Tour del Peloponneso di Laconia
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26 maggio 2017
Se avessimo imparato una frase in greco ogni volta che siamo giunti in questa terra, potremmo narrare le avventure dei nuovi Ulisse e Achille in lingua originale. Questa volta la destinazione è il Peloponneso. Bergamo è il porto (aero) di partenza e Athina quello d’attracco: poco più di due ore con i moderni vascelli Ryanair, e non proprio regalato il passaggio (260 euro a testa).
Il volo arriva la sera e pernottiamo all’Hotel Giorgio ad Acharnes, in comoda posizione appena fuori dall’autostrada, a 20 minuti d’auto dall’aeroporto. Non è lussoso ma confortevole ed economico (45 euro la doppia con colazione e parcheggio). I dintorni sono un po’ squallidi e per la cena ci rechiamo a Nea Filadelfia a 10 minuti in auto, dove ci sono molti locali carini.
27 maggio 2017
Le previsioni meteorologiche non sono il massimo, già lo sappiamo, ma ci dobbiamo muovere, e lo facciamo. Per questo abbiamo prenotato un’auto tramite Autoeurope da Alamo a 97 euro, per otto giorni. Acquistiamo anche l’assicurazione ulteriore che annulla la franchigia a 67 euro. Al banco ci dicono che ci hanno fatto un upgrade, dandoci una vettura di categoria superiore allo stesso prezzo: è una Opel Corsa (alla faccia del upgrade, cosa avevamo prima? Un’apecar?)… E poi, cari amici della Alamo, sarebbe meglio cambiare i pneumatici al parco auto, invece di sbandierare gli upgrade… Infatti dopo pochi chilometri buchiamo; che bella rottura, soprattutto perché il trasferimento da Atene alla penisola di Mani, nel Peloponneso, è già abbastanza lungo senza questa inutile perdita di tempo… Per non parlare della sicurezza! L’autostrada è molto piacevole e si gode di un bel panorama, l’unica solfa riguarda il fatto che ogni poco ci si ferma al casello a pagare un pedaggio: in circa 150 chilometri cinque volte per una spesa totale di dodici euro. Lasciando l’autostrada si perde un po’ di velocità, ma si guadagna in spensieratezza e in possibilità di svagarsi ad osservare il paesaggio che, in prossimità di Githio si fa sempre più accattivante.
Durante il tragitto abbiamo fatto tappa al sito archeologico di Micene rimanendo fortemente delusi; ci sentiamo un po’ “sbagliati”, vedendo le altre centinaia di visitatori assolutamente entusiasti: forse hanno tutti una smodata passione per l’archeologia, perciò riescono a cogliere in quei muretti a secco tutte le reminescenze di una civiltà maestosa, noi abbiamo bisogno, probabilmente, anche di un accompagnamento estetico che, purtroppo, in questo caso è assente, se non per la suggestiva posizione del sito… Saranno anche quei dodici euro a cranio che contribuiscono ad elevare eccessivamente le aspettative?! Forse no, perché alla valle dei templi o a Piazza Armerina vieni fuori soddisfatto. Insomma, a nostro sindacabile giudizio, è un’esperienza facilmente irripetibile, o meglio, evitabile. È meglio arrivare a Micene già mangiati oppure scegliere uno dei pochi ristoranti senza parcheggio per autobus e tavolate, che sono destinati al menu fisso delle comitive.
Come base di partenza per visitare il Mani abbiamo scelto Githio (Gytheio). L’albergo, The OliveYard, è splendido; è leggermente fuori paese, costituito da un’elegante e robusta struttura in pietra, arredato con gusto e gestito in maniera sobria, delicata, ma calorosamente accogliente. C’è anche tutto il necessario per la colazione: tè, caffè, burro, marmellata e pane fresco consegnato la mattina dalla proprietaria. Sul lungomare di Githio, che non sembra spiccare per qualità e gastronomica, ci sono parecchi ristoranti, con il solito menu turistico; noi ci facciamo catturare da I-Trata e gustiamo una discreta cena a base di pesce.
27 maggio 2017
È domenica, il cielo non promette niente di buono, perciò visitiamo la penisola Mani con la consapevolezza che non stiamo sottraendo tempo alla spiaggia. La strada è molto più agevole del previsto ed anche la civilizzazione è a buon punto; forse avevamo consultato guide e racconti di viaggio un po’ vecchi, perché pensavamo di entrare in un luogo impervio, senza alcuna possibilità di fare benzina o alimentarsi, ma considerando che le dimensioni dell’area non sono poi così estese, avevamo comunque il presentimento che quelle descrizioni tendessero un po’ troppo al catastrofico. Il primo centro abitato che incontriamo è Aeropoli, molto affascinante con le sue strutture e la pavimentazione in pietra: ogni angolo nasconde una sorpresa, tra chiesette, torri fortificate, abitazioni, piazzette e ristoranti ed è piacevole perdersi nei vicoli, per poi ritrovarsi nella piazza principale.
È un posto perfetto per fermarsi a dormire per la visita del Mani in uno dei caratteristici Boutique hotel. Ci spostiamo nel paese di Pyrgos Dirou, che non ci sembra particolarmente attraente, però sappiamo dell’esistenza di un insediamento fortificato, raggiungibile con una deviazione sulla sinistra dopo il supermercato seguendo l’indicazione fortified settlements.
Facciamo una breve incursione nelle viuzze strette di Kita per ritrovarci poi all’ora di pranzo a Gerolimenas dove incontriamo parecchie taverne. Considerando che ci troviamo ad un centimetro dal mare, al ristorante Katogounas, non pensiamo che ci vengano elencati (non esiste un menu scritto) innumerevoli piatti di carne. Noi però scegliamo le sardine con contorno di foglie di cappero e pomodori… ci saremmo forse trovati meglio con una bistecca o un cosciotto d’agnello?! Col senno di poi sarebbe stato meglio mangiare qualcosa nell’unico caffè di Vathia, anche solo per la posizione eccezionale. Da Gerolimenas risaliamo sulla collina per trovare il villaggio stranamente fantasmato da poco di Vathia.
Ci sono alcuni edifici completamente diroccati ed altri che sono stati utilizzati fino all’altro ieri (ci sono ancora i contatori all’esterno) e liberati alla meno peggio. Non si capisce molto bene il motivo di questo esodo, anche perché il borgo è molto attraente e splendidamente adagiato sul dorso d’una collina. Una superba strada costiera conduce all’isolata località di Porto Kagio da cui si può partire per una camminata di 45 minuti sul promontorio finale della penisola fino al faro. Noi sbagliamo sentiero e dopo 5 minuti raggiungiamo solo una misera chiesetta.
Nel parcheggio in fondo alla spiaggia il gestore di una guesthouse ci chiede se vogliamo una stanza e se non avessimo già prenotato la seconda notte a Githio, non sarebbe male fermarsi in questo angolo sperduto di mondo e cenare in uno dei due tranquilli ristoranti sulla spiaggia. A Lagia ci si può fermare anche giusto il tempo per scattare qualche foto. Sarà forse il clima un po’ grigio, ma ci viene un po’ di malinconia, anche perché sul versante est della penisola i paesi sono meno belli, ma teoricamente ci sarebbero tante occasioni per vivere il mare in maniera particolarmente rilassata, con spiagge di buon livello, come ad esempio Skoutari e Mavrovouni (a soli 4 km da Githio) ed altre baie meno conosciute, dove l’acqua riesce ad avere delle splendenti trasparenze, nonostante il cielo plumbeo. Una giornata è sufficiente per compiere questo giro della penisola di Mani (è esclusa la parte messenica), senza fare lunghe soste per bagni o camminate.
28 maggio 2017
Da Githio a Monemvasia ci s’impiega circa un’ora e mezza. La strada, inizialmente costiera, riserva qualche scorcio gradevole: ci sono alcune insenature con spiagge, poi diventa un po’ monotona. L’arrivo a Monemvasia però è impressionante, perché ci si trova davanti ad un promontorio simile ad un’isola di montagna granitica, collegata alla terraferma da un istmo sottile. Dalla prospettiva d’osservazione sembra apparentemente una roccia sgombra da costruzioni umane, se non per un residuo di fortificazione visibile all’apice, ma vi è tutto un tesoro da scoprire. Parcheggiamo l’auto appena dopo il terrapieno (i più pigri tentano la fortuna d’un posteggio più avanzato ed alcuni vi riescono, ma se il vento non è eccessivo, la passeggiata è anch’essa parte della gita). In alta stagione è consigliabile parcheggiare al di qua del ponte. Quando finalmente raggiungiamo il versante più offerto al mare aperto, si comincia a scorgere la cittadella e la sua porta aperta nelle mura maestose. Ci si inoltra nei molti vicoli, tra edifici di una bellezza estasiante e piazzette dai richiami orientaleggianti; è bello seguire la fortificazione esterna fino a raggiungere il faro, per poi imboccare una bella scalinata, a volte un po’ scivolosa, perché la pietra si è molto levigata a causa del continuo camminare, e salire fino alla upper citadel dove si viene accolti da altri edifici di stampo militare e religioso di grande suggestione sia estetica, sia dal punto di vista dell’interesse storico-archeologico, sino a raggiungere l’apoteosi con la chiesa di Agia Sofia, perfettamente restaurata.Se forte è stata la delusione, o meglio, la disillusione che ha accompagnato la visita della tanto decantata Micene, assolutamente folgorante è stata la soddisfazione per l’incontro con questo gioiello grandemente sottovalutato, o quantomeno non abbastanza esaltato, per unicità ed armoniosa bellezza. Tutto questo scarpinare su e giù ci ha messo un po’ di fame, perciò ci fermiamo a mangiare qualcosa da Oinomelo, poco dopo la porta di ingresso alla città, che ci serve anche due bei birroni alla spina (evvai!). Ci sono parecchi boutique hotel all’interno della mura, più costosi rispetto allo standard greco (così come i ristoranti), ma di grande suggestione.
La strada che da Monemvasia porta a Neapoli è abbastanza movimentata, perché è un continuo scollinamento, ma non avendo alcuna fretta può risultare un’esperienza piacevolissima, per la presenza di alcuni paesaggi montani incantevoli.
Raggiungiamo il piccolo porto di Pounta, presso cui prendiamo il ferryno per Elafonissos, un’isoletta bellissima, situata proprio davanti alla bellissima spiaggia di Pounta. Il tragitto è di soli 9 minuti ed il prezzo è di 10,50 euro per veicolo e di 1 euro a persona. I traghetti partono ogni ora in questo momento ma già in giugno la frequenza aumenta (qui gli orari). In alta stagione probabilmente la frequenza aumenta. Prendiamo possesso della stanza presso il Berdoussis Hotel, vicino al porto e al paese. La camera è confortevole con un balconcino vista mare e la colazione eccellente, mentre il prezzo è un po’ alto per la media greca (60 euro la camera doppia con colazione).
Ci sono diverse sistemazioni più economiche, comprese alcune domatia a 35 euro a notte. Tutte sembrano ben tenute. Le nostre strutture preferite si trovano nella zona più tranquilla in fondo al paese sul lungomare, tra cui spiccano Golden Star e Mediterranean Star. In splendida posizione fuori mano anche l’hotel The Element. Sul sito elafonissos.net si trovano sistemazioni ulteriori rispetto a booking.com.
Nonostante sia già pomeriggio inoltrato ed il cielo non sia proprio sgombro da nuvole scure, ci lanciamo subito nella visita partendo dalla spiaggia di Simos, che molti hanno definito come una delle migliori spiagge europee. C’è un parcheggio gratuito nei pressi del ristorante Asimos da cui un sentiero conduce alla parte centrale della spiaggia. Qui stanno predisponendo uno dei due assembramenti di lettini e ombrelli che occuperanno parte di suolo in alta stagione, che comunque non sembrano invadere più di tanto la tranquillità del luogo.
Il nostro palato è abbastanza raffinato a riguardo e non siamo proprio gli estimatori numero uno di questo tipo di graduatorie, anche perché i canoni sono spesso molto soggettivi, ma c’è effettivamente un fondo di verità, perché la morfologia, il fronte mare, sviluppato su due versanti, separati da un penisolotto, le dune spalleggianti, con fervente vegetazione, la consistenza della sabbia, che, pur non essendo bianchissima, genera colorazioni digradanti nell’acqua bassa e cristallina, rendono questa baia unica.
29-31 maggio 2017
Ritornando a Simos facciamo caso al fatto che nel pomeriggio si alza il vento ed il mare si increspa non poco, soprattutto sul versante lungo, quello più esposto, mutandone completamente l’approccio e facendola assomigliare di più ad una spiaggia australiana, infatti c’è chi, in questo contesto, si destreggia nel kitesurf. Non sappiamo dire se il fenomeno sia episodico, perché non vi abbiamo trascorso abbastanza giorni, per fare una statistica significativa, sicuro è che ci sarebbe piaciuto rimanere il tempo sufficiente per diventare dei veri esperti della meteorologia marina di Simos. Molto interessante è la piccola escursione sul promontorio e portando con sé la macchina fotografica è possibile rubare alcuni scatti da nuove prospettive.
Elafonissos è uno di quei posti in cui sentirsi completamente a proprio agio, con un senso di totale benessere, uno di quei luoghi in cui ti viene da ripetere spesso: “come si sta bene!”; e non solo per il mare bello, i tramonti infuocati e la dolcezza del clima di fine maggio, ma anche per la gentilezza delle persone, l’atmosfera rilassata del porto, intorno a cui si sviluppa l’abitato e la cucina e la genuina ospitalità del ristorante Aronis. Si trova in una zona molto tranquilla, perfetta per il tramonto e praticamente in spiaggia, freschissimo e molto gustoso il pesce e ottimo lo tufato di polipo, prezzi bassi e dolce offerto dalla casa. Il proprietario conosce un po’ d’italiano, come tutti i ristoratori dell’isola.
Per spendere ancora meno ci si può rivolgere a Trakena, per un gyro pita a 2,40 euro.
Ci spingiamo sulla costa opposta a Simos per andare a vedere la spiaggia di Pelagia; non è difficile da trovare, ma c’è comunque qualcuno che ci indica la via. La rena è più dorata, ma il colore dell’acqua, forse con tonalità più vicine al turchese, è comunque ipnotizzante, anche se la convivenza sulla stessa isola con la sorella Simos, la penalizza un po’, perché questa è una spiaggia da leccarsi le basette e lascerebbe tutti a bocca spalancata in qualsiasi altro luogo… Qui la mandibola ci è già caduta per terra prima, per cui… C’è anche un’altra piccola spiaggia prima di giungere a Simos, Megali Parali, che si vede sulla sinistra arrivando dal porto poco prima di Simos e di essa sorprende il colore dell’acqua, quasi fosforescente. Pare essere una valida soluzione quando a Simos il vento diventa fastidioso. Su tripadvisor dei furboni non hanno capito dove stavano e si trovano molte foto riferite a Megali Paralia, che in realtà ritraggono Simos. Sfortunatamente la sabbia su cui potersi stendere è proprio poca, perciò è sufficiente che nei paraggi ci siano quattro auto parcheggiate per renderla affollata.
1 giugno 2017
Purtroppo il nostro tempo da dedicare alla conoscenza del Peloponneso è quasi giunto al termine… decidiamo però di spezzare il viaggio di ritorno da Elafonissos ad Atene con una tappa di riposo notturno vicino a Monemvasia e precisamente al Monemvasia Seafront, un bel residence economico (40 euro la camera doppia senza colazione ma con uso cucina e caffè, tè, uova e arance nostrane a disposizione) con piscina quasi in spiaggia ed una vista eccezionale sul mare e sullo sfondo la cittadella arroccata. Scegliamo Mateo’s, un caffè ristorante affacciato sul porto di Monemvasia, per un buon pranzo a base di calamari e polipo. Ci riproponiamo di visitare meglio la zona intorno a Monemvasia in un prossimo viaggio (vedi www.monemvasia.gr).
2 giugno 2017
Lasciamo il trasferimento più lungo per l’ultimo giorno e ce la prendiamo con molta calma, riuscendo così ad apprezzare ancor di più, rispetto all’andata, la bellezza dei panorami che s’offrono agli occhi e al cuore del visitatore, persino dalle corsie di un’autostrada, perché è vero che anche la Grecia continentale, addirittura nei pressi della capitale, regala sempre la sensazione meravigliosa di essere un po’ su un’isola, a volte arida e brulla, a volte fresca e verde, altre volte intricata e piena di gole, e così, un po’ accaldati dalle emozioni e dal viaggio, abbiamo ancora il tempo di un ultimo bagno, in un mare sicuramente meno bello di quello di Elafonissos, ma ugualmente docile in cui lasciarsi galleggiare. Foto e link al sito http://viaggiofaidate.blogspot.it.