Visita alla missione di Maxixe
Nell’agosto 2003, a pochi mesi dalla fondazione dell’associazione Vo.La. Onlus, abbiamo deciso di organizzare una visita alla missione del padri della Sacra Famiglia di Maxixe, in Mozambico. L’obiettivo nostro soggiorno di 3 settimane era quello di partecipare attivamente alla vita della missione, in modo da poter studiare un eventuale progetto di collaborazione.
Il volo con la TAP, l’affitto delle 3 case in cui abbiamo soggiornato (eravamo 20, pertanto era impossibile farci ospitare all’interno della missione) ed ogni tipo di spesa sono stati autofinanziati dai partecipanti, insomma ognuno ha pagato per sè.
Maxixe è a circa 500 km dalla capitale Maputo, da percorrere sulla statale n.1 (che poi sarebbe l’unica strada asfaltata del paese), si affaccia sulla splendida baia di Inhambane, la città principale della regione, raggiungibile con 30 minuti di barca (per chi ha il coraggio di intraprendere il viaggio della speranza) oppure con un paio d’ore di auto.
Superato l’impatto iniziale, in cui ti sembra di essere precipitato in un documentario di cui ti senti spettatore, ci siamo rimboccati le maniche per partecipare attivamente alla vita della missione.
Queste attività erano fondamentalmente 3: la pastorale dei bambini, quella giovanile e quella delle donne… Non c’era nessuna attività specifica dedicata agli uomini perchè, ad essere sinceri, di uomini, dopo la guerra civile, ne sono rimasti davvero pochi… Il numero maggiore di uomini adulti lo abbiamo incontrato visitando il carcere.
Nell’ambito della pastorale dei bambini abbiamo visitato diversi villaggi, seguendo il padre che si occupava della “pesa” mensile dei bimbi di ogni villaggio (il controllo del peso è uno dei pochi strumenti che hanno per tutelare la salute della popolazione infantile, in quanto la mancanza di crescita è un campanello d’allarme che indica la possibile presenza di malattie) e degli asili, tutti all’aria aperta con una lavagna appesa a un albero. Portavamo la merenda, torte preparate da noi, e giocavamo con loro. Quella che all’apparenza sembrerebbe un’attività semplice e divertente, però, non lo era affatto. Abbiamo scoperto che questi bimbi avevano una gran paura dell’uomo bianco e spesso e volentieri, alla nostra vista, iniziavano a piangere, un pianto senza stilli e singhiozzi, una semplice lacrima che rigava le loro guance ma che, in me, ha scatenato un tumulto di sensazioni e pensieri…
Mi trovavo in un modo alla rovescia, in cui il “diverso” ero io.
Un’altra attività dedicata ai bambini era il supporto agli allenatori delle varie squadre di calcio, che ha coinvolto anche Enzo (inseparabile compagno di viaggio, che allora era il mio ragazzo, ed oggi è mio marito). Enzo allena una squadra di bambini anche qui a Milano, quindi il confronto è venuto spontaneo… Prima differenza: qui ci si allena dopo la scuola, lì, visto che si va a scuola su turni perchè le classi sono troppo numerose e i locali ridotti, gli allenamenti sono prima della scuola: alle 7 del mattino! Seconda differenza: qui i ragazzi si tolgono un paio di scarpe firmate, per poi mettersi le scarpe da calcio, anch’esse firmate… Lì i bambini arrivavano con le uniche scarpe che possedevano, ossia sandali infradito e li lasciavano a bordo campo per giocare scalzi! Potrei continuare l’elenco ma credo che possiate immaginare voi il resto.
Le attività dedicate ai giovani si svolgevano principalmente all’interno del centro giovanile della missione, in cui oltre a diversi corsi (io per esempio insegnavo italiano ad un gruppo di una decina di ragazzi) venivamo organizzate feste e serate danzanti… Ebbene, chi mi conosce non ci crederà mai, ma sono salita su un palco a ballare WMCI ! Sempre ai giovani è stata dedicata la giornata nazionale della gioventù che abbiamo festeggiato a Mongue, una missione, all’epoca diroccata, distante 22km da Maxixe (non asfaltati, quindi sulla sabbia) dove abbiamo passato la notte all’aperto per assistere alla celebrazione della messa, di 3 ore circa, il giorno successivo.
Con le donne abbiamo lavorato nel laboratorio di cucito, e siamo andate in giro con irma Maria, la suora che seguiva questa pastorale, a visitare villaggi e orti, coltivati appunto da donne.
Non è retorica dire che questo viaggio mi ha cambiato la vita. Ho capito che il mio “mondo” non è il solo mondo possibile,… Ed è naturale a questo punto porsi degli interrogativi di natura etica… Che connessione c’è tra lo sviluppo del nostro mondo e della nostra società e, anche se non mi piace il termine è l’unico che rende l’idea, il “sottosviluppo” di altre? Personalmente credo che i due fenomeni si influenzino non poco reciprocamente, e la mentalità assistenzialistica che in molti casi i nostri aiuti contribuiscono a sviluppare in questi paesi servono più ad alleviare le nostre coscienze che ad altro.
Come ho detto all’inizio di questo racconto, il nostro viaggio è stato una visita volta più che altro all’osservazione della situazione, in modo da poter elaborare un progetto comune come in effetti è stato fatto negli anni successivi. Uno dei principali problemi di questi paesi è la mancanza di preparazione della popolazione locale per le attività che necessitano una più alta formazione. Chi studia deve farlo altrove, principalmente nella capitale, e chi lo fa difficilmente torna alla dura realtà del paese.
Per questo i padri della Sacra Famiglia hanno deciso di aprire un’università proprio a Maxixe. E Per questo l’associazione Vo.La. Ha deciso di contribuire con delle borse di studio per gli studenti più bisognosi.
Se qualcuno volesse maggiori informazioni sull’argomento non esiti a chiedere.