Un tuffo nei colori, odori e suoni del Rajasthan di e non solo

Il nostro primo viaggio in India attraverso Delhi, Rajasthan, Agra e Varanasi
Scritto da: Angelica.R
un tuffo nei colori, odori e suoni del rajasthan di e non solo
Partenza il: 16/01/2017
Ritorno il: 01/02/2017
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Il nostro primo viaggio in India attraverso Delhi, Rajasthan, Agra e Varanasi. Un viaggio ma soprattutto l’esperienza dell’India a lungo sognata e attesa, passando per Delhi, Khandela, Bikaner, Jaisalmer, Jodhpur, Jojawar, Ranakpur, Udaipur, Bundi, Jaipur, Amber, Abhaneri, Fatehpur Sikri, Agra, Varanasi, Sarnath e ancora Delhi.

Si è fatta attendere ma non ha deluso, ed è stata una piacevole immersione nei colori, profumi, suoni, spezie e sapori dell’India. Per questioni di lavoro, lavoriamo quando gli altri sono in vacanza e viaggiamo quando gli altri lavorano. Quest’anno per gennaio 2017 la meta scelta è l’India, una destinazione che da tempo ci stuzzicava, invitava ma per una ragione od un ‘altra ci aveva sempre schivata ed evitata. Fissata la meta del viaggio abbiamo iniziato a raccogliere le informazioni di viaggio: leggere, consultare siti, spulciare qua e là. Un grosso aiuto è venuta da un’amica che a cena da noi, ci ha parlato del suo viaggio in India nell’estate 2016 e ci ha passato il nominativo di Samuele www.indianepalviaggi.it che gentilmente ci ha fornito tutte le informazioni necessarie, ci ha spiegato pro e contro di certe nostre intenzioni e alla fine ci siamo lasciati guidare da lui nell’organizzazione del viaggio e devo dire che mai prima d’ora mi era riuscita di personalizzare il viaggio e di riuscire ad includere esperienze o attività particolari. Al volo internazionale, al visto e alla polizza sanitaria abbiamo provveduto noi, a tutto il resto ha pensato lui con i suoi contatti in loco.

16 gennaio 2017: Delhi

Arriviamo a Gandhi International Airport nel cuore della notte. All’aeroporto non c’è molto trambusto, esplichiamo le pratiche di identificazione, ritiriamo il bagaglio e in questo silenzio ovattato ci dirigiamo verso l’uscita. Appena si aprono le porte l’India ci accoglie e i nostri sensi si risvegliano. Ci guardiamo un attimo intorno e scorgiamo un cartello con i nostri nomi, ci incamminiamo e il personale di accoglienza ci viene incontro e oltre al tradizionale saluto e benvenuto ci onora di una collana di fiori freschi e profumati che ci viene indossata al collo. Magnifica sorpresa. I nostri bagagli sono presi e trasportati in auto e subito sfiliamo fuori dall’aeroporto e ci dirigiamo verso il centro direttamente in hotel. Ci viene fornita qualche indicazione e dettaglio, ci viene consegnato il cellulare con la sim indiana che ci sarà molto utile soprattutto per chiamare in Italia ad un costo irrisorio. Arrivati in hotel ci viene detto di riposare e in mattinata quando saremmo pronti inizierà la visita di Delhi. Sbrighiamo il check-in in hotel ancora meravigliati dalla bellezza e opulenza dell’hotel, andiamo in camera e riposiamo alcune ore.

Dopo colazione ci aspetta fuori dall’hotel il nostro autista Ajay che con il suo solare sorriso ci accompagnerà per gran parte del viaggio. Al suo fianco c’è la nostra guida per la visita di Delhi. Per tutto il viaggio avremmo guide diverse nelle principali città che parlavano un buon italiano, alcune ottimo, alcune hanno pranzato o cenato con noi continuando il nostro viaggio alla scoperta dei piatti che ordinavamo e mangiavamo.

Non sto qui a riportare cosa abbiamo visto, visitato, in dettaglio a Delhi o nelle altre città. Come non vi riporterò nomi di hotel, ristoranti, negozi eccetera ho visto e letto diari di viaggio così dettagliati che farebbero invidia ad una guida. Mi soffermerò solo nei luoghi e sulle esperienze che ci hanno più colpiti e che conserveremo con più piacere nel bagaglio dei ricordi del nostro viaggio. A Delhi il luogo più magico per noi è stato il Gurudwara Bangla Sahib Singh, visitato al tramonto si tratta di un meraviglioso tempio sikh. È bello nella sua architettura ma soprattutto è nell’atmosfera, nella pace e serenità che si respira che si ha il meglio. Si viene accolti con calore e affetto e si assiste in silenzio alle abluzioni nella piscina d’acqua mentre si passeggia sui bordi di marmo bianco accecante. Qualche bambino o adulto si mette volentieri in posa davanti alla macchina fotografica mentre la mamma prende il figlio per il braccio o per l’orecchio e lo invita a stare fermo, tra sorrisi e sguardi compiacenti. Al suo interno il sentimento di preghiera si fa intenso, si avverte che si è ospiti ma sorrisi dei più piccoli bambini o delle donne ci rilassano e invitano a partecipare in silenzio alla funzione religiosa.

17 gennaio: Khandela

Di primo mattino usciamo dalla caotica Delhi e ci dirigiamo con il nostro fido autista verso il Rajasthan precisamente in direzione Khandela, nell’area conosciuta col nome di Shekhawati, ove si univa la antica rotta carovaniera proveniente dalle coste del Gujarat con la celebre via della seta. Lungo queste vie commerciali si sono insediati commercianti con le loro case, caratteristiche haveli che conservano ancora adesso il loro affreschi, aneddoti, leggende.

Lungo il trasferimento ci fermiamo a gustare un chai in un baracchino per strada. Serve all’autista ma anche a noi per sgranchire un po’ le gambe. Qui veniamo circondati da curiosi e da abitudinari frequentatori del posto, qualche sorriso qualche ciondolio della testa mentre Luca abituato a servire caffè e drink al banco rimane ipnotizzato davanti all’omino che prepara il chai. Con l’autista che traduce gli spieghiamo che Luca gestisce un bar e che in fondo fa lo stesso lavoro in Italia anche se in modalità completamente diverse, il simpatico indiano del chai che non avrà più di vent’anni dice che lo fa da quando a 10 anni prima lo faceva con suo fratello, poi questo si è trasferito a Delhi e lui da 5 anni manda avanti questo chiosco. Ci vengono offerti dei biscotti al cocco, vista la bella compagnia ci sentiamo in dovere di offrire in giro di chai anche agli altri presenti del chiosco, e giù con altri sorrisi. Ci vengono offerte delle sigarette indiane delle bidi ma gentilmente decliniamo cercando di non offendere nessuno. L’autista ci guarda come ad invitarci di andare, ma gli spieghiamo che non c’è fretta. Ci piace conversare stare in mezzo a queste belle persone, non ci capiamo se non per mezzo dell’autista ma è una bellissima esperienza, scattiamo qualche foto, anche loro ci chiedono qualche foto, viene fuori un indirizzo email dove inviare la foto. Il primo indirizzo dei tanti che raccoglieremo, come tanti saranno i biglietti da visita che collezioneremo.

Doveva essere una breve pausa per sgranchirci le gambe ma ci siamo fermati quasi 2 ore. Appena ripartiamo diciamo all’autista che non serve correre e non deve preoccuparsi, per noi visitare e viaggiare non è solo visitare monumenti, musei o altro ma anche questo.

18 gennaio: Bikaner

Dopo una abbondante e ricca colazione al Castle Khandela salutiamo proprietari e staff che non ci vogliano lasciare andare e ci dirigiamo verso Bikaner. Prima di Bikaner con un po’ di curiosità e timore soprattutto mio chiediamo di fermarci al villaggio di Deshnoke per visitare il Karni Mata Temple noto come il “tempio dei topi”. Combatto con me stessa per entrare, lo visito quasi a volere superare una mia fobia. Non nascondo il mio disagio che si manifesta con gridolini ed espressioni di disgusto ma un conto è sentirlo descritto o visto in televisione, un altro è camminare scalzi, fortunatamente i calzini sono permessi in questo tempio. Sono sincera non ho visto e apprezzato nulla dell’architettura dei templi, per l’intera visita il mio sguardo è stata rivolto ai topi con attenzione ai loro percorsi e a come si muovevano. Solo dopo un po’ mi sono rilassata anche se ero sempre tesa e guardinga. A freddo anche poi riflettendoci rispetto le credenze altrui e non oserei contestare certe costumi ed usanze ma l’idea di fare del tempio una enorme casa dei topi mi lascia perplessa. Ho imparato che gli indiani hanno un profondo rispetto per diverse specie di animali in primis la vacca ma questo fenomeno di un tempio interamente dedicato ai topi mi pare eccessivo, anche per il carico di sporcizia che c’è e per la presenza anche di topi morti, che anche se verranno poi rimossi non sono affatto piacevoli.

Conclusa la prova di coraggio dei templi dei topi ci dirigiamo a Bikaner, dove con la nostra splendida guida Anand abbiamo scoperto le bellezze di questa città del deserto con il suo famoso templio edificato sul burro il Bhandasar Temple e il suo colorato mercato si spezie e verdure.

19 gennaio: Jaisalmer

Dopo aver speso alcune ore a girovagare per Bikaner ci mettiamo in auto direzione Jaisalmer. La strada da percorrere è lunga polverosa trafficata da ogni mezzo possibile dal rudimentale carro trainato da un cammello al camion con le tendine o dal pullman sovraffollati all’inverosimile con facce che ti guardano dal finestrino e che sembrano chiamare aiuto e libertà. Ci scappa anche un sonnellino e dopo un paio di soste per alcune visite arriviamo a Jaisalmer al calar del sole. Il forte ci appare all’orizzonte in tutta la sua bellezza alla luce del tramonto. La prima vista sembra quasi un’apparizione, poi ci si rende conto che è reale e più ci si avvicina e più diventa grande e reale. Entriamo a fatica a Jaisalmer facendoci strada tra auto e persone che si muovono in maniera caotica e disordinata, saliamo all’interno del forte, perché il nostro alloggio è proprio nel cuore di Jaisalmer all’interno del forte al Killa Bhawan. Arrivati nella piazza del forte l’auto si ferma scendiamo salutiamo l’autista e gli diciamo di risposare, stasera non abbiamo bisogno dell’auto e preferiamo che si riposi dopo le tante ore di guida. Alcuni ragazzi che farei fatica a inquadrare per l’età prendono i nostri bagagli a momenti ci prendono anche noi in spalle e ci guidano all’hotel. Trattasi di un palazzo che sorge su una delle torrioni del forte che è stata riconvertita in hotel anche se le camere sono solo sette. Prendiamo immediatamente possesso della camera, ci rilassiamo un attimo e dopo una doccia per levarsi tutta la polvere del giorno iniziamo a gustarci questi due giorni in questo heritage hotel. Usciamo nelle terrazze dell’hotel e poi a piedi esploriamo l’interno del forte, pieno di semplici guesthouse, negozi di souvenir principalmente tessuti e caffè e ristoranti, molti di loro con sala all’aperto nei tetti nei classici roof restarurant. È un po’ fresco ma ci lasciamo convincere e accettiamo l’invito di cenare sul tetto di una casa all’interno del forte. La cena e i piatti non erano nulla di eccezionali semplice pietanze indiane con in mezzo alcuni piatti della cucina internazionale, ma la cena, il cibo e la sua qualità erano secondarie. L’atmosfera, la vista il soffio del vento le luci del deserto il buio che diradava in lontananza era un’esperienza nuova e originale per noi. Ci siamo fermati anche nel dopocena con una coperta sulle gambe, e un caffè e un té che ci riscaldava. Alla fine siamo rimasti noi due più altri quattro ragazzi stranieri che fumavano e si scaldavano anche loro con del tè. I camerieri ci avevano abbandonati, avessimo voluto ordinare dell’altro saremmo dovuto noi andare a cercarli. Erano scesi ai piani inferiori probabilmente a guardare la tv che sempre va in India o a chiacchierare tra loro incapaci di comprendere la nostra meraviglia e il nostro lungo stare in questo luogo che a noi pareva magico e che volevamo gustarci. Quando abbiamo guardato l’orologio era quasi mezzanotte, era tardissimo per noi che solitamente in viaggio non tardiamo troppo alla sera. Ci siamo congedati, abbiamo lasciato una mancia più ricca del solito ai camerieri e con il cuore pieno i emozioni siamo andati a dormire.

20 gennaio: Jaisalmer

Era il primo giorno che non dovevamo trasferirci. Non c’era da preparare la valigia e la forte luce del sole ci ha svegliati. Abbiamo fatto colazione con calma e poi con la guida siamo andati a visitare la città. Iniziamo dai templi jainisti all’interno del forte e proseguiamo con il forte e poi scendiamo fuori dal forte visitando haveli e il Gadi Sagar. Ci fermiamo per un lassi al mercato incrociando donne con i loro sari colorati che le ricoprono. Alcune usano il sari per coprirsi la testa, la nostra guida ci dice che non è una indicazione religiosa, le donne spesso lo fanno per proteggersi dal sole o dalla polvere. A tanta animosità delle donne con piccoli bambini al seguito si contrappone la lentezza fino a cadere nell’immobilismo degli uomini con i loro turbanti indaffarati a sorseggiare chai, fumare bidi e a stirarsi i lunghi baffi che alcuni portano arricciati fin dietro alle orecchie. Pur non essendo ricchi o ben abbigliati si intravede un atteggiamento vanitoso soprattutto dei più anziani che indossando turbante e vestiti indiani. Al contrario i più giovani sono più assoggettati alla cultura e allo stile indiano. Con la nostra guida che ci accompagna passiamo in rassegna le bancherelle, i negozi di film e musica tanto cara e tanto presente nella quotidianità indiana, dall’autoradio in auto, in tutti i negozi e in tutti i ristoranti non manca mai la musica, la colonna sonora dei film di bollywood e colonna sonora della vita degli indiani.

Nel pomeriggio con auto e autista ci dirigiamo a visitare il villaggio di Khuri un remoto villaggio in mezzo al deserto del Thar a circa 30-35 chilometri da Jaisalmer. Si tratta di un piccolo insediamento di case famoso per essere a ridosso delle dune del deserto. Ma non siamo tanto attratti dalla natura del posto quanto dallo spaccato della vita semplice essenziale del villaggio per lo più abitato da vecchi e da pochi giovani.

21 gennaio: Jodhpur

Dopo due giorni a Jaisalmer siamo in viaggio a Jodhpur per quella che a detta di molti è considerata la città più bella del Rajasthan per via del caratteristico colore delle case blu, da qui il titolo di “città blu”. Certamente la vista del centro vecchio dall’alto con le sue caratteristiche case blu è molto bella e suggestiva, ma quello che ricordo più volentieri di Jodhpur è il suo forte. Ne abbiamo visitati parecchi durante il viaggio ma tra tutti il Mehrangarh Fort è sicuramente la fortezza più bella che ho visto. Oltre alla sua posizione fantastica nel cuore della città, dal suo eccezionale stato di conservazione anche la guida audio molto curata e attenta ti porta alla scoperta delle sue numerose sale, corti, gallerie e viste. Il forte è parecchio visitato ai turisti stranieri si aggiungano anche le folle di indiani che sono i gruppi più numerosi, colorati e chiassosi.

Ai piedi del forte all’esterno si trovano i cenotafili reali Jaswant Thada, in marmo bianco che al tramonto trasmettano tranquillità e serenità. Quella pace lontana dal caos e dal rumore pulsante che arriva dalla città vecchia. Non meno intrigante è la bella e suggestiva vista dell’imponente Meharangarh Fort che si gode da qui.

22 gennaio: Jojawar

Siamo in viaggio verso Jojawar, una località di cui non abbiamo molte informazioni e di cui su internet o sulle guide c’è poca traccia ma che la nostra guida ci ha consigliati e che ci ha suggerito di inserire nel viaggio. Geograficamente Jojawar si trova tra le colline Aravalli tra Jodhpur e Udaipur e Pushkar in una regione sotto l’influenza Marwar che ospita numerosi villaggi rurali di piccoli dimensioni che ospitano contadini, popolazione nomadi e che conservano le tradizioni più vere e autentiche del Rajasthan. La strada da percorrere non è bella, non è scorrevole e ancora una volta apprezziamo le doti del nostro autista sempre pieno di attenzioni e cura. Non incontriamo altri viaggiatori ma solo mezzi locali, spesso mezzi carichi di ogni ben di dio da persone, animali e mercanzie varie. Lungo il tragitto attraversiamo diversi villaggi, nei centri spesso sterrati rallentiamo e incrociamo gli sguardi curiosi presi dalle loro cose o che chiacchierano tra un chai e una sigaretta. Un paio di volte l’auto è costretta a fermarsi e al nostro finestrino posteriore si affacciano alcuni ragazzi curiosi, alcuni ci offrono qualcosa facciamo di no con la testa e un po’ a malincuore proseguiamo. Arriviamo al Rawla Jojawar nella tarda mattinata in questa casa in passato nobile residenza adesso convertito in heritage hotel. Siamo accolti con calore e affetto tra panni caldi per pulirci e asciugarci dalla polvere e un drink accogliente. Oltre a noi ci sono tre coppie di inglesi qui da un paio di giorni che si rilassano e che spendono parte della mattina o del pomeriggio a visitare i dintorni.

Dopo pranzo partiamo per una esplorazione in jeep visitando remoti villaggi che popolano questa area. Non solo il paesaggio ma anche la vita in questa località ci cattura. Una vita molto semplice, frugale, sguardi intensi, sorrisi … visitiamo alcuni villaggi rabari, ci fanno entrare in alcune semplici abitazioni, vediamo le donne che cucinano e che tessono mentre bambini in disordine giocano, mentre i più piccoli dormono. Si alzano odori di spezie, da un lato il chai sempre pronto ad essere offerto a chiunque … e abbiamo imparato che non va mai rifiutato. Non abbiamo molto con noi per ricambiare il favore del chai offriamo i nostri biscotti e tutti accorrono ad assaggiarli.

Ancora una volta l barriera linguistica un po’ ci separa ma un po’ l’autista un po’ gli sguardi e i gesti che valgono più di mille parole riusciamo a capirci. Trascorriamo uno splendido pomeriggio, mi piace questo modo di viaggiare e di conoscere un paese. Ritornati all’hotel ci rinfreschiamo e consumiamo la cena in silenzio quasi sopraffatti dalla troppa emozione che abbiamo vissuto nel pomeriggio.

23 gennaio: Ranakpur

Spendiamo ancora alcune ore a Jojawar per una passeggiata in autonomia nel villaggio. Poi in tarda mattinata ci mettiamo in movimento verso il villaggio di Ranakpur. Arriviamo nel primo pomeriggio consumiamo un pasto leggero in un ristorante con dei giardini bellissimi e poi andiamo a visitare questo santuario jainista di marmo bianco con migliaia di colonne scolpite (se ne contano 1400). Che ci fa da guida è un sacerdote jainista che in un ottimo inglese ci accompagna all’interno del tempio, non va a spiegarci la storia o le origini del sito perché ci vede attrezzati della guida cartacea, ma ci porta a fare vedere luoghi più insoliti meno noti ma suggestivi che tanto sa che piacciano ai visitatori. Il luogo è silenzioso, pulitissimo, con qualche fedele jainista sparso qua e là a pregare anche se i fedeli vengono solitamente al mattino. Al termine vorremmo lasciare qualcosa anche solo per il disturbo e lui ci dice solo che una semplice offerta per il tempio è sufficiente.

Lo salutiamo scambiandoci l’ennesimo sorriso e saluto. Saliamo in auto e proseguiamo destinazione Udaipur.

24 gennaio: Udaipur

Siamo arrivati ad Udaipur ancora nel tardo pomeriggio di ieri e ci siamo fatti cullare dalle mille attenzioni nell’hotel dove pernottiamo. Oggi la dedichiamo interamente alla visita di Udaipur una bellissima città solare, tra le più ordinate del mio viaggio con una bellissima luce anche grazie al vicino lago e ai suoi palazzi di marmo bianco che riflettono i raggi del sole. Visitiamo l’enorme City Palace il palazzo più grande del Rajasthan, il Monsoon Palace, alcune haveli, ci concediamo un giro in barca sul lago Pichola ricordandoci che ci troviamo in quella che viene detta “la Venezia dell’India” e passeggiamo poi lungo le rive del lago. Qui proprio a ridosso del lago accediamo ai ghat, scalini che scendono al lago che a seconda dell’altezza del livello dell’acqua vengono sommersi. I ghat come scalini che scendono al fiume o ai laghi o all’acqua in generale, in India non hanno la semplice funzione di veicolo di accesso ma sono luoghi di conversazione, luoghi dove si effettuano le abluzioni, rituali, poje e dove avviene parte della vita quotidiana. Se qui gli uomini si trovano spesso qui a chiacchierare, le donne sono spesso qui a lavare e a sciacquare i panni, spesso usando una mazza da cricket. Rubiamo qualche scatto, curiosiamo siamo intrusi in questo spazio. La gente del posto forse si chiederà cosa ci troviamo di bello o di originale in questo posto con tutte le bellezze che Udaipur ha da offrire, ma è proprio qui che riusciamo a capire come si vive ad Udaipur.

25 gennaio: Bundi

Giornata bellissima, ancora una volta l’India ci stupisce, ma prima ancora la guida che ci ha proposto e suggerito questa località. Lungo il tragitto da Udaipur per Bundi abbiamo visto dalla strada il forte di Chittorgarh. La fortezza ci è stata descritta come enorme città fortificata e di forti e palazzi a questo punto del viaggio ne abbiamo già visti troppi per cui preferiamo giungere alla destinazione finale. Arriviamo a Bundi in tarda mattinata, la cittadina è molto graziosa e bella, poco turistica, assomiglia ai nostri borghi medioevali con vicoli, templi, edifici ben curati, c’è una cisterna con i ghat, alcuni pozzi a gradini chiamati baori infine c’è un forte, insomma non manca nulla.

Il forte è in cattivo stato con alcuni spazi e aree molto retro ma anche l’atmosfera decadente ha un suo fascino e tra affreschi sbiaditi, vetri multicolori si respira l’aria del mistero. La vista dal forte sulla cittadina è molto bella ed effettivamente come ci era stata descritta anche Bundi è una città blu, con numerosi edifici tinteggiati di blu. Se non bastasse la bellezza architettonica e paesaggistica di Buindi, la gente del posto con le sue attività i suoi templi e i suoi spaccati di quotidianità regalano al viaggiatore emozione e incontri unici. Ci siamo fermati spesso a contrattare in qualche bancarella anche solo per chiacchierare, la gente ci sorrideva e nessuno si è mai sottratto ad uno scatto fotografico, molti di loro chiedevano di vedere la foto e alcuni di loro ci hanno lasciato il loro indirizzo di posta elettronica per fargli avere la foto.

Alla sera sulla terrazza dell’Heritage haveli che ci ospitava abbiamo consumato una deliziosa cena quel tanto piccante che ci ha scaldati, tra candele, luce bassa illuminati dalle stelle con il proprietario sempre attento e premuroso.

26 gennaio: Jaipur

Al mattino siamo in viaggio verso Jaipur la capitale del Rajasthan. Siamo all’undicesimo giorno di viaggio e tutto prosegue per il meglio, la stanchezza non si fa sentire e non c’è ancora nessuna nostalgia di casa. Arriviamo a Jaipur in tarda mattinata e dopo aver incontrato la nostra guida e un paio di visite chiediamo espressamente di andare al mercato per fare degli acquisti. Abbiamo una lista di cose da acquistare e sapendo che Jaipur è indicata per questi acquisti approfittiamo di questo pomeriggio per dedicarci a questo shopping. Acquistiamo spezie, tessuti, monili d’argento, acquistiamo un paio di tappeti che vi verranno spediti in Italia, alcuni accessori per la casa e la sottoscritta si lascia tentare da un acquisto di un sari con relativo corpetto su misura e Luca si è fatto fare su misura alcune camice e pantaloni per lo yoga in lino di ottimo tessuto che fatti su misura ci verranno recapitate ancora il giorno successivo in hotel. Ci trattano come dei principi, ci aprono tessuti su tessuti ci portano del chai, dei biscotti ci chiedono se abbiamo pranzato e cosa vogliamo pranzare … non siamo abituati un po’ ci spaventa un po’ ci mette euforia e in questo marasmo ci facciamo prendere la mano e acquistiamo anche qualcosa di frivolo. Alcuni indirizzi ci erano stati indicati, altri li abbiamo trovati noi lì in loco, ma devo dire che tutti sono stati cortesi ed educatissimi. Certamente abbiamo contrattato, non so se abbiamo strappato il prezzo migliore ma l’averci provato, l’aver chiesto una riduzione sul prezzo originale –una pratica poco diffusa in Italia – mi ha fatto sentire più indiana. In un negozio a fianco di me c’erano altre donne che sentito in inglese il prezzo che il commesso mi faceva, appena quest’ultimo si è voltato sottovoce mi hanno detto “Troppo caro, non oltre …“

Anche per queste cose l’India è bella. I suoi mercati e bazar sono colorati, ricchi di profumi, tessuti, spezie, cianfrusaglie, monili e quant’altro potreste cercare. Tutti i client sono trattati con mille attenzioni, il tempo scorre ed è facile passare ore a mercanteggiare il costo di un sari o di un vaso. L’unico aspetto negativo e che al termine di questo pomeriggio eravamo stanchi e provati molto più di altre giornate di visite ed escursioni.

27 gennaio: Amber e Jaipur

Avendo dedicato parte della primo giorno a Jaipur per dello shopping il secondo giorno a Jaipur è stato particolarmente intenso. Iniziamo al mattino con la visita del forte di Amber poco fuori alla città. Non saliamo al forte al dorso degli elefanti un po’ perché ci appare una cosa particolarmente turistica ma anche perché non siamo d’accordo su come vengono impiegati gli elefanti. Il forte è molto bello e rispetto a quelli fin qui già visitati ha alcune stanze e sezioni molto suggestive con mosaici, incisioni e meravigliosi intarsi sulle pareti. Al termine rientriamo a Jaipur e andiamo a visitare i principali siti come l’Hawa Mahal il Palazzo dei venti, l’osservatore astronomico Jantar Mantar, il City Palace e al termine della giornata ci arrampichiamo al Galta Temple o tempio del sole per godere di una splendida vista sulla città. Il tempio è conosciuto anche come tempio delle scimmie perché ospiti di questo tempio saltano qua e là lungo la salita senza mai realmente essere una minaccia. All’interno del tempio un sacerdote brahmino un po’ senza volerlo un po’ perché lo lasciamo fare ci fa una puja con il classico bindi in mezzo alla fronte legandoci un braccialetto di cotone rosso al polso e al termine dopo preghiere e quant’altro ci chiede un’offerta, e per non sfigurare lasciamo un’offerta generosa. In fondo abbiamo ricevuto in regalo un braccialetto rosso che anche se ancora un po’ scolorito portiamo ancora casa e una benedizione che, anche se poco credenti male non fa, ma anzi qualcosa di buon dovrebbe portare.

È stata un’altra giornata intensa e oggi sentiamo la stanchezza più degli altri giorni e dopo aver consumato una cena frugale decidiamo di riposare.

28 gennaio: Abhaneri e Fatehpur Sikri

Siamo in viaggio verso Agra e lungo il tragitto ci fermiamo prima ad Abhaneri e poi a Fatehpur Sikri. Sono sincera Abhaneri non mi ha così entusiasmato, era una meta che avevo fin da subito indicato nella lista dei desideri ma che poi alla realtà dei fatti mi ha un po’ deluso, non so ancora bene il perchè. Al contrario Fatehpur Sikri è stata una piacevole sorpresa. Forse ingannata dal suo nomignolo “città fantasma” l’avevo immaginata come un luogo triste, desolata e spoglia ma al contrario malgrado le corti e padiglioni fossero si spoglie e non usate da secoli ho apprezzato la disposizione geometrica, l’ordine, la pace e la tranquillità che trasmetteva. Lasciando l’area che fu residenza imperiale e passando all’area della moschea sono rimasto colpito dalla maestosità e grandezza di quest’ultima (una tra le più grandi moschee dell’India) , dal mausoleo di Samil Chishti e dalla monumentale porta Buland Darwaza. Dall’estero la visione è imponente con una ripida scala che conduce alla porta, e poi all’interno si apre in tutta la sua bellezza l’area della moschea, caratterizzata da un marmo bianco e da pilastri finemente decorati che si contrappone al colore rosso dell’arenaria tipica del resto della struttura della città. Una bellezza implementata dai fedeli che visitano questo sito che regalo misticismo religioso alla maestosità dell’opera.

Nel tardo pomeriggio siamo ad Agra e anche se la visita del Taj Mahal è programmata per il giorno successivo all’alba decidiamo di entrare e di aspettare il tramonto qui nel luogo simbolo dell’India nel mondo e dell’amore. C’è molta gente, tutti con fotocamere, telefonini e quant’altro tutti elettrizzati in disordine a scattare foto. Non scattiamo molte foto, rinviamo a domani le foto e preferiamo goderci lo spazio, il monumento e il momento. Giriamo a piedi attorno al monumento, lo guardiamo da diverse angolazioni e osserviamo le migliaia di visitatori che come “drogati” che consumano con gli occhi questo monumento.

29 gennaio: Agra

Fa freddino. Come da programma all’alba siamo all’interno del Taj Mahal con la guida che ci illustra e spiega il monumento. Non c’è molto da dire, la storia è abbastanza risaputa il resto sono solo leggende e storie che si sono create attorno al fascino del monumento. Per essere l’alba ci sono già molti stranieri ma anche molti indiani anche loro estasiati al cospetto del monumento, anzi qualcuno di loro ci chiede di fare una foto con loro e ci prestiamo a questa richiesta che ci viene fatta da un gruppo di ragazze.

Al termine rientriamo in hotel, facciamo con calma colazione e poi sempre con la nostra guida e l’autista partiamo a visitare gli altri luoghi e siti di Agra. Non molto a dire la verità, anche perché la maggioranza della gente viene qui ad Agra solo per il Taj Mahal, anzi è forse corretto dire che alcuni vengono solo in India solo per il Taj Mahal per cui si comprenderà come il resto della città sia poca cosa in confronto al monumento simbolo. Comunque una visita al forte di Agra con i suoi giardini, la sua vista e finestre che danno sul Taj la merita e anche il mausoleo di Akbar splendido esempio dell’architettura moghul con il suo parco è uno dei luoghi più belli e che più consiglio di visitare.

Al termine della visita in auto ci dirigiamo verso Delhi.

30 gennaio: Varanasi

Di primo mattino ci dirigiamo verso l’aeroporto per imbarcarci per il volo diretto a Varanasi ed è il momento dei primi saluti. Il nostro autista ci avvisa che ci saluta e che domani sera al nostro rientro da Delhi non ci sarà lui ad attenderci ma un’altra persona. Manca da casa da 2 settimane e desidera andare a casa riabbracciare la sua famiglia e la sua figlioletta. Lo salutiamo, lo abbracciamo e ci scambiamo indirizzi e nome. Grazie.

Un filo di tristezza ci pervade. Il viaggio è quasi agli sgoccioli sappiamo che dopo Varanasi rientreremo a Delhi e da qui in Italia, ma intanto gustiamoci Varanasi.

Si è scritto e detto molto di Varanasi o Benares chiunque ci sia stato ti dirà che non puoi andare in India senza passare per Varanasi. Sicuramente è una città unica nel suo genere in India e nel mondo, non è facile da capire e certe cose secondo me si capiscono solo se si è un vero fedele induista. Certi aspetti di Varanasi si può cercare di capire ma temo che sia solo un’idea di Varanasi che ognuno si fa. Certamente a Varanasi tutti i sensi sono stimolati soprattutto olfatto e vista. La città è sporca, puzza, vecchia, affollata, caotica, disordinata … ma al contempo c’è anche tanta religione, fede, misticismo e preghiera ma non sempre è facile capire dove finisce uno e dove inizia l’altra. Comunque l’impatto è forte, maestoso la folla di fedeli che durante tutto il giorno dall’alba al tramonto si immerge nelle sacre acque del Gange per le abluzioni. E che dire delle numerose cerimonie puje private e collettive che popolano i ghat di brahmini e non e che culminano con il Ganga Arti la puja serale. Certo ad essere un po’ cinici viene da pensare che il tutto sia un po’ finto, un po’ costruito a beneficio del visitatore e del turista ma potremmo dire lo stesso con molte nostre messe domenicali.

Ancora adesso a distanza di giorni non riesco a dare un giudizio completo su Varanasi. Alcune scene di miseria, sporcizia che coinvolgevano bambini anziani o anche animali un po’ mi hanno toccata. Ho cercato di immedesimarmi nella loro fede per capire meglio Varanasi ma penso di non esserci riuscita.

31 gennaio: Varanasi – Sarnath – Delhi

È arrivato l’ultimo giorno. Ancora una levataccia per una uscita in barca sul Gange all’alba per avere una vista dal Gange delle abluzioni mattutine. Rientriamo in hotel per la colazione e poi andiamo a visitare la vicina Sarnath, ma un velo di malinconia e tristezza ci sta assalendo, il momento dei saluti sta arrivando.

Spendiamo mattinata e primo pomeriggio a Sarnath in pace, serenità e tranquillità ben lontano dal caos e dal disordine indiano tipico di Varanasi. Noi siamo particolarmente silenziosi, facciamo insolitamente poche domande e lasciamo parlare la guida senza interromperlo, il magone ci sta prendendo.

Nel pomeriggio siamo all’aeroporto e voliamo verso Delhi e da qui andiamo diretti in un hotel vicino all’aeroporto. In hotel a riceverci c’è Prakash che è il braccio operativo in India della guida che ci ha accompagnato. Ci accoglie con il solito sorriso indiano, ci chiede di noi e del viaggio. Si accerta se tutto il viaggio è andato bene anche se abbiamo avuto modo di sentirlo spesso per telefono durante il viaggio.

Poi si congeda, non vuole sottrarci troppo tempo sa che nel cuore della notte abbiamo il volo per l’Italia. Ci congediamo e ci augura un arrivederci e un a presto con la speranza di rivedersi ancora in India.

1 febbraio: Italia

Nel cuore della notte decolla il nostro volo di rientro per l’Italia. Siamo tristi, silenziosi e un velo di malinconia ci assale.

A distanza di qualche giorno scriviamo questo resoconto di getto, innanzi tutto per me e Luca che abbiamo vissuto in prima persona il viaggio ma anche per gli altri che volessero condividere con noi la nostra esperienza. Di una cosa siamo certi: ci sarà un altro viaggio in India.

Alcune annotazioni che potrebbero tornare utili

Clima: gennaio è freschino, come ci è stato spiegato dalla guida negli ultimi anni il clima invernale si è fatto più mite e a dicembre e gennaio può essere un po’ fresco per noi, freddo per gli indiani. Soprattutto nei primi giorni a Delhi, Khandela e Bikaner era freddino per l’idea che avevamo noi delle temperature indiane, fortunatamente eravamo stati avvisati per cui eravamo anche attrezzati.

Abbigliamento: molto casual e comodo. Per il freddino un piumino primaverile e scarpe comode sneaker o ginnastica e qualche sciarpa e foulard multiuso.

Cibo: assaggiate tutto, fatevi tentare e stuzzicare dalle pietanze. Se riuscite fatevi spiegare nel dettaglio giusto per apprezzare al meglio. L’offerta di cibo è variegata per vegetariani e non, vegani, celiaci, amante del piccante, del riso, delle verdure, eccetera. A tanta abbondanza culinaria da un punto di vista delle bevande a parte il chai il comune tè indiano speziato con latte non c’è molto altro. Abbiamo provato qualche volta alcuni tè indiani ma non siamo rimasti soddisfatti. Per le bevande alcoliche c’è qualche vino locale che si lascia bere ma per palati più fini bisogna rivolgersi a marche straniere. Comunque con sorpresa abbiamo trovato parecchi vini italiani, australiani e francesi, anche se tra costi importazioni e tasse l’importo era ben superiore a quello in Italia.

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Ganga Aarti a Varanasi

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Bundi

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Jojawar on the Road

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Gurdwara Bangla Sahib



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