Vai come l’acqua, torna come l’acqua

24 luglio, lago Titicaca Le luci e i colori degli altipiani, negli occhi un po' tristi dei bambini... a migliaia di chilometri da casa. Perché siamo qui? In un mondo diverso? In un tempo diverso? Forse perché ci illudiamo di conoscere il mondo e la gente, quando abbiamo appena iniziato a conoscere noi stessi... Non è per consumare carte...
Scritto da: charles pittman
vai come l'acqua, torna come l'acqua
Partenza il: 22/07/1998
Ritorno il: 07/08/1998
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
24 luglio, lago Titicaca Le luci e i colori degli altipiani, negli occhi un po’ tristi dei bambini… a migliaia di chilometri da casa. Perché siamo qui? In un mondo diverso? In un tempo diverso? Forse perché ci illudiamo di conoscere il mondo e la gente, quando abbiamo appena iniziato a conoscere noi stessi… Non è per consumare carte geografiche, per sentirsi eroi d’avventura, per fermare il tempo e i volti sulle fotografie… E’ per imparare ad osservare, per imparare a sentire…gli altri, la nostra anima, l’anima del mondo…il silenzio che c’è, la tristezza della vita che si fa gioia, per “contribuire con il tuo verso alla poesia della vita”. Andiamo avanti… Continuiamo la strada. Continueremo a viaggiare, ed ogni volta impareremo la strada del ritorno, torneremo a casa… Ed ogni viaggio pensando a te…ed ogni ritorno per abbracciare te. vai come l’acqua torna come l’acqua Ora la barca caracolla lentamente sulle piatte acque del Titicaca, diretta verso la luce del tramonto. Siamo stanchi e ci godiamo il giusto riposo… Dopo gli Uros delle islas flotantes, la zuppa di verdura e il pescado dell’isola di Taquile, la piccola chiesetta nella piazza del villaggio, alla fine della salita. È l’ora dei pensieri… Il rumore del motore copre la voce degli altri passeggeri, anche se in realtà pochi hanno la forza di parlare. Sei solo con il tuo respiro e con il battito del tuo cuore…la serenità di questi momenti ti riconcilia con la vita, con chi è qui con te, e con chi è lontano…e vorresti fosse abbracciato a te su questa panca di legno. 25 luglio, Cuzco Il trenino delle Ande. Dieci ore di paesaggi sconfinati, piccoli villaggi di terra, donne colorate con i bimbi appesi al collo e il gregge di lama poco lontano, facce cotte dal sole… Il treno di Babele, mille lingue e mille storie, muri di solitudine che possono cadere con uno sguardo o un gesto, occhi ansiosi di vedere, cuori affamati di vita. Dal finestrino, lo spettacolo dei villaggi andini, costruiti intorno alle rotaie; si vedono quasi solo le donne, che lavano i panni nei ruscelli, conducono gli animali al pascolo, vendono povere mercanzie ad ogni sosta del treno; e i bambini, a centinaia. Poi anche un po’ di avventure: la sosta di un’ora per prestare i soccorsi ad un peruviano caduto dal tetto del treno, dove viaggiava; il mate di coca bollente, che mi ustiona il fianco; il lancio di sassi al treno, nella notte, in prossimità di Cuzco. Schiena a pezzi, occhi stanchi per la luce accecante. 26 luglio, Cuzco Pisac, Ollantaytambo, Chincero, la valle sacra degli Incas. L’atmosfera dei mercati, il fascino delle rovine inca. Pollo e patatine fritte in camera, per curare l’ustione. Qualche nota malinconica… Che ore sono in Italia? Notte fonda. Notte afosa, notte d’estate, a migliaia di chilometri di distanza. 27 luglio, Macchu Picchu Sono le quattro del pomeriggio, la folla dei turisti ha abbandonato Macchu Picchu per tornare a Cuzco, e questa incredibile città comincia piano piano a far vedere il suo vero fascino. Seduti sull’erba, appoggiati ad un muro costruito cinquecento anni fa, ci godiamo questa fantastica atmosfera: Macchu Picchu vuota, per noi e pochi altri. Stiamo bene. 27 luglio, Aqua Calientes Agglomerato di case e baracche ai due lati della ferrovia…l’albergo è un sogno di occidente a pochi metri dall’incubo. Un piccolo balcone si sporge sulle rapide del fiume, che incessantemente fa sentire la sua voce, coprendo i rumori della giungla. Qui dove finiscono le Ande e incomincia la foresta… Bambini indios ci inseguono per venderci qualsiasi cosa, da braccialetti colorati a cuccioli di scimmia. Le donne pelano patate, vendono frutta e cuociono spiedini su improbabili fuochi improvvisati tra le rotaie. Uomini dalla faccia del colore della terra bruciata dal sole ti guardano in modo un po’ aggressivo un po’ compiaciuto. E nessuno sta mai fermo. E l’odore ti perfora le narici… Ci porta la birra l’ennesimo personaggio da libri d’avventura, mezzo sangue metà tedesco e metà brasiliano, capelli bianchi, con una lunga coda… E poi arriva il treno, che viene letteralmente preso d’assalto da decine e decine di ragazzi, capelli lunghi, vestiti sporchi, enormi zaini…e da indigeni che cercano di caricare animali e mercanzie varie… Alcuni entrano dal finestrino, le carrozze sono stipate oltre l’immaginabile, gente si sistema sul tetto… O si prepara a viaggiare appeso fuori dal treno, che piano piano comincia a mettersi in moto… Il fiume e la giungla a pochi metri. Stefano dorme e scotta di febbre. Stanotte si dorme qua. 28 luglio, Cuzco Siamo stanchissimi. È mezzanotte e ho quel misto di euforia e sonnolenza che mi mette addosso la birra. Siamo tornati al Cross Keys per un appuntamento che purtroppo è saltato. Ma non fa niente: come ha detto il saggio Necchi “è bello sentirsi a casa propria in un locale a diecimila chilometri da casa…” Spengo la luce. Domani si va in Amazzonia. Sarà qualcun altro a raccontare del nostro secondo giorno nella favolosa città perduta degli Incas, il fascino dell’alba tra le rovine, le bellezze brasiliane, il Risiko. Sarà qualcun altro a raccontare le emozioni di un viaggio lontano, di atmosfere antiche, di desideri segreti di vite non vissute… 29 luglio, Sandoval Lake La cosa più straordinaria, qui nella giungla amazzonica, sono i rumori della foresta: è l’ora della siesta… Ad ogni istante il canto di un uccello, l’urlo di una scimmia, un battito d’ali… È un momento di grande pace: provo a chiudere gli occhi e sentire, solo sentire… Le voci della natura e il respiro della propria anima che si sincronizza con il respiro del mondo. 30 luglio, Amazzonia Il tramonto nel mezzo del lago, silenzio immobile con il sole che non vuole andarsene, come un amore che non vuole morire, con il cielo sempre più blu e il lago sempre più nero, silenzio immobile, e le mille voci della vita della foresta. 31 luglio, Amazzonia Macario il rematore, silenzioso e gentile, vive in una capanna nella foresta, a dieci minuti di cammino dal lodge, con un enorme gallo, qualche oca, otto mogli e ventiquattro figli… Ma Macario lo sa che vive nel Paradiso terrestre? Johnny ci ha guidato lungo i diversi sentieri della giungla, con il machete in mano e un libro illustrato nell’altra, ci ha indicato le piante medicinali e quelle commestibili, gli alberi che camminano e gli alberi killer, le foglie con cui si fa lo shampoo e si curano contemporaneamente diarrea, reumatismi e impotenza sessuale (come la jarinilla, il cui decotto, misto a qualche foglia di avocado, ha salvato la vita a Stefano, devastato dall’enterite). Ci ha fatto vedere termiti e uccelli e scimmie, e le impronte del puma. Ci ha raccontato le leggende della giungla. Ci ha svelato i segreti del lago. Ci ha portato a pescare i piranha e a cacciare i caimani… Bhè, ci ricorderemo di Johnny. Siamo stati bene al Sandoval Lake Lodge. Questo angolino nella grande capanna comune, lasciandosi cullare dal lento dondolio dell’amaca, è diventato il luogo della pace e della riflessione… È il momento in cui ci si rilassa dopo le faticose escursioni nella foresta. È il momento più bello della giornata. Il momento dei pensieri e delle malinconie. 1 agosto, Puerto Maldonado Stiamo risalendo il rio Madre de Dios, su una barca a motore… L’acqua ha il colore della terra delle rive, rive alte da stagione secca, confine tra il fiume e la vegetazione della giungla. Bimbi nudi fanno il bagno vicino alla riva e ci salutano. Sono seduto a prua. Il vento caldo e umido sulla faccia, gli occhi avidi delle ultime immagini della foresta. Ecco, volevo solo fermare sulla carta questo ennesimo momento magico. 2 agosto, Paracas E dopo le Ande e l’Amazzonia, ecco l’Oceano. Ieri giornata delirante all’aeroporto di Puerto Maldonado, overbooking e ritardi incredibili, cambi vari di programma e biglietti, salta il volo su Cuzco (dove verremo aspettati invano al Cross Jeys…) e siamo costretti a tornare a Lima. Per assicurarci un posto (richiestissimo) sul volo per Lima, è dovuto intervenire Johnny, che per raccomandarci – è l’incredibile verità – ha detto alla ragazza del check-in che eravamo amici di Ronaldo (!!!). Poi in pullmann fino a Paracas: ci aspettano le Ballestas e le linee di Nazca. 3 agosto, Paracas Siamo seduti su una spartana panca di legno davanti al molo. La temperatura sta scendendo, dal mare arriva un vento fresco che sa di sale e di pesce, mentre il disco giallo del sole è ormai a pochi centimetri dalla linea dell’orizzonte… C’è una leggera nebbiolina tinta di giallo-rosa, urla di gabbiani. Davanti a noi c’è una grande attività, rientrano le barche dei pescatori. Alle nostre spalle c’è il paese, una fila di ristorantini color pastello con veranda, i tavolini sulla strada, le insegne vistose pitturate a mano sul legno… Stefano racconta dell’incontro di questa mattina con “el Gato”, al porto per cercare una barca con cui andare a pescare: occhi a fessura, baffi lunghi, l’immancabile cuzquena ghiacciata in mano, il silenzio nella piazzetta intorno a lui, il fantasma di Kaiser Souze che aleggiava nell’aria… Il sole adesso è rosso e si sta proprio tuffando in mare: anche questa sera, come ogni sera, ripete il suo rito. L’attività al molo sta scemando e adesso fa davvero freddo. Enrico e Stefano non parlano più e guardano il sole, bavero alzato… Si sentono solo le grida dei gabbiani. 6 agosto, Lima Ci siamo, domani si torna a casa. Hugo, che ci chiama “caballeros”, ci passerà a prendere con parecchio anticipo, visti i terrificanti ingorghi e la completa anarchia stradale di Lima. Chiudo gli occhi, flash rapidi a caso, disordinatamente, paesaggi, colori, la gente. Portiamo via i ricordi, come dice Chief Seattle, e lasciamo le nostre orme. Mamma, butta la pasta!


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