Nel cuore della Spagna c’è l’incredibile città murata, ed è un capolavoro che richiama visitatori da tutto il mondo

Un percorso alla scoperta di Ávila, la città celebre per le sue antiche fortificazioni e punto di partenza per scoprire le meraviglie della Valle del Corneja
Stefano Maria Meconi, 22 Mag 2025
nel cuore della spagna c’è l’incredibile città murata, ed è un capolavoro che richiama visitatori da tutto il mondo

Un misto tra Game of Thrones, un documentario di Alessandro Barbero e l’estasi (spirituale e artistica) di un capolavoro del Bernini. Sono i tre volti in uno di Ávila, per definizione il simbolo di una Spagna che rifugge le folle di turisti o il lato mondano delle spiagge e si fa introspettiva, calma, straordinariamente tradizionale. La si trova a un centinaio di chilometri a nord di Madrid, a un’altitudine davvero ragguardevole di 1131 m s.l.m., la stessa che troveremmo toccando le strade e i percorsi di montagna dei (non lontani) Pirenei. Qui, però, c’è la Meseta Norte, nel cuore di quella Castilla y León che è il cuore tradizionale della Spagna.

Una tradizione che si esprime, in quest’angolo del paese, attraverso un sapiente mix di offerta culturale e gastronomica da scoprire attraverso la strada culturale e gastronomica per Avila e Bonilla de la Sierra, un percorso da compiere in 2 giorni che include il soggiorno in un parador, magnifiche strutture storiche dove l’accoglienza e il pernottamento fanno rima con tradizione. Il Parador de Ávila, infatti, è situato all’interno del Palacio de Piedras Albas, un complesso rinascimentale al cui interno scopriamo un’architettura fatta di pavimenti in pietra viva, letti a baldacchino e strutture risalenti al XVI secolo, nel pieno del Rinascimento spagnolo. Nel Parador, che ospita anche una magnifica torre merlata e incantevoli giardini, il vero lusso è fatto da momenti di silenzio, esperienze gastronomiche d’eccellenza basate su ricette e prodotti regionali e sul sapiente mix tra antico e moderno.

parador de avila

Ma prima di lasciarci cullare dal relax, ci aspettano due giorni di puro urban exploring, passeggiando per i centri storici di Ávila e Bonilla de la Sierra e percorrendo gli incontaminati paesaggi naturali della Valle del Corneja.

In evidenza

Giorno 1: ad Ávila, dove santi e militari si incontrano

avila, mura medievali

L’abbiamo citato a inizio di questa narrazione, Gian Lorenzo Bernini, che tra il 1645 e il 1652 scolpì una delle sue opere più celebri, l’Estasi di santa Teresa d’Ávila. Proprio della città castigliana è originaria Teresa del Gesù, una suora vissuta nel corso del Cinquecento che diede una profonda scossa morale e spirituale alla Chiesa nel periodo della Controriforma. Per larga parte della sua vita, è proprio Ávila a farle da contorno, questa città che fu fenicia, greca, romana, araba e, a partire dal 1088, cristiana e spagnola.

Proprio a quel periodo risalgono le iconiche mura di cinta, che definiscono un contorno di forma simil-rettangolare lungo 1700 metri intorno alla città antica, e che sono rese ancor più impattanti allo sguardo (e funzionali per la difesa) dalla presenza di numerose torri di osservazione a intervalli regolari, quasi a voler mantenere lontani i nemici semplicemente con lo sguardo. Su di esse, poi, si innestano nove aperture, varchi verso la scoperta di una città che è una bolla lontana dallo scorrere inesorabile del tempo.

Le innumerevoli, e iconiche architetture religiose di Ávila ruotano intorno a tre luoghi simbolo per la città: la Cattedrale, il Monastero Reale di Santo Tomás e il convento di Santa Teresa, quest’ultimo che ha inglobato la casa natale della religiosa vissuta nel XVI secolo.

avila

Esempio più antico e riconoscibile del gotico spagnolo, la Cattedrale di Ávila viene costruita nel corso del periodo medievale, dapprima con richiami romanici e in seguito, grazie all’opera del maestro Fruchel, orientandosi vero uno stile molto diffuso anche nel resto d’Europa, che si avvale di grandi volumi e tensione verso l’alto per ispirare la fede. Tra pale d’altare, dipinti e lo straordinario sepolcro in alabastro di El Tostado, è uno dei luoghi imperdibili della città.

Più recente, essendo stato costruito a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento, è il Monastero Reale di Santo Tomás, dove ritroviamo influenze dell’architettura mudéjar, le stesse che hanno spinto verso la scelta, per questo complesso religioso, di ospitare l’importante collezione del Museo di Arte Orientale di Ávila.

Le cose da vedere in città non finiscono qui: dalla Basilica di San Vicente al Museo del Monastero della Encarnación, fino ai numerosi musei civili e religiosi che ripercorrono la vita di santa Teresa del Gesù, la città incarna alla perfezione lo stile di quest’angolo di Spagna tutto da esplorare.

Giorno 2: Bonilla de la Sierra, la perla di montagna della Castilla y León

bonilla de la sierra

Ci vivono meno di 200 persone, praticamente le stesse che trovereste in un grande condominio di qualsiasi città, ma Bonilla de la Sierra è uno di quei luoghi che vale la pena scoprire, dedicando qualche ora a un pueblecito le cui radici affondano nel ritrovamento di altari rupestri dell’epoca neolitica. È tuttavia nel XIII secolo, su impulso della potente diocesi abulense e con la ricostruzione del castello, che il paese acquista una certa rilevanza. La scelta di Juan II de Castilla di vivere nel maniero cittadino pone Bonilla de la Sierra sulla mappa storica della Spagna, nella quale rimane stabilmente anche oggi.

Non è un caso che venga definita, senza falsa modestia, el asombro del viajero, lo stupore del viaggiatore, un piccolo angolo di Medioevo conservatosi pregevolmente fino al giorno d’oggi dove insistono edifici a graticcio (uno stile architettonico tipico dell’alta Francia, Germania e Belgio) e portici, all’interno di un reticolo urbanistico ordinato, seppure con alcune storture tipiche dello sviluppo “disordinato” che caratterizza l’architettura antica. Di particolare impatto visivo è la grande Cruz de Bonilla de la Sierra, un crocifisso in pietra scolpita al centro della Plaza Mayor, prospiciente l’imponente Collegiata di San Martino di Tours.

bonilla de la sierra

Il viaggio che conduce a Bonilla de la Sierra passa attraverso la Valle del Corneja, che prende il nome dal fiume, filo azzurro che alimenta e arricchisce un territorio multicolore e multiforme, perfetto per chi ha piacere di riconnettersi all’idea di un turismo rurale, che alcuni non oserebbero a definire “secondario”. Per contro, questa valle non deve sentirsi seconda a nessuna, e lo fa con la giustapposizione armonica di siti naturali e storici, di chiese e mulini, di piccoli borghi e di inaspettate opere artistiche, come quelle di Benjamín Palencia, il Van Gogh di Villafranca, che proprio a Villafranca de la Sierra trovò sede e ispirazione per tanti suoi lavori, che richiamano lo stile del maestro nederlandese.

Tanti i paesini da scoprire all’insegna di case, palazzi e chiese in pietra, di una accoglienza semplice e pura, come Hoyorredondo, Malpartida de Corneja o Piedrahíta, dove le persone del luogo si dedicano alla pesca sportiva nelle limpide acque del fiume Corneja.



Leggi ancheLeggi gli altri diari di viaggio