Come innamorarsi dell’Asia: Thailandia

Un regalo di laurea, un viaggio nel cuore!
Scritto da: rebeccabloomberg
come innamorarsi dell'asia: thailandia
Partenza il: 01/10/2009
Ritorno il: 16/10/2009
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Io e il mio ragazzo c’eravamo appena laureati e l’unica cosa che volevamo regalarci era un super viaggio all’estero…ma dove? Io ero entrata in fissa per New York quindi acconsentii quasi con sforzo di andare in Thailandia. Penso di aver ceduto solo perché suo cugino, che lavorava lì da 3 anni, sarebbe tornato definitivamente in Italia da lì a 3 mesi, e non potevamo farci sfuggire l’ occasione di visitare un paese con qualcuno che lo stava vivendo davvero. I mesi migliori per viaggiare in Thailandia vanno da novembre a febbraio ma per questioni lavorative siamo dovuti partire in ottobre: alla fine se si esclude un acquazzone stile tropicale a Pattaya e due orette di pioggia a Koh Tao, il tempo non è stato niente male. Forse un sole meno velato, in certe occasioni, ci avrebbe permesso di godere più di certi colori. Le temperature sono molto elevate, con un umidità sull’80% ma ricordatevi di portare sempre con voi una felpa e una sciarpetta perché si passa immediatamente alle temperature artiche appena si varca la soglia di un negozio o si prende la metropolitana. In Thailandia l’aria condizionata è sinonimo di benessere quindi fanno a gara a tenerla alla temperatura più bassa possibile; in fondo la sciarpa e il maglioncino vi serviranno anche quando entrerete nei templi perché il rispetto per questi luoghi sacri impone di non avere parti del corpo esposte.

Siamo partiti l’1 ottobre di pomeriggio (arrivo il 2 di sera), volo a/r con Emirates, Venezia – Bangkok con scalo a Dubai totale 530 euro a persona. Il volo non è niente male (visto anche il prezzo) se si esclude il fastidio di dover passare la prima notte in aeroporto a Dubai dove ci sono costantemente 12 gradi…il vestiario sopraindicato si dimostrerà già utile e se potete portatevi, con nonchalance, la copertina che vi offrono in aereo: sembra una mossa scorretta ma in realtà gliela ridarete alla seconda tratta del volo! All’arrivo all’aeroporto di Bangkok abbiamo cambiato i nostri soldi (all’epoca il cambio era molto favorevole 1 euro = 50 bath) e svolto le pratiche per il visto di entrata; dopodiché il taxi privato dell’hotel (all’andata abbiamo voluto toglierci questo sfizio per la modica cifra di 1000 bath ma al ritorno usufruiremo del normale servizio di taxi cittadino prenotabile fuori dall’albergo che farà lo stesso tragitto per la metà del prezzo) ci ha portati al nostro Amari Atrium Hotel prenotato comodamente via internet. Si tratta di un 4 stelle con ottima e abbondantissima colazione inclusa nel prezzo (44 euro la doppia); non è in centro ma appena a 5 minuti a piedi si trova la fermata della metro che vi porterà ovunque voi vogliate. Calcolate comunque che la zona dei templi non è servita né dalla metro né dallo skytrain ma solo dagli autobus, taxi o tuk-tuk. Qualsiasi sia la vostra scelta armatevi sia di pazienza (il traffico è una cosa pazzesca) sia di temerarietà (i tuk-tuk sfrecciano per le vie senza avere il minimo rispetto per le regole della strada). I prezzi dei taxi sono modestissimi ma ricordate che a volte farete prima spostandovi a piedi.

Devo dire che la fortuna ha voluto che ci facessero l’upgrade, ma quando poi abbiamo soggiornato di nuovo nello stesso albergo prima di ripartire per Venezia, abbiamo potuto constatare che anche la camera standard era ottima. La prima sera ci hanno raggiunti il cugino di Ale, Matteo, con la sua ragazza: il problema è che siamo riusciti ad uscire a cena solo per mezzanotte quindi siamo finiti a mangiare del buonissimo pesce nell’unico ristorante che abbiamo trovato aperto spendendo l’unica vera follia di questa vacanza: 1500 bath a testa (circa 30 euro)!! Se calcolate che ho mangiato anche con 20 bath e il prezzo medio di un pasto era di 50-100 bath capite perché parlo di follia!

La mattina dopo ci siamo dedicati alla parte antica della città visitando il Bangkok Wat Saket (Tempio del Monte Dorato) da cui si gode un panorama mozzafiato dall’alto della cupola dorata; Wat Phra Kaew (Tempio del Buddha di Smeraldo); il Wat Pho (Tempio del Buddha Reclinato fatto tutto d’oro e madreperla) che risale al XVI secolo ed è il Centro Nazionale per la tutela dell’antica medicina tradizionale Thai. Il Buddha è circondato da delle tazze di metallo dove inserire le satang, vecchie monete comprate in buste. Le monete comprate dovrebbero essere dello stesso numero delle tazze che circondano il Buddha. Se non vi sbaglierete (o se non si sbaglierà la signora che gentilmente riempie a caso la vostra busta) non ve ne avanzerà neanche una. In questo caso la leggenda dice che avrete un roseo futuro. Ultima tappa il Wat Phra Kaew (palazzo reale). In molti di questi templi potrete acquistare lamine d’oro da attaccare al Buddha o fiori, tutte offerte votive. Ricordatevi sempre di entrare coperti e di togliervi le scarpe. Per lo shopping potrete recarvi nella turistica Kon San Road (più per ammirare i colori che per fare veri affari), ai vari centri commerciali (il nostro di riferimento è stato il Siam Paragon, più che altro per l’ampia scelta culinaria al piano sotterraneo) ma soprattutto non perdetevi il mercato del week end Chatuchak. E’ enorme, non riuscirete a girarlo tutto, ma armatevi di pazienza superando l’iniziale senso di claustrofobia (le bancarelle sono sotto dei teloni e il caldo è asfissiante). Rinfrescatevi con un cocco fresco. Il mercato è facilmente raggiungibile con lo skytrain scendendo alla fermata Mo Chit.

Per mangiare io mi sento di consigliare molto il cibo per strada: è vero gli standard igienici non sono paragonabili ai nostri ma molto più elevati di quello che si pensa. Il cibo delle bancarelle è ottimo, l’importante è bere sempre da bottigliette sigillate. Con il vaccino contro l’epatite A che c’eravamo fatti prima di partire sono bastate poche accortezze per non avere nessun tipo di problema; ad un certo punto sono diventata temeraria, o avventata, e mi sono concessa dei buonissimi frullati di frutta fresca e ghiaccio, ma a mio completo rischio e pericolo. Per l’aperitivo serale (il mohito era ottimo con una spruzzata di cannella) e avere contemporaneamente una visione splendida della città di notte, salite al 63esimo piano del grattacielo The Dome, qui è presente anche un ristorante a 3 stelle Michelin (troppo costoso per in nostri canoni, ma molto romantico). Ma ricordate: potrete andare vestiti come sciattoni ma niente pantaloncini corti per gli uomini e le infradito sono bandite per tutti! In generale credo che quello che mi ha colpito di più sia stata la disponibilità delle persone, la mancata percezione di pericolo ovunque fossimo e per quanto degradate certe zone potessero apparirci e l’ottima e ampia scelta di cibo.

Il 5 ottobre siamo tornati all’aeroporto dove ci aspettava il nostro volo per Koh Samui, operato dalla Bangkok Airways (sempre prenotato da noi in internet, a/r sui 100 euro a testa). In realtà la nostra meta finale era Koh Tao, l’isola più piccola (21 km2) del complesso. Dopo un volo di un’oretta, un autobus ha caricato tutti i viaggiatori diretti al molo dove ci aspettava il catamarano veloce della Lomprayah (biglietti prenotati in internet). Veloce sosta a Koh Panghan e poi eccoci al porticciolo di Koh Tao. Per il soggiorno nell’isola abbiamo scelto l’ottimo Charm Churee Villa: quando siamo andati noi il prezzo delle stanze era circa di 3700 bath con colazione inclusa. Ora ho visto che nello stesso periodo sono saliti a 4200 bath ma secondo me ne vale comunque la pena. E poi qui c’è la formula che più stai e meno paghi. Una gip ci ha caricati e portati direttamente alla struttura: fortuna ha voluto nuovamente che ci facessero l’upgrade, quindi invece che la stanza in mezzo agli alberi prenotata dall’Italia, ci hanno dato il bungalow direttamente sulla spiaggia privata (la piccola ma magnifica “Jamson Bay” con mare cristallino, tiepido e ricco di pesci). Tranne che per il bagno un po’ spartano, dove abbiamo fatto qualche incontro animale poco gradito (un geko enorme e un mega ragno) e la paura dello tsunami, che prima di coricarmi mi faceva scrutare l’orizzonte alla ricerca dell’onda lunga (ma questa è solo una mia paranoia, legata forse anche al cartello con scritto “tsunami” e una freccia che indicava la via di fuga verso la collina che ho visto appena arrivata) la soluzione si è rivelata ottima. La struttura è fornita di internet alla reception, e nel prezzo è compreso anche un massaggio a scelta: se potete prenotatelo nel bungalow sospeso sull’acqua. Noi abbiamo optato per il massaggio agli olii profumati ma per i più coraggiosi c’è il famigerato Thai massage. L’ottima colazione viene servita al Chaba & Starlight Resturant dove la sera si cena a prezzi ottimi seduti su dei cuscini al suolo su di una terrazza sospesa sul mare, alla luce di colorate lanterne e cullati dalla brezza. Noi ci siamo trovati veramente bene.

Abbiamo noleggiato il motorino per tutti i giorni che siamo rimasti sull’isola: molte spiagge sono di difficile accesso con questo mezzo perché le strade sono scoscese e sterrate. In quel caso “gambe in spalla” e via, ne valeva sempre la pena. Le nostre spiagge preferite sono state Freedom Beach e la spiaggia raggiungibile dal resort dopo un percorso in mezzo agli alberi segnalato. Abbiamo fatto anche un’escursione a Koh Nangyuan: il lembo di spiaggia è paradisiaco e la camminata per raggiungere la cima della collina non comoda ma gratificante…alla fine però col fatto che hanno costruito un resort esclusivo con prezzi (e persone) del tutto occidentali, tutta la bellezza è rovinata: c’è poca Thailandia in quest’isolotto. Per il mangiare ce la siamo sempre cavata di giorno nei baretti sulla spiaggia o nei localini lungo le due uniche vie principali dell’isola: Pad Thai e zuppa di latte di cocco piccante, innaffiati da una buona Shinga sono stati i nostri must. Per gli amanti del genere l’isola è famosa per le immersioni: noi ci siamo accontentati di fare timidamente snorkeling con la maschera e il boccaglio offerti dal resort.

Il 10 ottobre abbiamo lasciato questo piccolo paradiso per volare a Pattaya e raggiungere Matteo e Tah. Devo dire che i giorni che siamo stati lì, abbiamo potuto vivere la città in maniera esclusiva: Tah ci ha messo addirittura a disposizione un appartamento con piscina condominiale. La spiaggia militare della marina (lungo e suggestivo lembo di spiaggia che abbiamo potuto apprezzare solo in parte causa mega acquazzone di cui ho accennato prima), il pranzo di pesce in un stupendo ristorante su palafitte, le colazioni nella patisserie anni ’50, il tempio cinese Anek Kusala Sala (contenente anche alcuni pezzi originali dell’esercito di Terracotta), la più grande raffigurazione al mondo del Buddha disegnata con lamine d’oro sul versante di una montagna tagliata per volere del Re (Khao Chee Chan, noto anche come Buddha della montagna), l’assaggio del vino “Silverlake” (anche i thailandesi iniziano a cimentarsi con il vino!!), vedere i bambini felici la domenica che corrono in spiaggia mentre noi distesi sulle sdraio rimaniamo a bere il nostro cocco, le notti frenetiche (solo il giorno dopo della mia abbuffata di hamburger all’una di notte, dopo essere stati in giro per locali, cui è seguito bagno in piscina e birra con i biscotti, il mio stomaco ha dato segni di cedimento)…tutte queste esperienze non sarebbero state possibili senza il contributo di Matteo e Tah (e per questo non smetteremo mai di ringraziarli).

Gli ultimi due giorni siamo tornati a Bangkok (il taxista per fare da Pattaya a Bangkok ci ha chiesto solo 30 euro per i circa 160 kilometri del tragitto), alloggiando al nostro Amari Atrium. Abbiamo deciso di andare a visitare Ayutthaya, vecchia capitale del Siam quasi completamente distrutta dai birmani nel 1767. Attualmente le rovine della città antica formano il cosiddetto “Parco Storico di Ayutthaya”, che è uno dei Patrimoni dell’umanità riconosciuti dall’ UNESCO. Vi consiglio di fare come noi (in realtà mi sono dovuta far convincere da Ale, ma questa volta sono stata contenta di averlo ascoltato): raggiungetela con il treno viaggiando in terza classe; con 60 bath farete tutto il viaggio in compagnia della gente del luogo. E’ vero che l’unica fonte di “frescura” saranno dei ventilatori sul soffitto ma chi di voi ha fatto il pendolare sui nostri treni d’estate non noterà molto la differenza! Arrivati lì il modo migliore per girare tutti i siti è contrattare un intera giornata in tuk-tuk: noi per 500 bath abbiamo avuto una signora che ci ha portato a vedere tutto quello che volevamo aspettando gentilmente che finissimo di vedere quello che ci interessava per poi portarci subito al posto successivo.

Ultima sera aperitivo al Dome e cena al giapponese…tristemente il 16 ottobre riprendiamo l’aereo per tornare a casa.

In conclusione io in Africa non ci sono stata ma sono convinta di essermi presa il “Mal d’Asia”…e già progetto nuove mete asiatiche…alla faccia di NY!

Giulia

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Wat Saket



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