Diario d’Islanda: Ring e fiordi occidentali
Informazioni
Volo: Andata: 31 luglio 22:30-01:20 Roma-Keflavik WOW Air; Ritorno: 11 agosto 2:50-9:30 Keflavik-Roma Vueling. Macchina: Suzuki Jimny (prenotata su Blue Car Rental); Traghetto: Ferry Baldur (da Brjanslaekur a Stykkisholmur).
Indice dei contenuti
Risorse utili Mappa dei supermercati sull’isola: https://www.google.com/maps/d/u/0/viewer?mid=zkxfFoq-cSG8.kIZh3kGqiEyI Mappa dei principali punti di interesse:
Viaggio Mappa del tour: https://www.google.com/maps/d/viewer?mid=zw9vJ6nPddYs.kDWqoijiZlq0
Il nostro breve video, resoconto del tour, https://www.youtube.com/watch?v=LGKN83EuhoI
Giorno 0 Arriviamo a Fiumicino con le canoniche due ore di anticipo, check-in fatto senza problemi, ma purtroppo il volo tarda la partenza di un’ora. Poco male tutto sommato. Arriviamo a Keflavík alle 2:30 ora locale. All’uscita dall’aeroporto non troviamo subito l’addetto della Blue Car Rental ad attenderci ed iniziamo a preoccuparci pensando anche al ritardo del volo. Tempo dieci minuti, però, ed arriva scusandosi dell’attesa: si firma il contratto e per le 3:00 siamo arrivati al B&B dove dormiremo la prima notte. Il giorno 0 è andato, con qualche ritardo, ma tutto secondo progetto!
Giorno 1 Partiamo dal B&B (dopo doccia e colazione!) verso le 9:30 e ci rechiamo alla prima gas station di Keflavík: non per fare benzina, ma per comprare una SIM prepagata Nova al prezzo di circa 15 euro con incluso 1 GB di traffico. Consiglio a tutti di farla il prima possibile perché è comunque una comodità poter navigare online all’estero (per guardare una mappa o contattare una struttura). Ci fermiamo anche ad un supermercato per una rapida spesa di latte, acqua e qualcosina per fare colazione la mattina. Fatto ciò, finalmente si parte… direzione: Circolo d’Oro! La prima tappa, come sempre in questi casi, al parco del Thingvellir: niente di entusiasmante, ma già da qui, soprattutto durante il tragitto, si osservano paesaggi sconosciuti in Italia che fanno sembrare di essere su un altro pianeta. Fatta una passeggiata tra la spaccatura che separa le placche tettoniche, ci rechiamo nella vicina zona di Geysir che subito ci conquista con una bella doccia (calda!) proveniente da uno dei suoi sbuffi. Sulle panchine del locale davanti ci fermiamo a mangiare un boccone (preparato da casa) e a fare benzina (che va a circa 1.50 euro/l). Partiamo allora alla volta di Gulfoss, ultima tappa del Circolo d’Oro. È sicuramente una delle cascate più belle d’Islanda, ma non mi ha stupito particolarmente. Tenete in considerazione che le attrazioni del sud sono piene di turisti (come noi!) per cui non si riescono mai a gustare appieno. Da Gulfoss, facciamo una una tappa pomeridiana alle terme Fontana, un complesso di 4 piscine (piccole e a differenti temperature e di cui una naturale) con sauna e lago annessi: a mio avviso il prezzo di 3400 kr non vale la pena spenderli. Ci rechiamo infine alla prossima sistemazione. Si tratta di cottage posti direttamente sul fiume: davvero uno spettacolo di location. I cottage sono moderni ed è stato un piacere sorseggiare una cioccolata calda la mattina con quel panorama.
Giorno 2 Sveglia verso le 8:00 e alle 9:00 già siamo in macchina verso Seljalandsfoss la famosa cascata percorribile anche da dietro. Ve la ritroverete di faccia percorrendo il ring e l’effetto è molto simpatico. Inoltre posso garantire: la cascata oltre ad essere di per sè bella, è anche un vero spasso e ci si fa la doccia! Munitevi di impermeabile e copripantalone prima di andare o tornerete zuppi. Fare foto alla Seljalandsfoss è davvero difficile per il numero degli schizzi d’acqua che continuamente prenderete. Vi consiglio, inoltre, anche di proteggere la fotocamera tramite una bustina di plastica trasparente da legarvi. Anche la zona attorno è molto carina, con un altro paio di cascate che sembrano cadere dal cielo. Subito dopo Seljalandsfoss ci attende Skogarfoss, una delle icone del sud dell’Islanda. Che dire: spettacolare. Vi consiglio di buttarvi anche il più sotto possibile alla cascata e alzare gli occhi verso i quintali d’acqua che si buttano davanti a voi, un’esperienza unica. È possibile raggiungere la sommità della cascata attraverso un facile percorso che vi garantirà un altro paio di inquadrature interessanti. Ci fermiamo a mangiare una bella frittata di spaghetti sull’unica panchina con vista cascata e poi proseguiamo la nostra giornata verso il complesso di Dyrhólaey. Si può vedere la spiaggia nera da diversi punti: dalla strada 218 ci sono due diramazioni mentre dalla 215 si giunge presso la zona di Reynisfjara. Vi consiglio di non perdere la diramazione della 218 che, tramite una strada sterrata piuttosto pendente, porta al promontorio spettacolare (ciò che davvero si intende per Dyrhólaey) dal quale si osserva tutto il panorama circostante: un’esperienza unica. Zona che tra l’altro pullula di pulcinella di mare! Finita la giornata, partiamo per il prossimo alloggio: un hotel con a disposizione anche qui dei cottage molto carini. I bagni sono un po’ più piccoli e vecchiotti, ma nel complesso anche questa una buona soluzione. In più, ci saremmo riempiti lo stomaco con un’abbondantissima colazione inclusa il giorno dopo!
Giorno 3 Partiamo quindi alla volta di Fjardratglijufur, percorrendo una decina di kilometri a ritroso. La zona è facilmente accessibile e spettacolare. Uno dei posti senz’altro più magici del sud, con i suoi canyon altissimi e l’acqua limpida che li attraversa sembra di essere davvero in una scena de “Il Signore degli Anelli”. Il breve sentiero guidato, da percorrere a piedi, vi porterà fino ad una zona dove potrete ammirare nella sua interezza il panorama. Sono presenti anche altri speroni dai quali ammirare il paesaggio, ma consiglio di addentrarvici solo se realmente esperti essendovi il concreto rischio di fare un piccolo volo. Il canyon è percorribile parzialmente anche da sotto, a bordo fiume, ma non abbiamo investigato oltre preferendo proseguire l’itinerario. Per questa giornata, infatti, abbiamo deciso di mettere alla prova il nostro piccolo 4×4 addentrandoci nella zona interna del vulcano Laki, lungo la F206, una strada sterrata la cui diramazione si prende percorrendo la strada per Fjardratglijufur. La giornata era buona e ci abbiamo messo circa 1 ora e mezza per percorrerla, scontrando anche un paio di guadi che siamo riusciti ad affrontare senza problemi con il nostro Jimny. Inutile dire che sarebbe stato impossibile percorrerla senza un mezzo a quattro ruote motrici. Il panorama lungo il percorso era un’alternanza di corsi d’acqua, piccole colline parzialmente innevate e paesaggi desertici: la pace e la tranquillità regnano sovrane e si capisce davvero quale sia la natura dell’Islanda. Finito il percorso, si giunge ad un centro informazioni in cui una gentilissima guida vi darà informazioni circa il Laki e ciò che vi è attorno: è possibile infatti praticare un trekking di circa 1-2 ore che ne fa il giro arrivandone alla sommità. Inutile dire che non abbiamo esitato un attimo e siamo partiti. Che dirvi: ne vale proprio la pena. La vista dalla cima è impagabile scorgendo ghiacciai, montagne, colline e zone desertiche, tutte accomunate da un aspro colore che riflette anche la natura vera e cruda del posto. È possibile vedere anche un piccolo lago formatosi nel cratere di un altro piccolo vulcano che è a propria volta raggiungibile in circa 15 min di auto e altri 15 a piedi a detta della guida. Stanchi, però, decidiamo di tornare sapendo che il ritorno avrebbe preso un’altra ora e mezza per tornare sul ring. L’itinerario ora prevedeva di arrivare alla cascata di Svartifoss, nel parco di Skaftafell. Davvero a malincuore, ma abbiamo dovuto rinunciarci. Arriviamo in zona alle 18.30 e dal centro informazioni di Skaftafell ci sarebbe voluta circa un’ora e mezzo di camminata per raggiungere e tornare dalla Svartifoss e, avendo ancora nel percorso la laguna glaciale e l’arrivo all’alloggio, abbiamo dovuto rinunciarci. Dunque per questa giornata o si fa la visita nell’entroterra del Laki o si fa la camminata a Skaftafell: se non volete tornare distrutti trovo inconciliabili le cose. A mio avviso, le due scelte sono entrambe molto valide: Laki offre uno sguardo a una natura più cruda e meno turistica dell’Islanda (e personalmente mi ha conquistato molto), mentre le bellezze del parco di Skaftafell sono apprezzate univocamente da tutti. Quindi a voi la scelta! Partiamo allora verso la rinomata Jökulsárlón: lo sfondo del ghiacciaio durante il tragitto mette un certo timore. Quando meno ce lo si aspetta, sbam, ci si ritrova dei geysir di faccia (che sono ben più grandi di quanto appaiano in foto) e si capisce di essere arrivati. La laguna era un po’ “a secco” ma sicuramente il colpo d’occhio è rimasto notevole. Dopo un rapido giro, ci dirigiamo allora alla successiva guesthouse poco distante con la volontà di ritornare alla laguna al tramonto. Arrivati, ceniamo del cuscus preparato alla buona, facciamo una doccia, un po’ di riposo e torniamo a Jökulsárlón (distava 10 minuti in auto da dove eravamo): l’assenza di turisti e il sole basso dietro le nuvole hanno dato ancora di più quel senso di calma a quel luogo senza tempo.
Giorno 4 È il giorno di viaggio più impegnativo: circa 550 km e 7 ore per percorrerli. Non è stata una passeggiata, ma se si è in due sono sopportabilissimi. Non ci fermiamo a Vestrahorn perché fatalità vuole che dopo 4 giorni di ottimo tempo (sole con nuvole e schiarite) proprio durante il giorno di viaggio più lungo il meteo sia peggiorato drasticamente con piogge e forti venti (che stavano facendo volare via anche il nostro Jimny). Da segnalare la splendida strada 939 che permette di tagliare un bel tratto di costa: ve la consiglio assolutamente. È un tratto un po’ sconnesso (ma percorribile anche con un 2×2) che si annida verso l’alto tra rocce e piccole cascate uscenti da ogni apertura: non so se sarà stata la pioggia ad aumentare il carico d’acqua, ma per me è rimasta una delle strade più belle percorse durante il viaggio. Ci fermiamo, poi, per mangiare un panino ad Egillstadir e fare cambio al volante, e dunque in marcia verso Dettifoss. Il tempo non migliora, ma Dettifoss e la vicina Selfoss, meritavano certamente una visita. Non penso sia una cascata particolarmente fotogenica (né mi ha emozionato come altre), però, insomma, si può mai dire di no alla cascata più potente d’Europa? Dopo averla vista e girata, ci dirigiamo allora verso l’alloggio preso nella capitale del nord Akureyri sorpassando Godafoss che avevamo deciso di vedere il giorno dopo sperando in un tempo più clemente. La giornata è stata lunga e abbastanza faticosa, ma tutto sommato era possibile a mio avviso vedere sia Vestrahorn che Dettifoss che Gollfoss insieme.
Giorno 5 Akureyri è una città carina (e molto grande per gli standard islandesi!), con negozi tipici e simpatici bar. Decidiamo allora di concederci un giro mattutino per la città, prima di fare un breve dietrofront per Godafoss e poi riprendere la marcia. Purtroppo il tempo era migliorato solo leggermente per cui anche la nostra visita a Godafoss è stata fatta sotto un brutto acquazzone e piuttosto di fretta. Sicuramente anche questa una cascata mozzafiato, ma questi spettacoli così lontani, che non ti permettono un vero contatto e non ti fanno assaggiare il sapore della natura non mi hanno catturato. Le precedenti a sud, ed altre a venire nei fiordi, mi hanno letteralmente stregato invece. Purtroppo a causa di un malore intestinale decidiamo di saltare il famoso rinoceronte sulla spiaggia a nord e partiamo per il prossimo alloggio per riposare un po’.
Giorno 6 Finalmente si parte in direzione dei fiordi: la nostra scelta è ricaduta per motivi di tempo solo sulla parte sud-occidentale tralasciando gli stupendi, a dir di tutti, fiordi settentrionali. Un vero peccato, ma bisogna saper fare delle scelte e dover sacrificare qualcosa, soprattutto in tour così impegnativi. La parte iniziale della penisola non è granché: se avete il tempo potrebbe valere la pena spingersi verso Drangsnes, altrimenti continuate “dritto” verso nord. In breve tempo, così, abbiamo iniziato ad ammirare i bellissimi fiordi che portano prima verso Sudavik e poi verso la magica Isafjordur, uno spettacolo per gli occhi in quanto a locazione ed atmosfera. Questa piccola cittadina posta in mezzo alle acque calme e spettrali del fiordo lascia letteralmente incantati: vi consiglio di guardarvela dalle varie angolazioni possibili dalle strade limitrofe, e, se potete, unirvi ai gruppi di escursioni lungo i sentieri che percorrono le montagne circostanti. Se avete voglia di un po’ di abbondante e buona cucina islandese, vi consiglio inoltre di fare un salto da Tjoruhusid (prenotando per tempo!) per un buffet all you can eat di pesce cucinato un po’ alla vecchia maniera (presente i bei condimenti della nonna? più o meno così!).
Giorno 7 Dei fiordi non c’è molto da raccontare: c’è da girare l’angolo e sorprendersi continuamente dello spettacolo che si pone davanti. Inoltre sarà facile trovare continuamente cascate fin quasi ai bordi della strada causate dallo scioglimento estivo dei ghiacci. E non c’è molto da raccontare finché non ci si accorge che una di queste cascate è insolitamente grande: eccoci arrivati a Dynjandi. In assoluto la cascata, a mio avviso, più bella (secondo tutti i motivi esposti in precedenza!) d’Islanda: il sentimento di impotenza e piccolezza nei confronti della forza della natura ci ha pervaso man mano che realizzavamo l’enormità e la potenza della cascata. Anche qui, rigorosamente impermeabilizzati, vi invito a percorrere tutto il sentiero fino ad arrivare a pochi centimetri dal getto d’acqua: una sensazione di euforia e vita (e bagnato!) vi inebrierà il cervello in un istante. Inutile dirvi di esserci dimenticati entrambi di mettere i copripantalone e di esserci avventurati ugualmente sotto l’acqua. Dopo esserci cambiati, ripartiamo. La tappa 7 è sicuramente la più interessante tra quelle dedicate ai fiordi: non solo avevamo appena visto la spettacolare Dynjandi, ma ora ci attendevano anche le scogliere da capogiro di Látrabjarg. Il paesaggio un po’ tetro e calmo dei fiordi cambia radicalmente e passa a spiagge caraibiche che lì non ci saremmo mai aspettati (sì avete capito bene: caraibiche): proprio su una di queste andremo poi a soggiornare, ma ci tornerò in seguito. Il tempo era migliorato moltissimo e la nostra passeggiata prometteva bene. Inoltre, per gli amanti delle pulcinella di mare, dimenticate pure Dyrhólaey e venite qui: orde ed orde di simpatici animaletti pennuti sono appollaiati sulla scogliera in attesa che voi vi stendiate a terra per fotografarli (e, nelle loro speranze, fare un tuffo in mare!). Il percorso lungo Làtrabjarg è davvero bello e, sia la scogliera così ripida sul mare, sia le forme ondulate che forma il terreno, offrono tanti spunti fotografici anche per i non appassionati di avifauna. Come accennavo prima, per la giornata di oggi abbiamo soggiornato nell’unica struttura in zona presso la spiaggia di Breidavik. La sistemazione in sé lascia abbastanza a desiderare, ma la location nella quale è immersa è impareggiabile: davanti ad una spiaggia di sabbia finissima e dorata, nel mezzo del fiordo, ed affianco ad una bellissima chiesetta, non abbiamo resisto dal farci una bella passeggiata mentre calavano le luci del tramonto.
Giorno 8 Ed è giunto il momento di salutare anche i fiordi: alle 12:45 il traghetto Ferry Baldur ci avrebbe condotto in circa 2-3 ore nella penisola di Snaefellsness. Andiamo a ritirare i biglietti e nella mattinata non facciamo molto altro: i fiordi meridionali offrono davvero poco confrontati con la zona di Làtrabjarg. La tratta via mare è stata piacevole: il traghetto è ben organizzato e il viaggio è trascorso veloce. Arrivati a Stykkisholmur ci siamo fermati dapprima nella ottima hotdoggeria Meistarinn (ben migliore anche di quella di Reykjavik a mio avviso) e successivamente nel negozio di dolci tipici Nesbraud, un paradiso per i più golosi. Fatta un po’ di spesa, ci mettiamo in viaggio per il vicino paese di Grundarfjordur dove soggiorneremo in una splendida guesthouse con vista su Kirkjufell e sul fiordo (uno dei migliori soggiorni!). Dopo aver cenato, ci dirigiamo allora per qualche scatto serale alla bellissima montagna sul fiordo. Ci ha stupito notare che questa assume la famosa forma “a cappello” solo dalla classica angolazione nelle vicinanze del fiume: in effetti ci stavamo iniziando a chiedere se avessimo sbagliato posto o meno!
Giorno 9 La penisola di Snaefellsness è molto apprezzata: secondo molti riassume nel lembo di terra che la forma una grande varietà di paesaggi islandesi. Decidiamo allora di girare lungo tutta la costa della penisola e il ricordo del paesaggio che ha caratterizzato i fiordi occidentale viene sostituito (nuovamente) da paesaggi desertici e distese di lava. Il ghiacciaio (e vulcano) di Snaefell, l’ingresso per il centro della Terra secondo il romanzo di Verne, però, non incute lo stesso timore delle distese artiche del sud. La zona sicuramente più bella della penisola resta la scogliera che da Hellnar porta ad Arnarstapi (procedendo da ovest verso est): una camminata di circa 40 minuti tra formazioni magmatiche e muschio morbidissimo vi farà apprezzare, sia in una giornata in tempesta che in una più calma, il rumore del mare che si infrange lungo quelle formazioni dall’aspetto così spigoloso. Tornati in macchina, dopo pochi kilometri, la nostra attenzione viene catturata però da un viavai di persone che sembravano apparentemente provenire da una montagna. Ma da dentro proprio! Ci avviciniamo e, stupiti, capiamo: una frattura all’interno della roccia, causata da un piccolo ruscello che vi si insinuava, ne permetteva l’ingresso all’interno. Come dei piccoli avventurieri, allora, saltelliamo tra le rocce del fiumiciattolo e vi ci avventuriamo finché possiamo. Ah, alto il pericolo cagate di gabbiani: il mio pile non è più lo stesso dopo quella visita… Lasciamo allora la penisola e ci dirigiamo, finalmente (e purtroppo!), verso la capitale. Qui abbiamo cenato, in un ristorante alla mano e senza troppe pretese, un buon e abbondante fish&chips (peccato solo per la varietà di pesce: praticamente solo merluzzo!).
Giorno 10 È proprio vero: Reykjavik vi sembrerà una metropoli dopo aver girato per 10 giorni tra ghiacciai, deserti, spiagge in capo al mondo e paesini che hanno diritto di esistere solo per la presenza di una stazione N1 o di un minimuseo inventato su due piedi. Dopo aver visitato la famosa chiesa, ci concediamo una passeggiata mattutina all’insegna dello shopping per comprare qualche ricordo da portare a casa. Non abbiamo resistito dal comprare un paio di maglioni di lana islandese presso una delle marche locali! Inoltre, quasi tutti i locali permettono il tax free: arrivati all’aeroporto, potrete chiedere infatti il rimborso delle spese dovute alle tasse locali (ci sono delle modalità di procedimento differenti in base al prezzo della merce, ma è tutto spiegato nei vari opuscoli che troverete in giro). Mangiamo un hot dog nella famose hotdoggeria di Reykjavik nelle vicinanze della costa (provate anche quella di Stykkisholmur e poi ditemi se non avevo ragione!) e passiamo il primo pomeriggio tra una caffetteria retrò del centro e un giro all’Harpa. Verso le 17, dopo aver pulito minuziosamente il Jimny in previsione della riconsegna, ci dirigiamo verso la famosissima Blue Lagoon (prenotate prima i biglietti online!). Beh, niente a che vedere con i bagni Fontana: questa è sicuramente un’esperienza da fare (e pagare…). La laguna è molto grande e potrete divertirvi a spalmarvi creme in faccia per avere la pelle morbida come il culetto di un bambino, farvi idromassaggiare da una piccola cascata, infilarvi nelle saune… insomma, ne vale la pena tutto sommato! Ricordate anche di imbalsamarvi per bene i capelli prima di entrare se non volete uscire con dei cespugli secchi in testa. L’ultima cena, dopo un’esperienza insolita presso un Irish Pub di Keflavík dove, dopo 20 minuti di attesa, la signorina al bancone si mette a mangiare una pizza anziché chiederci le ordinazioni, viene affidata tristemente al Subway lì vicino. C’est la vie! Riportiamo allora la macchina, con il pieno, alla Blue Car Rental (dove ci siamo trovati molto bene!) e ci dirigiamo all’aeroporto. Purtroppo scopriamo che il volo è stato spostato di un’ora e un quarto (dalle 2:45 alle 4) per una presunta mancanza di personale a Fiumicino. Poco male: passerò la notte a vedere e rivedere le foto di questi 10 giorni così strabordanti di esperienze, emozioni, luoghi, situazioni che solo questo racconto, forse scritto più per me che per voi, mi ha permesso di mettere in ordine.
Cose più o meno inutili
– In Islanda non avrete necessità di comprare bottiglie d’acqua: l’acqua dei rubinetti è come presa alla sorgente, comprate una bottiglia e riempitela sempre!
– Il ring ha un limite di 90 km/h che è più che azzeccato: non supererei su quella strada i 100-110 km/h nelle migliori condizioni meteo (anche se questa impressione può variare in base al tipo di macchina noleggiata). Inoltre il vento può essere davvero forte, e il nostro Jimny se l’è vista brutta (a volte è stato quasi spostato da delle raffiche).
– Ai bordi della strada troverete sempre cavalli (molto socievoli!) e capre e pecore in libertà. Queste ultime, talvolta, hanno tendenze suicide: se vi capitasse di investire, non dovete far altro che rimuoverle dalla strada.
– Se avete problemi col sonno, portatevi una mascherina per gli occhi. Non ci sono persiane, ma solo tendine svolazzanti. Anzi, portatela anche se non ne avete.