Suoni, colori e natura dell’Irlanda
2) giovedì 21 luglio: Dublino Cielo tutto coperto. Dopo una abbondante continental breakfast dedichiamo l’intera giornata a Dublino (Baile Atha Cliath). Andiamo in centro con un autobus a due piani, che prendiamo ad una fermata vicino al bed&breakfast: il tempo di percorrenza è di circa 25 minuti. Dublino ci accoglie con una vivacità e una animazione inattese: percorriamo O’ Connell Street, larga arteria nel cuore della città, percorsa incessantemente e velocemente da autobus colorati e veicoli. Il traffico è frenetico ed intensissimo, gli autobus sfrecciano sfiorando la macchine e passano dove sembra impossibile, i ciclisti ed i pedoni fanno a gara per essere travolti, senza peraltro riuscirci. Superato il ponte sul Liffey, ci troviamo nel cuore pulsante di Dublino: visita all’Ufficio Turistico (molto ricco) e numerose foto al pub O’ Neill. Qui ci rendiamo conto di che cosa è veramente un Irish Pub: esterni colorati e fioriti, molto appariscenti, interni con luce soffusa, con muri e soffitti pieni di oggetti, il tutto sempre vivace e colorato. Il pub è per gli irlandesi molto più di un nostro bar, è un autentico uogto di ritrovo e di socializzazione. Visitiamo il famoso Trinity College (giro di circa un’ora). Dall’ampio cortile interno si accede alla Old Library con la splendida Long Room, contenente migliaia di antichi incunaboli, di cui il più pregiato è il Book of Kells, antico vangelo miniato. Dopo la visita culturale e l’atmosfera ovattata che circondava i manoscritti ci immergiamo in Grafton Street, la via principale pedonale: qui c’è un brulicare di persone di tutte le nazionalità. Vi sono numerosi musicisti che intrattengono i passanti; un gruppo di ragazzi (probabili allievi di conservatorio) forma un complesso di archi che esegue in modo egregio Vivaldi e Brahms. Al termine di Grafton Street giro al coreografico centro commerciale dove acquistiamo souvenir da regalare .Entriamo poi nello scenografico parco di St. Stephen Green: alberi giganteschi, aiuole fiorite, fontane, chioschi colorati, lago e ponticelli si susseguono per la gioia dei numerosi turisti che qui trovano un’oasi di tranquillità dopo la frenesia del centro. Passeggiando arriviamo a Marrion Square, piazza con palazzi georgiani dalle porte famose riprodotte in tutte le cartoline di Dublino, il cui centro è occupato da un altro ampio parco tranquillo e meno frequentato del precedente. Cerchiamo senza trovarlo il monumento a Oscar Wilde. Dublino si rivela una città molto vivibile, vivacissima e dai mille colori, calda , affascinante e avvolgente. Ci rechiamo nella zona di Temple Bar, tutta zeppa di locali di ritrovo, e quindi di turisti. C’è tanta confusione, ma anche tantissimo calore, ed alcuni tra i pub più belli di Dublino. Decidiamo di cenare qui, all’Oliver St. John Gogarty. Ottima cena, ottimo locale, e poi….musica dal vivo, vera, irlandese, con flauti, tamburello e chitarra. Uscendo di qui andiamo al locale Temple Bar, dove ci concediamo una birra e troviamo un trio di chitarre con due voci, un ragazzo ed una ragazza che cantano splendidamente canzoni irlandesi e country. Alle 21.45 riprendiamo l’autobus n. 42 per il ritorno. Giornata piena, con i piedi di Ma che piangono…sangue. In camera i soliti biscottini ed il gestore ci porta il latte fresco. Che gentile! Ma ne approfitta per una ulteriore scorpacciata di latte, caffè e biscotti. Risultato: una notte agitata.
3) venerdì 22 luglio: Dublino – Kilkenny – Cashel ( Km 160 ) – Killarney miglia 227 – Kilkenny -bella città medioevale ex capitale del regno e centro religioso – Cashel (co. Tipperary) -rocca di S.Patrizio Cielo tutto coperto, temperatura 16,5 °C. Partenza ore 10, strada per Carrow e Kilkenny. Strada facendo il tempo migliora e la temperatura sale a 22°. Bella e ordinata la campagna, con campi di grano verde, maturo, già tagliato. E’ poco abitata, con villaggetti di belle case sparse, basse e larghe con tetto scuro molto spiovente, senza persiane alle finestre e tutte con bei giardini; qua e là mandrie di mucche pezzate. Il traffico nei dintorni di Dublino è intenso ma scorrevole, grazie anche alle ottime strade, con tratti in ampliamento. Alle 12.30 siamo a Kilkenny, vivace cittadina molto colorata e frequentata. Giro al castello, restaurato, circondato da prati rasati tipo campo da golf, boschi e giardini. Bellissimo l’insieme. Proseguendo il viaggio peggiorano sia il tempo che le strade, e scopriamo che la macchina non ha sospensioni eccezionali. Sosta alla rocca di Cashel, con visita all’interno. Su un alto sperone che domina la pianura, circondati da mura fortificate, ci sono i ruderi di una grande chiesa, un cimitero con antiche croci celtiche e una torre rotonda. All’ingresso di Killarney troviamo un ottimo b&b (Killarney Villa) ad un ottimo prezzo. Circondato da un grande e curatissimo giardino, con ampie verande vetrate a piano terra e al primo piano, ha la camera curata nei particolari e veramente soddisfacente. Molto cortesi i gestori. Alla sera cena al vicino ristorante Darby O’Gills. Qui facciamo la conoscenza (solo di vista) di due uomini irlandesi di mezza età che in nostra presenza si sono scolati una dopo l’altra sei birre da una pinta (560 cl.) ciascuno: di quel che hanno fatto in nostra assenza non possiamo riferire. La serata si conclude con musica dal vivo, con abbondante cantante tastierista e canzoni country: gradevolissimo.
4) sabato 23 luglio: Killarney miglia 230 – Killarney National Park – incantato distretto dei laghi di Killarney : recarsi al Ladies View a SO di Killarney con magnifica vista sui laghi – Bantry Bay e penisola di Beara – Ring or Kerry ( di fronte le isole Skellig) – Kenmare Tempo coperto, pioggia tutto il giorno, temperatura 17,5 °C. Giro nel Killarney National Park. La giornata si apre con un fuori programma, un giro in calesse nel parco. Sembra più un carretto che un calesse, e noi sembriamo più some che passeggeri, appollaiati su un fianco, avvolti in coperte offerte dal conducente, che siede sull’altro fianco. E’ un giro di un’ora e mezza, piacevolissimo anche se fa abbastanza freddo e al ritorno comincia a piovere. Visitiamo la Muckross Abbey (rovine) e la Muckross House, bellissima residenza immersa nel verde, con giardino pieno di fiori colorati, e grandi prati che si affacciano sul lago. Facciamo una breve tappa ad una cascata nel bosco, poi ritorno sotto la pioggia. Proseguiamo in auto per una strada tortuosa in salita che ci porta al Ladies View, splendido punto panoramico da cui possiamo ammirare gli innumerevoli laghi che costellano la regione (non per niente è chiamata Lake District). Scendiamo in direzione sud verso la Bantry Bay, quindi costeggiando in alto panorami bellissimi attraversiamo la montuosa penisola di Beara, con paesaggi d’alta montagna, e giungiamo a Kenmare, dove facciamo sosta e ci concediamo due caffè. La cittadina è molto frequentata, vivace, coloratissima, e a parte la pioggia che va e che viene si sta abbastanza bene. Alle 16.10 iniziamo il famoso itinerario turistico del Ring of Kerry (79,4 miglia). La strada si snoda, con pessimo fondo e stretta, tra alte siepi di fucsie rosse, la terra è scurissima, quasi viola. Piove fortissimo, la visibilità si sta attenuando: vediamo un cartello con scritto “ocean view”, e ci sentiamo un po’ presi un giro. Quale ocean, quale view? Qui si vedono solo nuvole e pioggia, e ci vuole tutta a vedere la strada. (Particolare comico, la strada ha il limite di 100 km/ora: altra presa in giro!). Alle 18 siamo nella parte nord del Ring. La strada corre nel verde seguendo le ondulazioni del terreno, tra grandi panettoni che ricordano i Grampians scozzesi. Il paesaggio è verdissimo, le strade bordate da siepi di fucsie. Piove, a volte a dirotto, a volte meno, e le nuvole si appoggiano su qualche cima coprendola. Anche qui la strada ha il fondo sconnesso, a tratti rifatto, e richiede molta attenzione incrociando altri veicoli. Talvolta ricompare (si fa per dire) il mare. Incontriamo boschi di abeti che arrivano al mare, pascoli con pecore pacifiche sotto l’acqua: i paesaggi sono comunque stupendi. Gobboni lisci ricoperti di erba che forma disegni fantasiosi si spingono fino al mare per poi tagliarsi di netto mostrando rocce e terra scura. Si vedono case molto belle e colorate, curatissime. Alla fine del Ring (è quasi sera) il tempo si rischiara un po’ e smette di piovere: bella soddisfazione! Il Ring of Kerry ha paesaggi veramente superbi e spettacolari, ma il pessimo tempo ci ha privato del piacere di gustarli e talora addirittura di vederli. Ci consoliamo tuttavia con il detto irlandese: al pub non piove. Infatti ci rechiamo dopo cena al Darby O’Gills per ascoltare la musica dal vivo sorseggiando birra e whiskey (ovviamente irlandesi). Questa sera c’è un cantante diverso che, accompagnandosi con la tastiera, canta ballate irlandesi. Ritroviamo i due affezionati birraioli della sera prima, che concedono svariati bis. Questa sera, provati dalla faticosa giornata, rientriamo abbastanza presto. 5) domenica 24 luglio: Killarney – Limerick – Ennis miglia 196 – tour della penisola di Dingle – Anascau in quest’area prosperano orchidee delle specie più diverse – baia di Dingle – Slea Head – Bunratty Castle del XV sec.( sulla strada ) Coperto con pioggia, temperatura 17 °C. Colazione con messa radiofonica. Partenza alle ore 9.45 dal b&b, che si è rivelato ottimo. Da Killarney prendiamo una scorciatoia per Dingle, che si rivela molto migliore delle strade di ieri. E’ una strada non strettissima, con fondo discretamente liscio e buono, diritta e appena ondulata, poco frequentata ….ed ha il limite degli 80 km/ora. Le strade del ring of Kerry, strette e tortuose, con fondo pessimo, spesso esposte su scarpate o strapiombi, molto frequentate….avevano il limite di 100 km/ora. La spiegazione sta nel fatto che i limiti dipendono dalla classificazione ufficiale della strada e non dal suo stato di manutenzione. Il piccione viaggiatore Furio dichiara ufficialmente che per la mancanza di sole e per il cielo così coperto fa molta fatica ad orientarsi. Infatti ormai è risaputo che a dispetto delle cartine e della bussola che gli è stata regalata, si orienta con il sole. Ore 10.45 sosta a Inch, e giro sul lungo spiaggione battuto da un forte vento. Al nostro arrivo ci colpisce una strana forma sulla spiaggia, già lambita dalle onde della marea: a tratti ci sembra una persona sdraiata. Infatti poco dopo vediamo arrivare sulla spiaggia a tutta velocità due macchine che giungono fino nell’acqua a soccorrere una anziana donna, in evidente stato confusionale, che tuttavia si rialza e cammina da sola. Anche se non è più una novità rimaniamo colpiti dalle siepi di fucsie alte fino a quattro, cinque metri, che bordano la strada e sono potate a cespuglio. Mai viste così tante! Alle 10.25 verso Anascau splendido paesaggio su verdi colline riquadrate da siepi verde scuro e punteggiate di pecore con qualche casa. Da Anascau a Dingle ottima strada. La prima parte della penisola di Dingle si rivela molto verde e dolcissima, con case sparse e numerosi pascoli di pecore e mucche. Alle 11.45 siamo a Dingle (An Dain Gean), zona gaelica. Giriamo per acquisti e per vedere la cittadina colorata e gradevole, frequentata stazione di villeggiatura. I negozi offrono i caratteristici maglioni delle isole Aran a buon prezzo, tuttavia decidiamo di non acquistarli per l’ingombro eccessivo nel bagaglio. La marea è bassa, in fase calante, e sulle note della famosa canzone “Gingle bells” cantiamo “Dingle bay, Dingle bay …” (puah!). Alcuni cartelli sono solo in gaelico. Verso Slea Head la strada corre , buona e piacevole, tra scenari bellissimi: le montagne tutte verdi arrivano fino al mare. Tanto per non annoiarci attraversiamo un guado sulla strada. Le pecore irlandesi, anziché un bel mantello bianco, sono di solito macchiate di rosso e di blu in modi diversi. E’ un modo per distinguere le varie greggi e inoltre soddisfa il gusto cromatico degli irlandesi. Sosta per foto a Slea Head, un semplice slargo in curva, con ripresa di gabbiano “friendly”. Sosta per il pranzo nella bellissima e frequentata baia di Dunmore Head (perfino qualche temerario bagnante). Passeggiata sulla ventosa punta di fronte alle Blaskett Islands, con vista sulle caratteristiche rocce a forma di corna, molto riprodotte nelle cartoline. Partenza alle ore 15. Il paesaggio si snoda sempre tra mare e monti, battuto da un vento furioso che fa anche sbandare l’auto. Ci ricorda per le case, il paesaggio ed il vento la parte nord dell’Isola di Skye, anche se le strade sono migliori. Decidiamo di non avventurarci sul Connor Pass a causa delle nuvole basse: buona scelta in quanto troviamo una ottima strada in parte ampliata, e notiamo molti lavori di miglioramento della rete stradale. Ore 17, a Tralee vediamo i primi grandi palazzi, e attraversiamo rapidamente, prendendo la N.69 per Limerick (temperatura 21 °C). Lasciata la penisola di Dingle il paesaggio muta completamente: non più siepi di fucsie, pochi fiori sul bordo delle strade. Sono ricomparsi grandi alberi ed il territorio è più pianeggiante e più abitato. Anche qui gran belle ville colorate, prevalentemente di giallo, alcune con il tetto di paglia. Alle 17.20 siamo all’estuario dello Shannon, incontriamo una zona industriale, la prima finora, fino a Limerick (contea Limerick), che ci limitiamo ad attraversare. Le guide segnalano in questa zona il Bunratty Castle, dove facciamo quindi una breve sosta con visita esterna: è una fortezza quadrata del ‘400, grigia, non particolarmente decorativa. Alle 19.10 arriviamo a Ennis (contea Clare), dove troviamo un discreto B&B dal nome ebraico “Shalom”. Su segnalazione della gerente, ceniamo nel vicino “West County Hotel”, molto bello, dotato di un ristorante lussuoso con personale in divisa molto professionale ed una zona grill in po’ più informale (ovviamente scegliamo quest’ultima): si mangia con soddisfazione. 6) lunedì 25 luglio: Ennis – Doolin – Galway miglia 97 – Cliffs of Moher ( co. Clare) – Doolin (pranzo pub Gus O’Connor’s di Doolin) – Burren (co. Clare) – Galway ( co. Galway) Cielo vario: nuvole con squarci di sereno, si rischiarerà verso sera, temperatura 16,5 °C. Ci dirigiamo verso la costa attraversando un bellissimo campo da golf, e villaggetti di case nuove tutte identiche. Circa alle ore 10 arriviamo all’attrezzatissimo centro visite delle Cliffs of Moher, le più superbe e celebri scogliere d’ Irlanda. Una breve e scenografica passeggiata, incolonnati ad altre centinaia di turisti, ci porta dal parcheggio fino sulle scogliere dove sostiamo affascinati al suono di una cornamusa, e poi fino in cima alla torre che le domina, dalla quale però la vista non è migliore. Le scogliere sono imponenti e maestose, a picco sul mare, di roccia scura e ricoperte di pianori erbosi attraversati da sentieri messi in sicurezza con parapetti fatti da grandi lastre di pietra. Per godere più intensamente del paesaggio da brivido, lasciamo la zona più frequentata e ci incamminiamo per il sentiero dalla parte opposta. Qui però il brivido è eccessivo e talora il sentiero diventa pericoloso. Ritorniamo. In questa zona ci sono numerosi cantieri con lavori in corso per realizzare per il 2007 l’ambizioso progetto di un grande centro accoglienza multifunzionale. Dal plastico vediamo che sarà a pianta circolare, con saloni per conferenze e sale video. Speriamo che non rovini troppo il paesaggio! La tappa successiva è il delizioso paese di Doolin., famoso per la sua musica e le sue sessions, costituito di case sparse e coloratissime, brulicante di B&B e locali di ritrovo , tra cui il famoso O’ Connors Pub dove pranziamo. Ci concediamo una piacevole passeggiata con vista dall’alto del paese: è un’ ottima sosta! Verso Kilfernore, prima di entrare nel Burren, attraversiamo boschi di abeti , betulle, aceri e altre latifoglie alternati ad ampi pascoli, Il tempo è migliorato e la temperatura supera i 18°, così, dopo una breve sosta al centro visitatori di Kilfernore, ci gustiamo una riposante e tranquilla passeggiata nel Burren. Il Burren è una zona abbastanza estesa di alture arrotondate, dal profilo dolce, quasi priva di vegetazione all’infuori di qualche chiazza d’erba e pochi cespugli isolati, ricoperta da pietre e basse roccette grigie. Da lontano appare tutta grigia, un po’ più chiara col sole, solcata da muretti di pietra serpeggianti, e le sue propaggini si spingono quasi fino al mare. Il Burren, nonostante l’aspetto in apparenza arido, è un ecosistema vario e caratteristico e vi si trovano fiori dai colori intensi, tra cui orchidee selvatiche a spiga bianca e rosa. Incontriamo infatti diverse persone che esaminano la flora con interesse da studioso. Tra qualche gocciolina di pioggia e una foto di passaggio al castello di Dunguaire in bassa marea giungiamo a Galway., sulla baia omonima, alla foce del fiume Corrib che ha da poco attraversato l’omonimo lago. E’ una bella città dal centro pedonale coloratissimo, animato da un susseguirsi ininterrotto fino al mare di locali di ritrovo ( bar , ristoranti, pub). Molto pittoresca è la foce del fiume Corrib, con casette colorate allineate lungo i moli che sembrano un pastello, mentre dalla parte opposta in un’ansa del fiume sguazzano cigni grandi e piccoli con qualche paperetta. Cerchiamo un posto per dormire, e dopo una breve ricerca ci accorgiamo che i prezzi sono decisamente molto alti. Troviamo infatti un B&B (“Lan Mara”) poco fuori dal centro, dove ci vengono richiesti 40 € a testa. Poichè il prezzo ci sembra eccessivo accenniamo ad andarcene, ma la proprietaria ci offre la sistemazione per 35€: non è certo regalato, ma siamo abbastanza stanchi, per cui accettiamo, ed in effetti troviamo un locale molto bello. E’ spazioso, con tre posti letto, con pavimenti in legno e bei servizi. Per cenare andiamo in centro, e anche qui abbiamo la conferma che in quanto a prezzi Galway non scherza. Finalmente troviamo un locale (“RIORDAN’S”) con menù a prezzo fisso (2 portate +caffè). Restiamo stupiti dall’abbondanza delle porzioni. Ottima la seafood chowder che oggi gustiamo per la seconda volta, come pure la grigliata mista e l’apple pie. Per la prima (ed ultima) volta non ce la facciamo a vuotare i piatti, con preoccupazione del cameriere. Precisiamo che è solo una questione di quantità. Ci concediamo un’oretta di passeggio per la via centrale, con spettacoli di giocolieri, suonatori scozzesi di cornamusa, complessi di tamburi, chitarre ecc….
7) martedì 26 luglio: Galway – Connemara costa – Clifden miglia 114 – da Rossaveel lungo la costa – Roundstone (pittoresco paesino) – Dogs Bay (bella spiaggia chiara) – Clifden – Sky Road Cielo un po’ coperto in rapido miglioramento, temperatura 16 °C. Lasciamo Galway lungo la costa immersi in splendidi paesaggi. La baia di Galway appare piana e luminosa, chiusa ad ovest dalle tre isole Aran, che appaiono grandi e vicine. Sostiamo in una pittoresca baietta per fare foto, con la più grande e vicina delle isole (Inishmore) sullo sfondo di un mare limpidissimo, di colore blu intenso come il cielo. La strada corre a tratti tra paesaggi che si susseguono diversi, aridi o boscosi, o popolati di belle casette colorate. A Rossaveel c’è l’imbarco per le isole Aran, ma decidiamo di tralasciarle per dedicare un giorno in più al Donegal. Singolare il paesaggio di Carraroe, con gobboni misti di rocce ed erba, molto meno verde con pochi alberi, rive del mare pietrose con erba, basse e senza spiaggia, moltissimi muretti a secco. Le case sono basse, bianche o gialle, con tetti alti e scuri e con abbaini. Fotografiamo una bellissima casa con tetto di paglia. Sbagliamo strada due volte a causa dei cartelli scarsi e per di più con le scritte solo in gaelico. A nord di Castelloe il paesaggio diventa bellissimo: pianeggiante e disseminato di numerosissimi laghetti su uno sfondo di montagne: stiamo entrando nel mitico Connemara. Sosta per foto a un canale serpeggiante, abitato da una famigliola di cigni selvatici, frequenti abitatori di queste zone. Superata Cross, si susseguono affascinanti paesaggi dominati dall’acqua in una sequenza suggestiva di laghi, laghetti con isolotti che si insinuano tra le torbiere. Anche il mare penetra profondamente nella costa con un profilo tormentato, tanto che spesso non si sa quale sia l’acqua dolce e quale quella salata. Qui le abitazioni, pur curate e belle, non hanno la ricercatezza e la grandiosità delle stupende ville che popolano la zona di Killarney, che resta la zona più elegante visitata in Irlanda. Spesso in questa zona abbiamo difficoltà a ritrovare sulla cartina i nomi dei paesi (quattro case ciascuno): osserviamo che in molti casi sta scritto su una pietra-paracarro talvolta nascosta nell’erba. Sono tornate le fucsie, come sempre vicino al mare. In questo paesaggio paludoso di torbiere la strada corre, poco frequentata, tortuosa ma abbastanza comoda. Sempre affascinante la brughiera ricoperta di rigidi ed alti giunchi, accompagnata dal mare che compare e scompare ad ogni curva insinuandosi tra i prati, con bordature di alghe marroni e nere in bassa marea. In queste zone troviamo soprattutto mucche e pochissime pecore. La temperatura sale, c’è il sole, ed i paesaggi si fanno dolcissimi. Alle 13.45 siamo a Roundstone, ovviamente in bassa marea. Il paese è molto pittoresco: le case colorate si snodano lungo la strada costiera fino al porticciolo con il molo ricoperto di reti e di attrezzi per la pesca. Facciamo una sosta per il pranzo, prima di proseguire ancora nello splendido Connemara.. Seguendo la costa, incontriamo la Dogs Bay un’ ampia spiaggia dalla sabbia chiara e fine con un bel mare blu , incorniciata da coreografiche dune e da movimentate roccette affioranti dall’acqua. E’ piuttosto frequentata, intendiamoci, non come la nostra riviera adriatica, ma ci siamo un po’ abituati ad avere grandi spiaggioni tutti per noi. Comunque i bagnanti sono pochi! Ci concediamo una salutare camminata tra le dune battute dal vento e la spiaggia. Nel pomeriggio arriviamo a Clifden, capitale del Connemara. E proseguiamo verso la costa per poi rientrare ad anello in città. La prima parte di questo percorso è chiamata Sky Road e il nome è tutto un programma ed è assolutamente meritato. La strada corre alta sul mare con panorami mozzafiato sulla baia di Clifden e sulla costa ricamata da isole, penisole e lingue di terra e di mare che si rincorrono. Tra le centinaia di B&B belli e bellissimi di Clifden, incappiamo in uno con un bel prato fuori, ma molto modesto all’interno. La città, pur graziosa, non si rivela all’altezza delle nostre aspettative, in compenso troviamo i prezzi molto alti. Dopo cena percorriamo ancora la Sky Road fino al belvedere sul mare per goderci il tramonto, ma il sole è ancora troppo alto. Aspettando il calar del sole ci avventuriamo per una strada che scende verso il mare e qui, tra mandrie di mucche al pascolo sulla spiaggia, villini tranquilli e curati, ritagli di mare che si insinuano tra i giunchi dorati dalla luce del sole calante, ci sembra di essere veramente in un altro mondo.
8) mercoledì 27 luglio: Clifden – Connemara interno – Cong – Westport miglia 95 – Kylemore Abbey lungo il percorso a nord (falso gotico dell’800 ma molto suggestivo) – Connemara National Park – Lough Corrib – Cong (Ashford Castle neogotico sul lago vicino a Cong trasformato in hotel di lusso) – Westport Cielo molto coperto, temperatura 16.5 °C Entriamo nel Connemara National Park, ma a causa del brutto tempo e della temperatura che continua a scendere rinunciamo a visitare la zona di escursioni a pagamento. Puntiamo direttamente verso la Kylemore Abbey. Residenza del 19° secolo di un ricco mercante, conserva ancora gli arredi interni ed è attualmente una abbazia di suore benedettine originarie del Belgio che gestiscono una scuola femminile. Splendidi la posizione sul lago, il parco con alberi secolari ed i giardini (dove andiamo con un pulmino), ricchi di piante, fiori ed ortaggi di ogni tipo. Riprendiamo la strada del Connemara interno, attraversando la catena dei Twelve Pins, una serie di cime molto pittoresche ai margini del Parco del Connemara, con la strada affiancata da una vastissima zona di torbiere e mucchi di torba preparati per l’essiccazione. Ci ricordiamo in proposito di avere visto a Roundstone un negozio che esponeva mattonelle di torba pressata, in vendita come combustibile che fa poco fumo. Nella brughiera pascolano greggi di pecore bianche con il capo nero; notiamo che l’acqua che trasuda dal terreno è scura come in molte parti dell’Irlanda, a causa della natura torbosa del terreno. Ci fermiamo al Lough Inagh per fotografare un paesaggio veramente affascinante: il lago è circondato da boschi sul lato dei Twelv Pins e da torbiere dall’altro. Le sponde sono molto articolate, e si contano molti isolotti rivestiti di vegetazione. Very very good! Le montagne che ci stanno di fronte, nonostante la modesta altezza (circa 700 metri), sono molto suggestive, e la strada si snoda tortuosa ma buona e poco frequentata. Tocchiamo Recess, una metropoli con due case, un bar, due negozi, un B&B, un’enorme cassetta per le lettere e un distributore di benzina dall’aria antidiluviana (ricorda il famoso “numero 5” di Corto Circuito). In compenso ci sono i bidoni per la raccolta differenziata di vetri chiari, verdi, marroni, gialli. Come già notato da altre parti, ci sono più bidoni che case! Proseguendo tra i soliti “…paesaggi torbidi” arriviamo al Lough Corrib, uno dei laghi più estesi d’Irlanda, punteggiato da 365 isole! Il paesaggio dall’alto, da una piazzola dove ci fermiamo a mangiare qualche cosa, è veramente splendido, con i fianchi della montagna riquadrati da muretti a secco. Peccato che manchi un po’ di colore, perchè tutto è ricoperto da un velo di foschia, con cielo grigio e pochissimo sole. Alle 15.30 circa siamo nella contea Mayo, e arriviamo a Cong, cittadina situata tra il Lough Corrib e il Lough Mask. Cong è un grazioso villaggio colorato, dove visitiamo le rovine di una abbazia e della chiesa. Qui è stato girato molti anni fa il film “Un uomo tranquillo” (“The quiet man”) con John Wayne e, come spesso si usa da questa parti, il paese vive molto di ciò. Dopo una puntata all’ufficio turistico visitiamo gli esterni dell’ Ashford Castle, vasta e bellissima costruzione dell’800 in stile neogotico attualmente destinata ad albergo di lusso affacciato sul lago Corrib. Si visita il parco ampio e bello, con alberi secolari, nonché il giardino arricchito da numerose aiuole con fiori coloratissimi e lunghe siepi di ortensie. E’ un insieme veramente favoloso! Lasciata Cong percorriamo la Joice Country, costeggiando il Lough Nafooey su una strada stretta e tortuosa: ci troviamo anche bloccati da un gregge di pecore e capre che con tutta tranquillità se ne vanno verso un pascolo. Verso sera arriviamo a Westport, dove troviamo facilmente un B&B (ce ne sono molti): è comodo e grazioso all’esterno, ma dentro non è nulla di speciale. Westport dovrebbe avere circa 3000 abitanti, ma ne dimostra molti di più. E’ attraversata dal fiume Castle Bar, ha strade in salita, negozi e pubs colorati ed è molto frequentata. Ceniamo in un pub con Irish Stew (Ma’) e prosciutto di Limerick grigliato (Fu’), non male. 9) gio 28 luglio Westport – Achill Island – Ballina miglia 131 – Clew Bay – Achill Island (Keel Beach, Keem Beach lungo l’Atlantic Road) – Ballina Il tempo, parzialmente coperto, sembra in peggioramento. Temperatura 14,5 °C Siamo ancora nel Mayo. Al mattino la padrona di casa ci offre per colazione del pane nero con le noci fatto in casa: buono ma pesante! All’ uscita di Westport, verso Newport, la strada si snoda ballerina tra paesaggi verdi interrotti da greggi di pecore e numerose case sparse. La costa frastagliata, accompagnata da miriadi di isolette e lingue di terra, ci accompagna fino al grande spiaggione di Clew Bay con splendidi panorami. Si entra quindi nella penisola di Corraun con vista sulla baia punteggiata di allevamenti di molluschi di diverse forme geometriche. L’ ambiente presenta notevoli asperità e la strada procede a saliscendi tra estese torbiere con case bianche sparse. Il mare si insinua in mille piccoli anfratti che talvolta sembrano laghi. Il paesaggio cambia continuamente fino ad aprirsi in una vasta zona pianeggiante con centro abitato. Qui attraversiamo il breve ponte per raggiungere l’ Achill Island che ci accoglie con freddo e vento. Sosta nella Keel Beach. E’ una bella baia semicircolare di fine sabbia chiara, fronteggiata da un isolotto, bordata da una corona di dune , campi da golf, parco giochi, pascoli con pecore cornute ma simpatiche. Nella piana tra il mare e la cerchia di montagne corre la strada, c’è un lago e si trova il paese di case bianche un po’ raccolte e un po’ sparse. C’è un’ atmosfera calma e famigliare, il sole è caldo ( la temperatura è salita a 18,5 °C) , il vento fresco e deciso e ci godiamo una lunga passeggiata. Abbiamo un brusco risveglio nel negozio di alimentari: i prezzi sono molto alti ( un grappolo di 300 g. Di uva costa 2,58 € )! Dopo Dooagh la strada sale tra torbiere con magnifica vista sul mare, fino a che arriviamo ad un punto panoramico su una baia bianca con mare blu, alla fine della strada. Bellissimo il panorama, con la costa scoscesa su cui pascolano pecore con il vello pasticciato di rosso e di blu. Osservando la baia notiamo che le maree sono più graduali e meno precipitose di quelle francesi, anche in questo c’è un certo “stile anglo sassone”. Scendiamo nella baia, e su una cartina scopriamo che si tratta di Keem Beach, spiaggia incantevole e inaspettata, con sabbia bianca e finissima, fondo luminoso e privo di alghe. L’acqua è limpida e calma, ed ai lati della baia si ergono scogliere che proteggono dai venti. C’è anche un servizio di vigilanza in mare con bagnini, servizi igienici e tavoli da pic-nic, il tutto sotto una bandiera azzurra come marchio di spiaggia di qualità. Numerose persone prendono il sole, ma i bagnanti sono sempre molto pochi (siamo pur sempre sull’Oceano Atlantico!). Ottimo il pranzo sotto il sole (anche se c’è un po’ di vento), più che un pranzo una abbuffata con tartine di pasta sfoglia farcite di wurstel, pizzette, ali e cosce di pollo grigliate, petto di pollo impanato, uva “preziosa”, dolcetti tipo crèpes dolci e morbide che sembrano il cappello di un fungo laricino, il tutto innaffiato da buona acqua “preziosa”. Prima di partire incontriamo un pugliese di Monopoli, con il quale chiacchieriamo brevemente. Lasciamo Keem Beach alle 14.15, dopo una sosta veramente riposante ed appagante: siamo entusiasti di questa spiaggia! Seguiamo l’Atlantic Drive ( il percorso che segue tutta la costa dell’isola) tra torbiere e belle spiagge battute da un forte vento, con il mare che si frange con onde lunghe dalla schiuma bianca. Ad un certo punto il vento si fa talmente forte che in un parcheggio elevato sul mare sentiamo tutta la macchina che ondeggia. La strada corre nella brughiera assecondandone ogni ondulazione ed ogni piega, senza violentare assolutamente il territorio; è più impegnativo guidare in queste strade, ma l’appagamento che si prova per ciò che ci circonda val bene qualche centinaio di curve in più! Alle 16.10 usciamo da Achill Island, che è stata proprio una buona isola. Improvvisamente (sono le 16.16) Furio decide di fare una sosta di tre secondi per poi ripartire: abbiamo compiuto le nostre prime 1000 miglia, ed un riposino era proprio dovuto. Ci immettiamo sulla N59 per Ballina, e troviamo una strada con tratti diritti e ondulati ma fondo pessimo, circondata da pinete sconfinate e lande biancheggianti. Superiamo Bangor, graziosa cittadina del Mayo e, nei pressi di Bellacorick notiamo in lontananza le pale di una centrale eolica ed un grande fungo che ricorda le centrali nucleari; dalla guida pare che si tratti di una centrale elettrica azionata a torba. Alle 17.45 siamo a Ballina, che a prima vista ci sembra un a città industriale; ha tuttavia un centro gradevole con molti locali colorati. Troviamo un primo B&B completo, ma il gentilissimo proprietario ci accompagna ad un altro B&B, ove troviamo una camera comoda, anche se il lavabo è formato mignon (ci si lava giusto una mano alla volta) e la porta del bagno è a lamelle tipo persiana. Ceniamo al Cafolla’s Restaurant, un piacevole locale con separè dove non si serve birra, ma in compenso l’acqua costa come la birra. Ordiniamo due grigliate miste, che si rivelano veramente ottime ed abbondanti. Dopo un breve riposo in camera andiamo al Paddy Mac’s Pub, dove c’è musica dal vivo, e trascorriamo una serata bellissima e soprattutto autenticamente irlandese. Il cantante, che si esibisce con chitarra e basi musicali, ha una bella voce e ci intrattiene con musiche folk molto caratteristiche. La gente si fa un po’ i fatti suoi, discute a voce alta, chiacchiera, ma soprattutto beve, beve e poi beve: mai vista bere tanta birra così. Ci sono persone (uomini e donne , perfetta parità nei sessi) che continuano a bere nonostante siano già abbastanza pienotti, e che devono essere sostenuti dai vicini per non cadere: comunque non una sola goccia di birra viene rovesciata, segno di una esperienza di lunghi anni. Per la verità qualcuno sembra anche un po’ tonto, ma non si capisce se lo è di natura oppure se è solo brillo, comunque il risultato è lo stesso. Rimaniamo affascinati da questi fiumi di birra chiara e scura che il barista continua a mescere per tutta la sera: ci troviamo di fronte ad un campionario di umanità quale non avevamo mai visto. Anche qualche discussione (inevitabile vista la lucidità degli avventori!), viene prontamente sedata dai vicini, che con assoluta tranquillità si ficcano tra i contendenti, oppure li prendono sottobraccio e li portano altrove come se fosse la cosa più naturale del mondo: pure questa è per noi una novità, visto il clima che talvolta si respira in alcuni bar in Italia. A mezzanotte il cantante intona una nuova canzone e, dopo qualche sguardo di disapprovazione, ci viene fatto segno di alzarci come tutti gli altri: la serata è terminata, e quello che ascoltiamo è l’inno nazionale irlandese.
10) ven 29 luglio Ballina – Sligo – Donegal – Ardara miglia 150 – itinerario costiero fino a Sligo – Donegal – Killibegs – Ardara Al mattino pioggia, poi il tempo migliora, secondo le previsioni ( qui le previsioni sono due: piove, non piove), ma fa comunque freddo ( temperatura di 15 °C). Phil Cronin il gentilissimo gestore del B&B , da noi interpellato per alcune informazioni, ci fornisce abbondanti indicazioni e suggerimenti sul percorso da Ballina fino a Donegal. La prima tappa è Inishcrone con una lunga spiaggia di circa tre chilometri coronata da dune e battuta dal vento, con onde lunghe e .spumose. Sembra un villaggio in piena espansione turistica. Su consiglio di Phil seguiamo la strada costiera per Easky e Aughris Head, ma francamente non ci dice un granché. Fa anche molto freddo e quando si esce dalla macchina c’è un vento abbastanza fastidioso; per fortuna ogni tanto qualche schiarita porta un po’ di tepore. Verso le 11.30 attraversiamo Sligo, la città del poeta Yeats, che ci sembra piuttosto grande, dove tuttavia non ci fermiamo. Ci affacciamo sulla Donegal Bay, dove fotografiamo un lontano castello e ammiriamo belle scogliere con lingue rocciose che si protendono nel mare avanzando dolcemente dai pascoli; c’è anche una grande spiaggia chiara, peccato che il cielo grigio non valorizzi adeguatamente il tutto. Alle 12.30 superiamo il cartello “Welcome to lovely Leitrim” che deve essere la contea con il tratto costiero più corto di tutta l’Irlanda: infatti alle 12.36 “Welcome to Donegal”. Seguendo la solita strada costiera attraversiamo Bundoran e Ballyshannon, dove ci troviamo per la prima volta intrappolati in un traffico lentissimo sull’unica strada di comunicazione veramente importante. Neanche a parlare di tangenziali! Alle 13.15 sosta a Donegal Town, che Phil aveva definito una “very lovely town”. Per la verità è una cittadina graziosa, ma niente di eccezionale, ed è penalizzata da un traffico caotico con coda perenne lungo la strada principale. Nel locale supermercato i prezzi ci tramortiscono: petto di pollo a € 15.99, uva a € 8, e così via…ci limitiamo ad acquistare materiale per panini. Percorrendo la baia arriviamo poi a Killybegs, uno dei porti di pesca più importanti di tutta l’Irlanda, dove pranziamo di fronte al porto gremito di pescherecci ed altre imbarcazioni colorate. Proseguendo, la strada sale e il paesaggio diventa veramente selvaggio ma sempre affascinante, ed ammiriamo tra Kilcar e Carrick casette isolate che si affacciano sul fiordo. Poiché si sta facendo tardi decidiamo di tornare a Killybegs e cercare un B&B verso Ardara. In periferia ne troviamo uno molto bello, il “Bay View Country House”, palazzina bianca e luminosa con tetto nero, con grande giardino erboso arricchito da macchie di cespugli. Siamo al primo piano mansardato, in una camera molto grande con vista sulla baia. Per la verità, viste le dimensioni, l’ambiente è un po’ troppo spoglio, manca un tavolo per appoggiare le valigie, ed anche gli arredi del bagno sono scarsi. Notiamo ancora una volta l’assenza dei miscelatori, nonostante tutto sia nuovo di zecca. Si cena in un bel locale, e dopo qualche piccola discussione sull’andare a sentire un po’ di musica live anche Fu , che non è un amante della confusione, si lascia convincere per un pub. Siamo molto fortunati perché la serata diventa una delle più interessanti di tutta la vacanza. Si comincia con 5-6 suonatori, poi se ne aggiungono via via altri nel corso della serata, e alla fine ne conteremo 11: chitarre, violino, mandolino, banjo, fisarmonica, flauto, tamburelli (boodran), il tutto per accompagnare cantanti, uomini e donne. In particolare una cantante bionda è veramente brava, ricorda Celine Dion, mentre l’altra si esibisce in una canzone per sola voce, senza accompagnamento. Il cantante, rubizzo e non più giovanissimo, ha una voce particolarmente adatta al folk, anche se un po’ metallica. Sono tutti veramente bravi, e soprattutto si esibiscono in un repertorio tipicamente irlandese. Il gruppo dei suonatori è in un angolo della sala tra i tavoli, ed è quasi mescolato agli altri frequentatori. E’ sicuramente un modo di coinvolgere tutti, c’è aria di divertimento e di intesa. Gli avventori, come già abbiamo visto in altre sere, continuano a consumare pinte su pinte, con bicchieri che appena vuotati vengono prontamente portati via (e ovviamente sostituiti con altri pieni). I baristi fanno il giro del locale, e se non hai davanti il bicchiere ti chiedono con insistenza se hai già consumato. Siccome non ne possiamo più di bere, dopo la birra della cena, una Guiness e una bottiglia di acqua frizzante (che costa più della Guinness), alle 11.20, un po’ a malincuore, decidiamo di andarcene. Abbiamo assistito ad una serata tipicamente irlandese, una autentica folk-session. Anche qui qualche esemplare strano di umanità si aggirava tra i tavoli: qualcuno che non si capiva bene se era tonto di natura o gonfio di birra. Anche qui i bicchieri che si vedevano passare e svuotare non si contavano, ma c’è sempre stata la massima attenzione alla musica e grandi applausi alla fine di ogni pezzo, tra cui immancabilmente i nostri.
11) sab 30 luglio Ardara – Dunfanaghy – Letterkenny miglia 118 – Dunglow – Cruit Island – Glenveagh National Park – Dunfanaghy – Horn Head – Letterkenny Cielo tutto coperto, pioggia nebulizzata. Si sta coprendo tutto, anche in basso. Temperatura 15,5°C. Lasciamo il B&B alle 9.50, dopo una ottima colazione, e ci dirigiamo a nord lungo la costa. Il panorama è bellissimo, la Gweebarra Bay è avvolta nella foschia. Il paesaggio costiero è molto frastagliato, mentre l’interno presenta montagne, brughiere, torbiere, ampi boschi di abeti. La strada è serpeggiante, con saliscendi e fondo talvolta irregolare, per cui la velocità raramente supera i 50-60 km/h. Viene detto che il Donegal è una Irlanda in miniatura, perchè ne contiene tutte le caratteristiche, ed è proprio vero! Superata Dunglow, cittadina con belle ville sparse, ci concediamo una breve passeggiata su una spiaggia dorata cosparsa di chiazze di erba verde: evidentemente la marea non copre mai tutto interamente. Nonostante la temperatura bassa non sentiamo troppo freddo, forse perchè il vento è modesto. Attraverso un breve ponte entriamo nell’isola di Cruit, veramente molto bella. La strada corre a tratti tra canneti che limitano fortemente la visuale, è molto stretta e tortuosa, una vera “passing place”. Tra gobboni verdi arriviamo ad un campo da golf molto frequentato, situato in posizione mozzafiato sul mare, tra insenature, spiagge dorate e numerosi isolotti. Qui, di fronte all’isola di Owey, finisce la strada, per cui lasciamo la macchina e passeggiamo a lungo tra i campi da golf e sulle spiagge. Il paesaggio (sembra ripetitivo, ma e proprio così!) è veramente stupendo, le spiagge a mezzaluna sono bordate da scogli di granito rosa modellati dal vento che ricordano la “costa di granito rosa” di Ploumanach in Bretagna. Sulla spiaggia si raccolgono conchiglie, e Fu trova anche un intatto scheletro cartilagineo e trasparente di un “serpentello di mare” (è un pesce ago) che viene imballato con cura dopo le inevitabili foto di documentazione. Non fa caldo però si passeggia piacevolmente, la temperatura nel campo da golf è di 18°C, sul mare di 15°C. Verso la punta di questa isola ci sono distese di roccioni di granito rosa che emergono dal verde dell’erba alta e densa della brughiera, che avvolge anche le case bianche con tetto di paglia. Queste sono zone di lingua gaelica ( gaelthag) , come del resto quasi tutto il Donegal. Siamo in una scheggia di Irlanda che non abbiamo trovato segnalata da alcuna parte, neppure sulle numerose guide consultate, non ci sono praticamente turisti tranne noi, eppure abbiamo scoperto una zona con paesaggi tra i più belli visti. Alle ore 13.00 usciamo dall’isola e ci fermiamo a pranzare in un punto panoramico, su un roccione di fronte alla baia rosata, con isolotti di rocce ed erbe in bassa marea. Non riusciamo mai a capire che cosa cavolo fa la marea, se sale o scende, oppure se le increspature sono solo il prodotto del vento: comunque non abbiamo ancora visto una alta marea! (Nota sull’abbigliamento: Ma ha il pile da questa mattina e Fu la camicia di pile sopra la maglietta, ed a tratti non disdegnamo i k-way). Alle 14.30 attraversiamo Ballymanus (con c…ta di Fu: Ballymanus … Bally da villanus) ed arriviamo poco dopo alla deviazione per l’aeroporto di Donegal. Piccolo particolare, siamo a circa 100 km da Donegal, e la strada che porta all’aeroporto e strettissima e sconnessa. Che sia un aeroporto come quello di Alessandria? Vediamo un gatto: ne abbiamo visti pochissimi in tutta l’Irlanda, mentre è facile incontrare cani che abbaiano alla macchina, oppure si fermano a grattarsi accuratamente in mezzo alla strada, se non addirittura a sonnecchiare in posizioni pericolose. Superata Gweedore, dove notiamo le numerose pale di una centrale eolica (se non c’è vento qui!) arriviamo in vista di una bellissima montagna di forma conica: l’Errigal Mount, posto al confine ovest del Glenveagh National Park. Vista da sotto la montagna è meno affascinante, e si rivela costituita da sfasciumi con chiazze di vegetazione. Sotto il monte Errigal si stende un bellissimo laghetto dalle rive molto articolate, sulla sponda una chiesetta pittoresca senza tetto. Deve essere molto nota, perchè si ferma anche un pullman turistico. Aggirando la montagna notiamo che il profilo cambia completamente, è irriconoscibile. Un gruppo di escursionisti sale seguendo il filo della cresta est. Il paesaggio del parco nazionale è veramente superbo, con montagne dai profili arrotondati ricoperte da folte abetaie. La strada corre nella brughiera solcata da ruscelletti dall’alveo incassato: il paesaggio ci ricorda un po’ la Scozia. Alle 15.30 arrivo a Dunfanaghy, bella cittadina in incantevole posizione sul mare, con campo da golf. Proseguiamo per Horn Head, ampia punta caratterizzata da scogliere a picco, e ricoperta da vasti prati di torbiere. Facciamo una lunga passeggiata a piedi tra l’erica, su un terreno soffice che rende molto piacevole il cammino. Sulla punta bella vista sul mare, e ruderi di una vecchia costruzione. Sosta a Dunfanaghy con giretto per il paese (la spiaggia non è delle più pulite). Attraversiamo le Muckish Mountain, con paesaggio che per qualche kilometro è quasi alpino. Arrivo a Letterkenny e ricerca di un B&B. Ne troviamo due molto belli ma occupati: per fortuna nel secondo una gentilissima proprietaria telefona per trovarci un posto e fa venire il gestore per accompagnarci. Nell’attesa ci fornisce con calma olimpica alcune informazioni sulla penisola di Inishowen e ci segnala un bellissimo B&B a Londonderry (Derry per gli irlandesi), dove però non andremo perché fuori dall’itinerario. Il B&B dove andiamo è all’esterno abbastanza normale, senza ricercatezze ma la camera è comoda con TV e servizi abbastanza grandi. Ceniamo al ristorante Bistro “The Yellow Pepper”, con pollo impanato e contorni (Ma) e pezzi di pollo caldo in marinata di un forte micidiale (Fu). La ricerca di locali con musica live è infruttuosa, forse il sabato sera non si usa suonare, si beve soltanto. Notiamo un consistente servizio d’ordine all’ingresso dei pub, forse essendo sabato sono previste grandi bevute con tutto ciò che ne consegue. 12) dom 31 luglio Letterkenny – Buncrana – Inishowen – Greencastle miglia 125 – Inishowem tra i lunghi fiordi del Lough Swilly e del Lough Foyle plasmati dall’era glaciale (percorso segnalato Inis Enoghain “100”) – Grianan of Aileach , forte circolare prima tempio poi residenza del clan O’Neill distrutto nel XII sec. E ricostruito fedelmente nell’800 ; dagli spalti si ammirano i due fiordi – da Buncrana a Dunree Head : faro con bella veduta – passo di Mamore (ripidissimo) – Ballyliffin : frequentata stazione balneare con spettacolare campo da golf – Trawbreaga Bay baia con incantevole tratto di costa dalla spiaggia infinita e alte dune – Lagg spettacolare infilata di dune costiere – Malin Head il punto più settentrionale dell’Irlanda continentale, battuto dai venti e dai flutti dell’Atlantico – Inishowen Head con faro di Dunagree Point all’imbocco del Lough Foyle ; di fronte naufragò una nave dell’ Invincibile Armata nel 1588 – Greencastle (sul fiordo) secondo porto peschereccio del Donegal con decine e decine di battelli colorati addossati gli uni agli altri Cielo coperto con pioggia a sprazzi, temperatura 15,5°C. Partenza alle ore 9.20 per Inishowen. La strada per Derry (Londonderry) attraversa paesaggi molto verdi e ondulati con prati e macchie di alberi scuri. Il cielo si rischiara con minuscole macchie di sereno, non piove più. La prima tappa è molto celebrata dalla guida, Grihan of Aileach, costruzione rotonda che era un castello degli O’Neill, distrutto e poi riedificato identico all’originale. E’ un muraglione circolare molto spesso di pietra che domina da una altura un paesaggio splendido a 360°: si vedono la penisola di Inishowen tra i due fiordi che la delimitano (Lough Swilly e Lough Foyle) e Londonderry. Non sembra godere della notorietà decantata dalla guida, ci siamo solo noi ( forse solo perché siamo i più mattinieri). Verso Buncrana troviamo i primi campi di frumento da quando abbiamo lasciato il sud. Buncrana è una cittadina con splendide ville nei dintorni, mentre il centro consiste praticamente in una fila di case e negozi allineati lungo la strada principale, come del resto in molte altre cittadine locali. Arriviamo a Dunree Head, che dovrebbe essere un punto panoramico sul fiordo. “Dovrebbe”, perchè purtroppo si tratta di una zona militare, e la domenica l’accesso è consentito solo dalle 13.00 alle 16.00. Ci dirigiamo verso il Gap of Mamore, passo molto ripido (pendenza circa 20%) immerso in un paesaggio agreste con alture discrete: molti pascoli, case sparse. La salita ci si presenta quasi all’improvviso, ripida ma molto breve (poco più di un kilometro). Siamo solo noi e pochi mezzi agricoli, dovunque si avverte un senso di solitudine. Superato il colle a quota m.262 la strada praticamente precipita serpeggiando in un ambiente selvaggio ed aspro, addolcito dal mare sullo sfondo. La vista si apre sull’imboccatura del Lough Swilly con il faro di Fanad Head lontano a ovest e la punta Dunaff Head a nord, in mezzo una conca verde coltivata ed abitata. Continua la discesa ripidissima con tornanti e strada molto stretta. Le strade irlandesi sono imprevedibili: dalle indicazioni della cartina non si possono trarre che vaghe informazioni sullo stato del terreno, alcuni tratti sono abbastanza agevoli, altri decisamente richiedono molta attenzione. Alla fine della discesa si attraversa la piana che si vedeva dall’alto, tra pecore, mucche, case semplici ben tenute, bianche con tetto grigio. Alle 12.20 attraversiamo Clonmany, cittadina con la solita unica strada centrale trafficata. Sembra ci sia in vista una festa locale, infatti tutto è addobbato con bandierine, sulla piazza c’è un palco con a fianco dozzine di bidoni di birra già pronti per l’uso. Ore 12.30 Ballyliffin, frequentata stazione balneare con campo da golf e belle ville. La penisola di Inishowen si sta rivelando più turistica e frequentata di quanto potessimo supporre dalle informazioni lette sulla guida, dove veniva descritta come un luogo per amatori tutto da scoprire. E’ dolce ed aperta, ariosa sul mare. Del resto tutto il Donegal è più dolce, abitato e vissuto di molte altre zone, come il Connemara, che rimane la parte più solitaria ed appartata dell’ Irlanda che abbiamo visitato. Lo stesso turismo del Connemara, nonostante la notorierà del luogo, ci è sembrato più limitato. Alle ore 12.45 sosta a Cardonagh in un centro commerciale per acquisto di cibo per il pranzo. Il centro è aperto la domenica della 8.00 alle 21.00, una vera comodità. Qui i prezzi sono più ragionevoli che in altre località. Rinunciamo senza troppi rimpianti alle croci celtiche che si trovano nel paese, non abbiamo voglia di cercarle, e ci dirigiamo verso Malin Head costeggiando la Trawbeaga Bay, dal fondo piatto in gran parte scoperto per la bassa marea (ma che caso!). Qui le baie sono tutte basse e piatte. Ci aspettavamo un nord dell’Irlanda pastorizio e selvaggio, invece ha zone molto pianeggianti ed agresti. La strada corre bassa sul mare fiancheggiata da verdi ondulazioni con pascoli, mentre un’ampia spiaggia gialla borda tutta la grande baia. Attraversiamo alte dune erbose verso il mare, sono le famose dune di Lag, dove decidiamo di fermarci per il pranzo fino alle 14.40. Le indicazioni ci mandano verso un belvedere imbriccatissimo, ma che vista spettacolare! … e che vento! la temperatura è di 15°C. Il panorama è tra i più belli che abbiamo mai visto: spiagge dorate, anse, lingue di terra, isole, un promontorio con cinque protuberanze (the Five Fingers), prati, dune…e mare, e pensare che non c’è neanche il sole a valorizzarlo! Stiamo seguendo il percorso “Inish Eoghain 100”, 100 miglia di percorso, talvolta accidentato, sulla parte più bella e spettacolare della penisola. Malin Head, estrema punta nord dell’Irlanda continentale, ci accoglie con il sole ed il cielo finalmente un po’ più sereno. La strada che la raggiunge è veramente stretta e ripida, ma lo scenario è eccezionale. La Trawbeaga Bay e la Malin Head ci stanno riservando dei panorami veramente spettacolari. La zona, nonostante la sua bellezza, è poco frequentata (la signora di Letterkenny ce la aveva magnificata). Ci concediamo una camminata sulle scogliere, tra torbiere ormai sfruttate e pecore bianche che non scappano subito come al solito. Un caprone dall’aria presuntuosa ci osserva sornione. Dopo Malin Head la strada scende nuovamente sul mare, in una zona di roccette appena affioranti sull’acqua, per poi allontanarsi dalla costa in direzione di Culdaff e fino a Moville, sul Lough Foyle. Alle 18.10 arrivo a Greencastle, secondo porto peschereccio del Donegal (forse dopo Killybegs), dove troviamo il B&B. La casa è bianca con tetto di ardesia e vasto giardino, in collina con splendida vista sul Foyle. La camera è molto bella, grande e mansardata con moquette e due finestre , arredata in toni pastellati con armadi a muro laccati chiari ,due cassettiere, due comodini,, letto sul rosa. Al piano abbiamo a disposizione tutto per noi un ampio salotto con TV ed il servizio verde, piccolo ma non troppo. Cena a Moville nel locale bistro con seafood chowder e salmone. Dopo cena, a completamento della giornata, gita al piccolo faro bianco e nero di Dunagree Point, che si trova all’imboccatura del Lough Foyle. Sotto al faro, che è zona militare, una bella spiaggia con roccette decorative. Il cielo al tramonto è variegato in forti toni di azzurro, rosa, grigio. La temperatura è di 15°C, e noi siamo abbastanza coperti. Ammiriamo rabbrividendo dei bambini con i piedi a bagno, magliette mezze maniche e gonnellino, brrr!
13) lun 1 agosto Greencastle – Ballycastle – Whitehead ( sopra Belfast ) miglia 132 – traghetto da Greencastle a Magilligan (10 min. 9 € tra auto e persone, risparmio km 78) – Dunluce Castle – White Park Bay – Giant’s Causeway (sedili di pietra, organo di pietra) – Carrick-a-rede ( ponte di corde sospeso) – Ballycastle – costa dell’ Antrim e Larne – Carrickfergus (castello) – Whitehead Cielo grigio coperto, forse meglio di ieri. Temperatura 15.5 °C. Partenza dal B&B alle ore 9.20, ed imbarco al porto di Greencastle alle ore 9.32. Il ferry tra Greencastle (Eire) e Magilligan (Irlanda del Nord), con una traversata di soli 10 minuti permette di risparmiare circa 70 km. Di strada più l’attraversamento di Londonderry, ad un prezzo molto modico (auto e passeggeri 9 €). La partenza è alle ore 9.39, e durante la traversata girettiamo un po’ sul traghetto facendo foto all’Eire che se ne va e all’Irlanda del Nord che sta arrivando. La regione dell’Ulster ha tre contee appartenenti all’Eire tra cui il Donegal e sei contee appartenenti all’Irlanda del Nord. La costa ci accoglie con un immenso spiaggione bordato di dune ricoperte di ciuffi d’erba dalla parte del Lough Foyle, e costruzioni militari dall’altra parte. Notiamo subito che qui la benzina costa decisamente di più (più del 10%). Arriviamo a Coleraine, cittadina abbastanza grande, fiorita e ordinata. Ci sono bei giardini e belle case, ma completamente diverse da quelle dell’Eire, queste sono decisamente inglesi: alti camini squadrati, colori sobri, qualche graticcio. Manca completamente la grande varietà di colori, a volte anche esagerati, che avevamo trovato nei giorni precedenti. Visita al centro informazioni di Port Rush, grande cittadina “inglese” sul mare dove, a differenza dell’Eire, c’è abbondanza di opuscoli gratis, ma i prezzi degli oggetti sono molto alti. Sosta per visitare le rovine del Dunluce Caslte, su un alto sperone affacciato sul mare, attorniato da pascoli con mucche: il posto è incantevole e valorizzato da un tempo eccezionalmente bello. E’ la giornata più bella tra quelle passate in Irlanda, e Fu dice che così si evidenzia il potere di Sua Maestà la Regina. Siamo nell’Antrim, e arriviamo finalmente ad una delle mete principali delle nostre vacanze, nonché l’attrazione più famosa di tutta l’Irlanda: le Giants Causeway. Sosta dalle ore 11.30 alle 14.00, temperatura 19°C, cielo soleggiato con qualche nuvola. Passeggiata di circa 1 miglio per giungere alle prime formazioni: è uno scenario eccezionale e unico, un capriccio e un capolavoro della natura. Si tratta di una massa di quarantamila colonne di basalto a sezione per lo più esagonale o pentagonale di altezze diverse che formano gradini, pavimenti, colline, scivoli, bastionate, canne d’organo. Si estendono in riva al mare e sotto il mare scompaiono. Passeggiamo scattando fotografie insieme a sciami di turisti, ad ogni scorcio viene voglia di scattare. Un sentiero prosegue in alto portando ad una formazione di alte colonne allineate simili ad un organo di chiesa, e ad un “View point”, su altre formazioni a colonne e altre con pinnacoli di roccia rosso brillante che ricordano la Monument Valley, il tutto sopra una meravigliosa linea costiera di mare blu. Troviamo difficile staccarci da tutte queste meraviglie, ed anche sulla strada del ritorno continuiamo a scattare foto su foto. Lasciate le Causeway proseguiamo sulla strada costiera dell’Antrim, famosa per la sua bellezza. E’ una fama meritata: prati verdissimi che arrivano al mare punteggiati di pecore, scogliere a picco, baie sabbiose, il tutto inondato da un sole che è stato il sogno di tutte queste vacanze. Tanto per non abbassare il livello di qualità sostiamo per il pranzo in una piazzola sopra la White Park Bay, una baia con spiaggia a mezzaluna incorniciata di scogli, ed un mare blu che “costringe” a fare diverse foto. Il panorama, veramente eccezionale, spazia a 180°, e sullo sfondo si vede l’isola scozzese di Islay con il Mull of Oa. Ciliegina sulla torta, un gelato acquistato da un chioschetto e arricchito di granella di cioccolata, che Ma gusta rapita. Poco dopo le 15 si arriva a Carrick-a-Rede, altra località molto famosa. Il mare sembra diventare più blu ad ogni momento, e ci gustiamo una bellissima passeggiata di circa un kilometro fino ad un ponte sospeso. La vista è veramente magnifica, il mare trasparente, e le isole scozzesi sembrano a portata di mano. Arriviamo al famoso ponte, ma non ci interessa più di tanto attraversarlo, anche perchè dall’altra parte c’è solo un grande scoglio che non ha particolari attrattive. Nel complesso ci fermiamo circa un’ora e mezza. Ripreso il viaggio attraversiamo Ballycastle, cittadina da cui Guglielmo Marconi lanciò il primo segnale radio attraverso l’Atlantico: notiamo un grande campo da golf. Anche questa parte di Irlanda è molto bella, sempre verdissima, ma le case sono un po’ meno fantasiose di quelle dell’Eire, prevalentemente bianche e nere. Le strade sono invece decisamente più curate, larghe e con un buon fondo. Ci allontaniamo dalla costa e attraversiamo la grande Bally Patrick Forest, ricca di abeti, con strade laterali che penetrano tra gli alberi. Si vedono ampie e frequenti zone di rimboschimento, risalenti ad epoche diverse, data la differente altezza delle schiere di abeti. La foresta finisce quasi di colpo, per riconsegnarci prima ad una brughiera caratterizzata da ampi gobboni, pochissimo abitata e frequentata, e quindi nuovamente alla costa. Notiamo con soddisfazione l’attenzione che viene prestata all’automobilista: ampi parcheggi in zone panoramiche, numerose zone pic-nic, servizi igienici numerosi e ben curati. In particolare all’ingresso di ogni paese c’è una piantina con tutte le segnalazioni utili. Dopo Ballycastle la costa, che si snoda ad ovest dell’isola, non ci pare all’altezza di quella nord, ma c’è di buono che la strada, bassa sul mare, è molto scorrevole, e ci permette quindi di spostarci con buona rapidità. Verso le 18 superiamo Larne, grosso centro con grande zona industriale e porto notevole in cui sono ormeggiate navi di grande stazza. Notiamo tuttavia anche belle case, molto inglesi. Si arriva infine a Carrickfergus, nota per un bel castello ottimamente conservato e scenografico sul mare, vicino al porto. La ricerca del B&B è un po’ laboriosa, anche perchè continuiamo a scambiare l’est con l’ovest nelle indicazioni: evidentemente cominciamo ad essere un po’ cotti! Il problema ci è risolto da una gentilissima vecchina, che telefona e ci prenota un B&B presso Whitehead, mentre un altro vecchietto ci mostra orgoglioso i premi vinti dai suoi tori alle varie fiere locali (c’è una enorme bacheca letteralmente ricoperta da medaglie e coccarde). Il B&B (Seascape) è veramente bello, con vista mare, e soprattutto la camera ed il bagno sono i migliori di queste vacanze. Camera con moquette e TV, armadio a muro laccato con cassettiera e specchio, sedia di vimini con cuscini decorati, tavolinetto con caffè. Il bagno è decisamente più grande dei nostri, con cabina doccia angolare rotonda, lavabo non piccolo e specchio fino a terra, e così via… Ceniamo a Carrickfergus, al Central Bar: è un bel locale di fronte al castello, ma la cena non è speciale (pasticcio di carne che sembra irish stew con patatine e piselli) ma ad un ottimo prezzo. Dopo cena giro sul porto, dove notiamo una targa per gli sbarchi di Guglielmo III nel 1690, e di Elisabetta II e gentile consorte nel 1961: evidentemente da queste parti non deve capitare un granché!
14) mar 2 agosto Whitehead – Belfast – Drogheda – Dublino miglia 123 – Whitehead – Belfast (attraversamento) – Monasterboice (8 Km a NO di Drogheda – sulla strada ) resti di comunità religiose – croci celtiche tra le più belle d’ Irlanda – Mellifont Abbey pochi Km a ovest di Drogheda : la più importante abbazia cistercense irlandese del 1142 – Dublino Cielo con qualche nuvola, ma molto azzurro. Temperatura 17C°. Partenza dal B&B alle ore 9.00, costeggiando il fiordo e puntando su Belfast decisi ad attraversarla anziché aggirarla, per accorciare la strada. Attraversiamo posti graziosi e ordinati, certamente ben vivibili, ma non speciali per una vacanza come la nostra alla ricerca di meraviglie. Il tempo si diverte, con una temperatura che va su e giù e che alle ore 9.30 è di 18C° e alle 10.45 è di 20C°. L’attraversamento di Belfast è ottimo e veloce (circa 15 minuti), l’autostrada ben segnalata, con due o tre o quattro corsie per senso di marcia. In mezz’ora abbiamo fatto circa 40 km! La campagna è ondulata, con poche coltivazioni, molto simile al sud dell’Inghilterra. Percorriamo la A1 per Dublino, eccellente anche se non è una autostrada, con due corsie per senso di marcia. Ad un certo punto un cartello segnala vicino il paese natale delle sorelle Bronte, ma non abbiamo capito qual’è. Qualche rallentamento si ha per grandi lavori di raddoppio della A1. Ore 10.35, rientriamo in … punta di ruote nell’Eire, senza aver notato alcun cartello di saluto o di benvenuto. Siamo di nuovo nella vera Irlanda, nonostante ciò il cielo è rimasto sereno! Nell’Irlanda del Nord l’atmosfera è diversa (anche un po’ di suggestione?): migliore per quanto riguarda strade e servizi, ma meno colorata, più austera….. Più inglese e meno irlandese. Arriviamo a Monasterboice: vi sono resti del monastero fondato da S. Boice nel 520 circa, con torre del 1100, ma la cosa più notevole sono le antichissime croci celtiche del cimitero, risalenti fino al 10° secolo, in pietra scolpita in bassorilievi, ed in qualche caso imponenti. Durante la visita, di mezz’ora circa, il cielo ridiventa irlandese ricoprendosi a poco a poco. Nei pressi rapida visita a Mellyfont Abbey, la più antica abbazia cistercense, datata 1142: per la verità i resti sono abbastanza ridotti, per lo più tracce di mura, qualcosa del battistero e della cappella, tutto in pietra grigia. Alle 12.15 una brevissima pioggia spray, poi ridiventa bello: siamo ormai nelle vicinanze di Dublino. L’attraversamento di Swords impegna almeno mezz’ora, con parecchi giri, richieste di informazioni e arrabbiature: notare che per attraversare Belfast abbiamo impiegato 15 minuti lisci come l’olio. Ci sono intoppi, code, caos, e soprattutto nessun cartello con indicazioni per Malahide, nei pressi del B&B Suntrap già prenotato. Probabilmente c’è tutto questo caos perché la gente, una volta entrata in Sword, non riesce più ad uscire. Finalmente arriviamo alle 13.30 al B&B, dove ci viene assegnata la solita piccola camera, che però rivalutiamo rispetto ad altre avute durante le vacanze. Il gestore, sempre gentilissimo, ci ha fatto trovare biscotti in camera. Si riparte veloci con l’autobus per Dublino, e alle 15.10 siamo a Dublino sotto il sole! Dal piano alto del bus vediamo un grande assembramento di persone, e ci chiediamo se ci sia qualche manifestazione. In realtà ci accorgiamo poi che è solo il “normale” ritmo di vita di Dublino nei pressi di O’Connell Street, la più grande e trafficata arteria della capitale. Restiamo sempre esterrefatti dall’indisciplina dei pedoni di Dublino, che passano con il rosso e fanno la gimkana tra le macchine, qualche volta sotto lo sguardo di vigili noncuranti. Ogni tanto qualche matto (qui c’è di tutto) viene spinto sul marciapiede da un passante pietoso. Visitiamo i raffinati ed eleganti magazzini Clery, poi rivediamo con un po’ più di calma il cortile del Trinity College….e comincia a piovere. Anche con la pioggia ci gustiamo il passeggio per Grafton Street con il solito variegato campionario di umanità e la onnipresente musica: ci dobbiamo già togliere i k-way perchè si muore dal caldo. Alla fine di Grafton Street entriamo nel centro commerciale di St. Stephen Green, enorme, fantasioso, con tre piani a poggioli, tante piante e fiori veri. All’uscita ci immergiamo nei giardini di St. Stephen Green, già visitati all’andata, tranquilla oasi nel cuore frenetico della città. Qui la gente, molto numerosa, cerca riposo e tranquillità, sdraiata sull’erba, seduta sulle panchine, o a passeggiare lentamente. Ci soffermiamo ad osservare le statue, ed in particolare il busto di J. Joice. Giro attorno ai giardini per ammirare le case georgiane del ‘700 con le caratteristiche porte, la sede del ministero degli esteri e la sede del sindaco di Dublino in Dawson Street. Si va poi a Temple Bar: breve visita al O’ Neill Pub, dagli interni molto belli, e cena all’Oliver ST. John Gogarty (come all’andata) dopo qualche difficoltà e attesa per trovare un tavolo disponibile (fritto misto per Fu: agnello, manzo, sanguinaccio, salame, wurstel, due uova, pomodoro, patatine fritte, fagioli stufati. Ma prende il corned beef, quattro fette di carne in scatola con cavoli molto al dente e patatine lessate con la buccia). Ottimo e abbondante. Mentre ceniamo, i quattro della volta scorsa (due flauti, una chitarra, un bodran) suonano la loro musica irlandese, sempre uguale, sempre bella, che richiama in continuazione gente all’interno. Ci rechiamo al Pub Temple Bar, ma non c’è ancora musica, così decidiamo di rientrare al B&B, visto che domani mattina la sveglia è alle 6. Al rientro ci facciamo in camera un buon caffé, ed il gestore gentile ci offre latte e fette di dolce.
15) mer 3 agosto Dublino – Genova – ore 7 in aeroporto – partenza ore 9 – arrivo a Genova alle ore 16.35 Il gestore, sempre squisito, si alza per servirci la colazione alle 6,30; alle 7 partenza per l’aeroporto, consegnata macchina alle 7.20, superato controllo con metal detector dove fanno togliere le scarpe a tutti i viaggiatori, partenza alle 9.25 (anziché 9.05), ci stacchiamo dal suolo irlandese alle 9.32 con un po’ di magone. Quando ci torneremo? Arrivo a London Stansted alle 10.20, lunga sosta in aeroporto con pranzo, ripartenza ore 13.55 e arrivo a Genova 16.35 (ora locale). Ritrovata la macchina, un po’ sporca ma intatta. Impressioni di viaggio. Abbiamo trovato l’Irlanda proprio come ce la aspettavamo, e soprattutto come speravamo. L’Irlanda è quello che di lei si dice: musica, colore, vita cordialità, calore e natura. Ogni sua parte ci ha lasciato qualcosa negli occhi, e ogni suo aspetto qualcosa nel cuore! Dublino, con i suoi pub, le sue vie animate, la sua musica, è la sintesi di tutta la calda vitalità degli irlandesi. Il Connemara, il Burren, il Donegal, le Giant’s Causeway e tutta la sua natura ne sono la cornice emozionante e il completamento ideale.