Terra Santa, passato e presente
La città è araba, malgrado la presenza di chiese cristiane la più importante delle quali è la Basilica della Natività; l’aspetto arabo lo si rileva dal disordine, talvolta accompagnato da sporcizia, da evidenti situazioni di degrado sociale, come la presenza di nugoli di bambini che si appiccicano al turista nel tentativo di vendere qualche souvenir o comunque di ottenere qualche euro per sbarcare la giornata, bambini che spesso sono sorvegliati da un adulto che ne controlla l’attività. A parte il centro storico la città si è sviluppata in modo disordinato, con abitazioni tutte molto anonime e simili tra loro, sui tetti delle quali non manca mai un’antenna parabolica.
In ogni modo alla presenza di una chiesa si contrappone sempre una moschea, e questa è una caratteristica che accomuna le città nelle quali c‘è una presenza abitativa anche musulmana.
A parte la suggestione della visita alla Basilica della Natività, la cosa più toccante è la visita all’orfanotrofio di Suor Sophie che rappresenta forse l’unico punto di riferimento per le donne palestinesi in difficoltà, una speranza fra mille problemi per i piccoli ospiti vittime della guerra e delle conseguenze dell’integralismo islamico. Bambini per i quali l’adozione è un miraggio, la legge islamica non consente infatti che un bambino di etnia palestinese venga adottato da una famiglia non palestinese; ma le famiglie palestinesi hanno generalmente molti figli e pochi soldi. Bambini che fino al diciottesimo anno d’età passeranno da un istituto all’altro per imparare un mestiere, nella speranza di trovare un lavoro per non di finire reclutati come kamikaze, manovalanza del terrorismo islamico. Nel corso del viaggio emergono diverse facce di una realtà poliedrica, e le pietre, le rovine le ricostruzioni, raccontano la storia di una terra che da 2000 anni viene chiamata Terra Santa e che rappresenta le vicissitudini, le guerre, le angosce di chi l’ha abitata, conquistata, distrutta, ricostruita.
Le chiese, molte delle quali moderne e costruite durante la prima metà del ’900 ad opera dell’architetto italiano Antonio Barluzzi, conservano la traccia della memoria storica nelle fondamenta, nelle testimonianze archeologiche delle cavità sotterranee sulle quali si ergono.
Altri luoghi, santi per il cristiano, sono luoghi di commercio per le popolazioni residenti che hanno intravisto un fiorente business nella produzione e commercializzazione di oggetti sacri, come icone, rosari e quant’altro, proponendo simultaneamente prodotti che soddisfino le richieste sia di cristiani, che di musulmani o di ebrei.
Il pellegrinaggio tocca i luoghi citati dai Vangeli, Nazareth, Cafarnao, il lago di Tiberiade, Cana di Galilea, Betania, il Giordano e, senza tralasciare gli aspetti turistici, Qumram e il Mar Morto.
Il sacro e il profano si alternano e si sovrappongono là dove l’aspetto turistico copre talvolta il significato religioso del viaggio: il lago di Tiberiade è l’occasione per un giro in battello, il fiume Giordano è sede di folkloristici riti battesimali, nella città di Cana le botteghe vendono il vino delle “nozze”, e ancora nella città di Betania, di fronte all’accesso di una improbabile tomba di Lazzaro, staziona un cammello e relativo proprietario opportunamente bardati per foto turistiche.
Ma se questa mercificazione della religione fa talvolta sorridere e distrae dalla interiorità di un pellegrinaggio, il luogo per eccellenza dove spiritualità e misticismo, emergono malgrado tutto, è Gerusalemme.
Gerusalemme, la città santa, è un grande miscuglio, sociale, architettonico, religioso, ma è proprio questa caratteristica che probabilmente ne fa una città unica, la cui storia emerge dalle stesse pietre, dai vicoli, dalle colline sulle quali si estende con panoramiche sempre diverse. Il pellegrino cristiano cerca spiritualità e misticismo, li trova, ma ne esce frastornato dalla varietà di confessioni, di religioni, di etnie.
Visitando la città vecchia, costeggiando le mura, passando attraverso le antiche porte, tutto diventa presente, il ricordo del Tempio di Salomone, le tombe dei Patriarchi, le testimonianze delle origini del cristianesimo, le crociate contro gli infedeli, e ancora guerre, distruzioni e ricostruzioni, fino ad arrivare ai nostri giorni col ritorno degli ebrei e lo stato di Israele. Fanno riflettere i vicoli della città vecchia, le chiese costruite sui luoghi della Passione di Cristo, l’antico cimitero ebraico, il Muro del Pianto, fa esclamare di meraviglia per la sua grandiosità il Duomo della Roccia con la sua grande cupole dorata, caratteristica dello sky line della città . E se durante la Via Crucis tra i vicoli a gradini della via Dolorosa, ora sede di un animato suk, incrociamo il carretto con le merci o il ragazzo che porta sulla testa i pani appena sfornati, è perché questa è la Gerusalemme di oggi, passato e presente, edifici santi per le tre religioni che se la contendono, costruzioni ultramoderne della ricca città israeliana e occidentalizzata di oggi.
Ma alla fine del viaggio, guardando dall’Orto degli Ulivi lo splendido panorama di questa città, santa per cristiani, ebrei, musulmani, viene spontaneo sperare che l’unico Dio al quale qui ciascuno si rivolge nel proprio credo, conceda finalmente la pace a questa terra tanto tormentata .