Viaggio in Corea del Sud
Il primo problema affrontato è stata la mancanza di guide turistiche in italiano o in inglese su questo Paese (ho poi trovato la LP in inglese all’aeroporto di Parigi, ma – a quel punto – era ormai tardi). Cercando però su internet ho trovato il sito dell’ente del turismo coreano (http://english.Visitkorea.Or.Kr), mi sono iscritta e da Parigi mi è arrivato del materiale, compresa una guida del Paese che si è rilevata molto utile. C’è da dire che ogni città ha un suo sito, per cui è possibile recuperare ogni tipo di informazione in inglese.
Quello che ho ora intenzione di fare, non è tanto annoiarvi con un elenco di posti visitati e dati storici, ma cercare di fornire tutte le informazioni che a me avrebbe fatto comodo ricevere prima della mia partenza.
Non avendo a disposizione molti giorni, abbiamo deciso di limitare la nostra visita a tre città (cercando però di farle bene), per cui siamo stati a Seul, Busan e Gyeong-ju (dove abbiamo partecipato per una notte al programma Templestay).
Il 1° giugno siamo partiti con un volo Air France (euro 817,00 a testa) che ci ha portato in orario a Seul dopo un volo di circa 11 ore .
Una volta presi i nostri bagagli, siamo usciti dall’aeroporto e abbiamo preso un limousine bus che ci ha portato in prossimità dell’albergo. I limousine bus sono autobus che portano dall’aeroporto a Seul (e viceversa), in prossimità di un gran numero di alberghi. Non so se il costo sia uguale per tutte le tratte, ma noi abbiamo pagato 9000 won a testa (circa 6 euro). Per fare i biglietti in aeroporto c’è un banco apposito, mentre al ritorno abbiamo fatto i biglietti direttamente sul bus.
Avevamo già prenotato dall’Italia tre notti in una guesthouse di Seul (Namsan Guesthouse) che ci dava una camera per 40.000 won a notte (circa 25 euro in due). La nostra camera era piccola e un po’ claustrofobia, ma noi ci siamo trovati molto bene, tanto da ritornarci anche per le ultime due notti del nostro viaggio prima del rientro in Italia. La camera aveva televisione, frigorifero, phon, aria condizionata, ventilatore e un bagno privato con doccia. Viene fornita la biancheria da letto e gli asciugamani vengono cambiati ogni giorno. Nel prezzo è compreso l’uso della lavatrice (con detersivo), di internet (ci sono due postazioni) e la colazione (si poteva bere caffè, the e farsi dei toast con burro, marmellata). Il proprietario è Robin, un ragazzo gentilissimo, che parla un inglese perfetto e che da tutte le informazioni possibili su quello che c’è da fare e da vedere. .
Per muoverci abbiamo sempre preso la metropolitana (costo 1000 won, circa 0,65 centesimi), anche perché a Seul ci sono 8 linee che ti portano ovunque. Il biglietto viene venduto all’interno della stazione e va tenuto perché serve per uscire dalla metropolitana..
A Seul abbiamo visitato i vari Palazzi (attenzione al giorno di chiusura settimanale perché varia da palazzo a palazzo), il Tempio Jogyesa e i vari quartieri. I biglietti di ingresso costano circa 2 euro (alcuni meno) e in ogni posto c’è un ufficio informazioni dove è possibile reperire dei volantini in inglese con la storia del luogo che si sta visitando. Seul è una grande metropoli ed è molto bello passeggiare nei vari quartieri, dove tra grattacieli ed insegne al neon si trovano questi palazzi antichi. E’ anche molto facile da visitare perché i coreani sono di una gentilezza indescrivibile. Se ti vedono con una piantina, si fermano a chiedere se hai bisogno, sia che sappiano o meno l’inglese. Per due volte (a Seul e Busan) abbiamo chiesto informazioni a dei ragazzi sull’albergo che non trovavamo e loro hanno telefonato con il proprio cellulare all’albergo e poi ci hanno portato fino alla porta… comportamenti che qui in Italia (almeno a Milano dove io vivo) non sono certo abituali.
Dopo tre giorni intensi passati a Seul siamo partiti per Busan (nel sud) usando il treno KTX, il treno ad alta velocità (viaggia a 300 Km/ora) che per circa 30 euro a testa ci ha portato alla meta in poco più di due ore e mezzo. Il treno spacca il minuto (e forse il secondo) sia per quanto riguarda la partenza che l’arrivo ed è pulitissimo (in bagno ci si potrebbe sdraiare per terra).
Questa della pulizia è una costante della Corea (avevo letto su dei report un po’ datati di TPC che Seul era sporca, ma vi posso assicurare che non è più così). Le città sono pulitissime; per terra non ci sono cartacce, i muri non sono imbrattati da scritte, i bagni pubblici sono pulitissimi e c’è un’attenzione per i particolari che a me ha lasciato senza parole. E’ il primo Paese dove vedo i bagni fatti apposta per i bambini, all’aeroporto ci sono degli occhiali graduati a disposizione per la compilazione dei moduli di ingresso, alla stazione di Busan c’è una postazione fissa per il controllo gratuito della glicemia, in alcuni locali c’è un distributore di salviettine calde e disinfettate per lavarsi le mani, sullo scorrimano delle scale delle stazioni di interscambio della metropolitana c’è incisa in Braille la destinazione… Ogni giorno scoprivamo delle piccole cose che ci lasciavano senza parole.
Anche alla stazione di Busan c’è un ufficio informazioni e lì abbiamo chiesto il nominativo di un albergo perché non avevamo prenotato nulla (su internet avevo visto solo degli ostelli dove avremmo dovuto dormire separati e che erano comunque cari e con i servizi in comune). Siamo stati dirottati in un motel vicino alla stazione dove per 11 euro a testa abbiamo trovato una camera enorme (con il bagno saranno stati 30 mq), pulitissima, con televisione, frigorifero e un pc con uso illimitato di internet!!! Qui non era compresa la colazione, ma questo non è un problema in nessuna città coreana, dato che sono piene di caffetterie e locali appartenenti a varie catene occidentali dove è possibile fare colazione (anche se i prezzi del caffè sono abbastanza alti). In camera c’è sempre il dispenser di acqua fredda e calda per cui si può ovviare al problema portandosi dall’Italia le classiche bustine di caffè o cappuccino liofilizzati.
A Busan ci sono solo tre linee metropolitane ed ogni tratta costa 1100 won, ma esistono dei comodissimi abbonamenti giornalieri a 3500 won che permettono di fare tutti i viaggi che si vuole nell’arco della giornata. Anche qui abbiamo fatto molte escursioni tra cui i templi Yonggung e Beomeosa. Yibggung è molto bello perché si affaccia sul mare; il problema è che è in assoluto il posto più affollato mai visto in vita mia! Non so se è stato un caso o se è sempre così, ma abbiamo dovuto proprio fare una lenta e lunga fila indiana per arrivare alla terrazza principale. Il tempio è abbastanza lontano dal centro e noi ci siamo arrivati usando due autobus come segnalato sulla documentazione in mio possesso. Dopo ho però visto che un lungo tratto di strada può essere fatto con la linea verde della metropolitana più un autobus, eliminando così una grossa parte del traffico cittadino che – soprattutto al rientro – ci ha fatto perdere molto tempo.
L’altro tempio è il Beomeosa che invece si trova in montagna. All’arrivo con il bus ci sono dei ragazzi che danno gratis delle bottigliette di acqua minerale. Il tempio è veramente bello e suggestivo. Un consiglio: andateci con un paio di scarpe da ginnastica. I coreani erano tutti con gli scarponcini da trekking perché, dopo la visita al tempio, è possibile salire nei boschi. Io avevo un paio di sandali per cui ho camminato per un po’, ma poi ho desistito. Mio fratello è salito ancora e mi ha detto che il panorama è molto bello, ma – ovviamente – bisogna essere attrezzati.
Oltre a questi templi, abbiamo visitato il parco Yingdusan che si trova in centro e da dove si può avere una bella veduta della città (attenzione che esistono delle scale mobili per salire… Noi ce ne siamo accorti dopo che eravamo saliti da un’altra parte percorrendo una salita che toglieva il fiato!!!) e il Parco Taejongdae che si trova proprio sull’estrema punta meridionale della città (abbiamo preso una specie di tram che si trova all’interno e da cui si può salire e scendere a piacimento, ma – forse – è meglio fare il percorso a piedi – sono però circa 5 km) -, perché con il tram noi abbiamo perso delle cose che invece andavano viste). Quando noi eravamo là c’era foschia, ma dall’osservatorio – nei giorni sereni – si possono vedere ad occhio nudo delle isole che appartengono al Giappone.
Oltre a queste visite consiglio un giro alla mattina tra i banchi del mercato del pesce (tutto pulitissimo e senza cattivi odori) e alla sera a Napodong che è la zona commerciale in centro, piena di locali, negozi e bancarelle. Un discorso a parte va fatto per le Terme di Dongnae. Sono le più grandi dell’Asia e ci si accede pagando solo circa 5 euro, ma a noi non hanno entusiasmato. Le terme sono separate tra uomini e donne e si entra completamente nudi. A me non è piaciuto molto vedere tutte le persone che ai bordi delle vasche si tagliano le unghie, si depilano e fanno peeling vari e mi ha dato molto fastidio dovermi sedere dove poco prima era seduta un’altra persona nuda o vedere programmi di cucina ad alto volume mentre si è nelle vasche o nella sauna. Essendo io nella parte femminile, alcune vasche erano piene di mamme con i loro bambini di pochi mesi (!?!) e molti bambini erano lì con salvagenti e canotti (forse io ho un’altra idea delle terme!!). Anche nel reparto maschile la situazione era la stessa e anche mio fratello (che è molto più giovane di me) non ha gradito molto, tanto che è uscito prima.
La parte più interessante è invece la discesa al jimjilbang. Qui si trovano insieme sia uomini che donne e ci si può accedere dopo aver noleggiato un costume per coprirsi (il noleggio è gratuito durante la settimana e costa solo 1000 won nel fine settimana). Il posto è veramente carino. C’è una zona relax con la televisione e intorno a questa zona ci sono varie saune a diverse temperature (dai 5 gradi a quelle caldissime), dei locali ad alta concentrazione di ossigeno o dove ci si rilassa sentendo i suoni della natura, c’è un ristorante, una sala per vedere i dvd o usare il pc, una sala giochi per bambini e delle stanze (divise tra i sessi) dove è possibile dormire. Questa zona a me è piaciuta moltissimo, perché mi ha dato la possibilità di vedere una tradizione molto sentita dai coreani e che è molto lontana dal nostro modo di pensare.
Dopo tre notti passate e Busan abbiamo preso un treno (normale) dalla stazione di Bujeon-dong e siamo arrivati a Gyeong-ju che è stata la capitale del Regno Silla per 1000 anni ed è una zona con un’altissima concentrazione di monumenti, templi e cose interessanti da vedere. Anche qui avevo già fatto una prenotazione in una guesthouse ricavata da una casa tradizionale vecchia di 150 anni. La guesthouse Sa Rang Chae è carina da morire, con tutte le camere che si aprono sul cortile comune. Noi abbiamo preso una camera con bagno per 10 euro a testa (ma ci sono anche camere che costano meno senza bagno e i servizi sono nel giardino e sono puliti). Qui si dorme alla coreana quindi per terra su un piccolo tappetino, c’è l’uso di internet e alla mattina ci si prepara la colazione con uova e pane tostato. Esiste la possibilità di usare a proprio piacere la cucina (per cui volendo uno può prepararsi da mangiare) e il proprietario è gentilissimo e parla benissimo l’inglese.
Qui abbiamo fatto tutte le varie visite di rito tra cui ricordo brevemente l’escursione più importante che si fa al tempio Bulguksa che è uno dei templi più famosi della Corea e da lì si va poi al Seokguram Grotto (entrambi patrimonio dell’Unesco). Dal tempio alla grotta siamo andati con un autobus che però passa ogni ora, mentre al ritorno siamo scesi lungo un percorso di 3,2 chilometri in terra battuta molto facile da percorrere e siamo ritornati al tempio in 40 minuti (ovviamente a metà percorso c’è un bagno pulitissimo!!).
Sulla strada di ritorno verso il centro c’è poi un villaggio dell’artigianato che però non merita assolutamente di essere visto.
Abbiamo invece visitato il Yangdong Folk Village, dove si arriva con un autobus che parte dalla stazione e che lascia ad un chilometro dal villaggio. E’ un villaggio della dinastia Joseon che è stato completamente preservato, per cui si fa un salto indietro nel tempo. E’ piano di case d’epoca, altre case hanno il tetto di paglia… molto carino anche perché a giugno gli unici turisti eravamo noi due.
A Gyong-ju abbiamo poi deciso di fare una notte in Templestay. La possibilità di pernottare nei templi è partita in Corea nel 2002 in occasione dei Mondiali di calcio ed è una pratica diffusa in quasi tutti i templi del Paese a cui partecipano stranieri, ma anche coreani che passano là una o più notti. Noi siamo andati al Tempio Gogulsa, ma è un’esperienza che si è rilevata diversissima da quella che io mi aspettavo. Dalle varie informazioni prese, sembrava che i partecipanti potessero imparare quelle che sono le caratteristiche della vita nei templi coreani per cui io pensavo ad una giornata da passare a stretto contatto con i monaci, con qualcuno che mi spiegasse alcune cose sul buddismo e sulla loro vita (ho avuto un’esperienza del genere a Baylakuppe nel sud dell’India dove vive una grande comunità di monaci tibetani in esilio) e invece qui è tutto diverso e io ancora ora non so perché ho dovuto fare 108 inchini al Budda e non 100 o 110!! Anche qui ci si divide tra maschi e femmine per cui io e mio fratello siamo stati divisi. Si va in una guesthouse dove sotto alloggiano i maschi e sopra le ragazze. Questo tempio è famoso per esser l’unico dove esiste la possibilità di assistere a delle lezioni di sunmudo, un’arte marziale coreana.
All’ingresso si compila un modulo, si pagano circa 25 euro per una notte e tre pasti e viene dato un programma da seguire. Il pomeriggio del nostro arrivo c’è stata una lezione di sunmudo, una mezz’ora di meditazione e poi a nanna alle 22. Al mattino ti svegliano alle 4.30 per la preghiera (e questo ci sta); poi non c’è nulla da fare fino alle 6.20 quando c’è la colazione e poi ancora nulla fino alle 10.30 quando c’è stata un’altra lezione di sunmudo e poi meditazione.
Il problema è che c’è tantissimo tempo libero e tu non sai bene cosa puoi fare. Inoltre non vengono date spiegazioni non dico per imparare un’arte marziale (che non si impara certo in due minuti), ma neanche i rudimenti della meditazione per cui la mezz’ora passa guardando il soffitto e il pavimento o pensando ai fatti propri.
Anche la cerimonia del te che dovrebbe essere particolare, si è svolta in un ufficio alla presenza di noi turisti stranieri e di un ragazzo francese che si è trasferito là da tre anni e mezzo per imparare le arti marziali e fare una sua ricerca interiore. In realtà di monaci noi non ne abbiamo manco visto uno proprio perchè i contatti sono tenuti da questi ragazzi stranieri che – per motivi loro – decidono di passare lì un periodo più o meno lungo della propria vita. E anche per quanto riguarda le arti marziali, mio fratello ha avuto da ridire (io non ci capisco nulla, ma lui pratica un’arte marziale cino-vietnamita da più di 10 anni ed è cintura nera 2° dan) sulla disciplina che non veniva rispettata e sui modi di insegnamento.
A mio avviso può essere carino passare una notte perché il posto è molto bello, ma portatevi libri da leggere o inventatevi qualcosa da fare, soprattutto se siete una coppia uomo-donna che viene quindi divisa all’arrivo (e portate qualcosa per le zanzare); pensare di trascorrere più giorni deve essere una scelta fatta con cognizione di causa. Ho avuto l’idea che si tratti di un’operazione abbastanza commerciale (almeno nel tempio da noi visitato).
Trascorsa quest’esperienza siamo rientrati a Seul con un autobus deluxe: sembra di essere nel salotto di casa!!! Ci sono solo tre posti per ogni fila (28 posti in tutto l’autobus) e si sta larghi e di un comodo da paura! Noi siamo alti (io 1,80 e mio fratello 1,90), ma eravamo comodissimi!! Anche qui il costo è stato contenuto (circa 16 euro a testa) e si fa una sosta dopo circa un’ora e mezzo di percorso.
Al rientro a Seul siamo tornati alla nostra guesthouse dove Robin aveva organizzato un barbecue per gli ospiti e dove abbiamo passato altre due notti effettuando le visite che non eravamo riusciti a fare in precedenza. Siamo così andati a Suwon e al Parco Namsan. Suwon è una città alla periferia di Seul (ci si arriva in metropolitana al costo di 1400 won a tratta ed è famosa perché vi si trova la fortezzaz Hwaseong che è patrimonio Unesco). All’interno c’è un palazzo a mio avviso troppo ben restaurato (io non amo i restauri che rendono “nuovo” quello che nuovo non è), ma molto bella è la passeggiata che si può fare lungo le mura delle fortezza, caratterizzata da porte antiche, torrette e altro. A me questa escursione è piaciuta molto, mentre secondo mio fratello non vale il lungo viaggio (quasi un’ora e mezza all’andata e altrettanto al ritorno). Bisogna anche ricordare che eravamo quasi alla fine di un tour durante il quale avevamo camminato veramente moltissimo e forse questa escursione posta all’inizio del nostro viaggio sarebbe stata da lui più apprezzata. In zona c’è anche il Korean Folk Village, ma noi non l’abbiamo visitato (c’è la riproduzione di un villaggio dell’epoca Joseon – molto meglio averne visto uno più autentico a Gyong-ju – e tutta una serie di botteghe di artigiani) L’ultimo giorno siamo poi saliti con la funivia al parco Namsan. Noi non abbiamo visitato il parco (che sembra essere molto bello) e non siamo saliti sulla Torre perché c’era molta foschia. Si può comunque salire sulla terrazza e godere del panorama sottostante. Se siete innamorati portate un lucchetto perché le inferriate sono piene di lucchetti che i ragazzi attaccano un po’ come il nostro Ponte Milvio a Roma (chissà chi è stato il primo tre i due a lanciare l’idea?).
Il 14 di giugno, purtroppo, abbiamo preso il nostro aereo e siamo ritornati a casa.
Cosa posso dire di questo viaggio? Per me è stata una piacevole scoperta ed è una meta che consiglio a tutti. E’ un viaggio dove non ci sono difficoltà particolari da superare e anche muoversi è veramente semplice; è bello perché si mischiano grandi città ipertecnologiche, antichi palazzi, templi suggestivi, una natura bellissima… Consiglio di soggiornare nelle piccole guesthouse dove si fanno degli incontri interessanti e si respira un’aria particolare che negli alberghi non ho mai trovato. Per quanto riguarda l’alimentazione non abbiamo avuto problemi particolari. Certo, anche a noi è successo due volte di lasciare tutto nel piatto perché il cibo era piccantissimo, ma quando trovavamo un locale dove si mangiava bene in una città, lì tornavamo per tutto il periodo (molto buoni sono gli spaghetti con un sugo alla soia, i ravioli, gli spaghetti in brodo e abbiamo anche mangiato delle cotolette di maiale molto buone che si trovano ovunque). Se poi proprio non trovate nulla che piace, è pieno di locali occidentali (che noi abbiamo evitato a parte due-tre volte). Bevete poi senza problemi l’acqua che viene portata nei ristoranti o che si trova nelle fontanelle di acqua potabile nei vari luoghi di visita: è acqua sicura (è filtrata) e noi abbiamo sempre bevuto quella senza aver avuto mai problemi.
E poi si rimane conquistati dalla gentilezza di queste persone che non ha uguali in nessun altro Paese dell’Oriente da noi visitato.
In più posso aggiungere (e non è un particolare da poco) che si tratta di un viaggio non molto costoso. A parte gli 800 euro spesi per il volo, là abbiamo speso circa 500 euro a testa comprensivi di tutto (alberghi, trasferimenti, alimentazione, spese personali), smentendo così le notizie che avevo trovato e che parlavano di un Paese molto caro. Le critiche? Faccio fatica a trovarle e a parte il tempo che a Seul è stato freddo e piovosissimo (si andava a letto con la tuta da ginnastica) – ma questo non è colpa di nessuno – posso solo ricordare il fatto che non è possibile attraversare le strade (almeno a Seul e Busan), ma bisogna utilizzare i sottopassi delle stazioni di metro che però non hanno quasi mai le scale mobili, per cui abbiamo fatto non so quanti gradini e quando si ha lo zaino in spalla non è proprio comodo.
Un’ultima annotazione: anche se là tutti hanno il cellulare (buffo vedere i coreani in metropolitana che invece di leggere libri o giornali guardano la televisione sul loro telefonino), i nostri cellulari non funzionano. Si comprano delle carte prepagate con cui si può stare tantissimo al telefono (pigiate il tasto rosso per avere la linea).
Al prossimo viaggio.