Danimarca da favola
Ebbene, dopo un breve ma interessante viaggio in questo piccolo paese del nord Europa, posso garantire che del marcio non ve ne è affatto. La Danimarca per me rimane il paese delle fiabe, delle leggende vichinghe e del Natale.
La passione per questa nazione risale a molti anni fa, quando, nella mia infanzia, lessi per caso un breve articolo sull’isola di Fyn, dove nacque il mio amato scrittore Hans Christian Andersen. L’articolo era corredato da fotografie di castelli, case e scene campestri che sembravano essere uscite dalle sue fiabe. Mi ripromisi che prima o poi avrei visitato questo paese. E ci riuscii a distanza di vent’anni nel giugno del 2005.
Nonostante il periodo più magico (ma anche il più freddo)per visitare la Danimarca sia il mese di Dicembre , con tutti i mercatini di Natale e le case addobbate, noi optammo per l’inizio giugno e la nostra vacanza voleva essere “la campagna danese in bicicletta”. L’idea era di stazionare nella cittadina di Odense, al centro dell’isola di Fyn, e raggiungere le attrazione turistiche nei dintorni sulle due ruote. Essendo la Danimarca un paese perfettamente piatto e privo di rilievi, questa poteva essere una vacanza adatta anche ad una persona come me, non abituata al movimento, ma alla quale piace, ogni tanto farsi qualche giro in bicicletta sulle piste ciclabili della provincia sud Milano. Inutile dire, però, che la vacanza fu preceduta comunque da un certo allenamento, in quanto, una volta là avremmo dovuto percorrere distanze piuttosto lunghe.
Dal momento che la Danimarca è, dopo l’Olanda, il paese delle biciclette per antonomasia, mai e poi mai mi sfiorò l’idea di mettermi a cercare, già dall’Italia, un posto in cui le noleggiassero, immaginandomene uno ad ogni angolo. La sorpresa fu grande quando, una volta ad Odense, vedemmo sì numerosi negozi che vendevano bici, ma che ne noleggiassero nemmeno uno. O meglio uno sì, forse l’unico, e quando entrammo l’addetto mi mise in mano una bici il cui sellino (tutto abbassato) mi arrivava all’altezza del petto. Ma i problemi non si limitarono al fatto che non riuscissi ad appoggiare i piedi per terra senza inclinarmi di trenta / quaranta gradi. Il mio più grande inbarazzo fu che le bici danesi hanno i freni a pedale ed io non sono abituata. Ragion per cui, all’uscita del “bici-noleggio” ci misi circa mezz’ora a salirvi sopra e a partire, sotto gli sguardi attoniti e divertiti dei passanti.
Il primo pomeriggio lo passammo nel centro storico della piccola cittadina, passeggiando su strade lastricate tra case a traliccio coloratissime e i negozi di mobiles, decorazioni di carta tipiche danesi da appendere alle finestre. Molte di queste decorazioni fanno molto Natale anche se si trovano i motivi più svariati. Lo stesso Hans Christian Andersen, per intrattenere i suoi piccoli ascoltatori mentre raccontava le sue storie, era solito tagliuzzare fogli di carta ripiegati che, una volta aperti, si trasformavano in vere e proprie silhouettes fiabesche. Alcuni esempi di mobiles, ritagliati dallo stesso scrittore, sono ancora oggi custoditi nella sua casa museo, nel centro storico della capitale funense. Si tratta della sua casa natale, una casa a traliccio con il tetto ad ampi spioventi e le mura gialle. All’interno si possono visitare alcune sale, arredate con mobili ottocenteschi, mentre altre sono state adibite ad un vero e proprio museo sulla sua vita passata in compagnia numerose persone, eppure in completa solitudine. Altre sale sono dedicate alle sue opere. Ve n’è una in particolare in cui sono raccolte tutte le traduzioni delle sue fiabe: c’è anche una versione in friulano! Da non credere. Nella stessa sala, ci si può sedere comodamente su delle panchine accanto a dei telefoni finti. Alzando la cornetta si passano momenti piacevolissimi ascoltando le storie di Andersen. E si ritorna bambini.
L’indomani era nostra intenzione, muniti di bici, recarci al famoso castello di Egeskov, ma il destino ci fu avverso e piovve tutto il giorno, per cui vi andammo lo stesso, ma in treno, che in un certo senso fu anche meglio. La stazione dista dal castello due kilometri dal castello e c’è un bus che li collega. Ma cosa sono due kilometri per noi? Perché aspettare il bus? Andiamo a piedi! E il destino pensò bene di far piovere ancora un bel po’ per cui quando arrivammo all’ingresso del parco che conduce al castello percorrendo una strada che sembrava non finisse più eravamo già più o meno bagnati. Il castello è incantevole. Si erge maestoso sulle acque di un laghetto e secondo la leggenda per costruire le sue fondamenta è stata rasa al suolo un’intera foresta di querce (ege infatti significa quercia e skov foresta). Entrando nel castello si passa attraverso un gran numero di sale ed infine si giunge alla “soffitta” dove, in mezzo ad un cumulo di assi, adagiata su un cuscino di velluto rosso, si trova una statua lignea raffigurante un bambino. Si dice che, se mai si spostasse la statua dal suo posto, il castello sprofondi la notte di Natale dello stesso anno. E noi ce ne tenemmo bene alla larga! Il pomeriggio lo passammo più o meno sotto l’acqua nel parco, tra labirinti, ponti tibetani tra gli alberi (e cosa c’è di meglio che passaggiare un un ponte tibetano bagnato e scivoloso con le scarpe dalle suole di cuoio?).
Il giorno successivo il destino fu un po’ più clemente. C’era il sole. E noi, muniti di bicicletta ci avviammo verso “Den fynske landsby” un villaggio museo all’aperto che mostra ai visitatori come doveva essere in passato la campagna danese. Con i freni a pedale facevo una fatica immensa. Proprio non mi ci trovavo, e lentamente, ma proprio lentamente, raggiungemmo il museo. Ne valse la pena. Chi si reca ad Odense, non può non andarlo a vedere. Camminare sui sentieri sterrati, tra casette colorate dal tetto di paglia, mulini a vento, campi fioriti crea una certa suggestione. Nelle casette si possono anche vedere persone intente nei lavori di una volta: creare cesti, preparare dolci e altro ancora.
Lungo la via del ritorno al nostro Bed and Breakfast attraversammo un parco con interessanti sculture di legno. Ma proprio con la mia bicicletta non mi trovavo affatto. Ogni volta che intravedevo un semaforo anche a kilometri di distanza mi veniva il panico per i freni e perché poi, una volta riuscito a frenare non riuscivo quasi mai a ripartire ed infatti…PATAPAM! Caddi come un salame! Basta con la bici non volevo avere più nulla a che fare! E percorsi il resto della strada a piedi con la bici tra le mani e con i passanti che mi guardavano come fossi un extraterrestre.
Quando ci svegliammo la mattina dopo il cielo era grigio e non prometteva alcunché. Fu così che restituimmo, con mio grande sollievo, le bici, saldammo il conto e partimmo per Copenhagen.
Come base avevamo scelto un bed and breakfast in una casa d’epoca del Settecento. In realtà era solo una casa vecchia con gradini scricchiolanti e il pavimento ancora in legno. Tuttavia creava una certa suggestione.
La visita della capitale danese fu ripartita in due giorni, durante i quali vedemmo tutte le principali attrazioni turistiche tra cui la sirenetta (come potevo non vederla con tutte le volte che da piccola avevo letto l’omonima fiaba di Andersen?). Bellissima, seduta su uno scoglio in attesa del suo bel principe. Nonostante me la immaginassi un po’ più grande, non ne restai comunque delusa.
Seguì il castello di Rosenborg con i gioielli della corona. Davvero fantastico. Ricorda un po’ nelle forme il castello di Helsinborg, dove Shakespeare ha ambientato l’Amleto. Gli interni sono stupendi. Mobili originali ed enormi ritratti dei reali.Sembra di fare un tuffo nel passato. Il castello è circondato da un enorme parco dove si trova uno squisito ristorante dove pranzammo.
La cena, invece, fu in uno dei numerosi ristoranti che popolano il parco dei divertimenti di Tivoli. Nel 2005 cadeva il bicentenario della nscita di Andersen e a Tivoli erano allestiti degli spettacoli all’aperto. Quello che dovevamo vedere noi cominciava alle 10.00 di sera, ma alle 10.03 di attori nemmeno l’ombra, cosa preoccupante, vista la puntualità dei danesi. Chiesi in giro e la risposta fu che c’era minaccia di pioggia per cui lo spettacolo era rimandato…Così niente Andersen.
L’ultimo giorno fu all’insegna dello shopping nello Strøget, la via principale della città, tra ricordini, souvenir, cartoline e quant’altro. Mi colpì più di ogni altro un negozio della Lego: esposte nella vetrina campeggiavano i personaggi di Guerre Stellari a grandezza naturale ma…Fatti di Lego!!! Davvero impressionante! E per finire il Museo delle Cere. Non è quello di Londra ma è molto carino, in particolare la Camera degli Orrori. Qui tra vari personaggi che sembrano usciti da libri horror ci sono anche due bagni, uno per signore e uno per signori. Curiosi aprimmo una porta. Un grido acuto ci perforò i timpani e vicino al water la statua di una donna assassinata ci fece trasalire. Bello spavento! Verso sera ci dirigemmo in aeroporto. Una vacanza davvero divertente. Un Paese meraviglioso. Gente stupenda. Davvero ci ritornerò. Arrivederci Danimarca, o come si dice da voi Vi ses!