Meraviglie d’Irlanda 2

Rimane un must dei viaggi in fly and drive: un luogo caratterizzato dal clima bizzarro e spesso inclemente ma grazie al quale si sono plasmati scorci mozzafiato e paesaggi da cartolina
Scritto da: alvinktm
meraviglie d'irlanda 2
Partenza il: 12/05/2015
Ritorno il: 19/05/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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Abbiamo sempre pensato all’Irlanda come a una terra idilliaca dove il verde infinito dei pascoli, l’amenità delle scogliere, spiritualità e leggende potessero bastare a sceglierla come una delle potenziali Nazioni in cui trascorrere un periodo della propria vita. Terra di gente cordiale, e l’abbiamo constatato in prima persona, di folletti vaganti nelle selvagge brughiere, di ruderi suggestivi e di pub accoglienti nei quali la birra scorre a fiumi e il piatto preferito è il fish&chips. L’Irlanda è tutto questo ma non c’è soltanto bellezza. La pesante crisi economica è arrivata anche qui, lo si percepisce dalla trascuratezza di certi villaggi, dalle imprecazioni di uomo ubriaco poco distante dal Dunguaire Castle, una delle rocche più fotografate del paese, dai cartelli appesi sulle porte dei bagni pubblici o esposti al principio delle famosissime Cliffs of Moher, in cui si dice a chi vorrebbe compiere un gesto estremo di contattare un numero gratuito di aiuto. Sono piccoli segnali di un malessere ‘globalizzato’ che troppe volte, sbagliando, pensiamo sia circoscritto solo alle nostre realtà e invece s’insinua pure nei paesaggi più incantevoli. Detto questo l’Irlanda rimane un must dei viaggia in fly and drive, un luogo caratterizzato dal clima bizzarro e spesso inclemente ma proprio grazie al quale si sono plasmati scorci mozzafiato sull’oceano, regioni dai tratti lunari e uniche al mondo come il Burren, un entroterra collinare ricco di fertili pascoli e territori selvaggi dalle mille suggestioni come il Connemara. Se poi siete in cerca di fortuna, qui è possibile incontrare il simpatico quanto sfuggente gnomo Leprechaun che vi condurrà al suo pentolone pieno di monete d’oro.

CONSIGLI PER IL VIAGGIO

Se potete è meglio pianificare il viaggio in bassa stagione. Prezzi più bassi a parte, i mesi di maggio e settembre presentano un clima gradevole (per lo standard irlandese ovviamente) e le principali attrazioni non sono affollate. Percorrere il Ring of Kerry o lo Slea Head Drive, con le sue strade strette, in agosto potrebbe somigliare più a una lunga processione di macchine con tutti i disagi che ne conseguono come rallentamenti e punti di osservazioni sovraffollati, inoltre esplorare quei meravigliosi paesaggi selvaggi in solitaria regala altre emozioni.

Alcune attrazioni offrono l’opportunità di acquistare il biglietto d’ingresso online risparmiando, perciò se siete certi di visitarle ne potete usufruire.

Raynair si è rivelata la scelta più economica per volare sull’aeroporto internazionale di Dublino, appoggiandoci ad Autoeurope abbiamo prenotato il noleggio della macchina con la compagnia Sixt, mentre con Booking.com siamo riusciti a trovare bed and breakfast soddisfacenti a un giusto prezzo.

In Irlanda (per intenderci la ragione che occupa i cinque sesti dell’omonima isola e con capitale Dublino) c’è l’euro quindi non bisogna preoccuparsi del cambio e si entra con la semplice carta d’identità. Le autostrade sono quasi tutte gratuite, la benzina costa meno rispetto all’Italia, nei tanto amati supermercati si trovano prodotti di qualsiasi genere dai prezzi simili ai nostri e la bevanda ufficiale è la birra. Ce n’è di ogni tipo ma le mie due preferite, agli antipodi una dall’altra, sono la Guinness e la Smithwicks. La prima è la birra ‘Stout’ per eccellenza, dal colore nero e il caratteristico processo di spillatura, con una schiuma densa e cremosa, l’aroma e il gusto intensi e corposi. La seconda è una birra ‘Ale’ dalla sfumature rosse, con una gradazione alcolica più alta, la schiuma densa e poche bollicine, è esportata con il nome di Kilkenny.

DALL’AEROPORTO DI DUBLINO A KILKENNY

Lasciamo l’aeroporto di Dublino nel primo pomeriggio e in poco meno di due ora d’auto la città di Kilkenny ci accoglie con i suoi edifici colorati di due o tre piani (in Irlanda raramente troverete abitazioni più alte) affacciati su High Street e vivacizzati dalle vetrine dei negozi, dai ristoranti dalle diverse proposte culinarie e dai pub già dall’esterno invitanti. Qui passeremo una piacevole serata gironzolando piano e senza meta, come solo i turisti sanno fare, per smaltire la generosa porzione di fish and chips. Prima però ci attende la visita del CASTELLO DI KILKENNY (Consigliatissimo) il cui infinito prato da un lato, insieme ai raccolti giardini dall’altra, esalta l’imponenza e la bellezza di una costruzione che è il risultato di differenti stili architettonici. Lambito dal fiume Nora, il maniero risale agli anni a cavallo del 1200 e dalla fine del XIV secolo diventò la residenza della potente famiglia Butler sino al 1967, quando venne donato al popolo di Kilkenny in cambio di una donazione simbolica di 50 sterline. La pietra grigia con cui è stato edificato contrasta con l’onnipresente verde brillante dell’erba e delle latifoglie circostante. Le mura merlate, le robuste torri circolari, le torrette e le guglie squadrate, le finestre rettangolari accanto alle eleganti bifore e trifore, i baldacchini chiusi sporgenti da una lunga parete esterna e il monumentale portale d’ingresso testimoniano invece la complessa originalità della fortezza.

La visita dell’interno non è particolarmente lunga e le sale a mio parere più interessanti sono: la biblioteca con i tappeti berberi, i lunghi tendaggi rosso granato a protezione delle grandi vetrate e il mobilio in legno pregiato; la Galleria dei dipinti risalente agli inizi del 1800 con l’ampio camino in marmo di Carrara e l’alto soffitto dall’elegante intelaiatura in legno, i molti dettagli pitturati e il vetro sul culmine del tetto; la Scalinata d’accesso alla Galleria in stile moresco sviluppata attorno a uno spazio quadrato ospitante un piccolo giardino d’inverno e ornata da colonnine, capitelli, archi e intagli floreali.

Per le informazioni sui costi e gli orari di apertura consultate il sito internet: http://www.kilkennycastle.ie/ oppure http://www.heritageireland.ie/en/it/Sud-Est/CastellodiKilkenny/

DALLA CITTADINA DI KILKENNY A KILLARNEY

La prima tappa di giornata è la ROCCA DI CASHEL (consigliatissima per la sua posizione) che, provenendo dalla strada R369, compare all’improvviso da dietro una curva lasciandoci letteralmente a bocca aperta. Questo è uno di quei casi in cui l’impatto scenico da lontano è certamente più strabiliante della visita stessa, infatti i ruderi della fortezza sono poggiati su un rialzo in parte roccioso, in parte prativo e dominano l’omonimo centro abitato e la vasta pianura della contea di Tipperary. Impressionante è l’alta torre cilindrica insieme ai resti dell’antica cattedrale gotica scoperchiata e del castello medievale, con ai piedi il cimitero disseminato di lapidi e croci celtiche. Nella minuscola sala espositiva, allestita nel complesso d’accesso alla rocca, è conservata la croce di San Patrizio, così chiamata perché su un lato è rappresentato Cristo mentre sull’altro un prete, quasi sicuramente il patrono d’Irlanda. Una copia dell’insegna cristiana è posta all’esterno e risulta di certo più suggestivo fotografarla fra le rovine della cattedrale e uno sfondo di prati e colline. Infine la sala restaurata ‘Hall of the Vicars’, anch’essa nel primo edificio meglio conservato, colpisce per la particolare copertura in legno e il bel soppalco. Bellezza e fascino a parte, questo luogo possiede una fondamentale importanza religiosa per la storia irlandese e ammirando in lontananza la sagoma di ciò che rimane delle mura, se ne riescono a percepire la spiritualità e il mistero.

Per le informazioni sui costi e gli orari di apertura consultate il sito internet: http://www.heritageireland.ie/en/it/Sud-Est/RoccadiCashel/

A una manciata di chilometri di distanza da Cashel, lungo l’autostrada M8 in direzione sud, si adagia la pacifica cittadina di Cahir proprio all’inizio delle Galty Mountains, una catena montuosa dai pendii tappezzati di pascoli, ritagli di pinete ed estensioni di ginestre. Il cuore dell’abitato è occupato dal castello col suo imponente corpo centrale e la robusta architettura di difesa, il cui settore più suggestivo è quello poggiato sulle rocce lambite da un ramo del fiume Suir a mo’ di fossato. La fortezza apparteneva alla potente famiglia Butler (la stessa di Kilkenny) e pare sia tra le più grandi e meglio conservate d’Irlanda del suo genere. Noi ci siamo limitati a una visione complessiva ma comunque scenografica dell’esterno, privilegiando una rilassata pausa pranzo al sacco nella limitrofa area verde, grazie alla complicità di una bella giornata di sole. D’altronde anche in una vacanza in ‘fly and drive’ bisogna concedersi un po’ di relax.

Se siete interessati a una visita più approfondita consultate il sito internet: http://www.heritageireland.ie/en/it/Sud-Est/CastellodiCahir/.

Il nostro viaggio prosegue verso sud-ovest e in particolare nel villaggio di Blarney a otto chilometri da Cork, la seconda grande città della Repubblica d’Irlanda per numero di abitanti. Qui si trova il CASTELLO DI BLARNEY (consigliatissimo) famoso per due motivi: la pietra dell’eloquenza e i suoi meravigliosi giardini. Nonostante l’ingresso non sia per nulla economico (13 euro a persona), l’incanto del luogo è davvero unico e nel grande parco ci si può trascorrere un’intera giornata. Iniziamo per ordine parlando del castello, o per meglio dire della casa-torre che si erge minacciosa e imponente sopra una rupe di 8 metri nella quale sono stati scavati gli angusti sotterranei e la natura ha formato delle grotte suggestive. Inerpicandosi lungo i cento gradini sino alla sommità della roccaforte si scopre l’antica disposizione dei locali di cui oggi, purtroppo, non rimane nulla se non un grezzo involucro talvolta scoperchiato. Dalla cima si gode di un panorama a 360° sull’intera proprietà, i pascoli e i boschi circostanti, tuttavia il vero motivo dell’impegnativa ‘scalata’ è la pietra dell’eloquenza, chiamata così perché pare regali capacità oratorie a chi la bacia. Questa usanza risale al XVIII secolo quando la tenuta apparteneva alla famiglia Jefferyes, ma la sua fama scoppiò nel 1825 a seguito della visita di Sir Walter Scott, il noto romanziere britannico nelle cui novelle è descritta la magica peculiarità della pietra. Le origini della ‘Blarney stone’ si sono perse nelle nebbie dell’antichità. Qualcuno sostiene sia stata portata dai Crociati, per altri potrebbe essere la porzione del ‘sasso reale di Scone’ che Robert Bruce di Scozia diede a Cormac MacCarthy d’Irlanda per ringraziarlo di aver inviato in suo aiuto 4000 soldati nella battaglia di Bannockburn del 1314 (durante la guerra per l’indipendenza scozzese dall’Inghilterra). Qualunque sia la verità, l’incantesimo sprigionato dalla leggenda ha raggiunto i cinque continenti attirando milioni di visitatori e promettendo, in futuro, di richiamarne altrettanti.

La seconda ragione per visitare il castello di Blarney è lo splendido parco. Proprio ai piedi della roccaforte e protetto dalla cinta muraria merlata si estende il Giardino dei Veleni con molti esemplari di piante velenose tra cui la famosa Mandragola. Nella saga di Harry Potter le sue radici somigliavano a una persona incredibilmente brutta che piangeva una volta sradicata dal vaso; il pianto di un adulto era fatale mentre quello di un neonato poteva tramortire per diverse ore. Nella realtà la Mandragola possiede proprietà anestetiche.

Mantenendo il fiume sulla destra ci addentriamo in un bosco di latifoglie la cui originalità sta nel fitto tappeto di Aglio orsino, pianticella dalle lunghe, larghe foglie con delicati fiorellini bianchi raggruppati a ombrello e un odore pungente simile a quello dell’aglio. A un tratto, come un’oasi in un deserto, compare il giardino delle felci in una sorta di anfiteatro formato da una roccia calcarea con tanto di cascatella e stagno. Proseguendo nell’arboreto, su un prato tagliato all’inglese s’incontrano coloratissime aiuole attorno ad alberi centenari e l’elegante edificio chiamato Casa di Blarney. La zona più mistica della tenuta è di certo Rock Close, un tempo la sede di un insediamento druida. Passeggiando lungo i sentieri, protetti dall’intrico di rami e foglie e aiutandoci con la fantasia, respiriamo la magia creata dai sacerdoti degli antichi popoli celtici e che ancora oggi aleggia sulle cascate, il Dolmen, le grotte, la pietra delle streghe e il cerchio druida. Chissà, forse camminando all’indietro sul sentiero dei Desideri con gli occhi chiusi i nostri sogni si avvereranno.

Per le informazioni sui costi e gli orari di apertura consultate il sito internet: http://www.blarneycastle.ie/.

Per la cena e il pernottamento ci attende la turistica Killarney. Fatta eccezione per l’imponente Cattedrale di Santa Maria, la cittadina non presenta nessun’altra particolare attrazione e il suo punto di forza sta nella posizione. Si trova all’inizio del Ring of Kerry e alle porte del Killarney National Park, inoltre sulla High Street si affacciano una miriade di pub, ristoranti e negozi di souvenir, ideali per trascorrere una piacevole serata da turisti.

DA KILLARNEY AL PAESE DI KILLORGLIN

Lasciamo Killarney per iniziare una giornata ricca di emozioni e la prima della giornata ce la regala, appena fuori città, il Ross Castle (Consigliatissimo per la sua posizione). Il castello non è appariscente, né immenso e tanto meno custodisce preziosi tesori; è semplicemente una casa torre circondata da una bassa muraglia merlata rafforzata da torrette cilindriche agli angoli e con pochi mobili d’epoca all’interno. Tuttavia la suggestione regalata da una mattina di sole, quando la fortezza si specchia vanitosa nelle acque calme del lago insieme a un cielo azzurro dalle tonalità intense, è unica e straordinaria insieme. Se poi ci aggiungiamo il fascino delle barchette dai colori vivaci poco lontano e uno sfondo di dolci pendii montuosi, il panorama è da incorniciare. Non perdetevelo!

Per le informazioni sui costi e gli orari di apertura consultate il sito internet: http://www.heritageireland.ie/en/it/Sud-Ovest/CastellodiRoss/.

Poco lontano gli ampi giardini di Muckross house regalano magnifici scorci fotografici. A maggio, durante la piena fioritura di azalee e rododendri gli enormi arbusti rossi, rosati e bianchi ammassati fra gli alti tronchi dei pini sono davvero uno spettacolo. Oltre al parco c’è una villa in stile vittoriano i cui interni sono arredati con elegante mobilio d’epoca per ricostruire l’agiato stile di vita dei danarosi proprietari terrieri. Noi ci siamo limitati ad ammirarla dall’esterno e a esplorarne i giardini (a ingresso gratuito), se invece preferite approfondire la visita consultate costi e orari di apertura al seguente sito internet: http://www.heritageireland.ie/en/it/Sud-Ovest/MuckrossHouseeGiardiniKerry/.

Ora siamo pronti a esplorare il cuore del Killarney National Park. La strada N71 s’inerpica stretta e sinuosa sui fianchi delle montagne alternando vedute di pianori paludosi a specchi d’acqua veri e propri, da rocce grigie a cespi gialli d’erba, da chiazze di arbusti verde chiaro a piccole pinete di un verde intenso. Uno dei punti panoramici più conosciuti è il Ladies View che deve il nome all’apprezzamento dimostrato dalle dame di compagnia della Regina Vittoria verso questo luogo, durante la visita reale del 1861. Da qui la vista abbraccia la vallata sottostante disseminata di laghi e vale la pena salire a piedi di qualche metro per godere anche del panorama sull’Upper Lake.

Dai monti si torna al livello del mare nei pressi della cittadina di Kenmare e la N70 ci porta poi alla scoperta della Penisola di Iveragh, meglio conosciuta come il percorso del RING OF KERRY (Consigliatissimo). La strada è un continuo avvicinarsi e allontanarsi dalla costa, un infinito sali scendi sul susseguirsi di altopiani, un entrare e uscire da microscopici villaggi, paesotti di villeggiatura come Waterville e vivaci centri abitati come Cahersiveen. Superato il piccolo porto di Caherdaniel non perdetevi la spiaggia di Darrynane, fate attenzione alle indicazioni perché è facile superare l’imbocco della strettissima carrozzabile che s’inoltra nella folta vegetazione e poi sbuca all’improvviso sull’Oceano. Un tavolato prativo s’interrompe bruscamente in un basso salto verticale, il cui limite è sottolineato da una cortina di ciuffi d’erba ingialliti, per lasciare spazio ai fini granelli di sabbia e all’incessante moto delle onde. Grossi sassi umidi emergono vicinissimi alla riva e un cielo grigio esalta l’azzurro intenso dell’acqua e la schiuma bianca dei cavalloni: fantastico.

Il tratto a mio parere più suggestiva del Ring of Kerry è quella che da Darrynane Beach risale la dolce scogliera regalando romantiche vedute su un paesaggio irlandese dove il verde dei pascoli, delimitato dai muretti a secco, è interrotto qua e là da chiazze gialle di ginestra e poche fattorie. Si discende poi gradualmente sino a Waterville sull’oceano con un panorama simile.

Sul lato opposto del fiordo rispetto all’abitato di Cahersiveen, sopra una collinetta tra le distese di prati si ergono i ruderi della Rocca di Ballycarbery parzialmente ricoperti di edere ed erba. Le rovine appartengono a una casa-torre probabilmente del 1569 e offrono degli scorci fotografici molto belli, soprattutto se nella foto s’includono i rami fioriti di ginestra.

Vi consiglio di percorrere il Ring of Kerry così come lo abbiamo affrontato noi, da Kenamare a Killorglin, in tal modo guiderete sulla carreggiata verso il mare godendo appieno dell’incredibile paesaggio e potrete fermarvi con facilità a ogni area di sosta (ricordate, in Irlanda si guida a sinistra).

A Killorglin, punto d’arrivo della nostra terza giornata in terra irlandese, non ci sono particolari attrattive turistiche tuttavia la cittadina offre una discreta scelta di ristoranti e il lungo fiume si presta a una gradevole passeggiata serale, sorvegliata dalla simpatica statua di King Puck (una capra con la corona) alla quale gli abitanti dedicano ogni anno in agosto una festa, tra le più antiche d’Irlanda.

DA KILLORGLIN A TEMPLEGLANTINE

Sfortunatamente oggi, dopo tre giorni di sole pieno, il tempo non è dei migliori e la nebbia si addensa sulle cime di Slieve Mish Mountains, la catena montuosa all’inizio della PENISOLA DI DINGLE (consigliatissimo). Chilometro dopo chilometro speriamo che le condizioni meteorologiche non peggiorino nonostante ci abbiano avvertito della scarsa probabilità di trovare il sereno su questo estremo lembo di terra.

Giungiamo a Inch e rimaniamo a bocca aperta davanti alla grandezza della sua spiaggia deserta e talmente estesa da non vederne la fine. Quando l’Oceano lo consente la ‘Inch Strand’ è popolata di surfista e a testimonianza di ciò troviamo un furgone parcheggiato sulla sabbia pieno di mute e tavole a noleggio, con tanto d’istruttore per le lezioni. Abbandoniamo la costa per rituffarci in un paesaggio collinare popolato di mucche, pecore e cavalli e poi discendiamo nuovamente fino al villaggio di Dingle, grazioso per le sue case colorate e le barche stipate nel porticciolo. Da qui inizia la ‘Slea Head Drive’, un anello di stretto asfalto spesso abbarbicato sulla ripida scogliera frastagliata disseminata di scogli appuntiti e interrotta da qualche idilliaca baia. Lungo la strada s’incontra un crocefisso bianco, forse protegge gli incauti automobilisti che scelgono di avventurarsi fin qui, su scogliere selvagge e inospitali. D’altronde lo scenario è molto diverso da quello attraversato nel Ring of Kerry, è più aspro, isolato, arcigno nei confronti dell’uomo eppure l’emozione provata nell’osservarlo è talmente forte da renderlo indimenticabile.

Rinunciamo a percorrere il Conor Pass perché la nebbia c’impedirebbe di ammirare il paesaggio e soprattutto renderebbe pericoloso il percorso; decidiamo di tornare ad Anascaul e seguire le indicazioni per Camp e quindi Tralee, dove abbandonarci a un paio d’ore di shopping sfrenato di souvenir. Nel capoluogo della contea di Kerry, oltre ad acquistare i simpatici Leprechaun (gnomi vestiti di verde, con un vistoso cappello e la barba e capelli lunghi) sperando di portare con noi un po’ della celeberrima fortuna irlandese, visitiamo il Kerry County Museum nel quale viene ricostruita la storia della regione e dei suoi abitanti più illustri. Il Museo si è rivelata una gradevole scoperta e una valida alternativa in caso di condizioni meteo avverse, fattore da non sottovalutare viaggiando in Irlanda.

Per le informazioni sui costi e gli orari di apertura del Kerry County Museum consultate il sito internet: http://kerrymuseum.ie/

La sera ci attende un bed and breakfast in mezzo alla campagna a metà strada fra Tralee e Limerick; in Irlanda si viene anche per stare tranquilli, ritrovare il contatto con la natura e noi abbiamo seguito alla lettere questi pensieri…

DA TEMPLEGLANTINE AL VILLAGGIO DI KINVARA

In mattinata, lungo la N21 e a pochi chilometri da Limerick, incontriamo il grazioso villaggio di Adare a cui dedichiamo una sosta inaspettata. Sulla strada si affacciano degli originali ‘Thatched Cottages’ ovvero le basse case dal tetto in paglia e i muri simili al pan di spagna. Pure qui non potevano mancare le rovine di un castello, il Desmond Castle, sulla riva del fiume e un parco cittadino pulito e curato come quello di una villa. Nel centro del paese c’è la bella chiesa ‘Trinitarian Priary’ e appena fuori il convento agostiniano, conosciuto anche come ‘l’abbazia nera’, fondato nel 1316 dal Conte di Kildare. Adare inoltre ospita un antico Maniero appartenuto alla ricca famiglia Dunraven fino al 1982, ora trasformato in un hotel esclusivo. Non sarebbe male poterci passare un week end!

Procedendo verso nord dopo Limerick merita una sosta il Bunratty castle, se pur il costo del biglietto di 13 euro a persona sia a mio parere un tantino esagerato. Nei locali della fortezza, voluta dalla potente famiglia MacNamara nel 1425, sono conservati arredi e opere d’arte risalenti XV e XVI secolo, tuttavia l’attrazione più amata e conosciuta del castello è il Folk Park. Ai suoi piedi infatti è stato ricostruito un tipico villaggio irlandese del 1800 con tanto di chiesa, scuola, mulini ad acqua, tipici negozi di paese, fattorie e non mancano neppure i personaggi in costume. Al Bunratty come nel Knappogue castle e al Dunguaire castle (di cui parlerò più avanti) sono organizzati banchetti medievali serali con tanto di musica e danze per consentire agli ospiti di respirare le originali atmosfere d’Irlanda. Purtroppo non siamo riusciti a parteciparvi, però potrebbe essere un’idea per trascorrere una serata divertente e diversa dal solito.

Tutte le informazioni sono raccolte sul sito internet: http://www.shannonheritage.com/BunrattyCastleAndFolkPark/

Dal Bunratty è possibile raggiungere il Knappogue castle seguendo viuzze strettissime affondate nell’erba, in mezzo a una campagna disseminata di cottages ben tenuti e mucche al pascolo. A tal proposito ci poniamo una domanda di vitale importanza vista la quantità di bovini avvistati in quattro giorni: ma l’Irlanda non era famosa per le pecore? Con questo dubbio varchiamo il cancello del Knappogue inoltrandoci nel bel viale di accesso fino al cospetto della piccola casa-torre poggiata sulla collina dominante lo scenario agricolo dell’intorno. Il castello è chiuso ma poco importa, noi siamo giunti sin qui per godere dell’ennesimo incantevole scorcio campestre del quale l’Irlanda ci ha abituato.

Poco lontano le rovine di Quin Abbey con l’alto e snello campanile quadrato sono davvero suggestive. Su questo sito, nel 1280 un certo Thomas de Clare ci costruì una grande fortezza con imponenti mura e torri cilindriche ai quattro angoli ma appena sei anni dopo il maniero venne attaccato e cadde in rovina. Solo nel 1433 fu fondato un convento francescano, anch’esso subì pesanti rappresaglia eppure resistette per 400 anni fino a quando l’ultimo frate di Quin morì nel 1820 segnandone definitivamente la fine.

Dalla graziosa località balneare di Lehinch inizia l’avvicinamento a una delle attrazioni naturali più suggestive al mondo. Se nella vostra vita credevate di aver visto delle coste amene dalla bellezza insuperabile dovrete ricredervi perché le CLIFFS OF MOHER (consigliatissimo) supereranno di certo le vostre aspettative. Con un’estensione di 8 chilometri e un’altezza massima di 214 metri, le scogliere si gettono verticali nell’Oceano Atlantico fra gli spruzzi e la schiuma dei cavalloni sospinti dalle violenti correnti marine. Il centro visitatori ben attrezzato si nasconde nel fianco di una collina riducendo al minimo l’impatto visivo, al fine di non rovinare l’incredibile paesaggio di cui è l’anticamera artificiale. Da qui si può salire la scalinata di pietra a destra raggiungendo la Torre di O’Brien costruita nel 1835 da Cornelius O’Brien per offrire ai già numerosi turisti dell’epoca un ottimo punto di osservazione sulle isole Aran, il Burren, il solitario faraglione Branan Mor sotto di essa e ovviamente sul tratto di costa spettacolare. Il sentiero prosegue in direzione di Doolin a picco sull’Oceano, perciò fate attenzione al fondo sconnesso e alle forti e improvvise folate di vento. Una volta esplorata la parte settentrionale si può tornare al centro visitatori e incamminarsi verso Capo Hag, l’estremità meridionale delle scogliere, per scoprire altri scorci mozzafiato e ammirare le pulcinelle di mare planare su qualche incavo della roccia verticale nel quale si sono ricavate il nido.

Vale la pena esplorare le Cliffs of Moher in tutta (o quasi) la loro lunghezza come abbiamo fatto noi, quindi prevedete una visita di almeno 3 ore, condizioni meteo permettendo.

Tutte le informazioni sono raccolte sul sito internet: http://www.cliffsofmoher.ie.

Curiosità: il nome Moher deriva da un vecchio forte chiamato Mothar demolito e successivamente sostituito da una torre di segnalazione proprio a Capo Hag.

Le strabilianti Cliffs of Moher sono il risultato dei costanti apporti di fango e sabbia da parte di un grande fiume che circa 320 milioni di anni fa si gettava nell’oceano proprio in questo luogo. Il materiale trascinato lungo il tragitto e poi depositato nel corso dei millenni nell’ampissima foce ha formato gli strati sedimentari orizzontali ancora oggi ben visibili.

Non essendo ancora sazi di bellezze naturali estreme, decidiamo di percorrere la strada costiera R477 inoltrandoci in uno spettacolare quanto aspro paesaggio lunare composto da vasti altopiani allungati dolcemente fino al mare, lastricati di grandi pietre calcaree perlopiù piatte in superficie e dal perimetro irregolare. Sto parlando della regione del BURREN (consigliatissimo) il cui nome deriva dal gaelico e significa appunto ‘area pietrosa’. Pare che un gigante si sia divertito a comporre un gigantesco puzzle poggiando le rocce su questa landa deserta e il risultato è una distesa grigia chiara, interrotta qua e là da arbusti o sprazzi d’erba. Non manca neppure un piccolo faro, il Black Head Lighthouse, nel punto più settentrionale della’area protesa nella baia di Galway E’ incredibile, non avevo mai visto nulla di simile, del resto il Burren pare sia un territorio unico nel suo genere in tutto il mondo, quindi includetelo assolutamente nel vostro itinerario.

Dal paese di Kinvara, devo ammettere, ci aspettavamo qualcosa in più. Del fascino di un villaggio di pescatori è rimasto ben poco, i muri delle case sono scrostati e tutto sembra abbandonato a sé stesso. Forse siamo stati noi a sopravvalutarlo erroneamente solo per la vicina presenza del Dunguaire Castle, tuttavia la piacevolezza di un posto non si può legare esclusivamente a un attrazione e lo abbiamo capito a nostre spese.

KINVARA – LEENANE

Come accennato poco prima, su Kinvara pesa la presenza del Dunguaire Castle, uno dei castelli più fotografati d’Irlanda. In effetti la sua posizione su una protuberanza di terra e sassi nella costa meridionale della baia di Galway lo rende suggestivo. Si tratta comunque di una semplice casa-torre con una piccola corte circondata da mura, simile a molte altre sparse per l’Irlanda.

Proseguendo verso nord, lungo la N59, ci ha invece piacevolmente colpito la regione del Lough Corrib, un vasto lago disseminato di isolette e incorniciato da una vegetazione rigogliosa. Sulle riva occidentale abbiamo scoperto le imponenti rovine del Castello di Aughnanure con l’alta torre adibita alla residenza dei signori, la torretta di osservazione circolare e un vasto cortile protetto dai resti della cinta muraria.

Addentrandosi man mano nel confinante TERRITORIO DEL CONNEMARA (Consigliatissimo insieme a Kylmore Abbey e al Connemara N.P.) il paesaggio diventa simile a quello dei pascoli di alta montagna, sferzato da venti gelidi e popolato da pecore disperse in prati brulli e inospitali. L’altezza sul livello del mare è di qualche centinaia di metri eppure mi sembra di essere sui nostri Alpi e Appennini a esclusione che per i rilievi, qui bassi, tozzi e foderati di muschio ed erba fin sulla cima. Nei pressi di Recess consiglio di svoltare sulla R344 per apprezzare al meglio le bellezze amene della vallata stretta fra le acque del Lough Inagh e le Maumturk Mountains. Qui le leggende di solitari e impavidi cavalieri e le storie sui Leprechaun, le Banshee (fate peccatrici), i Cluricaun (gnomi cattivi dediti ai furti), i Pooka (mutaforma guastafeste) e altri loro simili trovano la giusta ambientazione.

In un paesaggio del genere mai ci si aspetterebbe di trovare l’elegante edificio in stile neogotico della KYLEMORE ABBEY, un’armonioso agglomerato di torri e torrette merlate sulle tonalità dal bianco al grigio, adagiato sulle rive dell’omonimo lago. L’abbazia di Kylmore, o meglio il castello, venne costruita da Mitchell Henry (industriale, medico e pionieri) nel 1867 come dono d’amore per la moglie Margaret. Dalla loro unione nacquero nove figli ma l’idillio durò poco perché nel 1874 la donna morì durante un viaggio in Egitto. Anni dopo la tenuta divenne sede di una comunità di monache benedettine, la quale ne iniziò l’opera di restauro e aprì un rinomato collegio femminile, chiuso poi nel 2010. Del castello solo poche sale sono aperte al pubblico e comunque la vera attrattiva è ciò che lo circonda. Un sentiero nel bosco conduce al parco recintato vittoriano con le serre, il grazioso cottage del capo giardiniere, la fornace e la casa degli aiuto giardiniere; un ruscello scorre fra le felci e divide l’orto dal giardino vero e proprio adornato con aiuole, siepi e piante basse. In direzione opposta rispetto al parco, una cattedrale in miniatura in stile neo gotico è nascosta nel rigoglioso bosco. E’ curioso sapere che le colonne all’interno sono adornate con i marmi provenienti da quattro regioni dell’Irlanda e risultano ben distinguibili per le diverse colorazioni (verde Connemara, nero Kilkenny, grigio Armagh, rosso Cork). Poco più in là si trova il mausoleo dove riposano i coniugi Henry e poi una roccia dalla forma piatta e piramidale detta ferro da stiro; se riuscite a gettare un sassolino sulla sua cima il vostro desiderio sarà esaudito, o almeno così racconta la leggenda.

Dopo la visita ci siamo concessi una bevanda calda accompagnato da una fetta di torta nella sala da tè, con vista sulle montagne, appena fuori dai giardino; è stato davvero piacevole, ve lo consiglio.

Tutte le informazioni su Kylmore Abbey le trovate al sito internet: http://www.kylemoreabbeytourism.ie/

Con in corpo l’energia dell’ipercalorico dolce ci spostiamo nella vicina Letterfrack dove intraprendere l’escursione nel CONNEMARA NATIONAL PARK la cui gran parte del territorio, un tempo, apparteneva proprio a Kylmore Abbey.

Dal centro visitatori partono quattro percorsi per l’esplorazione del parco, tutti ben segnalati, identificati da colori diversi e suddivisi in base a lunghezza e difficoltà. Il più completo e suggestivo è ovviamente quello col chilometraggio maggiore, raggiunge la cima del Diamond Hill ed è proprio quello scelto da noi. Si articola nel Lower Diamond hill di 3 chilometri, colorazione blu, e nell’Upper Diamond hill di 3,7 chilometri indicato col rosso. Salendo verso la ‘vetta’ si viene fagocitati da un territorio plasmato dall’ultima era glaciale, con sassi erratici sparpagliati nella brughiera, cumuli morenici, altopiani paludosi e ampie torbiere. Pian piano si apre sotto di noi un panorama mozzafiato la cui bellezza esplode sul punto più alto della collina, dove l’occhio ha una visione a 360 gradi. Si vedono il fiordo di Ballymakill, la Tully Mountain nella Renvyle penisula e l’oceano oltre di essa, la valle di Kylemore con la tenuta poco prima visitata, i rilievi circostanti ravvivati da ritagli di pinete e laghi. Vale di certo la pena sopportare un po’ di fatica per godere di un paesaggio meraviglioso come questo.

Tutte le informazioni per visitare il parco le trovate al sito internet: http://www.connemaranationalpark.ie/ConnemaraNationalPark-Italiano.html

Per la cena e il pernottamento non potevamo scegliere una location migliore del Leenane hotel (sito internet: http://leenanehotel.com/), situato nel minuscolo paese di Leenane al principio del fiordo di Killary. Dell’albergo abbiamo apprezzato ovviamente l’incantevole vista, il salone ottocentesco nel quale bere un drink dopo cena sprofondati in una poltrone davanti al camino acceso, il pub anch’esso con camino dall’atmosfera calda e accogliente e la colazione varia e abbondante. Vi consiglio di consumare la cena al pub e di scegliere i piatti tradizionali perché più economici rispetto a quelli proposti nel menù serale ma comunque abbondanti e di buona qualità. Se vi fermate per la notte inoltre, chiedete una camera al secondo piano con vista sul fiordo.

LEENANE – ATHLONE

La mattina imbocchiamo la R335, una stretta striscia d’asfalto che inizialmente si aggrappa al fianco settentrionale del Killary harbour e poi abbandona la costa inoltrandosi in un ambiente selvaggio e disabitato, simile a quello del Connemara. Superato il villaggio di Louisburgh la strada torna ad affacciarsi sull’oceano nella Clew bay e continua ai piedi del monte più celebre d’Irlanda, il Croagh Patrick. Questa montagna è considerata sacra ed è intrisa di religiosità in quanto San Patrizio rimase quaranta giorni sulla sua cima pregando e costruendo una chiesa e alla fine liberò l’Irlanda dai serpenti. Ogni anno l’ultima domenica di luglio si tiene un pellegrinaggio e, che si creda oppure no, a mio parere sarebbe emozionante parteciparvi per osservare il panorama e l’incredibile serpentone umano lungo il fianco del Croagh Patrick.

Guidando su un percorso ad anello torniamo a Leenane dopo circa un paio d’ora e proseguiamo per Cong, un grazioso villaggio sulla riva orientale del Lough Corrib, famoso per l’elegante e imponente castello medievale di Ashford le cui origini risalgono al 1228. Nel corso dei secoli è passato nelle mani di diversi facoltosi e nobili proprietari fra i quali la famiglia Guinness e alla fine è stato trasformato in un esclusivo hotel a cinque stelle. Quanto ci piacerebbe trascorrere un lussuoso week-end in una delle sue suite ma dobbiamo accontentarci di visitarne l’esterno e i giardini. Pazienza continuiamo a sognare, almeno quello non costa nulla!

Poco distante da Cong sostiamo per un pranzo al sacco ai piedi di Ross Errilly Friary, ennesime rovine di un convento disperse nei pascoli popolati da mucche, quindi puntiamo decisi verso la meta successiva a diversi chilometri di distanza. Si tratta ancora di ruderi tuttavia questa volta sono davvero particolari, sto parlando del CLONMACNOISE MONASTRY (Consigliatissimo per le croci celtiche e la storia del luogo).

Il vescovo cattolico San Ciaran fondò Clonmacnoise nel 545 sulle rive del fiume Shannon e all’incrocio delle allora principali vie commerciali d’Irlanda. A testimonianza del prosperoso passato rimangono i resti della cattedrale del 900 e di altre sette chiese, due torri circolari e una collina disseminata di lapidi e croci celtiche. Di queste ultime la più bella e meglio conservata si trova nel museo al riparo dalle intemperie; alta ben quattro metri è stata ricavata da un unico blocco di arenaria e sfoggia accurate incisioni dall’indubbia rilevanza storica.

Per le informazioni sui costi e gli orari di apertura consultate il sito internet: http://www.heritageireland.ie/en/it/midlandseastcoast/Clonmacnoise/

La cittadina di Athlone, vicina alle rive di Lough Ree, si rivela un buona scelta per trascorrere la serata finale in terra irlandese grazie alla sua varietà di pub e ristoranti; a parte questo e forse il castello (da noi ignorato per mancanza di tempo e comunque abbastanza anonimo) non vi sono altre attrazioni turistiche.

ATHLONE – AEROPORTO DI DUBLINO

Ultimo giorno in Irlanda, ultime ore di questo onnipresente verde brillante, del vento, degli acquazzoni improvvisi, di fish and chips, salmone e birra, di gnomi dispettosi, di ruderi e castelli, leggende e panorami selvaggi. Ci resta una mattinata per scoprire le attrazioni finali di un viaggio splendido nel quale abbiamo assaporato la magica atmosfera irlandese ma anche il degrado causato dalla pesante crisi economica, in cui abbiamo parlato con la gente del posto e ci siamo resi conto della durezza del vivere in certi luoghi isolati da tutto e tutti, in balia di un clima quasi mai clemente.

Eccoci allora a poco meno di un’ora d’auto dall’aeroporto internazionale di Dublino, nel paese di Trim sorvegliato dall’austero Trim Castle, il quale sorge su una bassa collina adiacente al fiume Boyne. Questo è il castello anglo-normanno più grande d’Irlanda e le sue origini risalgono al XII secolo. La roccaforte centrale dalla pianta a croce pare ancora più imponente se la si guarda dal poggio di fronte, su cui si erge ‘il campanile giallo’ ‘the yellow steeple’, perché attorniata da quel poco che resta della cinta muraria. Il complesso è suggestivo e vale di certo una visita, forse si possono risparmiare i pochi euro d’ingresso al sito dato che la visione dall’esterno è già, a mio parere, completa ed fascinosa. Per le informazioni sui costi e gli orari di apertura consultate il sito internet: http://www.heritageireland.ie/en/it/midlandseastcoast/CastellodiTrim/

Poco distante sorgono i ruderi della Bective Abbey con la sua tozza torre e il chiostro interno abbastanza grande, per un’abbazia di dimensioni così ridotte.

Nei dintorni di Trim si trova la famosa Collina di Tara, un luogo mistico dove monumenti, miti e memorie si combinano a formare un’icona dell’identità nazionale. Tara era il santuario pagano più importante all’epoca dei primi veri insediamenti irlandesi, qui c’erano un’immensa sala dei banchetti, una scuola per guerrieri e druidi, la dimora dei Cavalieri del Destino protettori del Paese e ovviamente quella del Re supremo. Ora si vedono dei resti riportati parzialmente alla luce da un minuzioso lavoro di scavi, dei solchi nel terreno ricoperti d’erba e la magica pietra del destino (un totem di roccia). Non essendo un amante dei siti preistorici ho apprezzato di più lo splendido e ampio panorama sulla campagna circostante e ho cercato di valorizzare il luogo per la sua valenza evocativa e simbolica e non tanto per le poche testimonianze rimaste.

Per le informazioni sui costi e gli orari di apertura consultate il sito internet: http://www.heritageireland.ie/en/it/midlandseastcoast/CollinadiTara/

Alla fine di un fly&drive come sempre meraviglioso salutiamo l’Irlanda sperando di portare con noi un pezzo della sua famigerata fortuna e consideriamo l’idea di scegliere, per la prossima vacanza, una meta un pochino più calda e rilassante. Ogni tanto bisogna pur cambiare e il bello dei viaggi è proprio il poter esplorare posti nuovi completamenti diversi eppure sempre indimenticabili.

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Cliffs of Moher

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Burren

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Ross castle

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Kylemore Abbey

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Connemara National Park



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