Itinerari d’arte nella Sicilia occidentale

Una settimana tra le bellezze del passato e i sapori del presente
Scritto da: gianchi56
itinerari d'arte nella sicilia occidentale
Partenza il: 08/05/2017
Ritorno il: 15/05/2017
Viaggiatori: 1
Spesa: 1000 €
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Lunedì 8 maggio

Il volo Alitalia da Milano Linate è puntualissimo: alle 11.10 sono nell’aeroporto di Punta Raisi a Palermo. Ritirato il bagaglio, salgo sul bus delle 11.30 che dall’aeroporto conduce in città. L’ultima parte del tragitto è molto rallentata dal traffico. Da piazza Giulio Cesare è un breve percorso a piedi fino a una traversa di via Maqueda dove c’è il B&B presso cui ho prenotato. Il tempo di depositare il bagaglio, ed eccomi in strada pronto ad iniziare la mia visita della città. Sulla base delle informazioni recuperate dalla documentazione esaminata mi sono fatto un programma di massima delle visite, ma una giornata e mezza è pur sempre scarsa per visitare quanto vorrei.

Inizio col dare un’occhiata nel mercato di Ballarò, ma dopo pochi minuti sono già in via Maqueda. Riconosco la chiesa di San Cataldo con le sue inconfondibili cupolette rosse. Osservo un attimo le carrozze con cavalli in attesa di clienti e poi raggiungo piazza Pretoria, con le bianchissime statue, gli zampilli d’acqua, le teste di animali della grandissima fontana. Ai Quattro Canti mi attardo a rileggere da una guida il significato delle varie sculture.

Proseguo su corso Vittorio Emanuele verso la cattedrale. Un turista messaggia sul cellulare seduto sui gradini in ombra ai piedi del monumento a Carlo V. Alle 14 sono già davanti alla cattedrale ad ammirare, tra le palme, la cupola e il campanile e le torri, cercando le migliori inquadrature per le foto. Entro dal magnifico portico “gotico-catalano” sul fianco della costruzione. Nel vasto interno due bellissime statue di Madonna col Bambino, pregevoli sarcofagi nella cripta, imponenti tombe reali e imperiali.

Lasciata a malincuore la cattedrale, mi dirigo verso i giardini di Piazza della Vittoria, con il suo grandioso monumento di marmo bianco a Filippo V. Attraverso Porta Nuova, costeggio Palazzo dei Normanni ed entro per la visita. Interessante il cortile con i tre loggiati. Bellissime le sale, in particolare la sala pompeiana, la sala dei venti e la sala di Ruggero. Affascinante la cappella Palatina: non solo il mosaico del Cristo Pantocratore, ma tutto l’insieme, fino al più piccolo dettaglio, è un tale concentrato di bellezza da lasciare senza fiato. Nel periodo della mia visita è aperta a piano terra una Mostra sul ‘900: tra i vari quadri è presente anche il famoso La Vucciria di Guttuso.

Uscito dal palazzo, mi dirigo verso un altro monumento della Palermo araba-normanna: San Giovanni degli Eremiti. È una struttura semplice, a moduli cubici sormontati da cupolette rosse. Dal chiostro con giardino la migliore veduta d’insieme.

Attraversando il quartiere dell’Albergheria non posso non fermarmi alla chiesa del Gesù, al cui interno si può ammirare una straordinaria profusione di tarsie policrome, stucchi, sculture, affreschi.

Riguadagnata via Maqueda, mi dirigo alla chiesa di S. Cataldo: nell’interno spoglio, posso ammirare un bel pavimento a mosaico e l’architettura della volta. Distante poche decine di metri, con la cupola rivestita esternamente di maioliche, sorge la chiesa di S. Giuseppe ai Teatini: all’interno, pavimento policromo, esili colonne cilindriche, tarsie marmoree e bellissimi stucchi ed affreschi nella volta della navata centrale. Sempre in zona, visito la chiesa di S. Caterina, il cui interno è interamente rivestito di marmi lavorati ad intarsio.

Dopo tante chiese, percorro corso Vittorio Emanuele in direzione del mare. La calda luce del tardo pomeriggio permette ancora di apprezzare la Fontana del Garraffo in piazza Marina, il bel portico esterno della chiesa di S. Maria della Catena, le tante barche all’ancora entro il molo del Bersagliere, nonché porta Felice. Percorso tutto il lungomare in direzione sud-est lungo le “mura delle cattive”, eccomi ad esplorare i giardini di Villa Giulia, dove 4 esedre neoclassiche e una fontana e varie statue emergono tra le piante. Due “sfingi” presidiano l’ingresso di via Lincoln dell’edificio dell’orto botanico. Vincendo la stanchezza, mi avvio per la visita di altri due monumenti del periodo normanno. Percorro dunque il lungo corso dei Mille fino a raggiungere il ponte dell’Ammiraglio, le cui belle arcate sono ormai relegate a scavalcare un prato. Proseguo la passeggiata verso sud-est fino alla cupolette rosse della chiesa di S. Giovanni dei Lebbrosi. In prossimità della chiesa, uno strano albero (dovrebbe trattarsi di una Ceiba speciosa): privo di foglie, dai suoi rami penzolano frutti oblunghi di colore verdastro, molti dei quali si sono aperti e trasformati in grossi batuffoli di bianca lanugine. La mia prima giornata di visita si conclude assaporando varie specialità siciliane presso l’Antica Focacceria S. Francesco.

Martedì 9 maggio

La giornata inizia con una squisita prima colazione, goduta conversando con una coppia di turisti australiani che hanno programmato di visitare le località toccate dal Giro ciclistico d’Italia, proprio oggi alla sua prima tappa siciliana. Dopo una breve passeggiata nel mercato di Ballarò, raggiungo la chiesa di S. Francesco. All’interno, le tre navate racchiudono varie notevoli sculture, tra cui una Madonna col bambino; alcune cappelle sono un profluvio di marmi e stucchi.

È quindi la volta della chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio (o Martorana). Nella parte più antica, in corrispondenza della cupola, ci sono bellissimi mosaici in stile bizantino con Cristo Pantocratore, Madonna, angeli, santi; affreschi, marmi e stucchi contraddistinguono la più recente parte barocca.

Uscito, non posso fare a meno di scattare nuove foto alla scenografica fontana Pretoria. Seguo altri turisti e visito l’interno del Municipio, tra bellissimi soffitti affrescati, lapidi commemorative, busti. I bambini di una scuola chiedono ai visitatori di poter illustrare loro la storia e il contenuto dei vari locali.

Mi dirigo verso il quartiere della Loggia per visitare ancora un gruppo di chiese. Piazza S. Domenico è dominata dall’altissima colonna dell’Immacolata. La chiesa di S. Domenico ospita vari monumenti funebri. Nell’oratorio di S. Domenico posso ammirare i bellissimi stucchi di Giacomo Serpotta e tele di vari artisti, tra cui Van Dyck. Splendidi stucchi di G. Serpotta adornano anche le pareti dell’oratorio di S. Cita. L’interno della chiesa di S. Cita è invece molto più sobrio (anche perché danneggiata durante la seconda guerra mondiale), dominato da sfumature di giallo e di rosa, con l’eccezione di una cappella nel transetto ricoperta di stucchi e affreschi. Mi attrae una scultura della Pietà, collocata davanti ad una tavola che rappresenta l’ultima “mistica cena”.

La mia giornata prosegue con la visita del Museo archeologico Salinas: tra i tantissimi reperti esposti, sono affascinato dalle metope dei templi di Selinunte e da due sarcofagi punici femminili provenienti da Solunto. Percorro una via con molti negozi e ristoranti e raggiungo la piazza che ospita il grandioso teatro Massimo; immancabili foto ai due leoni a guardia dell’imponente ingresso, e al chiosco “Ribaudo” in stile liberty.

Raggiungo il teatro Politeama, dominato dalla quadriga in corrispondenza dell’ingresso e abbellito da decorazioni in stile pompeiano nella loggia del primo piano. Di fronte al teatro, sotto le palme in piazza Castelnuovo sono ubicate varie sculture. La mattinata si conclude a porta Carini, tra le bancarelle del mercato del Capo, mangiando un panino ca’ meusa.

Per il pomeriggio ho programmato la visita di attrazioni più distanti. Percorso corso Finocchiaro, arrivo in vista del castello della Zisa. Nei giardini davanti al castello interrompo involontariamente la registrazione video che una coppia di ballerini sta facendo della propria esibizione. All’interno della massiccia e squadrata struttura del castello non è rimasto molto da vedere. Dal punto di vista decorativo, trovo interessante la cosiddetta “sala della fontana” a pianterreno, e i suoi fregi decorati con uccelli.

Sulla base di quanto ho letto, non voglio tralasciare le catacombe dei Cappuccini, che raggiungo sotto un sole cocente. Tale è la tristezza che il luogo suscita, che non faccio nessuno sforzo per rispettare il divieto di fare foto, divieto che altri visitatori ignorano.

Allungo un poco il percorso di ritorno al centro per visitare la Cuba. Passerelle metalliche consentono di accedere e osservare l’interno della squadrata costruzione, priva di tetto, mentre lavori in corso impediscono di fare il giro esterno.

Corso Calatafimi mi riconduce a Porta Nuova e a palazzo dei Normanni. Mi fermo per osservare la facciata del vicino palazzo Sclafani, prima di proseguire per la chiesa del S.S. Salvatore, il cui interno a pianta ellittica è una profusione di stucchi. Proseguo lungo corso Vittorio Emanuele per piazza Marina, dove sosto a osservare le piante maestose e la bella cancellata in stile liberty. Non dimentico di osservare la facciata di Palazzo Chiaramonte. La Galleria regionale ospitata in palazzo Abatellis è temporaneamente chiusa, come recita un avviso fissato alla porta: leggo i messaggi non proprio comprensivi che altri aspiranti visitatori hanno lasciato di rimando.

Attraverso piazza della Kalsa e piazza dello Spasimo, e raggiungo la chiesa della Magione, al cui interno mi attraggono una Madonna col Bambino e un sarcofago. Interessanti i capitelli delle colonne binate nel chiostro. Nelle vicinanze non tralascio la chiesa di Santa Maria dello Spasimo: nella navata centrale cresce un albero le cui fronde oltrepassano ormai la quota alla quale avrebbe dovuto trovarsi il tetto, non più presente.

Faccio un tentativo di visitare palazzo Mirto, ma lo raggiungo ben oltre l’orario di chiusura. Proseguo in direzione di porta Felice. Prima di raggiungere il porto con le sue barche, ne approfitto per vedere l’interno della chiesa di S. Maria della Catena: mi attirano una Madonna col Bambino e l’elaborata architettura della volta.

La mia intensa giornata si conclude in un ristorantino in una traversa di via Maqueda.

Mercoledì 10 maggio

In Piazza Giulio Cesare prendo l’autobus che mi lascia nei pressi di via Messina per ritirare l’auto che avevo prenotato. Chieste le informazioni sul percorso migliore per uscire dalla città ed installato il navigatore portato da casa, eccomi pronto per affrontare il traffico. Dopo circa mezz’ora arrivo a Monreale. Lasciata l’auto in un grande parcheggio libero, superando una quantità di pullman turistici fermi in sosta percorro la salita verso piazza del Duomo. Molti i turisti in ammirazione dell’esterno del duomo, ma molti di più a gremirne l’interno. Questo non impedisce di apprezzarne i bellissimi mosaici su fondo oro: nell’abside centrale la figura del Cristo Pantocratore; sotto, le figure della Madonna in trono, di angeli, santi, apostoli; nella parte alta delle pareti sono raffigurate scene del ciclo dell’Antico e del Nuovo Testamento.

Nel transetto nord, cui si accede acquistando un apposito biglietto, l’esiguo numero di turisti presente permette di apprezzare a pieno la bellezza del pavimento musivo normanno, così come la splendida decorazione barocca ad intarsi marmorei della cappella del Crocifisso. Dalle terrazze del tetto si può godere di una notevole veduta di insieme del chiostro e di una vista panoramica fino al mare. Nel chiostro, da cui si può apprezzare il fianco del duomo, bellissime le colonnine binate ed i relativi capitelli, uno diverso dall’altro.

Una fetta di cassata nel bar di fronte al duomo e poi il ritorno all’auto. La successiva destinazione è villa Cattolica a Bagheria. Attraversata la città in un traffico infernale, scopro con disappunto che la Galleria di Arte moderna è temporaneamente chiusa. Mi limito pertanto a compiere un giro intorno alla villa e ad ammirare la particolare foggia della tomba di Renato Guttuso.

Recuperata l’auto e riattraversata la città (il traffico si è fortunatamente ridotto), prendo l’autostrada in direzione di Cefalù, che raggiungerò dopo circa un’ora. Dalla spiaggia, su cui registro la presenza di non pochi turisti che si abbronzano al sole, il panorama della cittadina, dominata dai due campanili del duomo, è magnifico. Una rapida occhiata al lavatoio medievale e poi raggiungo la piazza del duomo. L’ampia scalinata, le due palme, le statue, i due massicci campanili che si stagliano sull’azzurro del cielo e sul fondale grigio delle rocce conferiscono all’ambientazione una particolare suggestione. Superata la scalinata che ospita varie persone sedute a riposare o scattare selfie, entro nell’edificio per restare immediatamente deluso: l’abside è quasi interamente nascosta da un telo bianco, su cui campeggia la riproduzione del mosaico del cristo Pantocratore. Apprendo che sono in corso urgenti lavori a seguito del distacco di alcuni elementi. Percorro ancora corso Ruggero fino a Piazza Garibaldi, sbirciando nelle vie trasversali, e poi ritorno al lungomare.

La successiva destinazione sarà Caltanissetta, che raggiungerò dopo aver non poco faticato in autostrada a causa dei rallentamenti imposti sia dai lavori in corso, sia dallo stato in cui versano i giunti tra le campate contigue dei viadotti, e a motivo di uscite e deviazioni obbligatorie. Passerò la notte in un B&B ubicato nella centralissima piazza Garibaldi. Sulla parete principale della camera (“gialla”) che mi è stata assegnata è dipinto un paesaggio marino osservato da una terrazza con portico fiorito. La camera dispone di una sua terrazza, dalla quale si ha una bella vista della cattedrale. Buona cena al ristorante Sale e Pepe.

Giovedì 11 maggio

La mattina mi sorprende con un cielo lattiginoso che non promette nulla di buono e che non invoglia a portare il vassoio della colazione in terrazza. Prima di ripartire, una rapida passeggiata nel centro storico e una visita all’interno della cattedrale, ricca di stucchi e affreschi settecenteschi. Seguendo il suggerimento del gestore del B&B, vado a visitare il cimitero, ubicato vicino alle rovine del castello di Pietrarossa, dove posso constatare la magnificenza di varie sepolture. A pochi chilometri da Caltanissetta visito la badia di S. Spirito, minuscola ed essenziale costruzione non priva di fascino.

Percorso un tratto della SS640 in direzione di Agrigento, ne esco a Racalmuto. Fatta una foto alla cittadina senza entrarvi, mi dirigo nella zona dove dovrebbero trovarsi miniere abbandonate. Dietro un cancello vedo i grandi serbatoi arrugginiti di una miniera di sale; non distante la torre metallica che dovrebbe essere stata l’accesso al pozzo. Percorro ancora qualche chilometro e mi fermo ad osservare un minuscolo laghetto ed una costruzione con il tetto diroccato: forse facevano parte di una miniera di zolfo, ma non trovo elementi che lo confermino.

Arrivato ad Agrigento, trovo posto in un parcheggio seguendo le istruzioni di un parcheggiatore abusivo. Mi avvio per Via Atenea e inizio le mie visite con la chiesa del Purgatorio, dove sono ospitate statue in stucco. Salgo a S. Maria dei Greci, chiesa che incorpora un tempio greco, dove arrivo quando stanno per chiudere: ho il tempo di entrare e sostare brevemente. Riprendo la salita verso la cattedrale, dove il custode sospende la chiusura del portone di ingresso, permettendomi di entrare per una manciata di secondi: il tempo per prendere atto dei lavori in corso e scattare una foto degli stucchi e degli affreschi in vista, nonché di una porzione di soffitto a cassettoni. Nel vicino Museo diocesano mi concedo una visita rilassata, con l’ausilio di un tablet, degli interessanti oggetti esposti.

In un bar di via Atenea assaggio una genovese con crema, e poi riprendo l’auto per dirigermi alla Valle dei Templi. Inizio la visita dal tempio dei Dioscuri, per poi proseguire con il tempio di Giove Olimpio, il tempio di Ercole, la necropoli paleocristiana, il tempio della Concordia e quello di Giunone. Il clima è caldo e afoso, il sole nascosto. Attraversando un versante coltivato a ulivi, raggiungo il quartiere ellenistico-romano, con la speranza di arrivare da lì al Museo archeologico: purtroppo non trovo alcun passaggio. Ripassando davanti alla maggior parte dei templi, ritorno alla biglietteria dove chiedo – e ricevo – indicazioni. Raggiungo il Museo archeologico che sono già le 19, non prima di avere compiuto una fugace visita all’adiacente chiesa di S. Nicola, piccola ma con una originale architettura, e caratterizzata da un bel portale. Tantissimi e interessanti gli oggetti esposti nel museo, tra i quali un telamone e una statua di Efebo. Particolarmente emozionante il sarcofago di un bambino: i bellissimi bassorilievi ritraggono scene di vita, il momento della malattia e la toccante dipartita su di un piccolo carro trainato da una pecora.

Ho prenotato il pernottamento in un B&B a S. Leone. Concludo la giornata con una buona cena alla Trattoria Caico.

Venerdì 12 maggio

Mentre faccio colazione, la signora che gestisce il B&B mi chiede dei miei programmi per la giornata e mi raccomanda vivamente di andare a visitare il monastero di S. Spirito ad Agrigento. Il pensiero di ritornare nel traffico cittadino mi dissuade dal modificare il mio programma, già molto impegnativo. La prima tappa è a Lido Rossello per vedere la Scala dei Turchi. Mi fermo in due diversi punti lungo la strada: nonostante il cielo sia ancora un po’ velato, il panorama dall’alto è molto bello. Trovo il tempo di leggere un cartello dove viene ricordato l’impegno profuso contro le costruzioni abusive.

Eraclea Minoa costituirà la tappa successiva. Le rovine del piccolo teatro, protetto da una moderna copertura di lastre sorretta da una impalcatura di tubi, non mi esaltano. Probabilmente la visita sarebbe stata più apprezzata da un archeologo.

Arrivo a Sciacca che il cielo è terso e il sole scalda. Riesco a parcheggiare in prossimità della chiesa di S. Agostino. Percorso viale della Vittoria, entro nel giardino comunale ad ammirare le belle piante. Dopo aver superato il bel palazzo Tagliavia di S. Giacomo, raggiungo il duomo; all’interno, tre diverse statue di Madonna col Bambino ed un altare particolarmente elaborato. Piazza Scandaliato, di fronte al Municipio, offre una vista panoramica sul porto. Alla estremità di corso Vittorio Emanuele posso ammirare lo Steripinto, palazzo con la caratteristica facciata a bugne di diamante, le bifore e il coronamento merlato. Mi spingo fino a porta Palermo. Poi, attraversando il portale affiancato da colonne quasi prive di decorazione, entro nella chiesa del Carmine, dove un bel crocifisso è sospeso alla volta appena oltre l’ingresso. Non posso fare a meno di entrare anche nella ex chiesa di Santa Margherita, affollata di persone per una riunione che sta per cominciare: sotto il soffitto piatto a riquadri di colore azzurro, le pareti sono tutte ricoperte di stucchi e affreschi. Degni di nota anche l’organo e i portali esterni. Ritorno ai giardini comunali, vicino ai quali mi fermo per mangiare un panino con panelle (una specialità siciliana che non avevo ancora assaggiato). Concludo la visita della città salendo fino al castello dei Luna, in rovina. Ripresa l’auto, raggiungo il Castello incantato, a qualche chilometro di distanza. Mancando poco tempo all’ora di chiusura, mi affretto nella visita. Centinaia di teste scolpite nella pietra mi osservano da sopra i muretti a secco, tra le piante grasse, dai paramenti dei muri, sotto gli alberi. Affido ai numerosi scatti della macchina fotografica la memoria di questo luogo davvero incantato ed assolutamente imperdibile.

Poco dopo le 15 sono a Castelvetrano. Faccio una passeggiata nell’interessante centro storico nella zona compresa tra la chiesa di S. Giovanni, la chiesa di S. Domenico, la chiesa Madre e la chiesa del Purgatorio (che a quest’ora sono tutte chiuse). Per lenire gli effetti della calura mi siedo in un bar a gustare una granita al limone. Ritorno verso la mia auto, passando accanto ad un camioncino colmo di cipolle rosse, in sosta in una zona ombreggiata in attesa di clienti. A pochi chilometri da Castelvetrano vado alla ricerca della chiesa della S.S. Trinità di Delia: piccola, squadrata, in stile arabo normanno e sormontata dall’immancabile cupoletta, è ubicata in un giardino.

Poco dopo le 16 raggiungo il parcheggio della zona archeologica di Selinunte. Inizio la visita dai templi orientali (E, F, G). Il cielo perfettamente sereno, la presenza di meno turisti rispetto ad Agrigento, la possibilità di entrare all’interno dei templi – che non sono recintati – sono gli ingredienti per una esperienza bellissima. Riprendo l’auto e salgo fino all’altro parcheggio, quello vicino all’Acropoli e alle sue imponenti opere di fortificazione. La lettura dei numerosi resti archeologici è qui più difficile, anche perché solo poche strutture sono state rimesse in piedi. Chiedo indicazioni ad alcuni turisti che stanno risalendo la strada ad ovest dell’Acropoli, e mi decido a scendere nella zona del santuario della Malophoros. Vedo vari resti di costruzioni, ma non ho il tempo di raggiungere il sito del santuario vero e proprio. Alla fine guadagno l’uscita pochi minuti prima dell’ora di chiusura e mi fermo al bar Cosi Duci per una deliziosa e ristoratrice granita alla mandorle.

Un po’ rinfrescato, raggiungo il B&B di Marinella di Selinunte dove ho prenotato. Depositati i bagagli, mi avvio a piedi verso il lungomare per dare un’occhiata ai ristoranti ed ai relativi menù. Decido di ritornare nel piazzale della ex stazione per cenare da Fresco Mare: conserverò a lungo il ricordo del fritto di paranza.

Sabato 13 maggio

Ottima la colazione con dolce e salato al B&B, con successiva salita alla terrazza panoramica. La prima tappa di oggi è costituita da Rocche di Cusa: la visita alla zona dove venivano “scavate” le colonne è l’ideale complemento a quella dei templi. Tra l’onnipresente vegetazione, che non manca di colonizzare la pietra, la vista delle colonne in corso di scavo è più efficace di qualsiasi spiegazione verbale. Alcune sezioni di colonna giacciono tra i filari di un adiacente uliveto.

Poi mi dirigo a Granitola-Torretta e di qui, lungo la strada litoranea, a Mazara del Vallo. Parcheggio vicino al porto-canale, dove inizia la mia visita. Percorsa la sponda fino a piazza Regina, entro nel dedalo di vicoli, cortili e strette vie – qui e là abbellite da vasi e ceramiche – della città vecchia, disorientato dai continui cambi di direzione che l’assetto urbano impone. Emergo di fronte alla chiesa di S. Francesco: nell’interno, ad unica navata, stucchi, statue ed affreschi. Uscito, riguadagno la padronanza della mappa della città. Vicino alla chiesa di S. Caterina entro in un bar per un caffè, che accompagno con un pasticcino a base di mandorla, dolcissimo. Nell’interno austero della chiesa sosto davanti alla statua di S. Caterina. Infine è la volta della cattedrale: nel fastoso interno a tre navate su colonne, apprezzo i sarcofagi, le due statue di Madonna col Bambino, ed un’abside molto elaborata.

Verso le 13 arrivo a Marsala. Visito dapprima il Museo archeologico: anfore, vasi, piccoli monumenti funerari, il relitto di una nave punica. Nell’”insula romana”, degno di nota un mosaico con scene di caccia tra animali (leone contro antilope). In via Garibaldi, dopo aver visto l’omonima porta, mi fermo in un bar per gustare un cannolo ed una fetta di cassata. Si è fatta intanto l’ora di riapertura pomeridiana del duomo, il cui interno ospita molte belle statue. Nella piazza antistante, molto elegante risulta il palazzo Senatorio, sormontato dalla torre dell’orologio con due ordini di arcate. Percorro via 1° Maggio e passo sotto l’imponente Porta Nuova. Nei pressi, noto il Cine Impero e un busto di Garibaldi.

Mi dirigo verso Trapani prendendo la strada litoranea. La prima sosta è per vedere le saline di fronte all’isola di Mozia. La successiva sosta è alle saline di Trapani. Qui le vasche con l’acqua di diversa colorazione, i mulini a vento e i mucchi di sale protetti da coppi sono un ottimo soggetto per le mie numerose foto, con la città di Trapani e il monte di Erice sullo sfondo. C’è anche un museo, ma non entro (sono un po’ in ritardo rispetto al mio programma). Alle 18 circa parcheggio nei pressi di via Ilio vicino a dove pernotterò, ma prima di entrare mi avvio per una prima rapida visita della città. Posso vedere corso Vittorio Emanuele gremito di persone, l’interno del duomo, il lungomare Dante Alighieri e il lungomare Ammiraglio Staiti. La proprietaria del B&B mi suggerisce di cenare all’Osteria Ossuna. Accetto il suggerimento, dal momento che nella mia perlustrazione non ho incontrato l’Hosteria San Pietro, di cui avevo letto un’ottima recensione a cura di un TPC. Mi ritrovo in un locale per niente turistico, dal menù un po’ limitato, con cibo di qualità.

Domenica 14 maggio

Dopo la colazione al bar con cui il B&B è convenzionato, mi avvio per una più approfondita visita della città. Indugio nel porto peschereccio: barche da pesca ormeggiate, qualche bancarella con il pesce e molti gabbiani. Incontro un altro turista del “nord”, meno frettoloso di me, che tiene in mano una borsa con il pesce appena acquistato, che si cucinerà poi nell’appartamento che ha affittato. Ritornato al B&B, con l’auto mi dirigo al santuario dell’Annunziata. Riesco a vedere frettolosamente l’interno prima che inizi una funzione. Poi visito l’adiacente Museo Pepoli, dove posso ammirare belle statue, bellissimi oggetti realizzati con corallo, molti dipinti, nonché una ghigliottina. Non lontano dal museo trovo un supermercato aperto e sfrutto l’occasione per acquistare diversi formaggi siciliani, che poi riporrò nel frigo della camera. Alle 11,30 lascio il B&B per salire verso Erice. La giornata è soleggiata e limpida. Lungo la strada che si inerpica sul versante del monte non posso fare a meno di fermarmi varie volte per ammirare dall’alto il panorama della città, con le isole Egadi sullo sfondo.

A Erice lascio l’auto in un parcheggio a pagamento in viale Conte Pepoli. Benché affollata di turisti in ogni dove, la città ha un suo particolare fascino. Entro nella chiesa Madre, nel cui presbiterio c’è una bella ancona marmorea. Molti i negozietti lungo corso Vittorio Emanuele, graziosi gli edifici che prospettano su piazza Umberto 1°. Dal margine orientale della cittadina, bella la vista sul castello Pepoli e meraviglioso il panorama sulla costa verso nord, in direzione del golfo di Bonagia e di monte Cofano. Ripercorro le strette e ordinatissime vie del centro fino ad arrivare al n. 14 di corso Vittorio Emanuele. Le vetrine con i vassoi ricolmi di vari tipi di dolcetti della Pasticceria Maria Grammatico sono un irresistibile invito ad entrare nel locale. Mi faccio preparare i dolci da portare a casa e mi gusto una cassatina.

Poco dopo le 15 raggiungo San Vito Lo Capo. Mi limito a una passeggiata nella assolata via principale, al momento chiusa al traffico, e ad osservare dall’esterno la costruzione squadrata che corrisponde alla chiesa Madre. Poi riprendo il viaggio in direzione dell’ingresso nord della Riserva dello Zingaro. Dopo un percorso a saliscendi con molte curve, e dopo aver atteso per alcuni minuti che un paio di mucche si decidano a liberare la strada, mi fermo per ammirare il panorama del golfo di Castellamare e la flora che tappezza il ripido versante. Considerato che si è fatto troppo tardi per visitare con la dovuta calma la riserva, o almeno una sua porzione, decido di ritornare indietro. Faccio una breve sosta intorno ai resti di una tonnara. Come altri turisti, mi interesso ad alcune capre all’interno di un recinto. Nel ritornare sulla strada principale rivedo le mucche dal mantello nero che avevo incrociato in precedenza.

A Trapani ho ancora la voglia di godermi le vie del centro. Dopo aver passeggiato tra la folla in corso Vittorio Emanuele, riesco finalmente a trovare la famosa pasticceria Colicchia, dove assaporo una fetta di cassata ed acquisto dolcetti a base di fichi secchi. Per cena mi dirigo senza esitazioni all’Hosteria San Pietro, che avevo visto la mattina. Purtroppo, non avendo prenotato, non c’è posto. Trovo invece facilmente un tavolo nel ristorante Da Angelino in via Amm. Staiti, dove mi concedo comunque una buona cena.

Lunedì 15 maggio

Dopo colazione faccio un’ultima passeggiata fino al porto peschereccio, dove non trovo molto più movimento rispetto alla mattina precedente. Un gabbiano che stringe nel becco del cibo diventa oggetto di una mia breve ed imprevista caccia fotografica. Completata la difficoltosa operazione di fare entrare ordinatamente nella valigia tutti gli acquisti, posso lasciare Trapani e prendere l’autostrada in direzione di Palermo. Arrivo a Segesta poco dopo le 10. Nonostante la presenza di alcune centine metalliche di sostegno dell’architrave, il tempio greco si presenta in discrete condizioni e riesce ancora ad emozionarmi. Poi prendo la navetta per salire fino al teatro greco, dal quale si domina un ampio panorama di colline. Discendo a piedi, per meglio ammirare l’ambiente e scattare ancora qualche foto al tempio, che a distanza può meglio essere apprezzato nel suo insieme.

Riparto con destinazione Alcamo, dove ho il tempo per una passeggiata tra le vie del centro: da porta S. Francesco alla mole del castello, agli scorci di facciate, portali e campanili della chiesa del Collegio, di quella di S. Oliva e della chiesa Madre. Seduto al tavolino di un bar in piazza Ciullo mi godo una granita al limone, l’ultima di questo viaggio in Sicilia.

Il mio volo di ritorno è fissato alle 16 e, così come all’andata, tutto si svolgerà in perfetto orario.

INFORMAZIONI PRATICHE

Per organizzare il viaggio sono stati utili riferimenti:

“Le Guide di Bell’Italia – Sicilia “ Istituto Geografico De Agostini/Editoriale G. Mondadori

“Guida Rapida d’Italia – Vol. 5” del Touring Club Italiano

Diari di altri TPC

Tutti i pernottamenti sono stati prenotati tramite Booking.com. Ho soggiornato presso: B&B Xenia a Palermo, B&B Piazza Garibaldi a Caltanissetta, B&B Xenia a San Leone, B&B Il Pescatore a Marinella di Selinunte, Affittacamere Arcobaleno a Trapani.

Il volo Alitalia Linate-Palermo, prenotato con largo anticipo, è costato 131€ A/R, bagaglio registrato incluso.

Noleggiata auto Hertz cat. C per 6 giorni per 154€.

Autobus da Aeroporto P. Raisi a Palermo città: 6,30€.

In Palermo molte chiese fanno parte del medesimo circuito: visitata una, il biglietto di ingresso alle altre è scontato. L’orario di apertura delle chiese non è il medesimo per tutte, con la conseguenza di dover porre molta cura nella pianificazione dell’itinerario di visita per ridurre i perdite di tempo. Di seguito il costo del biglietto di ingresso a chiese/musei/templi nel periodo della mia visita.

Cripta, Tesoro e Tombe della Cattedrale di PA: 3€

Palazzo dei Normanni + Cappella Palatina + Mostra ‘900: 12€

Chiesa S. Giovanni degli Eremiti: 6€

Chiesa S. Cataldo: 2,5€

Chiesa S. Caterina: 2€

Chiesa della Martorana: 1€

Oratorio S. Cita e S. Domenico: 5€

Museo Archeologico: gratis

Castello della Zisa: 6€

Catacombe dei Cappuccini: 3€

Castello della Cuba: 2€

Chiesa S.S. Salvatore: 1,5€

Chiostro Chiesa della Magione: 2€

Transetto nord, Cappella Roano, Tombe Reali e Terrazze Duomo di Monreale: 4€

Chiostro Duomo di Monreale: 6€

Museo Diocesano di Agrigento: 3€

Valle dei Templi e Museo Archeologico di Agrigento: 13,5 €

Eraclea Minoa: 4€

Castello Incantato di Sciacca: 5€

Parco Archeologico di Selinunte, Rocche di Cusa incluse: 6 €

Museo Archeologico di Marsala: 4€

Museo Pepoli a Trapani: 6€

Chiesa Matrice a Erice: 2€

Tempio + Teatro di Segesta: 6 €

Navetta per Teatro di Segesta: 1,5 €

Guarda la gallery
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Palermo - Fontana Pretoriaiazza

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Trapani - Panorama con isole Egadi

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Cefalù - Duomo

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Mazara del Vallo - Una via

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Saline di Trapani

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