Viaggio itinerante in Sicilia
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Lunedì 22 Agosto
Auto colma di bagagli, aeroporto di Malpensa, aeroporto Falcone Borsellino, noleggio auto e, dopo un po’ di attesa alla ricerca di una macchina prenotata che non si trova, raggiungiamo la prima meta per non perdere neanche uno spicchio di giornata di questa vacanza.
Segesta, con il suo tempio e teatro, rappresenta per noi la prima visita ed il primo sito archeologico dei diversi che visiteremo nei giorni a venire. Il tempio è visibile sin dalla strada che porta al parco e l’impatto da questa distanza è ancora più sorprendente di quanto lo sia quando lo si raggiunge, percorrendo una breve salita dallo spiazzo d’ingresso dove si lascia l’auto. A questo punto si può proseguire a piedi raggiungendo la sommità del monte Barbaro su cui sorge il teatro, attraverso una stradina che in biglietteria ci ricordano essere “ripida, lunga e arsa del sole cocente” (licenza poetica) oppure col più comodo bus-navetta. Da qui la vista sulla vallata e sul mare è meravigliosa e ripaga lo sforzo per raggiungere i 400 m di altezza su cui sorge l’antico teatro greco.
La sera ci spostiamo ad Erice, una piccola cittadina arroccata sulla cima di un monte sopra la città di Trapani. L’atmosfera è molto suggestiva: si tratta di un paesino tipicamente medievale con stradine lastricate ripide e scivolose, belle chiesette, palazzi in pietra e con le mura che la circondano dandole una caratteristica forma triangolare. Il tutto molto pulito, curato e, grazie ai suoi 800 m di altezza, fresco. Erice questa sera è presa d’assalto dai turisti e non è facile trovare un posto a sedere nei numerosi ristoranti della città. Dopo un po’ di pazienza ci accomodiamo a tavola ed iniziamo ad approcciare la cucina locale provando il cous cous di pesce, tipico del trapanese tanto che a San Vito lo Capo si tiene pure un festival, fatto di farina di semola a granelli cotta e condita con pesce, crostacei e frutti di mare. Il piatto viene servito accompagnato da un pentolino contenente brodo di pesce per bagnare di tanto in tanto il cous cous mantenendolo umido ed è perfetto quando abbinato ad un bicchiere di vino bianco. Dopo cena concludiamo la passeggiata tra le mura cittadine e, percorrendo una stradina in discesa consigliata dal navigatore ed incredibilmente ricca di tornanti, rientriamo piuttosto presto in albergo.
Martedì 23 Agosto
Cefalù è una bella e viva cittadina di mare che deve la propria notorietà, oltre alle affollate spiagge sul mar Tirreno, al centro storico fatto di stradine che ben mescolano l’arte del passato, dei palazzi e delle chiese al presente dei numerosi negozi e ristoranti. Baricentro di Cefalù è la piazza del Duomo che, oltre ad ospitare il convento delle monache benedettine ed il palazzo arcivescovile, si contraddistingue e si riconosce già da distante per via delle due imponenti torri della facciata della cattedrale normanna. Ancor più bello è il suo interno ed in particolare l’abside, dove si trova il mosaico del Cristo Pantocratore, motivo tipico dell’arte bizantina e che da qui in poi ritroveremo diverse volte all’interno delle chiese visitate. Per pranzo ci fermiamo al ristorante Le chat noir (in via XXV Novembre, una stretta strada che dal Duomo scende verso il mare) che a fine vacanza verrà votato dall’esperta giuria da noi composta come l’ambiente più carino, curato e rilassante nel quale ci siamo concessi una pausa. Nel bel cortiletto fiorito assaggiamo la caponata, un antipasto agrodolce di verdure fritte (melanzane, sedano, cipolla, olive e capperi) in un fondo di pomodoro, zucchero e aceto, e la prima pasta con le sarde della vacanza. Confortati dal break, prima di recuperare la macchina, visitiamo il museo Mandralisca la cui opera degna di interesse, tra tanti quadri di autori ignoti, sembra essere il Ritratto d’Ignoto, un’opera di Antonello da Messina che ritrae un misterioso marinaio dal sorriso enigmatico.
La meta successiva è San Marco d’Alunzio un borgo medievale, tanto per cambiare sulle pendici di un monte, particolarmente ricco di chiese che però non hanno catturato la nostra attenzione. Ne rimaniamo delusi ed infatti, giusto il tempo di una bibita refrigerante, e si riparte per Milazzo, punto di attracco per la visita alle Isole Eolie del giorno successivo.
Mercoledì 24 Agosto
I traghetti e gli aliscafi che giornalmente raggiungono le Isole Eolie partendo da Milazzo sono numerosi. Tra questi optiamo per una mini crociera che ci porterà, con partenza alla mattina presto, prima a visitare Lipari, la più grande delle isole Eolie, e successivamente a fare il bagno a Vulcano. Approdati a Marina Corta iniziamo a passeggiare nel centro cittadino di Lipari, ricco di casette basse dai colori chiari e di strade che brulicano di turisti: chi come noi cammina, chi è seduto in un ristorante, che assaggia una granita in pasticceria, chi cerca un souvenir ricordo in uno dei tanti negozi della via principale. Troppa confusione che non ci permette di apprezzare il paesino e anzi stimola il nostro occhio critico a sottolinearne i difetti e le mancanze, come quella dei bidoni della spazzatura, davvero limitati in confronto al numero di persone che qui arrivano ogni estate. C’è però da dire che questo problema di Lipari, forse banale ma alla base di una città bella, pulita e che si presenta a turisti provenienti da tutto il mondo, è comune ad altre città siciliane, tanto che sa di autolesionistico tappezzare le stesse con cartelli del tipo “Divieto assoluto di gettare rifiuti. I trasgressori sono soggetti a sanzione”. Alla fine troviamo un po’ di pace allontanandoci dal porto e dalle strade più affollate, ma vi ritorneremo presto perché alle 13 il traghetto riparte alla volta di Vulcano.
Vulcano ci accoglie con il suo caratteristico, quanto sgradevole (a prima impressione, dopo un po’ ci si fa l’abitudine) odore di zolfo. Subito vediamo i bagni di fanghi dove numerosissimi turisti si immergono per poi andarsi a sciacquare nelle calde acque marine. Noi saltiamo questo passaggio, troppo il caldo del primo pomeriggio per pensare ad un bagno bollente, per dirigerci alle spiagge nere, che devono il proprio nome e la propria particolarità proprio al colore della sabbia di origine vulcanica. Quest’ultima è davvero rovente, l’acqua fresca al punto giusto, e così dopo qualche minuto stesi sui nuovi asciugamani in microfibra, a detta di qualcuno scelti in abbinamento ai costumi, ci godiamo il primo bagno nel mare di Sicilia.
Giovedì 25 Agosto
Sono ormai dieci giorni che siamo rientrati dalle vacanze, eppure io la notte sogno ancora le stradine strettissime ed in salita percorse nel centro di Taormina, esortato da chi li vi abita con frasi del tipo “Mii … ci passa anche un Mercedes”, alla ricerca del nostro comodissimo albergo. Detto delle mie capacità non eccelse alla guida (seppur abilmente guidate dal navigatore alla mia destra) Taormina è una meta assolutamente da non tralasciare in una vacanza in Sicilia. Prima di tutto per il suo teatro greco, perfettamente funzionante ed agibile, che emoziona chiunque per il panorama sottostante della bellissima baia sul mare da cui iniziano le pendici del vulcano Etna. Visitato il teatro è piacevole poi passeggiare per ore nella principale Corso Umberto I, ricca sia di palazzi e chiese che di negozi, così come nelle stradine secondarie che a quest’ultima si intersecano. La sera poi Taormina indossa uno smoking per diventare la città elegante che da anni richiama ed affascina vip da tutto il mondo. In questa versione ci accompagna in una bellissima serata che dopo cena ci porta al laboratorio pasticceria Roberto in Via Calapitrulli, ad assaggiare il famoso cannolo, una cialda arrotolata, fritta e farcita al momento con ricotta addolcita di zucchero, zucca e ciliegia candita, le paste al pistacchio e quelle di marzapane. Proseguiamo la serata al Re di bastoni, un locale su Corso Umberto I dove scopriamo gli ottimi vini liquorosi siciliani da meditazione (in questo caso un moscato di Noto) e concludiamo con una partita a carte dall’esito incerto sul balcone dell’hotel, intrattenuti dal cantante del ristorante sottostante che incalza uno dietro l’altro i successi di Vasco, concludendo la propria performance con la frase “siete un pubblico fantastico” (N.B. sono le 2 di mattina e al tavolo c’è solo più una coppia di fidanzati, probabilmente pakistani).
Venerdì 26 Agosto
Da Taormina si raggiungono piuttosto velocemente le gole dell’Alcantara, un parco fluviale caratterizzato da canyon naturali che il tempo ed il fiume hanno scavato nel corso degli anni. Trascorriamo qui l’intera mattinata alternando la visita del parco immersi nella natura al relax della spiaggia di fronte al fiume dove ci stendiamo per circa un’ora in mezzo a tanti altri turisti. Qui l’acqua del fiume è limpida e davvero gelida, tanto che il bagno alle gole che avevamo programmato si trasforma in una nuotata frettolosa solo per piedini e caviglie. Per gli amanti del genere e per chi è intenzionato a dedicare maggior tempo a questo parco fluviale è possibile anche risalire per un certo tratto le gole con un’escursione guidata ben organizzata che fornisce in noleggio stivaloni di gomma e muta dato che in alcuni tratti è necessario immergersi fino al busto.
Poco prima del casello autostradale Flo indica risoluta senza neanche bisogno di parlare la prima meta fuori programma della vacanza: l’Etna. La nostra sarà solo un’escursione in macchina sulle pendici alla ricerca di un segno dell’attività lavica di questo vulcano attivo. Dopo aver scambiato qualche incendio per eruzione in corso, non senza episodi di entusiasmo e successiva delusione, e senza perdere la speranza arriviamo con un po’ di fortuna ad una valle dove la pietra lavica sembra essere piuttosto recente. Lo spettacolo è curioso e fuori dal comune per i colori ben delineati del paesaggio: al grigio-nero dell’ex colata lavica si contrappone il verde intenso dei boschi rimasti intatti a pochi metri di distanza. Raccogliamo qualche sassolino (a Lipari li vendevano a 1 euro il pezzo!), scattiamo giusto alcune foto (più o meno quaranta …) e tornando indietro facciamo tappa a Randazzo, città medievale dalle caratteristiche e bellissime chiese – purtroppo chiuse alle 4 del pomeriggio – con le facciate nere del basalto lavico dell’Etna. La merenda di oggi poi è da ricordare: da Arturo, detto in paese Sua Maestà, una pasticceria in Via Umberto I vicino a Piazza S. Caterina, prendiamo delle ottime paste alla mandorla ed al pistacchio accompagnate da due squisite granite siciliane ai gelsi (un frutto di bosco molto comune in Sicilia).
Il programma di oggi è molto fitto di impegni, pertanto conviene rimettersi in macchina per raggiungere entro cena la città di Noto nel sud-est dell’isola siciliana. A tal proposito un capitolo a parte, valido non solo per questa città, credo lo meriti l’argomento parcheggio in Sicilia. Il siciliano, o per lo meno il simpatico proprietario della B&B dove dormiremo, ha una concezione leggermente diversa da chi scrive di questo termine (ovvero uno spazio delimitato da strisce colorate espressamente pensato per lasciare la propria vettura in sosta). E così ciò che ci era stato descritto come “posto libero davanti al B&B” non esisteva, mentre “l’ampio parcheggio libero assolutamente sicuro” era uno slargo non asfaltato di fronte ad uno stadio che lasciava libera fantasia agli ospiti (alcune macchine in riga, altre a lisca di pesce, qualcuna in doppia fila, ecc). Scherzi a parte, c’è da dire che quando si decide di affittare l’automobile per le proprie trasferte il parcheggio selvaggio, così come le stradine strette o la disattenzione di un motociclista con due passeggeri, possono davvero causare spiacevoli sorprese a fine vacanza. In conclusione il consiglio è quello di valutare bene le proposte assicurative della compagnia nel caso in cui vogliate stare più tranquilli. Ceniamo molto bene alla Trattoria del Crocefisso, in via Principe Umberto e poi restiamo entusiasti dalla visione della città di notte. Noto è una città relativamente giovane, completamente ricostruita in stile barocco ad inizio ‘700 in seguito ad un disastroso terremoto. Un’opera maestosa fatta di pietra, forme, volumi, linee e colori in un susseguirsi di piazze, chiese ed edifici così vicini tra loro da sembrare un luogo finto, tipo set cinematografico. Le illuminazioni notturne poi rendono il tutto ancora più maestoso e di sicuro impatto.
Sabato 27 Agosto
La mattina successiva, dopo la colazione al Caffè Sicilia a base di paste ed assaggi di granita (ricordiamo ottima quella al limone), ripercorriamo visivamente ciò che avevamo ammirato la sera precedente: il Municipio, la Cattedrale di S. Nicolò, il Palazzo Vescovile, Piazza XVI Maggio e via dicendo. Noto ci ha davvero colpiti ed i suoi paesaggi barocchi ricchi di monumenti, forme e colori resteranno un bel ricordo visivo di questa vacanza, tanto che ci farebbe piacere, in un ipotetico remake del viaggio, includere nel nuovo programma altre città della Sicilia sudorientale come Modica e Ragusa.
E si riparte di nuovo, questa volta in direzione Piazza Armerina per visitare la Villa Romana del Casale. Ma se a mezzogiorno succede che uno stomaco brontola e proprio in quel momento si sta passando davanti ad una città, può capitare che lì ci si fermi e non si riparta più per un po’. Anche Caltagirone, proprio come Noto e per lo stesso motivo, è una città barocca costruita nei primi anni del 1700. Il prodotto artigianale tipico della città è la ceramica smaltata che decora, tra le altre cose, la scalinata che porta alla Chiesa di S. Maria del Monte, simbolo di Caltagirone. Si tratta di un susseguirsi di 142 gradini, ognuno dei quali ornato di ceramica in diversi motivi colorati principalmente di giallo, verde ed azzurro. Ah, dimenticavo di quello stomaco che brontola e del pranzo: il Locandiere in Via Luigi Sturzo, incontrato per caso, si è rivelato una buona e fortunata scoperta. Il servizio ottimo, così come i piatti ed in particolare da provare il loro mix di antipasti, sia caldi che freddi, tutti a base di pesce con accostamenti di gusti e sapori strani ma sempre indovinati.
Nel tardo pomeriggio arriviamo ad Agrigento, altri chilometri in macchina che iniziano a convincerci che riusciremo davvero a circumnavigare l’isola. Camere a Sud è la B&B dove ci fermeremo per due notti e che ricorderemo per la gentilezza dei due padroni di casa, le colazioni a base di cornetti serviti in terrazza e la cura dei dettagli di una camera piccola ma accogliente. Vogliamo partire forti e così la sera stessa ci rechiamo alla Valle dei Templi per una visita notturna con i monumenti illuminati ed un leggero venticello che rinfresca e solleva la sabbia del sito archeologico. Lasciamo la macchina in un parcheggio secondario alla sommità della collina davanti al tempio di Giunone che vediamo subito seguito dal tempio della Concordia, in pratica i due meglio conservati e più rappresentativi dell’intera area. In particolare il secondo con la maestosità dei suoi piloni rappresenta la cartolina più famosa di Agrigento e senza dubbio uno dei templi meglio conservati del mondo greco in Europa. Posizionandosi di fronte al tempio poi è possibile godere di una spettacolare vista sui due monumenti che, così illuminati, spuntano come d’incanto sullo sfondo buio della notte. La strada prosegue, per importanza di monumenti e per dislivello, in discesa fino ad uscire dal parco, attraversare una strada provinciale e rientrare nello stesso per vedere altri resti dell’antica Akragas. Il tempio di Giove Olimpico, quello dei Dioscuri ed Ercole sono senza ombra di dubbio peggio conservati dei precedenti e forse in questo caso la visione notturna non ne amplifica il fascino ma ne penalizza il valore. Le esclamazioni che si sentivano solo pochi minuti prima tipo “quando andiamo ad Atene?”, “che spettacolo meraviglioso di notte” e “cosa dici se facessimo la tripletta aggiungendo al programma Selinunte?”, lasciano infatti ora il posto a “che è sto ammasso di sassi?”, “mamma ‘ste luci puntate in faccia” e “ma due bei grattacieli no?”. Mezzanotte è già passata ed è evidente che sia meglio rientrare al B&B, ma avremo modo di tastare ancora il polso di Flo sull’argomento greci e grecismo negli ultimi giorni di vacanza.
Domenica 28 Agosto
Oggi ci aspetta un’intera giornata al mare, per la quale ci spostiamo fino alla lunga spiaggia di Gelonardo, a circa venti minuti di macchina sulla costa in direzione di Sciacca. La situazione è perfetta: la spiaggia di sabbia fine è incredibilmente semideserta, il sole caldissimo ma il vento soffia forte e permette di restare coricati a lungo senza ombrellone e senza affanno. Per pranzo troviamo un piccolo chiosco dove prendiamo qualche arancino, delle palle di riso fritte condite con ragù, mozzarella e piselli oppure zafferano, ed il pomeriggio vola tra bagni, racchettoni e qualche ronfata documentata dalla fedele macchina fotografica. Al tramonto sulla via del ritorno ci fermiamo ancora alla scala dei Turchi, un’alta scogliera candida (da distante sembra quasi un iceberg!) che l’azione di vento, mare e supponiamo uomo ha scolpito a gradoni che salgono partendo dal mare.
Lunedì 29 Agosto
Su consiglio di Elvira e Ignazio del B&B questa mattina torniamo alla Valle dei Templi per vedere il giardino della Kolymbetra, che non era visitabile di notte. Questo giardino sorge laddove in passato si trovava l’area verde ricca di flora dell’antica Agrigento, mentre da alcuni anni è gestito dal Fai (Fondo Ambiente Italiano) che l’ha ritrasformato in un luogo adatto alla crescita di aranci, cedri, pompelmi, ulivi, fichi d’india e via dicendo. L’iniziativa del Fai è resa ancora più apprezzabile dall’idea di offrire ad ogni visitatore all’ingresso del giardino, per dimostrarne la produttività, uno squisito fico d’india. Non andremo di certo via da Agrigento senza passare dalla casa natale di Luigi Pirandello, un’abitazione rurale appena fuori città che oggi ne ospita il museo. A lato della casa un sentiero conduce al luogo dove lo scrittore siciliano, riparato dal sole sotto un pino, contemplava “il mare africano” e dove oggi sono custodite le sue ceneri.
Ma facciamo un passo indietro di qualche giorno, più precisamente alla sera della visita alla Valle dei Templi di Agrigento: avevamo lasciato Flo in preda ai dubbi in merito alla sua posizione ufficiale nei confronti della cultura greca. Chi l’avrà spuntata? La risposta risulta evidente nel dire che l’ennesima meta fuori programma di questa vacanza sarà Selinunte, per completare un triplete greco iniziato il primo giorno a Segesta e proseguito successivamente con la visita di Agrigento. Selinunte non si è rivelato un doppione di quanto già visto, bensì un sito storico suggestivo prima di tutto per la splendida collocazione su una collinetta sopra il mare e poi per l’eleganza e bellezza di uno dei suoi templi, quello E, dato che qui ogni monumento viene contraddistinto da una lettera dell’alfabeto. Dicevamo che i resti della città antica si trovano su una collina, e più precisamente proprio sopra ad una bellissima spiaggia che in effetti inviterebbe a gettare la guida, correre giù dalla discesa e andare a fare il bagno. Ma siamo già in ritardo sul rullino di marcia, quindi meglio resistere alla tentazione per rientrare verso Palermo, dove trascorreremo gli ultimi giorni di ferie, con tappa intermedia a Monreale dove invece dormiremo questa notte.
Arrivati all’albergo il Trogoletto di Monreale scopriamo che quest’ultimo è anche un ristorante dotato di bellissima terrazza con vista su Palermo e qui decidiamo di fermarci per cena. La serata è lunga, piacevole anche grazie alla compagnia dei gestori, e soprattutto gustosa con assaggio di un delizioso piatto di spaghetti ai ricci di mare condito con pesto ai pistacchi. Pancia troppo piena per una salutare passeggiata in centro, tant’è che non mettiamo piede fuori dal Trogoletto e decidiamo di rimandare la visita della città alla mattina seguente.
Martedì 30 Agosto
Il Duomo di Monreale rappresenta la fusione tra la severa e massiccia cultura normanna della facciata e le straripanti influenze islamiche e bizantine dell’interno. Quest’ultimo è sorprendente: le pareti sono interamente ricoperte di mosaici e raccontano la storia di Gesù attraverso immagini, colori e forme studiate in ogni minimo dettaglio. Così come a Cefalù il catino dell’abside è dominato dall’immensa figura del Cristo Pantocratore che è la prima a richiamare l’attenzione. Ma è la visione d’insieme ad essere sorprendente: uno spettacolo per gli occhi che lascia a bocca aperta e rende difficile qualsiasi descrizione verbale. Dal lato meridionale della Chiesa si accede poi all’altrettanto bel chiostro, purtroppo in parte chiuso in questo periodo, il che ci porta a considerare davvero eccessivi i sei euro a persona pagati per l’ingresso.
Entro sera dobbiamo riportare all’aeroporto l’automobile affittata (Palermo la visiteremo come pedoni), ma prima vogliamo regalarci ancora un ultimo fuori programma raggiungendo la turistica San Vito Lo Capo. Il paese si trova in una posizione straordinaria sulla punta occidentale che delimita il Golfo di Castellammare e si tratta di un fantastico luogo con casette bianche di fronte alla spiaggia dorata ed al mare cristallino. E così ci stendiamo per l’ultima volta per questa estate sulla spiaggia di Sicilia, palesando una non organizzazione tipica della gita non programmata: un asciugamano in due, niente crema solare, reggiseno camuffato da costume da bagno, ma va bene anche così! Ormai soddisfatti dell’abbronzatura raggiunta (anche quest’anno chi più chi meno), riportiamo l’auto noleggiata all’aeroporto e da qui con un bus raggiungiamo il capoluogo di provincia, Palermo, dove trascorreremo i prossimi due giorni.
Mercoledì 31 Agosto e Giovedì 1 Settembre
Per parlare di Palermo iniziamo col dire che tutto quello che c’è da sapere a proposito di una città che ha visto nel corso della storia regnare così tanti popoli (fenici, greci, romani, arabi, normanni, spagnoli…) e culture così diverse non si esaurisce in un mini soggiorno come il nostro. Proseguiamo dicendo che ci concentreremo sulla città vecchia, quella dei quartieri Alberghiera, Capo, Castellammare e Kalsa, tralasciando invece la parte più nuova della città, ad esempio quella di Piazza Castelnuovo che scopriremo solo l’ultimo giorno fortuitamente transitandoci col pullman di rientro all’aeroporto.
Fatte queste doverose premesse iniziamo a raccontare la Palermo che più ci è piaciuta. Ci riferiamo alla Palermo della Chiesa di S. Cataldo, di origine normanna e dal minuto interno che si apre come uno scrigno al visitatore attento nel scovare un monumento piccolo e poco conosciuto, e della Cattedrale che costituisce un’incredibile apparizione in centro città con la sua facciata ed i prospetti laterali arabeggianti. Proseguiamo la carrellata nominando il Palazzo dei Normanni all’interno del quale si trova una sorta di cattedrale in miniatura, la Cappella Palatina, le cui decorazioni tanto ricordano quanto di sorprendente avevamo visto a Monreale, e non dimentichiamo di citare le macabre Catacombe dei Cappuccini, facilmente raggiungibili dal nostro albergo, dove sono conservati oltre 8.000 scheletri e cadaveri mummificati. Meritano un po’ di tempo poi l’orto botanico, ben curato e ricco di flora mediterranea, tropicale e subtropicale, così come il simpatico museo delle marionette dove portare bimbi e non a vedere pupi, burattini e pupazzi provenienti da tutto il mondo. Per chi poi, come noi, è convinto che una città ed una cultura siano anche ciò che qui si mangia, non può mancare un pranzo alla friggitoria da Franco u Vastiddaro in Corso Vittorio Emanuele (ottime le panelle, le crocché e la rosticceria in generale) ed un assaggio, in una qualsiasi delle tante pasticcerie e bar cittadini, della nota cassata, una torta tradizionale a base di ricotta zuccherata, pan di Spagna, pasta reale, frutta candita e glassa di zucchero.
Prima di concludere, allo stesso modo e con lo stesso spirito leggero con cui abbiamo scritto queste pagine, vogliamo raccontare della Palermo, e più in generale, della Sicilia che invece non ci è piaciuta. Ci riferiamo alla Palermo del degrado, quella dei quartieri abbandonati, delle case vecchie e ricoperte di scritte, dell’immondizia e del puzzo che si sente camminando in certe zone. Grave errore sarebbe, a nostro avviso, confondere ciò che è la tradizione ed il folklore di una città millenaria e dei suoi mercati più antichi con ciò che invece è l’abbandono e non la curanza di un patrimonio dei palermitani e dell’Italia. L’altra Sicilia che non vorremmo più vedere in qualità di turisti è poi quella degli eccessivi prezzi di ingresso alle località turistiche, non per quanto riguarda il monumento o il palazzo in questione ma per il servizio spesso scarso o inesistente. E così diventa difficile, in certe situazioni naturalmente, avere una spiegazione dettagliata di ciò che si sta vedendo, oppure può capitare di visitare un chiostro (S. Giovanni degli Eremiti) e trovare l’erba non tagliata da mesi o di essere disturbati durante una visita (Galleria Regionale della Sicilia) dal chiacchierio del personale che si riunisce in una sala per discutere di fantacalcio davanti ad un’opera di Antonello da Messina.
Estate finita e nel tardo pomeriggio di Giovedì 1 Settembre arriviamo all’aeroporto di Palermo un po’ intristiti e col dubbio di essere davvero riusciti a toccare tutte le mete che meritano della Sicilia. “Ga, questa rivista dice che non sei mai stato in Sicilia se non hai visitato Trapani, la vera perla del Mediterraneo!” Ma non importa, siamo soddisfatti del viaggio, ci siamo divertiti e siamo stati bene e ci saranno ancora tante occasioni per vedere insieme Trapani ed altre perle del mondo.
Torneremo in Sicilia? Questa domanda è sorta nei giorni di vacanza quando si discuteva dei tanti aspetti che la regione ci ha regalato in questi dieci giorni e che abbiamo provato a raccogliere sommariamente in queste righe. La risposta alla domanda deve essere positiva perché la Sicilia ci ha lasciato tante immagini e momenti indimenticabili e siamo convinti che esistano ancora posti, città, spiagge e monumenti che meriterebbero il nostro ritorno. A questo va aggiunto il clima fantastico di una terra ai confini con l’Africa, la spensieratezza ed il sorriso di un popolo e la cucina squisita e naturale che ha le proprie radici nella tradizione e nelle ricche materie prime. Però, così come noi ci siamo a volte arrabbiati vedendo certe potenzialità turistiche e non rimanere inespresse o non valorizzate, siamo convinti che siano i siciliani stessi ad essere i primi a voler bene alla propria terra, in modo che nessun altro possa mai porsi il dubbio se tornare o meno a trovarli.