Una Londra insolita

Una settimana alla ricerca di quartieri, angoli meno noti, atmosfere.
Scritto da: viaggiatori2000
una londra insolita
Partenza il: 26/12/2019
Ritorno il: 02/01/2020
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
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Eccoci di nuovo a Londra: una settimana durante le vacanze di natale. Pienissima di turisti, si sentono parlare tante lingue diverse, solo alcune sono riconoscibili, e per l’Italia dialetti, accenti che tradiscono la provenienza.

La città è scintillante di luci e decorazioni natalizie, soprattutto nella zona di Piccadilly, sempre bellissime, anche se le strade sono incredibilmente affollate, rendendo difficile districarsi tra le persone. Ci sono numerose iniziative che vengono messe in campo proprio in questo periodo, ma per le più gettonate (i famosi fuochi d’artificio sul Tamigi il 31 dicembre o gli allestimenti serali a Kew Gardens) è necessario organizzarsi per tempo, perché i biglietti si esauriscono in breve.

Il vantaggio di conoscere la città, di avere già visto i suoi monumenti più importanti e i musei imperdibili ci permette di fuggire di tanto in tanto dalla folla e di andare alla ricerca di quartieri, angoli meno noti, atmosfere. Le nostre guide questa volta sono il volumetto London’s secret walks di Graeme Chesters, il numero di dicembre di Time Out e l’imperdibile istinto a girovagare che costituisce il nostro registro nell’andare in giro e in tante occasioni ci ha regalato belle esperienze. Complice un dicembre mite e senza pioggia siamo riusciti a goderci la città senza condizionamenti meteorologici.

Bloomsbury, il British Museum e la British Library

Il British Museum è uno dei musei storici di Londra. Ha collezioni sterminate che vengono arricchite di continuo. L’ingresso è gratuito, quindi non vale la pena fare un’abbuffata per vedere quanto più possibile. Meglio scegliere un periodo, una cultura, secondo i propri interessi del momento.

Noi, in preparazione di un prossimo viaggio in Giappone, abbiamo optato per la collezione giapponese, tre ampie sale con oggetti di vario tipo che vanno dal 3000 a.c. agli anni 2000, con un particolare accento all’espansione del buddismo nel paese (tra il 500 e il 700 d.c.) e al periodo Edo. È testimoniato anche l’arrivo del cristianesimo e la penetrazione dei gesuiti, poi la successiva chiusura all’esterno su impulso della cultura dei samurai. Gli oggetti presenti sono molto diversi e vanno dalle scatole laccate, ai cofanetti intarsiati, alle stampe, alle sculture in legno, porcellane, l’armatura di un samurai. Fino a una piccola collezione di Netsuke in avorio e legno. Oggetti che appagano il senso estetico, senza dubbio. La loro contestualizzazione nell’ambito espositivo consente di aprire uno spiraglio di luce su una civiltà così lontana ed enigmatica.

Fuori, Bloomsbury è un quartiere che mantiene riconoscibili i tratti della zona di pregio che era già nell’800. Belle case vittoriane, ringhiere in ferro battuto lavorato, piazze tranquille con bei giardini al centro, alcuni privati, frequentati da simpatici scoiattoli grigi abituati alla presenza umana. Abbiamo esplorato il quartiere, bighellonando per strade e piazze (da non mancare Bedford Square, Gordon Square e Fitzroy Square, a mio avviso), alla ricerca delle targhe blu e bianche che testimoniano la presenza di personaggi più o meno famosi: John M. Keynes, Virginia Woolf, George B. Shaw tra quelli a noi noti. Curiosamente gli ultimi due hanno vissuto nella medesima casa in periodi diversi. Abbiamo fatto un po’ di foto cercando di catturare l’atmosfera del quartiere e aspettando che arrivasse il buio e si accendessero i lampioni per avere un tocco di magia in più.

La British Library, molto apprezzata in rete, ci attira per due reperti particolari: la Magna Charta, in nuce una carta costituzionale che fissa alcuni principi fondatori del diritto, assoggettando anche il re alla legge, e i Lindisfarne Gospels, un vangelo miniato del VII secolo, proveniente dall’abbazia dell’isola di Lindisfarne, appunto, nel Northumberland visitato la scorsa estate.

In realtà la biblioteca è molto di più. In primis ha un’architettura, soprattutto quella interna, molto interessante. Ampi spazi e un numero elevato di postazioni libere, dove studiare, leggere, lavorare con il proprio PC. Quest’area si raccoglie su più piani, attorno a una torre centrale, vetrata, al cui interno sono custoditi, un piano sopra l’altro, i volumi più vecchi, con il dorso della rilegatura in pelle e le scritte a caratteri dorati. Più all’esterno si trovano le diverse sezioni della biblioteca specializzate per materia, il cui ingresso è riservato agli autorizzati. Nonostante sia un sabato nel periodo natalizio, il posto è molto frequentato, soprattutto da giovani, e l’atmosfera che si respira è quella di una grande tranquillità e di un posto dove poter trovare la propria dimensione per lo studio.

Il tesoro, cioè i vari reperti in mostra stabile al visitatore, è raccolto in due ampie sale con vetrine perimetrali e al centro della sala. La Magna Charta ha una saletta dedicata con alcuni pannelli esplicativi interessanti.

Gli altri documenti sono vari e diversificati, dagli spartiti autografi di musicisti quali Bach, Mozart, Haendel, Chopin, Britten, fino al manoscritto di Yesterday dei Beatles. Alcune carte geografiche rinascimentali, disegni preparatori di Michelangelo e Dürer, esemplari della Bibbia in ebraico, un Corano dell’VIII secolo, i manoscritti di Emily e Charlotte Brontë, le prime copie a stampa dei sonetti di Shakespeare. Codici miniati, stampe e disegni delle religioni orientali. Veramente una collezione di grande interesse, proveniente dal British Museum e solo alla fine degli anni ‘90, trasferita nella nuova biblioteca.

Notting Hill, da Portobello a Leighton House

Scegliamo due itinerari della guida London’s secret walks, che coprono Notting Hill: è sabato, possiamo dare anche uno sguardo al mercato di Portobello.

Partendo dalla fermata della metropolitana di Holland Park passiamo alcune strade eleganti, le facciate delle case decorate con stucchi, ampi giardini di fronte alla porta di ingresso. Le strade commerciali sono raggruppate intorno a Portobello Rd con alcuni negozi ormai entrati nell’immaginario collettivo come la libreria di Blenheim Crescent, meta di pellegrinaggio romantico in quanto immortalata ieri nel famoso film Notting Hill (quello con Hugh Grant e Julia Roberts) e oggi ogni giorno in migliaia di selfie da parte di giovani e meno giovani che hanno amato quel film. Oppure il ristorante Ottolenghi di Talbot Rd.

Qualche scoperta: di fronte alla Notting Hill bookshop un’altra libreria (Books for Cooks) dedicata a pubblicazioni sulla cucina, con libri patinati dalle immagini accattivanti. Poco più avanti Sara Tiara vende principalmente cappelli secondo la migliore tradizione inglese, eleganti, in velluto, in tweed con piuma di fagiano (adatti per la caccia alla volpe?). È possibile provarli……. ma diciamo che occorre un certo spirito per riuscire a portarli con disinvoltura!

Il mercato di Portobello come ce lo ricordavamo è ormai lontano. Oggi si trova tanta paccottiglia, una folla strabordante: è difficile camminare. Ogni tanto qualcosa cattura l’attenzione, ma è un caso. Continuando su Portobello Rd, terminato il mercato il quartiere cambia e le case del Council Housing prendono il posto delle costruzioni eleganti: è la Notting Hill etnica, popolare, quella del carnevale giamaicano.

Tornando sui nostri passi, costeggiamo Holland Park, per arrivare a visitare la Leighton House, una casa museo. È una giornata gradevole rischiarata da un sole invernale che ravviva i colori. Anche qui zona elegante, belle case vittoriane, che a poco a poco lasciano il posto a costruzioni in mattoni rossi, alcune appartenute ad artisti, soprattutto pre-raffaelliti, che vi avevano stabilito il loro studio, come testimoniano le grandi vetrate.

Arriviamo a Leighton House. Da fuori non si discosta molto dalle altre costruzioni della zona: mattoncini rossi, due piani e ampie finestre. Solo uscendo, dopo la visita, ci accorgiamo di una particolarità che la rende unica e la differenzia da tutte le altre: una piccola cupola con in cima una mezzaluna tipicamente islamica, che ricorda le moschee di Istanbul. All’interno è stato ricostruito un ambiente tipicamente arabo, con una piccola fontana centrale, le pareti ricoperte di maioliche, alcune provenienti da Damasco, altre da Isfahan; alle finestre le tipiche grate di legno, portate direttamente dall’Egitto. Altri oggetti, di fattura inglese, ma su disegno arabo secondo stilemi che i committenti avevano conosciuto durante i loro viaggi nel vicino Oriente. Il resto della casa ha un’impronta più tipicamente inglese. Lord Leighton, artista inglese, ha vissuto in pieno il periodo pre-raffaellita, corrente cui apparteneva, amava la pittura italiana e quella francese. Insieme alla passione per il mondo arabo/islamico, la casa testimonia gli interessi artistici del suo ideatore. Nel corso degli ultimi anni è stata oggetto di un attento restauro, accompagnato dal recupero di oggetti che erano andati dispersi dopo la sua morte.

Passeggiate

Con l’aiuto di informazioni reperite in rete ci costruiamo un itinerario che da King’s Cross, lungo il Regent’s Canal e attraversando il Regent’s Park, ci porterà fino a Little Venice.

In realtà nel corso della passeggiata lo modificheremo un po’, per seguire con l’estro del momento le cose più interessanti che incontriamo.

E le deviazioni cominciano già da King’s Cross quando, raggiunto facilmente il canale, ci lasciamo catturare prima dal romanticismo della via d’acqua, con le houseboats ormeggiate, le piante che si riflettono nel canale e i vecchi magazzini in mattoni lungo la riva, per essere poi attratti dai negozi e laboratori d’arte che si sono installati nelle vecchie costruzioni d’un tempo. La zona, una volta polo industriale della città, è stata di recente completamente riqualificata e ha superato il degrado conosciuto dopo l’abbandono di fabbriche e magazzini. Un esempio per tutti, le strutture in ferro di due gazometri ormai fuori uso sono state riconvertite e valorizzate costruendovi all’interno abitazioni, piuttosto lussuose, sembra. Il terzo gazometro ospita un singolare giardino. Le architetture, gli spazi, le linee sono accattivanti e ci spingono a scattare tantissime foto, complice una bella giornata di sole e cielo terso.

Continuiamo la nostra passeggiata lungo la riva del Regent’s Canal fino a Camden che attraversiamo per raggiungere il Regent’s Park e di nuovo il canale, dove incontriamo il Feng Shang Princess, una houseboat laccata in rosso, dalle forme tipicamente orientaleggianti che ospita un ristorante cinese. Superato il canale ci addentriamo dentro Regent’s Park, affollato di persone che si godono la bella giornata. Lo attraversiamo tutto per arrivare a Marylebone High Street che non conoscevamo e che ci attira per alcuni bei negozi. La nostra meta è Daunt Books, una splendida libreria con scaffalature in legno chiaro, illuminata dall’alto da lucernari e in fondo da un’ampia finestra ad arco. È una libreria specializzata in libri di viaggio, dove si trovano non solo guide, ma anche letteratura di viaggio, libri che descrivono il paese. Compriamo, scontato, un libro sul Giappone.

Completamente diverso Parkland Walk un sentiero nel verde in mezzo alla città.

Non è un must do a ogni costo a Londra, ma è una bella passeggiata lungo una vecchia ferrovia dismessa e conquistata di nuovo dalla campagna, nella zona nord della città. In mezzo ai due tratti della ferrovia si trova un vero e proprio bosco (Highgate Wood), con alberi monumentali, scoiattoli, percorsi che lo attraversano in un continuo saliscendi. Il sentiero termina all’Alexandra Park al centro del quale si trova l’Alexandra Palace, costruzione vittoriana, la nostra meta. È molto frequentato per il jogging, portare a spasso i cani, o per una semplice passeggiata come abbiamo fatto noi. A dicembre, con una giornata grigia può non essere esaltante, ma noi lo abbiamo percorso con grande piacere: ci ha fatti sentire londinesi, per un po’!

In alcuni punti più alti, dove il paesaggio si apre, si gode di una bella vista sulla città, con lo Shard sempre riconoscibile, svettante in lontananza. Il sito – parkland-walk.org.uk – è ben fatto, con una mappa a prova di errore!

I templi hindu della comunità indiana

Per chiudere in bellezza il 2019 ci aspetta una deviazione orientaleggiante: il tempio hindu di Londra il Shri Swaminarayan Mandir di cui abbiamo letto molto bene. È un po’ lontano, bisogna arrivare con la Jubelee line fino a Wembley Park e da lì prendere l’autobus 206 fino alla fermata di Swaminarayan Temple. Siamo all’estrema periferia londinese, l’autobus costeggia magazzini, centri commerciali, depositi industriali e quando si arriva al tempio sembra di essere giunti in un mondo “altro” rispetto a Londra, lontano in tutti i sensi, se non fosse per l’aria grigia, la pioggerella insistente e il freddo umido. Il tempio emana un grande fascino: l’esterno è in pietra calcarea bulgara scolpita con motivi vegetali, animali e figure che rappresentano le divinità, secondo lo stile tipico indiano. All’interno, il mandir, la zona più sacra, è un’apoteosi di marmo bianco di Carrara, scolpito secondo gli stilemi hindu. Nonostante la completa non conoscenza della cultura e della religione indiana rimaniamo affascinati, accettiamo di buon grado il divieto di fotografare all’interno e cerchiamo invece di percepire l’atmosfera spirituale che si respira. Ci viene spiegato che le materie prime per la costruzione sono state spedite in India e lì lavorate da maestranze locali, per essere poi ritrasferite a Londra in nave e montate in loco. Accanto al tempio un centro di studio caratterizzato sia all’interno che all’esterno da pannelli e decori di legno intagliato, quercia inglese e teak birmano, anche questo lavorato da artisti indiani. Il tempio è stato inaugurato nel 1995 ed è meta di visita dei viaggiatori che visitano Londra.

Ma la giornata ci ha regalato una variazione sul tema non programmata, che ha costituito una piacevolissima, inaspettata sorpresa. Parlando con un gentile signore alla fermata dell’autobus, scopriamo che nella stessa zona è presente un altro tempio hindu, ci si arriva (sempre fuori dalla stazione di Wembley Park) con la linea 297 che ha una fermata proprio davanti al tempio. L’autobus attraversa Wembley; il quartiere, mano a mano che il bus procede, diventa sempre più indiano: dal finestrino vediamo le tipiche gioiellerie con grandi monili in oro brillante e negozi di abbigliamento che espongono sari colorati con decorazioni dorate, bancarelle di frutta e verdura. Le persone che camminano per le strade sono quasi esclusivamente indiane. Arrivati al tempio (è lo stesso gentile signore che ci ha fornito le indicazioni che ci avvisa per scendere dall’autobus) ci troviamo di fronte al Shri Sanatan Hindu Mandir che ci trasporta in un attimo in India. Anche in questo caso la pietra è finemente scolpita, le porte in un bel legno intagliato, tutta la lavorazione effettuata in India per poi montare i pezzi qui a Londra. Il tempio è più recente del precedente, essendo stato ultimato nel 2010. Leggiamo che è dedicato a una componente dell’induismo tollerante ed ecumenica. Veniamo gentilmente invitati a entrare: anche qui il mandir stupisce per le lavorazioni della pietra. È un tempio del tutto immerso in un quartiere a predominanza indiana e si percepisce fortemente l’atmosfera del luogo di culto, che alla fine predomina rispetto all’esperienza estetica. Un gruppo di donne (una decina) sta pregando ad alta voce, cantando e scandendo il tempo con il battito delle mani. Ci teniamo un po’ discosti per non disturbare questo momento.

Le installazioni natalizie dei Kew Gardens

Quest’anno, comperando i biglietti dall’Italia con grande anticipo, siamo riusciti a organizzare la visita serale dei Kew Gardens, dove il periodo natalizio viene festeggiato con luci, installazioni, addobbi, musica. Il luogo è affollato, pieno di famiglie, bambini, inglesi per lo più. Lo spettacolo è veramente imperdibile: luci, colori, musiche miscelati sapientemente in uno spettacolo di grande impatto. Un percorso obbligato che passa tra prati, alberi illuminati con luci cangianti e mutevoli, installazioni luminose che rappresentano la navata di una chiesa. Le serre più grandi rischiarate da luci che ne esaltano la struttura architettonica e la trasparenza dei vetri, musiche che sottolineano il continuo mutare dei colori, giochi d’acqua sulla grande fontana prospiciente la Palm House.

L’installazione più bella, a mio avviso, Light Falls, cascate di luci che cadono dall’alto e rotolano in gocce sul prato e la musica che sottolinea accompagnata, qui e là dallo scrosciare dell’acqua.

ORGANIZZAZIONE

Questa volta abbiamo volato da Roma con British Airways e arrivo al London City Airport che consente di arrivare in centro in mezz’ora. Avendo prenotato con largo anticipo abbiamo pagato il biglietto circa 180 €, andata e ritorno.

L’ospitalità di amici assenti da Londra nel periodo natalizio, ci ha permesso di avere una casa a disposizione e di “abbattere” notevolmente i costi.

Per la pausa all’ora di pranzo, siamo stati ospiti “fissi” di Pret à manger o Le pain quotidien, che coniugano, soprattutto il primo, un prezzo modesto (8-10 £ a testa) per gli standard londinesi e cibo relativamente sano.

Due segnalazioni per la cena: Ippudo a Embankment, dove si può gustare un ottimo ramen. (http://www.ippudo.co.uk/) e Camberwell Arms, un pub al centro di Camberwell, in una zona molto vivace e piena di locali, turisti del tutto assenti e cucina internazionale con qualche spunto italiano, piuttosto curata (https://thecamberwellarms.co.uk/).



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