Israele e Palestina, il tour del Vicino Oriente tra religiosità tradizionale e aspetti moderni
Israele è un paese caro ma con un po’ di accortezze si può viaggiare in economia e senza troppi sacrifici. Noi in due per 12 giorni (11 notti) abbiamo speso: Voli 404, assicurazione 161, auto a noleggio (5 giorni senza franchigia) 406, contanti 440, carta credito 2400. Totale vacanza inclusivo di proprio tutto: € 3405. Cambio medio € 1 = NIS 3,60
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Per navigare gli israeliani insistono molto sull’app Waze che è stata proprio creata in Israele (ma da tempo è di Google). Il problema è che il nome dei luoghi sulla mappa è in ebraico… La ricerca invece può essere fatta in inglese e il navigatore parla in italiano. Insomma, noi lo abbiamo usato soprattutto per l’auto ma spesso anche insieme a Google maps… Che funziona comunque bene anche per individuare i tragitti con i mezzi pubblici (come anche Rav Kav app). Un altro motivo per usare Waze è che in Israele ci sono delle strade a pedaggio gestite da più compagnie che funzionano facendo la scansione della targa e poi mandandolo alla compagnia di noleggio che riaddebita su carta di credito aggiungendo una salata commissione. Sulla guida dicono che si può chiamare la società concessionaria e farsi addebitare direttamente ma la Sixt l’ha fatta così complicata che abbiamo impostato sempre il navigatore per evitare i pedaggi. E per il nostro tragitto non abbiamo mai avuto problemi. Il navigatore fa evitare anche le zone palestinesi non percorribili. In assoluto non abbiamo mai avuto evidenza che Google Maps, più pratico, desse indicazioni diverse da Waze ma.
C’è anche un limite su quanto carburante si può comprare con la carta di credito ogni giorno: 200 NIS. Basta fare benzina (costa più o meno come in Italia) a metà serbatoio e non alla fine. Comunque assolutamente nessun problema a girare in auto: ottime strade, segnaletiche e traffico perfettamente gestibile venendo dall’Italia. Attenzione agli autovelox comunque di solito segnalati da Waze.
Le carte di credito sono ben accette ovunque, contactless e normalmente senza dover inserire il pin. Sconsiglio Maestro (su bancomat) perché applicano una commissione fissa per transazione. Il tasso di cambio sia Visa che Amex è sempre competitivo. A Betlemme invece le nostre carte non sono passate. Poteva essere un problema dello specifico negozio ma anche un blocco delle carte per i Territori.
Prima di partire
- Fare assicurazione di viaggio, almeno la sanitaria. Noi due con Columbus 12 GG incluso annullamento e bagagli € 161
- Comprare una guida. Noi abbiamo comprato la Lonely Planet Israele e Territori Palesinesi in Italiano, purtroppo del 2018. Quella in inglese più recente è già disponibile. Abbiamo portato anche Meridiani.
- Cambiare. Noi abbiamo cambiato € 200 in Shekel. Giusto per quando si arriva. Poi si usa tanto la carta di credito e si cambia senza nessun problema, senza commissioni e a tassi migliori che in Italia, dai botteghini cambiavalute israeliani.
- Prenotare alloggio almeno per la prima notte. Noi abbiamo usato sempre Booking.com scegliendo alloggi sull’economico per quanto possibile ma che ci permettessero di farci la colazione per conto nostro in stanza (almeno il bollitore) ma, direi, sono tutti così.
- Prenotare SIM da ritirare all’arrivo in aeroporto (compagnia 019 vedi 15 febbraio). Tenere presente che essere sempre connessi è indispensabile. Molti alberghi comunicano tramite messaggi Booking.com e WhatsApp. In molti casi non c’è reception in hotel quindi bisogna fare check in anticipati.
- Scaricare app RAV KAV. Abbinandoci una carta di credito permette di pagare i mezzi pubblici israeliani e da informazioni sui tragitti migliori. Una volta scaricata si può selezionare la lingua inglese per capirci qualcosa. Noi l’abbiamo trovata molto utile.
- Biglietto aereo, abbiamo volato da Roma su Tel Aviv con Ryanair a € 202/pax inclusa una valigia da 20 Kg in stiva.
- Controllare passaporto (validità almeno 6 mesi).
- Chiamare banca o società emettitrice carta di credito (noi Nexi per Visa) per avvisare del viaggio. In alcuni casi ci sono blocchi preimpostati che non permettono i pagamenti.
Il viaggio
Giorno 1 – mercoledì 15 febbraio
La nostra è partenza prevista per le 1525. Partenza e arrivo in orario. Le formalità doganali includono l’emissione tramite un lettore automatico di passaporti di un bigliettino che dovremo custodire con cura per tutto il viaggio. Da diritto anche alla esenzione dall’IVA (VAT) per gli alloggi e per gli acquisti. Nell’atrio degli arrivi, appena si esce, c’è un botteghino della compagnia telefonica 019 aperto anche tardi. Noi abbiamo comprato una SIM direttamente sul posto valida per due settimane con telefonate e dati illimitati a NIS 285 che è piuttosto caro. Da sito abbiamo visto che esistono tariffe da 30 giorni molto più economiche che non ci sono state proposte. Comunque direi una SIM locale è indispensabile per viaggiare in Israele. Viaggiando con altri ne basta una: attivando il tethering gli altri si possono connettere. Subito dopo ci siamo diretti verso il treno veloce che porta a Gerusalemme stazione Yitzhak Navon. I biglietti si fanno alle macchinette. In poco tempo eccoci arrivati. Avevamo prenotato un hotel in centro vicino alla Jaffa Road e a Jaffa Gate, il DEM che si è rivelato una ottima scelta. Usciti dalla stazione ferroviaria che è sottoterra, vicino si prende il tram o JLR (Jerusalem Light Railway) che costa NIS 5,50/pax per singola corsa. Qui abbiamo avuto qualche difficoltà perché il distributore alla fermata non faceva biglietti singoli ma emetteva RAV KAV cards al prezzo di NIS 5 più ricariche al prezzo minimo di NIS 30 e non siamo riusciti a pagare con la carta di credito ma solo in contanti (da il resto). Poi saliti a bordo abbiamo capito che sulla JLR la RAV KAV card si può usare solo per una persona. Dopo neanche due fermate è salito un controllo (in piena notte) e una ragazza ci ha detto di scendere al volo sennò ci facevano la multa. Abbiamo poi capito che con l’app sul telefono si possono fare dei biglietti virtuali e vidimarne per il viaggio anche più di uno. Basta prenderci un po’ la mano magari chiedendo aiuto (si può scansionare un codice messo sulle macchinette dentro i bus e sulla JLR) ed è molto più utile della RAV KAV card che alla fine del viaggio si è tenuta degli shekel inutilizzati per via delle ricariche minime. Quindi, l’ultima parte di Jaffa road ce la siamo fatta a piedi ma non è stato un grande problema a parte che faceva freddo almeno quanto in Italia. Prima di arrivare in hotel ci siamo presi un panino e dei dolci per la colazione in un panificio ancora aperto. Primo impatto con i prezzi alti di Israele. Eravamo in contatto con l’hotel tramite WhatsApp la cui reception chiudeva alle 22. Ci hanno dato il codice per la porta di ingresso dalla strada e ci hanno lasciato la chiave per la stanza sul banco. Panino, birretta comprata nel negozietto sotto l’hotel e a letto.
Giorno 2 – giovedì 16 febbraio
Oggi il tempo previsto è brutto. Fa freddo e pioviccica. Decidiamo quindi di andare subito al museo nazionale che comunque era previsto. Incontriamo la proprietaria alla reception, romana, trasferita a Gerusalemme da poco. Qualche indicazione, qualche ricordo, e partiamo. Iniziamo ad utilizzare la RAV KAV app che ci da tutte le indicazioni sul migliore percorso in bus e ci permette di fare i biglietti. Arriviamo al museo che è ancora chiuso, apre alle 10, quindi ci concediamo un caffè e una pasta (condivisa visti i prezzi) nella bella caffetteria. Il museo è veramente stupendo! Dalle sculture all’aperto alle collezioni di quadri e opere d’arte fino ai reperti archeologici e al plastico gigante della Gerusalemme antica. Bello anche per l’architettura stessa del posto inclusa la struttura che ospita i rotoli di Qumran. Massimo dei voti. Finita la lunga visita, riprendiamo un bus per andare al mercato Mahane Yehuda. Un tripudio di colori e un bel caos di suoni con molti localetti che attraggono giovani con la musica. Bello comunque. Tardo pranzo con un panino falafel, rientro in hotel per breve sosta e poi di nuovo verso Jaffa Gate e la città vecchia. Primo giro, ci dirigiamo per i vicoli verso il muro del pianto poi il mercato del cotone e riusciamo da Damascus Gate. Torniamo a casa stanchi ma soddisfatti dopo esserci presa una zuppa takeaway in un botteghino chiamato Almo vicino all’hotel.
Giorno 3 – venerdì 17 febbraio
Tempo migliore oggi. Abbiamo prenotato una visita della città vecchia gratuita tramite sito della Abraham tours per le 11. Ma alle 8 siamo già in strada e prendiamo il JLR fino a Damascus gate. Vediamo il quartiere musulmano di giorno, molto vivo, e poi vaghiamo per la città vecchia fino alla basilica del Santo Sepolcro già piena di gente e di gruppi. Visitiamo tutto tranne la tomba: troppa fila. Se ci tenete veramente venite appena apre. Noi siamo tornati più tardi ed era anche peggio quindi abbiamo rinunciato. Alle 11 appuntamento a Jaffa gate per la visita gratuita. Per modo di dire perché si aspettano una mancia ma comunque merita. Per due ore andiamo da un quartiere all’altro con il ragazzo che ci fa da guida e ci spiega. Alla fine gli diamo 30 euro di mancia per noi due volentieri. Mangiamo ottimo falafel, hummus e piattini di mezè nel frequentatissimo Attaj nella zona musulmana. Facciamo il cammino del calvario e poi usciamo dalla porta di Damasco per prendere un bus palestinese (quelli ebrei si interrompono al tramonto per lo shabbat) che ci porti alla collina degli ulivi. Seguiamo le indicazioni sulla guida e sul navigatore ma scendiamo lontani dal posto ideale per vedere la città e la spianata. Camminiamo per una specie di parco alquanto degradato. Alla fine decidiamo di prendere un bus per tornare alla città vecchia. Lonely Planet bocciata su questo. Torniamo in tempo per andare al muro del pianto e vedere interi gruppi di ebrei, soprattutto ortodossi in vestito tradizionale affollarsi per le preghiere, i balli etc. Molto suggestivo ma no foto… Torniamo in hotel ma come mangeremo stasera? Per fortuna proprio accanto a noi c’è un Macdonalds aperto H24. Panino e patatine benvenuti perché tutto il resto in zona è chiuso.
Giorno 4 – sabato 18 febbraio
Sabbath, gran silenzio, nessun’auto o mezzo pubblico per strada, andiamo di buon’ora a piedi verso la porta di Damasco. Abbiamo deciso di andare a Betlemme che essendo in territorio Palestinese è raggiungibile con i bus senza problemi e operano proprio nelle vicinanze della porta. Su consiglio di altri passeggeri in attesa prendiamo il bus 234 che porta fino al check point 300 ed è piuttosto frequente. L’attesa e anche il viaggio sono brevi e per le 10 percorriamo il lungo corridoio che attraversa il confine. All’uscita siamo assaliti dai tassisti e alla fine scegliamo il più persistente con cui contrattiamo il tour alle attrazioni per 20 euro a persona 40 in tutto più eventuali mance. Col senno del poi era meglio prendere uno sherut fino al centro. Andiamo subito al campo e alle grotte dei pastori nel verde di un bel giardino e il posto più remoto da Betlemme centro e forse l’unico che non avremmo fatto senza taxi.
Poi andiamo a vedere il famoso murale di Banksy con l’uomo che lancia il mazzo di fiori dipinto sul muro di una stazione di servizio e infine andiamo alla chiesa della grotta del latte e alla Basilica della Natività (a pochi passi una dall’altra). Qui rinunciamo a scendere alla grotta, dopo aver fatto la lunga fila, perché dentro c’è veramente tantissima gente accalcata e non ci ispira neanche un po’. La chiesa però è molto bella. Dopo vorremmo visitare il suq e mangiare qualcosa in uno dei ristorantini ma il nostro tassista, che aveva già cercato di estorcerci altri soldi, ci chiede altri soldi e vuole solo portarci a mangiare dove dice lui e poi di nuovo al check point. Quindi gli diciamo di portarci al suq e finirla li… e vorrebbe anche la mancia! Il suq e dintorni infatti meritano. Ci mangiamo un buon falafel e mezè e andiamo a piedi verso il check point. Da notare che dalla Basilica della Natività al check point è circa mezz’ora a piedi quindi fattibilissimo. Quasi arrivati ci guardiamo con calma i murales di Banksy e altri lungo il muraglione e vicino al Walled Off Hotel poi ci dirigiamo al check point dove arriviamo poco dopo le 15. Questa volta siamo controllati dai militari israeliani e all’uscita riprendiamo il bus dal capolinea per tornare a Gerusalemme. Tenete presente che in Palestina le SIM israeliane non funzionano e che dovete portare il passaporto e il bigliettino di ingresso. Tornati al Damascus Gate decidiamo di farci un giro nel quartiere ultraortodosso di Mea Shearim. Di Shabbat le auto sono proibite e i bambini giocano per strada. Sembra di stare in un’altra epoca. Rigorosamente no photo ma assolutamente consigliato. Mangiamo da Atzot vicino al mercato di Mahane Yehuda. Tutti i piatti principali sono serviti con tanti mezè. Molto buono, simpatico e affollato il locale.
Giorno 5 – domenica 19 febbraio
Prepariamo i bagagli, li lasciamo in hotel e ci rechiamo di buon’ora in autobus a Damascus Gate e poi a sud del muro del pianto da cui si sale per una passerella previo controllo alla Spianata delle Moschee o Monte del Tempio. Venendo dai vicoli di Gerusalemme vecchia il posto è molto suggestivo. Peccato non si entri in nessun luogo. Finita la visita rientriamo al DEM Hotel dove salutiamo la simpatica proprietaria prendiamo le valige. Abbiamo prenotato un’auto con Sixt alla sede di Gerusalemme centro dove arriviamo con un breve tragitto su JLT. Dopo un po’ di burocrazia finalmente alle 1130 partiamo verso Ein Gedi dove arriviamo alle 13. Scegliamo il percorso più breve non avendo il tempo per altro prima della chiusura. Seguiamo quindi il wadi, il torrente e le sue cascate con la compagnia di tanti altri visitatori e scolaresche. Siamo attrezzati con un panino comprato lungo la strada. Comunque un posto suggestivo con ampi scorci sul Mar Morto. Di nuovo in auto fino al kibbutz Ein Gedi a visitare il giardino botanico che in effetti è il giardino delle casette del kibbutz stesso. Comunque interessante. Passiamo Masada Est e ci dirigiamo ad Arad dove abbiamo prenotato al Dead Sea Desert’s Lodge che ha un patio con vista sul deserto dove ci guardiamo il tramonto e faremo colazione domani mattina. La sera cena (insomma) da Muza in centro.
Giorno 6 – lunedì 20 febbraio
Partiamo lungo la bella strada nel deserto e arriviamo all’entrata ovest di Masada dopo circa 45 minuti. Da qui sale il sentiero che segue la rampa costruita dai romani per assalire la fortezza. Non è molto lunga né difficile quindi senz’altro una migliore alternativa all’entrata est, la più usata, dove però c’è anche una cabinovia. Visita suggestiva e interessante dove incontriamo tanti gruppi di Ebrei che festeggiano il Bar Mitzvah essendo per loro un luogo fortemente simbolico. Riscendiamo, torniamo a Arad, compriamo dei panini e ripartiamo per la stessa strada, la 90, facciamo una sosta pranzo sulle sponde del Mar Morto e proseguiamo poi fino ad arrivare alle 17 al kibbutz Beit Alfa dove abbiamo prenotato per la notte. La sera ceniamo al Si Cafè.
Giorno 7 – martedì 21 febbraio
Colazione fantastica nel ristorante comune del kibbutz (veramente consigliato) e poi con quattro passi a piedi andiamo a vedere il mosaico della antica sinagoga che è stata trovata proprio nel perimetro del kibbutz. C’è un bel video che spiega e il mosaico è bello. Dopo saliamo in macchina e raggiungiamo Beit She’an, la Scitopoli dei tempi antichi. Bellissimi i resti romani e bizantini. Ripartiamo e ci dirigiamo verso il lago di Tiberiade girandolo in senso antiorario fino a Cafarnao. Il parco è già chiuso ma riusciamo a vedere la chiesa ortodossa dei 12 apostoli e poi ad accedere comunque alla sponda del lago. Puntiamo quindi su Tiberiade dove abbiamo prenotato al Yalarent Marina Motel. Intanto non è un motel ma un hotel con stanze minuscole anche se dotate di tutto il necessario. Tiberiade non ci fa una bella impressione. È un paesone anonimo, località turistica che sembra marittima e infatti il lungolago dove andiamo a passeggiare è uguale a tanti luoghi di mare troppo costruiti. In più cena in un ristorantino da dimenticare.
Giorno 8 – mercoledì 22 febbraio
Decidiamo di saltare Nazareth e di visitare invece il sito di Tzipori. È in una bella posizione in collina tra gli ulivi e molti alberi. Un sito veramente suggestivo e ben tenuto con dei mosaici che meritano la visita oltre a quello famoso come la Monna Lisa della Galilea. Ci rimettiamo in strada e alle 13 siamo ad Acri dove abbiamo prenotato al The Grape House un affittacamere all’interno delle mura che si rivela un’ottima scelta. Troviamo un parcheggio gratuito vicino al nostro alloggio per l’auto, passiamo per il bel suq coperto, lasciamo le valige mangiamo un ottimo panino falafel da Arafe e andiamo subito a visitare le Sale dei Crociati (Biglietto unico con le principali attrazioni di Acri) dove ci danno un’audioguida in italiano per la suggestiva visita. Poi andiamo ai bagni turchi, (hammam), ora museo, rimasti come erano il secolo scorso. Infine, lunga passeggiata lungo le mura. La sera cena al ristorante Doniana con vista sul porto Pisano. Ottima, i mezè bastano per una cena completa.
Giorno 9 – giovedì 23 febbraio
Dopo una bella colazione autoprodotta in hotel, partiamo per visitare il Tunnel dei Templari ma è ancora chiuso. Andiamo quindi alla Sinagoga di Ramhal dove siamo i primi visitatori e quindi il guardiano ci spiega un po’ di cose interessanti. Dopo andiamo al tunnel che percorriamo da un capo all’altro. Interessante. Salutiamo quindi la bella Acri e partiamo alla volta di Haifa. Dopo un bel cercare troviamo parcheggio per l’auto e ci rechiamo ai famosi Giardini Baha’i pensando che dall’accesso nella parte bassa si potessero visitare tutti… invece no. Si fanno solo una rampa di scale e poi il cancello è chiuso. Chiediamo lumi ai guardiani e ci dicono che dobbiamo andare all’ingresso superiore. Ci guardiamo e rinunciamo. Dopotutto non sono nel nostro più amato stile architettonico e preferiamo proseguire per Cesarea. Arriviamo alle 13, mangiamo un panino in uno dei bar all’interno e iniziamo la visita. Il posto è molto suggestivo e con una bella giornata come questa si sta veramente bene a visitare le rovine.
Ripartiamo per Tel Aviv dove abbiamo prenotato al DeBlox Living – Ben Avigdor Apartments che è anche vicino a dove dobbiamo riconsegnare l’auto. Purtroppo la Sixt chiude alle 17 e quindi dobbiamo lasciare l’auto in un parcheggio, cari a Tel Aviv, ma la notte si paga una tariffa fissa quindi poco male. La sera andiamo a fare una passeggiata e andiamo al Sarona Market dove ci prendiamo un takeaway da mangiare nel nostro bel appartamentino.
Giorno 10 – venerdì 24 febbraio
Ci alziamo di buon ora per non pagare extra di parcheggio e andiamo a riconsegnare l’auto. Prendiamo poi un bus per Jaffa e iniziamo la visita prima al mercato delle pulci e poi della zona del porto e della parte vecchia. Mangiamo fish and chips in uno dei locali ricavati dai vecchi locali industriali del porto e poi torniamo verso Tel Aviv facendo prima il bel lungomare affollato e poi entrando dentro per visitare il Carmel Market e Nahalat Binyamin street con il mercatino degli artigiani. La sera pur essendo a Tel Aviv tanti posti sono chiusi per Shabbat. Alla fine optiamo per un wok takeaway che mangiamo in stanza.
Giorno 11 – sabato 25 febbraio
Usciamo presto approfittandone per vedere Tel Aviv con le strade con semi-deserte per Shabbat. Andiamo quindi a Neve Tzedek a visitare il quartiere, poi alle 11 ci uniamo a un tour a piedi gratuito della Città Bianca. C’è tutti i sabati. Interessante. Alle 13 il tour finisce in Piazza Habima, mangiamo un panino con tanti altri israeliani che si godono la giornata e poi ci dirigiamo verso Museo d’Arte in una bella struttura moderna dove passiamo il pomeriggio immersi nella notevole collezione di opere dagli impressionisti ai contemporanei. La piazza principale, Rabbin Square è transennata per i lavori in corso quindi ritorniamo stanchi in hotel. La sera andando verso il Sarona Market incappiamo in una enorme manifestazione contro la riforma della giustizia ma sembra tranquilla, con tanti bambini, solo il giorno dopo scopriamo che ci sono stati scontri con la polizia.
Giorno 12 – domenica 26 febbraio
Ci lasciano gentilmente tenere la stanza fino alle 17, quindi partiamo per andare a visitare il Levinsky Market ma ci perdiamo e poi quando ci arriviamo non è un gran che. Come anche il quartiere Florentin che dovrebbe essere un po’ degli artisti. Prendiamo un altro bus e andiamo al parco Ha Yarkon dove visitiamo il Tropical Garden, il Cactus Garden e il Rock Garden. Belli. Poi riprendiamo un bus e scendiamo a Gordon’s Beach dove ci concediamo un ultimo pranzo seduti al ristorante con i piedi nella sabbia e baciati dal sole. Rientriamo quindi in hotel con il bus, prendiamo le valige e andiamo a prendere il treno che porta in aeroporto dalla stazione di Hashalom. Le procedure sono un po’ lunghe quindi prendetevi un largo anticipo sulla partenza. Rientro a Roma con Ryanair perfetto e, vista l’ora, taxi fino a casa.