistiche di Kao San e Patpong ai mercati dei fiori e quelli di ferramenta. E’ tutto un miscuglio di sensazioni, che però ci permette di vivere tutte le anime di questa città, ed alla fine sarà proprio questo a farci amare anche Bangkok.
NOTE A MARGINE.
Questo viaggio mi ha fatto apprezzare essenzialmente due cose: la spiritualità dei thailandesi e la gentilezza dei cambogiani. Ho scoperto che la cucina di questi due Stati è veramente notevole, e che osservare i monaci nello svolgimento dei loro compiti e anche nella vita quotidiana è qualcosa che fa bene all’anima. Abbiamo scoperto che Grab è un servizio interessantissimo che credo useremo anche in futuro, e che i massaggi thai ci piacciono davvero molto. Abbiamo imparato ad usare e diffidare al tempo stesso di Google Maps, e abbiamo apprezzato la passione dei thailandesi per le orchidee e le farfalle. Eravamo nel mezzo di questo fantastico viaggio quando in Italia è scoppiata la follia da coronavirus, e questo ci causato qualche problema tornati a casa, ma rifaremmo tutto da capo anche domani.