Turchia fai da te 2

Tour classico... Istanbul, Cappadocia, Pamukkale e mare
Scritto da: Vagabonda
turchia fai da te 2
Partenza il: 29/07/2012
Ritorno il: 13/08/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Dopo alcuni ripensamenti e cambiamenti di destinazione, anche quest’anno il mio ragazzo Luca ed io (Francesca) decidiamo la méta del nostro viaggio estivo: Turchia.

Come sempre, il tutto viene organizzato mediante l’amatissimo fai-da-te, evitando pacchetti organizzati e passando i mesi precedenti a studiare minuziosamente le varie tappe del viaggio e spulciando siti, guide e diari di viaggio.

Essendo la nostra prima volta in Turchia, decidiamo di seguire l’itinerario più classico: Istanbul (4 giorni), Cappadocia (4 giorni), Pamukkale (1 giorno). A conclusione del tour, per ricaricare le batterie dopo i 10 giorni di tour e in previsione di un lungo anno di lavoro, scegliamo di fermarci 5 giorni vicino a Bodrum per un po’ di relax al mare.

Quello che segue è il lunghissimo resoconto di quanto da noi visto e vissuto durante i 16 giorni passati nella terra dei sultani.

29 Luglio 2012

Il nostro viaggio comincia dall’aeroporto di Bologna, la nostra città. Dopo aver fatto il check-in online, ci dirigiamo verso i banchi Alitalia (volo Bologna-Istanbul con scalo a Roma € 362,50) per stampare le carte d’imbarco; tutto funziona alla perfezione e in neanche 2 minuti siamo belli checkinati. Il volo per Roma, operato da Carpatair, dura meno di un’ora e alle 16:00 siamo a Fiumicino… Ora non ci resta che far passare in qualche modo le successive 5 ore in vista del Roma-Istanbul (forse abbiamo esagerato, ma visto il periodo di altissima stagione abbiamo preferito non rischiare e tenerci un bel po’ di margine tra un volo e l’altro). Gironzoliamo quindi per l’aeroporto alla ricerca di una qualche tv che trasmetta immagini delle Olimpiadi di Londra, visitiamo i negozi duty free, sgranocchiamo qualcosa al fast food e finalmente si fanno le 21:10, ora di imbarco. Anche questo volo è perfettamente puntuale e alle 01:00 ora locale (+1 ora rispetto all’Italia) siamo a Istanbul; ci dirigiamo verso il controllo passaporti: io viaggio con la sola carta d’identità (mi viene consegnato un foglio con il timbro della data d’ingresso che verrà poi ritimbrato con la data d’uscita) e Luca col passaporto; fate attenzione perché, a quanto abbiamo letto, la Turchia è uno dei pochi Paesi europei che non riconosce la carta d’identità italiana col timbro di proroga.

Terminato il controllo andiamo verso il ritiro bagagli, per recuperare le valigie imbarcate a Bologna. Siamo un po’ in apprensione quando vediamo che l’ufficio del “Lost & Found” è letteralmente invaso di valigie buttate alla rinfusa, ma tiriamo un sospiro di sollievo quando vediamo le nostre apparire sul rullo. Usciamo dall’aeroporto e troviamo ad attenderci un addetto del nostro albergo, lo Zeynep Sultan Hotel (prenotato direttamente dal sito dell’hotel, camera matrimoniale per 5 notti con colazione € 271,00). Abbiamo deciso per questo albergo proprio perché, a fronte di un soggiorno di almeno 3 notti, nel prezzo della camera era compreso un trasferimento gratuito da o per l’aeroporto di Ataturk; visto l’orario di arrivo ci è sembrata una grossa comodità.

Tra la fila per il controllo, l’attesa dei bagagli e il tragitto di circa 40 minuti tra l’aeroporto e l’hotel, arriviamo a destinazione quasi alle 2:30; il portiere di notte ci accompagna verso la nostra stanza al piano terra, non molto grande ma pulita, con aria condizionata (fondamentale) e bagno privato. Buonanotte!

30 Luglio 2012

Nel cuore della notte mi sveglia il canto del muezzin (Luca non se ne accorge nemmeno): nonostante le finestre chiuse, sembra di averlo in camera; l’albergo infatti è attaccato ad una moschea, la Zeynep Sultan Camii per l’appunto. Bè, in fin dei conti siamo a Istanbul, ce lo aspettavamo! Alle 8:00 suona la sveglia e saliamo a fare colazione nella terrazza dell’hotel che si affaccia direttamente su Aya Sofia. Bello! La colazione comprende i grandi classici continentali (thé, caffè, latte, yogurt, succo di frutta, pane, marmellata, crema al cioccolato, burro, cereali, frutta, salumi, formaggi) e turchi (uova sode, cetrioli, olive e pomodori).

La nostra prima destinazione è il Palazzo Topkapi e il relativo Harem. Prima di partire avevamo acquistato su Internet, dal sito muze.gov.tr, due Museum Pass. Si tratta di una tessera che costa 72 TL, della durata di 72 ore dal primo utilizzo, che consente l’ingresso al Topkapi + Harem, Aya Sofia, Chiesa di Chora, Museo Archeologico, Museo dei Mosaici e Museo delle Arti Islamiche. Dopo l’acquisto su internet, via mail ci è stato chiesto in quale albergo avremmo alloggiato e al nostro arrivo a Istanbul abbiamo trovato la busta con le card ad attenderci in hotel; l’abbiamo trovato molto comodo sia dal punto di vista economico (visitando anche solo alcuni dei musei compresi nel pass si risparmia parecchio sui biglietti d’ingresso singoli), sia perché consente di saltare le file agli ingressi. Al Topkapi noleggiamo quindi un’audioguida per 30 TL (ci sono due auricolari separati quindi si può prendere un’audioguida in due) per il palazzo e l’harem e iniziamo la visita. Il palazzo e l’harem sono davvero maestosi e la vista sul Bosforo dalle terrazze e dai cortili interni magnifica.

Usciamo dal palazzo che è quasi l’ora di pranzo e ci dirigiamo alla vicina Moschea Blu; lungo la strada il muezzin comincia a cantare, è l’ora della preghiera quindi le visite turistiche per circa 1 ora non sono consentite.

Vista l’ora, ne approfittiamo per andare in Divan Yolu Caddesi alla ricerca del Tarihi Sultanahmet Koftecisi, che pare una vera e propria istituzione in materia di kofte (polpette). Entriamo e, oltre a gruppi di turisti, notiamo alcuni tavoli occupati da gente del posto (ma non è Ramadan?!): bene! Ci sfamiamo con due piatti di polpette, un’insalata mista con fagioli, due acque e una Coca Cola (35 TL).

Riprendiamo il nostro giro con la visita alla Cisterna Basilica, a pochi passi da lì; l’ingresso costa 10 TL a testa e non è incluso nel Pass. E’ veramente piacevole estraniarsi per un attimo dal clima torrido della città visitando questa incredibile struttura di epoca romana; le luci soffuse, i pesci che nuotano nella gigantesca vasca (alcuni sono davvero obesi grazie ai turisti che li rimpinzano) e la musichetta di sottofondo rendono la visita davvero irrinunciabile.

Terminata la visita usciamo e torniamo verso la Moschea Blu; la preghiera è terminata e possiamo entrare. Naturalmente ci fanno togliere le scarpe (è possibile lasciarle nelle scarpiere all’ingresso oppure portarle con sé nelle sportine che vengono distribuite all’esterno) e a me fanno coprire le braccia e le gambe e non la testa… succederà l’esatto contrario in tutte le altre moschee che visiteremo nei prossimi giorni. Io portavo sempre con me una pashmina, ma fuori da tutte le moschee vengono distribuite stoffe e foulard aventi la medesima funzione. La moschea è gigantesca e l’atmosfera che vi si respira all’interno è davvero magica; i tappeti che ricoprono i pavimenti attutiscono ogni rumore e le vetrate istoriate e le maioliche sui toni del blu contribuiscono a creare una luce meravigliosa.

Una volta usciti, facciamo un giro lungo l’antico Ippodromo romano, confinante con la moschea, del quale, oltre alla tipica forma a ellissi allungata, rimangono solo 2 obelischi e la colonna serpentina. Su uno dei lati lunghi c’è un mercatino con bancarelle di “antichi sapori”, ci fermiamo ad un chiosco e ci prendiamo due sciroppi di frutta (uno al tamarindo e uno al limone) per 5 TL. Buonissimi!

Prima di tornare all’albergo facciamo un’ultima passeggiata lungo il Sogukcesme Sokak, una via acciottolata particolarmente pittoresca che corre lungo il confine tra Aya Sofia e il Palazzo Topkapi.

Dopo una doccia, usciamo per la serata: eravamo (anzi, lo ero soprattutto io…) curiosi di vedere una cerimonia dei Dervisci Rotanti, e avevamo prenotato tramite il sito dell’Hodjapasha Culture Center per una serata di danza Sema… non fatelo! Sapevamo che sarebbe stato uno spettacolo ad uso e consumo dei turisti che poco aveva a che fare con le vere danze Sema, ma non immaginavamo che fosse così terribilmente noioso!! O forse non siamo riusciti a comprendere appieno il significato della danza… 100 TL buttati letteralmente al vento, l’unica cosa per cui è valsa la pena passare un’ora a lottare con la gravità che imponeva alle palpebre di “calare” (ma qualcuno vicino a noi ha ceduto al richiamo della natura e ha russato per lunghi minuti) era la struttura nella quale si è svolta la danza, un Hammam di circa 500 anni fa riadattato a centro culturale. Prima dello spettacolo abbiamo fatto una veloce puntatina alla vicina stazione dei treni di Sirkeci, ultima fermata del celebre Orient Express; degli antichi fasti rimane qualche traccia qui e là (pareti rivestite di ceramica, graziosi lampioncini in stile Liberty).

Dopo un’ora di cotanta sacralità, abbiamo bisogno di un po’ di profano. A piedi, attraversiamo il Ponte di Galata dal piano superiore (in quello inferiore si susseguono ristoranti di pesce) e ammiriamo le moschee e i ponti illuminati. Per la cena andiamo verso Istiklal Caddesi, una zona consigliata dalla guida a scapito di Sultanhamet. Ci infiliamo in Nevizade Sokak e immediatamente veniamo aggrediti dai “butta dentro” dei ristoranti. Ci sembrano tutti molto simili e decidiamo che entreremo nel primo in cui non ci sia un cameriere che ci corre incontro con il menù spalancato. Stiamo quasi per perdere la speranza quando, alla fine della strada, passiamo davanti a una meyhane dove veniamo “ignorati”: Imroz; ci piace! Saliamo al piano superiore e ci vengono proposte una serie infinita di meze (antipastini misti freddi o tiepidi). Ne proviamo diversi, le porzioni sono talmente generose che ci sfamiamo così, spizzicando qui e là. Alla fine il conto è di 75 TL… sarà il pasto più caro di tutto il nostro viaggio.

Terminata la cena, gambe in spalla rifacciamo la strada di prima e ritorniamo a piedi verso Sultanahmet.

31 Luglio 2012

La prima tappa di oggi è Aya Sofia che ieri era chiusa (fate attenzione ai giorni di chiusura dei monumenti che ignorano alta e bassa stagione… la maggior parte sono chiusi il lunedì, il Topkapi il martedì). Anche questa struttura è grandiosa e ci lascia a bocca aperta. Saliamo al piano superiore dove si trova una galleria di mosaici e da cui si può gode una vista strepitosa di questa antica chiesa, trasformata poi in moschea ed infine in museo. Da alcune finestrelle si intravvedono la cupola e i minareti della moschea blu, che si trova esattamente di fronte. All’esterno di Aya Sofia, raggiungibili da una via accanto all’ingresso, si trovano le tombe di alcuni sultani e delle loro famiglie, divise in 5 mausolei.

L’idea oggi è di visitare la chiesa di San Salvatore in Chora, che si trova piuttosto al di fuori delle rotte turistiche. Raggiungerla a piedi è impensabile, andiamo quindi verso il molo di Eminonu da cui, oltre ai traghetti, partono anche moltissime linee di autobus. Vorremmo fare la Istanbul Kart, una tessera per i trasporti ricaricabile che costa 6 TL (che vengono rimborsate al momento della restituzione della tessera) e consente un po’ di sconto sulle corse singole. Proviamo a capire dove è possibile ottenerla ma nessuno sembra saperne nulla. Chiediamo agli uffici turistici e alle biglietterie ma abbiamo solo risposte vaghe. Dopo aver percorso la zona in lungo e in largo ci rassegnamo ad acquistare i biglietti singoli; prima di iniziare il giro pomeridiano ci fermiamo ai piedi del Ponte di Galata per un classico panino al pesce acquistato dalle chiatte sul molo: paghiamo 12 TL per due panini belli grandi ripieni di pesce e verdura e due acque. Appena finito il pranzo ci giriamo e a due passi da noi c’è un chiosco con la scritta a caratteri cubitali “Istanbul Kart”: prima non l’avevamo vista, forse eravamo annebbiati dalla fame?! Ne prendiamo una (si può usare in due) e la carichiamo con 10 viaggi per 23 TL (la corsa singola costa 3 TL). Prendiamo il tram e scendiamo a Edirnekapi, seguiamo le indicazioni e giungiamo alla chiesa di Chora dopo aver dato uno sguardo alle antiche mura della città; i mosaici in questa chiesa sono effettivamente molto belli, vale la pena venire fin qui per visitarla.

Torniamo verso la zona più centrale e concludiamo la giornata dedicata ai mosaici con la visita all’imboscatissimo Museo dei Mosaici che si trova all’interno del Bazar Arasta.

Usciti, ripassiamo dal mercatino dell’ippodromo e prendiamo due limonate per 5 TL: sarà che siamo accaldati e assetati, ma ci sembrano squisite, le migliori limonate che abbiamo mai assaggiato!

Per concludere la giornata, rientrando in albergo facciamo una passeggiata lungo il Parco Gulhane.

Per cena, prendiamo il tram e poi la funicolare fino a Piazza Taksim. Da lì scendiamo lungo Istiklal Caddesi alla ricerca di un locale dove mangiare un kebab. In una piccola traversa di Istiklal ne notiamo uno dove gli unici clienti sono turchi. Ci fidiamo della gente del posto e non sbagliamo: per due adana kebab con contorno di riso e insalata fresca, un’acqua, una birra e un çai spendiamo appena 28 TL. Siamo pieni da scoppiare, lungo Istiklal ci fermiamo a lungo ad osservare un gruppo di bravissimi artisti di strada che suonano muovendo delle marionette; all’inizio del ponte di Galata riprendiamo il tram fino a Sultanhamet e ci infiliamo a letto.

01 Agosto 2012

Questa mattina il cielo è grigio e cade anche qualche goccia. Per tutta la mattinata si susseguono brevi acquazzoni a sprazzi di sole, facendo impennare il tasso di umidità a livelli inimmaginabili; poco male, oggi avevamo comunque deciso di lanciarci nella visita dei Bazar. Partiamo dal Gran Bazar, al quale accediamo dall’ingresso posto vicino alla colonna Çemberlitas. Non siamo a Istanbul per fare shopping quindi non compriamo nulla; la struttura del Bazar è comunque molto bella, con archi e pareti rivestite di maioliche. Usciti dal Gran Bazar ci dirigiamo verso il Bazar delle spezie, i cui profumi ci investono già da alcuni metri di distanza, dove invece acquistiamo qualche bustina di spezie e infusi; senza che noi lo chiedessimo, i negozianti ci preparano delle pratiche confezioni sottovuoto, comodissime e perfette per viaggiare.

Dal Bazar delle spezie ci dirigiamo verso la Suleymaniye Camii, che si trova a poca distanza. La moschea, che sorge su una collinetta e quindi è ben visibile da diversi punti della città, è davvero maestosa; è inoltre una delle poche nel cui complesso sono ancora visibili e funzionanti i servizi pubblici che tradizionalmente sorgevano attorno ad ogni moschea (scuole, mensa per i poveri, hamam, ospedale…). Anche qui si fa l’ora della preghiera e noi ne approfittiamo per riempire lo stomaco. Scegliamo un localino in una delle viuzze adiacenti alla moschea; ad un tavolo sono seduti ragazzi e ragazzi con la divisa dell’università, che si trova a pochi passi da lì, che evidentemente si godono la pausa pranzo. Come sempre, fidarsi degli indigeni è buona cosa: prendiamo un adana kebab, un şiş tavuk, un’acqua e una coca per 18 TL.

Riprendiamo il giro allontanandoci sempre più dalla zona più turistica; la prima tappa del pomeriggio è la magnifica Rustem Pasa Camii, dopodiché andiamo verso l’acquedotto di Valente e ci dirigiamo alla Fatih Camii. Siamo nel quartiere di Fatih ed è giorno di mercato, quindi le vie adiacenti la moschea, e la moschea stessa, sono invase da gente del luogo. Qui c’è un’alta concentrazione di donne velate, tantissime indossano un lungo abito nero che lascia scoperti solo gli occhi; vediamo però anche gruppetti con donne velate che fanno la spesa insieme a donne vestite all’occidentale. Ci avviciniamo alla moschea ma non è ben chiaro se si possa visitare; proviamo a chiedere a un addetto all’esterno che però non parla inglese e ci fa qualche gesto incomprensibile. Non ci sembra comunque il caso di insistere visto che, a dare un’occhiata in giro, siamo gli unici turisti e non ci piace essere invadenti. La passeggiata ci è piaciuta comunque moltissimo visto che ci ha dato la possibilità di scoprire una zona diametralmente opposta a quella di Sultanhamet da cui, a quanto pare, un’altissima percentuali di turisti non esce mai.

Tornando verso l’albergo visitiamo la Yeni Camii a Eminonu, dopodiché ci concediamo un dolcetto da Hafiz Mustafa, sempre nella zona di Eminonu; è difficilissimo scegliere perché i dolci esposti sono tutti decisamente invitanti, alla fine optiamo per una specie di profiteroles immerso nel cioccolato fuso e ben 3 limonate per 17 TL.

Dopo una doccia rigenerante (abbiamo camminato veramente tanto, e Istanbul si estende su 7 colli quindi è un continuo saliscendi) usciamo con l’idea di prenderci un aperitivo nella parte bassa del Ponte di Galata; purtroppo anche qui veniamo aggrediti dai ristoratori quindi proseguiamo. E’ quasi il tramonto quando giungiamo ai piedi della Torre di Galata: decidiamo di spendere la folle cifra di 24 TL per salire a vedere il panorama. La vista sul Bosforo e sul Corno d’Oro è spettacolare, peccato che il sole sia tramontato non sulle moschee della città vecchia ma su una sorta di zona industriale… Usciti, continuiamo a salire lungo Istiklal e torniamo a Nevizade Sokak; visto il profiteroles del tardo pomeriggio non siamo così affamati quindi optiamo per un semplice pub dove prendiamo un doner kebab, un hamburger con patatine, un’acqua e una birra per 26 TL.

02 Agosto 2012

Oggi è il giorno della crociera sul Bosforo. Dopo colazione ci rechiamo quindi a Eminonu dove facciamo i biglietti per il traghetto che parte alle 10:30. Il tour completo (25 TL a testa andata e ritorno) dura circa 6 ore, di cui 3 complessive di navigazione e 3 di sosta ad Anadolu Kavagi. Noi decidiamo di fare la sola andata (15 TL) e tornare indietro in autobus: non ci va infatti di stare fermi 3 ore in quello che promette di essere un trappolone per turisti (facile previsione che si rivelerà azzeccata) e poi dopo aver fatto 1h30’ di navigazione all’andata ci sembra inutile ripetere il medesimo percorso anche al ritorno. Secondo la Lonely Planet, rientrare alla base coi mezzi pubblici è piuttosto semplice… scopriremo sulla nostra pelle che non è esattamente così.

Il traghetto salpa puntuale e si dirige verso il Mar Nero facendo alcune soste lungo il percorso. Pochi minuti dopo la partenza passiamo davanti al Palazzo Dolmabahçe, che di sicuro meriterebbe una visita; proseguendo, costeggiamo una zona sulla sponda asiatica con ville hollywoodiane dotate di moli privati e yacht, superclub, alberghi e ristoranti particolarmente lussuosi. Dopo la sosta a Kanlica, un cameriere passa con lo yogurt tipico della medesima località; ne assaggiamo uno (3 TL) e, nonostante la bustina di zucchero che ci viene data per addolcirne il sapore (ma a quanto ci hanno detto i turchi non aggiungerebbero mai lo zucchero allo yogurt) ci sembra poco più saporito di un classico yogurt al naturale.

A mezzogiorno finalmente arriviamo a destinazione; Anadolu Kavagi è un minuscolo villaggio che evidentemente vive della quotidiana sosta del traghetto da Istanbul: ci sono infatti più ristoranti che persone! Noi non abbiamo intenzione di fermarci a mangiare qui, quindi ci incamminiamo verso il castello posto alla sommità del paese. La passeggiata è ripida e il “sentiero” passa attraverso vari bar e ristorantini. Nonostante il caldo e il sole a picco, non ci lasciamo corrompere e proseguiamo il cammino fino alla sommità della collina. All’arrivo, veniamo ripagati da una piacevole brezzolina e da una vista meravigliosa sul Mar Nero. Al castello, oltre a parecchi turisti, ci sono un cane che guarda assorto verso l’infinito e quella che pare una famiglia di turchi che intona dei canti.

Dopo esserci riposati a dovere, scendiamo di nuovo verso il paese e andiamo nella piazzetta dove è fermo un autobus. Chiediamo all’autista se andrà a Beykoz: risposta affermativa; i biglietti si fanno direttamente a bordo (4 TL). Pochi minuti dopo partiamo, sarà la stanchezza ma addirittura mi addormento sul sedile finché Luca non mi sveglia: alla prossima fermata dovremo scendere. A Beykoz capiamo che rientrare a Istanbul non sarà così semplice: non c’è traccia della linea che, secondo la Lonely Planet, ci dovrebbe portare dritta dritta a Piazza Taksim. Chiediamo informazioni e un ragazzo gentilissimo ci scrive un biglietto con l’autobus che dovremo prendere e la nostra destinazione (un posto dal nome lunghissimo e impronunciabile che ora non ricordo). Attendiamo qualche minuto alla fermata e l’autobus arriva; qui abbiamo un problema: la nostra Istanbul Kart è esaurita e non c’è un posto dove ricaricarla. Chiediamo all’autista come possiamo fare e lui “obbliga” una signora che è salita con noi a timbrare la sua tessera per noi (ovviamente la rimborsiamo). Notiamo che questa pare una prassi consolidata visto che più o meno a tutte le fermate sale qualcuno che chiede ai passeggeri a bordo di timbrare per lui.

Passiamo attraverso vari paesini, l’uno attaccato all’altro, che sembrano classiche località di vacanze: c’è infatti un lungomare che li attraversa tutti, su cui si affacciano fast-food, sale giochi, bar e ristoranti. Dopo un po’ il bus va verso l’interno ed entra in una specie di autostazione. Si ferma a una pensilina dove è scritta la località che il ragazzo a Beykoz ci ha indicato sul foglietto… siccome fino a quel momento sulle pensiline degli autobus era indicato il nome della fermata, scendiamo. Immediatamente ci rendiamo conto che abbiamo sbagliato: quella indicata infatti era la destinazione! Ovviamente l’autobus riparte lasciandoci a piedi. Qui riusciamo almeno a ricaricare la Card e poco dopo prendiamo un altro autobus che, dopo aver riattraversato il Bosforo, ci riporta in Europa e a Istanbul.

Sono ormai le 15 passate, siamo affamati e abbiamo bisogno di un bagno; seppur a malincuore, decidiamo di entrare in un tipicissimo… Mac Donald, dove prendiamo due menù per 16 TL; a pochi passi da lì c’è la stazione della metro per Piazza Taksim.

Tirando le somme, il rientro dalla crociera via terra può essere piacevole perché dà la possibilità di vedere posti non toccati (o toccati molto poco) dal turismo di massa; ma in termini di comodità, e anche di soldi spesi per i vari autobus, non ne vale esattamente la pena…

Finalmente vediamo Piazza Taksim e Istiklal Caddesi alla luce del giorno. Notiamo che, più o meno a metà di Istiklal, sorge una grande chiesa cattolica… nelle sere precedenti non l’avevamo vista. Attraversiamo il Ponte di Galata e andiamo a riconsegnare la Istanbul Kart; ci vengono restituite le 6 TL di deposito ma, a differenza ad esempio della Oyster Card londinese, non il credito residuo… Poco male, ci saranno state sì e no 3-4 TL.

Ci dirigiamo a questo punto verso la Suleymaniye Camii per la sospirata ultima tappa del nostro soggiorno a Istanbul: l’hamam. Dall’Italia abbiamo infatti prenotato un bagno turco in uno dei pochi hamam misti (riservato a coppie o famiglie), per l’appunto il Suleymaniye Hamam che si trova a pochi passi dall’omonima moschea.

L’intero percorso dura circa 90 minuti (35 € a testa) e comprende bagno turco, peeling e massaggio col sapone. Appena arrivati ci viene offerto un buonissimo çai alla mela, poi veniamo accompagnati al nostro spogliatoio dove ci sono un reggiseno, un pantaloncino e un telo per me, e un pantaloncino e un telo per Luca. E’ possibile lasciare tutte le proprie cose nella cabina assegnata visto che la chiave è appesa a un braccialetto che rimane al cliente. Entriamo nel bagno turco: c’è un piano di marmo su cui ci si può sdraiare e agli angoli ci sono varie doccette e fontanelle con cui è possibile rinfrescarsi. La struttura dell’hamam è davvero suggestiva: è infatti stata progettata quasi 500 anni fa dall’architetto Sinan. Dopo un po’, veniamo chiamati per il peeling, il massaggio vero e proprio e lo scrub: bellissimo! Dopo circa 30 minuti di “botte” (i massaggiatori sono tutti uomini e il massaggio è piuttosto “energico”) veniamo avvolti negli asciugamani e veniamo condotti in un’altra stanza dalla temperatura un po’ più bassa dove lentamente riprendiamo le forze. Qui si può ordinare qualcosa da bere, non compreso nel costo dell’hamam.

Torniamo verso l’albergo attraversando vie completamente deserte… sono circa le 20:30, dove si sono nascosti tutti?! Dopo la doccia, usciamo per cena e visto che è già un po’ tardi decidiamo di fermarci a Sultanahmet. Ci sediamo in un locale in un angolo di Divan Yolu Caddesi dove ordiniamo 2 kebab, un’acqua e una coca per 32 TL… Luca in realtà aveva chiesto una birra ma il cameriere l’ha guardato scandalizzato dicendo “No beer, it’s Ramazan!”. Dopo cena andiamo nel parco tra la Moschea Blu e Aya Sofia, che è invaso da turchi che fanno dei veri e propri pic-nic; guardiamo per un po’ i giochi di luce della fontana danzante e andiamo a nanna… domattina si parte per la Cappadocia e la sveglia suonerà decisamente presto.

03 Agosto 2012

Come previsto, alle 05:20 siamo in piedi. Alle 06:00 infatti passerà a prenderci la navetta che, per 50 TL, ci porterà a Sabiha Gokcen. Avevamo valutato anche l’opzione taxi per Piazza Taksim + bus Havas, ma fatti due calcoli avremmo risparmiato pochissimo e ci saremmo dovuti alzare almeno un’ora prima. Al momento del check-out, visto che naturalmente avremmo “perso” una colazione, troviamo all’ingresso dell’hotel thé, caffè solubile, latte in polvere, acqua bollente e qualche tortina confezionata. Ulteriore conferma della gentilezza del personale dell’hotel, che consigliamo (il giorno prima il receptionist ci aveva anche fatto il check-in online e stampato le carte d’imbarco).

La navetta è puntualissima e fa alcune soste in altri alberghi della zona prima di dirigersi verso l’aeroporto nella parte asiatica della città. Alle 06:40 precise siamo a destinazione, perfettamente in orario per il nostro volo previsto per le 08:40 (Pegasus Airlines € 88,00). Al momento di imbarcare le valigie, siamo protagonisti di un “simpatico” siparietto: appoggiamo sul rullo il bagaglio da imbarcare, che rientra nei limiti di massimo 15 kg per valigia (i nostri per la precisione sono circa 14 + 13). A questo punto la hostess ci dice con aria convinta che dobbiamo pagare per il bagaglio a mano, perché “a sentimento” ha deciso che i nostri trolley da cabina pesano più di 8 kg ciascuno; rimaniamo un attimo perplessi finché lei non si convince a pesarli: ovviamente nessuno dei due raggiunge gli 8 kg e quindi possiamo andare tranquilli. Mah! Comunque partiamo puntuali e alle 10:00 precise siamo a Kayseri, l’aeroporto “low-cost” della Cappadocia.

Anche qui troviamo ad attenderci l’autista della navetta che, per altre 50 TL, ci porterà in hotel a Goreme. Questo transfert l’abbiamo prenotato tramite l’hotel di Goreme, pagando direttamente all’autista.

Dopo circa 1h30’ di viaggio arriviamo a Goreme. L’autista ci scarica proprio davanti all’hotel, l’Anatolia Cave Pension (camera doppia scavata nella roccia con colazione € 150,00 per 3 notti). Hotel ultra-consigliato: stanza enorme (per lo meno rispetto agli standard a cui siamo abituati) con letto matrimoniale, zona soggiorno con divano, 2 poltrone e tavolino, ulteriore letto singolo e, salendo alcuni gradini, bagno con doccia e vasca idromassaggio.

Appoggiamo le valigie e andiamo in “reception” (in realtà è la cucina nella quale vengono preparate le colazioni, il che contribuisce a rendere l’atmosfera ancora più familiare) dove Brit, la moglie di Bekir, il proprietario, ci illustra le 1000 attività che possiamo fare nella zona, ci dà una cartina dei sentieri (moooolto approssimativa, ma, come avevamo letto già su Internet e sulla guida, avremo modo di constatare che tutte le mappe sono più o meno così) e ci consiglia alcune passeggiate.

Si è già fatta tarda mattinata e non vediamo l’ora di cominciare a esplorare la zona. Iniziamo dall’Open Air Museum di Goreme, a circa 1 km dal centro della cittadina. Già lungo la strada constatiamo che siamo al centro di un paesaggio incredibile. I biglietti per il museo li avevamo già acquistati via Internet (30 TL), sempre dal sito muze.gov… In questo caso il risparmio non è in termini di denaro ma solo di tempo, in caso ci fosse fila all’ingresso. Così non è, forse anche perché è l’ora di pranzo e il sole picchia, e riusciamo a visitare il museo con tutta calma. Le chiese sono piuttosto rovinate ad eccezione della chiesa oscura, per la quale occorre pagare il biglietto a parte (8 TL a testa): lo consigliamo perché gli affreschi sono effettivamente molto belli. Subito fuori dal museo c’è un’altra chiesa che è possibile visitare con lo stesso biglietto del museo; quando passiamo noi, c’è un cancello chiuso e un custode che parla al telefono. Vedendoci interrompe la telefonata dicendo “Closed”. Chiediamo se riaprirà nel pomeriggio ma lui ripete semplicemente “Closed” e riprende a parlare al telefono. Peccato!

Ci fermiamo a mangiare in quello che viene chiamato “Bazar” di Goreme: in realtà è una fila di banchetti di souvenir e bar posta a pochissima distanza dal museo. Prendiamo due pancake ripieni di formaggio, un’acqua e una sprite per 15 TL.

Per il pomeriggio decidiamo di visitare la Red e Rose Valley, che secondo quanto ci ha detto Brit è una passeggiata che si fa tranquillamente in mezza giornata. Ci infiliamo nella valle e iniziamo a camminare fra rocce dalle forme più disparate, piccionaie e meravigliosi camini delle fate. All’inizio ci sono parecchie indicazioni ma, man mano che si va avanti, le indicazioni calano. Lungo il percorso facciamo la conoscenza di un’altra coppia di italiani e proseguiamo la passeggiata in 4. Incontriamo anche un ragazzo sordomuto che, a gesti, ci fa capire che vorrebbe farci da guida… Ringraziamo ma rifiutiamo. Nei giorni a venire scopriremo che tutti quelli con cui abbiamo modo di scambiare quattro chiacchiere hanno incontrato questo ragazzo, che sembra davvero dotato del dono dell’ubiquità!

La passeggiata intanto si fa impegnativa: scavalchiamo tronchi, passiamo attraverso tunnel, scale scavate nella roccia e una scala in ferro (rovente perché appoggiata a una parete di roccia in pieno sole) senza corrimano con alcuni pioli mancanti… Lungo la strada, qui e là, sono stati ricavati dei chioschi dove è possibile prendere qualcosa da bere e riposarsi un po’. Il paesaggio effettivamente è impagabile ma si fa tardi e… non sappiamo più dove siamo! Sono già passate le 19:00 quando incontriamo un’altra giovane coppia di nostri conterranei che ci dice che siamo piuttosto lontani da Goreme e ci offrono un passaggio visto che hanno la macchina nei paraggi. Io e Luca spudoratamente accettiamo mentre gli altri ragazzi proseguono a piedi. Li reincontreremo l’ultimo giorno e ci diranno che sono riusciti a tornare in paese dopo circa 1h30’.

Torniamo in hotel, ci godiamo per un po’ l’idromassaggio e usciamo per cena. Ci fermiamo da Silk Road Grill, uno dei locali lungo il canale, dove prendiamo un testi kebab (uno stufato con carne e verdure servito in un recipiente di coccio che viene rotto al momento di servirlo), un adana kebab, un’acqua e una birra per 37 TL. A fine cena ci viene offerto un ottimo çai alla mela e un caffè turco. I camerieri sono particolarmente simpatici, il cibo ottimo e abbondante e il conto irrisorio… consigliamo vivamente questo locale.

04 Agosto 2012

Oggi ci aspetta il South Tour, un’escursione guidata in varie tappe piuttosto lontane da Goreme (prenotato via Internet tramite il sito dell’Andromeda Tour, € 35,00 a testa compresi il pranzo e tutti gli ingressi). Facciamo colazione in hotel: qui, oltre alle solite cose, ci sono marmellate e baklava fatti in casa e borek al formaggio preparati al momento. Eccezionale!

Alle 09:30 dovrebbero passare a prenderci; attendiamo all’ingresso dell’albergo ma si fanno le 10:00 e non passa nessuno. Vado da Bekir a spiegargli la situazione e lui immediatamente chiama l’agenzia che fa mandare un ragazzo a prenderci: il tour è già cominciato e si erano dimenticati di noi. Il ragazzo che ci porta alla prima tappa è il nipote di Bekir e nei pochi minuti di strada ci racconta che è stato varie volte in Italia.

Abbiamo quindi già perso la visione del panorama da un punto sopra Goreme… Ce ne faremo una ragione. I pulmini dei tour sono tutti minibus da circa 15 posti, nel nostro siamo 8 italiani e 5 olandesi + il ragazzo che ci fa da guida e una bellissima bambina figlia dell’autista.

Ci dirigiamo subito verso la prima destinazione, il Monastero di Selime. Anche questo posto è davvero suggestivo, Luca si esalta e vuole scattare decine di foto alle rocce circostanti quando la guida racconta che il paesaggio è esattamente quello che si vede nei film di Star Wars… peccato che tutta la scenografia di Star Wars sia stata interamente ricostruita in studio perché la produzione non ha ottenuto i permessi per girare in quella zona.

Abbiamo circa mezz’ora libera per girare nel sito, ci divertiamo ad arrampicarci e infilarci nei vari anfratti delle chiese. Immediatamente al nostro gruppo capita il primo imprevisto: uno dei ragazzi olandesi si rompe… le infradito. Mi chiedo come si possa visitare questi luoghi in infradito ma tant’è… Non sarà né il primo né l’ultimo.

Risaliamo sul pulmino e ci dirigiamo verso la Valle di Ilhara, dove faremo una passeggiata di circa 3 km lungo il fiume fino a Belisirma. Lungo il percorso sono state scavate tantissime chiese rupestri ma la nostra guida ci “diffida” dal perdere tempo a visitarle quindi ci limitiamo a guardarle da fuori mentre proseguiamo il cammino. Più o meno a metà facciamo la prima sosta in un pittoresco bar con tavolini e divanetti appoggiati direttamente sull’acqua e collegati da passerelle di legno; ci sono anche alcune papere che attendono speranzose un po’ di cibo. La passeggiata si conclude a Belisirma, dove ci sono alcuni ristoranti che rifocillano le varie comitive. Il nostro ha i tavolini su una piattaforma sul fiume, anche questo molto carino. Per pranzo abbiamo una çorba di lenticchie e possiamo scegliere tra varie portate principali; noi propendiamo per le kofte, servite con contorno di insalata e riso… essendo tutto compreso nel prezzo dell’escursione, pensavamo peggio. Concludiamo il pasto con dei cubetti di cocomero e risaliamo sul pullman per la prossima attesissima tappa: la città sotterranea di Derinkuyu.

Arriviamo all’ingresso e la guida ci ricorda che questa tappa è sconsigliata a chi soffre di claustrofobia. In effetti, passando attraverso anfratti piuttosto angusti, scendiamo fino a 8 piani sotto il livello del suolo. Il luogo comunque merita assolutamente una visita, è incredibile pensare che qui dentro potevano vivere fino a 10.000 persone con il loro bestiame.

Da qui ripartiamo verso Goreme ma prima ci fermiamo in un altro punto panoramico da cui possiamo ammirare la Pigeon Valley. La gita si conclude con la visita a una fabbrica di onice a Uçhisar; in realtà, dopo una brevissima spiegazione sulle varie qualità di onice, andiamo direttamente al negozio che vende vari oggetti e gioielli… nessuno del nostro gruppo compra nulla. All’interno del negozio ci viene anche offerto il çai alla mela più insapore che abbiamo assaggiato.

Intorno alle 17:00 siamo di ritorno a Goreme; siccome è presto decidiamo di entrare nel sentiero che conduce alla Zemi Valley, che parte dalla strada che va all’Open Air Museum. A poca distanza c’è un’altra chiesa rupestre, chiamata la “Chiesa del Malocchio”. L’ingresso però costa 8 TL a testa, quindi ci limitiamo a guardarla da fuori.

Dopo esserci riposati un po’ in albergo, usciamo per cena e andiamo al Pide House dove per una buonissima pide con pollo, funghi e formaggio, un testi kebab, un’acqua e due calici di vino della Cappadocia paghiamo 48 TL. Ora a letto che domani ci aspetta un’altra levataccia.

5 Agosto 2012

Giù dalla branda alle 04:15: oggi abbiamo il tour in mongolfiera! La nostra compagnia è la Urgup Balloons e, prenotando tramite l’albergo, abbiamo pagato 110 € a testa anziché 150. In realtà, a quanto ci è parso di capire, quasi tutti gli alberghi hanno “convenzioni” con le varie compagnie ed è difficile capire quale sia il prezzo “reale” del volo; addirittura due ragazzi con cui abbiamo parlato, che hanno volato con la nostra stessa compagnia, hanno pagato 120 € in contanti (con carta di credito gli avevano chiesto 130 €!). Noi abbiamo pagato 110 € con carta di credito senza problemi…

Fuori dall’albergo, in attesa della navetta che ci porterà alla sede della Urgup Balloons, ci sono anche due ragazze italiane; memori dell’esperienza del giorno precedente, quando siamo stati dimenticati, siamo un po’ in tensione… Ma finalmente, quasi alle 05:00, arriva il minibus; la compagnia ha sede a neanche 200 m dall’albergo, se fossimo andati a piedi avremmo guadagnato qualche prezioso minuto di sonno!! Facciamo colazione con thé e biscotti e veniamo dotati di un adesivo colorato che identifica il nostro gruppo: noi siamo ancora con le due ragazze del nostro albergo e con una famiglia austriaca.

Comincia a farsi giorno quando ci portano al punto di lancio: ci sono decine di mongolfiere di tantissime compagnie diverse. Veniamo condotti alla nostra che si sta gonfiando; quando tutto è pronto saliamo: è una delle più piccole (8 posti) ma ce ne sono alcune anche da 18-20 posti… La mongolfiera lentamente si stacca dal suolo e, in circa un’ora, sorvola paesaggi incantati che, alla luce dell’alba, sembrano ancora più magici; il silenzio è assoluto e siamo circondati dalle altre mongolfiere. Un’esperienza indimenticabile! Al termine del volo ci viene offerto un bicchiere di spumante (non sono neanche le 7:00 del mattino…) e ci viene consegnato l’attestato di volo. Per le 7:00 siamo di nuovo in albergo… un paio d’ore di sonno ci stanno alla grande!

Alle 9:00 ci alziamo, facciamo una bella colazione in albergo e partiamo. Oggi vogliamo andare a piedi fino a Zelve, passando per Çavuşin: sono circa 6 km quindi una distanza non proibitiva. Prendiamo il sentiero che costeggia la strada principale e ci incamminiamo. Dopo circa 3 km arriviamo a Çavuşin, dove c’è una parte vecchia, scavata nella roccia, e una parte nuova. Camminiamo fra le stradine del villaggio, saliamo su un’altura da cui scendiamo per riprendere la strada. Riprendiamo il sentiero fino a Paşabagi, dove ci sono i camini delle fate più belli che abbiamo visto; salendo sulle rocce bianchissime è possibile ammirare una distesa di giganteschi “funghi” dalle forme più strane. Visitiamo il villaggio e proseguiamo per Zelve; questo tratto non è particolarmente pittoresco mentre tutto il sentiero da Goreme a Paşabagi è veramente bello.

Arriviamo all’Open Air Museum di Zelve che sono circa le 13:30; nella piazzola all’esterno ferma il dolmus per Goreme, chiediamo nei negozietti che sono all’esterno del museo a che ora passerà e ci viene detto che partirà da lì intorno alle 15:00. Bene, abbiamo tutto il tempo per visitare il sito. Il biglietto costa 8 TL e ne vale la pena: a me è piaciuto quasi più questo che il museo di Goreme. Il villaggio di Zelve infatti è stato abitato fino al 1952, quando gli abitanti sono stati costretti ad abbandonare le loro case rese insicure a causa del progressivo sgretolarsi del tufo.

Concludiamo il giro (purtroppo una parte è inagibile a causa dei crolli) e per le 15:00 siamo nella piazzetta antistante in attesa del bus. Alcuni signori seduti su una panchina ci chiedono se aspettiamo il dolmus e ci dicono che passerà alle 15:15… Hanno ragione loro.

In pochi minuti siamo all’otogar di Goreme; non abbiamo pranzato ma io sono ancora piena dalla colazione; Luca invece vuole qualcosa da mettere sotto i denti quindi ci fermiamo da Coffeedocia, un locale con un grande giardino a pochi passi dall’otogar, dove Luca prende un hamburger e una limonata e io un frullato di frutta e un’acqua (27 TL).

Finito il pranzo, riprendiamo il dolmus e andiamo a Uçhisar perché vogliamo salire alla fortezza.

La salita al castello costa 5 TL a testa ma, neanche a dirlo, il panorama da lassù è veramente bello. Si dominano tutte le vallate con le rocce di vari colori, camini di fate e piccionaie ovunque.

Torniamo in albergo, ci riprendiamo dalle fatiche della giornata e usciamo per cena. Andiamo in un ristorante consigliato dai ragazzi che hanno fatto il tour con noi, il Nostalji Restaurant. E’ un locale molto carino, che si trova leggermente più in alto rispetto al centro della città; la cena viene servita su una terrazza da cui si vedono tutte le luci della cittadina: se non fosse per la temperatura, sembrerebbe di stare in un Presepe. Il ristorante propone un menù degustazione per 30 TL; chiediamo due menù ma il cameriere ci dice che il menù è molto abbondante e che un menù di solito è sufficiente per due persone. Effettivamente è vero: ci vengono portati vari tipi di meze, una çorba, un misto di carne alla griglia e dei baklava, il tutto accompagnato da un ottimo pane tiepido cotto nel forno a legna. Con un’acqua e una birra paghiamo 40 TL e siamo decisamente sazi. Ristorante consigliatissimo!

6 Agosto 2012

Inizia il nostro ultimo giorno in Cappadocia. In questa regione ci sono veramente tantissime cose da vedere, quindi anche oggi partiamo decisi a camminare il più possibile (sarà faticoso, ma di sicuro i piedi sono il mezzo migliore per visitare queste zone). Ci dirigiamo quindi verso la Love Valley, famosa per i suoi camini di fata di una forma decisamente… fallica. Passeggiamo lungo sentieri che passano proprio attraverso a queste gigantesche concrezioni e proseguiamo, in direzione di Uçhisar, attraverso la White Valley, il cui nome naturalmente richiama il colore dominante delle sue rocce. Passeggiando passeggiando il sentiero si fa sempre più impervio; anche qui ci troviamo a scavalcare tronchi, a passare attraverso cunicoli piuttosto stretti e addirittura a camminare in quello che sembra il letto di un torrente prosciugato. Dopo un paio d’ore di scarpinata sentiamo una voce che ci chiama da sopra delle rocce: c’è un ragazzino che cerca di richiamare la nostra attenzione facendoci capire che stiamo sbagliando strada. La cosa ci puzza ma, vista l’esperienza del primo giorno, decidiamo di fidarci della gente del luogo. A gesti ci mostra la direzione da prendere che, caso strano, immette direttamente sul sentiero dove lui ha posizionato un tavolino con uno spremiagrumi, qualche sacchetto di frutta secca e delle collanine. Il ragazzino ha comunque la faccia simpatica quindi accettiamo di prendere un succo di arancia (5 TL quando normalmente il prezzo oscillava tra gli 1 e i 2,5 TL); a questo punto nasce un problema: noi abbiamo solo un pezzo da 20 e il bambino, ovviamente, ha solo il resto di… 1 TL!! Maledicendoci per la nostra sbadataggine acquistiamo un sacchetto di albicocche disidratate e uno di arachidi. Tutto qui costa 5 TL quindi alla fine gli lasciamo 5 TL totalmente “in omaggio”. Poco dopo assaggio le albicocche disidratate che sono completamente ricoperte di gustosissima… sabbia! Il sacchettino finisce quindi direttamente nel cestino… Le arachidi invece sono mangiabili.

Terminata la “disavventura” (e meno male che il bambino aveva l’aria simpatica!), a Uçhisar, prendiamo il dolmus per Goreme da cui poi cambieremo autobus per andare ad Avanos. A Goreme attendiamo più di un’ora il bus sgranocchiando le noccioline.

Arriviamo ad Avanos e sinceramente ci aspettavamo qualcosa di meglio: è una cittadina piuttosto moderna e ben poco pittoresca con laboratori per la lavorazione della ceramica ad ogni angolo… A meno che non siate interessati a questo genere di articoli, forse potete anche lasciarlo perdere.

Dopo un giretto nel paese torniamo a Goreme: è già metà pomeriggio, alle 19:30 dobbiamo essere all’otogar per prendere il bus per Pamukkale (120 TL per i biglietti, acquistati a Istanbul in un’agenzia di Divan Yolu Caddesi) e vogliamo sfruttare la possibilità che concede il nostro albergo di fare un’ultima doccia prima di partire per non dover viaggiare tutta la notte sporchi e sudaticci. Per la doccia ci vengono forniti gli asciugamani e, al momento di partire, dobbiamo quasi litigare con i ragazzi che lavorano all’albergo che vogliono assolutamente portare le nostre valigie all’otogar; rifiutiamo, l’otogar è a pochi minuti a piedi e non vogliamo approfittare della loro gentilezza (e poi non sapremmo quanto lasciargli di mancia per il servizio…).

Alla stazione degli autobus reincontriamo i ragazzi con cui ci siamo inerpicati tra la Red e Rose Valley tre giorni prima. Ci raccontiamo come abbiamo passato gli ultimi giorni e ci salutiamo: anche loro sono diretti a Pamukkale ma viaggeranno con un’altra compagnia.

Saliamo sul nostro pullman, della compagnia Nevsehir, che fa una prima tappa all’otogar di Nevsehir dove diverse persone che sono sul bus con noi cambiano autobus; il nostro è diretto a Pamukkale, ma a Goreme ha caricato anche altre persone dirette ad altre destinazioni.

Come sapevamo già, il pullman è davvero comodo. Ci sono le cuffiette e un monitor dietro ad ogni sedile, peccato che tutti i canali siano in turco… Speravamo almeno in un canale di musica… Durante il viaggio ci vengono offerti snack, thé, caffè, acqua e succhi di frutta. Qui abbiamo anche occasione di incontrare il primo (e unico) turco scortese con cui avremo a che fare: il controllore dell’autobus. Quando un passeggero gli fa notare che le sue cuffie non vanno, strappa letteralmente quelle nel sedile di Luca, senza accennare a chiedere nulla… ok che non avremmo guardato le telenovelas turche, ma un minimo di cortesia… Facciamo alcune soste, io riesco a dormire per quasi tutta la notte nonostante la giovane turca seduta dietro di me che continua a parlare al cellulare ininterrottamente dalle 21 all’1 passata!!! Luca invece fa molta fatica a prendere sonno perché, nonostante i sedili siano piuttosto larghi, fa fatica a starci con le gambe (eheheh… la fortuna di essere nani!!)

7 Agosto 2012

Nemmeno 10 minuti prima delle 6 il simpatico controllore ci dà uno scrollone per svegliarci. Alle 6 precise il bus accosta a lato della strada, i passeggeri diretti a Pamukkale scendono e, sempre il controllore, apre il portellone e in malo modo prende fuori le valigie facendo capire che occorre sbrigarsi… Dopo neanche 2 minuti il bus riparte diretto a Izmir; miracolosamente le nostre valigie ci sono, ma un ragazzo francese si ritrova con uno zaino che non è il suo.

Saliamo sul minibus dove vengono caricati alla rinfusa esseri umani e valigie; per fortuna nel giro di pochi minuti siamo a Pamukkale. Sono le 6:30, chiediamo dove sia il nostro albergo (Sunrise Aya, 20 € a per una notte per una stanza con a/c e colazione inclusa), nella speranza che abbia una stanza libera… Fortunatamente è vicino, quando arriviamo il gestore si sveglia dal suo pisolino sul divano e ci dice che è tutto pieno e che prima di mezzogiorno non potrà darci una stanza. Lasciamo comunque i bagagli e torniamo verso il “centro” di Pamukkale (è un paesino minuscolo, in 10 minuti si gira tutto in lungo e in largo) alla ricerca per lo meno di un bar in cui fare colazione. L’unico posto aperto, oltre all’agenzia della compagnia di bus Pamukkale dove acquistiamo i biglietti del pullman che l’indomani ci porterà a Bodrum (60 TL), è una specie di bazar con un angolo bar e due tavolini, dove una signora anziana sta facendo le pulizie. Prendiamo un thé, un caffè e due dolcetti per 4 TL; la signora si siede anche al tavolo con noi e cerca di convincere Luca a regalarmi degli orecchini di bigiotteria… purtroppo, anche volendo, sono allergica al metallo quindi il suo tentativo va a vuoto.

Andiamo verso l’ingresso delle rocce di travertino; abbiamo letto che non è possibile entrare due volte con lo stesso biglietto e il bigliettaio ce lo conferma… In questo momento però non siamo “attrezzati” per la passeggiata fra le rocce e la successiva visita al sito archeologico di Hierapolis, che di certo merita più attenzione di quella che gli potremmo dedicare dopo una notte in pullman. Facciamo un giretto nel parco pubblico posto proprio accanto alle rocce, ci sediamo su una panchina e, verso le 9:00, decidiamo di tornare all’hotel per aspettare che ci venga data la stanza in una situazione per lo meno più comoda. Appena arrivati il ragazzo ci dice che stanno pulendo una camera e che tra poco potremmo andare: bene! Infatti dopo pochi minuti la stanza è pronta: è piccola, senza armadio né comodini ma per una notte va bene. Ci stendiamo sul letto e dopo poco ci addormentiamo.

Ci svegliamo in tarda mattinata, ci mettiamo i costumi e usciamo. Pranziamo da Hayas con un 1 şiş kebab, un omelette al formaggio, una birra e sprite e un’acqua (28 TL). Adesso siamo pronti per salire alle rocce.

Paghiamo i 40 TL dei biglietti, che comprendono le rocce e Hierapolis. Tutto il percorso lungo le rocce bianche deve essere fatto a piedi nudi, occorre fare un po’ di attenzione perché alcuni tratti sono molto scivolosi e in alcuni invece ci sono delle pietruzze che tagliano un po’. L’orario in cui camminiamo sulle rocce non è certo dei migliori: il sito infatti è pieno di gente e il sole a picco, sul bianco delle rocce e l’azzurro dell’acqua, genera una luce letteralmente abbagliante. Ci rifaremo al ritorno, nel tardo pomeriggio.

Arriviamo a Hierapolis e visitiamo i resti di questa affascinante città termale di epoca romana. Il teatro è spettacolare e da solo merita la visita, ma tutto il sito è assolutamente da non perdere.

Terminata la parte culturale, ci regaliamo un bagno nell’antica piscina romana, dove è possibile nuotare nell’acqua tenuta a 37° di temperatura (fin troppo calda, vista anche la temperatura esterna… diciamo che non dà molto refrigerio) tra colonne e antichi capitelli. Il tutto al prezzo folle di 60 TL, ma come si dice, si fa una volta nella vita…

Nel tardo pomeriggio rifacciamo il percorso a ritroso: non c’è più molta gente e ora riusciamo ad apprezzare appieno l’incredibile contrasto fra il bianco candido delle rocce e l’azzurro delle pozze d’acqua che vi si stendono sopra come seta.

Dopo una doccia in albergo, a cena andiamo da Mehmet, un ristorante con una bellissima terrazza proprio di fronte alle rocce. Prendiamo due “standard menù” che comprendono una zuppa di lenticchie, un piatto unico con kebab o kofte e insalata mista, e del cocomero, un’acqua e una coca per 47 TL.

Facciamo un giretto per il paese e torniamo in hotel dove ci fermiamo un po’ nella veranda a guardare qualche gara delle Olimpiadi; io prendo anche un thé, quando vado per pagare il gestore mi dice che è offerto. Grazie!

8 Agosto 2012

Colazione in hotel: thé e caffè sono self service mentre per mangiare ci portano un piatto ciascuno che comprende uova strapazzate, olive, pomodori, cetrioli, salume, pezzi di cocomero, marmellata, burro e cioccolato spalmabile. Ci dispiace un po’ sprecare tanta roba che non mangiamo ma proprio non ce la possiamo fare a fare colazione con i cetrioli!

Alle 11:30 siamo davanti alla sede della Pamukkale. In ufficio c’è un ragazzino sui 16 anni che scambia qualche parola con noi in italiano e in giapponese con un gruppo di nipponici, oltre a parlare inglese nei momenti “ufficiali”. Un mito!

Anche oggi, prima ci caricano su un minibus che ci porta all’otogar di Denizli e da qui prendiamo il bus per Bodrum.

Il viaggio dura circa 5 ore; dall’otogar di Bodrum prendiamo un dolmus per Bitez (7 TL), dove abbiamo prenotato 5 giorni di relax totale al Bitez Garden Life (€ 480,00 in formula all inclusive).

Arriviamo all’hotel e il receptionist, vista la nostra prenotazione, ci dice che purtroppo c’è stato un problema col loro sistema di prenotazione che segnalava il nostro arrivo per il 9 Agosto. A quanto pare non hanno camere libere quindi, per la prima notte, ci dirottano a un altro hotel dove potremo usufruire della cena e della prima colazione del giorno dopo.

Durante la cena ci rendiamo conto che in tutto l’albergo ci saranno sì e no 5 stanze occupate… L’hotel comunque, almeno a prima vista, è carino e la nostra stanza è più grande di quella che avremo al Bitez Garden Life.

Dopo cena facciamo una passeggiata sul lungomare di Bitez, dove si susseguono negozi, locali e ristoranti.

9–12 Agosto 2012

Dopo colazione una macchina ci passa a prendere e ci porta al nostro hotel. La scelta del Bitez Garden Life è stata dettata dal prezzo, molto basso per essere una formula all inclusive, e per la comodità in vista del ritorno; quanto al mare, sapevamo che in quella zona non era un granché quindi non siamo rimasti particolarmente delusi. L’hotel comunque su vari aspetti lascia molto a desiderare: innanzitutto non ha una spiaggia privata (ma penso che questo sia comune a quasi tutti gli alberghi di Bitez). I locali sul lungomare durante il giorno noleggiano ombrelloni in cambio di una consumazione (in genere una bibita costa sui 5 TL). Il cibo non manca ma è veramente pessimo rispetto agli standard turchi; il peggio in assoluto, soprattutto dal punto di vista “igienico”, sono i dolci, che vengono lasciati esposti al caldo per ore. Anche il resto non è niente di che, e il menù è decisamente ripetitivo. La cosa migliore è la pide a pranzo, ma a cena la scelta è solo tra il ristorante a buffet e il ristorante di pesce “à la carte” che però non siamo riusciti a provare perché era sempre pieno.

Per noi comunque i giorni passati a Bitez sono stati di assoluto relax dopo i 10 giorni di tour decisamente intensi… Non ho potuto però fare a meno di chiedermi quale immagine della Turchia avrebbero portato con sé i numerosi clienti, nostri connazionali e non, che hanno passato l’intera vacanza al Garden Life.

Da Bitez a Bodrum ci sono frequenti minibus che viaggiano dalle 7 del mattino a tarda notte… noi, per le nostre serate, da bravi pantofolai, abbiamo sempre preferito i localini sul lungomare di Bitez. I cocktail vanno più o meno dagli 8 ai 15 TL e i bar sono carini: nella maggior parte di loro si beve stando comodamente seduti fra i cuscini, illuminati dalle fiaccole, con il mare a due passi.

13 Agosto 2012

Oggi partiamo per Kos, da dove domani prenderemo il volo per Bologna. Subito dopo colazione carichiamo armi e bagagli sul dolmus per Bodrum. All’otogar prendiamo il taxi per il porto; il tassista percorre tutta la strada, fortunatamente breve, superando la fila da destra: in neanche 5 minuti siamo al porto. Da qui prendiamo il traghetto che, in un’ora circa, percorrerà il tratto di mare che divide la Turchia dalla Grecia (prenotato dall’Italia, € 27,00). Arrivati sull’isola facciamo quasi 2 ore di fila al controllo passaporti; l’albergo dove alloggeremo per questa notte, prenotato tramite Booking (Phaethon Hotel, € 44,00 per una doppia con bagno, balconcino e aria condizionata senza colazione) si trova a poca distanza dal porto. Con un paio di indicazioni riusciamo a trovarlo senza problemi.

Si è ormai fatta tarda mattinata, posiamo velocemente i bagagli in camera e andiamo a goderci l’ultima mezza giornata di mare. Anche qui funziona come a Bitez: i locali sulla spiaggia noleggiano ombrelloni in cambio di una consumazione al bar; ne scegliamo uno a caso dove, oltre a prendere qualcosa da bere in spiaggia, ci fermiamo anche a pranzare (un’insalata di mare, un’insalata greca e un’acqua € 14,00).

La sera facciamo un giretto per il centro di Kos Town, dove ci sono stradine con negozi abbastanza caratteristici, alla ricerca di un posticino non eccessivamente turistico dove mangiare qualcosa di greco. Ci fermiamo in una taverna vicino alla piazza che ha un banco esterno da cui si può prendere anche roba da asporto e nel quale sembrano esserci alcuni greci… La scelta si rivela buona, per dei crostini con tzatziki, una mussaka e un piatto di souvlaki spendiamo € 26,00.

14 Agosto 2012

La nostra vacanza volge al termine. Facciamo colazione in un bar-pasticceria vicino all’albergo (due nescafé frappè e due mega-paste al cioccolato € 5,00) e andiamo alla stazione dei bus da dove prenderemo il pullman per l’aeroporto. Lungo il tragitto, che dura circa un’ora, passiamo vicino a spiagge molto belle… Con il senno di poi, forse sarebbe stato meglio fare qui tutti i 6 giorni di mare. Peccato, non ci abbiamo pensato!

All’aeroporto, gli addetti Ryanair (volo Kos-Bologna € 357,46) sembrano avere una fretta indiavolata: alle 12:45 aprono l’imbarco e iniziano a chiamare a voce i passeggeri del nostro volo. Riusciamo a partire alle 13:40, con quasi mezz’ora di anticipo sull’orario previsto delle 14:05! Alle 15:15 ora italiana siamo a Bologna. Il viaggio è proprio finito, ma di certo porteremo per sempre nei nostri ricordi i profumi di Istanbul, i paesaggi della Cappadocia, i colori di Pamukkale e le mille emozioni provate.



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