Vuelta del Pais Vasco al sapore di Bordeaux
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Da diversi anni parlavamo di visitare i Paesi Baschi, per vari motivi non eravamo mai riusciti a concretizzare questa idea pur essendo uno dei luoghi che maggiormente ci incuriosiva, stavolta ce l’abbiamo fatta quasi per caso.
Il percorso originale del viaggio era totalmente diverso, a biglietti aerei già acquistati alcuni eventi ci hanno portati a cambiare itinerario una settimana circa prima della partenza, la genesi travagliata di questa vacanza non prometteva nulla di buono, io poi tendo ad essere scaramantico ed interpretando i segni premonitori avevo anche maturato l’idea di starmene a casa. Dopo aver acquistato i nuovi biglietti aerei, ci è piombata tra capo e collo la questione Ryanair. Credo che tutti voi sappiate di cosa parlo, una sfilza di cancellazioni più o meno programmate che mettevano seriamente a rischio la partenza. Non è stato per niente facile capirci qualcosa, numeri verdi irraggiungibili, chat eterne e comunque nessuno che ci potesse dare una minima certezza, ciò che ci spaventava maggiormente era riuscire a partire e vederci cancellato il volo di ritorno.
Sono considerazioni personali, ma credo che anche da questi segnali si capisca come l’età dell’oro di Ryanair sia terminata, se questi sono segni premonitori non vedo un bel futuro per la low cost irlandese.
Detto questo comunque decidiamo di tentare la sorte, il programma prevede partenza e ritorno dall’aeroporto di Bologna per Bordeaux, da lì in auto ci sposteremo nei Paesi Baschi, considerando che San Sebastiàn dista neppure 200 chilometri dalla città francese, dove trascorreremo quattro giorni per poi ritornare proprio a Bordeaux per le ultime due notti prima della partenza.
18 SETTEMBRE
L’aereo decolla regolarmente dall’aeroporto di Bologna poco dopo le 11 del mattino, fortunatamente non ci sono stati problemi o ritardi e anche per questo possiamo ritenerci fortunati. Il volo è molto breve, dopo un’ora e mezza circa atterriamo all’aeroporto di Bordeaux regolarmente e ritiriamo l’auto che avevamo preventivamente prenotato online diretti verso la nostra prima tappa, la cittadina di Bayonne.
Facciamo tappa qui come sempre per spezzare il percorso e recuperare le fatiche del viaggio, per quanto il confine non sia lontano eravamo curiosi di vedere questa zona, una della più celebri località balneari francesi sull’oceano Atlantico.
Arriviamo nel tardo pomeriggio e dopo aver preso possesso della camera d’hotel, un funzionale Ibis poco lontano dallo svincolo autostradale, andiamo in centro per la cena e per dedicare qualche ora alla visita.
Sarà che è sera o più probabilmente che è la fine di settembre ma in giro c’è pochissima gente e questo per me è sempre motivo di soddisfazione, non amo la confusione e visitare una città, piccola o grande che sia, in queste condizioni è l’ideale.
A Bayonne (o Baiona come è meglio conosciuta dagli spagnoli) si è già calati pienamente nell’atmosfera dei Paesi Baschi, ci se ne accorge subito da piccoli segnali, le indicazioni stradali in doppia lingua, i nomi e i menù dei ristoranti già influenzati dalla cultura basca o gli immancabili murales che inneggiano all’indipendenza di questa regione, oggetto in un passato neppure tanto remoto di grandi spargimenti di sangue.
Bayonne sorge alla confluenza di due fiumi, Adour e Nive, ed ha origini antichissime che si fanno risalire all’impero romano. Il centro è delizioso, ancor di più così illuminato, gran parte dei negozi sono chiusi e non avremmo potuto pretendere altro considerando che è lunedì e siamo fuori stagione, ma tutto questo non toglie fascino e interesse ad una passeggiata al chiaro di luna.
Il centro storico è pedonale, completamente realizzato con vecchie pietre sapientemente conservate, la cosa che mi colpisce sono le case a graticcio, già viste in altre zone come l’Alsazia e tipiche della cultura tedesca e che contribuiscono notevolmente all’atmosfera d’altri tempi.
Sembra di aver fatto un salto indietro nel tempo, se non fosse per le poche auto parcheggiate qua e la si potrebbe tranquillamente pensare di essere nel secolo scorso, mi aspetterei di veder comparire di colpo una carrozza trainata da maestosi cavalli bianchi o un gruppo di dame e signori in abiti eleganti che passeggiano senza fretta.
Tornando a questioni più pratiche, ci sono molti locali dove poter cenare (o pranzare all’occorrenza) e sono quasi tutti lungo il fiume, la zona più caratteristica anche se più turistica della città ed è qui che la nostra ricerca termina.
Consiglio di non andarsene prima di aver visto l’edificio del comune, o hotel de ville, illuminato a festa e non prima di aver fatto due passi lungo il fiume, piccole cose che rendono un’esperienza indimenticabile.
19 SETTEMBRE
Ripartiamo alla volta di Bilbao dove trascorreremo un paio di giorni, dista non più di 200 chilometri da Bayonne e ci permetterà di visitare San Sebastiàn sulla via del ritorno. Decidiamo di non andare direttamente in città, ma di percorrere un po’ la costa che, a detta di tutti, dovrebbe regalarci un panorama mozzafiato.
In effetti non si tratta solo di un sentito dire ma di pura realtà, il paesaggio ricorda molto quello irlandese una costa rocciosa, ricca di insenature e falesie e circondata da una vegetazione fitta e rigogliosa, chi li ha visti entrambi può capire il senso delle mie parole.
Lungo il litorale si trova una serie di paesi, antichi porti di pescatori che nei secoli hanno mantenuto inalterato il loro fascino e che meritano una visita. Dovendo scegliere quali vedere ci concentriamo innanzitutto su Ondarroa. Leggendo la fedele Routard che accompagna i nostri viaggi restiamo incuriositi dalla definizione di Venezia dei Paesi Baschi attribuita a questa località, questa è la ragione principale della nostra sosta.
Da italiani queste definizioni ci lasciano sempre perplessi ed è facile che siano gonfiate o comunque attribuite in maniera un po’ leggera, questo caso non fa eccezione.
Ondarroa è una località molto carina, può valere la pena fermarsi per una passeggiata lungo mare o anche solo per esplorarla ma Venezia è tutt’altro. E’ un comune di neppure 10.000 abitanti attraversato dal fiume Artibai, ancorato alle montagne dell’entroterra e proteso verso l’immensità dell’oceano Atlantico. Ci sono senza dubbio degli elementi di interesse, monumenti da visitare, la chiesa di Santa Maria o il vecchio Palazzo Municipale e ancora la Torre de Likona che altro non è che un’antica e tipica casa basca a forme di torre un tempo appartenuta ad Ignacio de Loyola, il fondatore della Compagnia di Gesù.
Più spettacolare a livello scenografico è il Puente Viejo, un antico ponte in pietra che però risale solo al 1958, nel senso che in quell’anno venne ricostruito per sostituire il precedente distrutto da un’inondazione.
Fatte queste doverose considerazioni, Ondarroa è comunque un centro legato alla pesca e al suo porto, con tutte le caratteristiche che località simili hanno.
Prima di pranzare ci spostiamo di nuovo anche se non di molti chilometri, decidiamo di andara a Bermeo, località un po’ più grande della precedente e che quindi ci può offrire più scelta. Caratteristica comune di questi pueblos è il gran traffico, c’è poco parcheggio e quindi a volte si deve lasciare l’auto un po’ fuori, ma siamo durante la settimana e da questo punto di vista ci va relativamente bene.
Bermeo ti da subito la sensazione di essere più moderna rispetto a Ondarroa, in effetti è grande quasi il doppio, ma tolte le dimensioni si ha la consapevolezza che sia più organizzata nell’accoglienza turistica. La parte che personalmente ho preferito è quella del porto vecchio, lo spettacolo delle antiche case, coloratissime e arroccate intorno al porto che, un tempo come adesso, era ed è il centro della vita e dell’economia.
Si è fatta una certa ora, saliamo in auto per percorrere la strada che ci separa da Bilbao dove trascorreremo le prossime due notti. Ci sistemiamo in un Ibis un po’ fuori dal centro, a Barakaldo per l’esattezza a circa 12 chilometri dal centro di Bilbao. Può sembrare una distanza notevole, ma oltre che la spesa limitata ci ha attirato di questo hotel anche la comodità, è poco lontano dallo svincolo autostradale e arrivare in città non richiede più di un quarto d’ora.
Il primo assaggio di Bilbao lo abbiamo soltanto nel tardo pomeriggio, appena presa confidenza con la città ci colpisce il brulicare di persone e soprattutto di giovani, nonostante non sia il fine settimana.
Facciamo due passi lungo il fiume Nervion giusto per vedere l’effetto dell’illuminazione, dopo di che ci inoltriamo nel casco viejo o, per meglio dire, il vecchio centro storico. Ci sarebbe molto da dire, ci sono locali ovunque e gente dappertutto, qui non esiste il concetto di cena come lo intendiamo noi, proliferano i tapas bar (anche se qui le chiamano pinchos) dove si mangia in piedi sorseggiando un bicchiere di vino e si chiacchera del più e del meno.
Cerchiamo di entrare nella cattedrale di San Giacomo visto che risulta aperta fino alle 20, ma un funerale ne modifica l’orario di apertura, torneremo l’indomani.
Per stasera prendiamo confidenza con l’ambiente, oltre a passeggiare nell’antico centro storico vediamo Plaza Nueva che di fatto ne è il cuore, luogo di aggregazione e svago dei bilbaini, il Mercado de la Ribera, il Teatro Arriaga e il ponte di Calatrava, diciamo che per farci un’idea e capire che la città non ci dispiace è abbastanza.
20 SETTEMBRE
Iniziamo la giornata con una piccola gita fuori porta, poco a nord di Bilbao c’è una località turistica molto famosa da queste parti, si chiama Getxo. Non è soltanto la spiaggia preferita degli abitanti di Bilbao, c’è qualcosa di più, qualcosa che la rende unica forse nel mondo, il Ponte di Vizcaya. Si tratta di uno degli ultimi ponti trasbordatori del mondo ancora in attività, risale al 1893 e da allora ha continuato a funzionare con l’eccezione di pochi anni durante il regime franchista, fu realizzato da uno dei discepoli di Gustave Eiffel, Alberto Palacio.
Dovendo spiegare in poche parole di cosa si tratti, il Ponte di Vizcaya è una colossale opera di ingegneria civile, un ponte munito di gondola blasculante che permette di collegare le due sponde del fiume Nervion, cioè le località di Getxo e Portugalete. La gondola permette il trasporto di varie decine di persone e contemporaneamente di 6 automobili, si tratta certamente di un tratto breve, pochi minuti ma che permettono di fare un’esperienza unica. Voglio spendere due parole per raccontare come ne siamo venuti a conoscenza, per una volta non è merito della guida turistica o di internet, abbiamo seguito il percorso visto durante un documentario televisivo intitolato Trans Europe Express. Mi permetto di consigliarlo, mostra un’Europa diversa, percorsa in treno come avrebbe fatto un turista dei primi del Novecento, basandosi su una guida dell’epoca la Bradshaw Continental Railway Guide, ci si possono trovare delle cose particolari, consigli ed itinerari che oggi per vari motivi risulterebbero fuori moda ma che io ritengo interessantissimi.
Provato il brivido di camminare sul ponte sospesi a più di 40 metri sul fiume, facciamo una passeggiata lungo il fiume ma dal lato di Portugalete che non è altro che la località speculare di Getxo, ovviamente sull’altra sponda del Nervion.
Tornando al discorso di prima qui sembra di essere proprio all’inizio dello scorso secolo, l’architettura delle case mantenuta inalterata risale proprio a quel periodo, un soffio di passato che non fa male. Tornati a Getxo sulla gondola recuperiamo l’auto e, su consiglio di un simpatico abitante del luogo, percorriamo i pochi chilometri che ci separano dalla parte più antica ed originale della città, il Puerto Viejo.
Non fermatevi alla spiaggia, perdereste il meglio di questo angolo. Percorsa una breve rampa di scale si arriva all’antico cuore del paese, un gruppo di bianche case di pietra arroccate intorno ad una piccola piazza, e proprio qui nel bar del paese ci fermiamo per pranzo. A volte sono le piccole cose a renderti speciale una giornata, un bel sole, cibo gustoso, un bicchiere di vino e un bel contesto tranquillo, non c’è da chiedere di più.
Dopo pranzo torniamo verso Bilbao, abbiamo in mente di visitare il Guggenheim Museum, il vero simbolo della città ma per farlo ci consigliano di andare in metro, il traffico cittadino a quell’ora pare sia insostenibile e la ricerca del parcheggio può diventare stressante. In effetti dopo quindici minuti di metropolitana scendiamo a poche centinaia di metri dal museo, appena lo vedo capisco perchè tutti ne restino affascinati. Io di arte capisco poco e di arte moderna forse ancora meno, quindi la vista delle esposizioni non mi comunica più di tanto, mea culpa perchè non riesco a coglierne il senso, ma il museo e la sua struttura architettonica lasciano a bocca aperta.
Fu inaugurato vent’anni fa, nel 1997, costruito per riqualificare una zona degradata della città lungo il fiume, qui sorgeva una vecchia fabbrica abbandonata dopo la crisi economica che colpì Bilbao negli anni ’80. L’incarico fu assegnato dalla fondazione Guggenheim all’architetto Frank Gehry che fra tutti presentò il progetto più convincente ed innovativo. Sono molte le cose che colpiscono di questa opera d’arte, l’uso per la prima volta nella storia del titanio come materiale di copertura per valorizzare l’effetto alla luce del sole sotto il quale assume una colorazione quasi dorata, oppure le forme apparentemente senza una logica. Dico apparentemente perchè ad un occhio esperto la logica c’è eccome, ad esempio la facciata sud del museo, quella rivolta verso il fiume per capirci, è la prua di una nave, realizzata così come omaggio alle radici marinare di Bilbao. Ad un occhio esperto ci sono infiniti dettagli, l’assenza di colonne per creare una continuità degli spazi in modo che il visitatore non sia costretto a seguire un percorso predefinito, o le splendide opere che esternamente sono diventati simboli come il museo stesso. Mi riferisco all’enorme ragno di metallo oppure al famoso puppy flower, il gigantesco cucciolo floreale situato vicino all’ingresso del museo.
Visto che la visita del museo termina relativamente presto facciamo in tempo a tornare in hotel per riposarci un po’, fa un gran caldo, e ritornare in centro più tardi per la cena questa volta in auto.
I ritmi di vita in Spagna sono un po’ più spostati in avanti rispetto alle nostre abitudini, il fatto di poter cenare più tardi di permette di girare ancora per un po’, giusto il tempo di visitare la cattedrale che non siamo riusciti a vedere il giorno prima e qualche altra chiesa come quella di Sant Antonio o la Basilica de Nuestra Señora de Begoña.
La cena è forse la parte più divertente, nel senso che troviamo posto in uno dei locali tipici sotto il porticato di Plaza Nueva, sedersi non è facile ma ci riusciamo. Noi mangiamo al tavolo come da abitudine, ma c’è un continuo via vai di gente che entra anche solo per sorseggiare un bicchiere di vino accompagnandolo con i soliti pinchos che dominano la scena gastronomica locale. Come conclusione dell’esperienza a Bilbao non è male.
21 SETTEMBRE
Oggi si riparte per la seconda tappa del nostro tour, la città di San Sebastiàn. Non è molto distante quindi ne approfittiamo per fare una piccola deviazione lungo il percorso ed andare a visitare la città di Oñati, che si trova più o meno a metà strada. Facciano questa scelta perchè online e anche sulla nostra fedele Routard la città è definita addirittura come la Toledo dei Paesi Baschi. Per una volta devo dire che la definizione non è così esagerata, la cittadina si trova al centro di una bella valle, non troviamo confusione visto il periodo, anzi direi che siamo gli unici turisti in giro e questo non è mai un problema. Tolta una parte più moderna appena arrivati, il cuore di Oñati è un susseguirsi di antiche abitazioni o case nobiliari, visitiamo la Chiesa di San Miguel e l’Università del Santi Spiritu tutt’oggi utilizzata. Diciamo che in un’ora circa la visita del centro è fatta, a meno che non ci si voglia fermare per pranzare o visitare i dintorni, Noi approfittiamo per ripartire verso San Sebastiàn dove resteremo altri due giorni.
Prima di andare verso l’hotel ci fermiamo poco fuori città alle pendici del Monte Igueldo, per farla breve San Sebastiàn si affaccia su una baia chiamata Baia de la Concha che è delimitata da due monti, il primo l’ho già citato il secondo invece è il Monte Urgull. Ciò che rende speciale il Monte Igueldo è la presenza di una antica funivia che permette di arrivare in vetta, inaugurata nel 1912 da allora è sempre stata in servizio e conserva tutte le sue parti originali, di certo non risponde ai moderni canoni di comodità ma è comunque un’esperienza particolare. Quando si arriva in vetta c’è una vista spettacolare della baia, a perdersi nel far foto ci vuole poco, senza considerare che a me capita normalmente qui sono nel mio. Ancora più eccezionale secondo me è la presenza di un luna park proprio sulla vetta del monte, e anche il parco divertimenti come la funivia ha più di un secolo e mantiene quasi tutte le attrazioni dell’epoca, su tutte le montagne russe con vista a strapiombo sulla scogliere, in una parola sola incredibile.
Pranziamo sulla terrazza godendoci la bella giornata di sole e la vista spettacolare, facciamo un giro tra le attrazioni del parco scattando qualche foto più o meno seria e felici come bambini saliamo di nuovo sulla funivia che ci riporta a valle.
A San Sebastiàn troviamo un hotel più vicino al centro, giusto un paio di chilometri, per fortuna col suo parcheggio privato, cosa non da poco se si considera che qui non esistono parcheggi liberi e il traffico è sempre sostenuto. Dopo un po’ di meritato riposo ce ne andiamo in centro, capitiamo proprio nella settimana del Festival del cinema quindi in giro c’è parecchio fermento. Nella settimana della manifestazione il centro della movida diventa il lungomare dove c’è il centro congressi Kursaal, qui infatti arrivano gli ospiti più o meno famosi ad assistere alle proiezioni.
Detto questo ci facciamo però un bel giro esplorativo nel centro della città, il solito casco viejo, che sembra però essere un po’ meno frenetico di quello di Bilbao. Giriamo un po’ per negozi, ci acclimatiamo vedendo ciò che il centro offre. Non vogliamo esagerare, dedicheremo la giornata successiva alla visita vera e propria, per stasera ci godiamo la solita atmosfera allegra e frenetica e la cena gomito a gomito.
22 SETTEMBRE
Per oggi il meteo prevede un peggioramento, in effetti siamo stati fortunati fino ad ora trovando sempre belle giornate. E’ prevista pioggia, e ci svegliamo con una giornata uggiosa, un clima abbastanza normale visto che siamo sull’oceano Atlantico.
Avevamo già previsto di dedicare la giornata alla visita di San Sebastiàn, ce la prendiamo quindi comoda e dopo colazione andiamo in centro in auto. Iniziamo la visita dalla zona del porto vecchio, una delle più caratteristiche della città con il suo viavai continuo di pescherecci e i caratteristici ristoranti. Siamo qui principalmente per l’acquario, certo è piuttosto piccolo ma si tratta di quelle cose che fanno pur sempre tornare bambini.
A ben vedere è anche un museo navale, numerosi cimeli di varie epoche e addirittura lo scheletro dell’ultima balena pescata in questa zona alla fine del XIX secolo. L’acquario ha alcune piccole zone in manutenzione ma questo non ne rovina l’atmosfera, in fin dei conti non capita tutti i giorni di vedere da vicino pesci tropicali e soprattutto squali, perlomeno senza correre dei pericoli.
Terminata la visita usciamo proprio mentre le condizioni meteo migliorano, ne approfittiamo per fare due passi ai piedi del monte Urgull, dall’altra parte della Baia della Concha. Si può salire a piedi sulla sommità del monte, cosa caldamente sconsigliata in giornate piovose o ventose, da lì si gode una vista interessante anche se, secondo me, non quanto quella già ammirata dal Monte Igueldo.
La cosa che colpisce è quanto sport venga praticato in queste zone, lo avevamo già notato a Bilbao e San Sebastiàn ce lo conferma. Ci sono biciclette ovunque e podisti di qualsiasi età, è anche vero che gli spazi lo consentono, lunghe passeggiate a mare sono invitanti per gli amanti della corsa, e lo posso testimoniare personalmente.
Torniamo verso il centro in tarda mattinata, dopo un piccolo break in pasticceria, continuiamo il nostro giro visitando la cattedrale del Buon Pastore che si trova in zona un po’ più defilata della città, e qui ci fermiamo a pranzare, ovviamente in un locale tipico e a base di pinchos.
Dati e guida alla mano abbiamo visto un po’ tutto quello che il centro di San Sebastiàn può offrire, ci viene quindi in mente di recuperare l’auto e fare una breve escursione fuori porta, nella vicina località di Hondarribia. Perchè proprio questa località? Il motivo è semplice, rimaniamo incuriositi dal fatto che questa sia zona di eccellenza nella produzione di sidro, il celebre distillato di mele, e questa località ne è forse il centro principale, tanto da avere un museo che ne racconta la storia.
Andiamo proprio a visitare questo, una visita guidata in spagnolo per pochi intimi dove ci spiegano un po’ di storia di questa antica bevanda e il processo produttivo. Ovviamente il culmine della visita è l’assaggio delle varie tipologie di sidro e lo sperimentare il txo txo, la tradizione per la quale si assaggia il sidro riempiendosi il bicchiere direttamente dalla botte zampillante.
Quando torniamo in centro per la cena troviamo la città bloccata per l’inizio del festival del cinema, un traffico incredibile che non ci impedisce però di trovare parcheggio e di andare a cenare proprio sul lungomare dove la manifestazione si sta svolgendo. Non avevo mai assistito dal vivo a scene di delirio simili, sarà anche perchè non conosco chi siano i presunti vip che arrivano in passerella, però è buffo vedere da un lato ragazzine urlanti e dall’altro persone agghindate in abiti da gran sera, un contrasto interessante.
Come conclusione dell’esperienza a San Sebastiàn non è male, se non altro qualcosa di diverso e unico, in attesa di ripartire verso l’ultima tappa del viaggio, Bordeaux.
23 SETTEMBRE
Ci svegliamo e partiamo in direzione Francia, ci separano da Bordeaux circa 200 chilometri di strada, un paio d’ore di tragitto per capirci. Arriviamo a destinazione poco prima di pranzo, è sabato e quindi in giro c’è moltissima gente, fatichiamo infatti anche a trovare posto per l’auto ma ci riusciamo proprio davanti alla spettacolare Place de la Bourse.
Il primo impatto con la città è dei migliori, ci si presenta davanti in tutta la sua bellezza e spettacolarità, sensazione che aumenta non appena ci inoltriamo fra le sue vie. Il fascino settecentesco di Bordeaux traspare da ogni sua piazza e via, l’elenco dei monumenti che vale la pena vedere è lunghissimo. Dopo una meritata pausa pranzo in una creperie (finalmente qualcosa di diverso dai pinchos) continuiamo nel nostro personale giro di esplorazione, sono circa 350 i siti di interesse storico quindi è quasi impossibile non fare una selezione. La Cattedrale e l’Hotel de Ville o meglio noto come palazzo Rohan sono uno di fronte all’altro, il Gran Thèatre, la passeggiata lungo la Garonna con la sosta obbligata davanti a Place de la Bourse e al Miroir d’Eau. Queste sono solo alcune delle cose che mi vengono in mente, buttate giù di getto, andando a memoria, ne mancano molte di sicuro però non voglio raccontare Bordeaux come una semplice lista di cose da fare.
Come detto prima noi arriviamo di sabato, c’è moltissima gente, tanta gioventù soprattutto lungo Rue Sainte Catherine, la via pedonale più lunga d’Europa, oltre un chilometro di locali e negozi, gli appassionati di shopping non possono chiedere altro. Mi convinco sempre di più che la vera atmosfera di un luogo si percepisce semplicemente girando fra le sue strade senza porsi degli obiettivi, guardando quel che fanno gli abitanti del posto.
I cafè e i bistrot sono pieni, si fanno due chiacchere sorseggiando un bicchiere di vino e lasciando trascorrere placidamente il tempo, oppure ci si siede in uno dei prati lungo il fiume a godersi il sole e la bella giornata.
Se penso a come vorrei la mia città è esattamente questo il modello, bella, ricca di storia e fascino e, cosa non da poco, vivibile.
Ritorniamo in centro nel tardo pomeriggio, dopo essere andati in hotel e ed esserci riposati, troviamo una sistemazione a qualche chilometro di distanza, nella zona Bordeaux Le Lac in quello che è in pratica un distretto di hotel, non distante dal nuovo stadio della squadra locale.
Bordeaux di notte è ancora più bella, i miei consigli sono sempre gli stessi me ne rendo conto, ma non mi viene da dire molto altro in situazioni simili. Perdete un po’ di tempo a guardare la Place de la Bourse che si riflette nel Miroir d’Eau, uno degli spettacoli più belli che abbia mai visto, o anche solo a vedere i bambini che si divertono a giocare in questo specchio d’acqua artificiale, il luogo di aggregazione per eccellenza della città.
24 SETTEMBRE
E’ domenica e anche l’ultimo giorno del nostro viaggio. Cercavamo una gita fuori porta, qualcosa da vedere non troppo lontano dalla città e lo troviamo nel borgo di Saint-Emilion. Questa deliziosa cittadina medioevale dista una quarantina di kilometri da Bordeaux, ci si arriva comodamente visto che si percorre quasi tutta autostrada.
Se dovessi dare una definizione di questo posto, direi che si tratta di un quadro. Se siete amanti dei borghi medievali, strade acciottolate, piazzette arroccate intorno a locali tipici e tipiche e basse case color ocra siete nel posto giusto.
Camminare fra le strade di Saint-Emilion è come ritrovarsi nel passato, devo dire che il paese è perfettamente conservato e valorizzato nel modo giusto in tutte le sue attrattive.
La distesa di vigneti che circonda questo spettacolare borgo rende l’atmosfera ancor più magica, ma ciò che lo rende unico in tutta Europa è la chiesa o meglio il complesso monolitico.
La leggenda vuole che, alla morte di Emilion (il santo da cui trae il nome il paese), la piccola comunità cristiana che si era raccolta intorno a lui grazie ai miracoli di cui fu protagonista, iniziò a scavare delle catacombe e una chiesa proprio in prossimità della grotta dove visse l’eremita. La chiesa monolitica è l’unica nel suo genere in Europa ed è conosciuta in tutto il mondo tanto da essere luogo di pellegrinaggio di molti fedeli. Il campanile svetta da 53 metri di altezza: se avrete il fiato di salire 187 gradini, potrete godere uno spettacolare a 360° sui vigneti circostanti. Ovviamente costituisce un punto di riferimento visivo per tutti, residenti e turisti, nel piccolo paese.
Inserita dall’Unesco nella lista dei patrimoni dell’Umanità nel 1999 (insieme al paesaggio della regione che comprende l’antica Giurisdizione di Saint-Émilion), la chiesa ha subito un importante intervento di consolidamento e oggi è fortunatamente aperta al pubblico. Se volete scoprire tutti i segreti di questo singolare borgo, partecipate a uno dei tour dei sotterranei organizzati dall’Ente del Turismo. Per 45 minuti potrete passeggiare nella storia, ascoltando leggende e curiosità oltre a visitare monumenti davvero eccezionali: la chiesa, le catacombe, la grotta dell’eremita, la Cappella della Trinità (una cappella con affreschi policromi). Completate la vostra passeggiata con una visita al chiostro della chiesa collegiata che ospita le tombe degli ex cardinali.
Imperdibile anche la Tour du Chateau du Roi, una spettacolare torre arroccata su una collina dalla sommità della quale si può dominare la città e, credetemi, è un paesaggio bello come pochi, la città di fronte e gli splendidi vigneti alle spalle.
Dopo la gita domenicale facciamo in tempo a tornare a Bordeaux per la cena e anche per goderci lo spettacolo di questa città in notturna. Ho già detto molto, ma consiglio di fare una passeggiata lungo la Garonna e poi di fermarsi ad ammirare la Place de la Bourse che si specchia nel Miroir d’Eau, unico ed inimitabile.
Ogni viaggio è un’avventura, una storia a parte con emozioni e ricordi diversi, ed anche questo come tutti quelli che lo hanno preceduto ci resterà nel cuore e nella mente.