Thailandia tra frenesia e torpore

I mille volti della Thailandia. Si può scegliere l'atmosfera delicata dei templi, quella lenta e povera dei villaggi, o quella impazzita di Bangkok e dei suoi centri commerciali. Ci si può abbandonare all'arte e alla cultura, o tuffarsi nel caos metropolitano dove tutto corre a folle velocità
Scritto da: nadia tarantino
thailandia tra frenesia e torpore
Partenza il: 20/08/2012
Ritorno il: 07/09/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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La frenesia della metropoli e il torpore dei villaggi. Il traffico impazzito di Bangkok e la vita che scorre lenta tra le valli del Mekong e del Mae Kok. La furia dello shopping nei grandi centri commerciali della capitale e gli affari scanditi dalle trattative nei mercatini dei piccoli centri. La bellezza mozzafiato dei maestosi monumenti e quella, altrettanto mozzafiato, della natura spesso incontaminata. La Thailandia è un insieme di emozioni diverse tra loro, ma tutte forti allo stesso modo.

L’impatto con Bangkok è terrificante anche per chi, ed è questo il caso, è abituata da anni non solo a viaggiare ma anche ad attraversare a piedi, in largo e in lungo, gli immensi centri urbani delle metropoli. Caos, traffico, vivaci rumori di sottofondo e odori impregnanti rimandano ad una dimensione che ha ben poco di normale. La parola “tranquillità” non deve essere mai esistita da queste parti!

Siam è uno dei centri di Bangkok: qui la parola d’ordine è shopping. Ci sono prezzi per tutte le tasche al Siam Paragon, il centro commerciale più grande del sud-est asiatico, concepito come un aeroporto e particolarmente sorprendente al piano interrato dove si possono assaggiare piatti tipici di tutto – davvero tutto – il mondo. Poco distante, sull’altro lato della strada, l’Mbk, tempio del falso con una parvenza di lusso. Il Central nord plaza è ancora in ristrutturazione dopo i danni provocati dagli scontri del 2010: questo centro commerciale è stato in parte distrutto da una serie di esplosioni e presto sarà nuovamente aperto.

Una delle grandi attrazioni di Bangkok è il cibo di strada. Non c’è lembo di marciapiede che non sia invaso da “trattorie” a cielo aperto che mettono d’accordo ricchi e poveri, manager e operai, signore con borsette di pitone e casalinghe in ciabattine. Pesce e carne sono i piatti forti, cotti sulla brace e raramente fritti. Molto richiesti anche larve e bachi, esposti ancora vivi sui banchini. Costo medio di due spiedini misti circa 30 bath, l’equivalente di poche decine di centesimi di euro.

Per una cena romantica (ma se ne può fare anche a meno), si può prenotare un tavolo su uno dei battelli che affollano il fiume Chao Phraya, costo circa 3mila bath. Sconsigliato perché non è questo l’unico modo per vedere la città navigando il fiume, perché la cena è servita a buffet e chi ultimo arriva male alloggia e perché per arrivare sul battello si deve riuscire a superare una calca di persone difficilmente descrivibile.

Patpong è il quartiere a luci rosse. Il grande mercato notturno apre verso le 6 e al calare del sole strade e vicoli si riempiono di luci lampeggianti, i marciapiedi di arditissime signorine quasi nude che invitano ad entrare nei locali. Di giorno, il quartiere è quanto di più squallido Bangkok possa offrire.

La più grande meraviglia della capitale è il Palazzo Reale (ingresso 400 bath). Costruzioni colorate, enormi, ordinate, in pietra e ceramica. Tre ore buone per una immersione culturale che stupisce per la sua maestosità. Residenza reale dal 1785, negli anni la costruzione è stata ampliata ed arricchita. I cortili si susseguono e tutti si aprono su palazzi che sono stati sede di ministeri, residenze private, spazi riservati alle donne del monarca (mogli, figli, amanti, guardie). Poco distante, in una pagoda immensa (ingresso 100 bath) si trova il Buddha sdraiato: lungo 50 metri, alto 16. Ecco che la pagoda appare minuscola. Per arrivarci occorre camminare lungo il perimetro del Palazzo reale. La statua si trova alle spalle dell’ingresso principale del Palazzo.

Imperdibile la traversata del Chao Phraya. Il battello che porta sull’altra sponda del fiume costa sei bath (andata e ritorno). Si trova qui il Wat Arun (ingresso 50 bath). Una scalinata ripida, sconsigliata a chi ha problemi di vertigini e di equilibrio, consente di arrivare alla torre più alta da cui si ammira un bel panorama. Se l’altezza fa venire appetito, una volta tornati nei pressi del Palazzo Reale si potrà gustare frutta freschissima in una delle tante bancarelle: appena 20 bath, davvero una miseria, per un sacchetto di ananas, di papaya o di mango.

Guai a non osservare Bangkok dall’alto. Il grattacielo più vicino al cielo è Bayok Tower. Si tratta della quarantottesima costruzione più alta del mondo (dato aggiornato al 2012). Costruito nel 1997, il grattacielo ospita un albergo di lusso. Per 300 bath si può salire fino all’ottantacinquesimo piano, 304 metri. Dall’alto si ha un’idea della dinamicità, degli incastri, della follia urbanistica che contraddistingue la metropoli.

Spostarsi a Bangkok è quanto di più facile si possa fare. I taxi, quelli autorizzati riconoscibili dalla scritta “taxi meter” sono molto economici. Lo stesso vale per lo sky train, comodo e rapido ma poco capillare. Le biglietterie sono automatiche e con 130 bath si può acquistare l’abbonamento giornaliero. L’ora di punta è quasi impossibile: tutte le fermate vengono prese d’assalto e guadagnarsi un centimetro nei vagoni è davvero un’impresa.

E mentre Bangkok è un concentrato di smog e rumori, centri commerciali e grattacieli, poco fuori è un paradiso. Damnoen Saduak si trova a un centinaio di chilometri a ovest della metropoli. È un gioiello interamente costruito su canali d’acqua lungo i quali scorrono avanti e indietro piroghe colme di frutta e verdura, fiori e chincaglierie varie, vestiti e giocattoli. E’ un autentico mercato galleggiante, non una riproduzione per turisti alla ricerca di scatti facili; un vero mercato molto frequentato dalla gente del posto. Qui si arriva al mattino presto, alla ricerca della merce più fresca e più buona. L’ora di punta è intorno alle 11.00, quando il canale principale si riempie di piroghe e motolance la viabilità si paralizza completamente. Gli acquisti sono oggetto di lunghe trattative: chi non tratta, non compra. Un’altra trentina di chilometri e si raggiunge Nakhon Pathom dove si trova Phra Pathom Chedi, la pagoda più grande di tutto il sudest asiatico. 120 metri. Il caldo e l’afa rendono questo luogo pressoché invivibile. Mezzogiorno è l’ora del rancio: file interminabili di persone dirette ai banchi che distribuiscono cibo e bevande. Il pasto viene consumato sotto un enorme tendone. Ecco, sembra una tendopoli. Ci si siede in ordine sparso, dove capita, e poco importa se chi sta accanto poggia i suoi piedi sulle nostre borse, sui nostri vestiti, sul nostro tovagliolo.

Samursongra è la città famosa per il suo mercato lungo la ferrovia, esattamente sopra i binari. Il treno avverte del suo arrivo con una sonora scampanellata e gli ambulanti hanno giusto il tempo per chiudere le loro tende e ritirare la merce. Tutto questo due volte al giorno, mattina e pomeriggio. Viene naturale chiedersi perché proprio lungo la ferrovia. La risposta è quanto di più semplice e banale possa esserci: una volta, questo era l’unico tratto che non diventava una fanghiglia in caso di pioggia. Nonostante lo sviluppo della piccola città, il mercato ha continuato ad occupare lo stesso spazio di un tempo. Una tradizione che nessuno romperà mai. Samursongra, nel tempo, ha ottenuto popolarità anche dall’infinita varietà di creme di pesce, una produzione che occupa la maggior parte dei suoi abitanti. Creme da mangiare ma anche per la cura del corpo.

Un’ora di volo ed ecco Chiang Mai, un milione e mezzo di abitanti. La città si trova a circa 300 metri sul livello del mare, conta più di mille templi, ma una delle attrattive principali è il fiume che corre per oltre 500 chilometri fino a raggiungere il Chao Phraya di Bangkok. Il tempio principale si trova a 1.300 metri ed è detto Tempio della montagna grande, Doi Suthep. Si può scegliere di raggiungere la vetta scalando i 306 gradini (comodi) oppure prendendo l’ascensore. Il tempio è molto venerato. La città è famosa per il suo mercato notturno. Enorme e bellissimo. Di notturno, in realtà, ha ben poco: le bancarelle chiudono alle 23.00 in punto. Aperto tutta la notte, invece, il mercato dei fiori e della frutta che si trova più vicino al fiume. Anche qui è obbligatorio contrattare il prezzo di ciò che si intende acquistare. Guai ad alzare la voce, il nostro interlocutore non capirebbe. La contrattazione avviene in un clima di amicizia.

Chiang Rai è un piccola città affacciata sul Mae Kok, fiume navigabile. Di grande impatto la visita al parco degli elefanti che si insinua nella foresta e a cui si arriva dopo aver camminato per diverse centinaia di metri lungo un corridoio pensile che sovrasta il fiume. I conduttori, abilissimi e capaci di acrobazie meravigliose, vivono in totale simbiosi con il loro animale. Lo guidano, lo accarezzano, lo lavano, ci giocano. La passeggiata sulla schiena dell’elefante è spettacolare e vale dal primo all’ultimo i 600 bath del biglietto.

A bordo di una motolancia, lungo il fiume, si arriva alla città vera e propria di Chiang Rai ma prima ci si ferma per alcune tappe, come quella al villaggio abitato dai rifugiati della Birmania. I bambini sono bellissimi; passano molto del loro tempo lungo il fiume, in attesa di turisti o visitatori che si fermino, meglio se provvisti di caramelle e dolciumi. In città ci si sposta agevolmente a piedi ma si può optare per il tuk tuk che resta in servizio fino alle 22.00. Il night bazar è fornitissimo soprattutto di bancarelle che preparano piatti della tradizione locale, formiche e insetti vari fritti compresi. Questa parte a nord della Thailandia è molto rigogliosa, il verde ha un’intensità che lascia senza fiato. Il contatto con la natura è elemento irrinunciabile, fosse solo per la curiosità di osservare le coltivazioni di frutta, ananas in particolare per lunghe distese. La montagna che fa da cornice a Chang Rai ospita molte tribù originarie di Birmania, Cina, Laos. Si coltiva l’oppio che poi viene diffuso tramite canali contro i quali le autorità da anni combattono con leggi molto severe.

A Palon c’è l’insediamento delle “donne giraffa”, provenienti dalla Birmania. Hanno colli lunghissimi perché i pesanti anelli che indossano hanno di fatto abbassato le loro spalle dando slancio proprio al collo. Ci sono varie ipotesi a spiegare gli anelli infilati nel collo: potrebbe trattarsi di uno stratagemma escogitato nei secoli passati per difendersi dagli attacchi delle tigri; ricordare la libertà persa dopo che l’etnia è andata in minoranza; rispetto della religione. Le bambine indossano i collari da tre anni in su e fino alla pubertà raramente il peso supera i 5 chili.

Mae Sai è una piccola, antichissima città che forse rappresenta la zona più turistica del Triangolo d’oro, il punto di incrocio tra Thailandia, Myanmar e Laos. Un ponte di poche decine di metri la divide dal confine con il Myanmar e nelle ore di punta è uno spettacolo vedere la gente che lo attraversa per fare acquisti. E’ soprattutto dal Myanmar che il flusso di persone si sposta in entrata in Thailandia. In questa minuscola città si fanno affari incredibili e si trovano, se si ha tempo e pazienza, oggetti davvero originali a prezzi stracciatissimi. Il mercato alimentare è un concentrato di odori, colori e sapori. Tutto quello che si muove è commestibile, esattamente come in Cina. E allora si incontrano donne indaffarate a trattare il prezzo di scarafaggi e strani pesci, formiche e mosconi. Indescrivibile la varietà di frutta e verdura a noi sconosciute.

Il viaggio prosegue fino a Chiang Saen ed è qui che si trova il punto panoramico dal quale osservare l’incontro tra le tre terre baciate dal Mekong, il fiume lungo 4.590 chilometri che sfocia in Cina. E’ il decimo più lungo del mondo e bagna anche Tibet, Cambogia e Vietnam.

Chiang Saen è famosa per il museo dell’oppio, molto visitato e ricco di cimeli, foto, manoscritti che ne raccontano la lavorazione e l’uso.

Finalmente è arrivato il momento del mare. Volo fino a Ko Samhui. Giusto un giorno in mezzo al caos dove lo shopping è sfrenato, gli alberghi si susseguono numerosissimi, dove c’è l’imbarazzo della scelta per un ristorante o una pizzeria. Centri massaggi ed estetici a buon prezzo, aperti 24 ore su 24 così come i tanti locali a luci rosse. La spiaggia è bella ma le maree sono molto accentuate e, in alcune ore, inghiottono del tutto il mare.

Meno di un’ora di barca veloce e si approda nella meravigliosa isola di Koh Phangan. La spiaggia di Thong Nai Pan Noi è la più bella in assoluto, molto tranquilla e distante dalle più affollate di turisti. Il mare non è cristallino ma è comunque pulito. Il paese si trova a ridosso della montagna: qualche casa, palafitte, ristoranti e negozi di souvenir a buon mercato. E’ il luogo ideale nel quale terminare una vacanza resa faticosa dalle tante bellezze, dai monumenti, dalla natura incontaminata, dalla frenesia delle città, dallo stordimento provocato da Bangkok, dai grandiosi centri commerciali. Tutto ha una sua ragione, tutto vale una visita, tutto è da vedere. E la corsa per non perdersi niente costa fatica. Ma provoca anche felicità e soddisfazione. (nadia tarantino)



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