Svevia, il Reno e l’Alsazia

Tour tra Germania e Francia, passando per Austria e Svizzera
Scritto da: gattovolante
svevia, il reno e l'alsazia
Partenza il: 20/08/2011
Ritorno il: 26/08/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Due persone, da Udine, in auto a noleggio. Costo totale circa 1300 euro, compreso il conto del noleggiatore.

Germania, Francia. Svevia e Alsazia. Il Reno. Di passaggio, Austria e Svizzera. Augsburg, Rastatt, Hatten, Soufflenheim, Haguenau, Gambsheim, Sélestat, Colmar, Mulhouse, Rixheim, Bregenz.

Viaggio con largo spazio all’improvvisazione e alle decisioni dell’ultimo minuto. Volutamente evitiamo Strasburgo, che conosciamo già, come pure Stoccarda, Baden Baden e le località svizzere e, in parte, austriache.

L’auto a noleggio è una nostra scelta, per motivi di sicurezza e tranquillità di spirito, dato che la nostra è una piccola inadatta ai viaggi lunghi viaggi e poi in caso di problemi sappiamo di poter contare su una buona assistenza.

Siamo orientati a pernottare in strutture non di lusso, con un occhio attento al portafoglio, ma anche alla comodità e alla pulizia.

Non era nelle previsioni, ma ci siamo ritrovati a meditare sui confini, sulle terre e le genti di confine, storicamente sempre tormentate da guerre e contese dolorose. Anche noi proveniamo da questo tipo di realtà, a cui siamo assuefatti e non ci facciamo più caso. Così distanti dai confini di casa nostra, ci colpiscono similitudini e invisibili connessioni dello spirito.

Lingue utilizzate per la sopravvivenza: tedesco, francese.

Partiamo senza navigatore. Abbiamo un vecchio atlante del Touring, più che altro per un orientamento di base nella geografia dei luoghi. La guida Routard della Germania, edizione italiana, ci assiste per Augsburg e per il Baden-Wurttemberg. Per quanto riguarda l’Alsazia, abbiamo una cartina Michelin e la guida verde Michelin Alsace Lorraine, in francese. Non abbiamo trovato guide soddisfacenti in italiano.

Consigli pratici: per gli alberghi di queste zone attrezzarsi di cuffia per la doccia e bicchieri di plastica, non sempre si trovano o sono adeguatamente sigillati.

20 agosto

Partiamo alle 11, dopo aver ritirato la macchina a noleggio e aver accompagnato la nonna alla struttura per anziani che la ospiterà temporaneamente. Ci avviamo verso l’Austria per la statale, spuntino a Tarvisio. Fa caldo, ventinove gradi. In Austria acquistiamo la vignetta a Thorl Maglern, deserto rispetto agli anni in cui le dogane erano attive e trafficate e non c’era neppure l’autostrada. La vignetta costa circa 9 euro e la utilizzeremo anche al ritorno. Ci dirigiamo verso il confine austro-tedesco, con qualche sosta rapida negli autogrill, che in Austria sono alquanto costosi. A St Michael paghiamo un pedaggio di 10 euro per attraversare il tunnel.

Verso sera arriviamo ad Augsburg, in Germania, dove abbiamo prenotato tramite Internet il primo albergo dove pernotteremo. Lo troviamo abbastanza facilmente. E’ l’hotel Jakoberhof, vicino al centro città e decisamente soddisfacente come rapporto qualità prezzo: 69 euro la camera doppia con bagno, compresa la colazione. Il parcheggio dell’hotel è tutto occupato, ma lasciamo l’auto poco lontano senza problemi. Una volta sistemati, ci dedichiamo a un giro per la Augsburg serale. E’ sabato, la piazza del Municipio è affollatissima, animata soprattutto da giovani. I locali intorno alla piazza sono aperti e illuminati, l’impressione è rilassata e festosa.

Ceniamo nel ristorante che si trova alla base del palazzo municipale, il Rastkeller, raggiungendolo attraverso una porta antica che però si apre “magicamente” mediante una fotocellula. Il locale è gradevole, con soffitti a volta e ben restaurato, ma non pretenzioso. Cucina soddisfacente e illuminazione discreta e rilassante. Il prezzo è ragionevole. Abbiamo seguito le indicazioni della Guida Routard per l’albergo e il ristorante e siamo soddisfatti di entrambi. Dopo la cena facciamo quattro passi per il centro guardando le vetrine illuminate, poi ci ritiriamo in albergo. Mio marito ha un po’ di febbre, speriamo bene.

21 agosto

Giornata calda e soleggiata. E’ domenica, ma una ragazza in bicicletta distribuisce i volantini pubblicitari di un supermercato. Dopo la colazione liberiamo la stanza e poi cominciamo a visitare la città, senza stress. Siamo nella Svevia, patria di famosi imperatori del Sacro Romano Impero. Proprio nelle vicinanze del nostro albergo c’è la Fuggerei, l’antico complesso di abitazioni popolari tuttora abitato e gestito tramite una fondazione dai membri della famiglia Fugger, che secoli fa lo ha costruito per i lavoratori indigenti di Augsburg. Anche il nonno paterno di Mozart vi ha vissuto alcuni anni, una targa lo ricorda.Visitiamo l’appartamento tipo con un delizioso piccolo giardino e il museo fotografico allestito nel rifugio antiaereo, a documentare le distruzioni della guerra in questo vero e proprio villaggio recintato all’interno della città. Da non perdere. Poi vagabondiamo, fermandoci ogni tanto per qualche sosta ristoratrice ai tavolini dei caffè all’aperto. La città è piacevole e rilassante. Visitiamo il museo ricavato in quella che fu l’abitazione di Bertholt Brecht (il quartiere circostante non è troppo cambiato dai tempi in cui il grand’uomo era ragazzo, possiamo immaginare la vita quotidiana di alcuni decenni fa) e e quello ubicato nel luogo dove vivevano i Mozart. Erano di qui, poi Leopold si trasferì a Salisburgo per motivi di lavoro; anche la moglie era originaria di queste parti. Interessante perchè il focus è la famiglia, non solo Wolfgang, e si conosce meglio il padre Leopold. Visitiamo l’interno della Rathaus, scoprendo che nel salone a pianterreno una porta dall’aria austera e priva di indicazioni evidenti nasconde un’immensa e moderna toilette. Visitiamo il duomo, con la sua bellissima cripta., ci immergiamo in aree verdi e ombrose con vestigia dell’antica Augusta. Percorriamo le stradine della città bassa costeggiate da corsi d’acqua. Questo quartiere romantico è quasi nascosto, senza la Routard non l’avremmo mai trovato. Augsburg è accogliente, le persone con cui ci capita di rapportarci sono gentili e amichevoli, i caffè con i tavolini all’aperto ideali per impigrire e guardarsi intorno con la scusa di riposare dopo aver camminato. Purtroppo con il progredire della giornata si avvicina il momento di rimettersi in viaggio.

Riprendiamo l’autostrada diretti verso il confine francese. Superiamo Stoccarda, poi decidiamo di trovare un albergo prima che si faccia notte. Usciamo dall’autostrada e raggiungiamo Ettlingen. La cittadina ci piace, con un bel centro storico pedonale e ristorantini che ci ispirano positivamente. Chiediamo informazioni, anche qui sono gentili, ma sembra proprio che l’unico albergo che riusciamo a individuare sia un lussuoso e costosissimo cinque stelle. Qualche passante in verità ci parla di un altro albergo più economico, ma noi giriamo a vuoto senza trovarlo. Gli indigeni sono collaborativi e parlano un tedesco un po’ strano, per noi che abbiamo nelle orecchie la parlata austriaca e carinziana. Qualcuno ci chiede da dove veniamo, alle nostre spiegazioni sembra un po’ stupito. Decidiamo di spostarci e nella ricerca di un albergo in cui pernottare imbocchiamo strade secondarie verso Karlsruhe, che si trova a pochi chilometri da Ettlingen.

Ormai è tardi e cominciamo a preoccuparci, poi poco dopo essere entrati in città individuiamo un piccolo albergo,con tanto di biergarten dove possiamo cenare sotto una pergola con i grappoli d’uva ancora acerbi. Si chiama Albhof. Siamo affamati e ci godiamo la cena, accanto a una vasca d’acqua ornata da piante, oggetti e statuine. Senza pretese, ma ci piace e da’ un senso di frescura. La stanza e il bagno sono piuttosto piccoli, comunque puliti e rinnovati di recente. Prezzo ragionevole (75 euro con la colazione) e letti comodi. Mio marito ha ancora la febbre, una doccia rigenerante e un buon sonno ci fanno proprio bene.

22 agosto

Ancora molto caldo. Dopo la colazione, raggiungiamo in auto il centro cittadino per dare un’occhiata veloce a Karlsruhe. La città non ci sembra interessante e neppure il compilatore della guida Routard l’apprezza. Non per la prima volta, ringraziamo mentalmente l’inventore dell’aria condizionata per le auto. Sappiamo che la Francia e l’Alsazia sono molto vicine e ci avviamo a raggiungere il confine. Ci aspettiamo di trovare segnali indicatori per la Francia, come avviene da noi anche per i passaggi secondari verso la Slovenia e l’Austria, ma niente. Ci dirigiamo verso Rastatt, che è vicinissima alla linea di confine, cioè il fiume Reno. Questa cittadina è graziosa, il centro affollato di passanti, molte persone con le borse di tela per la spesa. Compriamo il paracetamolo in una farmacia, poi cerchiamo di visitare la bellissima e ampia residenza barocca (Schlossresidenz). Purtroppo oggi è lunedì ed è chiusa. Ripieghiamo su un museo di storia locale, situato in una parte della residenza, aperto e gratuito. Il custode è un siciliano, con cui facciamo una bella chiacchierata. Ci conferma che la parte chiusa è molto bella. Pazienza, sono gli inconvenienti dei viaggi non pianificati.

Poi ci dirigiamo verso l’Alsazia, che sappiamo vicinissima. Con un po’ di difficoltà, a causa della segnaletica che ignora ampiamente la Francia, dalla periferia di Rastatt attraverso strade secondarie e sonnolenti paesini raggiungiamo il Reno, precisamente l’approdo del traghetto locale battente bandiera francese. In realtà è una specie di zattera, che trasporta auto, biciclette e pedoni oltre il fiume sulla riva francese e viceversa. Il passaggio è gratuito. L’atmosfera è rilassata, la traversata rapida e silenziosa.

Eccoci in Francia, o meglio in Alsazia. Da ora in poi dovremo fare affidamento sulla sola guida Michelin francese. La prima località è il sonnolento paesino di Seitz. Qui si parla tedesco. Sono le 15, abbiamo un po’ di appetito, ma i negozi sono tutti chiusi. Scopriremo che nella profonda Alsazia la chiusura degli esercizi commerciali per la pausa pranzo è sacra . Del resto siamo in provincia, gli orari sono a misura dei residenti e non delle persone di passaggio. Sono paesi tranquilli e ordinati, nel verde della campagna, un po’ noiosi, e il turista è una specie di anomalia. Siamo sempre più affamati. In un altro paese, Hatten, troviamo una panetteria-pasticceria-gelateria aperta e finalmente ci saziamo di torte dolci e salate e relative bevande, calde e fredde. Porzioni abbondanti, prodotti freschi per un totale di 16 euro. Notiamo un segnale stradale che indica il Musèe de l’Abri, e decidiamo di accogliere il suggerimento. Su un’area all’aperto, intorno a una caserma-fortino interrata che poteva accogliere 240 militari, un gruppo di appassionati ha raccolto e restaurato mezzi blindati e carri armati di tutti i tipi. Siamo nelle immediate retrovie della linea Maginot e qui erano acquartierate le guarnigioni delle casematte. Mio marito è così entusiasta che si dimentica di avere la febbre. Diverse casematte e fortini in questa zona sono visitabili. Quello al centro del museo è veramente interessante, con ambienti interni ricostruiti in modo da rendere l’idea di come vivevano veramente i militari. In una sorta di capannone c’è una vasta collezione di fotografie, divise, plastici e cimeli vari. La linea Maginot potrebbe essere l’oggetto di un viaggio a tema. Ci sono pochissimi visitatori, ma consigliamo caldamente questo museo di provincia , che induce a confrontare l’atmosfera attuale di queste campagne con le enormi tensioni che le hanno coinvolte per tanto tempo. Sosta pigra al bar del museo, molto dopolavoristico e frequentato dalla gente del luogo.

Attraverso la bellissima e ampia Foresta di Haguenau, raggiungiamo Soufflenheim, con la sua antica produzione di ceramiche per uso di cucina, fatte con l’argilla estratta dalla foresta. Hanno uno stile particolare, e compriamo un paio di scodelle.

Dopo aver vagabondato ancora un po’ nella la foresta, arriviamo ad Hagenau La cittadina è antica e bella, meriterebbe un approfondimento. Il centro è pedonale e la toponomastica ci riporta al medioevo: place de la Torture è tutto un programma. Ci sono anche dei musei, e un edificio ottocentesco dedicato alla compravendita del luppolo (houblons). Nelle vicinanze Federico I Barbarossa costruì un castello e conferì ad Haguenau importanti privilegi e autonomie. Ci aspettiamo di trovare un albergo in città, ma niente da fare. Camminiamo parecchio, passiamo davanti all’edificio in cui si contratta il luppolo, alla fine una gentile signora anziana che è uscita con il suo cagnolino a godersi un po’ di fresco ci parla di un albergo di fronte alla stazione ferroviaria. Riprendiamo l’auto, seguiamo le indicazioni stradali verso la stazione ed eccolo lì finalmente, l’hotel Champ’Alsace che fronteggia l’ampio piazzale . Affaccia su una strada trafficata, ma pazienza. La receptionist nonché cameriera e vera tuttofare è una ragazza asiatica indaffaratissima ma gentile, ci fa parcheggiare in un cortile condominiale interno piuttosto squallido, ma il parcheggio è gratuito per gli ospiti. Paghiamo in anticipo 84 euro, compresa la colazione. Il centro è vicino, ceniamo all’aperto nell’ampia Place d’Armes. Il locale si chiama Le Tigre; stufi di cene a base di carne mangiamo uno strano piatto con sedano, melone, ananas, carote, anguria, mais tutto insieme in un bel piatto elegante e al centro un bicchiere di sorbet, cioè gelato, dal gusto indefinibile. Non male, comunque e in tutto 34,50 euro, compreso naturalmente il caffè e le bevande. Un buon espresso, che non ci fa rimpiangere quello dei nostri bar. Torniamo in albergo. La stanza è ampia, rinnovata di recente. E’ pulita e comoda, la vista dal balconcino piacevole. La strada sottostante è trafficata, ma a poco a poco il traffico rallenta con l’avanzare della notte. Peccato che alcuni ragazzotti in motorino imperversino fastidiosamente. Non sanno e non gli importa di sicuro che oltre alle parolacce franco-tedesche stavolta al loro indirizzo ne giungono in italiano.

23 agosto

Dopo la colazione a buffet, ci rimettiamo in marcia per strade secondarie verso Gambsheim. Qui, dove un tempo c’era un importante valico di frontiera sul Reno, è stata costruita una grande centrale idroelettrica franco-tedesca, terminata nel 2006. Si può visitare, ma con la nostra solita non pianificazione abbiamo indovinato il giorno di chiusura al pubblico, così ci accontentiamo di uno sguardo dal ponte. Per fortuna ci sono delle tabelle illustrative. I costruttori hanno lodevolmente tenuto conto delle esigenze migratorie dei salmoni, per i quali hanno lasciato un passaggio apposito. Secondo la guida, è possibile osservare il passaggio dei pesci attraverso un’apposita vetrata. Imbocchiamo l’autostrada e ci fermiamo a Sélestat. Bella cittadina con un centro antico, chiese e torre dell’orologio. Al cafè Croc, pranzo leggero con Tartines e insalata. Sono fette di pane casareccio grigliate e guarnite con verdure, formaggio, salumi e simili. In tutto 22 euro, compreso il caffè. Qui, a differenza che in altri territori europei, nessuno si meraviglia se alla fine del pasto si chiede un espresso e lo fanno anche buono. Abbiamo l’impressione che sia un’abitudine anche per la gente di qui. Di turisti, particolarmente di italiani, ne vediamo pochi, ma probabilmente ci sono parecchi connazionali immigrati . In un affascinante negozio di casalinghi la commessa risponde in italiano alle mie stentate frasi in francese. Che sollievo. Compro dei guanti speciali per raschiare le carote., naturalmente di un bel colore arancione. Dappertutto si vedono cicogne finte, sono il simbolo dell’Alsazia, ma di vere riusciamo a vederne pochissime.

Di nuovo in autostrada, verso Colmar. Troviamo in breve tempo un parcheggio gratuito a ridosso del centro storico, e subito dopo una sistemazione per la notte all’hotel Saint Martin, nel cuore della città vecchia sulla Grand’ rue. La struttura occupa un complesso di case del XIV e del XVII secolo, restaurate con cura e collegate da un cortiletto. La nostra camera è sul retro, non ha molta luce, ma l’illuminazione elettrica è ben studiata, c’è l’aria condizionata e l’arredo è di buon gusto. Il costo della camera è di 89 euro, la colazione costerebbe 12 euro a persona, ma la stessa signora della reception ci dice che non è obbligatorio farla in albergo e che nei paraggi ci sono moltissimi caffè e piccoli locali .

Colmar è una città ordinata e colorata di fiori, con case a graticcio e corsi d’acqua dove i turisti (tanti!) possono compiere escursioni su barche piatte. Noi preferiamo il classico trenino per turisti, che ci consente una panoramica del centro cittadino senza stancare le gambe. Dopo però ci tuffiamo a piedi nelle strade cittadine. L’atmosfera è festosa e piacevole, la città animata ma ordinata, il turismo è evidentemente una risorsa e ci tengono . Ceniamo all’aperto, e mentre ceniamo ci godiamo uno spettacolo folcloristico gratuito organizzato dall’Ente turistico locale. Senza troppo pretese, ma piacevole. Riconosciamo le musiche e i ritmi, con le polche e mazurke delle nostre sagre paesane. Anche la mescolanza delle lingue è un esperienza familiare.

24 agosto

Facciamo colazione in un piccolo caffè proprio accanto all’albergo, poi paghiamo il conto e lasciamo l’hotel, non senza aver approfittato della loro connessione internet per controllare la posta elettronica. Portiamo il bagaglio in macchina, poi ci godiamo ancora un po’ Colmar in un bel sole splendente. Ci troviamo di fronte il mercato coperto rionale, con attraenti mucchi di frutta e verdure colorate, in particolare degli splendidi ravanelli. Se il viaggio fosse alla fine, una bella spesa ci starebbe, ma non è il caso e così ci accontentiamo di riempirci gli occhi e di acquistare un paio di dolci, che mangeremo durante la giornata. Un altro giro per la Petite Venise, un caffè rilassato al Cafè des Fleurs (carino, persone giovani e gentili). Quindi riprendiamo l’auto e avanti verso Mulhouse. Parcheggiamo a ridosso del centro, poi ci dedichiamo alla ricerca dell’albergo. La guida Michelin suggerisce qualche indirizzo. Ci dovrebbe essere qui vicino l’hotel Kyriad, in rue Lambert, ma giriamo in tondo senza riuscire a trovarlo. Finalmente ci prende sotto la sua prtezione una gentile signora in pausa pranzo, che servendosi della nostra piantina con notevole difficoltà alla fine riesce a trovare la rue Lambert e il nostro albergo. Naturalmente erano vicinissimi, ma in tempi recenti hanno fatto un intervento urbanistico che deve avere un po’ scombussolato la topografia del quartiere. Se è stato complicato per lei, figuriamoci noi. L’albergo è piuttosto grande e moderno, la nostra stanza non ha l’aria condizionata ma pazienza, il resto è ok. Su suggerimento della receptionist, portiamo l’auto nel parcheggio pubblico interrato Marechal, a pagamento ma custodito, da cui un ascensore ci conduce direttamente al nostro piano. Comodo per i bagagli. Wi-fi, sala fitness, ciabattine di cortesia ecc, costo totale con la colazione 110 euro. Avremmo dovuto anche qui escludere la colazione in hotel, ma ci siamo distratti. In camera poi abbiamo trovato anche il bollitore e le bustine di tè e caffè istantaneo. Usciamo per la città, visitiamo il grande tempio protestante, con tanto di mostra d’arte contemporanea all’interno ai lati dei banchi. Poi entriamo nel museo storico cittadino, gratuito, con una sala che viene ancora utilizzata dal consiglio comunale. Lo consigliamo. Poi ci allontaniamo un po’ e individuiamo il museo della stampa su tessuto, o meglio de l’impression sur etoffes. Il biglietto costa 7 euro e consiste in un’etichetta incollata su un rettangolo di stoffa colorata. Pochissimi altri visitatori, ma il museo è interessante. Ci sarebbe anche il bar, ma non è attivo. Il custode gentile ci offre comunque un bicchier d’acqua. C’è anche un bel negozio con insoliti manufatti tessili, molte belle cose costose. Se non avessimo già anche troppe tovaglie e strofinacci, cadremmo volentieri in tentazione. Bighelloniamo ancora per la città senza fretta e torniamo alle stradine del centro. Qui dopo le 19, con la chiusura dei negozi, si fa il vuoto e all’animazione subentra un silenzio quasi irreale.

Per la cena, ci affidiamo ai consigli del signor Michelin e raggiungiamo il Sauwadala, piccolo ristorante arredato all’alsaziana, dove servono specialità locali . L’atmosfera è familiare e senza fronzoli, gli avventori numerosi e il prezzo una piacevole sorpresa. Raccomandatissimo.

25 agosto

Lasciamo Mulhouse, diretti all’autostrada che conduce in Svizzera, a Basilea. A pochi chilometri dalla città però ci fermiamo a Rixheim, dove la guida Michelin ci segnala il musée du Papier Peint. Interessante, con bellissime carte da parati, spesso a tutta parete e vecchie macchine per la produzione di questi affascinanti manufatti decorativi.

Spuntino, sosta al supermercato per fare scorta di acqua minerale e bevande, indispensabili con questo caldo, e ci avviamo verso il confine svizzero. Qui ci viene imposto l’acquisto della vignetta, costa ben 40 euro, paghiamo con una banconota da 50 e ci danno il resto in franchi svizzeri. E’ valida per parecchi mesi, ma noi non torneremo così presto in Svizzera. Gli austriaci sono più onesti, non si finanziano le autostrade a spese dei turisti di passaggio. In un paio d’ore attraversiamo la Svizzera senza fare soste.

Ci rimane una notte, domani dovremo rientrare a casa.

Decidiamo di trascorrerla a Bregenz, sul lago di Costanza, in territorio austriaco. Per raggiungere la cittadina, ci troviamo imbottigliati in un serpentone di auto che procede a passo d’uomo. Capiremo più tardi che si riversano tutti a godersi il fresco serale sulle rive del lago.

Troviamo facilmente una stanza all’hotel Mercure. Poi ci uniamo alla folla che passeggia, mangia, ascolta musica, fa acquisti, guarda gli artisti di strada, va in giostra sul lungolago: una lunga striscia di verde attrezzato e illuminato da un susseguirsi di bancarelle e di locali. Molti fanno il bagno nelle piscine o nel lago o vanno in bicicletta. C’è un attraente stabilimento, ma alle acque del lago si può anche accedere liberamente. Famiglie intere si godono la frescura e l’atmosfera estiva satura di gioia di vivere. Gruppi di persone “in tiro” si avviano verso una grande imbarcazione che sta per salpare, da cui proviene la musica di un’orchestra mentre vengono caricate a bordo casse di cibarie e di bevande. Evidentemente è una crociera o una convention organizzata da qualche associazione, chissà come faranno le donne con quei tacchi così alti e visibilmente scomodi: hanno quasi tutte l’aria di aver comprato le scarpe nuove per l’occasione.

Ceniamo in un piccolo ristorante del centro antico. Non abbiamo fatto niente di speciale, ma è stata una serata davvero piacevole. Anche mio marito finalmente non ha più la febbre.

26 agosto

La mattina colazione in un caffè sul lago, poi andiamo in albergo a pagare il conto e riprendere i bagagli. C’è una convention di gente tatuata che affolla il piano terra. Molti di loro esibiscono tatuaggi incredibili. Il costo del pernottamento è stato di 94 euro, 5 euro per il parcheggio nel piazzale dell’albergo. Uscendo da Bregenz noto lo stabilimento della Wolford. Mi piacerebbe una piccola sosta allo spaccio, ma non ho coraggio di stressare il marito con queste cose, gli guasterei l’ultimo giorno di vacanza. Però lo annoto, a qualcuna può servire questa informazione.

Attraversiamo pigramente l’Austria, con sosta per uno spuntino a Bad Reichenhall, cittadina termale senza particolari attrattive. Non ci eravamo mai stati, non credo che ci torneremo

Da qui, direttamente a casa.

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