Israele e Giordania, un bel viaggio di due settimane

se possibile, meglio andarci
Scritto da: mrc1962
israele e giordania, un bel viaggio di due settimane
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Passato da poco Natale, partiamo per una doppia meta mediorientale: Israele e Giordania. Le tappe del nostro tour di due settimane saranno: Tel Aviv, Gerusalemme, Amman, Madaba, Dead Sea, Wadi Muji, Wadi Dana, Petra, Wadi Rum, Aqaba. Voliamo con Ryanair (andata su Tel Aviv e ritorno da Aqaba) per 830 euro in tre, assicurazioni comprese.

Diario di viaggio

28 dicembre – Da Milano a Tel Aviv (Giaffa)

Lasciata la fredda Milano, Tel Aviv ci accoglie con 21 gradi ed un bel sole. Ci fermiamo due notti in un Airbnb situato in una tranquilla zona di Old Jaffa. Dall’aeroporto, dove non notiamo particolari controlli, prendiamo il treno sino alla fermata Ha’Hagana e poi il bus 46. Ci “fumiamo” la fermata di Old Jaffa (la scritta Jafet, ci trae in inganno) arrivando fino al capolinea, per cui dietrofront e stavolta azzecchiamo la discesa. Nel pomeriggio passiamo dal curioso Suspended Orange Tree, vediamo il Vecchio Porto, il belvedere Tayelet Homot Hayam, il Ponte dei Desideri, la Torre dell’Orologio (fotografabile però di più alla sera), il Flea Market, passiamo accanto alla Great Mahmoudiya Mosque e passeggiamo nelle vie del Borgo. Dopo la levataccia, per la prima giornata ci può bastare.

A cena siamo da “The Old Man and the Sea” al Vecchio Porto. La formula è curiosa; ci sono venti piccole portate iniziali a base soprattutto di verdura e poi se si prende un piatto di pesce o carne, allora le portate iniziali non si pagano. Stilando la classifica delle migliori cene, questa non compare nelle prime posizioni ma non è neanche male.

29 dicembre – Tel Aviv

Facciamo colazione in un barettino al Vecchio Porto di Old Jaffa (si riconosce dall’insegna Aperol Spritz e la signora ci garantisce che Prosecco e Aperol arrivano dall’Italia) per poi iniziare la più lunga (in termini di chilometri fatti a piedi) giornata di tutto il viaggio: dalle 10.00 sino alle 18.00. Avendo deciso di non prendere una SIM per i quattro giorni in Israele, ci muoviamo con Maps Offline che è adatta per gli spostamenti in auto.

Old Jaffa è nella parte sud di Tel Aviv per cui risalendo, facciamo un pezzo di lungomare e poi tagliamo dentro per il gradevole quartiere di Neve Tzedek. Da lì si risale al Carmel Market, molto bello ed affollato, dove vediamo i primi militari, ben armati. Per pranzo siamo allo street food del Sarona Market e poi Habima Square, il Bauhause Center, Rabin Square per piegare poi di nuovo sul lungomare che con due chilometri ci riporterà a Old Jaffa. Il lungomare è molto bello, ampio, come anche la spiaggia e ci sono molte persone che lo percorrono. Toilet un po’ ovunque. Facciamo un incontro curioso; citiamo una località italiana ed una ragazza si gira e ci dice: “ma io abito lì vicino!”. Ci fermiamo quindi a scambiare qualche parola; lei è baby-sitter per una famiglia di italiani che ha casa a Tel Aviv e tra le altre cose si va sull’aspetto della sicurezza. Ci racconta di venire a Tel Aviv da anni e di sentirsi sempre tranquilla, riferendosi alla microcriminalità. Certo poi, aggiunge, “la prima volta che sono venuta mi hanno spiegato come trovare riparo nei bunker prossimi ai giardinetti giochi dei bambini, in caso di attacchi terroristici“. Una giacca si aggiunge alla felpa quando il sole tramonta. A cena restiamo ad Old Jaffa all’Urbano, che si rivela meglio delle aspettative.

30 dicembre – Da Tel Aviv a Gerusalemme

Lasciamo la bella (e cara) Tel Aviv dove, è utile precisarlo, non abbiamo avuto bisogno di moneta locale (shekel – ISL) avendo pagato tutto con lo smartphone. Per andare a Gerusalemme prendiamo il treno per cui il bus 46 sino ad Ha’Hagana e da lì in un’ora arriviamo. Appena scesi dal treno la temperatura è cambiata; siamo a 800 m s.l.m., l’aria è più frizzante e tira un po’ di vento. Ma soprattutto si capisce che siamo in una città molto particolare dove gli israeliani, studenti, famiglie, pressoché chiunque, ha un abbigliamento che li rende unici, come conosciamo dalla simpatica serie tv Shtisel.

Abbiamo preso un Airbnb dentro le Mura, nella zona musulmana con ingresso dalla Porta di Erode. Proviamo ad entrare, ma si è conclusa da poco una cerimonia religiosa per cui dobbiamo tornare sui nostri passi; il fiume di gente che ci respinge si esaurirà dopo venti minuti. Finalmente arriviamo alla casa che ha un bellissimo terrazzo di 30 mq e vista sulla Cupola della Roccia ma purtroppo dentro è molto brutta; e per di più salviette strappate e letti che sembrano non essere stati rifatti. Chiamiamo Airbnb che, dopo aver visto le foto che subito inviamo, ci rimborsa le due notti, ci dà un bonus e ci aiuta a trovare una nuova sistemazione. Entro un’ora tutto è risolto e siamo in una zona residenziale ma fuori dalle Mura. Un giro di ambientamento per scoprire che siamo a pochi passi dall’unica Ambasciata presente a Gerusalemme; quella americana riaperta da Trump nel 2018.

Si prende il modernissimo ascensore, ma va come vuole lui, ovvero un piano alla volta. Capisco poi che è venerdì pomeriggio ed è iniziato lo Shabbat (fortunatamente le valige le avevamo portate sino al 4° piano un’ora prima e lo Shabbat non era ancora iniziato). Alla sera è quindi tutto chiuso, per cui prenotiamo con anticipo uno dei pochi ristoranti aperti; siamo all’ottimo Pergamon. Poi qualche passo in strade praticamente deserte, con pochi turisti che probabilmente come noi apprezzano anche questa dimensione.

31 dicembre – Gerusalemme

L’appuntamento è alla Porta di Damasco alle 9.00 con Elinor Moscati, che ci farà da guida per sette ore alla scoperta di Gerusalemme. Il gruppo è di una quindicina di persone provenienti da un po’ tutta Italia ed il costo è di 50 euro a testa. Un piccolo ma importante particolare è l’auricolare che abbiamo in dotazione e che i moltissimi gruppi che troveremo, nella maggioranza non hanno. Elinor, che si è trasferita qui da quindici anni, è brava e ben preparata. Partiamo dal quartiere armeno dove assistiamo ad una cerimonia religiosa, per passare poi al quartiere ebraico. L’ingresso al Muro del Pianto è molto controllato e, almeno in questo periodo, una volta entrati è quasi impossibile fare fotografie. Riesco ad arrivare a toccare il Muro. Molti stanno pregando nell’ultimo giorno dell’anno. Un nugolo di persone si stringe intorno ad un Rabbino che sembra essere molto anziano.

Lasciato il Muro, andiamo verso il cimitero ebraico nella Valle del Cedro esterno alla città e poi verso l’orto dei Getsemani sul Monte degli Ulivi, dove Gesù si ritirò dopo l’Ultima Cena e prima di essere tradito da Giuda. Nella Chiesa di Tutte le Nazioni lì accanto, la pietra originale che la tradizione ritiene essere il luogo dove Gesù aveva pregato la notte prima dell’arresto. Sono passate da poco le 11.30 e le campane iniziano a suonare; giunge la notizia che è morto il Papa Emerito. Che emozione e che combinazione essere proprio lì! Rientriamo nelle Mura ed Elinor ci porta in una panetteria/focacceria per un breve pranzo nel quartiere ebraico, dopo un veloce passaggio dal quartiere musulmano. Lì vicino un punto dove ci si può sedere per un po’ di riposo prima di ripartire ed arrivare alla Chiesa del Santo Sepolcro. Sali e scendi, un labirinto, c’è molta gente, una lunga coda per accedere al Santo Sepolcro; decidiamo di saltare.

Ultima salita verso la Porta di Damasco; il fiato e le gambe non sono più quelle delle ore 9.00 ma ce l’abbiamo fatta. Un saluto a tutto il gruppo con alcuni che tornano a Tel Aviv. Che dire, secondo me questa risulterà alla fine del viaggio la tappa che mi avrà lasciato di più: storia antica e moderna, razze così vicine ma così distanti tra loro, tante religioni in pochi chilometri, bellissime chiese, sinagoghe e moschee. Che fortuna aver potuto visitare Gerusalemme. Per cena siamo all’Ishtabach, un ottimo ristorante che si trova vicino al più importante mercato della città (il Machane Yehuda), ed è specializzato in paste ripiene salate. Anche qui occorre prenotare; mangiamo fuori ma si può fare.

È il 31 dicembre, per cui gironzoliamo per il mercato dove i ragazzi festeggiano l’arrivo del 2023.

1 gennaio – Verso la Giordania

Anno nuovo, nazione nuova. Si parte per la Giordania, per cui di buona mattina iniziamo con la colazione in Mamilla Road e a piedi raggiungiamo il Golden Walls Hotel che si trova vicino alla porta di Damasco. Da qui nel cortile che fa parte dell’hotel, partono degli shuttle per il confine: 45 shekel, 12 euro a testa. Si paga in contanti, per cui avendo un po’ di tempo andiamo alla vicina Arab Bank (uscendo sulla destra, a circa 100 metri) a scambiare moneta. Fuori dalla banca, un arabo cambia in nero per cui prendiamo sia gli shekel (ILS) necessari al trasferimento che dinari giordani (JOD). Lo shuttle è pieno e in un’oretta siamo al confine (Allenby Bridge) con la seguente trafila:

  • controllo (in uscita) della sicurezza israeliana;
  • poi si arriva alla frontiera israeliana dove si paga una tassa d’uscita (52 euro a testa, anche con lo smartphone volendo), mentre per entrare in Israele non abbiamo pagato nulla, né è servito il visto d’ingresso. Prima del pagamento occorre fare, in autonomia, il riconoscimento facciale con relativa scansione del passaporto (ricordandosi di togliere l’eventuale mascherina);
  • un altro shuttle per 6 euro a testa, porta in Giordania;
  • al punto d’ingresso si presentano il Jordan Pass ed il visto, fatto in Italia poiché qui non è possibile farlo;
  • ed eccoci finalmente in Giordania. Evitando gli ATM, come sempre, preleviamo nella prima banca che troviamo. Salutiamo un gruppo di connazionali che ritirano l’auto a noleggio qui al confine, e poi via per Amman che raggiungiamo con un taxi in un’ora per 35 euro.

Per due notti saremo all’Y Hotel; buona soluzione con il gestore che è un “one man band”, molto gentile e collaborativo. Andiamo subito al Teatro Romano. Pur avendo letto in precedenza, e come per ogni viaggio del resto, di fare attenzione, un primo tassista si rifiuta di attivare il tassametro e quindi ne prendiamo un secondo che molto gentilmente attiva subito la macchinetta; peccato che per arrivare a destinazione fa il giro del mondo. Il Teatro è molto bello e ben si inserisce nella collina retrostante. Poi preferiamo non salire alla Cittadella e pian piano facciamo ritorno a piedi all’Hotel. Una sosta è d’obbligo al Souk, dove comperiamo molte spezie che ci “accompagneranno” lungo tutto il viaggio; le isoleremo infatti nel baule in tre sacchetti di plastica per evitare che dentro l’abitacolo l’aria diventi altrimenti irrespirabile.

Amman è ad 800 metri di altitudine e fa freschino. Come SIM ci viene consigliato Orange ed in effetti non avremo mai problemi, salvo nel pieno del deserto o nel Wadi Dana, ma ci può stare. Alla sera prenotiamo nell’elegante Sufra Restaurant. Ottimo ristorante di cibo tradizionale giordano. Ad un quarto d’ora a piedi si rientra all’Hotel percorrendo Rainbow Street.

2 gennaio – Jerash

Andiamo dall’ Y al W Hotel (!) per ritirare l’auto; questa volta il gestore dell’Y Hotel tratta per noi con il tassista e ce la caviamo con 3 JOD per una decina di minuti. Con la compagnia Thrifty prendiamo una Nissan Sentra che riconsegneremo ad Aqaba. Compreso il secondo pilota e tutte le coperture possibili (mi sono però dimenticato l’abbatti franchigia), il costo per dieci giorni è di 450 euro. Il percorso che faremo è piuttosto classico e non ci sembra necessaria una 4×4 mentre molto utile sarà il cambio automatico anche perché incontreremo, già dal primo giorno, tratti molto ripidi con curve e controcurve. Segnalo che per la prenotazione dell’auto c’è stata una non buona gestione di Booking (nostro sito di riferimento per gli Hotel di tutti i viaggi) ma il personale di Thrifty ha risolto brillantemente la situazione.

Faremo oggi un anello (in senso antiorario) e la prima meta è Jerash. Il sito romano è molto bello, con il Tempio di Artemide su tutti. Ci mettiamo un’ora ad arrivarci ed un paio d’ore a visitarlo. Una leggera ed intermittente pioggerellina disturba un po’ la visita e non fa caldo ma tutto sommato non ci va male. L’accesso a Jerash, come del resto a tutti i siti che visiteremo, è compreso nel Jordan Pass. A 1250 metri ci attende poi il castello di Ajlun. Vista molto bella sulla valle del Giordano e le montagne della Galilea ma tira un’aria gelida per cui ben vengano le robuste pareti del bel castello, che ci proteggono parzialmente tra un’uscita e l’altra.

Percorriamo la Valle del Giordano dove abbondano le coltivazioni e puntiamo Al-Salt. In realtà seguendo Maps arriviamo ad un punto in cui la strada è interrotta e a un benzinaio lì vicino un ragazzo ci dice che la 30 è in ricostruzione, per cui ci indica una strada alternativa. Si torna a Ma’addi e da lì si prende una strada secondaria con saliscendi continui, tratti molto ripidi, curve e contro curve. Il sole inizia a calare per cui questo imprevisto non ci permette di visitare Al-Salt che vediamo solo dalla auto, con un passaggio veloce.

Arrivati ad Amman facciamo i conti per la prima volta, ma devo dire anche ultima, con il traffico; auto a destra e sinistra a velocità folle, clacson e frenate. Un po’ stanco per la lunga giornata, mi concentro per portare a casa l’equipaggio e raggiunto l’obiettivo una doccia calda precede la cena. Siamo al Jafra Restaurant per il quale dall’esterno non daresti “un euro” ma dentro è molto bello, caratteristico e si mangia molto bene. Ci sono diversi locali che si fumano la Shisha (Narghilè) con un po’ di musica di sottofondo. Ancora un quarto d’ora a piedi e siamo all’Hotel.

Amman di per se si potrebbe anche saltare poiché non c’è molto da vedere ma tutte le strade passano di qui quindi occorre rassegnarsi e poi abbiamo cenato molto bene entrambe le serate.

3 gennaio – Castelli del deserto giordano

Lasciamo Amman allargandoci verso est per visitare tre dei Castelli del Deserto. Dopo un’ora e mezza si raggiunge il castello Qusayr Amra, un piccolo gioiello. Al punto più ad est la fortezza romana di Qasr Al-Azraq ed infine, di ritorno sulla stessa strada (sarebbe il primo da visitare ma con Maps avevamo puntato su Quasayr Amra) il castello Qasr al-Kharanah. Qui ci accoglie l’intraprendete Mohamed che fa tutto lui; controlla il Jordan Pass, ci accompagna fino alla porta d’ingresso (ci siamo solo noi), apre il lucchetto per l’accesso e poi fa da guida. Alla fine, espone il conto: 10 JOD. Molto simpatico e chiaro nella spiegazione ed il castello è anche molto bello. Salutiamo Mohamed che vorrebbe anche che prendessimo un tea nella tenda dei “soci”, e facciamo ritorno sulla 40 piegando ad un certo punto sulla 45 per Madaba. Un acquazzone ci coglie all’improvviso sulla strada; molti locali si fermano ma noi precediamo pian piano verso la città.

Siamo all’ottimo Mount Nebo Hotel, curato nei minimi particolari.

Le visite sono alla Chiesa di San Giorgio ed al suo mosaico bizantino (non compreso nel Jordan Pass ma costa 1 JOD) ed alla Chiesa di San Giovanni, dove, dopo aver visitati i cunicoli, saliamo sul campanile per una vista panoramica della città. Anche a Madaba siamo a 700 metri e continua a fare freschino. Una corsa al Mount Nebo che si raggiunge in una ventina di minuti ma ormai è tardi poiché d’inverno la chiusura è alle 17.00. Vediamo comunque dal posteggio il panorama; la giornata è nuvolosa per cui non sarebbe stato il massimo della vista. Per cena restiamo nell’hotel con una buona cena di “base”.

4 gennaio – Gran tour del deserto giordano

Oggi ci si alza presto poiché ci aspetta un “tour de force” ed il motivo è il seguente. In Giordania ci sono tre principali strade che collegano nord e sud: la Dead Sea Costal Road (65 – ad ovest), la King’s Higway (35 – in centro) e la Desert Highway (15 – ad est). Volendo vedere Macheronte (Mukavir), il Mar Morto, il castello di Al-Karak ed infine il Grand Canyon viewpoint prima di arrivare a Dana, il giro è: Madaba, Macheronte, Dead Sea Costal Road sino a Potash City, si gira verso al-Karak Castle e da lì si risale la King’s Higway, passando per il Grand Canyon viewpoint e poi sempre verso nord sino a Dhiban dove si prende verso est la strada che porta alla Desert Highway per arrivare infine, a sud, a Dana.

Macheronte si raggiunge in quarantacinque minuti da Madaba. Lasciata la macchina nel posteggio, una risalita di venti minuti a piedi porta in cima alla collina fortificata (una volta perché oggi rimane ben poco) dove si ritiene che fu ucciso Giovanni Battista e dalla quale si gode di un suggestivo panorama, con un po’ in lontananza il Mar Morto. Da Macheronte si scende verso il Mar Morto ma prima di arrivare alle sorgenti termali di Ma’in, all’unico bivio possibile, il fiuto ci fa prendere la strada a sinistra che scende sino a Zara Hot Springs.  La strada è nuovissima e si passa attraverso un paesaggio che sembra lunare. A chi piacciono paesaggi e natura è una deviazione consigliata, come probabilmente lo è anche la strada che passa per Ma’in e per il successivo Panorama Dead Sea Complex, e si risparmia un po’ di tempo. La strada lungo il Mar Morto è ampia e scorrevole e la temperatura sale a 21 °C.

Passiamo per il punto di accesso al Wadi Al Mujib dove in altre stagioni ci sono alcuni trail tra i quali l’adrenalinico Canyoning Siq Trail. In inverno ci sarebbe il solo Ibex Trail che è un percorso di quattro ore ed unico all’”asciutto” ma lo saltiamo sia perché non abbiamo tempo ma anche perché … non tutto il Team è entusiasta (e sapremo in seguito che comunque in questi giorni è stato chiuso). Sosta a Salt Beach dove con cinque minuti a piedi si arriva alle conformazioni saline che sono uno spettacolo. Ci fermiamo un’ora anche se il clima non è sufficientemente caldo per immergersi e galleggiare.

Giunti a Potash City, dove riappaiono molte coltivazioni, lasciamo la 65 per la 50 (anch’essa bella, ampia e panoramica, anche se tortuosa) e saliamo progressivamente sino ai 930 metri del Castello di al-Karak. Lasciamo l’auto in un parking dove se alla fine della visita si fa una consumazione al bar/ristorantino, non si paga nulla. Il castello non ci sembra un granché a dir la verità. Molto grande ma, insomma, sarebbe tutto da ristrutturare.

Da al-Karak si risale per un’ora sino alla diga del fiume Mujib che andando verso ovest, da luogo al Wadi Al Mujib, di cui sopra. Qui una sosta prima della discesa alla diga, poi alla diga e poi risalendo. Insomma, la vista di un Grand Canyon è sempre spettacolare e va gustata da ogni punto di vista. Dhiban adesso è molto vicina ed una volta raggiunta lasciamo la 35 per svoltare a destra; dopo quarantacinque minuti siamo sulla Desert Higway con l’ultima tappa della, lunga, giornata che è Dana distante un’altra ora e mezza. Nell’ultimo pezzo, lasciata la 15, ci sorprende una fitta nebbia ma finalmente arriviamo alla Dana Guest House a 1400 metri.

È ormai sera per cui prendiamo possesso della ampissima e bella camera ed alle ore 19.00 si cena (molto buona), poi un po’ alla Reception per navigare in Rete (è l’unico punto in cui c’è campo) e poi a nanna nella camera ben riscaldata.

5 gennaio – Caves Trail

Con l’alba ecco lo spettacolo; vista mozzafiato sulla vallata dalla camera (Deluxe) e soprattutto dalla doccia, con il vetro sino a terra. Abbiamo fatto un po’ fatica a prenotare la Guest House anche se ci siamo mossi con anticipo, poiché è molto richiesta ma il motivo è ora chiaro. Dopo la ricca colazione, andiamo a camminare. Siamo nella Dana Biosphere Reserve, ci sono diversi trail ed il più lungo e famoso, il Wadi Dana Trail, corre lungo la vallata per 16 km e richiede sette ore. Si arriva al Feynan Eco Lodge e poi con una 4×4 in due ore a 75 JOD a testa (un po’ costoso ma del resto per chi guida sono due più due ore) si torna alla base. Percorriamo il tratto iniziale del trail che scende ripidamente a valle e poi, fatte diverse foto, facciamo ritorno alla Guest House. Alla Reception qualcuno ci suggerisce di andare fino al Center for Rangers, che dista cinque minuti in auto, per poi percorrere il facile Caves Trail dove ci fermiamo per il pranzo (Light Lunch bag della Guest House a 5 JOD a testa) ad ammirare il bellissimo panorama delle conformazioni sottostanti che fanno parte del Nawatef Trail.

È utile precisare che questi trail potrebbero essere in molti casi effettuati in autonomia ma tra sicurezza (e business) le guide sono obbligatorie. Ci racconterà poi Luca, grande viaggiatore solitario, che si era avventurato senza guida in uno dei trail che invece la richiedevano, sinché non ha incontrato un gruppetto accompagnato e la guida lo ha fatto tornare indietro a “male parole”.

Tornati al posteggio dal Caves Trail, sempre seguendo il suggerimento dalla Reception, prendiamo una ripida ma ben asfaltata strada che percorre una vallata parallela al Wadi Dana; bellissima. Non troviamo nessuno se non che qualche pastore con il suo gregge. Dopo una mezz’ora sbuchiamo sulla strada principale che ci riporta a Dana. Una sosta da Al Rashed Sweets dove per 1 JOD facciamo il pieno di dolcetti tipici, che non dureranno fino a sera.

A cena facciamo una tavolata con Luca appunto ed altri tre milanesi e via con i racconti di viaggi. I milanesi, capitanati da Giulia, ci raccontano di essersi avventurati pochi giorni prima verso nord est, sulla 40, dopo i Castelli del Deserto, con l’obiettivo di arrivare al confine con l’Iraq. Giunti a tarda sera nell’unico punto dove doveva esserci un Hotel, hanno però scoperto che l’Hotel era chiuso e quindi si sono poi dovuti arrangiare, tornando sui loro passi, con una sistemazione di ripiego.

Un racconto tira l’altro e grandi risate.

6 gennaio – Da Shobak a Petra

All’Epifania ci si alza con calma e salutato Salem, il receptionist suggeritore dei trail ed ottimo disegnatore con penna BIC (compriamo un suo cavallo), si parte per il sud. Dopo mezz’ora siamo al Castello di Shobak. Posizione suggestiva, isolato senza città e case intorno, ben tenuto l’esterno, dentro un ammasso di pietre ovvero solo parzialmente ricostruito, ottima vista. Vale comunque la pena di fermarsi.

Invece di tornare sulla 35 (King’s Higway) proviamo a risalire le colline passando, con giro ad anello in senso antiorario, da Al Mansoura. Strada panoramica molto bella dove sostiamo in un view point per pranzo a base di … crackers e formaggini. Ripresa la 35 ormai Wadi Musa è vicina. Ci fermiamo a Piccola Petra, che se non ci fosse Petra, sarebbe un gioiello; invece è gioiello ma quasi è un optional. In un paio di ore si riesce a visitare questo luogo di riparo per le carovane di una volta. Sarà anche un optional ma potendo sarebbe un peccato non visitarla.

Con il tramonto, arriviamo a Petra. Staremo tre notti nell’ottimo Petra Canyon Hotel che è un po’ defilato dall’ingresso del sito ma gode di ottima vista sopra la città.

7 gennaio – Petra

Abbiamo fatto il Jordan Pass con due accessi per Petra e come prima cosa si va al Visitor Center che volendo apre alle 6.00 ma in questa stagione ad 800 metri ci sono 4 gradi per cui, meglio farsi una bella colazione con calma e poi partire. Il nostro programma è: 1’ giorno percorso inverso (backdoor trail), da Piccola Petra a Petra, 2’ giorno visita mirata di uno dei percorsi alternativi.

Per fare il “backdoor trail” prendiamo lo shuttle che parte dal Visitor Center e gratuitamente porta a Piccola Petra. Al gate di ingresso di Piccola Petra, mostrati i biglietti di accesso, si va a sinistra per cinque minuti e poi una Toyota (5 JOD a testa) percorre una carrabile per venti di minuti. Un gruppo è in maglietta a maniche corte mentre io ho tre strati; il freddo è soggettivo (anche se uno dei quattro dopo un po’ si alza il colletto per ripararsi un po’, quindi non fa così caldo). La strada si può percorrere anche a piedi e re-incontriamo Luca con il quale facciamo la risalta a piedi. In un view point prendiamo un tea e riposiamo un attimo. Compero la Kefiha; prima o poi doveva succedere. In un’ora e mezza ore si arriva al Monastero (Al Deir) dove pranziamo, in contemplazione. Ecco poi i “famosi” ottocento gradini che fatti in discesa sono piuttosto piacevoli. In salita molte persone anche a dorso dei (poveri) asinelli. Prendo un po’ in giro alcuni che a fatica salgono ed una coppia di italiani si ferma per quattro chiacchiere dandoci utili consigli per il 2’ giorno. Il sole ormai è caldo e quindi siamo anche noi in maglietta, se si sta al sole. Ci immaginiamo cosa possa essere la risalita, ma anche più in generale Petra, fra qualche mese. Per contro c’è il rischio pioggia tanto che una decina di giorni prima del nostro arrivo il sito è stato colpito da un forte temprale e quindi tutti i turisti sono stati messi in salvo per un allagamento del Siq. Petra senza sole sarebbe anche meno bella per i colori altrimenti non valorizzati. Abbiamo quindi deciso di stare due giorni per avere un backup per il brutto tempo ma ci è andata bene per entrambe le giornate.

Arriviamo quindi al Tesoro che completa la vista di questo spettacolare sito. Facendo il percorso inverso il Tesoro lo si raggiunge da dietro e quindi si perde un po’ il fascino di vederlo sbucare pian piano arrivando dal Siq (Canyon) ma … “possiamo farcene una ragione”. Dopo sette ore, completiamo il giro raggiungendo il Visitor Centre.

8 gennaio – Tesoro di Petra

Il primo obiettivo è quello di arrivare al Tesoro quando c’è il sole per godere al meglio i colori; ci siamo informati il giorno prima che occorre essere lì tra le 10.00 e le 11.00. Entriamo questa volta dal Visitor Centre e percorriamo il Siq per arrivare alle 10.30 all’appuntamento. Non c’è tantissima gente in questa stagione. Che idea geniale è questo Tesoro, con i suoi colori. In base al consiglio del giorno prima dei connazionali, facciamo poi il sentiero 3: High Place of Sacrifice Trail. Anche in questo caso facciamo il giro all’inverso ovvero arriviamo al Castello della Ragazza e da lì risaliamo il sentiero. Il motivo è che se si soffre un po’ di vertigini meglio fare gli scalini, piuttosto ripidi, prendendoli da questa parte ovvero in salita. Tutto il giro è bellissimo, ci mettiamo anche un po’ di crema solare per protezione, e compresa la pausa pranzo lo facciamo in quattro ore.

9 gennaio – Wadi Rum

Salutiamo Petra o almeno vorremmo salutarla perché la giornata inizia con la pioggia e ad un benzinaio poco distante dall’Hotel un tassista che arriva da sud ci avvisa che sta nevicando! Dietro front sino all’Hotel dove stiamo nella Hall per un’oretta. Con il supporto della Reception definiamo di allargarci verso Malan per poi rientrare sulla 47. Alla ripartenza vediamo uno spalaneve diretto nella zona bypassata. Con mezzogiorno torna il sole ed arriviamo Titanic Camp nel Wadi Rum. Qualche considerazione sui Camp del deserto che, per quanto abbiamo capito, sono molti e sorgono come funghi. Ma almeno due parametri consiglierei di considerare. Il primo aspetto è che nel deserto in questa stagione di notte la temperatura arriva vicina allo zero e quindi occorre assicurarsi che il riscaldamento ci sia e sia funzionante. Al Titanic il riscaldamento va ma alle 5 del mattino si ferma; l’indomani mattina ci si è alzati al freddo, con le proteste di diversi ospiti. In secondo luogo, pur sempre importante, è che diversi Camp non sono dentro il Wadi Rum ma in prossimità; alcuni hanno addirittura vista sulla strada principale. Il Titanic è vicino alla strada ma quantomeno la vista, molto bella dalle camere con ampia vetrata, è sul deserto. Ora non è che si voglia fare come nel viaggio in Libia dove eravamo stati cinque giorni nel pieno del deserto, però almeno un po’ di atmosfera!

Premesso ciò il Wadi Rum è bellissimo. Appena arrivati facciamo un tour di tre ore a vedere alcune delle più note mete. Optiamo per una Toyota VIP che ha i sedili orientati verso il senso di marcia per godere al meglio lo spettacolo; costa un po’ di più ma nel vale la pena. Fa freddo ed il driver al tramonto si ferma ad accendere un fuoco. Dopo cena, scambiate quattro chiacchiere con un gruppo di italiani, il “capo” Faisal, anche consapevole di averci fatto spendere una bella cifra per le due escursioni (l’altra la faremo il giorno dopo), ci regala lo Stargazing, ovvero vista delle stelle; con un quarto d’ora di fuoristrada arriviamo in un punto dove ci stendiamo sulla sabbia ed in silenzio osserviamo l’emozionante volta celeste nella quale Faisal ci fa vedere come riconosce il nord e l’est; mai saputo! La luna purtroppo è piena per cui un po’ lo spettacolo è limitato.

10 gennaio – Aqaba

Detto della sveglia piuttosto fresca, attendiamo che almeno il sole esca e scaldi l’aria. Alle 10 partiamo per un tour di 6 ore. Quando il sole va dietro a qualche nuvola o montagna, fa molto freddo ma ciò che vediamo è bellissimo. Descriverlo non è semplice, salvo vedere qualche foto allegata. Nel pomeriggio avanzato, ci avviamo verso Aqaba dove siamo all’ottimo hotel Luciana; già dal nome si capisce che l’Italia ormai è vicina. Di Aqaba dopo l’ultimo freddo desertico apprezziamo il tepore dei 21 gradi. Di sera siamo al Khubza & Seneya, che giudichiamo come la miglior cena di tutto il viaggio.

11 gennaio – Rientro in Italia

In vista del rientro serale in Patria, prepariamo le valige e dopo l’ottima colazione, con calma andiamo verso il mare. Non un granché ma il caldo è piacevole e facciamo un’escursione di un’ora con una glass-boat. Sono curiosi il carro armato israeliano ed un aereo di cui si vede distintamente la carlinga entrambi affondati vicino alla riva e poi vediamo qualche bel corallo un po’ più distante. Alle 21.20 Ryanair ci aspetta all’aeroporto per riportarci a casa e concludere questo bellissimo viaggio.

Considerazioni finali

Il mix tra Israele e Giordania è un valore. Israeliani e Giordani sono così vicini e così lontani. Il clima è stata un po’ la sfida e di freddo ne abbiamo in effetti sentito ma la pioggia (e neve) hanno poco inciso per cui il bilancio alla fine è positivo.

Poter stare due settimane è sicuramente positivo sia perché quando si corre le cose si gustano meno, ma anche per i backup in caso di meteo avverso, che per quanto detto non sono però stati necessari. In auto, in Giordania, abbiamo fatto 1800 chilometri ma salvo un “tappone” le distanze non sono mai molte. Strade ampie ed in buono stato. Un tratto della Desert Highway è piuttosto malandato ma in rifacimento. Traffico inteso solo in un punto ad Amman. Abbiamo fatto ricorso alla guida solo a Gerusalemme, per il resto non ci sembrano necessarie anche a posteriori, ma per chi più di noi vuole conoscere più in profondità aspetti storico/archeologici, sono consigliabili.

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