Tour della tunisia + settimana mare a madhia

TOUR DELLA TUNISIA + SETTIMANA MARE A MADHIA (…e in appendice preziosi consigli di viaggio)Sono molti i motivi che hanno spinto me e mio marito a scegliere la Tunisia come meta per le nostre vacanze estive: il fascino particolare che su di noi esercitano i paesi di cultura araba, con i loro tipici colori, profumi e tradizioni; il paesaggio...
Scritto da: BEATRICE1973
tour della tunisia + settimana mare a madhia
Partenza il: 16/06/2003
Ritorno il: 30/06/2003
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
TOUR DELLA TUNISIA + SETTIMANA MARE A MADHIA (…E in appendice preziosi consigli di viaggio)

Sono molti i motivi che hanno spinto me e mio marito a scegliere la Tunisia come meta per le nostre vacanze estive: il fascino particolare che su di noi esercitano i paesi di cultura araba, con i loro tipici colori, profumi e tradizioni; il paesaggio che sapevamo avremmo trovato nel sud del paese: il deserto del Sahara, le splendide oasi con sorgenti e verdi palme da dattero; gli interessanti siti archeologici; il bel mare pulito; la possibilità di fare una vacanza con un eccellente rapporto qualità/prezzo in un pezzetto d’Africa raggiungibile con un breve volo aereo dall’Italia! Ci interessava partire alla scoperta storica di questo paese, che conserva molteplici testimonianze del susseguirsi delle grandi civiltà del passato. Basti pensare ai Fenici, suoi primi colonizzatori, nonché fondatori della celebre Cartagine, o al suo passato di colonia romana, in seguito vandala, bizantina, araba e turca e infine francese (fino all’indipendenza nel 1956 ).

Il viaggio da noi scelto ha unito un tour molto classico, alla scoperta delle principali località turistiche del paese, ad una settimana di riposo sulla bella costa tunisina. Questa la cronaca del ns. Viaggio: 1° giorno: Italia–Tunisia Partiamo da Bologna in tarda serata con un volo Tunisair e arriviamo a Monastir, uno dei maggiori centri turistici del paese, dopo 1 h e 30 min. Di viaggio. A bordo dobbiamo compilare un piccolo cedolino bianco, che dovremo conservare sino alla fine del viaggio e restituire in aeroporto all’ultimo controllo documenti.

All’aeroporto, piccolo e pulito, troviamo la ns. Guida ad aspettarci. Si chiama Khaled ed è un Tunisino che, scopriremo presto, è originario del sud del paese, “nato nel Sahara”, precisa orgoglioso, “in mezzo al deserto, sotto ad una tenda, da famiglia beduina”.

Ci preleva dall’enorme bolgia di turisti vomitati dai tanti aerei in arrivo dall’Italia e ci spiega che a fare il tour del paese saremo solo in quattro: i ns. Compagni sono sull’aereo che arriverà in nottata da Milano. Tutti gli altri 250 passeggeri vanno al mare.

Khaled ci carica su una jeep, che sarà il ns. Mezzo di trasporto per una settimana, e ci porta in pochi minuti in bell’ hotel, dove compiliamo i moduli di accettazione (lo si fa per ciascun hotel in cui si pernotta) e andiamo subito a nanna.

2° giorno: MONASTIR- CARTAGINE-SIDI BOU SAID- TUNISI (250 km ca.) A colazione conosciamo la coppia con cui viaggeremo: sono due siciliani di mezza età, che vivono a Milano. Sono molto gentili e con loro ci troveremo molto bene. Come noi sono stupiti dal fatto che ci siano così poche persone interessate alla parte culturale del paese. La guida osserva che alcuni si fanno spaventare dal caldo, ma giugno, assicura, è ancora accettabile per muoversi in tour. Poi, aggiunge, la Tunisia è di gran richiamo per le famiglie con bimbi piccoli, visto i prezzi convenienti proposti. Così se ne vanno tutti 7 o 15 gg. Al mare. Tutti a parte noi, ovviamente. Partiamo di primo mattino per la capitale della Tunisia. Il viaggio è piacevole e il paesaggio davvero bello: si susseguono infinite distese di grano mietuto e uliveti. E poi fichi e fichi d’India, oleandri in fiore e tante piante verdi. Il clima che ci accompagnerà per tutto il tour è favoloso: caldo secco e ventilato, mai non oltre i 35°. Percorriamo veloci la diritta autostrada che ci porta al nord, con la jeep siamo veloci e viaggiamo oltre i 100 km. Orari, altro che in pullman! La prima cosa che visitiamo è il sito archeologico della celebre Cartagine, che con i suoi tremila anni di storia è considerata uno dei patrimoni dell’umanità. Cartagine fu l’antica e orgogliosa avversaria di Roma, contro la quale si batté nelle “guerre puniche”, tra 265 e 146 a.C. La prima guerra punica durò ben 22 anni e si conclude con la vittoria dei Cartaginesi, che fecero prigioniero il console romano Attilio Regolo. La seconda guerra punica è rimasta celebre per le gesta di Annibale, che attraversò le Alpi con gli elefanti e sconfisse l’esercito romano sul lago Trasimeno (217 a.C.) e poi a Canne (216 a.C.). I Romani ribaltarono l’esito della guerra vincendo a Utica (204) e a Zama, grazie al sapiente comando di Scipione. Infine, con la terza guerra punica, Cartagine venne completamente distrutta: nel 149 a.C. Il tribuno militare Scipione Emiliano sbarcò in Africa con 80.000 uomini e assediò Cartagine per tre anni, fino al 146 a.C., quando la rase al suolo e ridusse in schiavitù i suoi 50.000 abitanti superstiti. Le speranze del senatore Catone (sua la celebre frase “Cartago delenda est” -Cartagine deve essere distrutta-) erano state esaudite e Roma aveva ottenuto il completo controllo di tutto il Mediterraneo occidentale. Le rovine che visitiamo sono pertanto romane e non puniche: non bisogna dimenticare, infatti, che dopo la definitiva sconfitta contro i Romani, Cartagine fu sottoposta ad una accurata opera di demolizione. Il sito archeologico è molto suggestivo: si snoda dalla collina al mare ed è immerso nel verde, tra le tante piante di mimose e melograni. Il sito inoltre è estremamente grande e i principali luoghi di interesse sono a notevole distanza l’uno dall’altro. Dalla Collina di Byrsa (letteralmente “pelle del toro”, dalla leggenda della fondazione della città da parte della regina Didone nell’847 a.C.) si domina l’intera area e si può godere uno splendido panorama. Ai suoi piedi, si trova la colossale Cattedrale di San Luigi, costruita dai Francesi nel 1890 e dedicata al re-santo del XIII secolo, morto a Cartagine nel 1270 nel corso della VIII crociata. La chiesa, sconsacrata e chiusa per anni, è stata restaurata e riaperta al pubblico. L’anfiteatro romano sembra essere stato uno dei più grandi dell’impero, sebbene oggi rimanga ben poco a testimonianza del suo glorioso passato, dal momento che la maggior parte delle sue pietre sono state utilizzate per altre costruzioni nei secoli successivi. Enormi cisterne costituivano la principale fonte idrica per Cartagine durante l’epoca romana. Oggi purtroppo si trovano in un avanzato stato di degrado.

Le Terme di Antonio si trovano verso il mare e colpiscono per le loro dimensioni: sono davvero suggestive e ben conservate.

Ancora più a sud si trova il Quartiere Magon, un altro parco archeologico sul mare, dove recenti scavi hanno portato alla luce un’interessante zona residenziale. Nel 1921 fu scoperto il Santuario di Tophet, il luogo sacrificale dove i figli primogeniti dei nobili cartaginesi venivano uccisi e bruciati per placare gli dei Baal Hammon e Tanit. Il sito ci piace e ci emoziona, a picco com’è sul mare blu.

Proseguiamo poi per il pittoresco villaggio di Sidi Bou Said, una delle più celebri località della Tunisia. L’incantevole paesino si trova a picco sul mare ed è famoso per la sua bellezza. Amato da personaggi celebri come la scrittrice francese Simon de Beauvoir, il pittore tedesco Paul Klee e lo scrittore spagnolo Miguel Cervantes, che vi hanno soggiornato, Sidi Bou said ci appare come un delizioso e perfetto borgo arabo-andaluso: stradine pavimentate, case bianche con portali e finestre dipinte di blu, graziose verande in legno lavorato, bouganville e fiori di gelsomino ovunque, che ragazzini in costume tipico vendono ai turisti in graziosi cestini di paglia.

Il centro dell’attività nel villaggio è la piazzetta di ciottoli, Place Sidi Bou Saïd, su cui si affacciano numerosi caffè, bancherelle di dolci e negozi di souvenir. Non mancano i tanti pittori improvvisati che vendono i loro graziosi acquerelli ai turisti. La via principale del paese porta dritto al celebre Café des Nattes, dove gustiamo un ottimo tè alla menta e pinoli, accompagnato da dolcissimi biscotti alle arachidi e miele; dalla terrazza ci godiamo un magnifico panorama sul mare blu e la baia sottostante. Lasciamo il delizioso paesino e sostiamo per il pranzo: la cucina tunisina non offre molti piatti, ma è piuttosto buona (vd. Appendice finale). Per il primo pranzo ci offrono alcuni piatti tipici: la salsa harissa, le ottime olive, il croccante brick. Poi arriviamo a Tunisi: una città grande (circa 3.000.000 abitanti, praticamente un tunisino su tre vive nella capitale), ma dall’atmosfera tranquilla e rilassata. Il centro storico è raccolto e facile da girare. La medina, davvero bella, è il centro storico e culturale della città; risale al VII secolo d.C. E nel 1981 è stata dichiarata dall’UNESCO Patrimonio mondiale dell’Umanità.

La medina ospita la Moschea Zitouna (IX secolo), nella cui sala centrale per la preghiera ci sono 200 colonne recuperate dalle rovine della Cartagine romana. Purtroppo i non musulmani possono accedere unicamente al cortile. I prezzi qui più alti rispetto alle altre medine, ma ovviamente la scelta è maggiore: i negozietti traboccano di ogni genere di souvenirs: boccette per i profumi, spezie aromatiche, scacchiere di legno di ulivo, costumi tradizionali, splendide gabbie per uccelli, finemente lavorate, vasellame in quantità.

L’unica cosa che abbiamo trovato qui, e solo qui, sono i piatti di ceramica traforati. Le contrattazioni valgono anche in Tunisia, ma i venditori sono meno insistenti che in altri paesi arabi. Tutti parlano italiano, non accettano né euro né dollari. Ricordate di offrire sempre la metà di quanto richiesto e poi patteggiare da quella cifra. Il passato di colonia francese è rintracciabile nelle strade del centro città, ampie e alberate, fiancheggiate da palazzi in stile francese, e dalla presenza di diversi caffè e pasticcerie. In centro si trova la Cattedrale di San Vincenzo de’ Paoli, la cui struttura è il frutto di una straordinaria e curiosa fusione di stili contrastanti: gotico, bizantino, nordafricano. Da non perdere la visita al MUSEO BARDO, dove sono conservati reperti cartaginesi, romani, del periodo paleocristiano e di quello arabo islamico. Il Museo, istituito nel 1882, è ospitato in un antico palazzo del XIII secolo, residenza, in passato dei Beys (governatori) della Tunisia. Già di per sé la bellezza del palazzo varrebbe una visita: gessi, piastrelle in ceramiche e lampadari davvero splendidi. Bisogna inoltre ricordare che, insieme al Museo del Cairo, il Bardo è considerato il più ricco dell’Africa, con i suoi sei reparti: preistorico, punico, greco, romano, pagano, paleocristiano e arabo mussulmano. Qui si trova la più ricca collezione di mosaici romani del mondo. Fra i tanti capolavori segnaliamo il mosaico di Virgilio che scrive l’Eneide, unica raffigurazione esistente del divino poeta. Molti mosaici raffigurano scene di caccia, pesca, giochi e lavori dei campi e illustrano in modo efficace la vita quotidiana degli antichi romani. Pregevole è anche la raccolta di statue romane. 3° giorno: TESTOUR-DOUGGA-THUBURBO MAJUS (285 km) Di buon mattina partiamo per Testour, l’antica Tichilla ricostruita nel XIII sec. Dai mori cacciati dalla Spagna.

Quando scendiamo dalla jeep, nella piccola piazza del paese, gli abitanti pigramente seduti al bar a chiacchierare, tutti rigorosamente maschi (niente donne ai bar!), ci guardano con curiosità: in effetti siamo gli unici turisti in giro.

Ci addentriamo nel paesino addormentato e andiamo ad ammirare l’esterno della Moschea, che si distingue per il suo minareto di stile andaluso alla base e tunisino alla cima. Ovviamente neppure qui possiamo entrare, dato che siamo cristiani. Il bello però della moschea, assicura la guida, è l’esterno, perché vi compaiono le stelle di David, a ricordare che arabi e ebrei arrivarono qui insieme a cercar rifugio dai cristiani che li perseguitavano in Spagna! Ah! Dopo la breve tappa, proseguiamo per Dougga, una delle città romane più conservate dell’Africa del Nord. Il sito è davvero splendido. Anche qui siamo i soli turisti. La guida ci dice che possiamo girovagare a ns. Piacimento e starci finché ci pare. Mi pare un sogno! Un sito immenso tra ulivi e fichi d’india, immerso nel silenzio interrotto solo dalle cicale e dal ragliare di qualche asinello che pascola e bruca tra i cespugli spinosi. Che bellezza! Le rovine si estendono sul fianco di una collina, e coprono una superficie di circa 25 ettari. Dougga fu una delle residenze reali sotto i regni di Massinissa e Micipsa. Grazie alle donazioni dei notabili di Dougga, la città costruì dei grandi monumenti pubblici sul modello romano, diventando municipio nel 205 d.C. E colonia nel 261 della nostra era. Assolutamente da visitare è il teatro, da 3500 posti, ricavato nel fianco della collina e fatto costruire nel 188 d.C. Da uno dei ricchi abitanti della città. D.C.: le gradinate circondano l’orchestra dove la parte posteriore era dei posti mobili destinati agli altri dignitari. L’edificio testimonia eloquentemente la ricerca e la qualità tecnica degli edifici per gli spettacoli romani nell’Africa del nord. Dougga è celebre soprattutto per il campidoglio, tempio dedicato a Giove, Giunone e Minerva in onore degli imperatori Marco Aurelio e Lucio Vero. Costruito nel 166-169 d.C. È composto da una scala dà l’accesso a un portico che precede la cella. Nel tratto nordest del lastricato è incisa una grande rosa sulla quale diversi ritratti segnano i limite e il centro di ciascuna delle zone dei dodici venti i cui nomi sono scritti sulla pietra. Il portico, che si trova a 8 m da terra, è sorretto da sei enormi colonne scanalate. La rappresentazione scultorea del fregio si è conservata sino al giorno d’oggi in eccellenti condizioni e ritrae l’imperatore Antonino Pio prigioniero di un’aquila. All’interno del monumento, si trovava un’enorme statua di Giove, di cui vengono conservati alcuni frammenti nel Museo del Bardo a Tunisi. A poca distanza, si trova la Casa di Dioniso e Ulisse, in passato una sontuosa residenza nella quale venne rinvenuto il mosaico di Ulisse incantato dalle sirene, oggi esposto al Museo del Bardo. Dougga è un sito che vi consigliamo di cuore di visitare! Sostiamo per il pranzo in un locale particolare: l’unico ristorante in Tunisia ad offrire carne di cinghiale, vietata dall’islam. Viene servita come spezzatino e accompagnata ad ottimo riso. Ci abbuffiamo allegramente e ripartiamo. Proseguiamo poi per Thuburbo Majus, 55 km a sud Tunisi, dove si trovano altre interessanti rovine romane, che conservano mosaici molto interessanti (i più belli però oggi si trovano al Museo del Bardo di Tunisi). Anche qui siamo gli unici turisti.

I resti della grande città si estendono su una superficie di circa 40 ettari. Nel sito archeologico si possono ammirare il Campidoglio, un tempio in stile corinzio, le cui splendide colonne dominano il foro. Una scala occupa l’intera larghezza del monumento la cui facciata, che presentava inizialmente sei colonne corinzie scanalate, ne conserva ancora quattro, di 8,5 m di altezza. Questo campidoglio che imita quello di Roma è dedicato agli imperatori Marco Aurelio e Commodo.

Anche il foro è davvero splendido: era il cuore della vita pubblica della città e con la sua enorme superficie di circa 2.400mq. è il più vasto dei siti romani della Tunisia. Anche le terme sono imponenti (1.600 mq) e risalgono all’inizio del III secolo d.C. Altri monumenti sono il Tempio di Mercurio e il Tempio della Pace, il portico di Petronio, e altri imponenti palazzi e piccole abitazioni di epoca bizantina. Visitiamo il sito in tranquillità, accompagnati anche qui dal solo cicaleccio delle cicale. Poi rientriamo a Tunisi, davvero entusiasti delle due visite.

4° giorno: KAIROUAN – OASI DI TAMERZA E CHEBIKA – TOZEUR (500 km) Di buon mattino partiamo per la tappa più lunga e faticosa del viaggio: quasi 500 km che, attraverso le pianute tunisine, portano al deserto.

Dopo alcune ore di jeep arriviamo a Kairouan, la quarta città santa dell’Islam dopo La Mecca, Medina e Gerusalemme. Khaled ci spiega che una credenza popolare racconta che sette pellegrinaggi a Kairouan possono sostituire il pellegrinaggio alla Mecca! La città vive essenzialmente di pellegrinaggi religiosi, turismo “straniero” e artigianato: qui, infatti, si tessono i tappeti più preziosi della Tunisia. Kairouan fu fondata nel 670 d.C. E nacque come accampamento militare da cui il nome Qayrawan, “luogo di sosta delle carovane”. Benché situata in una delle regioni più aride del Paese, la città conobbe una florida vita economica, poiché occupò il punto nodale di incontro di tutte le rotte carovaniere, che dal sud desertico si dirigevano a settentrione e al mare. La mura di mattoni della città racchiudono splendidi mausolei, come quello di Sidi Saheb, dedicato ad Abou Zamaa Al-Balaoui, uno dei compagni del Profeta, di professione barbiere. Fedele amico e servitore di Maometto, alla morte del profeta strappò tre peli dalla sua barba e li portò con sé fino alla morte. Sia il corpo del barbiere che i peli della barba del profeta sono conservati nel mausoleo e sono diventati oggetto di culto e ragione di pellegrinaggio per tutti i fedeli. La moschea è davvero splendida: una profusione di stucchi, intarsi, maioliche ed eleganti colonnati. Il tour prevede anche la visita della Grande Moschea (VII° sec. D.C.), che si trova nella parte nord-orientale della medina. L’esterno della Moschea è estremamente semplice e lineare, senza decorazioni.

L’accesso per i non musulmani è consentito da una delle otto porte. Il minareto quadrato che domina sul cortile interno è alto oltre trenta metri ed è il più antico esistente al mondo, conservando una parte (quella in basso) risalente all’ VIII secolo.

Sbirciamo all’interno della sala delle preghiere (qui non possiamo accedere) che conserva 414 colonne tolte ai vari siti archeologici del paese, compresa Cartagine. Una curiosità: in un lato della sala ci sono alcune colonne molto vicine tra loro. Si dice che servano a misurare se si è abbastanza magri per andare in Paradiso. Ahi, ahi, mi sa che allora ho scarse possibilità di accedervi!!! Facciamo poi un breve giretto per la medina, davvero graziosa, ma i venditori eccessivamente appiccicosi e i prezzi non eccezionali sconsigliano gli acquisti: aspetteremo migliori occasioni per lo shopping. Sostiamo lungo la strada in un ristorantino che ci offre un pranzetto abbastanza modesto, comunque meglio stare leggeri, che la strada è ancora lunga! Nell’avvicinarci a Tozeur facciamo una deviazione, dal momento che abbiamo deciso un fuori programma: la visita delle oasi di montagna, consigliate dalla guida.

La prima che incontriamo è Tamerza. Khaled si ferma in un punto panoramico che ci consente di ammirare i resti del piccolo villaggio totalmente distrutto dalle piogge torrenziali del ’69, di cui restano solo parte delle mura color ocra. Quindi attraversiamo lo splendido palmeto dell’oasi: le palme verdissime sono cariche di frutti: Khaled ci spiega che ciascuna palma dà circa 100 kg di datteri. Usciamo dal grande palmeto e raggiungiamo, con una piccola deviazione, la cascata dell’oasi. Parcheggiamo la jeep in un piccolo piazzale stipato di fuoristrada e immancabili bancarelle di souvenirs intorno e camminiamo verso la gola dove cade, con un bel salto, la cascata. Scalini scavati nella roccia consentono si scendere sino al piccolo bacino d’acqua che si è formato, dove è possibile bagnarsi.

Qui troviamo tanti turisti e forse la ressa improvvisa, dopo giorni di solitudine, ci fa passar la voglia del bagnetto ristoratore. Troppa poca poesia! Intorno il paesaggio è fatto di montagne brulle e rocce dalle forme curiose. Procediamo per la seconda oasi, Chebika, circa 20 km più a nord. La strada è tortuosa, ma sempre asfaltata e in buone condizioni e si arrampica tra le montagne rocciose. Arriviamo anche qui in un parcheggio, ampio questa volta, e lasciamo la jeep. C’è anche un piccolo bar, dove facciamo scorta d’acqua. Da qui scendiamo lungo una ripida scalinata verso il bel palmeto. La passeggiata si snoda tra il verde ed è estremamente piacevole. Scalette scavate nella roccia e sentieri portano facilmente fin sopra alla collina, da dove si ammira un paesaggio sconfinato sul deserto. Anche Chebika ha la sua cascata, minuscola, da cui beviamo sorsi di acqua fresca. Qui, fortunatamente, siamo quasi soli: oltre a noi pochissimi altri turisti. Frotte di bambini ci corrono incontro per venderci collanine e fossili. Questa zona è infatti di grande interesse per i paleontologi: nelle rocce si ammirano i resti delle conchiglie preistoriche, risalenti all’epoca in cui qui c’era il mare. La passeggiata attraversa anche l’antico paese, ora del tutto disabitato e utilizzato come set cinematografico: qui, ad esempio, fu girato “Il Messia” di Roberto Rossellini (1975).

Soddisfatti dell’escursione, partiamo per Tozeur, attraversando il lago salato di Chott el Gharsa. Finalmente arriviamo all’oasi di Tozeur. Non posso fare a meno di canticchiare tra me e me la canzone “I treni di Tozeur”, che il cantautore Franco Battiato nel 1985 dedicò all’oasi: “E, per un istante, ritorna la voglia di vivere a un’altra velocità… Passano ancora lenti i treni per Tozeur…” Ci sistemiamo all’Hotel Abou Nawas Tozeur, un albergo davvero bello: prima di cena ci tuffiamo nella fresca piscina per un bagno ristoratore! La sera, cullati dal tiepido vento del ghibli, gustiamo una deliziosa cena e i tanti dolci tipici. 5° giorno: TOZEUR – NEFTA- CHOTT EL JERID – DOUZ (160 km) La zona di Tozeur è molto frequentata dai cineasti: fra queste dune sono stati girati film come “Il paziente inglese”, “Pirati” di Polanski e molte delle scene della saga di “Guerre stellari”. In mattinata, infatti, Khaled ci porta a vedere il set cinematografico allestito per il film “STAR WARS EPISODIO I – LA MINACCIA FANTASMA“ (2000). Il set di cartapesta, ancora in piedi, si trova in pieno deserto, tra dune di sabbia che ci divertiamo a salire e scendere con la jeep. Ci insabbiamo, ovviamente, e scendiamo tutti a spingere! Per noi è l’ennesimo ritorno nel Deserto del Sahara, dopo la visita alle indimenticabili dune rosse del deserto marocchino (3 anni fa) e alla nostra permanenza di alcuni gg. Nell’affascinante deserto egiziano (solo 4 mesi fa). Siamo incuriositi all’idea di scoprire anche il deserto tunisino, che sappiamo essere composto da deserto di sabbia fine, deserto di sale e deserto di roccia. Dopo la visita, anche qui noi 5 soli in mezzo al nulla, solo 3 venditori sbucati dal nulla ad offrirci collanine, torniamo a Tozeur per visitare l’oasi, famosa per la sua architettura davvero singolare, fatta di costruzioni a volta e tradizionali metodi di decorazione geometrica fatta con i mattoni.

La cittadina è raccolta intorno al grazioso quartiere antico della città, Ouled el-Hadef, risalente al XIV secolo d.C. E nasconde splendidi giardini dall’esuberante vegetazione.

Il palmeto di Tozeur è il secondo più grande del paese: 200 sorgenti disseminate su un territorio di 10 kmq. Alimentano ben 200.000 palme! Questo è il luogo perfetto per acquistare le famose “rose del deserto”, una varietà particolare di gesso di color rosso mattone; belle anche le coperte di lana, i copricapo realizzati con la morbidissima pelle di dromedario e i cesti in fibra di palma. Qui abbiamo acquistato uno splendido vaso tuareg. Comprate anche i datteri, che in questa zona sono davvero buonissimi! Non ci perdiamo la visita del Museo etnologico di Dar Cherait per conoscere l’immenso patrimonio di natura, storia, arte e cultura tunisina. La sede del museo è davvero suggestiva e conserva una vasta collezione di ceramiche e antichità, una galleria d’arte, e alcune stanze con la ricostruzione della vita tunisina del passato. Si possono ammirare la stanza dell’ultimo bey, un hammam e una tenda beduina. Per chi ne avesse il tempo (e la voglia), a Tozeur c’è un piccolo Zoo del Deserto, dove è possibile osservare volpi del deserto, gazzelle, salamandre, scorpioni e varie vipere del deserto. C’è anche un dromedario che beve Coca Cola: il guardiano ci assicura però che in realtà gli danno acqua con uno solo goccio della nota bibita americana. Meno male! Ci sono anche due leoni, un po’ tristi, nelle loro spoglie gabbie. Insomma, abbiamo vissuto la cosa con un misto di curiosità e tristezza… Partiamo poi alla volta di Nefta, per ammirare la cittadina e la sua oasi. L’architettura tipica di Nefta è fatta di case in mattoni color terra e cupole bianche: la spiritualità degli abitanti si mostra nella presenza di un centinaio di marabutti (case degli uomini santi) e ben 24 moschee. Nefta e’ un piccolo paradiso rigoglioso dal bel clima secco, dove non mancano strutture alberghiere di altissimo livello, ottimi ristoranti e mercati variopinti con articoli di artigianato locale di buona fattura. Da un punto panoramico ammiriamo la Corbeille, la conca che ospita la splendida oasi di Nefta: un’ oasi artificiale creata negli anni ’60. Si dice che ci siano 400.000 palme da dattero irrigate da 150 sorgenti e 2.100 pozzi. Bellissimi sono anche i campi coltivati ad henné e ortaggi. Anche Nefta racchiude un centro antico davvero affascinante, con splendide decorazioni alle porte e sui muri.

Una curiosità: poco distante da qui, è stato girato “Per amore, solo per amore” (1993), film che racconta della storia d’amore tra Giuseppe e Maria, con Diego Abatantuono nel ruolo del protagonista.

Rientriamo a Tozeur, dove ci aspetta un pranzo davvero particolare: la guida ci offre un piatto di tenerissima carne grigliata, che mangiamo golosamente. Solo alla fine ci viene detto che si tratta di giovane dromedario! Slurp, davvero buono! Pareva vitello… Nel primo pomeriggio attraversiamo il grande lago salato di Chott El Jerid. Il lago è davvero immenso (quasi 5.000 kmq.), ma rimane asciutto per la maggior parte dell’anno: si trasforma in laguna solo durante la breve stagione delle piogge. E’ questo il deserto di sale, che ci colpisce per il paesaggio lunare dalla superficie bianca e luccicante. Qui il regista Lucas ha girato alcune scene di Guerre Stellari, quelle con i crateri sui bordi dei quali il giovane Skywalker sedeva guardando i soli gemelli del pianeta Tatooine. Il lago è attraversato a metà da una strada sopraelevata di un paio di metri, dalla quale ammiriamo il paesaggio e cerchiamo di scorgere i miraggi, tipici in questa zona, che nascono dal riflesso della luce sui cristalli di sale. Sostiamo lungo la strada per una breve sosta in un piccolo caffè sorto così in mezzo al nulla, dove compriamo datteri, acqua fresca e graziosi portacandele di ceramica: ne compro 3 per 10 dinari. Usciamo dalla strada per un piacevole fuoripista: la jeep passa agevolmente sui crepacci e le rocce di sale. Ci fermiamo ancora, per vedere da vicino le pozze d’acqua salatissima che si aprono nell’arido terreno Approfittiamo della pausa per fare un delizioso pediluvio nell’acqua salata: delizioso! La guida ci spiega che purtroppo si tratta di sale non commestibile e infatti la Tunisia lo esporta in Europa, Italia compresa, dove poi viene usato sulle strade quando c’è neve.

Arriviamo infine a Kebili, una piccola oasi a pochi km. Dalla più nota oasi di Douz, la “porta del deserto”. Dopo tanto deserto abbiamo proprio voglia di un bel tuffo in piscina! Ci riposiamo a lungo nella piscina dell’ hotel e ci rilassiamo pregustando l’escursione dell’indomani, alle dune di sabbia bianca.

6° giorno: DUNE DI ZAAFRANE-DOUZ-GABES-MATMATA-SFAX (280 km) Un’esperienza davvero carina da fare è la tradizionale “dromedariata” alle dune di Zaafrane. E’ così possibile ammirare il bel deserto bianco tunisino, che non è del tutto spoglio come quello visto in Egitto, bensì abbellito da ciuffi di palme che sbucano qua e là. Ovviamente non perdiamo l’occasione. Khaled ci consegna nelle mani di un anziano tunisino che ci fa issare, uno per uno, su dromedari dall’aria placida. Poi ci conduce, lui a piedi e noi in fila, per il deserto. E’ un vero spettacolo. Anche qui solo noi. Soli nel nulla, verso le morbide e belle dune di sabbia bianca sullo sfondo. I dromedari sono abbastanza tranquilli, solo il mio scalcia, probabilmente infastidito dalle mosche. Dopo un’oretta ci fermiamo tra le dune. Togliamo subito le scarpe e corriamo felici su e giù. La sabbia è finissima e fresca, pare borotalco. Ci divertiamo a correre e rotolarci tra le dune: il clima è splendido, deliziosamente ventilato. E’ incredibile a dirsi, ma non sudiamo; abbiamo solo molta molta sete, perché con questo caldo si perdono comunque molti liquidi. La passeggiata, tra andata e ritorno, dura 1 ora e mezza. Io la consiglio, anche se è possibile accusare, il giorno dopo, indolenzimento alle gambe: il dromedario non è il massimo della comodità! Khaled ci porta a casa sua, nell’oasi di Douz. La sua famiglia, un tempo nomade e proprietaria di grandi allevamenti di dromedari e piantagioni di datteri, è ora stabile e vive in una casetta accanto alla sua, nel villaggio di Douz, un’oasi che seguita a conservare gelosamente i suoi usi e costumi. Il paese è famoso per l’artigianato (lavorazione delle pelli di dromedario, abiti di “stile” sahariano, gioielli berberi, allevamento del celebre “slughi”, il levriere del deserto). Qui ogni anno a dicembre si tiene l’importante “Festival del Sahara”, che richiama appassionati di ogni parte del mondo. C’è anche un piccolo, ma interessante “Museo del Sahara” che illustra le usanze delle tribù berbere.

La casa di Khaled è graziosa e arredata con buon gusto: pochi mobili dalle forme arrotondate, bellissimi tappeti e cuscini ovunque, tendaggi colorati. Ha mura spesse che mantengono fresco l’interno, dove la luce penetra quasi timidamente. Ci offre un forte tè alla menta, preparato dall’anziana madre: ce lo serve caldo e dolce, accompagnato da teneri e mielosi datteri profumati di timo. Che peccato ripartire! Lasciamo Douz e ci mettiamo in viaggio verso Gabes, l’unica oasi marittima della Tunisia, situata sul golfo della Piccola Syrte. Un tempo antico emporio fenicio, di cui i romani fecero una fiorente colonia (l’antica Tacapa), Gabes possiede un’ immensa oasi ricca di palme da dattero e alberi da frutto. Ci fermiamo per visitare il mercato delle spezie: Gabes è nota soprattutto per la buona qualità del suo henné. Il mercatino è piccolissimo e affollato di ceramiche e spezie, vendute sfuse o in pratiche bustine. Qui si fanno buoni affari, i prezzi sono bassini. Proseguiamo poi per Matmata, località celebre per villaggio troglodita scavato nel tufo. La visita di Matmata è davvero suggestivo, quasi surreale: in un paesaggio lunare crivellato da giganteschi crateri le rocce del sottosuolo custodiscono le antiche abitazioni delle tribù berbere, in fuga, 10 secoli fa, dalle persecuzioni dei guerrieri Arabi. Intorno gli abitanti coltivano fichi, olivi, orzo e palme da dattero. Qui sono state girate scene del film “Indiana Jones e il Tempio Maledetto” (1984) e della prima trilogia di “Guerre stellari” (Star wars,The Empire strikes back e The return of the Jedi): per gli appassionati della saga si consiglia una sosta al bar dell’Hotel Sidi Driss, dove il regista Lukas ha ambientato la casa natale di Luke Skywalker. Le case, tutte molto simili, hanno un cortile scavato a circa 6 mt. Di profondità con le stanze che si aprono sui suoi lati; uno stretto passaggio collega il cortile alla superficie. Le abitazioni più grandi possono avere anche 2/3 cortili. Nei cortili sono situati grandi silos per il grano e l’orzo. Visitiamo un’abitazione (il villaggio è ancora abitato e conta circa 3.000 residenti), dove vive un’anziana e arzilla ottantenne, che troviamo intenta a macinare dell’orzo con una pesante macina. Ci mostra le stanze della sua casa, molto pulita e ordinata. Ci fa accomodare in cucina, un’ampia stanza a volta molto profonda con al centro un basso tavolo e piccoli sgabelli. Ci offre subito il solito tè caldo e forte e una ciotola di ceci e mandorle tostate, che sgranocchiamo volentieri.

Ci accomiatiamo dopo aver visto anche la stanza col forno dove si cuociono le pagnotte di pane, la stalla per le sue poche capre e ci spostiamo in un ristorante che voglio dimenticare: basti dire che mangio appena una patata e una carota bollite e 4 ceci. Sigh! Visitiamo dall’alto ancora un paio di case e poi partiamo per Sfax. Lungo la strada si attraversa un paesaggio quasi lunare e completamente brullo: anche qui hanno girato scene di Guerre Stellari, quelle degli spettacolari combattimenti tra navicelle spaziali. Arriviamo infine a Sfax, la seconda città della Tunisia, oggi importante centro industriale, commerciale e amministrativo del paese. Sfax è una città dall’atmosfera tranquilla e poco toccata dal turismo di massa. Il nostro hotel, in pieno centro, ci consente di uscire prima di cene visitare la medina, racchiusa da belle mura antiche del IX secolo. Che non sia turistica ce ne accorgiamo subito: gli abitanti ci osservano curiosi, i venditori ci guardano, ma stranamente non ci chiamano nei loro negozi e non insistono nel venderci qualcosa. I negozi della medina hanno abiti e merce destinata ai locali: compro una deliziosa borsetta rosa per 10 dinari appena! Ci fermiamo lungo la strada pedonale che conduce alla medina e compriamo delle frittelle salate, calde e buone, farcite di patate e uova. Una curiosità: alcune scene dello struggente film “Il paziente inglese” (1997) sono state girate nella parte vecchia della città. 7° giorno: EL JEM-PORT EL KANTOUI-SOUSSE-MONASTIR (130 km) Partiamo di primo mattino per El Jem, celebre per il suo importante Colosseo romano.

Nel I° sec. A.C. Qui sorgeva una fiorente città romana, chiamata Thydrus, un punto nevralgico per il commercio agricolo, grazie soprattutto alla cultura dell’olio, tra Africa e Impero Romano. Oggi, a testimonianza del glorioso passato, è rimasto lo splendido anfiteatro, iscritto dall’UNESCO assieme al sito sull’elenco del Patrimonio Mondiale. Il Colosseo si trova al centro della cittadina, praticamente circondato dalle case. E’ decisamente imponente e infatti ha dimensioni di poco inferiori a quello di Roma. Fu costruito tra il 230 e il 238 e ha una capacità di circa 30.000 posti a sedere.

E’ possibile arrampicarsi fino all’anello superiore e ammirare dall’alto l’arena in tutta la sua maestosità ed esplorare i due passaggi sotterranei nei quali animali e gladiatori attendevano di entrare nell’arena. E’ certamente uno dei luoghi più visitati della Tunisia e a ragione! Vi consiglio di non perdere l’occasione di visitarlo. Noi visitiamo anche il Museo dei Mosaici di El Jem, purtroppo in parte chiuso per restauri: è piccolo e suggestivo e conserva dei bei pezzi. Ricordo in particolare una splendida parete decorata a pergolati e grappoli d’uva! Il viaggio prosegue verso la costa tunisina, alla scoperta delle più famose località balneari del paese. Sostiamo nella celebre Port El Kantaoui, nota località turistica dall’aspetto mediterraneo. La cittadina fu creata dal nulla a metà degli anni ’60 e oggi è considerata la “Porto Cervo” del nordafrica. Molto chic e tranquilla, Port El Kantaoui ha un moderno e grazioso porto (capace di accogliere oltre 3.000 imbarcazioni), ordinate stradine sulle quali si affacciano edifici alti al massimo due piani, dipinti di bianco e con portoni e balconi di color azzurro. Non mancano i caffè e i tanti negozi. E’ il paradiso degli sportivi: è il luogo perfetto per praticare windsurf e vela; c’è anche il miglior campo da golf del paese (ben 73 ettari). La cittadine è indubbiamente bella, ma ha un non so che di costruito che mi lascia piuttosto indifferente. E’ anche molto cara: unico caso che per strada ci ha fatto pagare l’acqua ben 2,5 dinari! Proseguiamo per Scusse, una città moderna e dinamica, adagiata su una bellissima spiaggia di sabbia fine. Ospita alberghi e strutture modernissime, e una bella medina. A Sousse ha sede, tra l’altro, un importante museo di arte dei mosaici, con opere che vanno dal I al VI Secolo. Simbolo della città è il ribat, una fortezza a pianta quadrata con torri cilindriche agli angoli e a metà dei lati delle mura. Inizialmente avamposto militare, il ribat si trasformò poi in cenobio per monaci-guerrieri. A due passi c’è il Centro commerciale a prezzi fissi dove veniamo rinchiusi per oltre un’ora la Medina, insieme ad altri tantissimi turisti. Il negozio, a 3 piani, è grande e offre di tutto un po’, ma i prezzi non sono competitivi: fuori abbiamo speso molto meno. I coniugi milanesi, alla loro penultima giornata di vacanza, spendono parecchio, noi, invece, compriamo solo 2 dadi d’osso (!) e un piattino di ceramica (tot. 10 dinari): la guida ci sembra seccata! Ma ciccia!!!! Si vendica non portandoci nella bella medina, con il suo labirinto di stradine e bottegucce e ci riporta frettolosamente a Monastir, la più importante località balneare della Tunisia.

Torniamo all’hotel che ci aveva ospitato la notte del nostro arrivo. Pranziamo e poi usciamo per visitare la città che, oltre ad essere città di vacanze e divertimento, offre molte cose interessanti da vedere.

Innanzitutto la moschea Bourguiba, edificata negli anni Sessanta/Settanta in onore di Habib Bourguiba, ex presidente della Tunisia (dal 1956 all’87), considerato il Padre dell’indipendenza tunisina. La moschea è un bellissimo esempio di arte e architettura tradizionali, ha un’immensa sala di preghiera, costruita a volta, che poggia su ottantasei colonne di marmo rosa. Un’ampia cupola precede il Mihrab, ricoperto di mosaici dorati e ornato da colonnette d’onice. Si accede all’edificio attraverso diciannove porte scolpite in tek, opera di artigiani di Kairouan.

Figura ancora oggi molto amata dai Tunisini, Bourguiba guidò il paese all’indipendenza e a lui si deve un’importante opera di ammodernamento, con la lotta all’analfabetismo, l’estensione dell’assistenza sanitaria a tutti i cittadini, le leggi a tutela delle donne in caso di divorzio e l’obbligo della monogamia (la Tunisia e la Turchia sono i soli paesi arabi a vietare la poligamia, n.D.R.).

Non lontano sorge il mausoleo della famiglia Bourguiba, riconoscibile dai suoi due minareti di 25 mt. Di altezza che incorniciano una cupola dorata: qui sono conservate le tombe della famiglia Bourguiba. Sulla piazza davanti al mausoleo sorge il Monumento ai martiri, un’elegante costruzione ottagonale dedicato ai caduti della guerra di indipendenza contro la Francia.

Quasi d’obbligo la sosta di fronte al Ribat, il monastero-fortezza più celebrato della Tunisia e simbolo stesso di Monastir. La maestosa costruzione fu fondata dell’VIII secolo e caratterizzata dalle belle mura merlate e l’imponente torre di guardia. Noi insistiamo per entrare e salire sulla cima, per vedere la vista mozzafiato sul mare, che si presenta azzurro e blu, molto bello. Il Ribat accoglie al suo interno il Museo d’arte islamica Alì Bourguiba: conserva superbi manoscritti miniati, antichi tessuti, oggetti d’arte vetraria e di ceramica. Rientriamo in hotel, dove salutiamo la ns. Guida, che parte subito per Djerba. Il tour termina qui, con un pomeriggio di sole in spiaggia e una buona cenetta. Da domani: MARE! 8° giorno/15° giorno: Madhia In mattinata ce ne andiamo in spiaggia con i ns. Compagni di viaggio. Riposiamo e commentiamo il viaggio, che ci è molto piaciuto. Poi i saluti: i milanesi tornano a casa, noi proseguiamo per Madhia.

Ci sembrava un’ottima idea abbinare una settimana di interessante e intenso tour culturale ad una rilassante settimana balneare. Per noi, romagnoli un po’ anomali, non amanti delle chiassose e vivaci località turistiche della nostra costa, la scelta è caduta su Madhia, sulla costa centrale della Tunisia, famosa per la bellezza del mare e delle spiagge. In effetti tutti ci confermano essere quello il tratto più bello della Tunisia, e anche Khaled, la ns. Guida berbera che pure ha una casa a Djerba, ci aveva confermato che è il tratto di mare migliore. Meglio così! Noi l’avevamo scelta solo perché per il soggiorno balneare avevamo a disposizione un budget non propriamente elevato (circa 450 euro in due per pensione completa, comprensiva di bibite ai pasti), e la ns. Breve ricerca aveva dato come solo risultato un hotel a tre stelle di Madhia! Alle 11.30 un pullman passa a prenderci e ci porta a destinazione in un’ora e un quarto circa (sono 60 km. Da Monastir).

L’ hotel che ci ospita è enorme e popolato da famigliole di italiani e francesi. Ha bei giardini, dispone di una bellissima piscina, una discoteca (dove non abbiamo mai messo piede), un piccolo anfiteatro per gli spettacoli (tristini e in francese); c’è anche un attrezzato centro ippico. La ns. Camera, una delle 263 dell’ hotel, è piuttosto spaziosa e ha una bella vista sulle palme di un giardino, ha un comodo terrazzo, l’ aria condizionata, il telefono. A due passi il mare, davvero azzurro e pulitissimo! La settimana scorre tranquilla e un poco monotona. Il clima purtroppo peggiora e ci “regala” temperature altissime, sopra i 40° e un tasso di umidità altissima! Dulcis in fundo: gli ultimi giorni sono flagellati da un continuo e insopportabile vento di scirocco, che brucia la pelle e gli occhi. Ci spiegano che di solito un caldo simile si ha a luglio, mentre ad agosto è anche peggio, “davvero insopportabile”, assicurano i Tunisini. Anche peggio? E che è?! Già a noi sembrava un incubo così, ad agosto sarà come essere tra le fiamme dell’Inferno… La mia pressione cala mostruosamente: bevo litri d’acqua e chili di cocomero, la fame cala di botto e mi viene persino la tonsillite. Comunque non sono la sola: vedo che anche tra gli altri turisti è uno scambio di bustine di sali minerali, antipiretici, aspirine. Ahimè, il caldo eccessivo si paga! Il venerdì mattina, visto che mi sento discretamente, ce ne andiamo in taxi al mercato di Madhia.

La cittadina, diversamente da località come Port el Kantaoui e Hammamet, sorte praticamente dal nulla, vanta origini antiche: fu fondata nel 916 d.C. E nel corso del XIV secolo divenne la città più ricca della costa di Barberia.

La visita però non ci entusiasma: sarà il caldo sfrenato o la folla esagerata che affolla il centro e le bancarelle. Di bello c’è la Skifa el-Kahla, l’imponente porta di ingresso fortificata della medina, che è anche l’unica struttura che rimane della città originale. La medina è graziosa ed è ricca di negozietti e caffè. La via principale è la graziosa Rue Ali Bey, una stradina di ciottoli dove si susseguono tante bancherelle, molto economiche. Per un bel pouf di pelle paghiamo la modesta cifra di 20 dinari; per il servizio da tè di terracotta solo 15.

La piazzetta centrale di Madhia si chiama Place du Caire e qui sorge il bel portale di ingresso e il minareto ottagonale sul lato meridionale della Moschea di Mustapha Hamza, costruita nel 1772. La Grande moschea risale invece al 1965 ed è una copia dell’originale del 921 d.C., distrutto dalle truppe spagnole nel 1554. Dal centro, in pochi minuti si raggiunge il porticciolo, dal quale partono anche i velieri di legno per le gite mattutine e pomeridiane. Quando arriviamo il porto è quasi deserto. Le barche soon fuori a pesca. Io quasi mi sento svenire per il caldo e l’odore di pesce, che proprio detesto. Sempre per colpa del caldo esagerato (e sì che sono solo le 9 del mattino!) desistiamo dal raggiungere la grande fortezza turca del XVI secolo, il Bory el Kerib, posta sul punto più elevato della penisola, oltre la quale sorgono i resti del vecchio porto, il cimitero e il faro. Carichi di souvenirs torniamo in hotel. Questa sarà l’unica escursione da noi fatta. Caldo e problemini di salute ci hanno convinto a non strapazzarci oltre e ad accontentarci. Un informazione per chi vi ci si recherà: da Madhia parte un trenino che in circa 90 minuti porta sino a Scusse, passando anche da Monastir. Fateci un pensierino per una gita in autonomia! Alle reception degli hotel hanno il foglietto con gli orari del treno.

16° giorno: Tunisia-Italia Si torna a casa! Il viaggio è stato molto interessante. La Tunisia ci ha regalato bei paesaggi e interessanti siti archeologici. La costa si è rivelata graziosa e dal bellissimo mare! Per la comodità del viaggio (meno di due di aereo dall’Italia) e l’ottimo rapporto qualità/prezzo, vi consigliamo di cuore la visita di questo paese! Buon viaggio!

TUNISIA: notizie utili DOCUMENTI Per i cittadini italiani che viaggiano con un tour organizzato è sufficiente la carta d’identità valida per l’espatrio con il voucher di prenotazione dei servizi alberghieri o copia della convocazione. Per i minori, di età inferiore ai 15 anni, è valida la carta bianca, oppure l’iscrizione sul passaporto dei genitori. Per viaggi individuali serve il passaporto con validità minima di 3 mesi prima del rientro in Italia.

FUSO ORARIO Il fuso orario è uguale a quello dell’Italia. Un’ora in meno quando in Italia vige l’ora legale. LINGUA L’arabo è la lingua ufficiale e il francese è molto diffuso; nelle località turistiche più frequentate è ben compreso anche l’italiano.

VALUTA E’ necessario cambiare, perché nessuno accetta euro o dollari.

La moneta tunisina è il dinaro tunisino (TD), che equivale a circa € 0,75.

Il Dinaro si divide in 1.000 millesimi. Ci sono monete da 5, 10, 20, 50, 100 e 500 millesimi di dinaro, e banconote da 5, 10, 20, 30 dinari. Non ci sono limiti all’importazione di valuta estera. In Tunisia non si hanno problemi a cambiare tutte le principali valute europee oltre naturalmente ai dollari USA. Si ricorda di conservare le ricevute di cambio per la riconversione dei dinari non utilizzati, in quanto è vietato esportare valuta locale.

Le carte di credito più diffuse ed accettate senza problemi, sono la Visa e la MasterCard, ma nelle zone turistiche non ci sono problemi anche per l’American Express e la Diners Club.

ELETTRICITÀ Viene erogata a 220 Volt, e, normalmente, le prese non richiedono adattatore.

CLIMA Il clima sulla fascia costiera è di tipo mediterraneo, mite e piacevole tutto l’anno. All’interno e al sud, la vicinanza col Sahara influenza il clima rendendolo più secco, con temperature diurne più elevate e notti fresche. Per gli amanti del mare le condizioni sono ideali: infatti, da primavera inoltrata fino alla fine di ottobre è possibile praticare sport acquatici.

I mesi più caldi sono Giugno, Luglio e Agosto, con caldo davvero intenso e spesso umido sulle coste. Purtroppo spira spesso lo scirocco, che non dà tregua! VACCINAZIONI E SALUTE Non sono richieste vaccinazioni obbligatorie.

E’ comunque buona norma seguire scrupolosamente le più elementari norme igieniche.

E’ utile premunirsi di antidiarroici contro eventuali disturbi gastro-intestinali, che possono essere abbastanza frequenti e di antibiotici a largo spettro, per ogni (triste) evenienza. Un’ottima idea consiste nell’assumere durante tutto il viaggio i fermenti lattici, sempre utili per aiutare il ns. Organismo ad abituarsi a nuovo clima e nuovi cibi. Portatevi anche i farmaci di uso personale! Evitate intingoli elaborati e preferite pietanze leggere e nutrienti, come carne ben cotta, riso, couscous, verdure cotte, patate. Attenzione alle bevande. Bevete SOLO bibite sigillate! Evitate anche di bere le bevande che vi verranno offerte durante le visite dei mercatini. Evitate con cura le bibite ghiacciate; proibiti assolutamente i cubetti di ghiaccio! Imparate dai locali e datevi al tè caldo anche in piena estate! Io lavo sempre i denti con acqua imbottigliata! Il costo dell’acqua, per bottiglie da lt. 1,5 è intorno a 1 o 1,5 dinari. Le acque tunisine contengono molto calcio, sodio e magnesio.

Inoltre, in particolare per chi si reca in Tunisia durante i mesi caldi: Attenzione all’aria condizionata. Quando si esce in escursione, i pullman sono dotati di aria condizionata: fate attenzione ai colpi di freddo (alias diarrea e vomito!). Portatevi un pullover ed un foulard, per coprire pancino e collo.

Si consigliano abiti in fibre naturali (ottimo il lino), qualche indumento più pesante per la sera e un pullover per ripararsi dall’aria condizionata. In generale si consigliano abiti pratici e scarpe comode per le escursioni. Ogni volta che uscite in escursione, portate sempre con voi dell’acqua minerale in bottiglia e magari delle bustine di sali minerali, da sciogliere in caso di spossatezza o eccessiva perdita di liquidi: in particolare questa precauzione è utile per chi, come me, ha la pressione bassa.

Evitate di stare esposti al sole per lunghi periodi senza un copricapo e proteggetevi con occhiali da sole. Ricordate di portare con voi creme ad alta protezione e rimedi per eventuali scottature. Riposate almeno una mezz’ora al rientro dalle escursioni prima di intraprendere altre attività. Attenzione ai bagni in piscina se siete accaldati! CUCINA La cucina tunisina è piuttosto speziata e non offre una grandissima varietà di piatti. Alimento base della cucina tunisina è il famoso “cous cous” di semola, che si accompagna a ogni genere di pietanza: normalmente è presentato insieme a pollo, pecora, manzo o pesce; più raramente è servito “vegetariano”, accompagnato da carote e patate.

Molto usate le spezie, alcune molto profumate, come il cumino, la cannella e il peperoncino.

L’ harissa è una salsa molto piccante a base di peperoncino rosso, che entra nella preparazione di buona parte dei piatti tunisini. Tipica è la chorba, una zuppa servita come antipasto, accompagnata da piccole olive. Tra gli antipasti va menzionato anche il famoso brik à l’oeuf, una sfoglia di pasta farcita con un uovo crudo (attenzione!) e cotta alla piastra. Tipiche anche la chachouka, a base di verdure e uova, l’insalata mechouia, con pomodori e peperoni e la tajine, trancio di frittata di verdure e pollo servito con insalata e qualche patata fritta. Il pesce è diffuso specialmente nelle zone costiere: il più servito è il merluzzo, fritto o grigliato.

La frutta è buona, specialmente cocomero, melone boanco. I datteri, di cui ne esistono 36 varietà, sono raccolti in novembre: in estate si trovano ancora, ma sono ormai rinsecchiti! Dolcissimi, quasi sino alla nausea, i dessert: Baklawa”, “Assida”, “Makhround”, “Kaacs” sono dolci di semola aromatizzati al fiore di arancio, alla mandorla, al pistacchio, al dattero o al miele.

Buono il vino di Cap Bon, specialmente il bianco. Bevanda tipica è il the alla menta, servito forte, caldo e dolcissimo. Il caffè è spesso servito alla turca. Tipici anche il Boukha, un distillato di fichi e, nelle regioni del sud, il liquore di datteri.

ORARI DI BANCHE E NEGOZI Le banche in inverno sono aperte dalle 8.00 alle 11.30 e dalle 14.00 alle 17.00, dal lunedì al giovedì; il venerdì dalle 8.00 alle 11.00 e dalle 13.30 alle 16.00. In estate sono aperte dalle 8.00 alle 11.00, dal lunedì al venerdì. Durante il mese del Ramadan gli orari possono variare. Per il cambio conviene comunque rivolgersi alla cassa degli Hotels.

I negozi sono generalmente aperti dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00 dal lunedì al sabato. Rimangono chiusi il venerdì pomeriggio e la domenica. I souk sono aperti dalle 9.00 alle 19.00 esclusa la domenica. Il venerdì c’è l’apertura facoltativa. Gli Uffici postali sono aperti dalle 8.00 alle 12.00. Gli edifici pubblici sono chiusi il sabato e la domenica, i musei il lunedì.

SHOPPING L’artigianato in Tunisia è ricchissimo ed in ogni città o villaggio si possono trovare souk (mercati) con ogni genere di oggetti e souvenirs. Da comprare: tappeti, specie a Keiruan vasi in terracotta naturale oppure decorati soprammobili e statuette di legno (belle le scacchiere in ulivo) gioielli in argento pietre dure in corallo articoli in pelle: da non perdere l’acquisto delle tipiche babbucce di dromedario (morbidissime) e dei tipici pouf ceste di vimini abiti tipici (gandoura, djellaba, burnus) in cotone e seta, anche ricamati oggetti in rame e ottone gabbie per uccelli in legno o metallo i narghilè liquori tipici e datteri! Come per tutti i paesi arabi, la contrattazione è d’obbligo!

COMPORTAMENTI La Tunisia è un Paese mussulmano ed è bene pertanto avere un comportamento che sia rispettoso della cultura e della religione. In particolare: -le donne dovrebbero adottare un abbigliamento discreto, evitando pantaloncini e gonne troppo corti, maglie scollate o troppo aderenti. -Le manifestazioni pubbliche di affetto tra uomini e donne, anche sposati, sono assolutamente fuori luogo -Non fotografate obiettivi strategici, come caserme, ponti, ferrovie, aeroporti… E non insistere se qualcuno non vuole essere fotografato.

-Evitare di esibire banconote di grosso taglio e gioielli vistosi: è una norma di prudenza e, soprattutto, una questione di sensibilità.

-Se vi capiterà di visitare la Tunisia durante il Ramadan, evitate di bere alcolici, mangiare e fumare in pubblico durante le ore diurne.

-Cercate sempre di mostrarvi pazienti ed educati, anche quando non ne potrete più! Preparatevi psicologicamente, perché il turista è continuamente subissato di richieste e di offerte di ogni genere, rivolte talvolta con toni e modi piuttosto aggressivi e “appiccicosi”.

TELEFONO Per telefonare dalla Tunisia all’Italia, comporre il prefisso internazionale 0039, il prefisso della città, comprensivo dello 0, il numero dell’abbonato. Per telefonare dall’Italia alla Tunisia, comporre il prefisso internazionale 00216, il prefisso della città senza lo 0, il numero dell’abbonato. Chiamare dagli hotel è piuttosto caro: conviene recarsi in uno dei numerosi “taxiphone” pubblici o usare il cellulare, se abilitato.

FOTOGRAFIA Evitate di fotografare e riprendere aeroporti, postazioni militari, caserme. Chiedete sempre alla vs. Guida locale o all’accompagnatore se vi sono divieti di fotografare. Ricordate che la popolazione, specie femminile, in genere non gradisce essere fotografata, ma se proprio non ve la sentite di rinunciare, prima chiedete il permesso! E’ consigliabile portarsi dall’Italia un numero sufficiente di pellicole e cassette.

MANCE Le mance in Tunisia sono una consuetudine indispensabile per garantire un buon servizio. Partite avendo con vuoi una buona scorta di Dollari di piccolo taglio.

INDIRIZZI UTILI:

Ente Nazionale del Turismo: via Baracchini 10 a Milano, tel. 02/86453044 via Sardegna 17 a Roma, tel. 06/42010149.

Ambasciata di Tunisia a Roma: via Asmara, 7 – 00199 Roma Tel 06 86030060 – Fax 0686218204 Consolati di Tunisia a Milano: Viale Bianca Maria 8 – 20123 Milano Tel. 0254100500 – Fax 0254100400 Ambasciata d’Italia a Tunisi: rue Gamel Abdennasser – 1000 Tunisi Tel 71321811 – Fax 71324155 Corrispondente Consolare a Djerba: Tel. 00216-75-757822 fax: 00216-75-757899



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