Corea del sud: sorprendente perla d’oriente
Itinerario in breve
giorno 1 Seoul: arrivo ore 20,30, visita by night alla N-tower e poi a piedi verso Namdaemun market con cena notturna a base di street food. Pernottamento a Seoul (backpackers hostel, non consigliato).
giorno 2 treno verso Gyeongju, visita al tumuli park, Cheomseongdae Observator, Anapji Pond e Bunhwangsa Temple. Pernottamento a Gyeongju (Sa Rang Chae Guesthouse, consigliatissima)
giorno 3 bulgugska temple, mercato di Gyeogju e Yangdong folk village Pernottamento a Gyeongju (Sa Rang Chae Guesthouse, consigliatissima)
giorno 4 visita all’Hein-sa temple e trasferimento a Seoul. Pernottamento a Seoul (Seoul guesthouse, consigliata)
giorno 5 visita a Gyeongbokgung, Deoksugung, Cheonggyecheon canal, Namdaemun market, Insadong. Pernottamento a Seoul (Park Hyatt, consigliatissimo se si trova una buona offerta)
giorno 6 visita ai mercati di Noryangjin (pesce), Gyeongdong (erbe medicinali) e Dongdaemun (abbigliamento e souvenir). Pernottamento a Seoul (Park Hyatt).
giorno 7
“nuovo”quartiere Gangnam, Myeong-dong e spettacolo Jump volo di rientro
volo
Volo in economy class con turkish airline da Venezia a seoul, con scalo a Istanbul (stay over di 1,5 ore all’andata e 4 al ritorno) pagato solamente 590,00 € (prenotato tramite expedia) I voli sono stati tutti puntualissimi e abbastanza comodi, grazie anche ai piccoli comfort forniti dalla turkish: ciabattine, mascherina, tappi per orecchie, spazzolino e cuscino in economy davvero apprezzati. Il servizio a bordo è davvero celere (non si rimane mai a lungo con l’ingombro del vassoio del pasto).
Trasporti in Corea
Ho viaggiato in treno KTX (da Seoul a Gyeongju e poi da Gyeongju per Seoul fermandomi a Daegu), autobus urbani (unico mezzo pubblico per girare a Gyeonju) ed extraurbani (per raggiungere l’Hein-sa temple) e la metro a Seoul e Daegu: I treni sono sempre puntuali, puliti, economici, con un sistema pratico di carico-scarico passeggeri e ad alta velocità (il nuovo KTX viaggia a 300km orari e collega Seoul, Gyeongju -fermata Syeongju- e Pusan). La prenotazione dei posti è obbligatoria, ma non temete di trovare treni pieni in quanto ogni 15-20 minuti circa ne passa uno, in qualsiasi direzione vogliate andare. Bus: i bus urbani sono estremamente economici (1000 won= 0,70 cent) il biglietto si paga all’autista e la rete è piuttosto fitta, si va un po’ ovunque anche se, soprattutto a Gyeongju sia per il Bulgugska temple che per il volk village, non sono frequenti. Alle fermate le linee sono indicate esclusivamente in coreano… Se qualche anima pia non si offre di aiutarvi, cercate di decifrare il coreano, non è poi impresa così impossibile. Metro: capillare (115 stazioni), ordinata (i binari sono chiusi con aperture in corrispondenza delle porte), frequentissima (vagoni ogni 2-4 minuti). Una tratta base di 10 km costa 1000 won, ogni 5km in più si pagano ulteriori 100 won. Se sbagliate a fare in conti, non temete, ci sono macchine per “aggiustare” la tariffa all’uscita di ogni fermata. Ci sono due tipi di metro-card, entrambi acquistabili tramite i distributori automatici: la T-money ha un costo di 2500 won, consente di caricare qualsiasi importo, la tratta metropolitana costa 900 won anziché 1000, si può utilizzare sugli autobus, in qualche taxi e nei negozi convenzionati. Finito di usarla si richiede la restituzione dell’importo residuo presso i negozi convenzionati, e non presso le stazioni metro. L’altra card è magnetica (one-time card) è riutilizzabile ma la si può ricaricare solo di una tratta, cioè 1000 won a volta, più eventuali aggiustamenti di tariffa, al contrario dell’altra prevede una cauzione rimborsabile di 500 won. Ho trovato più comoda la T-money, proprio per evitare di dover ricaricare ogni qual volta si prenda la metro. A Daegu invece c’è un simpatico gettone-corsa.
Gastronomia:
La gastronomia coreana è tanto sottovalutata quanto sorprendente: è salutare, praticamente priva di grassi, varia, basata in prevalenza su verdure e l’immancabile adorato aglio, non è eccessivamente piccante, è a dir poco conviviale. Ovunque mangerete bene, con porzioni abbondanti e spendendo davvero poco per la grande qualità che si ha. Presso i ristoranti, il servizio è sempre celere, all’ingresso si viene accolti, accompagnati al tavolo e subito viene portata una caraffa gratis di acqua filtrata. A tavola inoltre troverete le vostre bacchette rigorosamente di metallo e salviette che non definirei propriamente salviette, essendo a mezzo velo… Poco potere assorbente. I banchan, ovvero le ciotoline da condividere e che fungono da accompagnamento alla porata ordinata, possono contenere kimchi, doenjang, ganjang piuttosto che varie verdure, aglio e intingoli. Vi verranno puntualmente e prontamente portati al tavolo. Il cibo da strada è assolutamente buono e sicuro, è un’esperienza da provare, che si tratti di una bancarella con i dumplings o di un mini ristorante improvvisato dotato solamente di una piastra malconcia e due tavoli con sgabelli traballanti! Nell’ovvia impossibilità di lavare i piatti per strada, le pietanze sono servite su piatti di plastica, avvolti da una sorta di pellicola igenica usa e getta. Non lasciate la corea senza aver assaggiato questi piatti: l’onnipresente Kimchi, ovvero cavolo sotto sale, fermentato per giorni con spezie varie, ostriche e verdure. Ci sono davvero centinaia di variazioni di Kimchi ed è considerato quasi un monumento nazionale, di cui i coreani vanno fieri anche per merito delle sue caratteristiche salutari, ricco di vitamine e di antiossidanti. Bibimpap: un mix di verdure, riso al vapore, uovo e pasta di chili, servito in ciotole di ghisa. Korean barbecue (galbi): ci sono ristoranti specializzati che lo servono, li riconoscerete subito poiché ogni tavolo è provvisto di una propria piastra di cottura con tanto di cappa aspiratrice! E’ divertente… La carne, spesso marinata, viene servita cruda e ci si arrangia nel cucinarla, dotati di bastoncini e di forbicione per tagliarla. Bulgolgi: carne di manzo marinata in salsa di soia e cotta alla piastra Pajeon: una sorta di pancake salato con cipollotto e verdure varie, davvero buono. E per finire le varie paste di soia (doenjang) e di chili (ganjang) che accompagnano numerosi piatti. Siate curiosi e assaporate tutto ciò che vi ispira!
Persone:
I coreani che conoscono l’inglese sono estremamente gentili e helpful nei confronti dei turisti. In più di un’occasione quelle che io chiamo anime pie ci hanno letto nel pensiero e sono venuti in nostro aiuto, necessario soprattutto per capire le linee dell’autobus, interpretare la macchina del deposito bagagli, la quale, anziché chiederti di immettere il classico codice segreto, ti scansiona l’impronta dell’indice, ottenere alcune indicazioni a Seoul, dove le vie non esistono e i numeri civici non sono in ordine sequenziale ma in ordine di anno di costruzione dell’edificio! I coreani che conoscono l’inglese verranno spontaneamente ad aiutarvi: è consigliabile aspettare che qualcuno venga spontaneamente in vostro aiuto piuttosto che chiedere indicazioni al primo che incontrate per strada: se non sa l’inglese e quindi non riesce ad aiutarvi, potreste metterlo in imbarazzo. Un’esperienza che mi ha davvero arricchita è stata quella di fare conoscenza, a bordo di un autobus diretto a Hein-sa, di una signora coreana e in men che non si dica ritrovarsi seduti (ovviamente per terra) a casa sua, con lei che amabilmente ci sbuccia una mela, ci offre del caffè e delle caramelle coreane solo per il gusto di conoscerci, di scambiare qualche parola in inglese con noi. Impagabile. I coreani sono letteralmente accoglienti, gentili, cordiali e onesti. Prendendo taxi un po’ ovunque in Europa, India, cina, africa, Stati uniti, mai mi è capitato che un tassista che sbagli strada spenga il tassametro e lo riaccenda solo quando si ricongiunge al punto in cui aveva sbagliato. Pura onestà.
Preparazione del viaggio:
– Ho richiesto all’ente del turismo coreano, che fa riferimento per l’Europa alla sede di Parigi, del materiale informatico che mi è arrivato nel giro di una settimana. Davvero utile la pubblicazione “guida della corea” in italiano per i siti da visitare e i mezzi di trasporto per raggiungerli. Utile anche per una mia passione personale la pubblicazione sulla gastronomia coreana (in inglese) – Ho comperato on line dal sito della lonely planet le guide sulla Corea (inglese), su Seoul (inglese) e il frasario koreano-inglese (che non ho mai utilizzato, non ne ho mai avuto bisogno). L’unico modo per ottenere le guide lonely planet è l’acquisto on-line poiché l’edizione italiana è esaurita e comunque piuttosto datata. Il sito www.visitkorea.or.k, è assolutamente utile e ricco di informazioni per preparare il viaggio. – Ho prenotato tramite il sito www.korail.com il kr pass: un utilissimo pass per le ferrovie coreane che consente agli stranieri di viaggiare, come, dove e quante volte si vuole per 3, 5 o più giorni, pagando una quota fissa. Io ho acquistato quello da 3 giorni costato (75.000 won = 50,00 €). Si deve fare la prenotazione on-line, cosa non semplicissima poiché il sito delle ferrovie coreane non sembra funzionare benissimo, lasciando i dati del proprio passaporto e una carta di credito. Con la prenotazione, una volta arrivati in Corea, si può poi ritirare il pass negli sportelli di informazione nelle stazioni principali e solo in quel momento viene effettuato l’addebito nella carta di credito. In seguito, muniti di pass, ogni volta che si vuole prendere il treno, ci si deve recare in biglietteria, chiedere quali sono i treni disponibili (e sono davvero tantissimi, uno ogni 15-20 minuti per collegare città anche a 300km di distanza) e farsi dare i biglietti con le prenotazioni dei posti a sedere (obbligatoria). Ci sono i nuovissimi treni che raggiungono i 300 km orari, i cosidetti KTX. Attenzione ai nomi: la stazione di Daegu raggiunta dal KTX è Dongdaegu (dong significa est), la stazione di Gyeongju raggiunta dal KTX è la nuovissima Singyeongju (sin è nord), a circa 15 minuti di bus (n. 50, 60, 61, 70, 203 e 700, gratuito) da Gyeongju.- Ho prenotato tutti gli alloggi (4 in tutto: ostello a Seoul, guesthouse a Gyeongju e guesthouse Seoul e hotel), contattando direttamente via e-mail le varie strutture che non mi hanno mai chiesto la carta di credito per la prenotazione, tranne nel caso dell’hotel.
-Ho visto parecchi film coreani, quelli che hanno contribuito all’Hallyu, la Korean wave. L’onda del successo costituita da cinema, serie tv, cucina e in generale da tutta la cultura coreana che sta spopolando in oriente negli ultimi anni. Vi consiglio caldamente di vedere:
– Primavera, estate, autunno inverno e ancora primavera (di Kim Ki Duk)
– My sassy girl di Kwak jae-yong
– Old boy di Park Chan-wook
– La samaritana di Kim Ki Duk – mr vendetta e lady vendetta che con old boy compongono la trilogia della vendetta
Diario in dettaglio: Domenica 02 gennaio 2011
Atterriamo a Seoul e prendiamo l’airport bus (limousine taxi) che con 15,000 won= 10 € ti porta in diversi hotel di Seoul (noi avevamo prenotato il backpackers hostel che indicava come fermata più vicina quella del Millennium Hilton). I pullman, così come la biglietteria, si trovano fuori dall’aeroporto Incheon, sono abbastanza frequenti (ogni 20 min.) e impiegano da un’ora a un’ora e mezza per raggiungere Seoul. Controllate qual è il pullman che ferma più vicino al vostro hotel. In alternativa da poche settimane c’è un nuovissimo e rapidissimo collegamento Incheon airport-Seoul: Airport Railroad Express AREX ma non l’ho provato. Alle 20,30 arriviamo al backpackers seoul, sul quale stendiamo un velo pietoso: sporco (la stanza non era stata affatto pulita, capelli e macchie varie ex omnia parte) e poco affidabile. Al nostro arrivo infatti veniamo avvisati che avevano più prenotazioni che stanze e veniamo quindi invitati a prendere alloggio in una guesthouse a 10 minuti di taxi, che naturalmente secondo il receptionist era molto più bella e avremmo ottenuto pure uno sconto. Non accettiamo in quanto avevamo scelto l’ostello per la sua posizione, vicino alla Seoul station, il giorno dopo avremmo infatti preso il treno per Gyeongju. Chiedo che quindi ci venga rimborsato il taxi sia per andare alla guesthouse che per tornare in stazione il giorno dopo e a quel punto miracolosamente vien fuori che invece la stanza c’è! Paghiamo, effettuiamo il check in, ci diamo una veloce rinfrescata e, tralasciando l’iniziale disagio, partiamo alla scoperta di Seoul dalla N tower (20 min a piedi dalla seoul station). La torre della televisione ci offre un buon approccio by night alla città. Per raggiungere la torre c’è una funivia a pagamento (6.300 won=4 €) oppure un percorso a piedi che noi evitiamo visto l’orario (21,30) e il freddo (-10°?). Proseguiamo quindi verso il Namdaemun market per mangiare un boccone. Ci immergiamo quindi fin da subito nei profumi dello streef food coreano, prendendo dei ravioli di carne mangiati passeggiando e cenando in uno dei molti “tendoni” ambulanti dei vari mercati. Non abbiate paura del cibo da strada in Corea, assecondate la vostra curiosità: è davvero un’esperienza totalizzante, sia perchè nel 99% dei casi non capisci ciò che mangi, ma i sapori sono sempre buoni, sia perchè l’offerta è così vasta che è impossibile resistere. Naturalmente i prezzi sono davvero convenienti, ecco alcuni esempi: 6 ravioli grossi, che costituiscono una porzione: 3,00 won = 2 €, spiedini di pollo, brodo con spiedino di pasta e gnocchi di riso: 10,00 won = 7,50 €. In pratica con 10 € abbiamo cenato in 2.
lunedì 03 gennaio 2011
arriviamo in stazione (dall’ostello dista circa 10 min a piedi), convertiamo la nostra prenotazione nel KR pass, prendiamo i biglietti KTX per Gyeongju (Singyeongju) e ci rimane pure il tempo per una colazione koreana al piano superiore, nel food court, della seoul station. I treni sono puntualissimi ed efficientissimi. Ai binari è indicato esattamente il punto in cui il tuo vagone si fermerà, in modo da ridurre lo stand by del treno nelle varie stazioni. I vagoni sono provvisti di monitor con indicazioni su velocità, tempi di percorrenza e destinazioni. Negli spazi comuni ci sono pc con connessione internet a disposizione dei passeggeri. Il viaggio seoul-Gyeongju (Singyeongju) dura appena 2 ore e ci sono collegamenti ogni 20 minuti circa. Arrivati a Singyeongju prendiamo un bus per Gyeongju (15 min circa autobus n. 50, 60, 61, 70, 203 e 700 gratuito) e ci dirigiamo a piedi alla Sa Rang Chae Guesthouse (www.kjstay.com/eng.htm) OTTIMA, assolutamente da provare (30.000 won= 20 € a notte, a stanza) e dista circa 20 min a piedi dalla stazione. Tragitto che percorriamo sotto un bellissima neve dai fiocchi grandi. Visite effettuate nel pomeriggio in circa 4 ore, tutte mete raggiunte a piedi:
– Tumuli park (parco con le tombe-tumulo)
– Cheomseongdae observator (il più antico osservatorio astronomico esistente in asia) – Anapji Pond (parco con pagode dell’epoca Silla)
– Bunhwangsa Temple (la più antica pagoda di pietra del periodo Silla, ora è un 3 stories stone) Cena a base di riso, ravioli di verdure, carne di manzo bollita con le mitiche ciotoline che compongono il “banchan” (30.000 won =20,00 € in due). Dopo cena andiamo a spasso sotto le neve per le vie del centro di Gyeongju… Un’esperienza memorabile è stata provare il cinema dinamico con simulatore 3D trovato a caso per le vie delle città, in un luogo che pareva simile ad un noleggio di video: in pratica si è seduti su un sedile mobile (per max 4 persone), viene proiettato un filmato avventuroso a propria scelta e grazie agli occhiali 3D e ai movimenti del sedile pare di essere all’interno del filmato… Il tutto per 5.000 won (3,00 €).
martedì 04 gennaio 2011
ci svegliamo di buon’ora anche causa fuso e ossa un po’ ammaccate per aver dormito alla Koreana (per terra) e ci dirigiamo con in bus n.11 in partenza dalla stazione centrale verso il Bulgugska temple (40 minuti circa). Per spostarsi a Gyeongju è molto comodo chiedere all’ufficio informazioni turistiche di fronte alla stazione quali sono le fermate del bus e le linee che vi servono). Il templio è stato inizialmente costruito intorno al 500 (dinastia Silla) e più volete rimaneggiato. Oggigiorno è un luogo davvero suggestivo che merita una visita approfondita. Da qui la nostra intenzione era quella di proseguire con il bus per il Seokguram grotto, ma non è stato possibile causa neve. Ottimo pranzo coreano in uno dei numerosi ristoranti intorno al templio, a base di zuppa con verdure e pasta di soia fermentata (eccezionale davvero) e pancackes coreani con cipolla verde, altrettanto eccezionale (15.000 Won = 10,00 € in due). Decidiamo quindi di tornare a Gyeonju per andare al Yangdong folk village. Naturalmente chiediamo all’ufficio informazioni orari, linea e fermata del bus per raggiungerlo e ci viene detto che il bus n. 200 parte ogni 7 minuti e ci impiega 40 min, e poi è necessario proseguire a piedi per 1 km. Attendiamo più di mezz’ora alla fermata ma del bus nessuna traccia (forse causa neve?), decidiamo quindi, complice il freddo e l’avvicinarsi del tramonto, di andare in taxi, alla fine si è rivelata una scelta vincente: non abbiamo incrociato alcun bus né all’andata né al ritorno. Il villaggio è tutt’ora abitato, con case di oltre 200 anni ottimamente preservate, inoltre ci sono numerose abitazioni tradizionali con il tetto di torba risalenti a 5 secoli fa (dinastia Yoseon). Il taxi ci aspetta circa un’ora, così riusciamo a fare la nostra visita con calma e alla fine ci costa 50.000 won = 30 € andata, stand by e ritorno. Niente male. Cena presso un bistrot stile occidentale… Questa sera ci andava così.
Mercoledì 5 gennaio 2011
Giornata che sapevamo essere impegnativa: ritorno a Seoul passando per Daegu per visitare l’Hein-sa Temple, il cui fascino merita il lungo viaggio per raggiungerlo. Dalla nostra guesthouse prendiamo il bus per la Singyeongju station, poi il solito treno velocissimo per Dongdaegu (15 min.per percorre 70 km.), a Daegu prendiamo la metro per raggiungere il Seobu bus terminal (fermata della metro: Seongdangmot) dal quale parte il bus per raggiungere l’Hein-sa Temple in un’ora e 20 min.circa con partenza ogni 40 min. (attenzione: ci sarebbe un modo per raggiungere il tempio con meno cambi, ma impiegando lo stesso tempo, circa 3 ore: dal Gyeongju express bus prendere un bus direttamente per la Seobu bus terminal di Daegu e da qui il bus per Hein-sa ma non l’abbiamo fatto poiché avevamo necessità di lasciare i bagagli in stazione a Dongdaegu e per sfruttare il treno già pagato con il KR pass). Raggiungiamo il tempio alle 12,00 circa e qui abbiamo l’ennesima conferma della magnifica ospitalità coreana: facciamo conoscenza con un’insegnante di inglese di Daegu che stava effettuando un mese di ritiro nel tempio, nella sezione dedicata alle donne. Ci fa accomodare nella sua abitazione, e seduti per terra con una tazza di caffè fra le mani, frutta, biscottini e caramelle coreane, gentilmente offerti, iniziamo a conversare, a scambiarci punti di vista, a scovare analogie e differenze fra corea e Italia, a parlare dei monaci buddisti a discutere sui sistemi scolastici e di qualsiasi cosa ci venisse in mente. Fantastico. Abbiamo incontrato una persona meravigliosa che ci ha dedicato il suo tempo semplicemente per il piacere di conversare con qualcuno. Inutile dire che il tempio è un must-see, grazie alla sua posizione a ridosso delle montagne, l’aurea spirituale che emana, l’incontro con i monaci e non per ultimo poiché ospita la più antica collezione di testi sacri buddisti su tavole di legno incise (Tripitaka coreana). Il tutto condito dalla neve caduta il giorno precedente e un magnifico e caldo sole. Nel pomeriggio riprendiamo bus+metro+treno per raggiungere Seoul, dove arriviamo alle 19,30 circa. La Seoul guesthouse si rivela un’altra ottima scelta, nel Bukchon hanok village (OTTIMA, assolutamente da provare 90.000 won= 60 € a notte, www.seoul110.com) e questa volta dormiamo in un bel materasso, sempre adagiato a terra. Cena nel magnifico quartiere di Insadong presso l’impeccabile Doo dae moon korean cusine restaurant. E qui faccio la meravigliosa esperienza della salsa di soia fermentata (doenjang) mangiata mescolata alla zuppa-stufato doenjang jjigae, una vera delizia.
Giovedì 06 gennaio 2011
E ed eccoci pronti per vistare Seoul, 11 milioni di abitanti senza sentirli: viabilità ordinata, antico e moderno che si fondono assieme, metro straordinariamente efficiente, rigore e splendore, cortesia e frenesia, c’è aria della corea che scalpita, che ha voglia di innovare rimanendo legata alle tradizioni, persone di un’eleganza quasi italiana, abiti alla moda e profumo di Kimchi ad ogni angolo, moltissime gallerie d’arte e pochissimi negozi di souvenir, bancarelle e centri commerciali, autentica cortesia. Iniziamo (perdendoci) per le vie collinari nei dintorni di Gyeongbokgung, visitiamo il complesso di palazzi, percorriamo l’art gallery street (samcheongdong-gil) che costeggia il palazzo, andiamo a Insadong, con i suoi colori, negozietti, bei locali e ci fermiamo a pranzo al Sanchon: ristorante vegetariano di un ex monaco buddista assolutamente da non perdere. A pranzo si pagano con menù fisso 22.000 won (16 €) per del cibo davvero memorabile, nel nostro tavolo abbiamo contato la bellezza di 38 ciotoline a comporre il banchan più grande e leggero che ci sia mai capitato. Da non perdere.
Dai qui proseguiamo per il Jogyesa temple e poi al Deoksugung palace. Passeggiamo lungo il nuovissimo canale Cheonggyecheon e terminiamo la passeggiata al Namdaemun market, pieno di bancarelle di vestiti e suppellettili varie: qui imperversano personaggi come Pororo (cartone animato coreano), baby milo, i simpson e naturalmente il mc donald’s dei cartoni animati: la onnipresente quanto antipatica hello kitty! Andiamo a prendere i bagagli alla guesthouse e ci dirigiamo al park Hyatt seoul situato nel modernissimo quartiere Gangnam: dall’autentica ospitalità tradizionale dell’hanok all’hotel più lussuoso e moderno di Seoul, per entrare davvero a contatto con tutti i lati (e i quartieri) della città. Inutile dire che l’hotel ci ha lasciti senza parole, semplicemente perfetto con una menzione particolare allo staff incredibilmente premuroso e disponibile. Cena con il famoso barbecue coreano nella brulicante e piena di ristoranti zona di Gangnam.
Venerdì 7 gennaio 2011
Giornata all’insegna della visita ai mercati autentici di Seoul: il mercato del pesce Noryangjin Fisheries Wholesale Market o brevemente Noryangjin Fish Market (fermata Noryangjin) e il mercato delle erbe mediche di Gyeong-dong (fermata metro Jegi-dong). Il mercato del pesce (aperto tutto il giorno) è un incredibile guazzabuglio di pesce vivo, vasche con crostacei e molluschi. Conta più di 700 banchi che vendono pesce proveniente dai 15 porti coreani. La cosa magnifica di questo mercato, oltre a quella di osservare pesci mai visti prima (cozze giganti, molluschi con forme bizzarre etc) consiste nel fatto che è possibile acquistare il pesce ai banchi, farselo cucinare e mangiarlo nei ristoranti al piano superiore del mercato. Così abbiamo fatto incetta di gamberi carabineros, cozze giganti, saengseonhoe di branzino e salmone (saengseonhoe è il sashimi), granchio da chilo e la famigeratissima hongeo, cioè le ali di razza lasciata fermentare con la pelle per mesi in otri di terracotta e poi servita a fettine…puzza incredibilmente e il sapore corrisponde all’odore, provare per credere! E’ una delle poche cose che ha schifato persino Andrew Zimmer! Il fatto è che la razza, così come lo squalo, non urina ma rilascia acido urico attraverso la pelle e pertanto non è una buona idea lasciarla in frigorifero per qualche ora, figuriamoci lasciarla fermentare! Ma dopo essermi persa l’occasione di assaggiare Hákarl in Islanda (squalo fermentato), in qualche modo dovevo rifarmi! Risultato: curiosità appagata, palato schifato! Abbiamo speso circa 40 € in due per l’acquisto del pesce e 12 € in due al ristorante per mangiarlo, concordando anticipatamente cotture (piastra e vapore) e prezzo. Prendetevi molto tempo per questa esperienza che sarà memorabile. Noi siamo entrati al mercato alle 10 di mattina e ne siamo usciti alle 14. Dal mercato del pesce al mercato delle erbe mediche: anche qui mille stranezze con radici, intingoli, vermi e altre erbe mai viste prima. Ovviamente il ginseng la fa da padrone, con numerosi stand che lo vendono fresco, attenzione però perchè le radici fresche durano solo qualche settimana e il miglior modo per conservarle è farle al vapore e poi essiccare in forno, tagliandole a fettine. Più maturo è più anelli scorgerete al taglio. Al mercato ci è capitato di vedere anche carne di cane macellata, il cui commercio è stato vietato da qualche anno in Corea. Da qui una passeggiata per il mercato di Dongdaemun, dove si trova soprattutto abbigliamento. Rientro in hotel e relax nella zona benessere, purtroppo divisa fra uomini e donne. Abbiamo scelto di andare nel quartiere internazionale di Itaewon a cena, ma in realtà Itaewon è forse la cosa che mi ha meno affascinato di Seoul, proprio per la sua aria internazionale e turistica.
Sabato 8 gennaio 2011
volo di rientro alle 23,55 e quindi giornata intera a disposizione! Facciamo un giro nel quartiere di Gangnam con i suoi megagalattici palazzi, come il centro di ricerche della Hunday, il coex mall che ha da poco ospitato il G20 e i numerosi centri commerciali e direzionali. Ci dirigiamo poi verso il “centro”, nella zone di Myeong-dong per l’ultima passeggiata in attesa dell’inizio dello spettacolo di arti marziali in chiave comica “Jump”: è parlato solo in parte e comunque in inglese per cui è molto comprensibile, le performance degli attori sono davvero notevoli con balzi e movimenti repentini e atletici. In generale l’ho trovato uno spettacolo divertente (biglietto 40.00 won=25 euro circa nella sezione S, da cui si vede perfettamente, è prenotabile on-line www.yegam.com/jump/kor/). Torniamo in hotel a prendere i bagagli e verso le 20,30 ci dirigiamo all’aeroporto Incheon (40 minuti di taxi gentilmente offerto dall’hotel poiché ci avevano dato un’informazione errata in merito al limousine taxi… l’ultimo disponibile era già partito).
Conclusione:
andate in Corea! E’ un paese estremamente accogliente, con un ottimo livello di infrastrutture, con moltissimi siti patrimonio Unesco e con un livello di costo della vita assolutamente conveniente.
Per avere un’idea in una settimana abbiamo speso: 590 euro volo, 100 euro di tutti i pasti, 70 euro per le 4 notti in ostello e guesthouse, 50 euro del pass per il treno e pochi altri euro per i vari spostamenti, 240 euro per 2 notti al park hyatt perchè volevamo toglierci lo sfizio di un super hotel ad un prezzo comunque umano. Insomma, poco più di 1100 euro abbiamo fatto un super viaggio, concedendoci anche tutti i piccoli lussi di cui avevamo voglia.
Andate in Corea! L’unico neo è che i luoghi da visitare necessitano di parecchie ore per gli spostamenti. Nonostante sia tutto molto collegato e raggiungibile con i mezzi pubblici, ci sono comunque inevitabilmente dei tempi morti che avremmo abbattuto se avessimo noleggiato un’auto, cosa che peraltro mi pare fattibile nella civilissima Corea, dove tutti i cartelli stradali sono anche in inglese. La Corea del Sud è ora l’undicesimo paese al mondo in quanto a PIL e il reddito medio pro capite si aggira sui 26.00 $. E’ una nazione sviluppata, hi-tech, moderna e con un buon tenore di vita e un basso costo della stessa. I serivizi, trasporti, ristoranti, l’ingresso ai monumenti, gli alloggi sono di buona qualità e con un prezzo assolutamente conveniente. Se vogliamo fare una forzatura, la Corea del sud assomiglia forse al Giappone in quanto ad architettura, sviluppo e tecnologia, ma con il costo della vita della Cina e con un attaccamento europeo ai valori del passato e della famiglia. E’ un paese attivo, che ha voglia di crescere ancora e che ha saputo tener botta sia alla crisi dei mercati asiatici del 1998 che a quella mondiale del 2008, mantenedo un PIL praticamente sempre crescente. Durante il nostro breve viaggio, o comunque nelle settimane precedenti sono state inaugurati due mega strutture come la linea metro per Inchon e la stazione di Singyeongju. E come dice lo slogan del loro ente del turismo: visit South Korea, asia’s best kept secret! Non viene sicuramente considerata una meta di viaggio convenzionale e proprio per questo visitarla è una scoperta continua. Ah, peraltro è l’unico posto al mondo in cui non ho sentito parlare italiano (persino nel remoto Yemen mi era capitato di incrociare connazionali).