Chiang Mai e il trekking del sorriso

Situata a 700 km a nord-ovest di Bangkok, Chiang Mai è la seconda città più importante della Thailandia e nonostante sia a tutti gli effetti una città moderna e cosmopolita, riesce ancora a conservare intatto tutto il suo fascino fatto di mura di cinta, canali, mercati notturni e maestose montagne. I tantissimo templi (ben 300, quasi quanti...
Scritto da: pglthai
chiang mai e il trekking del sorriso
Partenza il: 11/08/2002
Ritorno il: 03/09/2002
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Situata a 700 km a nord-ovest di Bangkok, Chiang Mai è la seconda città più importante della Thailandia e nonostante sia a tutti gli effetti una città moderna e cosmopolita, riesce ancora a conservare intatto tutto il suo fascino fatto di mura di cinta, canali, mercati notturni e maestose montagne.

I tantissimo templi (ben 300, quasi quanti Bangkok) in una città così raccolta da potere essere visitata in bicicletta, le gradevoli temperature notturne (molto più fresche di quelle del resto della Thailandia centrale), l’alta qualità ed i bassi prezzi di alloggio, cibo e negozi, sono validi motivi per cui molti turisti si trattengono spesso più a lungo del previsto.

Chiang Mai è anche una buona base di partenza per fare uno dei numerosi “Trekking” che le tantissime agenzie turistiche locali offrono per visitare le montagne circostanti, cavalcare elefanti, discendere fiumi su zattere di bambù ed incontrare alcune tribù semi-primitive delle colline.

Anche se indubbiamente molto turisticizzate, queste uscite di più giorni (fatte di camminate per stretti sentieri, lungo i bordi di risaie, sotto le fronde di foreste secolari, guadando fiumi e lavandosi nelle piccole cascate che si incontrano) con pernottamento presso le capanne delle tribù locali, senza o quasi alcun genere di conforto moderno, si riveleranno come un’interessantissima esperienza assolutamente da non perdere, anche se può essere indubbiamente molto faticosa.

Il periodo migliore di visitare Chiang Mai e dintorni va da luglio a marzo, il peggiore da aprile e giugno, settembre (anche se non mancano le belle giornate) è il mese più piovoso.

Questo che pubblichiamo è una parte, quella relativa ai giorni trascorsi in questa affascinante città e sulle lussereggianti colline che la circondano, del diario di un nostro viaggio nella fantastica Thailandia.

Consigliamo a tutti di leggere queste pagine per farsi un’idea di Chiang Mai, di come spostarsi, dei ritmi di vita e delle cose da vedere e fare, ma soprattutto per capire cosa sia un trekking sulle colline e perchè valga assolutamente la pena farlo.

Noi abbiamo visitato Bo-Sang, città famosa per i suoi ombrellini, gli innumerevoli templi (tra cui da non perdere il Doi-Suthep), l’affollatissimo “Night Bazar” (dove si può trovare di tutto ai prezzi più convenienti della Thailandia), spostandoci in tuk-tuk, bicicletta, a bordo di pick-up, in scooter ma soprattutto a piedi.

Un discorso a se stante merita il trekking che abbiamo praticato sulle sontuose colline abitate dalle tribù del nord. Camminare in mezzo a risaie e foreste attraversate de torrenti impetuosi, spostarsi sul dorso di elefanti, lavarsi sotto il salto di cascate, provare il rafting a bordo di zattere di bambù, non è certamente cosa da tutti i giorni. Questa esperienza, unica e assolutamente da non perdere, resterà indimenticabile come la fatica che la contradistingue.

Questa nostra vacanza ha toccato anche le città di Ayuthaya e Sukhothai (con i loro incredibilmente splendidi parchi storici, dove si possono visitare le meravigliose rovine delle antiche capitali), la tranquilla isola di Samui (col vicino paradisiaco Parco Nazionale Marino di Ang Thong) e la caotica ma assolutamente imperdibile Bangkok.

Dal nostro diario di bordo…

16 agosto 2002 venerdì Chiang Mai.

Il treno notturno per Chiang Mai arriva puntualissimo alle 6 del mattino. Alla stazione, nonostante l’ora, subito ci agganciano vari procacciatori offrendoci vari hotels a prezzi notevolmente ridotti rispetto a quelli ufficiali.

Noi ci lasciamo convincere e scegliamo il Chiang Mai Plaza vicino al Night Bazar al prezzo di 1.200 bath a notte con colazione compresa (è da segnalare che la nostra L.P. Lo segnalava ad un prezzo superiore).

Pattuiamo 3 notti e il tipo che ce lo offre (Mr. Toy) si presta anche di accompagnarci col suo pulmino a vederlo prima di accettarlo alla modica cifra di 10 bath cadauno. Affare fatto.

L’hotel è immenso e anche molto bello. Decidiamo per tre notti e se ne serviranno altre dovremo richiamare mr. Toy che ci penserà lui. La camera è grande e bella, ma con due letti separati (che sia questa la fregatura?). Sembra che non ce ne sia un’altra con un unico letto matrimoniale, comunque restiamo.

Rapida rinfrescata e poi via per il primo giro per Chiang Mai. Ovunque ci sono conducenti di tuk-tuk o samlor che ci chiamano per invitarci a fare questo o quel giro turistico. Non riusciamo ad arrivare alla T.A.T., come ci proponevamo, che già ci hanno agganciato per la prima mini-uscita.

Un tipo ci convince ad andare alla vicina Bo-Sang famosa città (villaggio) degli ombrellini. Mr. Tuk-tuk ci porta, ad un prezzo ridicolo, a vedere anche la fabbrica di lacche, seta, diamanti, argento e legni pregiati. Scopriamo poi, che il suo vero guadagno, deriva dalle piccole somme che proprietari dei negozi visitati danno a chi procaccia clienti in base a quanto da questi acquistato.

La Cristina comincia a fare conoscenza con lo shopping thailandese, prendiamo un ombrellino molto ben decorato (180 bath) e una scatolina laccata (210 bath).

Torniamo in città e facciamo un primo giro al Night Bazar (che lavora anche di giorno). Mangiamo tagliolini alla Chiang Mai, riso al pollo e, con una bottiglietta d’acqua, paghiamo 55 bath.

Al Night Bazar compriamo, dopo le proverbiali contrattazioni, un album per le foto (400 b.), due cuscini con sopra ricamati degli elefanti (220 b.), una scatolina in legno e tovagliette in bambù: ma c’è veramente di tutto e di più.

Ci fermiamo ad un internet point dove le tastiere dei pc hanno anche gli indecifrabili caratteri thai e, nonostante la confusione che questo procuri, riusciamo a messaggiare con casa al costo di 10 bath per 20 minuti di connessione.

Poi torniamo in hotel, è ora di dormire.

17 agosto 2002 sabato Chiang Mai.

Facciamo una megacolazione a buffet in hotel e poi si parte per visitare i templi che si trovano nel quadrilatero formato dalle antiche mura della città.

Durante la visita di Chiang Mai prenotiamo, in una delle tantissime agenzie di viaggio, i voli Chiang Mai-Bangkok e Bangkok-Ko Samui da farsi mercoledì 21 agosto. Il costo è di 9.000 bath (per due persone) e siccome paghiamo con carta di credito c’è una maggiorazione del 3%, quindi paghiamo 9.270 bath.

Noleggiamo due bici, al prezzo di 40 bath a testa, per potere girare più rapidamente per le vie un pò troppo trafficate del centro. Chiang Mai è una bella cittadina con un numero elevatissimo di templi buddhisti (ben 270!) e tantissimi locali, ristorantini, negozietti che attirano numerosi turisti.

Prendiamo un bel temporale e, un pò per ripararsi e un pò per la fame, ci fermiamo a mangiare al Ta-Krite, un ristorantino indicato dalla L.P. Quì prendiamo una zuppa fredda con chissacosa, insalatona di gamberi, riso bianco ed acqua (costo 158 bath). Stavolta ci va male, è tutto molto, molto piccante e alla fine mangiamo poco. Va bene lo stesso, in fondo abbiamo speso meno di 4 euro.

Nel pomeriggio biciclettiamo per le vie cariche di smog del centro e visitiamo molti templi e monasteri, veri angoli di pace. Troviamo pure il tempo di fare mezz’oretta di tuffi nella piscina dell’hotel.

Cena al Hilltribes Cafè, un locale molto bello che avevamo notato durante il girovagare pomeridiano. Prendiamo riso ai gamberetti, involtini primavera e acqua per un totale di 110 bath.

Dopo cena shopping sfrenato al Night Bazar dove ormai la Cry conosce tutti i venditori. Preso quadretto con spezie (200 b.), piatto in tek a forma di foglia allungata (180 b.), pareo donna (150 b.), cornice per foto in bambù (150 b.), mazzetto di peperoncini veramente piccanti (40 b.).

Ormai siamo ottimi affaristi, riusciamo a spuntare buoni prezzi tanto che stiamo comprando un casino di roba: non so dove riusciremo a metterla nella valigia! In questa città comunque c’è troppo caos, a fine giornata sei nero dallo smog, che schifo!.

18 agosto 2002 domenica Chiang Mai.

Spazzolata la solita abbondantissima colazione, andiamo nell’agenzia viaggi “Sunny” davanti al nostro hotel e prenotiamo, dopo le solite contrattazioni, un “trekking da due giorni e 1 notte” al costo di 850 bath cadauno.

Ci facciamo portare in centro con un samloor (30 bath), ma il vecchietto che pedala non capisce una mazza e infatti ci porta da un’altra parte.

Volendo oggi fare un giro nei dintorni della città, noleggiamo uno scooter 4 marce che, con assicurazione, ci costa 180 bath per tutto il giorno.

Come consigliato dal noleggiatore, ci mettiamo i casco (che sono obbligatori anche se sembrano di polisterolo, tanto sono leggeri) e prendiamo subito la strada per raggiungere la montagna Doi Suthep per visitare il famoso tempio locale caratterizzato dalla lunga scalinata di ben 300 gradini che bisogna salire per accedervi.

Appena usciamo dalla città, c’è una pattuglia di poliziotti thai che ferma un pò tutti i motorini che passano. Stiamo per rallentare anche noi ma vediamo che il poliziotto ci fa un vistoso gesto facendoci OK all’americana col pollice alto perchè eravamo i soli ad avere il casco e ci dice che possiamo andare, che figata! Arranchiamo su per i ripidi tornanti del Doi Suthep (montagna alta più di 1600 metri) finquando raggiungiamo, vicino alla vetta, il tempio, uno dei più sacri della Thailandia settentrionale, costruito nel 1383. Ovviamente il posto è pieno di venditori di souvenir e noi riusciamo a comprare qualcosa anche qui. Si tratta di un simpatico elefantino in legno scuro alto una trentina di cm veramente ben fatto che acquistiamo alla cifra di 200 bath dopo infinite contrattazioni (ne chiedevano 550).

Il tempio (Wat Phra That Doi Suthep) è molto bello, ma il tempo minaccia e, infatti, facciamo appena in tempo a discendere la scalinata e a raggiunge un ristorante/bancarella per mangiare qualcosa che comincia a diluviare.

Prendiamo riso, noddle in brodo e acqua per soli 70 bath.

Fortunatamente piove per una sola mezz’oretta e appena smette, per il gran caldo, la strada si asciuga subito.

La nostra gita in montagna continua. Visitiamo un villaggio di una tribù “Hmong” poco distante che in verità aveva un aspetto molto turistico.

Poi, idea geniale, facciamo una camminata per raggiungele le vicine (2 km) cascate Nam Tok Sai Yai. Dovrebbe essere una passeggiata tranquilla ed invece si tratta di un sentiero con pendenze impossibili in mezzo a una vegetazione fittissima, a vari tratti ultra fangosi, a tronchi abbattuti su cui camminare per attraversare ripidi rigagnoli d’acqua, a radici di alberi da utilizzare come scalini naturali per arrampicarsi e superare irti dislivelli. Tra scivolate varie a causa del terreno bagnato ed un incredibile cinguettare di uccelli, arriviamo infine ad una bella cascata. E’ bella sì, ma difficile da gustare dopo una così inimmaginabile fatica. E avevamo con noi pure la zavorra dell’elefantino in legno! Poi ritorno in città a manetta con lo scooter giù per il monte (meglio che per il “Passo del Muraglione”): che figata! Facciamo il pieno (30 bath), riconsegnamo lo scooter e torniamo in hotel.

Che faticaccia, oggi. Speriamo almeno che questa camminata sia servita a rassodare le chiappe e da allenamento per il trekking di domani. Eravamo proprio stravolti, anche a me che vado matto per la lotta nel fango -e li ce n’era proprio tanto!- non mi è venuto neppure in mente di rotolarmici dentro.

Saremo stati gli unici a vedere quelle cascate. In più di due ore di camminate abbiamo incontrato solo 4 persone e non erano per niente infangate (segno evidente che avevano rinunciato di arrivarci ai primi segni di terreno non idoneo), mentre noi eravamo lerci da fare schifo.

Domani facciamo la due giorni di full immersion nella foresta, speriamo di tornare a casa integri. Comunque io stasera vado a comprare un “salva-bambino” Beghelli da applicare alla Cristina, che altrimenti domani la perdo sui monti thailandesi.

Stasera piove a dirotto, tanto che sembra impossibile uscire dall’hotel. Fortunatamente, l’intesità del rovescio cala un poco e riusciamo a raggiungere il ristorante indiano che si trova a 100 metri.

Si chiama Whole Earth ed è molto bello e vegetariano. Ci fanno levare le scarpe e sedere sotto il portico al primo piano. Ordiniamo una specie di piada (Nan), spaghetti di soya e tagliolini con tofu: tutto molto buono, servito in piatti bellissimi con decori a forma di fiore fatti con carote bianche. Poi prendiamo pure il dolce, due palle bianche e nere con pezzetti di nocciola. Il conto è relativamente caro per la Thai (385 bath, che sarebbero comunque meno di 10 euro) ma ne valeva veramente la pena.

Torniamo in hotel che piove lievemente poi, appena arrivati in camera, ci accorgiamo che ha ripreso a diluviare. Speriamo bene. Se domani fa così, siamo a posto con il trekking! 19 agosto 2002 lunedì Chiang Mai trekking E’ il giorno del grande trekking. Colazione ancora più abbondante del solito in vista delle fatiche e delle possibili privazioni che ci aspettano.

Dopo il trekking, decidiamo di passare un’altra notte al Chiang Mai Plaza. Ci rivolgiamo alla reception e scopriamo che, senza l’intervento di un intermediario (il Mr. Toys che ci aveva agganciato alla stazione), il prezzo della stessa camera è notevolmente più alto (circa il doppio!!!). Proviamo a chiamare Mr. Toys, come lo stesso ci aveva detto di fare in caso di bisogno, e decifrando un inglese molto thai riusciamo a capire che in questo momento non può passare all’hotel e di richiamarlo più tardi.

Lasciamo le valige all’apposito deposito sito dietro la reception e aspettiamo che ci passino a prendere per iniziare il two days trekking. Ci fanno salire a bordo del cassone di un pick-up con gli zainetti luridi e usurati, prestati per l’occasione dall’agenzia “Sunny” dalla quale abbiamo prenotato l’uscita, che sono stracolmi fino all’orlo. Facciamo il giro di mezza città, raccogliamo in tutto una decina di trekkisti, e partiamo in direzione delle fascinose colline del nord.

Dopo un paio di ore di viaggio, facciamo uno stop ad un mercatino per acquistare le ultime provviste.

Il mercato è veramente spartano. Si vende praticamente di tutto, compreso carne e pesci e le condizioni igeniche non sembrano proprio il massimo. La nostra guida ha comprato quanto necessario al sostentamento della truppa da alcuni suoi venditori di fiducia (paura!!!).

A proposito, vi presento i nove componenti della “truppa” dei trekkisti. Ci siamo io (Gigi) e la mia ragazza (Cristina), una donna americana (di Los Angeles) mooolto robusta e la sua giovane figlia (Maya), due ragazze olandesi (una bionda e una bruna) entrambe con piercing a naso e labbra, tre ragazzi inglesi (uno alcolizzato e fumato, uno probabilmente gay ed il terzo di chiare origini orientali).

Al mercato si aggiungono al gruppo e alla prima guida, altri due thailandesi, un ragazzo giovane (Tin) e una ragazza.

Ripartiamo col furgone e dopo un quarto d’ora arriviamo al punto di partenza dell’Elephant Riding.

Ci sistemano a coppie (l’inglese alcolizzato è rimasto da solo e l’americana robusta ha lo stesso di dietro della sfortunata bestia che sta cavalcando) su ogni pachiderma facendoci sedere sull’apposito baldacchino che è legato con una cinghia alla pancia dell’animale. Sulla testa di ogni elefante siede un giovane conduttore thai.

Dopo una decina di minuti i giovani thai che guidano gli elefanti cominciano a fumarsi di tutto e, dopo essere scesi dagli animali, a girovagare a piedi nel fitto della foresta lasciando i nove poveri turistelli da soli in groppa e balia completa degli elefanti (che in verità procedono tranquillamente a memoria tra i sentieri battuti mille volte).

Il tour di circa un’ora è comunque molto bello e si svolge tra foreste maestose e numerosi torrenti con gli elefanti che rivelano una grazia inpensata ed incredibile in ogni movimento che fanno riuscendo a passare in pertugi minimi, scavalcando tronchi caduti ed attraversando fiumi con una maestria e delicatezza indescrivibili.

Finito il giro in elefante, si passa al thai lunch servito in una piccola trattoria locale composto da riso bianco alla thailandese a volontà più ananas e cocomero, il tutto molto buono.

Nel locale incontriamo i due ragazzi milanesi conosciuti sul treno. Anche loro hanno fatto il trekking ed è da due giorni che stanno camminando sotto il diluvio, ma nonostante questo grandissima sfortuna sono rimasti contentissimi dell’esperienza fatta.

Tra l’altro ci raccontano che loro a Chiang Mai hanno pernottato al Rydges, un hotel bello e nuovissimo, che pratica tariffe ridotte per farsi conoscere. La cosa ci fa brodo non avendo noi ancora un albergo dove passare la nostra ultima notte a Chiang Mai. Siccome loro stanno per tornare in città, si offrono gentilmente di prenotare una camera a nostro nome.

Salutiamo i due ragazzi che stanno ripartendo, ovviamente sotto la pioggia battente e ci gustiamo il nostro pranzo.

Poco prima delle 14 partiamo per il trekking vero e proprio (cioè a piedi). Fortunatamente non piove più. Attraversiamo verdissime risaie e terrazzamenti vari, ruscelli e torrenti su ponticini traballanti, percorriamo sentieri nella foresta e salite mozzafiato e stracciagambe. Ne avremo per due ore e mezza, quasi sempre in salita e tra una vegetazione fittissima ed entusiasmante.

Dopo un’ora e mezza arriviamo ad una bella cascata, ricca d’acqua, dove approfittiamo del bagno per toglierci di dosso parecchia lordura (derivata dalle sudate e dalla fanghiglia dei sentieri) e per prenderne dell’altra (più fresca) visto che il fiume non era proprio molto limpido. Comunque il bagno è molto rigenerante e lavarsi sotto il getto di una cascata è un’esperienza sicuramente da provare.

Ripartiamo e facciamo una tirata di mezz’ora in continua salita e la frescura derivata dal bagnetto sparisce in due minuti.

Alle 16:30 arriviamo finalmente al villaggio Karen dove ci mostrano la nostra camera per la notte (una capanna a palafitta in comune per tutti nove), la cucina (un’altra capanna li vicino) ed il bagno (un capannino!).

Siamo arrivati appena in tempo per evitare guai peggiori. Pochi minuti dopo che abbiamo posato i nostri zaini nella camera da letto, si scatena un autentico diluvio tropicale di una intensità mostruosa.

Le nostre guide ci preparano la cena mentre una donna Karen del villagio ci mostra i prodotti da lei confezionati artigianalmente. Noi prendiamo due collanine per 40 bath.

I tre inglesi alcolizzati danno l’attacco al frigo (alimentato da un generatore a benzina) del nostro capanno facendo piazza pulita delle birre che contengono, poi dai loro zaini spuntano bottigliette di vodka e wiskhy. Anche le due Holland si danno da fare con gli alcolici e presto il tavolo e semicoperto di bottiglie e lattine vuote.

Io e la Cry (incredibilmente) ci facciamo solo una bottigliona di birra per accompagnare delle patatini fritte che ci mangiamo in attesa della cena pagando 90 bath mentre la mattina dopo una delle due ragazze olandesi da sola ha pagato per il bere ben 930 bath!!! La cena, sarà per la fame o la fatica, è ottima e davvero abbondantissima. Si tratta del solito riso, tagliolini con germogli di soia, zuppa di patate, pollo fumante e alla fine frutta fresca a volontà. Il tutto servito a lume di candela (perchè la luce elettrica non c’è) mentre piove a dirotto.

Dopo cena siamo restati in sala da pranzo (il porticato della capanna) a fare quattro chiacchere e siccome tutti parlavano inglese fitto fitto, anzi fittissimo, noi stavamo quasi sempre zitti ad ascoltare il bla-bla degli altri capendo due, tre parole ogni dieci dette.

Poi andiamo a dormire distrutti dalla fatica: l’orologio segna le 21 e 15 !!! Durante la notte il canto dei vari galli è una piacevole compagnia che spero di non avere per i prossimi 100 anni.

20 agosto 2002 martedì Chiang Mai trekking.

Sveglia ufficiale alle 8:00 ma già da tempo siamo desti nei nostri sacchi a pelo ad ascoltare, oltre i suddetti galli, una compilation di rumori vari proveniente da gente che lavora e bestie varie (cani, maiali, galline ecc.).

Facciamo un’altra megacolazione con pane abbrustolito sul fuoco, uova al tegamino, caffè, tè, marmellate varie e le solite frutte.

Le nostre amiche olandesi, dopo avere imburrato anche il tavolo, si scolano pure una bottiglia di coca cola.

Alle ore 10:00, dopo avere girovagato liberamente per il villaggio, si riparte. Oggi la strada dovrebbe essere tutta discesa e invece andiamo ancora in salita. Attraversiamo villaggi e saliamo proprio sul top della montagna e verso le 12:00 arriviamo (dopo due ore di marcia!) ad un fiume dove facciamo un altro bagno. Ripartiamo e dopo un’altra mezz’ora di camminata arriviamo ad una strada dove troviamo ad apettarci il nostro pick-up. Salutiamo i tre inglesi che, facendo il 3 days trekking, prendono di nuovo la via delle montagne con la guida più anziana e saliamo sul solito cassone.

Dopo pochi minuti di strada, arriviamo ad una trattoria dove ci viene servito il pranzo. Non facciamo in tempo ad entrare che comincia nuovamente a diluviare. E’ veramente incredibile come, nonostante i ripetuti acquazzoni, continuiamo a non prendere una goccia d’acqua addosso: speriamo che la sorte continui ad essere dalla nostra parte.

Oggi a pranzo abbiamo tagliolini (non tanto ini, anzi sembrano tagliatelle) con verdure seguiti da ananas e cocomero a volontà. Nella trattoria compriamo un borsellino a tracolla (20 bath) realizzato artigianalmente dai componenti della tribù.

Nel frattempo ha smesso di piovere a catinelle, salutiamo la guida Tin che riparte per la montagna con un altro gruppo di turisti (per me si fa un tour al dì) e ci prepariamo per il bamboo-rafting.

Si tratta di discendere un tratto di fiume su imbarcazioni costituite da 10 lunghissime e veramente grosse canne di bambù tenute unite da due striscie di gomma ricavate da vecchi pneumatici. Un thai stà davanti e pilota il mezzo aiutandosi con una lunga pertica, due persone stanno sedute al centro su apposite seggiole (ovviamente di bambù) e una terza rimane seduta dietro, per controbilanciare il conducente, direttamente sulle canne che fanno da scafo: praticamente seduta sulle acque.

Fortunatamente io e la Cry becchiamo i due posti sul trespolo con solo i piedi a mollo, mentre in coda alla nostra zattera con le terga appoggiate sulle tiepide acque del fiume abbiamo una delle due ragazze olandesi.

Questo rafting, tuttaltro che pericoloso, è veramente piacevole perchè dopo due giorni di continue scarpinate consente di gustarsi pittoreschi paesaggi fluviali comodamente seduti e le acque del fiume sono perfette per difendersi dal caldo umido che è veramente assillante quando non piove.

Dopo un’ora di bagnomaria con ripetuti tentativi di farci capottare del nostro pilota thai, giungiamo indenni al punto di arrivo (che è dove siamo partiti con gli elefanti il giorno prima).

Il nostro “Two Days Trekking” è terminato. Tutto è andato per il meglio, la Cristina non si è smarrita e la robusta turista americana ha perso un paio di etti di grasso. Mentre i conducenti thai smontano le zattere per caricare i lunghi pali di bambù su un pic-up col quale li riportano al punto di partenza per nuove discese con altri gruppi di turisti, scattiamo fotografie con tutti gli elefanti che ci sono nella zona (e sono tantissimi!).

Dopo avere comprato (100 bath) dal “fotoclick” della zona una foto con tanto di cornice che ci ritrae a bordo del pachiderma di ieri e un’ora di strada in pick-up siamo di nuovo al Chiang Mai Plaza.

Ritiriamo i nostri bagagli, fermiamo un samloor a motore ci facciamo portare al nostro nuovo mega hotel Rydges Tapae Chiang Mai dove occupiamo la camera che ci avevano prenotato ieri i due ragazzi milanesi.

L’hotel costa 1.400 bath (con colazione) a notte e li vale proprio tutti. Ci laviamo a fondo e riponiamo i panni usati per il trekking, che sono veramente puzzolenti, in sacchetti di nylon serrandoli al massimo nella speranza che il tanfo non impregni tutto quanto abbiamo nelle valige.

Sono due ore che siamo tornati dai monti e di nuovo piove a dirotto: che fortuna che abbiamo avuto.

Usciamo per cena e, magicamente, smette di piovere. Mangiamo al Kafe, un ristorantino che si trova di fronte all’hotel, scegliendo gamberetti e verdure fritte, involtini primavera, due birre Chang e un cono ice-cream (spesa 185 bath).

Facciamo un breve giretto ma la pioggerella e la stanchezza ci consigliano di tornare in camera presto.

21 agosto 2002 mercoledì Chiang Mai – Koh Samui.

Stamattina siamo stati svegliati dai coro di bambini di una scuola, tutti ben allineati e colorati nelle varie divise, che pregano e cantano in gruppo in un cortile proprio sotto la nostra finestra (noi siamo al sesto piano). Megacolazione, prepariamo le valige e poi via in tuk-tuk fino all’aeroporto (60 bath).

Se volete leggere tutto il resto del diario, vedere foto, avere altre informazioni, consigli e notizie sulla Thailandia, visitate il nostro sito www.Studiopasquali.It/thailandia/index.Htm … E buona vacanza nel Paese del Sorriso.



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