Sabato 17/9. Partiamo da Roma Ciampino con il volo Ryanair delle h. 6.30. In un’ora e quaranta circa siamo a Parigi Beauvais, dove abbiamo prenotato da casa su internet una vettura Hertz. Ci affidano una Kia Picanto, quattro posti, con un bagagliaio piccolissimo. I nostri due trolley entrano per miracolo (e sì che ormai siamo esperti a far bagagli mini-size)! Ci dirigiamo verso la nostra prima tappa, Fécamp, dopo esser solo passati per Rouen senza sostare. Decidiamo che la vedremo al ritorno. Le strade che scegliamo di fare sono sempre provinciali e, quindi, impiegheremo parecchio tempo a percorrerle, ma sono anche le più caratteristiche. Fécamp è una località carina, affacciata sul mare, e nelle vie del centro troviamo i banchi del mercato. Il tempo splendido ci accompagnerà per tutta la settimana, anche se bisogna precisare che su quella costa abbiamo trovato un vento che soffiava incessante e gelido. Dopo aver visitato la chiesa della Trinità, purtroppo corrosa internamente dall’umidità, puntiamo al Palais Bénédictine, un museo-distilleria dell’omonimo liquore, dove non possiamo entrare perché chiuso per pausa pranzo (orario di apertura: 10-12; 14-17.30). Decidiamo di andare a cercare del cibo e l’unico posto che ci possa offrire un pasto frugale è La Filibuste, un bar-creperie sul lungomare, con vista sulle belle falesie. Io punto su un’insalatona mista veramente soddisfacente e abbondante, Ale azzarda la scelta di piatto di “cabillaud” (dopo l’ordinazione scopre che si tratta di merluzzo e fa’ una faccia sconsolata…), diffusissimo su questa costa. Comunque il merluzzo è ben condito da una salsina appetitosa e contornato di cozze atlantiche e patate fritte (le famose moules frites, tipiche della Francia nord). Sarà l’unica volta che ordineremo delle bevande, costose, per poi infurbirsi e capire che l’acqua di Normandia e Bretagna è potabile e servita senza meraviglia o musi lunghi da tutti i ristoratori. Basta chiedere “une carafe d’eau” e, dovunque, porteranno delle simpatiche bottiglie in vetro trasparente, ornate da stemmi o disegni, riempite di acqua potabile gratuita. In Italia non succederebbe mai!!! Si inventerebbero che l’acqua non è potabile! In Francia è normale e l’abbiamo capito copiando gli abitanti del posto, che ordinavano solo quella. Dopo il pranzo siamo tornati a visitare la Bénédictine, pagando metà prezzo perché quel sabato e domenica si festeggiavano le giornate del Patrimonio Francese e molti monumenti erano gratuiti. Al termine del giro offrono un assaggio del liquore che può essere acquistato presso la rivendita interna. Dopo Fécamp ci dirigiamo alla vicina Etretat, famosa per le due falesie d’Amont e d’Aval: spettacolari! Ci incamminiamo a piedi sul ripido sentiero che sale su una delle due e scattiamo tante foto, mentre il vento soffia sempre più incessante. Il mare si è ritirato di parecchi metri a causa dell’effetto della marea e molti ne approfittano per raccogliere conchiglie e molluschi da mangiare a casa. Questa scena si ripeterà ovunque sulle spiagge di Normandia e Bretagna e ci affascinerà sempre. L’ultima tappa della nostra giornata sarà il transito sul ponte di Normandia (costo € 5) per approdare ad Honfleur, incantevole paesino amato e ritratto dai pittori francesi. Il suo piccolo porto, le sue case a graticcio, la chiesa di St. Catherine tutta in legno, mi hanno stregato. E’ una sosta che vale davvero la pena. Purtroppo non riusciamo a trovare una chambre d’hotes libera, sia perché è sabato, sia perché le giornate del Patrimonio sono molte seguite. Ripieghiamo su un piccolo albergo “La clé des champs”ad 1 km dal centro, nella frazione di Equemauville, che costa € 55. Non è male, anche se di notte, essendo la camera mansardata, il freddo si farà sentire nonostante piumone e coperte. Per la cena puntiamo al centro al ristorante “Les 2 ponts” sul Quai de la Quarantaine, consigliato da una delle guide inviateci gratuitamente per posta dagli uffici del turismo locali. Lo consigliamo per il rapporto qualità-prezzo. Lì mangerò per la prima volta nella mia vita un piatto di molluschi crudi (li avevo ordinati credendoli cotti…) e anche questa esperienza mi ha stupita e soddisfatta. Non credevo fossero così buoni. Provare per credere! Domenica 18/9. Dopo una ricca colazione da “Le perroquet vert”, seduti al sole nella porticciolo di Honfleur, partiamo verso Trouville e Deauuville, due moderne cittadine che si affacciano sul medesimo canale, separate da un semplice ponte (per dare un’idea, sono quasi come la rive gauche e la rive droite di Parigi). Personalmente non ci hanno entusiasmato, sono troppo “città” e con locali e bar di gran moda, dove la gente trascorre del tempo seduta al tavolino, tra un drink e l’altro. Poche le belle case a graticcio. Ci siamo allora indirizzati a Caen, dove abbiamo girato a piedi in lungo e largo. Molte le chiese da vedere, tra cui quella di St. Etienne, il castello che domina la città, l’abbazia Aux Dames e quella Aux Hommes ed il famoso Memoriale che non abbiamo visitato. Bei monumenti! Nel pomeriggio siamo approdati a Bayeux, dove abbiamo subito cercato invano una chambre – tutto esaurito – per poi rivolgerci all’ufficio del turismo che, facendoci scegliere su un catalogo con foto, ci ha prenotato a pagamento (due euro) una bella camera con bagno presso la famiglia Laumonnier a St. Martin des Entrées (€ 45). E’ un servizio che gli uffici del turismo mettono a disposizione ed è da tener presente – visto anche il costo ridotto – nel caso abbiate difficoltà con la lingua o se semplicemente cercate da dormire all’ultimo momento. Prima di andare a posare i bagagli, abbiamo girato per le vie del centro, visitato la cattedrale e la Tapisserie (gratuita per le giornate del Patrimonio, altrimenti costa € 7,50 a persona), davvero interessante e simpatica. La sera abbiamo cenato al ristorante “Le Pommier” in Rue des Cuisiniers, segnalato sulle guide per la tipicità del cibo. Bayeux, come vedremo in tutti i paesi normanni e bretoni, al calar del sole era deserta! Lunedì 19/9. Al risveglio ci attende la colazione nella sala da pranzo della famiglia che ci ospita: tutto perfetto. Partiamo alla volta delle spiagge dello sbarco. Vediamo Arromanches e i resti del porto artificiale, Longues sur mer e le casematte in cemento con i cannoni ancora integri, Omaha Beach e il cimitero USA a Colleville con le sue infinite croci bianche su un verde prato curatissimo, esteticamente molto “americano” ed appariscente. Per par condicio visitiamo anche il cimitero tedesco, sobrio, quasi spoglio e poco visitato, ma forse proprio per questo molto emozionante. Alla Pointe du Hoc sono ancora visibili gli enormi e spaventosi crateri provocati dalle esplosioni della guerra ed i bunker tedeschi in cemento. L’ultima tappa dello sbarco ci porta a St. Mère Eglise, località nell’interno della Manche, diventata famosa per la storia di un paracadutista americano che, rimanendo impigliato sulla guglia della cattedrale, si salvò dai nemici fingendosi morto. Tuttora, sulla chiesa, un manichino con paracadute simboleggia l’episodio accaduto. Dopo aver pranzato in un bar del paese, partiamo verso sud, puntando a Dol de Bretagne. La città è veramente carina, ma deserta. I negozi sono tutti chiusi, i ristoranti tutti “fermé” il lunedì, persino l’ufficio del turismo è eccezionalmente chiuso, forse per i postumi delle giornate del Patrimonio di sabato e domenica. Ci sentiamo persi e per dormire cerchiamo una chambre nel vicino paese di Mont Dol. Il primo tentativo fallisce, ma al secondo troviamo una camera con bagno (€ 38) presso la famiglia Lair nel casolare in pietra “La roche”. Il costo è modesto, ma non ci fanno mancare nulla. La difficoltà più grande ci attende a cena: non troviamo un ristorante aperto nel raggio di chilometri. Alla fine scoviamo esausti ed affamati il locale “L’abri des greves”, che sconsigliamo, a Cherrueix. Mangiamo male e quasi ci obbligano a trangugiare una pessima galette perché devono chiudere. Da dimenticare, anzi da ricordare per evitarlo! Martedì 20/9. Intera giornata dedicata al Mont Saint Michel, dove giungiamo di buon mattino mentre la marea sta defluendo. Lasciamo l’auto in uno dei parcheggi a pagamento (4 euro) che costeggiano la strada principale, mentre sono ancora in corso le pulizie dal fango e dalla sabbia accumulatisi con l’acqua alta. Andiamo subito all’hotel “Du mouton blanc”, prenotato dall’Italia con un mese di anticipo. La nostra camera è in una dependance separata dal corpo principale, ben tenuta, anche se non è nulla di eccezionale, uguale a quelle di medesima categoria degli altri hotels del posto. Il bagno sembra quello degli aerei: un blocco prefabbricato asettico. Passiamo la mattinata a visitare con l’audioguida l’abbazia e per pranzo decidiamo di cambiare località in cerca di un posto che offra cibo migliore di quello avvistato nelle carissime vetrine del Mont. Pranziamo in un bar di Pontorson, sotto un sole caldo caldo. Nel pomeriggio, rientrando a MSM, lasciamo l’auto nel parcheggio superiore grazie alla chiave di libero accesso fornitaci dall’hotel. L’acqua lì non arriva neanche con l’alta marea. Passeggiamo in lungo e largo, facciamo foto e riprese in attesa dell’arrivo della marea, che all’ora di cena si presenta puntuale. Mentre gustiamo un’ottima cena a “La Confiance” (attenzione i locali dopo le 21 non danno più da mangiare), sentiamo gli altoparlanti ripetere in varie lingue un messaggio di rimozione immediata di un veicolo che rischia di essere travolto dall’acqua. Del proprietario neanche l’ombra. Passa quasi una mezzora e appare un poliziotto che cerca, locale per locale, l’incauto proprietario…Guarda caso è nel nostro ristorante. Un inglese convinto che la sua auto fosse al sicuro! Eppure i cartelli che avvisano entro quale ora rimuovere i veicoli dai parcheggi più bassi sono dovunque! Bah! Ci godiamo lo spettacolo del salire della marea, molto più veloce di quanto si possa pensare. Siamo fortunati perché siamo nel periodo dell’equinozio, quando la marea è al massimo livello. Il monte è circondato dall’acqua, rimane solo accessibile la strada principale. Uno spettacolo unico.
Mercoledì 21 /9. Sveglia alle 7 per gustare sotto la luce del giorno il salire della marea, defluita nella notte. Avvolti dall’umidità e dalla nebbiolina, vediamo il mare giungere da lontano quasi al galoppo. Oggi il livello dell’acqua è salito molto meno rispetto a ieri sera, l’equinozio si allontana. Raccolti i bagagli, lasciamo il monte per andare a St. Malo. Pensavamo fosse molto più bella di come in realtà la vediamo. Non delude, per carità, ma abbiamo visto località più caratteristiche. Gironzoliamo per le vie del centro e sulle mura che si affacciano sul mare. Poi ci dirigiamo a pranzo a Cancale, patria dell’ostrica, dove compriamo ai banchi lungo la spiaggia un misto di questi molluschi di qualità piatta (la più costosa, 1 € l’una) e tradizionale (scegliamo le numero 1, le più grosse, 4,50 € la dozzina). La scelta è ottima, te le aprono e ti forniscono piatto e, a scelta, limone. Devo dire che nessuno di noi due era appassionato di ostriche, ma ci siamo dovuti ricredere. Quelle che abbiamo preso erano davvero eccezionali, neanche nei ristoranti ce le hanno mai date così grosse e buone! Oltretutto il prezzo non è poi così esagerato. Nel primo pomeriggio visitiamo a Rotheneuf una scogliera, la cui roccia è stata scolpita con immagini umane ed animali. Sulla spiaggia raccolgo tante conchiglie da portare a casa, diverse da quelle che sono abituata a vedere in Italia. Poi ci dirigiamo a Dinan, con un centro veramente carino e tante case a graticcio da ammirare. Per dormire scegliamo una villetta a due piani “La Magae” in rue de la Chalotais n. 25, di proprietà dei signori Jort, non lontano dal centro. La camera è veramente bella, curata nei particolari e tutta ton sur ton, il bagno è accogliente e pulitissimo. I due proprietari sono gentilissimi, una coppia elegante di una certa età le cui camere erano un tempo occupate dai figli che ormai sono cresciuti, si sono sposati e quindi non abitano più in quella casa. Un soggiorno che consigliamo davvero. Per cena troviamo molti locali chiusi, perché mercoledì a Dinan è giorno di riposo settimanale, e tra i pochi aperti scegliamo “La lycorne” una moulerie-restaurant, dove ceniamo molto bene. Giovedì 22/9. Dopo un breve giro nel mercato rionale di Dinan ed una veloce visita al piccolo porto fluviale, ci dirigiamo verso il sud della Bretagna in direzione Vannes. E’ una cittadina molto graziosa, dove è bello passeggiare nelle vie molto curate del centro, tra case a graticcio colorate e negozietti di buon livello. L’ufficio del turismo ci fornisce di materiale per visitare meglio la città, nonché di indirizzi di chambres d’hotes. Pranziamo con una superbaguette farcita, acquistata in uno dei tanti invitanti forni del centro, e ripartiamo alla volta di Carnac, località famosa per il sito megalitico. Gli allignements, ovvero una sequenza in file ordinate di massi pietrosi, si trovano all’ingresso della cittadina in una vasta area recintata ed erbosa, in cui è possibile entrare solo su prenotazione. Noi li osserviamo dall’esterno, tanto lo spettacolo è ben visibile. Poi ci dirigiamo verso il centro, alla ricerca del tradizionale ufficio turistico che possa fornirci indicazioni sul luogo. Usciamo con diverso materiale e partiamo alla ricerca della chambre. Scegliamo l’abitazione “L’alcyone” dei signori Allain-Balsan, un casale in pietra ricoperto di edera e non lontano dal mare, con belle camere spaziose e curate nei particolari che ci costerà 55 euro. I proprietari sono gentilissimi. Passiamo il pomeriggio sulla spiaggia, visto che fa veramente caldo e molti sono in costume. Per la prima volta nell’arco della settimana indossiamo le maniche corte. Curiosiamo tra la gente, china a raccogliere molluschi sull’enorme distesa di sabbia lasciata scoperta dalla marea e, tra le barche in secca, ci spingiamo lontano fin dove il mare si è ritirato. Il tempo di qualche ripresa con la videocamera ed ecco che la marea comincia velocemente a risalire ed a penetrare nella baia da tutti i lati. Io, che non so nuotare, scappo a passo veloce verso la riva lontana, mentre Alessandro si sofferma ancora a fotografare. Non ci vorrà neanche mezz’ora e l’acqua diventerà così alta da poterci fare il bagno. Le barche che erano in secca ora sono a galla. Impressionante! Ci rilassiamo sulla spiaggia e ci facciamo accarezzare dal caldo sole, mentre i bagnanti si tuffano nell’acqua freddina. Dopo una veloce doccia in camera, andiamo al ristorante “La brigantine”, prenotato telefonicamente, dove mangeremo il famoso “Plateau de fruits de mer bréton”, un enorme quantitativo di molluschi e crostacei freschissimi e rigorosamente crudi che sono il piatto tipico della Bretagna e che vengono serviti in modo coreografico in grosse barche di ceramica o in vassoi multipiano. Solo pochi ristoranti espongono il marchio che garantisce la sicurezza, la freschezza e l’autenticità del piatto. Per essere certi, bisogna cercarli! Andiamo a nanna sazi, ma non appesantiti. E noi che abbiamo sempre denigrato i giapponesi per il sushi… Venerdì 23/9. La colazione che ci attende è spettacolare, la migliore di tutte. Oltre ai si soliti succo d’arancia, latte o the, marmellate, baguettes, i proprietari ci portano un piatto colmo di crepes appena fatte, buonissime ed abbondanti. Veramente sorprendente! Dopo aver saldato il conto, ci dirigiamo a Locmaraquier, dove c’è un altro sito megalitico recintato visitabile solo a pagamento. Pioviggina e non ce la sentiamo di girare sui prati bagnati, per cui osserviamo velocemente dall’esterno (non ci pare neanche che valga granché la pena) e andiamo via. Sulla strada troviamo una biscuiterie, dove ci fermiamo ad acquistare i tipici biscotti bretoni da portare ai nostri cari. Ci attende un lungo viaggio per ritornare verso Beauvais e decidiamo di spezzarlo tra oggi e domani, facendo tappa in località intermedie. All’ora di pranzo arriviamo sotto la pioggia a Chateaugiron, piccolo paese con un bel castello, dove pranziamo in una galeterie del centro. Andiamo poi a Vitré, famosa per il suo castello e per le belle case a graticcio, ma non ci soffermiamo troppo perché il tempo continua a non migliorare. Alla fine giungiamo a Fougères, dove scegliamo l’hotel “Les voyageurs” in Place Gambetta per pernottare (costo 56 euro + 6 di parcheggio custodito), visto che di chambres d’hotes neanche l’ombra! E’ una città vera e propria, addio paesini caratteristici e famiglie ospitali! Il centro di Fougères non ci esalta, non è brutto, ma non è neanche all’altezza di quello che abbiamo visto finora. Sarà perché piove e il sole fa vedere tutto più bello, ma restiamo delusi. Cominciamo a guardare dove potremo cenare la sera e ci accorgiamo che non ci sono locali caratteristici. Sulla nostra guida viene segnalato come tipico il ristorante del nostro hotel, dove ceneremo visto che non abbiamo alternative migliori. Il servizio è elegante, la cucina creativa (stile nouvelle cuisine) e mangiamo bene. Poi ci tuffiamo a nanna.
Sabato 24/9. Ultimo giorno di vacanza, stasera si parte per tornare a casa. Ci attende un altro lungo tragitto verso l’aeroporto e passiamo la giornata a percorrere la via del ritorno. La prima tappa è Rouen, che avevamo appositamente saltato all’andata. La visitiamo sotto il sole e ci appare una bella grande città, diventata famosa per la morte sulla pubblica piazza di Giovanna d’Arco. Le hanno dedicato una chiesa moderna in pieno centro, con una croce che simboleggia il punto esatto in cui fu arsa viva. Molto belle da vedere sono anche la cattedrale di Notre Dame, dove è sepolto Riccardo Cuor di Leone, e la Torre dell’Orologio. Le vie del centro sono affollate di turisti e di persone che passeggiano per lo shopping. Nel pomeriggio ci avviamo verso Beauvais città e giriamo un po’ prima di andare in aeroporto per l’imbarco, fissato in tarda serata. In conclusione, il viaggio ci ha soddisfatto, i posti valgono la pena di essere visti e penso che l’ideale sia un soggiorno come abbiamo fatto noi: presso le accoglienti chambres d’hotes di famiglie gentilissime. Ah, dimenticavo di dire che settembre è considerato uno dei mesi migliori per il clima, incredibile ma vero!