Madagascar fai da te tra altopiani, costa sud e l’isola di Aux Nattes
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I Viaggiatori: due persone con tanta voglia di conoscere culture diverse, un po’ rustiche e con spirito di iniziativa e adattamento.
I biglietti aerei: per prima cosa prenotiamo il volo (Alitalia – Kenya Airways) Milano – Londra – Nairobi – Antanarivo a 1450 € a testa (assicurazioni comprese): voli diretti a “basso costo” non ce ne sono e purtroppo per risparmiare dobbiamo fare diverse tappe. Peccato, ci godremo per qualche ora il clima olimpico di Londra.
Quindi, deciso l’itinerario, prenotiamo sul sito Air Madagascar i voli interni Fort Dauphin – Antanarivo (solo andata) e Antanarivo – Ile S.te Marie (andata e ritorno): totale 670 € a testa; le guide consigliano di acquistare i biglietti direttamente sul posto per risparmiare qualche euro, ma in alta stagione è meglio prenotare anche perché i voli non ci sono tutti i giorni e ritardi e cancellazioni sono in agguato.
Le guide Per definire l’itinerario ci siamo affidati alla Lonely Planet più recente (8a edizione inglese uscita appunto a giugno 2012), ordinata on-line; purtroppo l’edizione italiana della LP risale al 2008. La Lonely Planet è veramente molto scarna; la Routard è più dettagliata, ma risale al 2008. La migliore è probabilmente la Bradt ma purtroppo l’abbiamo capito solo a fine viaggio !
L’itinerario
Dato che avevamo un po’ meno di quattro settimane, abbiamo organizzato l’itinerario come segue:
Gli Altopiani da Antanarivo a Toliara, seguendo il percorso della Strada Nazionale RN 7 (l’unica strada asfaltata che taglia l’isola da nord a sud), toccando i maggiori parchi nazionali e riserve (Ranofama, Andrigita, Isalo, Anja, etc).
La Costa Sud: da Toliara a Fort Dauphin, con un robusto fuoristrada per piste e strade sterrate, facendo tappa ad Anakao, Itampolo, Lavanono e infine a Fort Dauphin, tra villaggi di pescatori e spartani bungalow di fronte alle onde dell’oceano.
Le isole tropicali: andremo in piroga a remi sull’isola più selvaggia (l’isola Aux Nattes), a guardare le balene dalla spiaggia e a mangiare pesce appena pescato, lontano da tutto e da tutti!
Abbiamo aggiunto (data la precarietà delle vie di comunicazione) qualche giorno in più per poter gestire imprevisti come un automezzo che si guasta, un bagaglio che non arriva o un volo che ritarda (tutte cose capitate).
Il fuoristrada e l’autista
Un fuoristrada robusto e affidabile è assolutamente necessario da Toliara a Fort Dauphin: noi abbiamo prenotato via internet 4×4 e autista su un sito abbastanza noto per 1300 € tutto compreso (anche carburante); a posteriori visti i disservizi che ci sono capitati (automezzo guasto, cambio di autista, cambio di fuoristrada) avremmo fatto bene a optare per un padroncino; spendo una buona parola per Jerry (jerimada@yahoo.fr) esperto in turismo solidale, che ha sostituito l’autista “ufficiale” per parte del viaggio.
Vaccinazioni e Medicine
Da bravi turisti per caso avevamo già tutte le vaccinazioni (epatite, tifo, tetano, febbre gialla etc.) più una infermeria fornitissima (Malarone compreso per la malaria).
Soldi
Un sacco di contanti (Euro) da cambiare in loco (anche al cambio nero) : le carte di credito non sono accettate e prelevare ai bancomat non conviene perché ce ne sono pochi.
Il viaggio
28 luglio – Londra
Partiamo da Milano per Londra Heatrow, dove ripartiremo in serata per Nairobi; il pomeriggio lo passiamo a zonzo per la Londra olimpica.
29 luglio – Antanarivo (Tanà)
Il viaggio inizia male: arriviamo ad Antanarivo senza i bagagli che ci verranno consegnati solo due giorni dopo; i bagagli vengono smarriti di sovente a Tanà, quindi preparatevi! pernottiamo all’hotel Tana Jacaranda a Isoraka, nel centro città; l’hotel è pulito e discreto, comodo per girare la città. Purtroppo Antanarivo fa di tutto per non metterti a tuo agio: la città è brutta, povera, sporca e piena di bambini questuanti che alla prima occasione si tramutano in borseggiatori; priva di monumenti o altre attrattive (se non in rovina), ci fermiamo solo per una sosta tecnica; ceniamo in un ristorante consigliato dalla LP a Isoraka : zuppe di zebù e brodo, il tutto accompagnato da abbondante riso in bianco (i malgasci mangiano riso 3 volte al dì, è il piatto nazionale): non soffriremo mai la fame; in serata ci contatta l’autista, il suo 4×4 è guasto e dovremo attendere la riparazione!
30 luglio – Antanarivo
I bagagli non arrivano e col 4×4 ancora in riparazione, sconfortati, facciamo scorta di biancheria al mercato locale; facciamo un giro a piedi per la città, evitando tombini senza coperchio, gustando qualche spremuta esotica e visitando i pochi monumenti. Finalmente in serata il mezzo viene riparato e pernottiamo all’hotel Cheval Blanc vicino all’aeroporto di Ivato (buon hotel con ottima cucina, ma fuori dal centro abitato di Ivato).
31 luglio – da Antanarivo ad Antisirabe
In attesa delle valige, visitiamo la riserva “Croc Farm”, un allevamento di coccodrilli con annesso bioparco con lemuri e altri animali. Il primo contatto con i lemuri è entusiasmante anche se il momento migliore della giornata è la riconsegna dei bagagli! Purtroppo il disguido all’aeroporto ci impedisce di visitare i villaggi Zafimaniry come programmato, saltiamo la tappa e quindi ci dirigiamo verso Antsirabe (detta la Vichy malgascia, per le sue terme) dove arriviamo in serata; pernottiamo in un hotel consigliato dall’autista (il Green Park) in centro, ambiente esotico e confortevole. Ceniamo in un hotely consigliato dalla LP a base di bistecche di zebù : servizio lentissimo (come spesso in Madagascar) ma la birra locale “three horses” ci mette di buon umore. All’uscita del ristorante buio pesto perché l’illuminazione stradale è completamente assente in Madagascar: d’ora in poi porteremo sempre una torcia quando usciremo la sera!
01 Agosto – Antisirabe Ranofama – Giorno 5
La mattina facciamo un giro per la città in pousse-pousse (la versione locale del risciò): Antisirabe, come tutte le città malgasce priva di traffico stradale, offre pochi spunti interessanti (ad eccezione del vecchio hotel delle terme e del mercato centrale) e il giro è noioso, il mezzo di trasporto ci mette in imbarazzo e probabilmente avremmo fatto prima a piedi. Il nostro autista è sparito e solo a mezzogiorno ci comunica che sarà sostituito da Gerry che parla benissimo l’italiano (qui nessuno parla inglese, nelle città le persone masticano un po’ di francese ma nelle campagne prevale il dialetto!) e si dimostra un’ottima guida! Gerry capisce subito che siamo gente alla mano e che preferiamo i posti frequentati dai malgasci (gli hotely, cioè i piccoli ristoranti a bordostrada) e subito si va d’accordo! Facciamo un giro per il bellissimo mercato principale di Antsirabe: i mercati malgasci sono il modo migliore per venire a contatto con la realtà locale!
Quindi si parte verso sud sulla RN7, una stretta striscia di asfalto che si snoda fra mille buche nelle verdi campagne dell’altipiano, si procede a 50-60 km/h e brevi distanze diventano tragitti infiniti; la gente che incontriamo è poverissima ma dignitosa e nessuno sembra soffrire la fame; quello che colpisce è la totale assenza di traffico sulla strada statale se non per i taxi brousse (sgangherati pulmini stracarichi di merci e viaggiatori che collegano le diverse città) e qualche sporadico carretto trainato da zebù. I villaggi che attraversiamo sono un simpatico caleidoscopio di poverissime bancarelle, dove ciascuno mette in vendita quello che riesce a racimolare: frutta, verdura, pesce essiccato, cellulari, ferramenta, vestiti, mentre le campagne offrono scenari suggestivi! Intanto anche noi ci dilettiamo con la lingua locale: mora mora (piano piano), vazaha (staniero) e salama (buongiorno).
In nottata arriviamo a Ranofama, soggiorniamo in un lussuoso hotel (per gli standard locali) gestito da devoti Testimoni di Geova, dove dormiamo in un bungalow ai margini della foresta sopra il torrente che domina la valle! Posto incantevole ma troppo costoso per noi, eviteremo di farci spennare mangiando al ristorante dell’hotel: ripieghiamo sugli hotely (ristorantini) del villaggio a mangiare spiedini di zebù con insalata di carote, birra e Karaoke malgascio!
02 Agosto – Ranofama
A Ranohira passiamo la mattina facendo trekking nel parco nazionale! Facciamo colazione in un hotely lungo la strada per il parco : qui le colazioni sono alla francese, con the, caffè o cioccolata, baguette, burro e marmellata e di solito un succo di frutta (tropicale) appena spremuto !
Giunti al parco, optiamo per il percorso di 3 ore, con guida che ahinoi parla solo francese (e non è nemmeno troppo sveglia) : il parco purtroppo è battuto da gruppi di stranieri, perlopiù francesi e italiani, spesso chiassosi; il percorso è facilissimo e la boscaglia non fitta: i lemuri li vediamo col binocolo e il parco non ci emoziona più di tanto! Col senno di poi, non so se includerei questo parco nell’itinerario.
Il pomeriggio lo passiamo visitando il villaggio di Ranofama, ad acquistare qualche frutto sulle bancarelle e a fotografare i numerosissimi bambini ! Le terme sono in ristrutturazione per cui passiamo la serata al tavolo di uno sgangherato hotely di conoscenza di Gerry dove gustiamo i piatti e l’ospitalità malgascia : spiedini di zebù, birra e altri manicaretti cucinati al momento dal giovanissimo figlio della proprietaria su una griglia allestita giusto nel porticato del locale !
Qui la nostra guida ci illustra la sua idea di turismo solidale, dove ha organizzato il soggiorno di italiani presso abitazioni di locali, provando a vivere e condividere l’esperienza della vita quotidiana del popolo malgascio. Purtroppo non siamo in tempo per organizzare una visita del genere, ma avremo modo durante il resto del viaggio di stare sempre più a contatto con i locali.
03 Agosto – da Ranofama ad Ambolavao
Il mattino seguente ci rechiamo alla riserva privata di Anja. La riserva è stupenda, con panorami mozzafiato sulle montagne circostanti e permette di avere colonie di lemuri catta (quelli a strisce per intenderci) a portata di mano, compresa ascesa alla vetta attraverso grotte naturali : i panorami al tramonto valgono la fatica della scarpinata! Qui incontriamo per la prima volta liberi in natura i camaleonti.
Pranziamo ad uno spartano hotely fuori dalla riserva, in uno scenario da far west all’italiana, con pollo arrosto mangiato con le mani (niente posate), acqua di riso come bevanda, e brodo di pollo come condimento del riso.
In serata arriviamo ad Ambolavao in un hotel dalle tinte fosche in centro giusto in tempo per una lentissima cena.
04 Agosto – da Ambolavao al Parco di Andringitra
Il giorno seguente visitiamo il villaggio di Ambolavao e il suo grande mercato; il villaggio è costruito in belle case coloniche a due piani in mattoni, ma tutte decadenti se non in rovina, al cui piano terra si aprono botteghe che vendono ogni cosa ! Il mercato è bellissimo, con mille colori e profumi (e odori !), qui si vendono frutta, verdura, carni, insetti (le locuste da friggere !), il pesce di fiume e il pesce di mare essiccato e mille altre stranezze! Come al solito i bambini fanno a gara per farsi fotografare. Nei mercati a dispetto di quanto raccomandatoci, non avremo mai la sensazione di essere oggetto di attenzione da parte di ladri o borseggiatori : tutt’altro ! La gente è amichevole e curiosa.
Quindi dopo una rapida visita al laboratorio artigianale dove si fabbrica la seta, ad una officina dove si fabbrica la famosa carta malgascia fatta di polpa di legno, e un po’ di foto a un simpatico camaleonte appeso a un albero, ripartiamo per il parco nazionale di Andringitra, facendo lo slalom attraverso mandrie di Zebù (la versione locale della vacca, ma con corna di ben altre dimensioni) dirette a nord per il mercato del bestiame !!!
La strada che porta al parco dalla strada nazionale non è ne più che meno che una sgangheratissima mulattiera (in seguito invidieremo strade così!), piena di buche e polverosa, circondate da coloratissime donne che tornano dal mercato, che si inerpica per la valle che porta al massiccio del parco!
Non ci sono alberghi ma solo un paio di resort gestiti da francesi; qui come in tutti gli altri resort sino a fine della vacanza, non c’è corrente elettrica (i generatori funzionano solo dal tramonto fino alle nove di sera circa) e nemmeno acqua calda corrente! Il posto è veramente stupendo e immerso nella natura, la cena è compresa nel prezzo (e dove andremmo sennò a mangiare?) con un ottimo mix di cucina malgascia e francese!
Facciamo subito conoscenza col villaggio più vicino e la sua gente (veramente poverissima, vivono in casette in mattoni di fango a uno – due piani, ma senza acqua corrente e senza elettricità o riscaldamento), con il pavimento in terra battuta e senza fogna e bagno, con animali (maiali, galline, zebù) che pascolano liberamente in mezzo ai bambini e alle case! La gente sembra serena ed ospitale e ridono di noi quando non sappiamo riconoscere un albero di mango! La sera, dopo un ottima cena e un assaggio della veranda su un paesaggio mozzafiato al tramonto, ci godiamo la migliore stellata che il cielo del Madagascar ci abbia mai dato!
05 Agosto –Parco di Andringitra
Scopriamo che nel prezzo del bungalow c’è anche una gita di una giornata con guida: si sale a una vetta a forma di camaleonte per ammirare il paesaggio della vallata e sulle vette del circondario ! il clima caldo e secco raccomanda una abbondante scorta d’acqua, la salita è molto lunga e faticosa ma alla fine guadagniamo la vetta, con pranzo al sacco sotto un ombroso albero di mango compreso di pisolino pomeridiano. Il paesaggio è molto bello e il giro si conclude nel villaggio per una visita agli artigiani locali e poi di nuovo in nel nostro resort dove ci rilassiamo sulla veranda, a leggere e bere birra e a fotografare gli immancabili lemuri catta che vive proprio all’interno del nostro camp !
06 agosto – Da Andrigita a Ranohira e il Parco dell’Isalo
Dopo un lungo viaggio sulla solita RN 7, arriviamo a Ranohira, minuscolo villaggio ai lati della statale e base di partenza per il trekking nel Parco dell’Isalo; il clima è desertico, la vegetazione nei dintorni è poca fatta eccezione per l’erba secca e qualche albero di mango, e il villaggio è desolato e polveroso stile far west; anziché soggiornare negli hotel fuori dall’abitato, preferiamo un economico ma sobrio hotel in centro al villaggio e vicino agli uffici del parco.
Per la cena ci piazziamo sulla veranda di un albergo gestito da francesi (consigliato dalla LP) illuminato di lucine come a natale e con un sacco di piatti franco-malgasci e crepes finale al cioccolato.
Il villaggio offre veramente poco, qualche bottega sgangherata, ma grazie alla nostra guida e ad alcuni suoi amici riusciamo a partecipare ad un vero famadiana notturno (la tipica festa familiare malgascia, dove parenti e amici si riuniscono per celebrare un caro defunto riesumato per l’occasione) comprensivo di una improvvisata discoteca all’aperto, bevuta collettiva di un rhum artigianale al vetriolo e visita al defunto nella bara di metallo. Il famadiana ci offre l’occasione di entrare a stretto contatto con la realtà locale ma purtroppo subito l’atmosfera (riscaldata dall’abbondante rhum locale) si fa un po’ troppo calda e preferiamo evitare spiacevoli inconvenienti con gli ubriachi e tornare presto in albergo.
07 agosto – il Parco dell’Isalo
Il giorno successivo conosciamo la guida del trekking (soprannominato Mac Gyver) un simpatico vecchietto sdentato che si presenta la mattina presto al nostro albergo insieme a Gerry, avvolto da una coperta multicolore e con un cappello tipo borsalino. Dopo un rapido malinteso, ci accordiamo sul prezzo con la guida, partiamo per l’escursione. La colazione la faremo al sacco, con dei panini alla frittata preparati dalla cucina del nostro hotel.
Tra i diversi itinerari proposti, abbiamo optato per il trekking più completo, che ci porterà a vedere tutte le piscine naturali e i canyon del parco; il percorso, benché duri una giornata, è comunque molto semplice ! nel parco, desertico e polveroso, si aprono alcuni canyon con una vegetazione rigogliosa, che nascondono piscine naturali e cascatelle dove si può anche fare un tuffo rinfrescante. Nel parco incontriamo anche alcune colonie di lemuri che si divertono a rubare il cibo nella zona pic-nic e alcuni animali curiosi come l’insetto ramoscello e lo scorpione. Noi preferiamo evitare le colonie di turisti, e consumiamo la nostra colazione al sacco in un angolo tranquillo in riva ad un torrente.
08 agosto – da Ranohira a Toliara
Il giorno seguente scopriamo che Gerry è partito all’alba per la capitale e il suo posto viene preso dall’autista ufficiale che ci guiderà sino a Toliara, la città del sud che si affaccia sull’oceano indiano, capolinea della RN 7 e tappa obbligata per il trasferimento via mare ad Anakao.
Durante il viaggio verso Toliara incontriamo numerosi villaggi con i loro mercati (sempre più poveri, mano a mano che ci avviciniamo al mare) e i famosi alberi baobab che spuntano solitari nelle praterie. Il viaggio in auto è tranquillo ed un po’ noioso, la strada dritta attraversa praterie e savane, e viene interrotto da una visita a una fabbrica artigianale di rhum (a seguito della quale non ne berrò mai più un goccio) e da alcuni ragazzini che ci mostrano (dietro un piccolo compenso) i loro camaleonti.
A mezzogiorno arriviamo a Toliara, la polverosa e arida capitale del Sud Ovest. Dopo un pranzo in un hotely locale (dove ci viene il dubbio che i prezzi per noi occidentali siano diversi da quelli per i locali), lasciamo i bagagli in un albergo in Blv Gallieni; l’albergo offre dei buoni bungalow per un prezzo contenuto e uno dei migliori ristoranti di Toliara; quindi ci facciamo accompagnare negli “uffici” della società di navigazione incaricata del trasferimento a Anakao per concordare la barca : infatti Anakao – dove passeremo tre giorni di relax al mare – si trova su una penisola a un paio d’ore di motoscafo da Toliara, mentre in auto ci vogliono circa 200 km di strada sterrata per arrivarci.
Toliara è poverissima (sembra sia reduce da una guerra ancora in corso), ma ci concediamo comunque un giro turistico a piedi per le vie deserte della città. Facciamo una passeggiata sulla spiaggia del porto turistico, lasciata sgombra dalla marea, dove troviamo dei gusci di enormi cozze e numerose barche arenate sulla sabbia in attesa dell’alta marea.
Il lungomare è squallido, le strade e i marciapiedi pieni di buche, gli edifici fatiscenti, però la visita al mercato delle conchiglie è molto interessante e facciamo qualche acquisto trattando rigorosamente sul prezzo delle mercanzie; quindi facciamo un giro per il centro città, per il chiassoso mercato e per le vie principali, senza che ci sia nulla che ci attragga veramente; entriamo anche nel palazzetto dello sport locale, una enorme costruzione in cemento armato priva di finestre e di illuminazione artificiale (quindi rigorosamente buia) dove i ragazzini giocano a palla. La città non è bella, comunque ha il suo fascino (decadente) e non merita più di poche ore di visita.
Alla sera una sorpresa : black out ! A Toliara (come nel resto del paese) la corrente elettrica spesso se ne va via, quindi rimediamo in una cena a lume di candela nel ristorante dell’hotel.
09 – 10 – 11 agosto: da Toliara ad Anakao
La mattina dopo partiamo alla volta di Anakao. Dopo un’attesa di un paio di ore nella sede (uno sgabuzzino) della compagnia di navigazione, veniamo caricati coi bagagli su un carretto trainato da zebù e guidato da un ragazzino e quindi trasferiti dalla spiaggia sulla barca! La barca è moderna e a motore, e veniamo invitati a indossare giubbini di salvataggio (non troveremo più barche così e nemmeno giubbini di salvataggio); quindi nel giro di un paio d’ore e su un mare stupendo veniamo sbarcati, armi e bagagli, sul meraviglioso arenile di Anakao.
Soggioreremo a Longo Vezo, il nostro bungalow è grande e confortevole, direttamente sulla spiaggia, dotato di bagno (ma senza acqua calda, la doccia la dobbiamo fare col secchio e con l’acqua scaldata nei pentoloni del “forno solare”) e di corrente elettrica (fornita da pannelli solari) per tutta la giornata. Il villaggio (gestita da una coppia di francesi amanti delle immersioni) è dotato anche di un ristorante (dove si cena tutti assieme con gli altri turisti) e offre una buona cucina. Il menù bisogna concordarlo sempre un paio d’ore prima del pranzo o della cena (siccome non esistono frigoriferi, tutto è fresco e quindi va reperito prontamente al mercato locale !) e la cucina è al solito eccezionale ! Riso sempre presente e pesce fresco a volontà a scelta tra polpo, calamari, aragosta (cara) e pesci vari.
Abbiamo anche sdraio e ombrellone e ci concediamo subito un bagno e una bella passeggiata sulla spiaggia (bellissima la camminata su una lingua di sabbia che attraversa il mare); il posto è purtroppo popolato di bambini questuanti che per quanto simpatici alla lunga diventano fastidiosi, specie se – per buon cuore – si dà loro troppa corda.
Concordiamo in loco una gita il giorno successivo su una barca, per andare sull’isola vicina di Nosy Ve e a vedere le balene che transitano qui di fronte; purtroppo noi ci siamo fatti abbindolare dal marinaio (sedicente tale) che ci ha portato in mezzo al mare su una malferma piroga di legno a vela, senza giubbetto di salvataggio e senza nessun sistema di soccorso. Per andare a vedere le balene sarebbe stata necessaria una barca a motore. “le balene hanno paura delle barche a motore” diceva il nostro marinaio, sarà vero, ma qui le balene le vedremo solo col binocolo. L’isola di Nosy ve comunque vale la pena della gita, deserta e con lunghe spiagge sabbiose, mare incontaminato (ma correnti troppo forti) e pasto a base di aragosta cucinata sulla spiaggia dal nostro barcarolo.
Per la sera, anziché cenare al nostro resort, abbiamo concordato con dei locali una cena sempre a base di aragosta al ristorante “balena” del villaggio vicino dei pescatori. In realtà il preteso ristorante non era altro che un insieme di assi di legno senza nemmeno un tetto, rischiarato da un paio di candele e con una tavola imbandita da una famiglia locale : aragosta e riso e un condimento di pomodori e cipolle (credo), comunque apprezziamo l’impegno (e la birra) e la serata si conclude bene.
I restanti giorni ad Anakao li passiamo tra passeggiate sulla spiaggia, relax sotto l’ombrellone, letture e tuffi nel mare. Le stellate sono bellissime, albe e tramonti fantastici, clima eccezionale ma arriva il momento di partire per Itampolo.
12 Agosto – Itampolo
Da Anakao a Fort Dauphin, non ci sono strade asfaltate, ma solo piste, mulattiere e anche le strade indicate come nazionali non sono altro che delle carrarecce piene di crateri, calanchi e buche di ogni genere. La vegetazione è costituita per lo più dalla foresta spinosa, l’equivalmente malgascio della macchia mediterranea, fatta di cactus, fichi d’india, aloe e ogni altra forma vegetale dotata di spine. Si parte prestissimo, prima dell’alba, la velocità è ridotta, soste solo per pipì. Incontriamo mandrie di zebù, sporadici carretti, sparuti e polverosi villaggi fatti di capanne di legno, la gente ci saluta amichevole, i bambini chiedono sapone e bonbon, la povertà è assoluta, le uniche “città” che troveremo sono da deserto post atomico.
Sulla strada per itampolo ci fermiamo al parco naturale di tsimanampetsotse, bellissimo parco attorno a una laguna salata che ospita i fenicotteri rosa e nei cui dintorni c’è l’esemplare più antico di baobab di tutto il madagascar. Quindi in serata arrivereremo ad Itampolo, villaggio di pescatori lungo la costa, spiaggia e mare meravigliosi, totale assenza dell’uomo bianco se non per il titolare del nostro albergo, l’unico del villaggio; la spiaggia è lunghissima e sabbiosa, il mare caldo e calmo, i numerosissimi bambini curiosi e per la prima volta non chiedono elemosina, segno che di turisti ne vedono pochi; lungo la spiaggia troveremo alcune teste di squalo, tagliate dai pescatori e buttate sulla sabbia in attesa che l’alta marea le porti via. Qui non esistono barche a motore (esattamente come elettricità e acqua corrente), la sera il villaggio è per poco rischiarato dai soli fuochi e si va a letto col tramonto.
13 Agosto: Lavanono
Levataccia all’alba e si parte per Lavanono, dove arriveremo in serata. Il viaggio è noioso, intervallato dai soliti carretti trainati da zebù e da qualche testuggine di terra (animale sacro) che ci costringe a qualche sosta per spostarla ai bordi della strada.
Lavanono è una sorpresa incredibile : l’avamposto dell’umanità sul pianeta terra. Non c’è nulla se non un microscopico villaggio di pescatori e un piccolo albergo (gestito per una volta da locali e non da francesi) con bungalow sgangheratissimi (ma puliti) a bordo spiaggia, niente corrente elettrica, solo lume di candela, vento del mare che passa attraverso le assi di legno della nostra baracca, spiaggia lunghissima, sabbiosa, solo il rumore del mare e del vento, un tramonto da sciogliere il cuore e nessun uomo e donna bianchi ad eccetto di noi. Nessun negozio o bottega, una pompa dell’acqua per tutto il villaggio, cena a base di pesce arrosto appena pescato, se dio vuole una immancabile three horses, appena fresca. Nanna presto, domani si parte all’alba di nuovo.
14-15-16 agosto Fort Dauphin
Si riparte in fuoristrada, di nuovo, strada lenta, lentissima, slalom tra buche e smottamenti, a volte la strada di terra rossa viene inghiottita da calanchi anch’essi di terra rossa; siamo l’unica auto, a volte incrociamo della moto, ma i villaggi via via si fanno più grandi, sino a sembrare piccole città o paesi, sempre meno poveri. La vegetazione di fa più rigogliosa, quasi tropicale, ed ecco che a fine giornata arriviamo a Fort Dauphin, capitale del Sud. Insieme alla città compare pure l’asfalto, strade finalmente di ottima fattura, merito di una compagnia mineraria giappo-canadese che ha rifatto tutte le vie della città di recente. La città è finalmente prosperosa (anche se non veramente bella), ce la meritiamo dopo tanta polvere, con grosse e lunghissime spiagge (tra cui quella di Lebanona) dentro la città, ci concederemo finalmente qualche bagno in mare con le onde e un po’ di riposo al sole, anche per le nostre schiene. Non abbiamo prenotato nulla, soggiorniamo a Chez Anita, una piacevole sorpresa quasi in centro città, economico e con un ottimo ristorante (finalmente mi mangio una pizza malgascia mica male) Decidiamo di visitare una riserva privata, giusto dietro la città, accompagnati da una guida locale, a vedere colonie e colonie di lemuri di tutti i tipi. Ci concederemo anche una visita al mercato e una anche in un buon ristorante.
Il 16 Agosto da Fort Dauphin prendiamo il volo per Antananarivo, passeremo la notte nel villaggio di Ivato nei pressi dell’aeroporto. Ivato è un punto di transito per i turisti ed è un gran caleidoscopio di botteghe, mercatini, ristoranti economici (consigliamo di provare i ristoranti cinesi, veramente ottimi) e di gente più o meno indaffarata.
17-22 Agosto: isola Aux Nattes
Da Tana si parte in aereo per l’ultima meta, l’isola di S.te Marie dal cui aeroporto, in piroga a remi, raggiungeremo l’isola di Aux Nattes, dove passeremo il resto della vacanza. L’isola di Aux Nattes è una piccolissima isola tropicale a est del Madagascar, non ci sono mezzi a motore, né elettricià, né acqua corrente! I diversi resort (molto spartani) sono tutti sulla spiaggia e siccome non esiste una strada carrozzabile in tutta l’isola, sono raggiungibili solo dal mare tramite piroga: si sbarca come i marines, coi bagagli in spalla per non bagnarli! Sull’isola esiste un unico piccolo villaggio al centro, raggiungibile a piedi tramite stretti sentieri, con un solo ristorante che serve solo pesce appena pescato.
L’isola di Aux Nattes è famosa perchè nel canale tra l’isola e il Madagascar vengono a riprodursi le balene : infatti noi le vediamo ad occhio nudo passare di fronte al nostro bungalow e affittata una barca (finalmente a motore) passeremo una mattinata a vedere numerose balene (mamma e figlio) fare evoluzioni, salti e nuotare intorno al nostro motoscafo : uno spettacolo impagabile.
I giorni sull’isola trascorrono lenti, tra camminate lungo le spiagge, a bere il latte delle noci di cocco, fotografare orchidee, a mangiare pesce fresco al ristorantino a fianco del nostro resort (rigorosamente sulla spiaggia), a nuotare e rilassarci sul dehor del nostro bungalow.
Un giorno organizziamo una gita sull’isola di S.te Marie dove affittiamo una moto da enduro per fare un giro dell’isola, vedere il famosissimo cimitero dei pirati e raggiungere la spiaggia più famosa ed impervia (la baia di Anfanihi) che per raggiungerla oltre a percorrere una scassatissima strada di montagna in pietre, fango e sabbia si deve fare del trekking, affrontare in piroga le mangrovie, quindi attraversare a piedi una lingua di sabbia melmosa e infine si raggiunge il paradiso dell’acqua cristallina e del borotalco.
23 Agosto: Antanarivo – MIlano
I giorni scorrono lieti ma ahinoi si deve tornare a casa: il 22 Agosto ritorniamo in piroga all’aeroporto di S.te Marie, quindi una volta ad Antananarivo soggiorniamo ancora una volta a Ivato ma prima di prendere l’aereo per casa facciamo un salto in un mercato locale a comprare souvenir per disfarci dell’ultima moneta locale rimasta. Ciao ciao Madagascar, arrivederci!