Vacanze in camper nella natura e nella storia
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La Bulgaria ha ben nove siti riconosciuti dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità, nonostante la sua dimensione ridotta come stato.
La natura bulgara incanta: è ancora incontaminata e sono da godere i boschi, i frutteti, i prati e la vegetazione che si specchia nei fiumi. La Bulgaria offre al turista un ventaglio di opportunità per godersi una vera vacanza immersi nella natura e nella storia, tra mari e monti.
La condizione delle strade è in fase di miglioramento, ma c’è ancora molto da fare. Da ricordare che nelle strade minori la segnaletica è scritta con caratteri cirillici, mentre nelle strade principali si trovano anche i caratteri latini.
Per un’auto straniera che vuole circolare in territorio bulgaro, è necessario l’acquisto al confine di una vignetta il cui prezzo varia a seconda della durata della permanenza: 5 euro settimanale, 13 euro mensile e 34 euro per un anno intero.
Dal primo gennaio del 2007 la Bulgaria è membro del Consiglio Europeo degli Stati appartenenti all’Unione Europea, ma viene utilizzato ancora il lev.
Attualmente è una delle mete turistiche più economiche grazie anche al cambio euro / lev bulgaro e posso dire che, a parte il carburante, si spende meno che a casa.
Noi ci eravamo già stati in Bulgaria, la prima volta 12 anni fa e non mi aveva detto un granchè, ma molta strada è stata fatta da questo piccolo stato ed oggi posso dire che quello che ho visto mi ha entusiasmato: è stato un viaggio sereno, non stressante, con tante scoperte, perché questo è ancora ‘terreno di conquista’.
Io sono Paola, mio marito è Silvano (lo chauffer instancabile), Graziella e Bruno (già compagni di scuola, quindi figuratevi gli anni che ci conosciamo…) e dopo una settimana ci hanno raggiunto, con il loro camper, Licia e Francesco. In attesa, dunque, di entrare in Bulgaria tutti insieme, abbiamo occupato una settimana gironzolando tra Slovenia, Ungheria e Serbia, per ritrovarci al Campeggio Donav a Zemun, alle porte di Belgrado sul Danubio.
Noi 4, dunque, siamo partiti con i 2 camper nel pomeriggio di
domenica 2 agosto 2015
In giornata da bollino rosso, ma non abbiamo percorso l’autostrada e via Palmanova-Gorizia, siamo entrati senza fila in Slovenia dove abbiamo acquistato la vignette a 15 euro per una settimana. Con il 60% della superficie coperta dagli alberi, e ben 15% del suo territorio tutelato in parchi nazionali e regionali, la Slovenia è il 3^ paese europeo più boscoso d’Europa, preceduto solo da Svezia e Finlandia.
Prima tappa per la notte a Celje. Bella cittadina là dove il fiume Voglajna sbocca nella Savinja e dove quest’ultima gira in direzione della Sava. E’ domenica e tutto è sotto tono, ma è piacevole passeggiare sull’argine del fiume sotto i platani, ma comincia a pioviccicare e non saliamo sino al castello. Cena in centro: ottimo filetto e gnocchi alla Spaghetteria-Pizzeria Koper.
Lunedì 3 agosto 2015
Stanotte è piovuto bene, ma ora è uscito il sole.
Proseguendo verso la Croazia, ci fermiamo a Rogaska Slatina, rinomata località termale tra giardini curati e fioriti. Noi ci siamo fermati solo per un caffè, ma la pubblicità del posto afferma che l’acqua fluisce ad una profondità di quasi 600 metri e un litro di minerale contiene più di 1000 g di magnesio, primato mondiale tra le acque minerali del suo tipo. Il magnesio è uno dei più importanti elementi per i processi metabolici del nostro corpo, rende possibile l’ossidazione degli acidi grassi, riduce il colesterolo, trigliceridi e acido urico nel sangue. Peccato non berla.
Si continua su belle strade tra colline, anche se la strada è trafficata da camion, e poi si raggiunge, in Croazia, il Castello di Trakostan, a un’ora di strada da Zagabria: è una fortezza del XIII secolo che faceva parte del sistema di difesa croato nord-occidentale. Oggi il castello, con il parco, il lago e la foresta che lo circonda, è una dei pochi edifici in Croazia che conserva la struttura architettonica originaria. Lasciato cadere in rovina dopo la seconda guerra mondiale, negli ultimi anni è stato oggetto di lavori di recupero e di restauro, che l’hanno riportato agli antichi splendori. All’interno un museo con una collezione di libri, dipinti, ritratti di famiglia, mobili e armi. Tutto molto interessante e romantico. Noi, tutti senior, non abbiamo pagato biglietto, e ci siamo goduti gli interni: non c’era nessuno!
La vallata prosegue tra le colline ‘mangiate’ dalle cave e ci fermiamo per un caffè a Lepoglava per vedere la chiesa barocca, ma la cittadina è famosa per i merletti realizzati a fuselli sul tombolo. Non è una cosa che mi interessa, ma è una curiosità. Un caffè e via.
Ed eccoci a Varazdin, a 80 km. a nord di Zagabria, dove eravamo già stati: è ‘’la piccola Praga croata’’ ed è una meravigliosa città in stile barocco con evidenti influenze austro-ungariche, ricca di castelli, giardini e parchi di grande bellezza. Un tempo era la capitale della Croazia e gli antichi fasti del passato sono evidenti nei suoi eleganti palazzi signorili, nell’armonia barocca delle sue vie e nella fortezza bianca di Stari Grad, imponente e fiabesca. Il suo centro così elegante e antico è stato proposto nella lista delle città che aspirano a diventare Patrimonio Unesco.
Una spremuta d’arancio in piazza e via verso Varazdinske Toplice. Mi hanno sempre attirato le terme, ma vi sconsiglio questa cittadina, anche se sulle carte è ‘assolutamente da vedere’. Che cosa? Si, ci sono le terme, un ospedale per la riabilitazione, tanta gente in carrozzina, un piccolo museo e null’altro. Non c’è neppure un ristorante. Alla fine, quanto ormai eravamo pronti per la cena in camper, ecco un fast food, dove abbiamo anche mangiamo bene, ma non è quello che ci aspettavamo da questa città. E’ semplicemente un centro di medicina riabilitativa e ha una ricca fonte termale d’acqua sulfurea curativa che sgorga dalla sorgente ad una temperatura di 58°: per fortuna non ne abbiamo bisogno.
Martedì 4 agosto 2015
Raggiungiamo Koprivnica per fare colazione. La città è situata al confine con l’Ungheria e sulle rive del fiume Drava ed ha una piazza enorme ed un mercato di frutta e verdura molto coreografico. Ci si guarda intorno e si vedono persone molto, molto alte, con taglia XXL, e persone dal colorito scuro, probabilmente zingari.
Passiamo quindi il confine magiaro a Barcs attraverso la Drava e siamo in Ungheria. Dato che il posto è molto suggestivo, ci fermiamo in un parco attrezzato lungo il fiume per il pranzo.
Riprendiamo verso Pécs: bella strada tra girasoli, salici, alberi di prugne e betulle.
Che bella Pécs! Io e Silvano ci eravamo già stati e ci aveva conquistati.
Abbiamo voluto che anche Graziella e Bruno godessero di questo elegante gioiello sconosciuto dell’Europa centrale, questa città due volte millenaria che fa quasi pensare ad una Vienna in miniatura. Pécs fa colpo con i suoi edifici neoclassici, barocchi ed eclettici, gli intonaci color giallo mostarda e verde pistacchio. Pécs si visita a piedi, tranquillamente, gironzolando, alla scoperta della cattedrale con le sue 4 torri, delle mura restaurate, di un museo, una stradina, una fontana, cascatelle e zampilli, una piazza, un caffè. E’ l’unica città magiara a possedere quattro teatri e un’orchestra filarmonica rinomata. Inoltre, vanta una decina di complessi rock. Pécs è infatti la sola città del paese dove le band possono cominciare una carriera nazionale senza doversi trasferire nella capitale. Se si dovesse trovare un simbolo della città, sarebbe questo: l’antica moschea del Pascià Ghazi Kassim, situata in pieno centro (piazza Széchenyi) diventata una… chiesa cattolica. La sua cupola maestosa è coronata da una mezzaluna sovrastata da una croce. Le pietre provengono dalla distruzione da parte degli Ottomani della chiesa medievale Szent Bertalan. Eppure, il monumento turco meglio conservato in Ungheria non è questa «chiesa» ma un’altra moschea (Jakovali Hasszan Dzámi), situata nella parte bassa della città (su Rákóczi út). Costruita nella metà del XVI sec., ha conservato il minareto e ospita la tomba di un derviscio turco, tuttora oggetto di pellegrinaggio da parte dei Mussulmani. Una curiosità: nella via Janus Pannonius, ci sono due posti di grappoli di lucchetti attaccati gli uni agli altri. Diverse migliaia in realtà! I giovani innamorati vengono a sigillare il loro amore prima di gettare le chiavi del lucchetto. Diventata un’attrazione turistica, questa tradizione dei «lucchetti dell’amore», nata, si dice, a Pécs, risale probabilmente al XIX sec. In quell’epoca, i soldati di guarnigione nella città lasciavano come ricordo il lucchetto che chiudeva l’armadio della loro camerata.
Cercavamo un campeggio e abbiamo scovato nel web a Orfu il Camping Panorama su un laghetto. Troppo impegnativo andare a nord della città e poi trovarci in un posto, anche se nel verde, che di panorama aveva ‘0’, che forse un tempo era in auge, ma che ora ha panchine rotte e servizi ….. Lo sconsiglio. Se proprio si arriva lì, meglio parcheggiare e dormire lungo il lago e si risparmiano 7.800 fiorini.
Mercoledì 5 agosto 2015
Mi sono svegliata alle 7: tutto un sonno e sono rigenerata.
Bisogna ripassare su Pécs per andare a sud verso Siklos per la visita del castello che fu costruito nel 13° secolo e utilizzato nei secoli da famiglie nobili. Fu molto danneggiato nella seconda guerra mondiale ed il restauro lo ha rimaneggiato troppo sfacciatamente. Attualmente è in parte hotel e parte museo, ma oggi (entrata in 4: fiorini 3.000) c’è troppa gente, troppi bambini che corrono su e giù per le scale e interessati solo agli oggetti di tortura e alle prigioni. E’ scritto che la parte più pregevole è la cappella gotica di San Giovanni da Capestrano con le finestre ad arco dietro l’altare e nicchie affrescate del 15 ° secolo.
Spesa, aperitivo e abbiamo raggiungo il Camping Terme ad Harwany, sempre in Ungheria. Ci eravamo già stati: alberato e comodo per le terme. Nel tardo pomeriggio entriamo alle terme e pur essendo metà settimana è un ‘carnaio’ (x 4 entrata pomeridiana 6.000 fiorini). Le vasche utilizzabili sono due e hanno temperatura di 26° e 36°, ma questo parco è utilizzato come un mare: ci sono asciugamani e gente sdraiata per terra ovunque. Dopo due ore rientriamo, doccia e…arriva la pioggia che però dura poco. A 500 m. la strada principale ospita i negozi, bar e ristoranti e noi optiamo per l’Adria (costo in 4: 12.000 fiorini).
Giovedì 6 agosto 2015
Lasciamo l’Ungheria e ci dirigiamo verso il confine croato di Osijek e il parco Kopacki Rit che segue il confine con la Serbia ed è alla confluenza della Drava col Danubio: siamo in Slavonia. Arriviamo troppo tardi per una escursione di questa zona paludosa (stagni e laghetti) e ci accontentiamo di un drink al bordo del parco. Peccato perché è una riserva naturale con 260 specie di uccelli e 40 specie di pesci e organizzano visite guidate. E’ un’area che, per la sua inacessibilità e per il fatto di essere soggetta a frequenti inondazioni, è rimasta allo stato naturale ed è stata proposta per essere inserita nella lista del patrimonio naturale mondiale dell’Unesco.
Poi verso Osijek fino a IloK, situato su una collina che sovrasta il Danubio che in quel tratto separa la Croazia dalla regione serba della Voivodina, con un panorama spettacolare. Molto interessante il perimetro del Palazzo Odescalchi con le sue mura. Il castello fu eretto sulle fondamenta di una struttura quattrocentesca e in seguito venne fatto ricostruire nell’attuale stile barocco-classicista dalla famiglia italiana degli Odescalchi. Ora è il museo comunale. Ilok è però il regno danubiano dei vini: conquista con il suo Traminac, uno dei tanti vitigni coltivati su queste terre, ma sono importanti anche la Graševina, il Pinot bianco, lo Chardonnay ed il Riesling renano. Le antiche e suggestive cantine realizzate nei sotterranei del castello Odescalchi e tante altre piccole aziende vinicole lungo la “Strada del vino di Ilok” offrono all’ospite il piacere di gustare i vini della zona. Ceniamo nel ristorante/vineria del Palazzo e dormiamo dentro le mura, con un sonno intervallato da campane che battono il tempo ogni 15 minuti…ma non ci faccio caso.
Venerdì 7 agosto 2015
Si va in Serbia attraverso un confine secondario per andare al parco della Fruska Gora. I due doganieri sono perplessi: ‘perché non siete arrivati dall’autostrada?’ Fanno un breve controllo all’interno del mezzo, ma non abbiamo nulla da nascondere. Noi non abbiamo fretta e non vogliamo fare file.
Sul percorso campi di viti, tabacco, pannocchie e soia, ma non avendo trovato la via diretta tra le stradine per il parco, siamo scesi troppo a sud sino alla Sava alla città di Sremska Mitrovica: bella città sul fiume. Non giriamo molto: una passeggiata, un caffè, un succo d’arancio e di nuovo verso nord.
Ed eccoci al fresco, nel parco nazionale della Fruska Gora che è coperta da fitti boschi di latifoglie. Grazie alle sue eccezionali risorse naturali e ai paesaggi meravigliosi, ci sentiamo più vicini alla natura. Ci siamo già stati altre due volte, per cui ci è noto che la Fruska Gora nasconde 16 monasteri ortodossi famosi per l’architettura, tesori, biblioteche e affreschi e numerosi siti archeologici. Pic nic e poi si prosegue verso est su strade da terzo mondo: il camper non ha gradito, ma ci sono aree attrezzate e il paesaggio è stupendo. Prima di uscire dal parco un salto al
Monastero di Krusedol, che avevamo già visitato e che è facilmente riconoscibile per la sua enorme porta rosso porpora che conduce all’interno del complesso. Oltrepassata la porta si accede ad una ampia area verde che circonda l’intero convento. Il monastero fu fondato nella prima metà del XVI secolo, dopo l’occupazione turca e fu ristrutturato nel XVIII secolo. E’ uno dei monasteri più rappresentativi della Fruska Gora. Le volte precedenti eravamo arrivati da un’altra strada e ricordo una fila interminabile di alberi di prugne mature (avevamo mangiato per 20 giorni), invece oggi …’nulla’.
Riprendiamo e a pochi kilometri arriviamo al Campeggio Donav, che già conoscevamo, in bella vista, alti sul Danubio e ben ventilato.
Sabato 8 agosto 2015
Io e Silvano andiamo in vespa a Zemun, zona residenziale di Belgrado, anche se è una città. In centro un mercato stupendo di frutta, verdura, fiori, formaggio, candele, uova, pollame, con costi per noi ridicoli. E poi sino al fiume, dove la Sava si getta sul Danubio: bellissima la passeggiata sotto i platani secolari. Pittoresche le strade acciottolate. Zemun mi piace molto.
Oooh ecco… sono arrivati all’ora di pranzo Licia e Francesco, ma hanno fatto 8 km. di fila al confine serbo.
Relax e nel pomeriggio, tutti insieme abbiamo preso il bus (704 o 706) per arrivare in centro di Belgrado, che dista circa 10 km. Pensavamo di pagare il biglietto in bus, invece sia l’autista che alcuni passeggeri fanno spallucce: non si paga, ma non so perché. Bella città, viva, allegra, ricca di fascino. Belgrado è la capitale della Serbia, con circa 1.700.000 abitanti, una delle città più antiche d’Europa e da tempo è un importante nodo di comunicazione tra Europa orientale e occidentale. La città è situata alla confluenza del Sava nel Danubio ed è circondata dalle acque fluviali su tre lati. Proprio per questa sua posizione è stata giustamente chiamata “il cancello dei Balcani” e “la porta d’Europa”. Arriviamo con il bus e ammiriamo subito Stari Grad, il cuore della città di Belgrado, dove sorgono gli edifici storici più importanti e le vie cittadine di maggior interesse e prestigio.
Salendo verso l’alto arriviamo alla Fortezza, collocata in pieno centro e all’interno di un vasto parco. Da qui, a 125 metri di altezza, si ammira il paesaggio sulla Sava e sul Danubio, si può passeggiare tra le mura e i bastioni e fotografare, perché è l’ora più suggestiva, quella del tramonto. Si ridiscende per iniziare ad immergersi nelle vie del centro e osservare i diversi palazzi che abbelliscono la città, concedendoci una bibita e godendo dei numerosi artisti di strada.
E’ quasi ora di cena e raggiungiamo il quartiere bohemien, ritenuto molto simile a Montmartre, ma con un nome un po’ più complesso: Skadarlija vanta numerosi ristorantini e un’atmosfera calda e accogliente, ma c’è un po’ troppa gente e troviamo con difficoltà un tavolo e aspettiamo un’eternità prima di poter cenare. Dopo un’ora e mezza di attesa hanno servito gli amici, tranne Silvano per il quale non avevano segnato l’ordine…lui era incazzato.
Alle 23 abbiamo deciso di prendere due taxi e tornare al campeggio (2.000 dinari= 16 euro). I tassisti guidano da far paura: sembrano impazziti come corrono, come sorpassano……brrrr.
Domenica 9 agosto 2015
Si riparte. Prima in autostrada verso sud sino a Paracin, poi verso est verso la Bulgaria, direzione Zajegar. Per strada ci fermiamo in un ristorante, con tanto di piscina bungalow, dove pranziamo bene e con la palacinca abbiamo speso 5,75 a testa. Si spende poco in Serbia.
La strada è bella tra le colline e a pochi kilometri dal confine una deviazione segnalata: il sito archeologico romano Unesco di Felix Romuliana che assolutamente merita una visita. E’ il palazzo imperiale fondato su iniziativa dell’imperatore romano Galerio Massimiliano, nato in questa regione, che edificò questo palazzo nel III e IV secolo per sé e per sua madre Romula, da cui deriva il suo nome. Esso appartiene ad una particolare categoria di monumenti dell’architettura romana di corte, legata esclusivamente al periodo della tetrarchia, e ne è uno dei migliori esempi. Il palazzo è circondato da mura fortificate che proteggevano la stessa città-palazzo dagli attacchi degli Avari. Sono stati ritrovati i resti delle fortificazioni antiche e di quelle più recenti, costruite a circa 10 anni di distanza le une dalle altre. Da quello che resta è possibile desumere la grandiosità degli edifici, una via di mezzo tra palazzo e accampamento militare fortificato.
Il sito è ben gestito, con sufficienti informazioni anche in inglese, bello anche il piccolo museo.
Entriamo in Bulgaria e spostiamo l’orologio di un’ora in avanti. Sino ad oggi abbiamo percorso – con le varianti – 1.350 km., paghiamo la vignetta da 13 euro per un mese (vale per tutti i tipi di strade) e ci dirigiamo verso nord a Vidin.
Strada con panorami bucolici, con carretti sulla strada e mucche, asini e cavalli al pascolo, ma vicino ai paesi più importanti anche aziende chiuse e abbandonate.
Vidin sta nell’angolo nord-occidentale della Bulgaria, al centro di una regione viticola. È un porto fluviale sul Danubio di fronte, quasi, alla città romena di Calafat alla quale sarà presto collegata da un ponte. Vidin è città antica, fu fondata dai Romani con tutta probabilità intorno il III secolo d. C. Non mi ha fatto un grande effetto: siii, bello il Danubio e la Fortezza, ma tutto il resto è trasandato, misero, sporco, degradato: il grande parco lungo il Danubio, strade, case, parcheggi.
La fortezza di Baba Vida è costituita da elementi di varie epoche: la torre ottagonale risale all’epoca romana, il mastio centrale e gli annessi al Medioevo, le sale intorno al cortile all’occupazione ottomana, mentre tre delle torri sono di origine austriaca.
Molto particolare, invece, la ‘sinagoga muta’, costruita nel 1894 in stile neogotico, è seconda per dimensioni solo a quella della capitale Sofia, ed è considerata da molti la più bella della Bulgaria ma giace in rovina, abbandonata e senza tetto: un vero peccato!
Con la presa del potere da parte del regime comunista, dopo la fine della seconda guerra mondiale, la comunità ebraica bulgara, salvata in gran parte dagli orrori dei campi di sterminio nazisti, ha abbandonato in massa il paese, cercando una nuova vita in Israele. La sinagoga di Vidin venne quindi nazionalizzata nel 1950, ed utilizzata a lungo come magazzino. Negli anni ’80 il ministero della Cultura bulgaro diede vita ad un piano di recupero, abbandonato però a mezza strada col crollo del regime nel 1989. L’edificio, oggi ridotto ad un’ombra di se stesso, muto, aspetta di tornare alla vita. Il restauro, però, non sembra essere vicino.
Ci deve essere una gara in programmazione, perché vicino alla fortezza ci sono decine di tendine con vicino le canoe e poliziotti che hanno stazionato tutta la notte con il cane a controllo della zona. Non ci siamo preoccupati pertanto del nostro parcheggio e della cena sull’erba. L’impressione che abbiamo di Vidin è quella di una città dove si respira ancora l’aria del vecchio regime comunista: triste, decadente e senza vivacità. E’ sicuramente una delle città bulgare che ci è piaciuta poco.
Lunedì 10 agosto 2015
Dopo il cambio valuta macchinoso in banca, si riparte verso sud. Bella strada panoramica con colline gialle per il taglio del grano, ma anche aziende dismesse e zingari su carrozzoni tra le discariche. E arriviamo a Magura giusto in tempo per il giro delle grotte delle h 12. Avevo letto di queste meraviglie nel web e non volevo assolutamente perdere questa opportunità. L’entrata è 5 lev a testa, ma non avevo capito cosa mi avevano proposto alla cassa. Per vedere le pitture rupestri c’è un supplemento e bisogna dichiararlo subito. Per non perdere l’occasione abbiamo pagato il ragazzo che ci accompagnava, anche se lui non voleva prendersi questa responsabilità, ma voleva mandarci indietro e volevo assolutamente vedere lo spettacolo segnalato. Bisogna essere coperti perché si scende sino a 100 m. sottoterra, e si percorre per circa 2 km., ma l’ambiente non è mai claustrofobico. Secondo gli studi geologici, il Magura Cave ha cominciato a prendere forma circa 15 milioni di anni fa. Le rocce sono levigate e ci sono grandi massi tutti molto lisci perché originariamente ci passava un fiume. In questa galleria, meraviglia delle meraviglie, si possono osservare numerosi graffiti: essi sono realizzati con guano di pipistrello. Si possono notare diversi strati di pittura sovrapposti che appartengono a diversi periodi preistorici, ma ci sono ancora controversie sulla determinazione dello specifico periodo di appartenenza. Alcune composizioni sono molto complesse. Raffigurano scene di culti religiosi, donne danzanti, uomini che vanno a caccia o danzano, uomini mascherati, una grande varietà di animali, soli e stelle. Nella Sala del Sole è presente la raffigurazione di un calendario annuale solare attribuito alla tarda età del rame, con aggiunte su uno strato successivo, risalente alla prima età del bronzo; attraverso questi graffiti sono state tramandate le informazioni sul calendario regionale e le festività. E’ veramente sorprendente questo calendario solare risalente al neolitico. Non avevo mai visto questo tipo di pitture rupestri, per cui è stata una sorpresa e un vero godimento. Tutte le successive gallerie avevano stalattiti e stalagmiti, ma una volta che hai visto Postumia, non fai neppure i confronti.
In cerca di un posto dove pranzare, Bruno – è sempre compito suo trovare il posto dove mangiare – ci ha portato in un paesino che sembra morto, ma nella piazzetta c’è un tavolo di legno con due panche sotto un albero: perfetto. Ho guardato poi un po’ intorno e allora comincio a capire i vecchi paesi della Bulgaria: qui non vive quasi più nessuno e ci sono case chiuse e abbandonate, dove il portoncino d’entrata è chiuso dall’esterno con un lucchetto e sulla porta ci sono l’epigrafi delle persone che hanno vissuto in quella casa e sono morte. Ci sono epigrafe anche di molti anni addietro. Le case peraltro, non sono state vandalizzate: porte e finestre sono integre.
Nel pomeriggio ci siamo spostati non molto lontano, a Belogradchik che è situata nella parte nord-ovest della Bulgaria, quasi vicino alla Serbia, a circa 170 km dalla capitale. Gode di notevole fama per aver concorso nella votazione sulle sette meraviglie del mondo. La meraviglia di Belogradchik sta nelle sue rocce, che esistono da oltre duecento milioni di anni, e coprono territori per oltre 30 km di lunghezza e 7 di larghezza. Queste rocce sono formate da sedimenti di arenaria rossa e presentano variazioni di colore che vanno dalle tonalità del giallo al rosso al grigio. La loro caratteristica principale, che le rende uniche al mondo, risiede nel loro aspetto: ognuna di esse ha una forma che evoca una figura particolare, che secondo la fantasia popolare sono state identificate con personaggi e animali. Numerosi percorsi escursionistici partono proprio da Belogradchik per visitare le bellezze non solo della città ma anche dell’intera regione.
Nella cosiddetta “regione delle rocce” troviamo anche la Fortezza, che aveva svolto un ruolo molto importante per la difesa della città nei primi secoli di costruzione. La Fortezza di Kaleto è una delle fortezze più conservate nel paese. Usando la inviolabilità naturale delle rocce, nel І-ІІІ secolo i romani mantengono la fortezza per protezione dei percorsi che attraversano l’area. Nella tarda antichità è stata parte della sistema che difendeva prima l’Impero Romano e poi quello Bizantino. E che vista dall’alto…. E’ un posto veramente da consigliare per la bellezza e l’unicità del posto: un po’ Cappadocia e un po’ Meteore. Foto, foto, foto. Molto suggestivo.
A tre, quattro km, verso Sofia ci è stato segnalato il Camping Madona da ½ stella, ma immerso nel verde, con servizi semplici e acqua calda per le docce. Siamo a 540m. ed è fresco, tra gli alberi si sta bene. Rilassante, non c’è nessuno, oltre a noi e i 10 euro a camper per la notte sono meritati. Licia ha fatto il risotto con i funghi e poi Graziella la palacinca. Siamo in pace con noi stessi, dopo una giornata intensa di godimento.
Martedì 11 agosto 2015
Che bella questa zona di escursione tra i boschi e le rocce rosse. Bella strada sino a Montana, poi spesa alla Lidl e si continua verso sud (Sofia), ma ci sono lungo la strada molte giovani ragazze prostitute e tanti parcheggi per TIR. Brutta ora la strada, sporca, con immondizie. Poi ci fermiamo in un ristorante dove mangiamo con 37 euro, ma avendo ordinato una porzione in meno perché i piatti sono sempre troppo abbondanti.
Abbiamo preso l’autostrada direzione Sofia, per prendere poi la Valle delle Rose in un percorso molto bello, arrivando sino a 1.000 m. per poi giungere sino a Koprivshtitsa: la Bulgaria per eccellenza è qui. Sistemati nel grande parcheggio in entrata paese sotto le betulle (10 lev a camper) si sta bene. Dopo una giornata intensa di viaggio gli uomini riposano e noi donne alla riscoperta della cittadina che avevamo già visto e che ricordo come una della più belle città bulgare, perché deve in gran parte il suo fascino ai dintorni boscosi, ma soprattutto agli edifici dalle pregevoli caratteristiche architettoniche con la bellezza e l’atmosfera serena di questa tranquilla città-museo.
Mercoledì 12 agosto 2015
Mi sono svegliata con il latrato di un cane che inseguiva un carro col fieno, trainato da un cavallo guidato da un uomo in piedi: sono scene che si vedono solo in questi paesi. Abbiamo iniziato il nostro giro dalla piazzetta principale dove abbiamo acquistato i biglietti per 6 case museo (3 lev a testa, ma spesso ho dovuto pagare 5 lev per fotografare) e le abbiamo visitate tutte, anche se è un po’ laborioso trovarle. La città conserva l’aspetto che aveva ai tempi del Risorgimento Bulgaro (sec.XVIII-XIX). Di questo periodo sono rimasti 388 monumenti architettonici – case, ponti ad archi, chiese, fontane autentiche, mura di pietra – la maggior parte dei quali sono stati completamente restaurati. Abbiamo visto dimore stupende di mercanti a dimostrazione che questa è una città ricca, ma anche una casa più modesta di un rivoluzionario che aveva combattuto per la liberazione della Bulgaria dal dominio Turco. Qui fanno anche dei particolari tappeti di lana che non viene filata ma pressata: molto belli. Solo le foto possono far vedere la bellezza di questa città, della Chiesa Sveti Nicolai, di queste case, dei loro interni, della vita nella cittadina.
· Casa-Museo “Oslekov”, uno dei monumenti dell’architettura bulgara dai tempi del Risorgimento, costruita nel 1856. Sono presenti degli affreschi bellissimi e delle meravigliose incisioni sul legno.
· Casa-Museo “Liuben Karavelov” (1834-79), uno degli organizzatori e ideologi dell’Insurrezione nazionale bulgara, scrittore, pubblicista e folklorista.
· Casa-Museo “Dimcio Debelianov” (1887-1916), casa natia del grandissimo poeta, costruita nel 1830. La ricca documentazione testimonia il profilo e lo spirito del poeta perito nel corso della Prima Guerra Mondiale. Nel cortile si trova il bellissimo monumento “Madre in attesa del ritorno del figlio” opera dello scultore Ivan Lazarov.
· Casa-Museo “Gheorghi Benkovski”. La casa nella quale è nato l’organizzatore e il portavoce dell’Insurrezione di Aprile in questa località. Al secondo piano si trova un’esposizione dedicata alla lotta antifascista a Koprivshtitza e nella regione circostante.
· Chiesa “Uspenie Bagarodicno”, costruita nel 1816. Una parte delle icone del periodo 1837/38 sono opere del famoso pittore dell’epoca del Risorgimento Bulgaro Zahari Zograf, uno dei più importanti rappresentati del pensiero estetico del sec. XIX in Bulgaria.
· Chiesa “Sveti Nicolai” costruita nel 1842-44.
Pranzo al Ristorante Bulgaria in posizione bella vista: ottimo, con il pane fatto al momento e la verdura saltata e abbrustolita in una pentola di ghisa (52 lev: 26 euro in sei…).
Dopo pranzato si riparte lungo una bella strada tra alberi di noci e piantagioni di lamponi e girasoli e poi si sale verso il Parco Naturale Balcani Centrali: la strada ha un bel po’ di tornanti dolci per 35 km, sia in salita che in discesa, ma bella la zona e la vista dal passo a 1500 m. (zona dove sono segnalati gli orsi). Si scende tra pini, faggi, noci, acacie e betulle.
Si arriva quindi al Monastero di Trojan. Non famoso come Rila, ma in una valle boscosa. Purtroppo l’impatto in arrivo non è dei migliori, perché la strada è invasa dalle baracchette per una festa paesana e le facce non sono molto raccomandabili. Prima della chiusura visitiamo il Monastero che fu costruito nel sedicesimo secolo dall’architetto Costantin.
L’interno fu decorato da valenti artisti bulgari. Le decorazioni raffigurano soprattutto episodi della Bibbia e santi, ma gran parte hanno bisogno di restauri. Finita la messa è uscito l’anziano vescovo metropolita con il bastone d’argento. Il monastero offre alloggi per i turisti, dal momento che il complesso dispone anche di una propria sezione albergo. Nella guida viene descritto in un ambiente idilliaco, dove si respira pace e armonia, invece è solo un mercato appena fuori dalle porte.
Non mi ha entusiasmato. Non abbiamo trovato nelle vicinanze un posto per la notte, per cui abbiamo utilizzato il parcheggio del Monastero (chiuso di notte), dando una mancia ad un signore anziano addetto all’apertura/chiusura del cancello. Un po’ squallido, ma almeno sicuro.
Giovedì 13 agosto 2015
Via verso Gabrovo, dopo aver dato un’altra occhiata al monastero con la luce e il sole del primo mattino. Bella strada sui 300 m. tra verdi colline e girasoli, con poco traffico. Avvicinandoci alle cittadine più grosse, però, troviamo molte aree industriali abbandonate.
E arriviamo, dopo una galleria nel verde, in un parcheggio cementato con tanto di sbarra: siamo a Bojensi o Bozhentsi (attenzione, perché non sempre il nome che si trova sulla carta geografica corrisponde a quello indicato sulla guida o sul cartello di segnalazione del paese). Nella guida è indicato come paese-museo perché è stato restaurato ‘mantenendo le tipologie di case e dei lavori di artigianato, tipici del luogo’. Ma quando, ma dove? Si case ristrutturate, carine, ma hanno utilizzato i fondi europei e nei negozi si vendono solo souvenir: è una cittadina finta, ricostruita. E’ stato proclamato riserva architettonica e storica nel 1964 e fa parte dei monumenti culturali dell’UNESCO. Un giro, un pranzo veloce tra gli alberi e via, non valeva proprio la pena fermarsi qui.
Nel pomeriggio a 14 km. da Veliko Tarnovo, abbiamo trovato, non senza difficoltà perché non è segnalato, l’unico campeggio della zona
GPS Format Latitude : 43 04.017 North Longitude : 25 45.183 East
(Camping Veliko Tarnovo) con bella vista sulle colline e sui campi di girasoli, ben attrezzato, anche se non ha alberi, ma la temperatura e la ventilazione sono perfette (buoni servizi, wifi alla reception, ristorante, acqua e luce nella piazzola) e non c’è nessuno. Relax, relax, relax.
Sugli alberi le martinitze, piccole bamboline o semplici legacci bianchi e rossi, da legare al polso o agli alberi o esposte all’esterno delle case, che sono il simbolo della rinascita primaverile e che lì rimangono sinchè la natura se le riprende. Sono un vero tormentone, come la marmellata di rose!
Venerdì 14 agosto 2015
Partiamo tutti insieme con il solo camper di Bruno perlustrando la zona: c’è molto da vedere. Si va ad Arbanasi, un paese alle porte di Veliko Ternovo, che è poco segnalato nel web ed è invece una sorpresa unica: godimento estremo. E’ una cittadina conosciuta per la ricca storia ed i suoi edifici antichi , vi si trovano case in tipica architettura bulgara risalenti al XVI e XVIII secolo, chiese medioevali ricche di dipinti murali. Assolutamente da non perdere perché la storia e le tradizioni fanno di Arbanasi un villaggio museo.
Prima tappa nella chiesa dei Santi Arcangeli Michele e Gabriele con straordinari affreschi del 1760.
La nostra fortuna: abbiamo assistito alle prove di un concerto di musica classica da parte di un gruppo di giovani inglesi. Siamo rimasti allibiti per gli affreschi e tutto il contesto ci ha emozionato!
Poi alla casa Museo Konstantsalieva House, una casa fortificata a due piani del 1600 (entrata 3 lev). Originariamente era di proprietà di un ricco mercante con arredi d’epoca. Interessanti i doppi bagni,un vero lusso per l’epoca: semplicemente un triangolo nel pavimento con caduta al piano terra e particolare anche la stanza della puerpera con stupenda stufa di maiolica.
Un’altra meraviglia è la Chiesa della Natività che però si può visitare solo in certe ore. A seconda che tu sia in gruppo o singolo, ti danno delle possibilità di orario. Noi siamo andati a pranzo presto e poi siamo entrati alle 13.
Si pagano 3 lev e non si può fotografare o… devi stare attento alle telecamere. All’esterno è una anonima costruzione, ma all’interno nasconde una sorprendente varietà di pitture, di ottima fattura, che coprono le intere superfici murarie con oltre 2.000 scene. Il tutto è conservato in buono stato in quanto più volte sottoposto a restauro. Vero gioiello di arte e misticismo: noi siamo rimasti allibiti da tanta bellezza e affascinati dall’atmosfera.
Lasciamo a malincuore Arbanasi, gioiello bulgaro, per raggiungere il Monastero Dryanovo del 12° secolo. E’ collocato in un bel contesto naturale, ma non è tra quelli che preferisco, anche se sono il fiume, le rocce e il verde ad essere protagonisti del posto. Più volte distrutto e ricostruito è considerato uno dei luoghi sacri della lotta antiturca.
Rientro in campeggio, stanchi ma soddisfatti della splendida giornata. Stasera c’è una festa country con balli e canti.
Notteeee.
Sabato 15 agosto 2015
Noi avevamo pensato di fare un giro in moto, perché gli amici avevano deciso di restare in campeggio, ma poi stamattina li ho convinti e siamo partiti tutti insieme, sempre col camper di Bruno già alle 9, per Nicopolis ad Istrum, un sito romano con deviazione sulla strada che porta a Ruse, ma dove si arriva solo se si ha il navigatore, ma è un sito da 1000 punti. Fu fondata dall’imperatore romano Traiano dopo le sue vittorie contro i Daci intorno al 101-106. Fu realizzata su una superficie di 30 ettari ed è circondata da mura. Le ville laboratori e necropoli degli artigiani si trovano al di fuori delle mura. La città è stata progettata secondo il sistema ortogonale. La rete di strade, il forum circondata da un colonnato ionico e molti edifici, una stanza a due navate in seguito trasformato in una basilica e di altri edifici pubblici sono stati scoperti in questa città. Le ricche architetture e sculture mostrano una somiglianza con quelli delle antiche città dell’Asia Minore.
Molto c’è ancora da scavare, purtroppo però mancano i fondi. In mancanza di segnaletica, peraltro, pochi turisti arrivano in questo sito straordinario.
Ritornati verso Veliko Tarnovo, abbiamo raggiunto (per gli ultimi 2 km. su una brutta strada in salita) il Monastero della Transfigurazione, o Monastero di Preobrazhenski a picco su un canalone, contornato da montagne è tutt’ora abitato da monaci. Originariamente edificato nel 1360, il monastero fu a più riprese distrutto dai Turchi, quindi completamente ricostruito nel 1848, a circa 500metri dal sito originario. Il Monastero è situato ai piedi di uno strapiombo roccioso sul fiume Jantra e ha rischiato più volte di essere distrutto da frane, che lo hanno comunque seriamente danneggiato. Il complesso si trova inserito in uno scenario naturale molto suggestivo e merita una visita anche per gli affreschi del noto pittore Zahari Zograf.
A lato del monastero c’è il vecchio convento, abbandonato e aperto dove sono stati buttati alla rinfusa: mobili, cassoni pieni di biancheria, cappotti, tovaglie, ma soprattutto paramenti da messa.
Siamo quindi rientrati in campeggio, ma a metà pomeriggio abbiamo fatto venire due taxi per farci portare in centro a Veliko Tarnovo per passare la serata in città. Il costo è irrisorio perché per 14 km. di percorso ogni corsa costa 12 lev (6 euro).Ci eravamo stati già 12 anni fa e ci fa piacere rivedere queste che è una delle città più antiche della Bulgaria e può vantare una storia di 5000 anni. E’ anche considerata “capitale balcanica del turismo culturale”. Veliko Tarnovo è immersa nel verde delle colline sulle quali sorgono molteplici templi ortodossi. Molto bello il centro storico della città con palazzi d’epoca, antiche strade e tante botteghe di artigiani e negozietti di souvenir. Si respira un’aria del passato. Nel lontano 1185, durante il Secondo Impero Bulgaro, fu anche capitale. A conseguenza di ciò furono intraprese moltissime opere che la resero una delle roccaforti della Bulgaria, una città praticamente inespugnabile.
Il monumento più bello è sicuramente la roccaforte medievale di Tsarevets che si erge sulla cima omonima ed è circondata su tre lati dal fiume Yantra.
Grazie ai numerosi reperti archeologici ritrovati durante i recenti scavi si è stabilito che Tsarevets fosse un vero e proprio borgo medievale all’interno del quale c’erano antichi palazzi, la chiesa “San Petka”, riserve d’acqua, torri di difesa. La residenza del Patriarca era ubicata nella parte più alta di Tsarevets.
Fa molto caldo, ma percorriamo le vie del centro, curiosando tra i vicoli, le vecchie case e soffermandoci per gli sposi, i murales ed i disegni sugli armadietti di distribuzione dell’energia veramente simpatici. Prenotiamo per cena un ristorante in bella vista, perché alle 21.30, per 20 minuti, ci godiamo lo spettacolo di luci, suoni, campane e laser sulla collina della fortezza di Tsarevets e sulle mura. Molto suggestivo.
Mentre aspettavamo i taxi per il rientro al campeggio ci ha avvicinato un uomo del posto per domandarci di dove eravamo e parlava un buon italiano. Io lo guardo e dico a Graziella: ma questo non è quel giovane che 12 anni fa ci aveva avvicinato per farci da guida? Si era proprio lui: una vera sorpresa dopo tanti anni. Giordano, l’archeologo/tombarolo, ci aveva allora raccontato tante cose della Bulgaria, del suo regime e noi eravamo molto curiosi di capire come viveva o sopravviveva la Bulgaria del 2003.
E’ stato questo un 15 agosto con tante scoperte e godimenti. Di solito in questa data cerchiamo di non girare tanto perché tutte le rogne occorse negli anni in viaggio col camper sono accadute proprio in questa data.
Oggi abbiamo soccorso una famigliola ungherese, di origine francese, con la batteria scarica dell’auto, utilizzando un nostro camper ed i cavi di alimentazione.
Giornata finita quindi con il limoncello e la colomba (non ancora scaduta) che avevo portato da casa e messa da parte per questo viaggio.
Domenica 16 agosto 2016
Fino a ieri avevamo deciso di andare a nord, sino al confine con la Romania, oggi invece abbiamo scoperto che le 52 chiese rupestri di Ivanovo sono chiuse la domenica e il lunedì. Allora si cambia itinerario: verso sud.
Già sbagliamo l’uscita da Veliko Tarnovo e perdiamo un’ora. Ci sono svincoli che il navigatore satellitare non percepisce, per cui l’occhio deve decidere se andare a nord a Ruse, a est a Varna, a sud a Stara Zagora o a Sofia a ovest. Noi vogliamo andare a sud nella zona di Plovdiv, per cui con la E85 verso Gabrovo per salire poi al passo sino a m. 1300. Volevamo anche raggiungere Sipka, ma la polizia aveva bloccato la strada nazionale e ci ha mandato in montagna, dove, all’altezza di un grande piazzale e collina con vista a un monumento enorme di regime, ci siamo fermati per il pranzo. In alto, sul monte Buzludzha si vede una struttura che sembra un’astronave ed ho letto che è possibile visitare l’interno passando attraverso un buco sul lato destro della struttura (bisogna però essere un po’ atletici). L’interno è veramente spettacolare dicono: tutte le pareti sono mosaicate ed è illuminato dalla luce del sole che filtra tra le parti di soffitto che sono ormai crollate. Per visitare i piani inferiori, invece, bisogna essere muniti di una torcia perchè sono nel buio più assoluto. ll monumento celebrava la fondazione del partito, ma con la caduta del muro di Berlino ha smesso di ricevere manutenzione e fondi governativi, così ora è chiuso al pubblico e rimane torturato dal ghiaccio e dalle tempeste di neve. Curiosamente ho trovato questo articolo in tema http://www.huffingtonpost.it/2015/04/04/buzludzha-monumento-foto-_n_7003350.html. Poi siamo scesi e abbiamo visitato la chiesa russo ortodossa di Sipka che con le sue cupole dorate si vede già da lontano. Bello dall’esterno perché la chiesa è sormontata da una grande cupola centrale circondata da 4 minori, ma l’interno non mi dice granchè.
Fermata per la sera a Kazanlak, dove tutto è un po’ morto, ma è domenica. Buon parcheggio notturno custodito dietro l’hotel Kazanlak a 6 euro. Cena perfetta in piazza al NewYork Pub.
Lunedì 17 agosto 2015
Colazione in piazza e poi all’apertura abbiamo visitato (3 lev l’entrata e 5 lev per fotografare) una Tomba Tracia risalente alla fine del 4° e la prima metà del 3° secolo aC, che è stata ritrovata nel 1944 . Ma attenzione, mentre la tomba originale per poter essere ben conservata e protetta con precauzioni forse anche esagerate è interdetta ai visitatori, è stata ricostruita una copia a 200 metri, quindi quella che vediamo non è l’originale. E’ una sepoltura a volta costruita in mattoni. E’ costituita di uno stretto corridoio e una camera funeraria rotonda, entrambi decorati con murali rappresentanti una coppia tracia ad una festa funeraria rituale. E’ inserito fin dal 1979 nell’elenco dei Patrimoni dell’umanità dell’Unesco. I dipinti murari sono notevoli per la splendida rappresentazione dei cavalli e soprattutto per il gesto di commiato, in cui la coppia seduta si afferra reciprocamente i polsi in un momento di tenerezza. I dipinti sono il capolavoro bulgaro meglio conservato del periodo ellenistico.
Abbiamo poi visitato una casa tipica dell’800 e al termine ci hanno offerto un’ottima marmellata di rose e il rosolio.
Devo dire che le strade, soprattutto quelle urbane, presentano tratti da motocross. Lavori stradali iniziati e poi lasciati a metà: è un rally continuo. Nonostante tutto nel nostro viaggio non abbiamo mai visto incidenti stradali, quindi ritengo che i bulgari siano prudenti. Tranne nelle città più grosse, c’è poco traffico e i camion sono rari.
Via, verso Karlovo, ma si gira su Banja e si raggiunge Hisarja (o Diocletianopolis) un centro termale importante di acque curative (22 sorgenti), conosciuto anche dai romani che ne utilizzarono le potenzialità e che lasciarono un sistema di fortificazioni con resti di mura ben conservate, possenti, alte 5 metri e larghe 3. Piove purtroppo per la prima volta e decidiamo di fare un giro utilizzando il trenino dei bambini per vedere la cinta muraria e non bagnarci (finalmente facciamo contenta Licia). In un’ora il tempo cambia ancora, esce il sole e ci permette di girare per vedere un altro lato delle mura, oltre ai parchi ed ai grandi viali della cittadina. Acquistati lamponi, funghi secchi, pesche, marmellata di rose, miele di acacia e si riparte.
Si va verso Plovdiv e finalmente ci sono grandi alberi di prugne e ne faccio scorta. La città è seconda come grandezza della Bulgaria: belle strade in arrivo a 6 corsie. Passiamo il fiume e cerchiamo parcheggio a pagamento e arrivati all’altezza dell’isola, ci fermiamo al supermercato di Billa (di lato al McDonald per intenderci che ci regala il wifi). E’ un parcheggio perfetto per riscoprire il centro di questa città.
Il volto della città è un incrocio unico e variopinto di stili, epoche e tradizioni diversissime tra loro; nel centro storico, accanto ai resti ellenistici, si scoprono quelli romani, mentre poco lontano dalle chiese ortodosse sorgono la moschea quattrocentesca ancora in funzione e la chiesa cattolica, mentre la via principale della città moderna porta all’antico foro romano. Salendo la scalinata dell’anfiteatro marmoreo (in cui in estate si può assistere a spettacoli teatrali e concerti) si arriva nel cuore di Plovdiv, la Città Vecchia, una sorta di museo all’aperto dell’architettura del Rinascimento bulgaro. Le alte mura nascondono dei cortili interni; le magnifiche case hanno delle facciate dipinte e dei balconi con colonne di legno a formare una volta sulle stradine tortuose.
E’ una città allegra e animatissima, dove la parte moderna si integra armoniosamente con quella antica. Bei murales nei sottopassi.
Il tempo però fa le bizze.
Giriamo per le alte stradine e comincia a piovere. Ci fermiamo in un locale in bellavista a mangiare per merenda pesciolini fritti e birra e poi continuiamo dato che il sole si lascia fotografare al tramonto.
E’ considerata la capitale culturale della Bulgaria ed è in effetti una città piena di storia e di cose da vedere e da raccontare: è definita la Firenze della Bulgaria e la Parigi dei Balcani. Una vasta area pedonale ha il suo centro in una grande piazza con la moschea e i resti di uno stadio romano nel quale è stato ricavato un ristorante. Bistrot e ristorantini gremiti di gente rallegrano tutta la zona, che confina con un grande parco verde da un lato e con il centro antico dall’altro. Quest’ultimo contiene il celebre teatro romano e l’interessante museo etnografico. Piove, peccato, ma noi giriamo lo stesso sino all’ora di cena. Rientriamo in taxi per percorrere 3 km. ad un costo corrispondente a € 1,5.
Martedì 18 agosto 2015
Oggi è tornato il sole. Spesa da Billa e via verso il Monastero Backovski o Bachkowo, passando per Asenovgrad (decine e decine di negozi di abiti da sposa). Già visto, ma per me è il Monastero più bello. Al centro del complesso ricostruito all’epoca della Rinascenza, con le sue alte mura, i cortili in acciottolato e le gallerie a due piani, si trova la chiesa centrale consacrata alla Vergine (Sveta Bogorodica). La cappella a croce greca fu costruita a partire dal 1604 e ospita un’icona con la raffigurazione di Maria (proveniente dalla Georgia e risalente al 1310), a cui sono attribuiti poteri miracolosi. Particolare attenzione meritano gli affreschi, dipinti a partire dal 1643, che comprendono oltre 1000 personaggi e hanno come tema principale le persecuzioni subite dai primi cristiani. Gli interni avrebbero bisogno di un bel restauro, essendo le figure dei santi tutte nere e con la muffa.Casualmente abbiamo assistito a due cerimonie: due matrimoni dove una coppia non più giovanissima si sposa in bianco con i testimoni e poi all’inverso i testimoni si sposano coadiuvati dagli stessi novelli sposi.
All’uscita tanti piccoli negozi di souvenir, artigianato e prodotti locali.
Riprendiamo la strada molto trafficata dai camion verso Sofia.La nostra meta è Rila, ma la strada è lunga e decidiamo di fermarci in una cittadina segnalata per i geyser: Sapareva Banja. Non è un granchè, ma l’ultima parte della strada, per luci, colori e i panorami della vallata erano splendide.
La maggiore attrazione di Sapareva Banya è il geyser che emette dalle profondità della terra un getto di acqua calda a più di 100°C. Di conseguenza la sorgente termale è diventata il motore turistico della piccola cittadina collinare. Attorno al getto di vapore è stato creato uno spazio pubblico non troppo ben curato e il geyser stesso è stato ingabbiato da una struttura con pretese di opera artistica dal risultato discutibile. Poichè comunque è fruibile liberamente, vale la pena avvicinarsi e sentire il respiro della terra che esala continuamente questo alito caldo.
Mercoledì 19 agosto 2015
Giornata splendida, strada bellissima, non certo per il fondo, con panorami collinari gialli per le stoppie sino a Dupnica, poi ci si allaccia alla strada che scende da Sofia e il traffico si fa più intenso. Arriviamo al Monastero di Rila, ma proseguiamo sino al Campeggio Bor, immerso nel verde, lungo il fiume, perché abbiamo intenzione di fermarci subito sino a domani: relax e visita del Monastero. Siamo a 1215 m. e l’aria è frizzantina. Il campeggio è da mezza stella, ma il prato è appena tagliato, la vista è bucolica che dà senso di pace ed è quello che cercavamo. Una volta sistemati, in 20 minuti siamo arrivati a piedi al Monastero lungo un bel percorso che segue il fiume. Avevamo già visto il Monastero di Rila nel 2003, e lo rivedo volentieri perché il complesso è il principale sito religioso della Bulgaria e da generazioni un punto d’attrazione per pellegrini e turisti. Grazie alle sue caratteristiche esemplari dell’architettura della Rinascenza, nel 1983 è stato dichiarato dall’Unesco Patrimonio culturale dell’umanità. Nel X secolo il monaco Ivan Rilski si ritirò qui in una grotta come eremita. Il religioso era venerato come santo già quando era ancora in vita. Dopo la morte, nei pressi della sua tomba i suoi confratelli fondarono un monastero. Nei secoli il monastero subì devastazioni, incendi e saccheggi ma grazie alla splendida ricostruzione nell’Ottocento, il monastero divenne un simbolo della nuova identità nazionale. L’attuale complesso si presenta come una fortezza dalla forma di un quadrilatero irregolare e comprende una superficie di 8800 m2. L’entrata nel monastero avviene attraverso la porta sul lato occidentale, che è protetta da due ante in quercia massiccia rafforzate in ferro e che è decorata da splendidi dipinti. La chiesa principale del convento desta l’ammirazione dei visitatori con i suoi affreschi, icone e intagli di stupenda bellezza e forza della suggestione artistica. Vi hanno lavorato esponenti delle scuole di pittori di Samokov e di Raslog. L’Edificio centrale consta di oltre 300 celle, collegate da scale, gallerie e terrazze. La biblioteca del monastero è molto ricca: 20 000 volumi tra antiche agiografie, vangeli, incunaboli. Nel museo sono conservati antichi manoscritti ed icone.
Nel pomeriggio passeggiata nel bosco e poi la cena che ci godiamo sotto una tettoia e sulle panche del campeggio, riscaldato da un fuoco che fa allegria. E’ fresco…stanotte ci mettiamo sotto il piumino. Bello, dopo tanto caldo!
Giovedì 20 agosto 2015
Si riparte dopo aver pagato 30 lev con allacciamento della luce (15 euro a camper), ma subito dopo il paesino di Rila si gira verso le Piramidi di Stob. Non perdete tempo: sono calanchi di color rosso che possono essere visti da vicino solo da chi ha buone gambe, ma non sono un granchè. Abbiamo comperato il pane e ho voluti fotografare: due grandi pani per un totale di kg. 1,5 per un totale di 90 centesimi!
Piove ora e dopo aver raggiunto Sofia in autostrada, ci dirigiamo verso il confine ed erano quasi le 14 quando ci siamo fermati in un ristorante con grande piscina dove non c’è nessuno perché è fresco ed è appena finito di piovere. Poi arriva una coppia e scopriamo che sono gli sposi che abbiamo fotografato al Monastero Backoski. Graziella ha fatto vedere loro una foto che li ritraeva.
E poi al confine con la Serbia. Non molta fila, ma i doganieri sono lenti e non si passa mai. Alla fine ci è voluta un’ora.
Poi verso Nin, lungo un percorso che vede la costruzione di una autostrada in vallata tra montagne con nuvole a cascata. E’ tornata l’ora italiana e abbiamo recuperato 60 minuti.
Piove anche quando arriviamo a Niska Banja, cittadina famosa per le acque calde termali contenenti radon radioattivo: parchi e fontane ovunque (bruttine), ma con un bel viale alberato per la passeggiata
Venerdì 21 agosto 2015
Si riparte e si va in autostrada con nuvole spettacolari lungo il percorso, è fresco e traffico è scorrevole. Si fa una bella media sino a Belgrado, dove invece il traffico è intenso. 50 minuti di fila al casello autostradale e poi 45 minuti anche al confine con la Croazia. L’80% delle auto in fila hanno targa tedesca: la maggior parte sono turchi, ma ci sono anche auto targate Austria, Francia e Belgio. Rientrano tutti dalla ferie.
Abbiamo percorso 470 km. oggi, ma siamo arrivati a Slavonski Brod, bella città sulla Sava. Il fiume fa da confine con la Bosnia ed ebbe una importanza strategica per le industrie (ora ridimensionate dopo la guerra) e la posizione geografica utilizzando la via commerciale sul fiume. La città ha inoltre un importante patrimonio culturale, tra cui una fortezza – ora in ristrutturazione – e un convento francescano con un bel chiostro e con una ricca biblioteca. Molto bella anche la passeggiata lungo il fiume. Noi abbiamo parcheggiato vicino alla polizia fluviale lungo l’argine con le casette sull’acqua.
Sabato 22 agosto 2015
Grigetto oggi, ma man mano che prosegue il viaggio, ritorna il sole radioso.
A Zagabria le strade si dividono perché la vacanza è finita per Licia e Francesco che tornano a casa, mentre noi quattro abbiamo deciso di andare all’isola di Krk. Dopo quasi 4.000 km. dobbiamo rallentare e il relax a Baska è assicurato. Al campeggio FKK Bunkuluca, in posizione dominante, abbiamo una visione spettacolare del mare e delle isole.
Domenica 22 agosto 2015
Giornata di relax. Bruno e Graziella a fare il bagno ‘gelido’ in mare, io e Silvano in giro in vespa. Baška è la località turistica più famosa sull’isola di Veglia, la maggiore isola dell`Adriatico e una delle destinazioni turistiche “top ten”. Baška giace in un’insenatura circondata da vigneti, oliveti, ginestre, avendo sullo sfondo il monte Velebit che domina il litorale di terraferma e l’isolotto di Prvić che sembra voglia difendere la bella baia e la spiaggia di Baška lunga 1800 metri, una delle più belle dell’Adriatico. Noi ci torniamo sempre volentieri.
Lunedì 24 agosto 2015
Oggi, come previsto, grigio e alle 11 comincia a pioviccicare, ma per fortuna dura poco. Meglio fare un giro in paese sempre carino: una aspetto tipico mediterraneo con le case di pietra e le vie strette.
Martedì 25 agosto 2015
E’ ora di tornare a casa.
BELLA, BELLA, BELLA VACANZA CON GLI AMICI.
ALLA PROSSIMA…
‘’Chi torna da un viaggio non è mai la persona che è partita’’