Tra oriente e occidente per un viaggio in Romania

Alla scoperta di Maramureş, Bucovina e Transilvania
Scritto da: donatellanigro
tra oriente e occidente per un viaggio in romania
Partenza il: 08/08/2013
Ritorno il: 20/08/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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Premessa

Spinti dai racconti di alcuni amici entusiasti, dalla curiosità di scoprire un popolo di cui tanto si sente parlare e dall’interesse per i paesi dell’Europa Orientale, io e il mio ragazzo (Marco) abbiamo scelto di dedicare parte delle nostre vacanze estive a un viaggio in Romania.

Ci siamo “preparati” studiando la Guide du Routard (la nostra guida preferita, purtroppo disponibile solo in francese per la Romania), i preziosi diari di viaggio di Turisti per caso e l’Atlante Stradale Europeo.

Date le grandi dimensioni del paese, abbiamo deciso fin dal principio di concentrarci su tre regioni dell’area nord-occidentale (Maramureş, Bucovina e Transilvania) trascurando del tutto il Sud (inclusa Bucarest, che merita una sosta più lunga), le zone confinanti con la Moldavia e quelle affacciate sul Mar Nero.

Osservazioni generali

– La Romania è un paese splendido, ricco di bellezze naturali e storico-artistiche, abitato da persone gentili e disponibili, oltre che estremamente civili.

– Viaggiare in Romania è facile. Non abbiamo avuto alcun problema di comunicazione: nelle città, i giovani parlano inglese (meglio di molti italiani) e i meno giovani francese (studiato a scuola ai tempi del comunismo). Nelle campagne, si comunica agevolmente, per le cose essenziali, in un mix di rumeno-italiano. Non è necessario prenotare alcunché: nelle città è facilissimo trovare hotel e pensioni (non sono molti come da noi e hanno tutti prezzi ragionevoli. Per esempio, il 5 stelle di Braşov – l’Aro Palace – ci ha chiesto 120 euro per una camera doppia) e nelle campagne si incrociano frequenti cartelli “pensiunea, camere, cazare” che segnalano posti dove dormire. Abbiamo sempre trovato (anche in campagna e in montagna) distributori di benzina, bar per prendere un caffè e andare in bagno, negozietti (magazin mixt) dove comprare qualcosa da mangiare.

– Il costo della vita è, per noi italiani, bassissimo. 20 euro sono sufficienti per dormire e fare colazione (in città) e per dormire/fare colazione/cenare in campagna.

– Si mangia benissimo e in abbondanza, sebbene non ci sia una grande varietà di piatti e la pietanza principale sia sempre a base di carne (un problema per viaggiatori vegetariani).

In viaggio verso la Romania

NAPOLI-FERRARA-LAGO BALATON

Alle h. 16 dell’8 agosto io e Marco siamo partiti da Napoli in macchina… Questa scelta apparentemente folle era motivata dal fatto di voler affiancare al viaggio in Romania una vacanza al mare in Montenegro, e quindi dall’esigenza di avere la macchina per spostarci da un paese all’altro… Non avevamo considerato che, così facendo, avremmo sprecato 3 interi giorni di viaggio, né (ma questo non potevamo prevederlo!) che, una volta giunti in Montenegro, avremmo deciso che non ci piaceva e ci saremmo subito imbarcati alla volta della Puglia!

La prima tappa sulla strada per la Romania è stata Ferrara: la sera dell’8 agosto abbiamo cenato e dormito nell’adorabile Hotel Da Santo, frequentato da camionisti, lavoratori, gente di passaggio e gestito da un personale gentilissimo. La seconda tappa è stata invece il lago Balaton, raggiunto nella tarda serata del 9 agosto, dopo aver attraversato Veneto, Friuli, Slovenia, Croazia e sud dell’Ungheria… Abbiamo dormito a Zamardi (località alquanto squallida) in un posto carino, ma sporco e mal tenuto – la Gold Panziò – selezionato su Booking per il suo prezzo imbattibile.

I GIORNO LAGO BALATON-ORADEA

Il 10 agosto, nel primo pomeriggio, varchiamo la frontiera rumena all’altezza di Oradea. Dopo aver acquistato (subito dopo la dogana) la vignetta stradale mensile, ci dirigiamo verso la città (distante pochi chilometri dal confine), dove abbiamo prenotato (sempre su Booking) un hotel 4 stelle in pieno centro per la modica cifra di 46 euro (camera doppia + colazione). Appena entrati a Oradea, il navigatore perde la bussola (come accadrà in tutti i centri abitati del paese) ma, servendoci della mini-mappa riportata sulla ricevuta di Booking e delle poche informazioni che abbiamo, riusciamo a trovare l’Hotel Atlantic, proprio davanti alla via pedonale!

L’hotel è graziosissimo (sebbene un po’ buio), composto da sole 4 stanze (bilocali molto belli e confortevoli, con tanto di angolo bar) e gestito da receptionist carine e simpatiche. Il centro di Oradea è assolutamente dignitoso: bei parchi, un paio di piazze con palazzi monumentali e chiese, una bella via pedonale con bar e ristoranti. Ceniamo cenato in una trattoria di nome Taverna che si trova a Eminescu Street (via perpendicolare alla strada pedonale), assaggiando per la prima volta le due specialità rumene tanto decantate dalla guida: la mamaliga (polenta) col formaggio e i sarmale (involtini di verza contenenti riso e carne macinata). Buoni! Facendo due passi dopo cena, scopriamo una galleria-teatro piena di localini dove si ritrova la gioventù locale, curiosiamo nelle vetrine dei negozi rumeni (privi dei grandi marchi occidentali e forniti di roba un po’ datata) e applaudiamo un’appassionata pianobarista che, nel ristorante accanto all’hotel, intona “Ciao Ciao” di Maria Nazionale!

II GIORNO ORADEA-BAIA MARE

Dopo una ricca colazione all’hotel Atlantic (scelta illimitata di cibi dolci e salati, liquidi e solidi, elencati in un menu piuttosto ampio) ripartiamo, in direzione Maramureş!

La E671 corre parallela alla frontiera ungherese e attraversa un paesaggio monotono ma interessante, caratterizzato da campi sterminati di grano e angurie, villaggi composti da una fila di case ai due lati della strada, cimiteri improvvisati nella campagna, chiese. Era domenica: gli uomini riposavano davanti ai bar, i bambini andavano in giro, le famiglie entravano e uscivano dalla messa. E una nutrita folla di gente allegra assisteva, qualche km prima di Roşiori, a un’avvincente corsa a ostacoli di carretti trainati da cavalli!

“Ci vorrebbe proprio un panino”, affermo all’approssimarsi dell’ora di pranzo. “Eh sì, mò andiamo in un supermercato e ce lo facciamo”, risponde Marco sarcastico. 200 mt dopo, un cartello rosso annuncia la presenza di un Penny Market: il supermarket più diffuso di Romania. Grazie agli smarrimenti del Tom-Tom, attraversiamo per ben due volte Satu Mare: città emblematica di questa zona di confine, assolata, polverosa, piene di autostoppisti, prostitute e bambini rom. Poco dopo, la strada gira e il paesaggio inizia a cambiare, si fa più domestico, raccolto, con le montagne all’orizzonte, mentre ci si avvicina alla capitale del Maramureş: Baia Mare.

Impatto iniziale poco piacevole. Palazzoni, un centro commerciale, un fiume arido. Ma siamo stanchi, per arrivare a Sighetu Marmației ci vuole almeno un’ora, e così decidiamo di fermarci. E appena arrivati in centro, ci rallegriamo della scelta fatta. Troviamo subito la Pensiunea Ideal, a 100 mt dalla piazza principale (la plața Milenium), che per 40 euro ci offre una stanza grandissima, luminosa, con balcone e due finestre, arredata in modo colorato e divertente. Senza indugiare, andiamo a mischiarci alla folla della domenica: persone di ogni età, sedute ai tavolini dei molti bar della piazza, mentre i bambini corrono in bici e monopattino e la banda della città suona all’ombra di un albero. Beviamo uno spritz senza prosecco al bar Barbarossa, prima di incamminarci a fare un giro. È strano: appena fuori dalla piazza, già nelle strade che da essa si dipartono, l’atmosfera cambia. Sarà perché è domenica e i pochi negozi sono chiusi, ma non c’è quasi nessuno in giro, gli edifici sono malmessi, il silenzio un pò inquietante. Uscendo dalla città, la strada è alberata, verde, incrociamo un paio di grandi chiese, l’università, due alberghi, ma la vita è tutta là, nella piazza. Dove torniamo per cenare in un bel ristorante di cucina tradizionale (con tavoli esterni e grandi sale interne, nell’angolo accanto al bar Barbarossa) e per mangiare un gelato dopo cena, mentre il piano barista di un altro locale coinvolge un gruppo di simpatici turisti italiani in una struggente interpretazione di “Che sarà” dei Ricchi e Poveri… In una delle vie che si dipartono dalla piazza (strada Vasile Lucaciu), troviamo poi una sorta di Biergarten con annesso bar molto carino dove i giovani frikkettoni di Baia Mare ascoltano musica e bevono birra come i giovani frikkettoni di tutto il mondo..

III GIORNO: BAIA MARE-BOTIZA

Facciamo colazione alla Pensiunea Ideal: io prendo muesli con i cereali, Marco uova e pane coi salumi, entrambi un paio di caffè. Mentre mi preparo, Marco va a visitare il mercato di Baia Mare: davvero poverissimo, si vendono quasi unicamente patate, cipolle, latte e formaggi, e le venditrici rom si infuriano alla vista della sua macchina fotografica. Partiamo, in direzione di Sighețu Marmației: una cittadina al confine con l’Ucraina, vicina al famoso “cimitero allegro” di Sapanța. Ma i pochi chilometri che ci separano da Baia Sprie sono sufficienti per farci cambiare idea: perché posticipare ancora la nostra immersione nel Maramureş? E decidiamo di immergerci subito, lasciando la strada principale e prendendo una stradina campagnola che porta a Surdeşti: sede della nostra prima biserica de lemn (chiesa di legno). Da lì, proseguiamo alla ricerca delle chiesette segnalate dalla guida, attraversando campi e frutteti, distese di covoni, contadini che raccolgono il fieno, mucche, carri di ogni forma e dimensione, cavalli e asinelli… un mondo rurale che sembra lontano di un secolo! Visitiamo le due bellissime chiese di Budeşti, dove facciamo quattro chiacchiere con una coppia di ciclisti olandesi, e proseguiamo verso lo splendido monastero di Barşana. Davvero notevole! Sono ormai le 4, bisogna decidere dove fermarsi: leggiamo i villaggi della zona consigliati dalla guida e scegliamo quello di Botiza, perché viene descritto come estremamente autentico, ma anche abbastanza abituato a ricevere turisti. E così è. Troviamo facilmente la casa dei signori Manța (è in fondo al villaggio, sul lato destro del fiume, dopo il municipio: all’angolo c’è un bar con tavolini fuori e in fondo a quella stradina la casa) che ci offrono (per 40 euro) una stanza graziosissima al primo piano. Usciamo subito a visitare il villaggio e ce ne innamoriamo, scattiamo un centinaio di foto in due ore. È questa la vera vita della campagna, ritmi lenti, gente che ritorna sui carri dal lavoro dei campi e si ferma a chiacchierare con i vicini o a bere una birra all’emporio. Bello! Verso le 19 rientriamo, Marco va a sedersi al grande tavolo in giardino per studiare un po’ l’atlante, ma trova una coppia di tedeschi over 60 che attaccano bottone: ed è subito amore! Ceniamo insieme a loro, giramondo fin dai primi anni Settanta, venuti in Romania la prima volta sulla strada per Istanbul, simpatici, affascinanti, gentili. La padrona di casa, Maria, ci prepara una splendida cena, a base di zuppa, carne alla brace (arrostita dal marito, Jon), polenta col formaggio, contorni, dolcetti fritti e l’irrinunciabile palinka, la grappa alle prugne che funge da aperitivo, vino e digestivo, e che il mitico Jon versa in continuazione! In cielo le stelle, intorno un silenzio totale, davvero una splendida serata.

IV GIORNO: BOTIZA-SUCEVITA

Il sole splende, facciamo colazione a base di ottimi pancakes con gli amici tedeschi e l’altra famiglia ospite, giunta dalla Francia (gli italiani, ci dicono i padroni di casa, sono invece rarissimi: facciamoli ricredere!). Maria ci mostra i tappeti che realizza a mano, ma 40 euro mi sembrano troppi per un tappetino piccolo, siamo solo all’inizio del viaggio! Quando però scendiamo per andar via, ci fa trovare impilati gli abiti della festa dei suoi due figli, l’una emigrata a Bucarest, l’altro muratore a Terni. Ci dice di indossarli e facciamo una bellissima foto in costume insieme a lei e all’adorabile Jon, che appena sveglio ci ha lustrato la macchina come uno specchio!

Li lasciamo a malincuore, e andiamo a visitare il vicino villaggio di Ieud, con altre due bellissime chiese di legno. Poi torniamo sulla via principale, direzione Sacel, e da lì a Borşa, cittadina incasinata dove facciamo spesa di rustici al Penny Market prima di prendere la strada che, attraverso boschi di conifere altissime e montagne verdi, porta in Bucovina… Paesaggio romantico, ma ecco la strada rumena che temevamo: più buche che asfalto! Da paura! In cima al Pasul Prislop, il punto più alto, facciamo sosta in un rifugio e visitiamo un monastero da favola. Poi iniziamo a scendere e, nel fondovalle, la strada, che costeggia un fiume ed altri boschi, diventa un autentico gruviera! Con un ritardo considerevole sulla tabella di marcia, arriviamo finalmente in Bucovina e il cambiamento è evidente. Basta case cadenti, legno antico, contadine senza denti del Maramureş… qua le abitazioni sono carine e decorate, come in Alto Adige, e la gente assai più benestante. Giunti a Iacobeni, ci immettiamo su una strada ben messa, arriviamo a Campulung Moldovenesc e lì prendiamo la via che va verso Nord, la 17A, attraversando Moldovița e arrivando, infine, a Sucevița. Qui aveva dormito, qualche giorno fa, la famiglia francese incontrata a Botiza, e noi abbiamo prenotato telefonicamente alla pensione di cui ci hanno lasciato il numero: la Pensiune Casa Domnitei. Ci accoglie la simpatica e gentilissima Estela, e nel cortile, mappe alla mano, ci sono già i nostri amici tedeschi! Bello ritrovarsi per un’altra cena: anche stavolta buona e abbondante, e condita dalle graditissime birre che la famiglia di Estela vende, di giorno, ai visitatori dei monasteri. Un milione di chiacchiere dopo, ci separiamo. Per domani, io e Marco abbiamo deciso di rallentare i ritmi… siamo pur sempre in vacanza!

V GIORNO: SUCEVITA-VORONET-HUMOR

È la giornata dei monasteri dipinti, la specialità della Bucovina! Facciamo una bellissima colazione in compagnia degli amici tedeschi e dell’adorabile nipote di Estela, 22enne studentessa all’università di Suceava, curiosa e affamata di vita. Ci separiamo a malincuore da tutti loro, scambiandoci numeri e indirizzi nella speranza di rivederci, un giorno, e partiamo anche noi alla volta del primo monastero: quello di Sucevița. Splendido, ecco tutto. Anche se troppo turistico per i nostri gusti… già ci manca il Maramureş e ci pentiamo di averci passato così poco tempo! Arriviamo a Marginea, deviamo verso Solca ed eccoci nella cittadina (moderna, bruttina, animata) di Gura Humorului. La guida consiglia un posto nel vicino villaggio Manastirea Humorului (dove sorge, appunto, il monastero di Humor) e andiamo a cercarlo. Impresa ardua perché, a differenza di decine e decine di pensioni vicine, il Camping à la Ferme non è affatto segnalato! E solo il provvidenziale intuito di Marco, e la dritta del vicino di casa, ci consentono di individuare il cancello della fattoria. Che meraviglia! Ad accoglierci, due vecchietti: entrambi gentilissimi, nel loro volenteroso rumeno, lei con uno splendido sorriso d’oro. Chiediamo se c’è il signor Leonard Butucea, professore di francese apprezzatissimo dalla Routard per la sua grande disponibilità. Lui e la moglie Helena, ci dicono, sono fuori ma torneranno. Nel frattempo, la signora ci fa parcheggiare la macchina e scegliere la stanza che preferiamo. Che casa magnifica! È amore, anche stavolta! Una casa tutta legno, tappeti e coperte di lana colorata, tappezzata di libri, che fa venir voglia di sedersi davanti a un camino e bere tè bollente per tutta la vita… Lasciamo le valigie e usciamo a fare quattro passi. Il monastero è a 200 mt, dopo una stradina turistica piena di chioschetti di souvenirs. Anche questo è splendidamente affrescato, dentro e fuori, e circondato da rose di tutti i colori. Uscendo, ci fermiamo a comprare un tappeto: lo paghiamo 60 euro, ma è grande e davvero bello, di lana bianca, con al centro l’immagine di un variopinto albero della vita. Prendiamo la macchina e andiamo a visitare il terzo monastero, quello di Voronet. Ancora più affollato di turisti e paccottiglia, ma anch’esso bello. Tornati al Camping, troviamo la padrona di casa, Helena, tutta un sorriso come la madre dai denti d’oro. Suo marito è in chiesa perché è la Vigilia di Ferragosto e lui è stato incaricato di fare le foto durante la celebrazione solenne a cui prenderà parte anche il vescovo della zona. Andiamo a vedere! Che solennità, le cerimonie ortodosse. E quanta gente, anche giovane. Alle 20 torniamo per cena: Helena ci apparecchia in una verandina fiorita proprio davanti alla cucina, nell’aia. Mangiamo carne, polenta, zuppa, gelato con le fragole, e beviamo vino rosso e palinka. E dopo cena, Helena si siede con noi e ci racconta, in una sorta di “Mille e una notte”, tutte le storie del villaggio, dagli anni Settanta col comunismo ad oggi. Un fiume in piena, una quantità di aneddoti e racconti che basterebbero per scrivere dieci libri, e poi tanta poesia e malinconia, il figlio lontano, la mamma anziana, il papà morto (il vecchietto di stamane era l’aiutante della mamma, l’unico rom del paese), gli inverni gelidi con la neve e i meno 20..

Andiamo a dormire nel silenzio totale, nel buio perfetto, sotto un piumone caldissimo (il 14 di agosto!) e con la testa piena di storie.

VI GIORNO: MANASTIREA HUMORULUI-BICAZ-LACU ROSU-GHEORGHENI

Dopo una bella colazione a base di pancakes e marmellata di mirtilli, ci congediamo dalla famiglia Butucea e partiamo diretti a due delle località turistiche più in voga in Romania: le Gole di Bicaz e Lacu Rosu. A Gura Humorului prendiamo la 17 direzione Campulung e, all’altezza di Frasin, imbocchiamo la 177A, altra strada-gruviera che attraversa le montagne passando per Stulpicani e Ostra, e poi sfocia sulla 17B, nel fondovalle dove scorre il fiume Bistrița. Lì seguiamo le indicazioni per Broşteni (dove ci fermiamo in un bar/pub a prendere dell’acqua, scambiando quattro chiacchiere con una simpatica coppia rumena che abita a Dresda, in Germania, la mia amata città dell’Erasmus) e continuiamo a procedere lungo il lato sinistro del fiume fino a raggiungere il grande lago Izvorul Muntelui. Seguendo le indicazioni per Bicaz, lo attraversiamo in un punto stretto e viaggiamo sulla 15, la strada che corre parallela, ma in alto, al suo lato sinistro. In un paio di punti, la strada si abbassa e attraversiamo piccoli paesini squallidi sulla riva (spesso sporca e desolata) del lago. Ci fermiamo a un belvedere per scattare una foto e il cambiamento di atmosfera è reso evidente dall’abbondanza di rifiuti lasciati per terra e dalle famiglie chiassose che affollano lo spiazzo, giocando a chi lancia lattine e sassi più lontano. Arriviamo al Porto turistico di Bicaz e parcheggiamo, attratti dalla festa di Ferragosto. Ma resistiamo solo 5 minuti, è tutto piuttosto sgradevole, come in Italia in spiaggia il 15 di agosto… Attraversiamo la brutta cittadina di Bicaz e iniziamo a guardarci intorno in cerca di un alloggio. Pochissime le pensioni indicate e tutte squallide, tristi. Tiriamo avanti fino alle Gole di Bicaz (Bicaz Chei: sorta di canyon scavato nella roccia da un fiume) e non le troviamo entusiasmanti (ma è pur vero che in Romania rappresentano un unicum). Anche qui, tanta paccottiglia per turisti ma nessuna pensione, solo un campeggio che però offre unicamente spiazzi per tende e docce fredde. Siamo certi di trovare qualcosa a Lacu Rosu, e commettiamo l’errore più grande del viaggio. Lacu Rosu è una sorta di riviera romagnola rumena: a Ferragosto, si va tutti a Lacu Rosu! A parte il laghetto (che guardiamo distrattamente dal finestrino), il posto è osceno: architettura anni Settanta e gente volgare. E in più, le camere sono tutte occupate. Ne troviamo solo una in un albergo che ospita un matrimonio e in cui ci viene detto che ci sarebbe stata musica per tutta la notte… argh! Scappiamo, mentre il sole inizia a calare e la strada si infila sempre più profondamente nei boschi rumeni… Siamo stanchi, affamati e non abbiamo nessuna voglia di dormire in auto… ma non ci sono alternative e quindi andiamo avanti… Finché, quando il bosco si apre, poco prima del paesino di Gheorgheni, avvistiamo una grande pensione: Erdelyi Gonduzo Pension. Marco si fionda alla reception: è rimasta solo una stanza da 5, la prendiamo! Tanto il prezzo è poco più di 60 euro.. e subito dietro di noi, entra un’altra coppia disperata, giusto in tempo!

Siamo troppo sollevati: la pensione è moderna, raffinata, la camera ha due piani, è tutta in legno e profumatissima, il ristorante trasmette una musica super-rilassante e mangiamo anche bene, specialità della cucina locale (siamo nel distretto di Harghita, dove la cultura tradizionale è quella degli Székely). E intanto fuori diluvia sui boschi rumeni!

VII GIORNO: GHEORGHENI-SIGHIŞOARA-VIŞCRI

Facciamo colazione con i soliti pancakes e partiamo alla volta della Transilvania, percorrendo 13B e 13A fino al bivio Tirgu Mureş-Sighişoara. La strada attraversa ancora boschi, piccole montagne, paesi carini, venditori di cipolle e cicogne sui tralicci. E il paesaggio diventa sempre più moderno.

Sighişoara è una bella città medioevale arroccata su una collina. Ma anche una vera e proprio trappola per turisti: folla, paccottiglia e prezzi inauditi, per essere in Romania! La lasciamo dopo una visita di un paio d’ore, sufficiente a girare tutto il centro. Da lì, chiamiamo l’unico contatto indicato sulla guida nel villaggio sassone di Vişcri. La signora Caroline, di origine tedesca, dice che la sua pensione è piena, ma che c’è posto dalla sua vicina, Aurora. La quale non abita, però, in una tipica casa sassone, ma in una casa di legno. Non c’è problema, diciamo. Lei ci dà il numero di Aurora, dicendoci di chiamarla qualora arrivassimo tardi. Prendiamo la 16, in direzione Braşov, e in meno di un’ora arriviamo a Buneşti, il paesino da cui parte la stradina di 8km che porta a Vişcri. Un incubo! Davvero più buche che strada, in un paesaggio fuori dal mondo composto da campi, villaggi rom e greggi di pecore. Per fortuna, la macchina regge. La prima parte di Vişcri è un grande e colorato insediamento rom. Arriviamo all’incrocio da cui parte la via principale, quella delle celebri case sassoni, e ci fermiamo per cercare di individuare la casa di Aurora. Un suv ci affianca: è Caroline, che ci indica la casa dietro di noi. Aurora è sulla soglia, suo marito fuma con aria cupa, il cancello chiuso viene aperto e noi entriamo, con la macchina, in un cortile squallido e pieno di terreno. Aurora e suo marito sono rom, non parlano altro che il rumeno, la casa è piuttosto triste e la camera per gli ospiti è seminterrata, sebbene ampia e bene arredata. Ma non ci sentiamo a nostro agio, ci domandiamo, nel giro di pochi secondi, cosa ci avrebbero fatto mangiare a cena, come avremmo potuto comunicare e, adducendo come pretesto la mia claustrofobia, andiamo via: tristi per aver ferito Aurora e furiosi con Caroline, che ci avrebbe dovuto spiegare la situazione consentendoci di scegliere liberamente.

Lasciamo la macchina sulla via principale e partiamo in direzione della chiesa-fortezza. E proprio lì vicino, sulla stradina che sale, troviamo la splendida pensione Vişcri 44, dove scegliamo una piccola stanza al piano superiore e ci innamoriamo del cortile colorato, pieno di quadri, galline e bambini.

Spendiamo il pomeriggio girovagando tra la bellissima chiesa-fortezza e il grande viale delle case sassoni, dove prendiamo anche una birra all’emporio del villaggio. Rientrati per cena, Marco mi fa: “Ho le allucinazioni: credo di aver visto uno con la maglia del Napoli”. Ma è proprio così! I nostri compagni di tavola sono un napoletano e una rumena trapiantati in Lombardia, e in giro, come noi, per questo bel paese! La cena è estremamente deludente rispetto a quelle sperimentate finora, le ragazze che gestiscono il posto non sono troppo simpatiche, ma noi passiamo ore piacevolissime con i nostri nuovi amici, finendo la bottiglia di vino ai tavolini del cortile, sotto un cielo nero e pieno di stelle.

VIII GIORNO: VIŞCRI-BRAN-BRAŞOV

Ci svegliano, nell’ordine, i galli dei vicini e la festa di pre-matrimonio a casa di uno sposo rom… un vero e proprio delirio! Divertente, però. Facciamo colazione con gli amici e loro ci precedono nella partenza: in serata torneranno a dormire qua… noi invece se non facciamo le valigie tutti i giorni non siamo felici! La prima meta è Braşov: prenotiamo l’hotel più economico della guida, in pieno centro. È un po’ difficile raggiungerlo a causa delle vie pedonali, ma ne veniamo a capo. L’Aro Sport è la filiale povera del 5 stelle della città, stanze piccole ed essenziali, pochi bagni e solo 2 docce per piano. Ma paghiamo 12 euro a testa e ci va bene così! Posiamo le valigie e partiamo alla volta di Bran, paesino mezzora più a sud, dove sorge il castello di Vlad Tepeş (meglio noto come Dracula). Esperienza pessima! Una vera trappola per turisti! Parcheggi stracolmi, parcheggiatori assatanati, mercatini di paccottiglia, migliaia di persone da tutto il mondo, una sorta di mini luna-park.. e in mezzo a tutto ciò, il castello. Carino, ok, ma in Italia ne abbiamo di migliori, il prezzo (20 euro) è folle, facciamo mezzora di fila alla cassa e ancora un quarto d’ora all’ingresso e, quando finalmente siamo dentro, siamo talmente numerosi che bisogna camminare appiccicati, seguendo passivamente i movimenti collettivi. Morale della favola, non si vede/capisce nulla: alla seconda stanza facciamo dietrofront e usciamo! Bye bye!

Dopo un veloce incontro con gli amici di Vişcri, facciamo ritorno a Braşov. Per pagare il parcheggio, abbiamo bisogno di monete dal taglio piccolissimo: nessun negozio accetta di cambiarci qualche Lei, ma un gruppo di rumeni fa una colletta e ci regala la somma necessaria! Dopo un rapido passaggio in hotel, dedichiamo il pomeriggio a goderci questa bellissima, moderna, elegante, animata città transilvana. È sabato, e sono tutti a spasso per le vie pedonali del centro, tra artisti di strada, gelati, un grande concerto nella piazza principale e shopping selvaggio. La sera andiamo a cena in un quartiere carino subito fuori del centro, molto tranquillo, sembra di stare in Germania. Il ristorante consigliato dalla guida si chiama Casa Romaneasca, di fronte alla Biserica Sfantul Nicolae (S. Nicola). Il dopo cena prevede concerto della pop-star locale in piazza e gelato (a mio avviso pessimo) della celebratissima catena Betty Ice che sfama milioni di rumeni durante la stagione calda..

IX GIORNO: BRAŞOV-SIBIU-TALIŞCA

È domenica, e decidiamo di prendercela comoda, di smettere di correre e goderci gli ultimi due giorni rumeni. Ci svegliamo con il solo pensiero di andare a fare colazione in una splendida pasticceria avvistata ieri a via Micheal Weiss. Ma alle 10 è ancora chiusa… Ripieghiamo su un bretzel (in Transilvania si mangiano i bretzel come in Germania!) preso ad un chioschetto su Strada Mureşenilor (ma ce ne sono svariati) e condito con miele e noci, e con cappuccini/caffè/smoothies ottimi presi al caffè/ex-farmacia di via Micheal Weiss. Bella atmosfera e tante famiglie allegre!

Lasciamo Braşov dopo una sosta alla Biserica Negra (la chiesa nera), ieri chiusa, e prendiamo la via di Sibiu, l’altra grande città della Transilvania. Parcheggiamo proprio sotto le mura e ci inoltriamo nel centro. Anch’esso bello, elegante, ben tenuto e pieno di turisti. In un paio d’ore, lo giriamo e chiamiamo un numero indicato sulla guida: la pensione di Irina nel vicino villaggio di Talişca.

Si tratta di una pensione grande e piuttosto affollata, Irina è abituata a ospitare e ha una mentalità evidentemente “turistica”, il che ci fa pensare ancora una volta con rimpianto al nostro Maramureş e alla nostra Bucovina! Ma la casa è molto bella, ha un giardino graziosissimo e la camera ha un’enorme finestra che dà sul fiume e sul bosco. Il villaggio consta di due stradine fiancheggiate da case, una bella chiesetta azzurra e il fiume, per l’appunto. Tutto è molto ordinato e civile. Ceniamo con una coppia di giovani genitori francesi con la loro bimba, Irina ci prepara un sacco di buona roba ma niente di davvero tipico ed entusiasmante.

Dopo un’altra passeggiata nel villaggio (completamente buio, prima che si accendano i lampioni), andiamo a dormire, col rumore del fiumicello in sottofondo..

X GIORNO: TALIŞCA-TIMIŞOARA

Per fare colazione, dobbiamo attendere che alla tavolata da 20 di casa di Irina si liberi qualche posto.. e riusciamo solo ad assaggiare qualcuna delle numerosissime pietanze proposte. Il tempo è bello e caldo, e noi intraprendiamo la parte più faticosa del viaggio: circa 6 ore ci separano dalla meta di stasera e poi domani sarà un intero giorno di strada…

All’inizio, la via verso Timişoara è dritta, trafficata e monotona. Poi ci inoltriamo in nuove campagne, attraversiamo Lugoj, e ci fermiamo a fare uno spuntino nella prima vera trattoria per viaggiatori trovata in questi 10 giorni. Mangiamo insalata, pomodori, omelette e una magnifica crèpe con cioccolato e panna.

Arriviamo a Timişoara nel primo pomeriggio. Ci spingiamo in macchina fino alla strada dove sorge l’ufficio turistico, e lì chiediamo dove si trovano alcuni degli hotel consigliati dalla guida. Ne scegliamo uno centralissimo ed economico: l’Hotel Central. Dove ci accoglie un receptionist straordinariamente gentile che parla un ottimo italiano. La camera è comoda e carina, l’hotel ancora più chic dell’Hotel Da Santo di Ferrara (!) e paghiamo solo 30 euro.

Partiamo alla scoperta del centro: davvero bello! Piazze, vie pedonali, teatri, chiese, università… una città moderna, piena di giovani e dall’atmosfera allegra. Ci fermiamo a bere uno smoothies nella bella Piața Unirii (piena di localini con i diffusori di acqua vaporizzata) e andiamo a cena sul terrazzo della Casa cu Flori, un ristorantino consigliato dalla guida ma troppo internazionale e chic per i nostri gusti. Facciamo un bel giro fino al fiume (il lungofiume costellato di bar e giovani ricorda la Senna) e rientriamo un po’ mogi in Hotel: il nostro viaggio, purtroppo, volge al termine..

BYE BYE ROMANIA

Dopo un’abbondante colazione nell’ospitale Hotel Central e altre due chiacchiere col simpatico receptionist, ci mettiamo in macchina per la nostra ultima ora di strada rumena… Poco prima del confine con l’Ungheria, riacquistiamo la vignetta e spendiamo gli ultimi Lei in biscotti e bibite che serviranno a sfamarci fino all’arrivo a Spalato, in Croazia..

Ci sentiamo tristi e felici al contempo. Ritornare alla modernità, al caos, alla folla… non ci entusiasma. Ma è bello sapere che, poco più a est della nostra Italia, si estende un paese grande e accogliente, abitato da gente cortese, in cui certo faremo ritorno per scoprirne altri scorci, altri aspetti, ed allargare così il nostro spesso ristretto concetto di Europa.



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