Mantova, Trento e Verona

Prima o poi dovevo andare a Mantova...
Scritto da: Ste 12
mantova, trento e verona
Partenza il: 18/08/2013
Ritorno il: 23/08/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €

1° giorno

Partenza da Benevento alle 8 ed arrivo alle 16 (autogrill e solito traffico Firenze nord-Barberino), doccia urgente! Il viaggio è stato tutto sommato agevole; so che non è propriamente da Turista contare le segnalazioni inizio/fine regione ma non bastano gli Autogrill a lenire la lunghezza del percorso, e tutto ciò che può distrarre da IsoRadio e dallo switch AC è benvenuto! Arriviamo a Mantova dal ponte di San Giorgio con una entrata da cartolina che penso ogni visitatore avrà effigiato su supporti ottici e nervosi per la bellezza dei colori. Accogliente la stanza del Meublè Abat-Jour, ottimo il bagno (quasi da 3 stelle se non più); alle 19 prima escursione in Mantova città, parcheggio tanto e libero lungo il Mincio in compagnia di cigni e paperelle. Le prime foto sono tutte lì, la Nikon d3100 è appena comprata il giorno prima e la genesi viene da lontano, esattamente da un articolo di un D di Repubblica di quasi due anni fa in cui mi innamorai proprio di quella ‘cartolina dal ponte’. La città è calda, la pietra restituisce calore, le strade sono quasi deserte e qualche avventore nel Bar di piazza Sordello, pochi accenti mantovani in giro. Carini i tavoli a lume di candela a ridosso dell’orologio e di San Lorenzo ma optiamo per un più economico panino; stanchissimi ci aspetta la prova materasso, a domani!

2° giorno

La notte è passata bene, il materasso è confortevole e suona la sveglia delle ore 8 assieme a qualche articolazione lombare ancora carica del giorno prima, ma ci attendono cornetto e Val di Non! Partenza ore 10, rotta verso Trento. Mete sparse, i castelli più importanti-oggi ne vediamo due: quello del Buonconsiglio (Trento) e quello del conte Thun, per il quale occorre una bella inerpicata di almeno due km dal parcheggio 2 (a proposito, era libero anche l’1, nonostante la segnaletica).

Il Castello del Buonconsiglio è struttura rinascimentale abitata da una contingente mostra sui draghi, con bestiari e mostruosità dell’immaginario seicentesco collocati suggestivamente tra il credo popolare e la maestosità dolomitica: quelle stesse fonti del thaumazein che semmai dovessero servire, portano a galla i limiti razionali per l’ennesima volta, da Platone a Kant. La struttura è tenuta benissimo come tutti i castelli del trentino (credo) ed è sede di partenza di un complesso di strutture visitabili quali Castel Beseno, Castel Thun e Castel Stenico. Vederne anche solo tre in un trentino popolato da circa una settantina di queste strutture è stato emozionante come ogni prima volta, presi dall’entusiasmo ci inoltriamo in Val di Non per il Thun a saggiare sempre più in alto il senso di solitudine e di dominio che suscitano questi luoghi. Castel Thun pare sia la una rocca tra quelle nel miglior stato di conservazione: restaurato, da circa tre anni è aperto al pubblico con il corredo di casa Thun esposto ed incorniciato da affreschi riportati in vita da un lavoro quasi ventennale. Dopo aver macinato un numero indefinito di scarpettate, scendiamo a valle tra distese di mele verdi (le mitiche mele della Val di Non) e un minaccioso nuvolame all’orizzonte – inutile dire che viste da quelle altezze certe cose ti danno un leggero senso di inferiorità…

3° giorno

Giornata interamente dedicata a Mantova e alle sue bellezze. Partiamo da palazzo Te, sorto in una propaggine mantovana come palazzo “dei lucidi inganni” dedito ai piaceri latenti dei Signori ed oggi Museo civico circoscritto attorno all’ampio giardino dalla loggia centrale e dall’emiciclo esedra. Da vedere certamente la sala dei Giganti ma la struttura tutta è meritevole di visita per i bellissimi affreschi delle stanze. Il terremoto dell’anno scorso ha ancora vittime in cura: non si possono visitare la torre dell’orologio, la bellissima (ahimè) camera degli sposi e il Palazzo Podestà ma ci aspetta l’ornatissimo Palazzo Ducale, maestosa e sfarzosa residenza Gonzaga, complesso di appartamenti che comprendeva il Castello di San Giorgio e che ornava ogni momento della vita domestica e mondana tra fregi di lusso e iconografie da museo, un patrimonio che la città illustra ed onora. Il parcheggio non è mai un problema, a Mantova abbiamo sempre trovato posto libero lungo il Mincio – in compenso ci siamo prosciugati per un menù turistico in piazza Sordello sul quale ci sarebbe da dire, ma non mi va di parlare male : Mantova non merita la speculazione. Rimane da visitare il bel Teatro Bibiena (una bomboniera per l’opera del 700 che restituisce prospettiva interna sinusoidale), il Duomo, la più antica struttura della città, la rotonda di San Lorenzo, ed Amen! La MantovaCard rimane utilizzata in parte, chissà che non ci si ritorni durante l’anno, ma intanto sono le 19, si va verso la nostra camera in desìo di una bella doccia!

4° giorno

Maledetta zanzara impertinente, grassa di sangue quanto non dovresti essere per la velocità con la quale ci sfuggi… sveglia subitanea per il tour conclusivo dei castelli del trentino: oggi è il turno dello Stenico e del Beseno, con puntata finale a Sirmione – grotte di Catullo. Partiamo in direzione Stenico, ridente agglomerato come quasi tutto il circondariato a circa 700 metri per visitare il castello del luogo che gode di affreschi in buono stato e di una bellissima apertura sulle montagna. Siamo fortunati a non penare poi tanto per il posto macchina vista l’esiguità dei parcheggi; il castello è ben tenuto, gli interni aprono bellissime finestre sulle dolomiti, tra fiori e fregi nel connubio ormai noto dal primo giorno di trentino. Venendo da Mantova il cammino si presenta più lungo del previsto, dobbiamo rinunciare a Castel Beseno se vogliamo rientrare nel ruolino di marcia. Abbandonata la pace e il silenzio delle altura, Sirmione bella e caotica è al pari della costiera amalfitana: trovare posto è utopia. Dopo un po’ riusciamo a metterci alla volta di Rocca Scaligera , bella per struttura esterna e locazione naturale – ma ancora più belle sono le coppette gelato e le grotte di Catullo: rovine di una maestosa villa romana oggi museo all’aria aperta sul Garda con squarci pittorici ad ogni dove: una delizia visiva tale che la veridicità o meno dell’appartenenza alla famiglia del più famoso dei neoteroi passa in secondo piano. Il ritorno nostalgico e gradevole è preludio al panino abituale e alla passeggiatina serale sotto l’egida dell’alito Mantovano che allevia il calore con le fauci del Mincio. Domani tappa a Verona!

5° giorno

Partenza da Mantova ore 09:00, Verona è vicina. Non fosse per il parcheggio di spenderebbe poco in una città che ha da dire tanto! La card che copre due giorni di attività turistica la bruciamo in un giorno per buona pace dei piedi; quante bellezze e quanti cliché! Il balcone di Giulietta ridotto a souvenir per turisti perde il 90% delle parole di Shakespeare, ridotto a mercato di foto, Amarcord e lucchetti dell’amore (figurativi, ma per render l’idea della fiera delle banalità alla quale si assiste). Gioielli autentici i templi della cristianità : dal duomo alla Basilica di Santa Anastasia, passando per quella di Fermo, tesori su tesori – chiese gotiche su reperti romanici ancora più suggestivi da vedere. Naturalmente una capatina al Castelvecchio per rendere giustizia ad una maratona di 5 giorni sotto il segno delle roccaforti, e un bel “passeggiar veneto” lungo la via che porta a piazza Erbe. Il clima assiste e concilia turismo e frutta: granite e macedonie ci sostengono fino alle 16, quando ci accingiamo a salutare la città (passando per i 15€ equivalenti di 6 ore di parcheggio). Stasera un caffè sulle sponde del Mincio saluterà la bella Mantova; si ritorna a Benevento a sbobinare due SD piene piene (ma con i castelli del trentino siamo appena all’inizio, parola!)

(A proposito, ma è capitato solo a me di vedere certe cose o anche voi avete notato l’uso estremamente ‘facoltativo’ delle frecce di spostamento lungo la Brennero-Verona? La sfortuna dei luoghi comuni è la fortuna degli altri, a quanto pare!).



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