Tallinn: dopo medioevo e URSS, oggi grande modernità
Due giorni pieni sono la durata perfetta per la capitale dell’Estonia. Noi ci siamo stati a fine aprile, ci vuole ancora un piumino leggero perché con il sole si sta bene, ma quando si copre e tira vento l’aria è ancora molto fredda. Le giornate sono già molto lunghe, alle 6 è pieno giorno e il tramonto è dopo le 21, quindi riesci a fare molte cose all’esterno. D’inverno dev’essere molto caratteristica, ma bisogna fare attenzione perché molti musei o luoghi da visitare chiudono completamente durante l’inverno e le ore di luce sono molto poche.
L’aeroporto è vicinissimo alla città e ben servito dai mezzi pubblici. Un abbonamento per 3 giorni a tutti i mezzi di trasporto (bus, tram, filobus) costa solo 5 euro, un’inezia. Per girare nel centro non serve, le distanze sono percorribili a piedi, ma per vedere qualcosa in periferia e per l’aeroporto consiglio di fare subito la tessera magnetica nel R-Kiosk giallo che si trova anche in aeroporto (a destra subito prima di uscire per prendere l’autobus). Chiedono 2 euro di cauzione che rendono quando si restituisce la tessera.
Carta di credito molto usata, tecnologia avanzata, d’altra parte sono la patria di Skype!
Il centro storico è piccolino, fatto di tante piccole stradine ricoperte di ciottoli che si incrociano in modo imprevedibile e in cui è abbastanza facile perdersi, ma ci si ritrova sempre in quelle due piazze.
Non mi soffermerò a lungo sulle bellezze del centro storico, che comunque va visto perché è molto antico, tanto che è stato nominato Patrimonio Unesco nel 1997. Meglio suddividerlo nei due giorni per non camminare un giorno intero sui ciottoli (belli ma ammazza gambe) di cui è lastricato.
Ci sono cose da non perdere come la Cattedrale Ortodossa Alexander Nevskij (ci siamo capitati per caso durante una messa e ne abbiamo seguita una parte, interessante notare le differenze rispetto alla messa cattolica), il Parlamento che le sta proprio di fronte, la Chiesa di Sant’Olaf, la Cattedrale di Toompea (luterana, tutta bianca sia dentro che fuori, decorata internamente con enormi stemmi di antiche famiglie), la Chiesa di San Nicola di cui abbiamo visto solo l’esterno, la piazza con il Municipio (Raekoja plats) piena di vita quasi sempre ma i suoi ristoranti chiudono presto la sera. E, ancora, tutta la strada Pikk su cui ci sono palazzi molto belli e ben tenuti, così come la Vene, il passaggio di Santa Caterina, la Porta Viru (sotto c’è un mercato di fiori molto carino aperto anche la notte). Conservate ancora benissimo le mura, molti torrioni, e merita un passaggio anche il parco Hiverpark. Abbiamo fatto un salto anche all’Estonian History Museum ma solo perché c’era un concerto di un bravo e giovanissimo pianista. Da non perdere le viewing platforms da Toompea (Patkuli, Kohtuotsa con il suo gabbiano che si mette in posa per le foto, Piiskopi) e anche la vista dall’alto dell’Hiverpark. Raccomando anche la salita alle due torri della Cattedrale di Toompea e soprattutto della Chiesa di Sant’Olav che per secoli fu l’edificio più alto del mondo). Vista spettacolare, ma ci vuole fiato, gli scalini sono tanti e soprattutto altissimi, a misura di gamba estone!
Fate un passaggio nella piazza Vabaduse (della Libertà), con la sua colonna dell’Indipendenza, piazza importante nella storia recente. Di fronte c’è un edificio stranissimo, che appoggia su una struttura bianca che imita dei rami di albero: sicuramente originale ma non di mio gusto.
Abbiamo schivato il museo del KGB perché ne abbiamo visti in diversi altri paesi ex URSS.
Dalla Cattedrale di Sant’Olav siamo scesi verso il mare passando per il giardino dove c’è il semplicissimo monumento “Broken Line” in memoria del naufragio del 1994 in cui morirono più di 600 persone.
Per prima cosa siamo entrati al Tallinna Kultuurikatel: in questi giorni c’è una fiera di caffè, quindi abbiamo pagato il biglietto ma poi ne abbiamo approfittato! L’edificio è impressionante, se guardi in alto ci sono tubi, strutture, scalette, piattaforme…sembra lo scenario di un film, l’interno dell’astronave di Alien, meraviglioso! Abbiamo girato un po’ tra gli stand e poi siamo andati a vedere i piani superiori: lì ci sono le sedi delle aziende, in una sala riunioni hanno lasciato le pareti con il cemento nudo e vecchi murales, le finestre sono grandi vetrate con vista sulla città e sul mare, in quella che secondo noi era la sala mensa era in corso un torneo di ping pong! Insomma… un altro mondo!
Lì di fianco c’è una vecchia ciminiera, si può entrare: una parte è occupata da un ristorante e un’altra da un’esposizione di quadri. Nulla di sensazionale ma è una bella struttura.
Sempre a fianco c’è il Contemporary Art Museum of Estonia (EKKM): un nome un po’ pretenzioso, vista la struttura. Praticamente una casa sulla cui stabilità non scommetterei, dove ci sono varie installazioni artistiche. Comunque è interessante, l’ingresso è gratuito, e vale la pena farci un giro. Nel cortile, oltre ad un paio di opere di street art, una serie di sculture un po’ inquietanti.
Appena oltre c’è una struttura che abbiamo definito “ecomostro”: non avevamo idea di cosa fosse, un ammasso di cemento che si sta sbriciolando, con vari graffiti (solo uno degno di nota), che sembra completamente abbandonato. Ci siamo arrampicati sulle vecchie scale e abbiamo esplorato un po’ la zona, tra cocci di bottiglie e ferri arrugginiti. Dopo ho verificato che è il Linnahall (V. I. Lenin Palazzo di Cultura e Sport), costruito per le Olimpiadi del 1990, visto che le gare in mare si tennero a Tallinn. Dopo l’indipendenza è caduto in disuso ed è veramente decrepito.
Visto che avevamo iniziato il “tour dei ruderi”, abbiamo deciso di andare a vedere da vicino la vecchia prigione, la Patarei Vangla, anche se dal gennaio 2017 non è più possibile visitarla (troppo pericoloso, sta letteralmente cadendo a pezzi). Ci siamo andati a piedi attraversando il quartiere Kalamaja, forse la zona più promettente e in trasformazione della città. È un quartiere residenziale di vecchie case di legno, alcune sono state ristrutturate e sono molto belle, e altre sono state abbattute e sostituite da case modernissime. Vale la pena farci un giro e cercare qualche esemplare di quelle belle porte colorate tipiche di Tallinn.
La prigione è totalmente abbandonata, peccato perché si trova proprio sul mare e recuperandola ci verrebbe un bellissimo complesso. Lì di fianco c’è una piccola nave visitabile e il Seaplane Harbour. Non ci interessava visitarlo ma siamo entrati per mangiare qualcosa al bar e da lì, essendo al primo piano, ti godi la vista di tutto l’hangar, una struttura spettacolare che vale la pena vedere (anche le enormi eliche che servono come ventilatori).
Sempre a piedi abbiamo riattraversato il quartiere Kalamaja per arrivare al Balti Jaama Turg. Di fianco alla stazione c’è il vecchio mercato che è stato restaurato e ci sono molti banchi: c’è un po’ di tutto, alimentazione, abbigliamento a basso prezzo, e anche qualche negozio di riuso e memorabilia, un paio avevano cose carine, vale la pena fare un giro veloce.
A poca distanza c’è Telliskivi Creative City: bellissimo! Un grande spiazzo in mezzo ai binari morti occupato da vecchie fabbriche. Alcune decrepite e altre sono state recuperate per farci locali, negozi di design, mercatini, spazi culturali, aziende. Bisogna passarci, sia di giorno che di sera, quando capita di trovarci diversi concerti dal vivo. Ci sono bellissimi esempi di street art, una zona da non perdere!!!
A questo punto la prima giornata può finire, abbiamo fatto 25 km a piedi e siamo abbastanza stanchi!
Il giorno dopo abbiamo preso l’autobus per arrivare a Pirita, verso nord. Siamo scesi al Mausoleo di Maarjamae, uno dei tanti posti che ricordano i caduti sovietici. A me è piaciuto, anche se non è che ci sia molto da vedere, giusto varie lapidi con scritte in russo, una parte a cui non si può accedere per pericolo di crollo, enormi pareti di cemento, croci sparse nel grande prato. Ci siamo addentrati all’interno e siamo passati dietro al Maarjamae Palace: non volevamo vedere il museo, ma abbiamo visto quello che resta di vecchie statue sovietiche (varie di Lenin) che sono state posizionate sul retro del palazzo (qualche anno fa erano buttate per terra, adesso sono messe in modo più ordinato).
Tornati sulla costa ci siamo stupiti di vedere i cigni in mare e poi siamo arrivati fino al Russalka Memorial, una bella statua per commemorare i caduti dell’omonima nave e poi ci siamo addentrati di nuovo per arrivare al Palazzo Hadriorg. Molto bello, tenuto benissimo, non eravamo interessati al museo interno, ci siamo riposati un po’ sulle panchine nel giardino e poi siamo andati ai Kumu Art Museum. Questo per me vale la pena di vederlo, anche se la struttura è bella fuori ma dentro mi ha un po’ deluso. Ci sono 4 pieni di esposizioni, in ordine cronologico, sono soprattutto artisti estoni. Nulla che mi abbia emozionato, ma è carino, forse è il museo più interessante di Tallinn.
Tornando verso il centro siamo passati dal Tallinn Central Market, ma a mio parere non vale la pena visitarlo.
Abbiamo invece fatto un giro all’Estonian National Library, un edificio enorme di chiara architettura sovietica. Eravamo rimasti così affascinati dalla Biblioteca di Riga che abbiamo voluto visitarla. Lo stile è molto pesante, non hanno risparmiato sulle pietre! Però ci hanno fatto entrare senza problemi e abbiamo potuto vedere tutti i piani. Edificio molto alto e che ha il suo fascino.
Insomma, per me Tallinn due giorni pieni li vale tutti (ma senza riposare molto). È sicuramente una città in divenire e mi aspetto che tra qualche anno sia abbastanza diversa. Si sente l’influenza russa più che in altri paesi come la Lettonia. Ad esempio una cosa che abbiamo notato è che alle finestre mettono le tende e non hanno i lumini come si usa in Scandinavia. Ci è sembrata abbastanza sicura pur girando molto a piedi. Quest’anno ricorrono 100 anni dalla nascita della Repubblica d’Estonia nel 1918, ecco perché i lampioni sono pieni di “18”!
In aeroporto (piccolo ma molto carino e in ampliamento), come abbiamo già visto da altre parti, proprio al nostro gate c’è un pianoforte a disposizione di chi lo voglia suonare. Speriamo che qualche bravo pianista ci intrattenga fino all’imbarco!