sudafrica fai da te: consigli per l’uso
DURATA DEL VIAGGIO Dal 17 luglio al 5 agosto Numero viaggiatori 3 (Marco, Cristina e Luca) Abbiamo preferito partire prenotando tutto dall’Italia. Il pro è che non si perde tempo a cercare le strutture dove dormire, il contro è che il viaggio non permette modifiche all’itinerario.
ITINERARIO 17-18 luglio: Milano Malpensa/ Johannesburg via Dubai con Emirates.
Considerando che nella tratta Milano/Dubai abbiamo volato in business a causa di overbooking in economica, non possiamo che esprimere un giudizio più che positivo su questa compagnia aerea: puntuale, personale multilingue ed estremamente gentile.
Un po’ lunghe le 7 ore di attesa a Dubai…Ma alla fine sono passate considerando quanto è grosso l’aeroporto internazionale di questa città-cattedrale nel deserto.
18 luglio: Johannesburg Pernottamento: Chamonix Guest Lodge 900R (per una doppia e una singola) Tocchiamo terra alle nove di sera. E’ ormai buio da un po’ e fa freschino, considerando che qui è inverno. L’ingresso nel Paese è veloce e senza troppe formalità. Prima di dirigerci alla Budget per il ritiro dell’auto, acquistiamo in aeroporto una SIM Vodacom (200R con 1h traffico prepagato), rivelatasi poi molto utile e un atlante stradale, guida fedele assieme al navigatore portato da casa.
Complice i tanti racconti che sconsigliano di visitare da soli Johannesburg per la sua pericolosità, decidiamo di fermarci solo a dormire per partire poi l’indomani mattina per Graskop.
Ritirata la nostra Yaris, ci mettiamo subito in strada, testando per la prima volta la guida a sinistra. Non mi dilungo in dettagli, ma rotonde e precedenze ammetto che, per i primi giorni, hanno dato a tutti noi filo da torcere.
Arriviamo velocemente al Chamonix Guest Lodge (prenotata su www.Booking.Com), struttura assolutamente da raccomandare se l’intento è di fermarsi a Johannesburg solo per una notte e spostarsi poi velocemente verso il Nord. Prima colazione inclusa ottima ed abbondante.
19 luglio: Johannesburg/Graskop Pernottamento: Graskop Hotel (950R per una tripla) prenotato su www.Booking.Com Partiamo con un bel sole e un cielo terso verso per la parte Nord della provincia del Mpumalanga, la più piccola del Sudafrica, dove raggiungiamo, dopo 400 km, Graskop, che si presenta un luogo strategico per l’esplorazione del Blyde River Canyon (il terzo al mondo in ordine di grandezza). Piccolo incidente lungo il percorso: sfondiamo un cerchione a causa di un cratere in mezzo alla strada…Ma 1,2 e 3 la ruota è cambiata, mentre Cristina va a recuperare il cerchione rotolato nella sterpaglia. Assieme al nostro ne trova almeno altri dieci, di auto che ci hanno preceduto nella sventurata buca. Nessun autonoleggio copre con garanzia la foratura dei pneumatici…Quindi se vi capita, la spesa resta a vostro carico.
Arriviamo in hotel all’imbrunire. E’ una struttura carina, anche se un po’ vecchiotta. Ceniamo al Portoghese, ristorante nel centro di Graskop che ci sentiamo di raccomandare e soddisfatti torniamo in hotel.
Come già segnalato in tanti altri racconti, la vita notturna in Sud Africa è praticamente assente, per cui spesso alla sera ci si trova a letto già alle 10, complice anche la temperatura fresca delle sera e gli invitanti caminetti nelle hall degli hotel e nei salotti dei B&B.
20-23 luglio: Graskop/Kruger Park Perdiamo un po’ di tempo per cercare un demolitore ed acquistare una nuova gomma. Nonostante i visi non sempre sorridenti (del resto c’è poco da ridere con quello che hanno vissuto i Sudafricani neri fino a 20anni fa) abbiamo sempre trovato persone disponibili e gentili.
Partiamo quindi per visitare alcuni punti panoramici lungo il percorso (Lisbon falls e Berlin falls) evitando la turistica e inflazionata Pilgrim’s Rest (ricostruzione della cittadina mineraria ai tempi della corsa all’oro). Immancabile invece la fermata alle gole del Blyde River Canyon: uno spettacolo. Proseguiamo poi per il Parco Kruger nel quale entriamo attraverso Phalaborwa Gate. Ad accoglierci già dopo poche centinaia di metri antilopi, elefanti e una iena.
Il Kruger è l’unico parco Africano visitabile con la propria auto, entro gli orari di apertura (Maggio/agosto 6.30 – 17.30). La velocità massima percorribile è di 40km/h ed è vietato scendere dal veicolo. Molti i ranger dispersi nel parco posti a vigilare sull’osservanza delle regole.
Ripetiamo quando già evidenziato da altri Turisti per Caso in loro racconti: occorre prenotare le strutture ove dormire con largo anticipo. Il Kruger è un parco lungo e stretto, ai confini con il Mozambico. Più a nord gli animali sono più rari, ma ci sono maggiori alberi ad alto fusto, tra cui i meravigliosi baobab, che regalano scatti strepitosi. Nel centro e nel sud del parco si incrociano alcuni dei fiumi più importanti dove si concentrano a bere gli animali, soprattutto nella stagione invernale. Noi abbiamo prenotato a maggio, purtroppo troppo tardi per trovare piena disponibilità in tutte le sistemazioni.
Abbiamo quindi strutturato i nostri 4 giorni all’interno del Kruger, dormendo la prima notte al Letaba Rest Camp, che offre eccellenti vedute di un ampio tratto dell’omonimo fiume. E’ un Rest Camp molto ombreggiato, con tante aeree erbose, un ristorante e un museo dedicato agli elefanti. La seconda e la terza notte al Mopani Rest Camp, una struttura moderna situata sul margine della diga detta Pioneer Dam. Gli edifici sono stati costruiti con materiali naturali e hanno tutti il tetto di paglia. La quarta notte al Satara Rest Camp, situato in un’area pianeggiante e fertile che attira un gran numero di erbivori. Questa zona vanta la più cospicua popolazione di leoni del parco. Peccato però che noi siamo riusciti a vedere sola la leonessa e non il leone.
Tutti i Rest Camp citati hanno il loro ristorante interno, dove si può mangiare senza spendere cifre elevate.
Tra le escursioni fatte consigliamo sicuramente il morning walking, scortati da due giovani ranger…Ovviamente armati. La sveglia è all’alba. Si parte in una decina di persone su una jeep, con un freddo polare. L’escursione termica tra il giorno e la notte è notevole.
Dopo essersi allontanarti dal Campo per qualche km, si prosegue a piedi. Avvistiamo a pochi metri da noi giraffe, animali curiosissimi ed eleganti. E poi una numerosa famiglia di elefanti che indisturbata passa a pochi metri dalla roccia dove i ranger ci hanno fatto accovacciare, mentre con grande ingordigia spolpano i rami del mopani, albero tipico della zona, per mangiarne le tenere foglie.
24 luglio: Kruger park/Swaziland Pernottamento: Mlilwane Wildlife Sanctuary (765R per due capanne) Partiamo all’alba per percorrere i 500 Km che ci separano dallo Swaziland, uno dei regni più piccoli dell’Africa. Lo Swaziland ha cinque grandi riserve naturali. La più facile da raggiungere è il Mlilwane Wildlife Sanctuary dove si possono ammirare zebre, giraffe, rinoceronti e moltissime specie di antilopi così come coccodrilli e ippopotami. Dormiamo nei tradizionali capanni con tetti di paglia “ad alveare”. Il freddo pungente e l’assenza ovviamente di un riscaldamento, ci invoglia tutti a rintanarci sotto le coperte alquanto presto.
25 luglio: Swaziland/’Hluhluwe Imfolozi Park Pernottamento: Hilltop Camp (1920R per un villino con due camere matrimoniali) Il sole caldo e il cielo blu ci invogliano a fare una bella passeggiata nei dintorni del parco. Verso mezzogiorno ci mettiamo in auto, direzione Malkerns Valley. Come già consigliato in altri racconti, qui potrete trovare manufatti di artigianato locale a prezzi convenienti. Degno almeno di una visita il “Baobab Batik” dove troverete batik che in Italia vi farebbero pagare cinque volte tanto.
Si rientra in Sudafrica per andare a visitare l’Hluhluwe Umfolozi Park. Con il senno di poi, eviteremmo questa tappa.
La parte più suggestiva del parco (quella nota per l’elevato numero di animali, soprattutto di rinoceronti neri e bianchi) è a Sud, mentre noi ignari del fatto, abbiamo pernottato a Nord all’Hilltop Rest Camp.
Peraltro la strutturasi non merita assolutamente il prezzo pagato.
Consigliamo quindi di soggiornare qualche giorno a Santa Lucia, utilizzandola come base sia per visitare l’Umfoluzi che per dedicarsi alla scoperta del Greater St Lucia wetland park.
26-27 luglio: Kruger park/Swaziland Pernottamento: Annas’ Bed and Breakfast (2000R per una tripla) Raggiungiamo in tarda mattinata il Greater St Lucia wetland park, dichiarato dall’UNESCO patrimonio dell’umanità e costituito in gran parte dal lago St Lucia, lungo 40 km, e circondato da un’incredibile varietà di ecosistemi. Da St Lucia si raggiunge velocemente Cape Vidal, dove incredibili dune di sabbia intervallate a zone rocciose incontrano l’Oceano Indiano. Quando parcheggiate l’auto nelle zone di sosta sparse qui e là a Cape Vidal, ricordate di tirare su i finestrini o al vostro ritorno vi troverete al volante di sicuro una scimmietta.
Dormiamo due notti da Annas’ Bed and Breakfast. Qui non possiamo non sprecare due parole per Ivan e sua moglie Brenda, titolari del B&B. Ivan è un inglese che vive orami da tantissimi anni in Su africa. E’ sicuramente la persona più gentile, squisita e disponibile incontrata durante la vacanza. Mai stanco di dare consigli su come organizzare il proprio tempo. Ed è lui ad indirizzarci per la cena all’Ocean Basket, la famosa catena di ristoranti sudafricani, da molti decantata in altri resoconti di viaggio, dove con poco più di 10 euro, mangi piatti di crostacei e pesci da togliersi la voglia per un mese!!! Provvidenziale anche il buono di Ivan che opportunamente presentato al cameriere ci ha permesso di avere una bottiglia di vino in omaggio.
La sera successiva ceniamo al Braze St Lucia. Anche questa una catena di ristoranti dove a farla da padrone invece è la carne. Anche qui…Bottiglia di vino in omaggio grazie ad altro buono di Ivan.
28 luglio: Durban/Port Elizabeth – Plettemberg Bay Pernottamento: Ocean Watch Guest House (1310R per due matrimoniali) Partiamo di prima mattina per Durban, dove riconsegnata l’auto a noleggio arriviamo con un breve volo interno a Port Elizabet. Avevamo già deciso di non soggiornare in questa città, preferendo invece avvicinarci alla famosa Garden Route.
Ritiriamo quindi la nostra nuova auto, una Volkswagen Chico, per entrare in tutto e per tutto nel vero spirito sudafricano, dato che se ne vedono tante quante le fiat punto da noi!!! Attraversata Jeffry’s Bay, dove restiamo delusi per non esser riusciti a vedere nemmeno un surfista, per la totale assenza di onde (l’oceano sembrava l’adriatico di primo mattino al 15 di agosto) raggiungiamo Plettemberg, famosa località per il whale watching. L’Ocean Watch Guest House è indubbiamente la struttura più bella dove abbiamo dormito. Posizione sulla baia incantevole (dal terrazzo si vedevano saltare in mare le balene) e colazione al mattino da urlo.
29 luglio: Plettemberg Bay – Oudtshoorn – Swellendam Pernottamento: Marula Lodge Swellendam (700R per una camera tripla) Lasciamo Plettemberg per dirigerci a Outshoorn, la ragione capitale mondiale dello struzzo. Dopo aver visitato un allevamento di questi simpatici animali ci dirigiamo a Swellendam, dove dormiamo al Marula Lodge, di proprietà di due cordiali tedeschi. Cena e poi a letto.
30 luglio: Swellendam – Arniston (De Hoop NP) – Hermanus Pernottamento: Apt Marine 45 Hermanus (740R per un appartamento con due camere doppie).
Lasciamo Swellendam per dirigerci verso De Hoop Nature Reserve. Per raggiungerla si passano prati verdi e distese di fiori gialli. All’altezza di Malgas un piccolo fiume interrompe la strada e per attraversarla occorre salite su una zattera che porta al massimo 3 auto, tirata ancora a mano. Finalmente si arriva a De Hoop NP e da li via verso la spiaggia di Koppie Allen, famosa per le sue dune di sabbia bianca, da dove è possibile avvistare le balene. Raggiungere la riserva è sfiancante, soprattutto per gli oltre 60 km di sterrato che ti obbligano ad una guida lenta, soprattutto se, come noi, non si ha un fuoristrada. Veniamo però ampiamente ripagati dallo spettacolo della natura che ci si offre davanti. Consigliamo quindi di non perdere assolutamente questa tappa. Ripartiamo nel pomeriggio, per raggiungere in serata Hermanus.
31 luglio 2009: Hermanus – Franschhoek Pernottamento: The Corner House (900R per due camere matrimoniali) Lasciamo Hermanus dopo aver fatto un abbondante colazione nel centro città. D’estate deve essere una vera Rimini questo posto. Dopo giorni di cielo azzurro e terso, oggi è nuvolo e minaccia acqua. Il tempo giusto per andare a visitare la colonia di pinguini africani di Stony Point. Raccomandiamo a tutti di visitarla. Ce ne sono centinaia, simpatici e buffi come ce li si immagina. Ripartiamo dopo un’ora per le Winelands, la regione vinicola più famosa del Sudafrica. Arriviamo a Franschloek, un piccolo paesino fondato dai francesi, verso le 15. Incuranti dell’ora decidiamo di fare la nostra degustazione di vini. Scegliamo l’azienda vinicola di Boschendal, la più antica della città, che però sconsigliamo vivamente. Tutto avviene come in una catena di montaggio e con scarsa attenzione. Forse per noi italiani la visita alle cantine si rivela di scarso interesse, considerando la tradizione vitivinicola del nostro Paese. E anche la degustazione si rivela un po’ grossolana. Il formaggio che acquistiamo per far risaltare meglio i vini, ci viene servito su di un tagliere ancora completamente sigillato nella sua pellicola trasparente.
Ci lascia invece soddisfatti il pernottamento al B&B The Corner House. La proprietaria è una signora che ha viaggiato mezzo mondo, tra cui ovviamente l’italia.
1-3 agosto: Franschhoek – Cape Town Pernottamento: Romney Lodge (2723R per due camere matrimoniali) Partiamo di prima mattina in direzione Cape Town, seconda città del Sudafrica per dimensioni. Con un po’ di fatica troviamo il B&B Romeny Lodge, dove ci rechiamo subito per lasciare le valige. Ci accoglie una sorridente e chiacchierona mami. Il padrone di casa invece, un tal Philip si rivela invece essere il classico inglese, né simpatico, né antipatico. Sempre sulle sue. Di sicuro si sono rivelati più affabili i suoi due bassotti.
Iniziamo la nostra visita di Cape Town dal Waterfront, ovvero la parte del porto restaurata e restituita alla città. Questa è una zona super turistica, super finta ma alla fine piacevole da vedere. Alle 15 abbiamo il nostro aliscafo per Robben Island, che si affaccia di fronte alla città, per visitare la prigione di Nelson Mandela. La visita va prenotata con largo anticipo acquistando i biglietti direttamente sul sito http://www.Webtickets.Co.Za/event.Aspx?itemid=76219) altrimenti si rischia di rimanere a terra. Chiudiamo la serata andando a mangiare al Beluga, un elegante ristorante nei pressi di waterfront, consigliatoci da Philip.
Il giorno seguente visitiamo di prima mattina i giardini botanici di Kirstenbosch, un tripudio di piante, fiori e verde, che apprezziamo anche grazie ad una calda e soleggiata giornata. Poi ci dirigiamo verso il Capo di Buona Speranza. La giornata ci regala panorami mozzafiato. Foto di rito al cartello che indica a chiare lettere Cape of Good Hope e poi rientro a Cape Town. Terminiamo la giornata andando a cena in uno dei tanti ristoranti della catena Thai Asian, che ci lascia assolutamente soddisfatti per la rapidità e la freschezza del cibo Dedichiamo l’ultimo giorno alla visita della Table Mountain, un imponente promontorio che domina la città la cui cima ha la particolarità di essere completamente piatta. Nei mesi invernali per un mese, la funicolare che percorre i 900 metri dalla base fino alla cima resta chiusa per manutenzione. Ma noi non ci lasciamo scoraggiare e in un’ora e quaranta raggiungiamo la sommità della montagna. La salita è dura. Inutile negarlo. Ma arrivati in vetta lo spettacolo ti ripaga di tutte le fatiche.
Nel pomeriggio riusciamo ancora a visitare Waterkant, il vecchio quartiere maltese dalle coloratissime casette abbarbicate sulle pendici della collina e infine chiudiamo la giornata con un breve giro a piedi nel centro di Cape Town. Pur non avendo avvertito mai una reale situazione di pericolo, ammettiamo tuttavia che trovarsi come unici bianchi per le vie di una città completamente nera crea un senso di disagio. E per la prima volta capiamo forse come si debbano sentire i nostri immigrati quando siamo noi a guardarli per le vie delle nostre città, perché “diversi”. Non possiamo chiudere la nostra ultima cena se non all’African cafè, che assieme a Mamma Africa, sono i tipi locali (forse un po’ turistici) dove poter degustare una carrellata di piatti africani.
4 – 5 agosto: Cape Town – Milano Lasciata l’auto in aeroporto, prendiamo un volo interno per Johannesburg e infine la nostra coincidenza con Emirates verso casa.
COSTI L’intera vacanza è costata a testa poco più di 1900€, compreso di voli aerei, noleggio auto, pernottamenti, pasti, escursioni e spese comuni (fatta eccezione quindi le spese personali).
In sintesi i costi più rilevanti (per persona): Volo intercontinentale Emirates: 575€ prenotato su www.Expedia.It 2 Voli interni South African Airways: 180€ prenotato su www.Expedia.It Pernottamenti: 455€ Noleggio auto: 190€ prenotato su www.Autoeurope.Com
INFORMAZIONI UTILI Documenti Passaporto con almeno 30 giorni di validità dalla data di rientro del viaggio. Non c’è nessun visto da pagare in loco.
Vaccinazioni Chiunque in Italia vi dirà che è necessaria la profilassi antimalarica (lariam o malarone). Noi abbiamo scelto di non fare nulla. Nei parchi abbiamo adottato la profilassi preventiva del “buon senso” indossando indumenti di colore chiaro con maniche e pantaloni lunghi e ovviamente autan blu a fiumi. La scelta ovviamente resta di carattere assolutamente personale.
Fuso orario Nessuna differenza quando in Italia vige l’ora legale. +1 durante il resto dell’anno.
Valuta La valuta ufficiale è il Rand (ZAR). 1 euro = 11,00 Zar circa. Corrente elettrica Il voltaggio della corrente è di 220/240 volt. Abbiamo acquistato gli adattatori in loco in un banale supermercato.
Comunicazioni telefoniche Il prefisso telefonico dall’Italia per il Sudafrica è: 002 seguito dal numero dell’abbonato. Per chiamare l’Italia bisogna comporre 00139 seguito dal prefisso della città e dal numero dell’abbonato.
CONCLUSIONI Per noi il Sud Africa è stato il primo viaggio nel continente nero. Per cui si è rivelata un’esperienza ricca di emozioni e sicuramente raccomandabile. Per certo è il più “europei”dei paesi africani e, quindi, quello che ti fa vivere meno i drammi delle popolazioni che spesso vediamo in televisione. Si viene però a contatto con un popolo che per troppi anni ha vissuto il dominio dell’uomo bianco. E questo si nota ancora molto, nonostante ti vogliano far credere che ora tutto è diverso. I bianchi continuano a vivere nelle loro regge dorate e i neri continuano a vivere nei sobborghi più umili delle grandi città. E il filo spinato che spesso circonda le case dei bianchi (compresi i B&B dove abbiamo soggiornato) è segno indelebile dei confini che ancora esistono.
Speriamo di aver dato a tutti coloro che decidessero di fare questo viaggio qualche informazione utile. E come ultimo consiglio: non dimenticate il binocolo. Buon viaggio.
Marco, Cristina e Luca