Un tour tra Cile e Bolivia con tappa finale sull’Isola di Pasqua

Un viaggio molto coinvolgente ed emozionante, passando dalla pittoresca Valparaiso ai paesaggi incantati dei deserti cileni e dell’altopiano boliviano, per planare nel misterioso ombelico del mondo di Rapa Nui, l’Isola di Pasqua
Scritto da: Uzbe
un tour tra cile e bolivia con tappa finale sull’isola di pasqua
Partenza il: 31/12/2017
Ritorno il: 14/01/2018
Viaggiatori: 20
Spesa: 4000 €
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Sorprendente, pittoresca e poetica Valparaìso colorata da un’arte di strada tra le più apprezzate del Sud America. Spettacolari gli scenari del deserto di Atacama nel nord del Cile. Adrenalinica l’esperienza sull’altopiano della Bolivia, oltre 4000 metri, con le acque colorate delle lagune frequentate da fenicotteri, lama, alpaca e vigogne, le bizzarre forme rocciose e l’abbagliante candore del lago salato di Uyuni. Sipario con il misterioso fascino di Rapa Nui, l’Isola di Pasqua, un lembo di terra tra i più isolati del pianeta, un museo a cielo aperto popolato dai Moai.

SANTIAGO

Volo notturno Milano-Madrid-Santiago. Con l’Italia sotto zero arriviamo al mattino in Cile con il termometro che segna 20 gradi. Veloce il recupero bagagli e controllo polizia. Cambiamo in aeroporto dollari in pesos e raggiungiamo l’accogliente Hotel Magnolia, in posizione strategica, in tempo per la colazione. Blitz alla vicina Collina di Santa Lucia dalla quale si gode di un bel panorama sulla città. Al pomeriggio giro a piedi in centro città, la Plaza de Armas, la cattedrale, il Palazzo della Moneda, il caratteristico Mercado Central molto frequentato, tanti chioschi di pesce e localini animati, mentre in centro città poca gente, con viali e piazze quasi deserti, il termometro sale sopra i 30°e lo sbalzo termico si fa sentire.

VINA DEL MAR-VALPARAISO

Un centinaio di chilometri separano Santiago da Vina del Mar, la città giardino con viali curati bordeggiati da palme, belle spiagge, tra le mete preferite dai cileni. Coloratissimo il Parque Quinta Vergara. Ai piedi di Cerro Castillo l’attrazione migliore, l’Orologio Floreale funzionante realizzato con corolle sempre in fiore, donato dalla Svizzera e inaugurato nel 1962 in occasione della Coppa del Mondo di calcio, alcune gare ospitate proprio a Vina del Mar. Raggiungiamo Valparaìso, una vera sorpresa positiva. Città patrimonio dell’Unesco, amata da poeti, pittori e artisti, in particolare Pablo Neruda. Lungo il mare si estende la baia spettacolare con il secondo porto del Cile e il grande mercato.

Una fantasmagoria di colori che punteggiano l’anfiteatro sviluppatosi sui cerros (colli), con le case, porte, finestre, scale, ricoperte da murales, un’arte di strada tra le migliori del Sud America, un dedalo di vie tortuose in saliscendi, escaleras (scale) colorate, terrazze, case coloniali. Saliamo al Cerro Bellavista per spaziare con lo sguardo sul porto e le colline circostanti. Scendiamo quindi nella piazza del Municipio e con uno dei 15 ascensores (funicolari), costruiti tra il 1883 e il 1916, raggiungiamo una delle colline per addentrarci in una fantasmagoria di colori tra vecchi edifici coloniali, case color pastello, un pittoresco mosaico con murales ovunque, alcuni fantastici, un saliscendi continuo per ripide stradine acciottolate, con un viavai di gente allegra. In particolare i più pittoreschi sono il Cerro Conceptiòn, il Cerro Alegre e il Cerro Bellavista. Sono quasi le 15 quando entriamo nel ristorante Oda (poesia) al Pacifico, con servizio rapido e deliziosi piatti di pesce e frutti di mare. Come constatato anche a Santiago i prezzi sono più cari rispetto allo standard dell’America latina. Poi La Sebastiana, la casa-museo di Pablo Neruda sul Cerro Bellavista, che conserva oggetti e memorie del Premio Nobel cileno. Gironzoliamo per la Plaza Sotomayor con il monumento dedicato ai marinai che persero la vita nel combattimento navale di Iquique, nella Guerra del Pacifico, inoltrandoci in altri vicoli attratti da sempre nuovi murales.

SANTIAGO-SAN PEDRO DE ATACAMA

Ritornati a Santiago, visitiamo il centro e la Catedral Metropolitana (1748-1800), che apre alle 10, maestosa anche se poco luminosa. Molto interessante il Museo Chileno de Arte Precolombino (4,5 dollari) con collezioni di reperti delle più importanti civiltà precolombiane. All’aeroporto impressiona il caos, ma riusciamo ad evitare la divisione del gruppo su due voli, nonostante le prenotazioni già acquisite. Volo un po’ movimentato per vuoti d’aria e all’arrivo un pulmino ci trasporta da Calama (80 minuti) a San Pedro de Atacama attraversando un deserto grigio punteggiato da pale eoliche, con una veloce sosta fotografica da un punto panoramico. L’Hotel Tulor è un po’ spartano, ma confortevole e la cena al ristorante La Estaka è soddisfacente.

SAN PEDRO DE ATACAMA (VALLE DEL ARCOIRIS E VALLE DELLA LUNA)

Prima di partire per le escursioni nel deserto, bisogna compilare un modulo di sicurezza per lo svolgimento delle attività. La fama di San Pedro (2438 m/slm), un piccolo villaggio di case in adobe, con strade polverose costeggiate da negozietti, bar, ristoranti, agenzie, è dovuta alla sua posizione strategica nel cuore di un’area spettacolare del Cile settentrionale. Persa nel deserto di Atacama, uno dei luoghi più aridi della terra, si trova la Valle del Arcoiris (arcobaleno), una regione montagnosa di vari colori dovuti ai numerosi minerali presenti, fra i quali argilla e gesso. Proseguiamo per i petroglifi di Hierbas Buenas, una concentrazione di arte rupestre di diverse epoche, inerpicandoci sui sentieri fra le rocce. Nel tardo pomeriggio, a 15 km da San Pedro, nella Cordillera de la Sal, passando per la Valle de la Muerte e Tres Marìas, ci inoltriamo nella Valle della Luna che fa parte della Reserva Nacional Los Flamencos, con varie formazioni di pietra e sabbia scolpite dal vento e dall’acqua, una varietà di colori e texture che conferiscono all’ambiente un aspetto simile alla superficie della luna. Al termine della giornata, salita sulla grande duna per assistere al suggestivo tramonto assieme ad una miriade di persone di varie nazionalità e ottima cena al ristorante del Tulor.

SAN PADRO DE ATACAMA-LAGUNA VERDE-LAGUNA COLORADA (Bolivia)

Alla periferia di San Pedro registriamo l’uscita dal Cile presso gli uffici della dogana e iniziamo a salire per raggiungere l’altopiano e la frontiera con la Bolivia a Hito Cajo. Poche formalità, ci dividiamo nei fuoristrada boliviani che ci attendono e si entra nella regione del Lìpez. Scenari suggestivi, grandi distese con lo sguardo che spazia a scrutare i rilievi all’orizzonte. Passiamo circa 7 ore in fuoristrada tra i 3000 e 4800 m/slm. Più in alto si sale, più il cielo si colora di blu e sembra di poterlo toccare. La Laguna Bianca (4500 m) il cui litorale è orlato da brillanti depositi bianchi di borace, è la prima mèta, poi la Laguna Verde (4400 m), dominata dal vulcano Licancabur, con le acque colore verde-azzurro dovuto all’enorme concentrazione di piombo, zolfo, arsenico e carbonato di calcio. Attraversiamo il deserto Dalì con le bizzarre forme rocciose che si materializzano come nei quadri di Salvador Dalì.

Sosta per il pranzo pic-nic preparato da una cuoca boliviana, moglie del capo degli autisti, che viaggia con noi, presso una sorgente di acqua termale. Nel pomeriggio si raggiunge la Laguna Colorada (4278 m), dove alghe rosse e planton colorano di tonalità rossastre le sue acque poco profonde, popolata da numerosi fenicotteri James. Il bordo del lago è orlato di brillanti depositi bianchi di sodio, magnesio, borace e gesso. L’aria è gelida e la difficoltà a respirare si fa sentire anche per brevi spostamenti. Dalla sommità di un promontorio viste fantastiche sulla laguna. È notte quando raggiungiamo l’Hotel Mallku Cuenca, rustico e confortevole, nel villaggio di Villamar.

UYUNI-COLCHANI (Bolivia)

Ripartiamo e, dopo la laguna Vinto, sosta alla Valle de la Rocas, con suggestive e bizzarre masse rocciose. Si susseguono piantagioni di quinoa, pascoli e lagune come quella di Hedionda (4129 m) dove volano diversi uccelli e fenicotteri, e pascolano lama, alpaca e vigogne. Lo sfondo delle alte montagne mostra bianche tracce di ghiacciai ormai scomparsi. Dopo aver macinato un sacco di chilometri, si profila la più maestosa e spettacolare distesa di sale del pianeta, il Salar de Uyuni (3650 m), oltre 10.000 kmq, un bianco accecante circonda i nostri fuoristrada che procedono veloci nel mare di sale. Improvvisamente, come in un miraggio, appare l’Isola Incahuasi (casa dell’Inca), l’isola più grande del salar, a forma di pesce, nella quale sono state trovate, tra le altre, due rovine inca, ricoperta da un bosco di giganteschi cactus. Si paga un ticket per visitarla e dall’alto della collina si ha una visione d’insieme del Salar. In mezzo al nulla dell’accecante mare di sale, viene steso un telo sopra i fuoristrada per formare una provvisoria tettoia che ci ripara dal sole mentre consumiamo il pic-nic. L’ora, sono circa le 13, non è certo la migliore per apprezzare questa meraviglia naturale, senza dubbio più spettacolare al mattino presto o al tramonto, ma il programma impone ritmi serrati. Ripartiamo verso l’albergo di sale al limite del salar ormai dismesso, con una piscina termale e un monumento al mitico Rally Dakar spostato dall’Africa alle Ande. Proseguiamo infine verso Colchani, dove ci aspetta l’Hotel Cristal Samana, interamente fatto di sale, compresi gli arredamenti, camere spaziose e vista sul salar.

DESERTO DEL SILOLI (BOLIVIA)

Il mattino seguente, sosta a Uyuni, dove finalmente dopo tre giorni di lagune, montagne e deserti, si vede qualche persona girando per il mercato con siparietti di vita locale. Il cimitero delle locomotive storiche abbandonate e arrugginite, appena fuori città, ci ricorda che da queste parti, nel 1886, passava la prima ferrovia del paese. Bella la chiesa di San Cristobal del XVII° secolo. Superato il salar di Chiguana, proseguiamo per il deserto del Siloli, passando per la Ruta de Las Joyas, costeggiata da una serie di lagune popolate da fenicotteri rosa e ancora lama e vigogne, con all’orizzonte i vulcani Ollague e Tomasamil. Una scorpacciata di chilometri sino alla mèta finale, l’hotel Tayka el Desierto, immerso nella solitudine del deserto di Siloli, a 6 ore da Uyuni e 4600 metri d’altezza.

GEYSER SOL DE MANANA-SAN PEDRO DE ATACAMA (CILE)

Si parte verso il Cile. Incontriamo l’Arbol de Piedra, una caratteristica roccia a forma d’albero modellata dal vento, ripassiamo per la suggestiva Laguna Colorada, prima di inerpicarci verso l’area più elevata del tour, la zona dei geyser Sol de Manana (4850 m/slm), pozze di fango grigio-verde che ribollono tra nuvole di vapore in uno scenario dantesco. Alla frontiera cilena di Hito Cajon ci attende il pulmino che ci porterà a San Pedro de Atacama. Rientriamo all’hotel Tulor e ceniamo in un caratteristico ristorante a San Pedro. Da Calama in aereo rientriamo a Santiago, passando la notte nel vicino Hotel Manquehue per ritornare il mattino seguente all’aeroporto.

ISOLA DI PASQUA

Il volo molto confortevole, con luci psichedeliche sul soffitto dell’aereo e oblò che si oscurano progressivamente, ci impiega quasi 5 ore per raggiungere l’Isola di Pasqua. Passato il controllo passaporti si paga un ticket di 80 dollari che consente l’ingresso nei vari siti che fanno tutti parte del Parque Nacional Rapa Nui: bisogna presentarlo e farlo timbrare ad ogni ingresso. All’arrivo siamo accolti con una corona di fiori e un servizio rapido di trasporto ad Hanga Roa, all’Hotel Otai con bungalow immersi in un suggestivo giardino tropicale.

Nel pomeriggio iniziamo l’esplorazione dell’isola dalla cava del vulcano Puna Pau, a 7 km da Hanga Roa, dove veniva estratto e scolpito il pukao per realizzare le acconciature cilindriche rossastre (per la presenza di ossido di ferro) che adornavano i moai, un tempo molto diffuse tra gli uomini di Rapa Nui. Raggiungiamo poi Ahu a Kivi, il sito restaurato nel 1960, che aveva anche una funzione astronomica, nel quale ci sono gli unici moai che guardano verso il mare, dove il sole tramonta durante gli equinozi. I moai sono sette e, secondo la leggenda, rappresentano i primi esploratori che giunsero a Rapa Nui. Scenografici due siti cerimoniali di Ahu Akapu e Ahu Tahai, con vista sull’oceano con un grande moai solitario e dall’altra parte 5 moai, tre dei quali restaurati. Al rientro ceniamo in ristorante dove, per l’interruzione del gas in tutta l’isola, la scelta dei piatti è limitata, comunque soddisfacente.

Il giorno seguente programma molto intenso, con prima tappa Ahu Vaihu, nella baia Hanga Tée, dove ci sono a terra i moai abbattuti dopo la guerra tra diversi clan dell’isola, come ad Ahua Akahanga, dove pare si trovi la tomba del re Hotu Matua. Salita quindi al vulcano Rano Raraku, la cava dalla quale venivano estratti i blocchi di tufo per scolpire i moai. Il pendio è disseminato da decine di moai in varie fasi e diversi tipi di lavorazione e in tutte le pose. Pranzo pic-nic, prima del clou alla monumentale Ahu Tangariki con 15 imponenti statue allineate, il più grande ahu (centro cerimoniale) dell’isola. Nel 1960 i moai furono abbattuti da uno tsunami e il sito fu restaurato (1992-95) da una spedizione giapponese. Si prosegue verso Te Pito O’Tena (l’ombelico del mondo) sede di una pietra magnetica ovale di origini misteriose. Conclusione sulla scenografica spiaggia di Anakena, con sabbia bianchissima contornata da palme, vista spettacolare dal pendio e due centri cerimoniali: Ahu Nau Nau con sette moai, alcuni dei quali con acconciature e Ahu Ature Huki con un moai solitario rimesso in piedi da un esploratore norvegese con l’aiuto degli isolani.

Al bar ci gustiamo una tonificante spremuta di ananas e banana, mentre in molti fanno il bagno nelle acque non troppo calde dell’oceano. In serata cena di addio al Tataku Vave affacciato sull’oceano.

Al mattino ultima escursione sul vulcano Rano Kau al villaggio cerimoniale di Orongo. Il cratere ha un diametro di circa 800 metri e si affaccia su piccoli motu (isole al largo della costa), tra cui Motu Nui, Motu Iti e Motu Kau Kau. Sul bordo sorge il villaggio cerimoniale di Orongo, case con pareti di lastre di pietra sovrapposte e un tetto arcuato. Orongo fu il centro del culto dell’uomo-uccello collegato al dio Makemake. Conclusione all’Ahu Vinapu, con blocchi di pietra finemente intagliati e montati con la tecnica simile a quelli delle rovine inca in Perù. Un tempo l’ahu sosteneva i moai che oggi giacciono a terra a faccia in giù.

Alle 12 trasferimento in aeroporto e partenza con volo per Santiago, pernottiamo in hotel e al mattino il volo per Milano via Madrid.

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