Sudafrica e Dubai: in viaggio tra estate e inverno
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Siccome non avevo la più pallida idea delle zone che ci accingevamo a visitare, c’è voluto parecchio tempo e un discreto lavoro per documentarmi, ma alla fine sono riuscita ad organizzare un bel programma che ci ha soddisfatto pienamente:
-5 giorni a Cape Town e dintorni
-6 giorni per il safari al Kruger
-5 giorni a Dubai.
Volo Bologna-Capetown / Johannesburg-Dubai / Dubai-Bologna con Emirates
Volo Capetown-Johannesburg con Mango Airlines.
CAPITOLO I – CAPETOWN
Agosto a Capetown corrisponde alla stagione invernale, quindi non proprio la migliore per visitarla, ma non è di certo l’inverno a cui siamo abituati noi. Diciamo che sembrava più l’inizio di una pazza primavera, con temperature sui 12/13 gradi e un’alternanza continua di nubi, pioggia, sole, vento. Il classico abbigliamento a strati con pantaloni, piumino leggero, felpa e t-shirt con aggiunta di berretto e sciarpa è andato benissimo. Per quanto riguarda le visite noi abbiamo scelto di non prendere l’auto (causa guida a sinistra). La città e i dintorni possono comunque essere visitati in autonomia facendo alcune premesse: -Tassativamente non si gira a piedi la sera (eccezion fatta per la zona del Waterfront). Quando inizia a fare buio (verso le 18) le vie si vuotano completamente e non sono affatto sicure. Anche di giorno viene comunque raccomandato di non percorrere vie poco frequentate. -Meglio lasciare soldi documenti e oggetti di valore in cassaforte e girare con una copia del passaporto. -Non farsi vedere con la cartina in mano, se si necessita di informazioni rivolgersi solo al personale di sicurezza che indossa il giubbino col simbolo CCID -Prelevare contanti solo agli sportelli ATM presidiati da una guardia (oppure al Waterfront senza problemi). Sono consapevole che tali premesse possano all’inizio spaventare (io ero davvero preoccupata nel periodo in cui prendevo informazioni), ma il soggiorno è stato più tranquillo del previsto. Per le visite del centro storico ci siamo uniti ai Free Walking Tours, hanno diversi programmi di visite guidate della durata di un’ora e mezza l’uno sia al mattino che al pomeriggio, non si prenota, sono gratuiti basta lasciare una mancia alla fine. Per muoversi in città a qualsiasi ora è utilissima una Sim locale (noi abbiamo preso in aeroporto quella di Vodacom a 17€) e l’App di Uber, servizio perfetto, puntualissimo e a prezzi irrisori. Per le visite ai quartieri più lontani abbiamo utilizzato il bus City Sightseeing, economico (1 giorno 13 €), ben organizzato e con audio guida in italiano. Per le visite del Capo e di Hermanus, dopo aver chiesto alcune quotazioni ad agenzie locali, ho contattato la compagnia di taxi Capetown Taxi (Reshad Sahid) e mi sono accordata per due giornate di noleggio dell’auto col conducente. Oltre a risultare molto più economico abbiamo potuto gestire tempi e itinerari a nostro piacere. Fatte tutte queste doverose premesse ecco come si sono svolte le giornate nella “Mother City”:
04/08
Dopo aver prelevato allo sportello ATM e acquistato la scheda Sim, alle 11,30 incontriamo in aeroporto l’incaricato del transfer di Parliament Hotel, l’hotel situato nel quartiere City Center che abbiamo scelto per il soggiorno a Città del Capo. Il tempo per un rapido check-in e siamo pronti per uscire. Fin da subito però non ci sentiamo tanto tranquilli. I tanti avvertimenti ricevuti in precedenza uniti al fatto che in giro ci siamo solo noi e tremila homeless fanno sì che iniziamo ad innervosirci e ad andare in panico. Mai visto una città così deserta e così tante facce poco raccomandabili in giro alle 14 (scopriremo in seguito che nel week end il centro si vuota completamente, tutt’altra impressione si sarebbe avuta arrivando negli altri giorni). Cerchiamo di raggiungere il più velocemente possibile il punto di incontro dei Free Walking Tours e scopriamo dove erano finiti tutti i turisti. Il primo giro lo facciamo a Bo Kaap, lo storico quartiere fondato dagli schiavi malesi oltre 300 anni fa. Oggi è abitato dalla comunità musulmana ed è sicuramente tra i luoghi più fotografati a Cape Town grazie alle sue casette colorate.
Il ragazzo che ci guida è molto bravo, ci da molte informazioni e ci porta nei punti migliori per scattare belle foto. Alla fine del tour ci diamo appuntamento per quello successivo. Abbiamo un’oretta libera, la tensione si è abbastanza stemperata e così ci facciamo un giro da soli tra le bancarelle del vivace mercato di Greenmarket Square e le vie limitrofe. Il secondo tour tocca i luoghi storici principali, quali il Parlamento, la Slave Lodge per finire con una bella passeggiata nei Company’s Gardens. il più antico giardino in Sudafrica. Anche questa ora e mezza trascorre piacevolmente, ascoltando informazioni interessanti.
Nel frattempo si è fatto buio, inizia a farsi sentire la stanchezza del viaggio e anche un po’ il freddo. Decidiamo di sperimentare Uber e ci facciamo portare al V&A Waterfront. Come dicevo è ormai buio quindi non riusciamo a vedere lo scenario circostante, ma il quartiere, praticamente il porto storico completamente riqualificato, è molto carino, caratterizzato da bei negozi, ristoranti e locali. Si può passeggiare piacevolmente e fermarsi ad ascoltare alcuni gruppi che cantano e suonano musica africana.
In Sudafrica si cena molto presto e alle 18,30/19 i ristoranti sono già pieni. Ci fermiamo anche noi per la cena poi decisamente stanchi e infreddoliti ci facciamo portare in hotel.
05/08
Nuvole bassissime, pioggia e vento. Non inizia bene la giornata in cui ho programmato il tour emblema del Sudafrica. Alle 8 puntualissimo passa a prenderci l’autista per partire in direzione Capo di Buona Speranza. La prima sosta la facciamo a Muizenberg, località situata sulla costa della False Bay. Il tempo è leggermente migliorato e la cittadina appare decisamente carina, adagiata sul fianco della montagna.
Facciamo alcune foto alla caratteristica fila di cabine colorate, ci rimettiamo in auto ed abbiamo subito una bella sorpresa: non lontano dalla riva una balena si esibisce in una serie di salti a dir poco entusiasmanti. Proseguiamo verso Simon’s Town e passeggiamo lungo l’Historical Mile, una bella via fiancheggiata da edifici storici ben conservati.
Un brevissimo tratto in auto e siamo a Boulder’s Beach, elettrizzati al massimo in quanto per la prima volta nella nostra vita vedremo i pinguini. La spiaggia (bellissima, con mare blu e sabbia bianca) ospita una colonia di pinguini africani che si raggiunge con una passerella in legno rialzata, cercando di non fare rumore per non spaventarli. Siamo fortunati, siamo arrivati presto, non c’è praticamente nessuno ed è anche uscito il sole. Ci prendiamo tutto il tempo per goderci con calma lo spettacolo offerto da questi buffissimi animali. Sono talmente carini che verrebbe voglia di accarezzarli e coccolarli ma una serie di cartelli mette in guardia su quanto i loro colpi di becco siano pericolosi.
E finalmente facciamo il nostro ingresso al Cape Point Nature Reserve. Ci facciamo lasciare al parcheggio di Cape Point davanti alla funicolare e mandiamo l’autista ad attenderci al Cape of Good Hope. Prendiamo i biglietti di sola andata per la funicolare che ci porta fino all’inizio della scalinata per il faro, la discesa la faremo a piedi. Una volta in cima il vento è fortissimo, ma il panorama che si vede da questo punto è veramente bello, la natura con i suoi spazi infiniti e la sua forza lascia senza fiato.
Scendiamo e facciamo una pausa per uno spuntino. Qui si aggirano tanti babbuini che sono estremamente furbi nel portare via il cibo dalle mani dei turisti, facendosi beffe dei guardiani muniti di manganello e fionda che inutilmente tentano di scacciarli. Divertente ma anche piuttosto pericoloso. Poco distante inizia una bellissima passerella in legno che collega Cape Point col Capo di Buona Speranza, attraversando paesaggi aspri e spazzati dal vento e regalando scorci meravigliosi.
Facciamo una sosta alla bellissima spiaggia di Tias poi nell’ultimo tratto ci dobbiamo arrampicare tra le rocce, con un vento talmente forte che in certi momenti si fatica veramente a restare il piedi. Il premio all’arrivo è la foto dietro al cartello iconico con le coordinate del luogo.
Probabilmente per tutte queste visite abbiamo impiegato più tempo del previsto perché il nostro autista ci sta aspettando con un’espressione alquanto preoccupata. Sulla strada del ritorno percorriamo la panoramica Chapman’s Peak Drive che ad ogni curva regala scenari fantastici. Ci fermiamo a cena a Mouille Point, una delle tante belle zone lungo la costa di Città del Capo, da Hussar Grill dove gustiamo ottima carne e vino sudafricano ad un costo più che conveniente.
06/08
Alle 9 ci rechiamo alla fermata del City Sightseeing Bus vicino all’hotel. Per la prima volta utilizziamo questo mezzo per visitare una città. A Città del Capo più che una scelta è stata una necessità, ma devo dire che è stata un’esperienza positiva. Scegliamo la linea blu che percorre le zone più esterne della città e facciamo una prima sosta ai giardini di Kirstenbosch. Definirli giardini è estremamente limitativo, si tratta di un grande parco ubicato sul fianco della Table Mountain, bellissimo e curatissimo, inserito in uno scenario spettacolare. Come prima cosa vogliamo vedere il Tree Canopy Walkway, un ponte di acciaio e legno che si snoda come un serpente tra le cime degli alberi. Naturalmente il sole che stava facendo capolino sparisce inghiottito dalle nubi e di punto in bianco si scatena un acquazzone, così lo percorriamo tutto sotto la pioggia battente.
Proseguiamo poi tra i vari percorsi fin che non esce di nuovo il sole. Tre ore volano via velocissime. Nonostante non sia la stagione giusta Kirstenbosch vale assolutamente una visita, ma immaginiamo cosa debba essere in primavera/estate con la fioritura nel pieno del suo splendore.
Alla fermata del bus avvisiamo l’autista che alla tappa successiva vogliamo visitare la township di Imizamo Yethu cosicché con una telefonata possa chiedere la disponibilità di una guida. La visita è stata estremamente interessante e si è svolta nella massima sicurezza. Nonostante le assurde condizioni in cui vivono queste persone si percepisce tutto l’impegno che ci mettono per migliorare la loro situazione. Tra le baracche di lamiera in cui le condizioni di vita sono al limite del possibile sorgono una scuola, un centro sanitario, un’area in cui insegnano ai giovani a riciclare vecchie cose per cercare di avere un lavoro, piccole e poverissime attività commerciali ed un centro per bambini orfani e donne abusate che creano oggetti di artigianato. Proprio qui decidiamo di acquistare i nostri souvenir di Capetown, anche se si tratta di una goccia in mezzo all’oceano speriamo di aver contribuito ad aiutarli.
All’uscita, salutata la guida, facciamo un breve tratto a piedi e visitiamo la T-Bag Factory dove con il recupero delle bustine di tè usate creano oggetti carinissimi dando lavoro a parecchi abitanti dell’insediamento. Anche qui fare un po di shopping è stato un piacere. Di nuovo sul bus facciamo tappa ad Hout Bay, piccola cittadina sulla spiaggia ed infine, dopo aver percorso tutta la costa ed attraversato le sue suggestive località, scendiamo al Waterfront. Le nuvole sono alte e per la prima volta riusciamo a vedere sua maestà la Table Mountain. Beh… spettacolo veramente unico.
Ovviamente ne approfittiamo per metterci in fila e fare la foto all’interno della cornice che la inquadra. Con questa luce il Waterfront è bellissimo ed è un piacere passeggiare tranquillamente attendendo il tramonto.
Purtroppo l’incanto della giornata è rovinato dall’arrivo di una spiacevole e-mail: l’escursione in barca che avevo prenotato per il giorno seguente ad Hermanus per avvistare le balene non si farà causa cattive condizioni del mare.
07/08
Alle 8 partiamo per Hermanus, speranzosi di vedere comunque le balene dalla scogliera. Ci fermiamo a Gordon’s Bay, paese dall’aria vacanziera molto carino e con una lunga e bella spiaggia.
La giornata non è male ed il mare è talmente calmo che ci sembra impossibile che non si possa uscire con la barca. Facciamo un ultimo tentativo speranzosi, telefonando alla compagnia, ma purtroppo ci confermano che oggi non uscirà nessuno. Pazienza, ci accontenteremo dei bellissimi panorami di questo tratto costiero. E ci consoleremo con un’altra visita ad una colonia di pinguini, quella di Stony Point. Anche se poteva sembrare una replica della visita precedente in realtà è stata completamente diversa per location, affluenza di gente (pochissima) e prezzo (molto più basso). Solo loro sono “carini e coccolosi” come sempre.
Finalmente arriviamo ad Hermanus. Non appena svoltiamo l’ultima curva il mondo cambia. Nuvoloni neri, vento forte, pioggia battente e mare infuriato. Chiediamo all’autista di lasciarci al sentiero sulla scogliera. Lui ci guarda strano, ma noi un tentativo vogliamo farlo e non saranno certo due gocce a fermarci. Iniziamo a pattugliare avanti e indietro la costa e dopo un’ora abbondante siamo fradici, infreddoliti e di balene nemmeno l’ombra. Stiamo quasi per arrenderci quando eccola…esce e fa un salto, poi un altro, poi un terzo. Siamo felici, ma per il resto della vita resterò con l’impressione che in realtà da tempo ci stesse osservando, chiedendosi cosa facessero quei tre imbecilli sulla scogliera ed abbia fatto alcuni salti mossa a compassione.
Come se non bastasse veniamo raggiunti da un addetto alla sicurezza che ci dice che il nostro autista è molto in ansia e desidera che torniamo in auto. Anche oggi siamo riusciti a farlo preoccupare. In queste condizioni non possiamo fare altro che mangiare qualcosa di caldo al volo e tornarcene in hotel. Anche perché per stasera abbiamo prenotato un tavolo al Gold, un locale dove fanno una serata a base di cibo, balli e musica. Temevamo la classica trappola per turisti ed invece ci siamo dovuti ricredere. Un’ottima cena a base di piatti tipici da vari paesi africani, intervallati da bravissimi ballerini e musicisti nei loro tradizionali costumi ad un prezzo davvero buono.
08/08
Ultimo giorno a Città del Capo. Dato che la funivia per la Table Mountain in questo periodo è chiusa per manutenzione ci facciamo portare da un taxi in cima a Signal Hill. Di certo non è la stessa cosa, ma anche da qui si riesce ad avere una bella vista su tutta la città, visto che fortunatamente il cielo è sgombro da nubi.
Il resto della giornata lo passiamo passeggiando per il centro. La tensione del primo giorno è solo un ricordo, grazie forse anche alla bella giornata e alle tante persone in giro. Ripassiamo dal mercato di Greenmarket Square, percorriamo alcune delle vie principali e andiamo di nuovo ai Company’s Gardens, visitando un paio di musei (niente di che) e godendoci il sole.
In serata abbiamo il volo per Johannesburg e dovremo salutare Capetown, ma non ancora il Sudafrica, per un’avventura che si sta per chiudere un’altra inizia.
CAPITOLO II – IL SAFARI
Se Agosto è un periodo non proprio consigliato per Capetown, per i safari in zona Kruger è perfetto: basso rischio di malaria, visto che le zanzare sono pochissime, e stagione secca, quindi scarsa vegetazione, il che rende gli avvistamenti molto più facili. L’esigenza primaria per il safari, visto che non avevamo l’auto, era trovare una compagnia che oltre ai vari game drive (i giri per riserve e parchi ad osservare gli animali) organizzasse anche il trasferimento da e per Johannesburg. In rete ho trovato Vivasafaris che aveva buone recensioni e adesso posso dire che è stata un’ottima scelta. Abbiamo scelto il pacchetto 6 Days Tremisana Lodge, che dava la possibilità di fare varie esperienze in luoghi diversi, permettendoci di avere una visione il più completa possibile, alloggiando in un piccolo lodge nel cuore della riserva Balule, ai margini del Kruger National Park. -Drive all’alba e al tramonto: Abbiamo battuto in lungo e in largo le riserve di Balule e Tsukudu alle prime luci del giorno, al tramonto e nel buio completo della sera, con l’adrenalina a mille, sballottati sulle jeep in sentieri pieni di buche, cercando di individuare gli animali con la lama di luce del faro. Certo nelle riserve si vince facile, sono chiuse e, per forza di cose, di animali se ne vedono tanti.
-Escursione a piedi all’alba: Qui di animali ne abbiamo visti pochi e in lontananza, e devo dire per fortuna, perché camminare scortati dai rangers armati sapendo che da qualsiasi cespuglio poteva uscire….non voglio nemmeno pensare cosa….ecco questo ci ha fatto abbastanza tremare le gambe. Siamo scesi all’Oliphant River avvistando ippopotami e coccodrilli in uno scenario bellissimo. In compenso però abbiamo avuto tantissime informazioni interessanti sull’habitat circostante e le usanze delle persone che da sempre hanno abitato queste zone.
Moholoholo Rehabilitation Center Una mattina l’abbiamo spesa per una visita a questo centro di recupero. Ci hanno spiegato come gli animali feriti e i cuccioli rimasti orfani giungano qui non solo a causa dei bracconieri ma anche a seguito dei metodi poco ortodossi che molti contadini usano per difendere terreni e bestiame. Gli animali che hanno una possibilità di essere reinseriti in natura non possono essere mostrati, ma quelli che passeranno il resto della loro vita qui sono visibili all’interno di gabbie. Per quanto molto interessante questa visita ha lasciato l’amaro in bocca. Gli occhi del leone non potremo mai dimenticarli.
-Kruger National Park La prenotazione prevedeva due giornate intere all’interno del Kruger, in zona Orpen – Satara e la cosa ci lasciava perplessi temendo che il secondo giorno potesse essere una noiosa ripetizione del primo. Niente di più sbagliato. Avremmo potuto tornare per un’intera settimana e sarebbero stati 7 giorni diversissimi tra di loro. Qui ovviamente si fatica di più ad avvistare gli animali, il parco è immenso e loro giustamente se ne vanno dove vogliono, ma con un pizzico di fortuna e l’abilità dei nostri rangers, che mettevano veramente il cuore nel loro lavoro, siamo riusciti a vedere i Big Five e tanto altro.
Alcuni momenti non li dimenticheremo mai, come quando per due volte abbiamo assistito a quello che i rangers definivano “elephant crossing”, cioè una lunga fila di elefanti che attraversano la strada, col maschio più grande davanti via via fino alle femmine in coda con i piccolissimi cuccioli tra le gambe.
O come quando non capivamo perché la jeep si fosse fermata davanti ad una giraffa ferma immobile con lo sguardo fisso e non ci eravamo accorti che dal lato opposto della strada c’era una fila di leonesse che stava partendo probabilmente per andare a caccia.
Insomma ogni momento di questi giorni tra parchi e riserve lo abbiamo vissuto col cuore sospeso, sempre pronto a sussultare ogni volta che vedevamo un animale, dal più piccolo uccellino colorato al più grande mammifero.
E se non bastasse anche i momenti di riposo all’interno del lodge regalavano grandi emozioni: bastava starsene seduti in poltrona ad aspettare gli animali che venivano ad abbeverarsi alla pozza d’acqua subito al di là della recinzione.
Non so se si è capito ma siamo pronti a ripetere l’esperienza non appena sarà possibile. L’ultimo giorno durante il viaggio di ritorno verso Johannesburg abbiamo percorso la Panorama Route fermandoci al Blyde River Canyon/Three Rondavels. Anche qui panorami che lasciano senza parole.
CAPITOLO III – DUBAI
15/08
Il volo arriva di mattina presto, percorriamo a piedi una distanza infinita, otteniamo il visto sul passaporto ed eccoci pronti a salire sulla metro ed iniziare la nostra terza avventura. La metro a Dubai è efficientissima, pulita e completamente climatizzata. In alcuni tratti corre in mezzo ad altissimi grattacieli regalando immagini emozionanti. L’Hotel Atana che, grazie al suggerimento di chi ci è stato in precedenza, abbiamo scelto per il soggiorno in città, è vicino ad una fermata, cosa che ci sarà molto utile per le visite dei prossimi giorni. Ed ecco il primo assaggio di Dubai: non appena usciamo dalla metro veniamo letteralmente aggrediti da una temperatura che per quanto avessero tentato di descrivermela in precedenza, non avrei mai immaginato. Anzi, snobbavo un po’ certi avvertimenti pensando che chi vive nella bassa padana come noi a caldo e afa ci è abituato. Per niente. Ciò a cui siamo abituati noi è una leggera brezza in confronto alle temperature diurne e notturne di Dubai ad Agosto. Percorriamo a piedi con le valigie le poche centinaia di metri che che ci separano dall’hotel e arriviamo allucinati. Pensiamo, una volta sistemati, di andarci a rinfrescare un po’ in piscina e siamo ancora più sbalorditi. L’acqua è caldissima e fuori, nemmeno sotto all’ombrellone, si riesce a resistere più di un minuto. Staremo anche sentendo la stanchezza del lungo viaggio di stanotte, ma proprio non resistiamo, meglio rifugiarsi al fresco dell’aria condizionata. Nel tardo pomeriggio riprendiamo la metro e scendiamo alla fermata Burji Khalifa-Dubai Mall. Un lungo tunnel climatizzato e con pedane mobili collega la fermata all’ingresso dell’enorme mall. All’interno negozi lussuosissimi, ristoranti, acquario, cascata, pista di ghiaccio, dinosauro e chi più ne ha più ne metta. E soprattutto un’aria condizionata ghiacciata! Non siamo fan di questi luoghi, ma ad onor del vero una visita qui (o anche due) vale sicuramente la pena. E appena si esce, su di un grande lago artificiale, si staglia il Burji Khalifa, il grattacielo (per ora) più alto al mondo. All’aperto si resiste pochissimo. Il tempo di alcune foto (che poi non risultano nemmeno tanto belle a causa della forte foschia che caratterizzerà anche i prossimi giorni) e corriamo a ripararci al fresco del vicino Souk al Bahar, che ricorda per la sua architettura i souk dell’antica Dubai. Qui ceniamo molto bene da Zahr El Laymoun con ottimo cibo libanese e una fantastica limonata. La serata la continuiamo entrando ed uscendo dal Dubai Mall ogni mezz’ora per vedere gli spettacoli di luci e musica delle fontane. A forza di sbalzi di temperatura di 30 gradi all’ultimo spettacolo (10,30) siamo a serio rischio infarto.
16-08
Dopo colazione approfittiamo della navetta messa a disposizione dall’hotel ed andiamo a Kite Beach. Ci sistemiamo sotto ad un ombrellone alla modica cifra di 54 € (sigh) e ci buttiamo in acqua. Un brodo. Anzi no, un brodo caldo. So che molti non apprezzano, ma per me questo è il massimo. Nuotiamo, giochiamo, chiacchieriamo, passeggiamo. Sempre immersi fino alle spalle, col cappello ben calcato in testa e sullo sfondo il Burji al Arab, la famosa “Vela”.
E non ci accorgiamo che passano la bellezza di 4 ore. Al momento di uscire la spossatezza causata dal lunghissimo bagno e dal caldo delle 14 ci porta a strisciare sul primo taxi che passa. Nel tardo pomeriggio siamo di nuovo sulla metro in direzione Bastakiya, nella zona vecchia di Dubai. Le antiche abitazioni perfettamente conservate sono estremamente affascinanti, in particolare le tipiche torri del vento che di sera si illuminano creando un’atmosfera particolare. Peccato che il solito caldo devastante non permetta di godere pienamente di questa bella zona, in effetti ci siamo solo noi in giro.
Con una piccola imbarcazione tradizionale, l’abra, attraversiamo il creek, il fiordo creato dal mare che si insinua all’interno della città e divide gli antichi quartieri di Bur Dubai e Deira. Al contrario Deira è gremita di persone, nessun turista però, solo locali che probabilmente hanno approfittato del fatto che oggi è venerdì, quindi giorno festivo. Questo caos di persone, auto e profumo di cibo da strada ci piace molto, giriamo per il souk dell’oro e quello delle spezie fino a quando dobbiamo arrenderci di nuovo al caldo insopportabile. Purtroppo Agosto non è assolutamente il periodo giusto per apprezzare pienamente la città.
17/08
Chiamiamo un taxi e ci facciamo portare ad Al Mamzar. Si tratta di un bel parco in una zona un po’ lontana, oltre l’aeroporto, si paga un piccolo biglietto di ingresso e ci sono prati, servizi, zone per barbeque o picnic e alcune calette con mare azzurro, spiaggia bianchissima e palme. Gli ombrelloni qui sono decisamente più economici, c’è pochissima gente e sembra di stare su di un’isoletta caraibica.
Di nuovo passiamo alcune ore in brodo. Dopo il solito riposino al fresco nel tardo pomeriggio con la metro andiamo al Mall of the Emirates. Anche qui una miriade di negozi più o meno lussuosi. Non vorrei arrivare a dire di questi mall che visto uno visti tutti ma…..visto uno visti tutti. L’unica cosa caratteristica di questo è la pista da sci e infatti io ci avevo fatto anche un pensierino, ma sono stata bocciata categoricamente. Purtroppo però ad Agosto passare le ore in questi centri commerciali è praticamente obbligatorio, all’aperto si resiste veramente poco. E infatti dopo aver cenato nel mall (un suvlaki in un ristorante greco caro, più passano le ore più ci rendiamo conto che Dubai è una città decisamente cara) utilizzando metro e tram raggiungiamo la zona di Dubai Marina. È ormai buio e camminare sulla passerella in riva all’acqua tra gli altissimi grattacieli illuminati è uno spettacolo impressionante. In condizioni normali saremmo rimasti per ore a camminare qui, ma come al solito la battaglia è vinta dal caldo quindi dopo un po’ ci arrendiamo e battiamo in ritirata.
18/08
Di nuovo sul taxi ci rechiamo a JBR The Beach. Un po’ me lo aspettavo ma all’arrivo ho la conferma: questa spiaggia non mi piace per niente. Una sottile lingua di sabbia delimitata da palazzi e cantieri. Il mare non è nulla di che e i prezzi degli ombrelloni sono assurdi, talmente tanto che facciamo senza. Ci mettiamo in acqua, ma dopo un paio d’ore decidiamo di andarcene, purtroppo anche se si tratta di una delle spiagge più gettonate è lontana anni luce da quelle che piacciono a noi.
Visto che la zona di Marina ci era piaciuta tanto, oggi vogliamo andare a vederla con la luce del giorno, infatti non ci delude.
Poi in taxi andiamo a Souk Madinat, un centro commerciale in stile arabo che ripropone un’atmosfera da mille e una notte, una specie di antico villaggio con costruzioni tipiche, ponti, fiumi, barche e palme. Curiosiamo nei negozi acquistando alcuni souvenir e ceniamo nel ristorante arabo Al Maka, anche qui cibo buono parecchio caro. Ma il vero motivo per cui venire a Madinat è la splendida vista sul Burji Al Arab illuminato da mille luci colorate.
19/08
Visto che oggi è l’ultimo giorno non vogliamo sbagliare, quindi la mattina la trascorriamo a mollo di nuovo a Kite Beach. Il tassista che ci riporta all’hotel ci suggerisce di andare ad Al Karama, dove vendono le repliche di qualsiasi cosa. Incuriositi dopo una doccia veloce siamo già sulla metro diretti alla fermata ADCB. In un primo momento restiamo piuttosto spiazzati, non si tratta di un centro commerciale come avevamo pensato, ma di un quartiere costituito da palazzoni popolari con sotto una miriade di negozi e tante persone insistenti fino all’esasperazione che invitano ad entrare. Non ce ne andiamo solo perché vediamo che arrivano tanti taxi e scaricano decine di turisti. In effetti nelle vetrine sono esposti tutti i marchi più blasonati, dall’abbigliamento agli accessori. Entriamo da un simpaticissimo ragazzo indiano e dopo una lunghissima trattativa al limite dell’assurdo usciamo con una buona replica di un orologio. La serata la trascorriamo a Dubai Festival City, un mall in una zona piuttosto decentrata, che si raggiunge con un lungo viaggio in metro più un tratto in barca e frequentato solo da locali, praticamente eravamo gli unici turisti. Qui alla sera fanno un bellissimo spettacolo di fontane, suoni e luci laser, forse migliore di quello del Burji Khalifa. Ci è sembrato un ottimo modo per concludere la nostra bella vacanza.
Brevi considerazioni finali:
Se non fosse stato abbastanza chiaro, specifico che il Sudafrica ci è piaciuto tantissimo. Al Kruger poi ritornerei mille volte….anzi non me ne sarei andata proprio. È un’esperienza che, potendo, almeno una volta nella vita va fatta, solo che dopo la si vuole ripetere ancora e ancora. Città del Capo sicuramente non offre edifici o monumenti memorabili, ma la sua location, la sua luce, i suoi dintorni sono assolutamente indimenticabili. Una volta capito come muoversi e messe da parte le tensioni e le paure accumulate prima della partenza, è una città piacevolissima dove trascorrere alcuni giorni. Per quanto riguarda Dubai sicuramente ad Agosto non da il meglio, ma al di là di questo non è scattato quel non so che, non è il tipo di città che ci fa dire “torneremo per una bella vacanza”. Diciamo che siamo stati contenti di averla visitata in occasione di uno scalo, non escludiamo che accadrà di nuovo, ma tutto qui. Non penso che la sceglieremo mai come meta di un viaggio.