La capitale che “si espande”: ai confini dell’Europa c’è una Parigi in miniatura all’insegna del dialogo tra culture e fedi
Ci aspettavamo una tetra città postcomunista, ma abbiamo trovato una splendida capitale europea in forte espansione e con costi dimezzati rispetto a quelli a cui siamo abituati. Ecco il nostro racconto di viaggio di Sofia, la interessante “prima città” della Bulgaria.
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Avevamo 4 giorni a disposizione grazie al ponte del 2 giugno e, dopo alcune indecisioni, abbiamo optato per una meta insolita, la Bulgaria, complici anche i costi bassi del viaggio aereo e i resoconti in Rete. Dedichiamo il tempo che abbiamo alla capitale Sofia e dintorni. Una scelta, come poi verificheremo in loco, effettuata da tantissimi italiani. Siamo in quattro, io con mia moglie ed una collega di lavoro con la figlia quasi diciottenne. Andremo con Ryanair all’andata e con la linea area nazionale Bulgara al ritorno. Costo dei biglietti circa 135 euro a persona.
Diario di viaggio a Sofia
Giorno 1 – Cattedrale di Aleksander Nevskij, Vitosha
Alle 6 eravamo all’aeroporto di Ciampino per il volo previsto alle 8. Come al solito il volo Ryanair è stato puntualissimo peraltro con un Boeing nuovo di zecca con sedili larghi e distanziati. All’atterraggio cambiamo il danaro. La Bulgaria, pur facendo parte dell’Unione Europea, non adotta ancora l’Euro. Un Lev (leone) vale circa 50 centesimi di Euro. Il taxi ci porta in hotel in circa 20 minuti al modesto costo di circa 12 Lev (6 Euro). Abbiamo scelto, approfittando dei costi, per noi, non così rilevanti, un hotel in centro, il Thracia Hotel della catena Best Western. Vicinissimo a tutti i monumenti più importanti e al quartiere pedonale dello shopping. Ottima struttura ad alto livello, con camere spaziosissime, con tutti i confort ed ottima colazione inclusa, pagata in anticipo tramite internet con 80 euro a coppia per notte. Abbiamo approfittato della mattinata di arrivo per visitare ciò che era nei paraggi.
Innanzitutto la Chiesa russa di San Nicola, riedificata ai primi del 1900 sulle rovine di un’antica moschea a forma di tenda e con le cupole nello stile a cipolla ove abbiamo avuto l’occasione di assistere al battesimo, con rito ortodosso, di un giovane accompagnato dalla fidanzata che lo affiancava nella cerimonia. Poi siamo andati alla Cattedrale di Aleksander Nevskij che costituisce l’edificio più noto della città. Di grandi dimensioni costruita in stile bizantino, è stata dedicata ai circa duecentomila soldati russi caduti per liberare la Bulgaria dall’occupazione turca nel 1877. Prima di entrare nel recinto della chiesa siamo passati per il mercatino delle pulci posto sulla piazza. Singolarmente hanno molti reperti della seconda guerra mondiale soprattutto tedeschi con i quali la Bulgaria era inizialmente alleata. Ho visto autentiche rarità: orologi in dotazione all’esercito tedesco e addirittura un’apparente preziosa macchina fotografica Leica dorata del 1936, creata per le olimpiadi tedesche, con il logo delle olimpiadi e l’anno incisi. In realtà, esaminando le notizie in web, si scopre subito che si tratta di falsi ovvero di riproduzioni russe di esemplari rari, approfittando delle apparecchiature industriali della Leica trasportate dopo la guerra in Russia. Ovviamente abbondavano oltre i reperti tedeschi della 2° Guerra mondiale anche quelli del periodo comunista, copricapi, insegne, fregi militari e politici. Interessanti anche i venditori delle icone religiose, tutte copie ben fatte a mano a prezzi modestissimi da 20 a 40 lev (10, 20 euro). Sotto la cattedrale c’è un ampio museo delle icone che spazia su più di mille anni di storia religiosa.
Ci siamo fermati per il pranzo a mangiare al Bar & Grill Rakovsky, 145 G.S. Rakovsky blvd. attratti dal grande locale moderno e dalla massa di persone, per lo più del posto. Singolare sul vetro dell’ingresso oltre il punteggio di tripadvisor anche il divieto di entrare armati. Sembra in effetti che in Bulgaria vi sia stata una diffusione incontrollata delle armi per lungo tempo. Il personale, così come noteremo in tutti i locali successivi, è molto cortese ma freddo, gli addetti sembrano poco inclini a fraternizzare con i turisti. Sotto il profilo culinario, scelta azzeccatissima. Ampissima scelta di piatti locali ad alto livello. Suggerisco il salmone alla crema di funghi su un letto di purea o con le verdure arrosto, polpette di spinaci in salse locali, dolci particolarissimi come le fragole alle foglie di menta sopra creme locali o mousse. Conto di circa 80 lev (10 euro a persona… quasi come McDonald. A proposito, qui McDonald propone panino, bibita e patatine a circa 3 lev.
Nel pomeriggio visitiamo la Chiesa di Santa Sofia, che è il più antico edificio dedicato al culto ortodosso edificata più volte su un preesistente cimitero. Sofia in greco indica la Sapienza alla quale è dedicata sia la chiesa che la città. Da non perdere la visita ai sotterranei della chiesa con le tombe sottostanti e i mosaici bizantini.
Breve shopping in centro lungo Vitosha bulevard (isola pedonale). Un’infinità di locali e negozi a prezzi dimezzati, o meno, rispetto quelli a cui siamo abituati. Un paradiso per le signore. Cena in un locale segnalato in rete per il buon compromesso tra prestazioni e costi. Il Divaka (www.divaka.bg). Piatti della cucina locale a prezzi bassissimi. Due piatti di maiale con verdure, formaggio ai ferri, sformato vegetale, tre dolci al cocco, acque, due birre grandi e salsette di antipasto a poco più di 40 lev (5 euro a persona !).
Giorno 2 – Monastero di Rila, chiesa di Bojana, teatro Nazionale
La mattina successiva avevamo prenotato dall’Italia con la Agenzia Turistica Viator (collegata con Tripadvisor) un’escursione per andare a visitare la struttura in montagna del famoso Monastero di Rila. La gita fuori Sofia al Monastero di Rila (circa 30 euro a persona) ci porta a un parco naturale a 1150 m s.l.m., dichiarato Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Si trova a poco meno di 100 chilometri da Sofia e, considerando che la parte finale della gita si svolge su strade di montagna, necessitano circa due ore. Fortunatamente, nonostante le nubi, faceva molto caldo. Il Monastero venne fondato nel X secolo Da San Giovannni di Rila, particolarmente venerato in Bulgaria.
È costituito da una fortezza, con gli alloggi per i monaci (oggi utilizzati solo in parte per i religiosi e per il resto dai turisti). L’interno si affaccia su un grande cortile acciottolato ed è molto movimentato con portici, scale e loggiati. Nel cortile si affaccia anche la chiesa e la torre. La prima è molto suggestiva. All’esterno tutte le pareti ed i soffitti sono affrescati. Per la particolarità del sito, per i giochi cromatici e per la bellezza del parco naturale, è una struttura che sicuramente merita la visita. Serviranno un paio d’ore oltre il tempo del trasferimento. Una curiosità, durante il periodo comunista tutti i monaci vennero cacciati e i pellegrinaggi proibiti. Solo nel 1968 i monaci poterono tornare e ora la Chiesa ortodossa con la caduta del regime ha riottenuto i possedimenti precedenti.
L’organizzazione ha messo a disposizione, soltanto per noi quattro, un pulmino nuovissimo con condizionatore e delle audioguide in italiano che ci sono state consegnate appena giunti in loco. La nostra guida-autista Michael, pur parlando solo l’inglese, si è veramente prodigato per noi ed è stato di una gentilezza estrema per tutta l’escursione nonostante alcune manchevolezze dell’organizzazione. All’ora di pranzo (non compreso nel prezzo così come i biglietti di ingresso) il nostro Michele ci aveva prenotati (invero senza alcuna scelta da parte nostra) un ristorante ove si fermavano (evidentemente convenzionati), tutti i pullman. Il posto era molto bello sul fianco di un fiume ove confluivano vari torrenti con una piccola cascata. Tuttavia a causa dell’afflusso ci hanno assegnato un tavolo all’esterno sotto al sole, ma fortunatamente ventilato. A parte questo, ci siamo ricreduti quando ci hanno portato delle buonissime trote alla brace non di allevamento, con contorno di vegetali, quattro pizze bianche con formaggio calde al posto del pane (che in Bulgaria va richiesto espressamente), un gelato ed un dolce oltre bibite e bevande, il tutto seguito da un conto di soli 67 lev, vale a dire 33 euro in quattro, 8 euro a persona!
Dopo pranzo ritornando a Sofia. Ci siamo fermati alla Chiesa di Bojana, anche questa dichiarata Patrimonio dell’Umanità. Si tratta di una piccola chiesetta, ma con preziosi affreschi del 1200 ben conservati. La visita è possibile solo a gruppetti di 10 persone con una guida che spiega. Purtroppo, quando siamo arrivati, risultavamo sopravanzati da innumerevoli giapponesi, sicché avremmo dovuto attendere per il nostro turno due ore almeno. Ci siamo limitati così a vedere la cappella dall’esterno con Michele che ci spiegava sempre con estrema cortesia in inglese la storia del sito.
Tornati a Sofia siamo andati a vedere la piazza e il parco del Teatro nazionale con una lunga e bellissima fontana in cui i giochi d’acqua incorniciano la statua di una giovane danzatrice. Il parco era pieno di cittadini con musicisti che si esibivano. La sera, dopo aver visto la piazza del teatro e i militari di guardia alla Presidenza nelle divise tradizionali, assistito alla cerimonia delle tavole imbandite in due chiese ortodosse, abbiamo sentito singolarmente le note dell’inno nazionale italiano provenienti, come scopriremo seguendo le note, dal vicino Istituto Italiano di Cultura ricordandoci che era il 2 giugno, festa della Repubblica.
Ci siamo mossi, quindi, alla ricerca del ristorante per la cena tra quelli consigliati, ma inutilmente, in quanto senza prenotazione non c’era posto se non dopo le 21, il che non era possibile data la stanchezza. Alla fine abbiamo trovato il “Cactus” in Hristo Belchev uv. 20, con molti “ottimi” su Tripadvisor e soprattutto vicinissimo al nostro hotel. Ci siamo trovati benissimo. Suggeriamo zuppa di cipolle con pane e formaggio fuso, maiale con funghi e patate, pane bianco con salsette e dolce al cioccolato fuso con gelato. Un po’ più costoso degli altri, con 86 lev, ma sempre irrisorio per noi occidentali con circa 10 euro a persona, incluse bevande.
Giorno 3 – Pinacoteca, Mercato coperto
La mattinata del sabato inizia con la visita alla Pinacoteca che condivide l’edificio con il Museo etnografico. Siamo quindi passati alla Moschea, ma non abbiamo potuto visitare la Sinagoga nelle vicinanze (qui, etnie diverse vivono benissimo in pace) in quanto il sabato l’edificio è dedicato al culto. Riproveremo domani, nostro ultimo giorno di vacanza. Qui la comunità ebraica è consistente. A proposito di ebrei, nella nostra guida abbiamo letto un episodio del periodo della guerra, inerente il governo Bulgaro che rende un grande onore al regnante dell’epoca, lo zar Boris III ed al Parlamento i quali, pur essendo alleati della Germania nazista, si opposero ad Hitler proteggendo la comunità ebraica. La Germania aveva già fatto ammassare ben 48.000 ebrei nei depositi del tabacco, allorché il Vicepresidente del Parlamento Dimitar Pesev alla testa di 43 parlamentari si recò dallo zar firmando un documento e impedendo la deportazione, come ordinato da Hitler, in Polonia e salvandoli tutti. Purtroppo non andò così per circa altri 11.000 ebrei della Tracia e della Macedonia. Con l’avvento dei russi Pesev venne arrestato come nemico del popolo, ma a lui è stato dedicato un albero del Parco dei Giusti di Milano a ricordo di chi si oppose al genocidio tedesco.
Siamo poi passati al Mercato coperto, nei pressi, interessante opera in ferro (sul genere delle costruzioni di Eiffel) di quelle che andavano in voga in quel periodo. L’interno, tuttavia, è modesto, tutti i banchi, beninteso, ordinati e puliti, nulla hanno a che vedere con i mercati colorati e chiassosi di altre capitali europee. Mancano quegli stand pieni di frutta e vegetali dai colori vividi e contrastanti. Basti dire che solo due box vendevano frutta e verdura e peraltro in misura molto modesta.
A pranzo ci siamo fermati alla pizzeria-ristorante Einstein, con i tavolini all’aperto in ul. Pirotska 5, segnalato con 4 stelle su tripadvisor. Porzioni super abbondantissime. Segnaliamo crocchette di spinaci in salsa di yogurt, palle fritte di patate, funghi al burro. Comunque il menù vastissimo riporta le foto di ogni piatto. Il tutto ottimo con bibite a 67 lev (34 euro in quattro). La cosa più simpatica è che, entrando all’interno del locale, alla cassa si trova a grandezza naturale una statua di Einstein intento con il libro cassa aperto, a fare i conti. A seguire shopping lungo la stessa zona. Al ritorno, incuriositi da un matrimonio ortodosso, siamo entrati per assistere alla bellissima cerimonia con le damigelle d’onore tutte in abito rosa. Durante il rito sono state poste delle corone sui capi dei giovani con i canti di sottofondo che accompagnavano il celebrante. Molto coinvolgente.
Cena (questa volta ci eravamo prenotati) al Hadzhidrganovite Izbi (speriamo di aver scritto bene) anch’essa a Hristo Belchev ul. 18 accanto al “Cactus” di ieri. Molto, molto caratteristico. Tutto il locale è in stile bulgaro. Tovaglie, suppellettili, costumi, tutto secondo il folklore locale. A metà cena sono entrati tre musicanti in costume. Ottima la zuppa di funghi portata all’interno di una pagnotta. Bellissimi gli spiedi di carne. Conviene farsi consigliare perché nel menu alcuni piatti sono poco comprensibili. Costo, come al solito modesto. Nel locale, così come in tutti i locali visitati in precedenza, c’era una presenza massiccia di turisti italiani.
Giorno 4 – Sinagoga e Giardino di Boris
Ultimo giorno, lo dedichiamo nuovamente alla visita alla Sinagoga e poi al Giardino di Boris. Scopriamo subito che anche la domenica la Sinagoga è chiusa. È bello però, e lo ripetiamo, vedere il rispetto religioso reciproco e la pacifica convivenza di fedi diverse in Bulgaria con l’estrema vicinanza della Sinagoga con la Moschea e con le Chiese ortodosse.
Camminando abbiamo incrociato molte scolaresche, ciascuna con i propri abiti tradizionali che hanno dato luogo, con dei suonatori di fisarmonica al seguito, a numerosi spettacoli di danze folcloristiche nelle piazze del centro storico. Veramente simpatico. Sono tradizioni che da noi sono scomparse ormai da tempo. Siamo quindi andati a piedi fino al Giardino di Boris che in realtà è un grandissimo parco, grande quasi come l’intero centro storico con all’interno varie strutture tra cui lo stadio della città e un bellissimo laghetto con ristoranti e bar. Poiché mancava qualche ora al nostro volo, per finire in bellezza abbiamo affittato una barca a remi (ma affittano anche i pedalò) e abbiamo passato mezz’ora romantica (per le passeggere, ma non per me che remavo), attraversando i ponticelli in mezzo alla vegetazione e ai salici in riva al laghetto. Ritorno con la Bulgaria Air per arrivare a Fiumicino verso le 20.
Per concludere, ci aspettavamo di trovare una città post comunista con grigi palazzoni statali e invece abbiano trovato una città bellissima, del tutto paragonabile alle altre capitali europee, lanciata verso un rapidissimo sviluppo e per rifarci alla frase che era riportata sulla nostra guida… “Sofia è la vetrina di un paese giovane e dinamico che scrive in cirillico, ma pensa sempre di più in inglese”.