Scozia, un viaggio alla scoperta dei silenzi delle Highlands
PREMESSA
Questo è il racconto delle due settimane che io e Lorenzo, colui che da sempre è il mio principale compagno di viaggio nonché grande amico, abbiamo compiuto in Scozia nell’estate 2013. Questo scritto vuol essere da un lato un modo di ricordare le esperienze di viaggio per chi l’ha vissuto e dall’altro un insieme di possibili spunti per un viaggio simile. Non esistono due viaggi uguali né per itinerario né per le scelte che vengono fatte: nel racconto cercherò di far capire quali sono state le scelte che abbiamo fatto e da cosa sono state motivate, cercando di mettere in luce cosa ci ha convinto e cosa invece cambieremmo se potessimo tornare indietro. Inevitabilmente nella preparazione di un viaggio si fanno delle scelte, che poi si riveleranno più o meno azzeccate. Cercherò di dire cosa ci è piaciuto di più e cosa meno, perché ho sempre pensato che un racconto in cui tutto è “ugualmente magnifico” sia di scarsa utilità per chi cerca di progettare un viaggio.
Indice dei contenuti
Una vacanza in Scozia, e in particolare nelle Highlands, ha delle caratteristiche peculiari, che non si adattano ad ogni categoria di viaggiatore. Si deve apprezzare il silenzio, il trovarsi con poche persone a contatto con lo spettacolo della natura, desiderosi di vivere momenti unici con pochissimi altri viaggiatori intorno. Se questo è quello che state cercando la Scozia non vi deluderà e vi rimarrà certamente nel cuore.
ITINERARIO
Causa problemi con date di esami universitari e colloqui di lavoro prenotiamo volo e auto con soli due mesi di anticipo. Voleremo con Ryanair da Pisa ad Edimburgo e poi prenderemo la macchina a noleggio per 11 giorni per un itinerario che procederà in senso antiorario e si concentrerà nelle Highlands (principale meta della nostra vacanza) dove trascorreremo 8 giorni, di cui 2 nelle isole Orcadi e 2 sull’isola di Skye. L’aereo è costato circa 200€ a testa a/r con un bagaglio da stiva in 2. Per l’autonoleggio ci siamo affidati alla compagnia locale Arnold Clark, l’unica a non far pagare il supplemento per guidatori al di sotto dei 25 anni (io e Lorenzo siamo entrambi 24enni). Ci siamo trovati bene. Dopo molta indecisione abbiamo deciso di prenotare tutti i B&B dall’Italia: il giro in questo modo è maggiormente vincolato ma permette d’altra parte di sfruttare a pieno le giornate di visita senza aver l’ansia di trovare un luogo per il pernottamento. In alcuni luoghi (Orcadi, Skye, Edimburgo) trovare alloggio senza prenotazione è comunque difficile. Abbiamo prenotato in anticipo anche il traghetto per le Orcadi perché i posti per le auto sono molto limitati. Tutto ciò comporta del lavoro supplementare di ricerca e studio dell’itinerario in anticpo, ma permette d’altro canto di calarsi nella dimensione del viaggio già prima della partenza. Infine una nota organizzativa: il possesso di una buona guida e soprattutto di un buon navigatore satellitare rende gli spostamenti molto più semplici. Alcuni luoghi, soprattutto nelle Highlands, non sono ben segnalati e quindi può essere utile conoscerne le coordinate geografiche per poterle impostare sul navigatore.
1° giorno – 24/7/13: Stirling
Arriviamo a Edimburgo in orario per le 12 locali, mangiamo un boccone in aeroporto, ritiriamo l’auto prenotata nel parcheggio poco distante (c’è una navetta gratuita che la compagnia mette a disposizione) e ci dirigiamo senza indugio verso Stirling che dista pochi chilometri dalla capitale. La scelta di fare pochi chilometri nella prima giornata è giustificata anche dalla ricerca di un approccio soft con la guida sulla sinistra, che si rivelerà meno traumatico del previsto. Arrivati nella cittadina ci dirigiamo subito al castello, sua principale attrazione. La struttura è imponente e domina il panorama. Decidiamo di entrare al prezzo di ben 14£ a testa oltre a 4£ di parcheggio. Gli interni sono in gran parte ricostruiti e tutto sommato il prezzo pagato ci sembra eccessivo. Piacevole è invece la visita al paese, con le molte case unifamiliari tipiche della Gran Bretagna. Visitiamo con calma tutta la cittadina, che data la vicinanza alla capitale è piuttosto turistica. Verso le 18 ci rechiamo al Craigard B&B (60£, twin beds) dove veniamo accolti dalla padrona di casa. Il B&B sarà uno dei migliori della vacanza, e la proprietaria è molto cortese anche se piuttosto riservata. Per le 19, in netto anticipo sulle nostre abitudini, siamo a cena in un tipico pub cittadino dove gusteremo una buona bistecca (io) e un fish&chips (Lore). Rimaniamo soddisfatti e spendiamo circa 16£ a testa. Dopo una sosta nello storico pub Settle Inn (molto caratteristico) e una passeggiata andiamo presto a letto: domani inizierà la lenta salita verso le Highlands.
2° giorno – 25/7/13: St Andrews, Glamis Castle, Dunnottar Castle (Stoneheaven), Keith
La giornata si apre alle 7.30 con l’ottima colazione preparataci dalla padrona di casa: io mi adatto con gioia alle abitudini inglesi e oltre a uovo e bacon, mangio l’ottimo yogurt casalingo, la frutta fresca offertaci e dei cereali. Arriviamo a St Andrews che diluvia. I resti della cattedrale li vediamo circondati dalla nebbia e riusciamo a stento a scorgere il mare. Facciamo in tempo ad ammirare l’Old Course, un famoso campo da golf, che si abbatte su di noi un vero nubifragio che ci inzuppa completamente. Rimontiamo in macchina e ci dirigiamo verso il Glamis Castle. È una tappa sulla via e decidiamo di ammirarlo solo dall’esterno perché in Scozia i castelli sono innumerevoli e preferiamo continuare la nostra salita verso nord. Arriviamo a Stoneheaven dove su un promontorio roccioso visitiamo le rovine del bellissimo Dunnottar Castle. Il castello è mal indicato e quindi facciamo una lunga camminata nei campi (fortunatamente non piove più) partendo dal porto. Le rovine sono suggestive e la posizione arroccato su questo promontorio lambito dalle onde è bellissima. Molto soddisfatti, dopo aver mangiato un gelato al volo come pranzo/merenda, ci rimettiamo in macchina. In serata passiamo per Dufftown (nota per la famosa, ma anche molto commerciale, distilleria Glenfiddich) che non ci dice granché e arriviamo a Chapelhill Croft, un B&B vicino Keith che abbiamo prenotato per la sua vicinanza a Elgin, prima tappa della mattina successiva. Il B&B (58£) è sperso nella campagna ed è una vera fattoria. Il posto non è comodissimo ma è molto pulito e siamo immersi nel verde. I proprietari sono molto socievoli, anche se il padrone di casa ha un forte accento scozzese che lo rende talvolta difficile da comprendere. Per cena andiamo al Royal Hotel a Keith dove mangiamo discretamente con meno di 20£ a testa.
3°giorno – 26/7/13: Elgin, Loch Ness, Dunrobin Castle (Golspie), Wick
La giornata si apre con un’altra ottima colazione preparata dai padroni di casa, con delle ottime marmellate fatte in casa dalla signora. Ci dirigiamo quindi a Elgin dove visitiamo gli imponenti resti della cattedrale, più belli di quelli di St Andrews. La cittadina non offre molto altro e quindi proseguiamo in direzione Inverness. Nel nostro programma abbiamo deciso di includere come uniche grandi città da visitare Glasgow e Edimburgo, perché siamo maggiormente interessati agli spettacoli paesaggistici del Nord. Deviamo quindi per il lago di Loch Ness, dove abbiamo previsto solo una breve sosta. Ovviamente qui troviamo pullman pieni di turisti e una gran confusione. Il lago è estremamente cupo ma regala anche alcuni scorci davvero belli. Ci fermiamo a diversi punti panoramici e arriviamo all’altezza dell’Urquart Castle che non visitiamo. Ovviamente evitiamo anche gli Uffici Turistici con esposizioni sul mostro. Il tutto ha l’aria un po’ “turisticizzata”. Dopo diverse foto proseguiamo verso Golspie dove dopo uno spuntino rapido in un bar visitiamo il complesso del Dunrobin Castle. Al solito la ricostruzione delle stanze del castello non incontrano particolarmente i nostri interessi e dato l’elevato prezzo di ingresso preferiamo osservare la struttura (molto bella) solo dall’esterno. I piani prevedrebbero ora l’arrivo a Wick, la visita del Duncansby Head e della Dunnet Head e del paese ma ci prende una nebbia paurosa che non ci fa vedere a più di 10 metri di distanza. La strada dovrebbe essere molto panoramica ma dato che non si vede nulla l’unica preoccupazione è rimanere in carreggiata. Proviamo ad arrivare ai punti panoramici ma non riusciamo a vedere neanche il mare. Decidiamo quindi di riorganizzarci: rimandiamo la visita di tali luoghi a dopo le Orcadi (per cui avremo il traghetto domattina) e proviamo a visitare una distilleria di whisky presente in paese. Purtroppo le visite sono interrotte e quindi dobbiamo rinunciare. Sconsolati tentiamo di fare un giro in città, ma tutto è coperto da un’ampia coltre di nebbia. Il tempo scozzese purtroppo è questo, e prendendola con filosofia non possiamo che augurarci (cosa che fortunatamente accadrà) che il tempo sia migliore domani per il primo giorno alle Orcadi. Il B&B (Impala B&B, 60£) è semplice ma pulito e la padrona di casa assai cortese e premurosa. Su suo consiglio proviamo un ristorante scozzese-francese consigliato anche sulla guida Lonely Planet (Bord de L’Eau, 45£ in due) dove mangiamo del pesce freschissimo (triglia per me, haddock per Lore) accompagnato da un discreto bianco francese. Oggi ci siamo trattati bene! Usciti dal ristorante la nebbia si è incredibilmente alzata. Decidiamo quindi, dato che il sole è ancora alto (tramonta dopo le 22), di fare una passeggiata consigliata fino all’Old Wick Castle: siamo solo noi tra prati a perdita d’occhio, mucche al pascolo e i gabbiani. Il panorama è meraviglioso con le alte scogliere su cui si staglia il profilo delle rovine del castello. Arriviamo al castello e torniamo con la luce del tramonto in un’atmosfera magica che ci fa sperare al meglio per la prosecuzione della nostra avventura nelle Highlands.
4°giorno – 27/7/13: Orcadi (Mull Head, Kirkwall, Skara Brahe, Marwick Head, Brough Head, Standing Stones of Stenness, Ring of Brodgar)
Per colazione la padrona di casa ci consiglia di provare il salmone affumicato locale con le uova: sono inizialmente scettico visto l’accostamento mattutino per noi inusuale ma la scelta si rivelerà ottima: il salmone è freschissimo. A colazione in quasi tutti i B&B ci hanno offerta molta frutta fresca, che invece sembra essere pressoché assente durante gli altri pasti. La partenza del traghetto è per le 9.30 ma dobbiamo essere al porto con mezz’ora di anticipo. Ringraziamo la proprietaria e partiamo con buon anticipo. All’imbarco a St Gill’s Bay non abbiamo nessun intoppo e partiamo alle 9.30 in punto: la giornata è splendida! Durante la traversata possiamo ammirare le alte coste rocciose delle isole di Swona e Stroma per arrivare a St Margaret’s Hope dopo un’ora di navigazione. Durante la traversata abbiamo visto anche una colonia di foche! Data la bellissima giornata decidiamo di dedicare la giornata alle maggiori attività all’aperto che abbiamo intenzione di fare sull’isola e quindi ci dirigiamo al capo di Mull Head, dove arriviamo al ‘The Gloup’, un anfratto naturale nella roccia. Ci dirigiamo quindi verso il Broch of Deerness seguendo il bellissimo sentiero sull’alta costa rocciosa e anche questa passeggiata ci regala paesaggi incredibili con le altissime scogliere sull’acqua e distese di prati verdi. Il Broch si raggiunge in 30 min circa ma certamente non è l’obiettivo della passeggiata. I fantastici spettacoli naturali intorno a noi ci ripagano ampiamente della fatica fatta. È quasi l’ora di pranzo: dato che abbiamo intenzione di visitare la parte occidentale delle isole ci fermiamo a Kirkwall davanti alla bellissima cattedrale (che visiteremo domani) in un negozio che fa alcune torte dolci e salate e piccoli piatti pronti. Io prendo un semplice gelato (le abbondanti colazioni ci permettono di risparmiare sensibilmente sui pranzi) e ci dirigiamo quindi verso Maes Howe, una tomba a tumulo dell’età della pietra. All’ingresso ci dicono che le visite guidate sono al completo fino alle 18 e che durano un’ora. Dato il nostro denso programma decidiamo di prenotare per la mattina successiva. Andiamo quindi a Skara Brae la ricostruzione di un villaggio neolitico proprio in riva al mare. Il sito è interessante e valorizzato dalla sua splendida posizione e il prezzo di 7,10£ comprende anche l’ingresso alla vicina casa del vescovo che si rivelerà invece meno interessante. Il tempo rimane molto bello e quindi decidiamo di dedicare il resto del pomeriggio alla visita di altri due capi nella zona nord-ovest dell’isola. Partendo dal vicino parcheggio risaliamo enormi pratoni fino a raggiungere il punto più alto delle scogliere che dominano il Marwick Head: la vista è magnifica e siamo completamente soli. Ci sediamo per una decina di minuti su una roccia ad ammirare il mare e il fantastico spettacolo attorno a noi, davvero conquistati da queste splendide isole. Intanto scopriamo che le previsioni per domani sono molto meno allettanti di quelle odierne e quindi decidiamo di sfruttare al meglio la splendida giornata andando a cena ad un orario molto più “italiano”. Ci dirigiamo quindi al vicino Brough Head visitabile solo poche ore al giorno nei momenti di bassa marea (consultate gli orari presenti in molti siti turistici). Un tratto di mare poco profondo nei momenti di bassa marea lascia il posto a degli scogli attraversabili a piedi che ci permettono di arrivare al Brough of Birsay e allo splendido faro, anch’esso circondato da scogliere altissime. Il vento soffia incessantemente in questa zona, davvero bellissima. Sulla via del ritorno verso il nostro B&B (the Inn Guest House a St Mary, circa 7km da Kirkwall, 68£ a notte per la doppia) ci fermiamo ad ammirare le Standing Stones of Stenness, alcune grosse pietre facenti parte in tempi antichi di un cerchio tra cui pascolano tranquillamente le pecore, e il Ring of Brodgar un cerchio formato attualmente da 22 pietre che ricorda vagamente Stonehenge e che gode però di un fantastico paesaggio fatto di erica viola e mare blu intenso: davvero suggestivo. Dopo aver fatto conoscenza con la padrona di casa (molto cortese, altro B&B davvero buono) andiamo per cena al Kirkwall Hotel dove mangiamo del pesce locale (spigola per me) accompagnato da un vino bianco francese (meno memorabile e piuttosto costoso). Spendiamo circa 25£ a testa ma il livello del locale è un po’ più alto dei precedenti e la cena è stata di buon livello. Notevole invece la birra scura delle Orcadi che assaggiamo successivamente, da provare per gli amanti del genere. La giornata è stata decisamente impegnativa e quindi ben presto siamo a letto.
5°giorno – 28/7/13: Orcadi (Maes Howe, Italian Chapel, Highland Park Distillery, Kirkwall Cathedral, Stromness)
Alle 9.30, dopo la solita abbondante colazione con frutta fresca e omelette, abbiamo appuntamento per la visita guidata: presto comincia a piovere e siamo ben contenti di entrare nella tomba a tumulo con un’altra ventina di persone per la visita di 45min circa. La spiegazione è interessante e la guida appassionata anche se perdiamo qualche passaggio per il forte accento scozzese a cui non siamo abituati. Ci vengono narrate le varie fasi di costruzione e gli usi della grotta e mostrate le incisioni all’interno: molto interessante. All’uscita la pioggia si è trasformata in un acquazzone e quindi decidiamo di proseguire con le nostre mete al coperto. Ci dirigiamo verso l’Italian Chapel, una piccola cappella costruita dai prigionieri italiani e decorata con materiale di scarto pregevolmente riutilizzato. Osserviamo anche le Churchill Barriers blocchi costruiti inizialmente sotto il comando di Churchill con navi in disarmo e cemento che collegano le diverse isole dell’arcipelago più vicine tra loro. Anche la piccola chiesina è piacevole, seppur molto semplice. L’acquazzone continua e quindi ci dirigiamo alla Highland Park Distillery per la visita a una distilleria di whisky, tappa tipica di ogni viaggio in Scozia. Scopriamo che il whisky prodotto sulle Orcadi da questa distilleria è uno dei più pregiati. Le diverse fasi della preparazione ci vengono esposte con cura e la visita (1h circa) si rivela piacevole e si conclude con un assaggio del whisky che si rivelerà ben diverso da quello commerciale che talvolta capita di bere in Italia. A pranzo torniamo nel piccolo locale di ieri dove prendo una soup calda per scaldarmi (13°C al momento!) e quindi visitiamo la bella Kirkwall Cathedral che si trova subito all’esterno: la cattedrale vale certamente la visita. Successivamente ci rechiamo al secondo paese delle isole per grandezza: Stromness è più caratteristico di Kirkwall con una lunga strada centrale sulla quale si susseguono pregevoli e edifici in pietra. Durante la visita ci prende un forte acquazzone e quindi ripieghiamo dentro un bar a bere qualcosa di caldo. Volevamo capire se fosse possibile arrivare a vedere l’Old Man of Hoy, un caratteristico sperone roccioso nei pressi dell’isola di Hoy, collegata alle isole principali solo da traghetti, ma il tempo ci fa escludere tale possibilità. Passiamo dal B&B per cambiarci perché siamo completamente zuppi e ci rechiamo quindi per cena al pub Helgi’s, al porto di Kirkwall, dove mangio un eccellente fish&chips accompagnato da una birra scura per circa 12£. Domattina il traghetto è alle 7.15 (6.45 al porto) e quindi dopo un’altra breve (e assai bagnata) passeggiata nella zona davanti al B&B andiamo a letto.
6°giorno – 29/7/13: Duncansby Head, Dunnet Head, Strathy Point, Cape Wrath, Durness
La padrona di casa è gentilissima e ci prepara un’ottima colazione nonostante siano solo le 6.30. Arriviamo puntuali al traghetto. Oggi siamo fortunati: è la giornata in cui visiteremo diversi punti panoramici della costa nord della Scozia e il tempo ci assiste splendidamente. Iniziamo da Duncansby Head, che era immerso nella nebbia più completa 3 giorni fa. Un bellissimo sentiero che passa attraverso un recinto per le pecore ci conduce ai Duncansby Stacks, dei fantastici faraglioni su una scogliera stupenda. Al solito la passeggiata è in quasi totale solitaria, il che, almeno per noi, arricchisce molto il fascino del luogo. I panorami cambiano ogni poche centinaia di metri e il sentiero si snoda per diversi chilometri lungo la costa. Noi dopo aver superato anche i faraglioni torniamo indietro, ma il cielo terso e il paesaggio ci hanno ancora una volta regalato grandi emozioni. L’ultima tappa da recuperare rispetto ai piani è il Dunnet Head, il punto più a nord della “main land” britannica. Altro faro con un’altissima scogliera e panorama sulle isole circostanti, ma dato che il luogo è più facilmente accessibile non proviamo lo stesso senso di libertà regalatoci dal punto precedente, anche se lo spettacolo è comunque bellissimo. Proseguiamo quindi per poco meno di 100km lungo la costa nord fino ad arrivare a Strathy Point. Qui c’è un comodo sentiero assai meglio identificabile di quello a Duncansby Head che in 15min conduce ad un altro bellissimo panorama: siamo circondati dalle pecore, c’è un faro e degli scogli su cui si infrangono le onde. Ancora un’immagine fantastica di queste coste. Mangiamo un gelato veloce con una birra rinfrescante in un vicino pub e ci dirigiamo decisi verso Durness, dove per la sera abbiamo prenotato il B&B. Sulla strada incontriamo (e naturalmente ci fermiamo ad ammirare) alcune spiagge di sabbia bianchissima che sono nascoste in piccole baie tra le altissime rocce. Arriviamo quindi per le 16 e ci dirigiamo subito a Cape Wrath, un punto di straordinaria bellezza e a cui è difficile arrivare: si deve prima prendere una piccola barchetta e quindi attendere uno dei due pullmini che scarrozzano i turisti sull’accidentata mulattiera che attraversa la penisola. Riusciamo ad assicurarci l’ultimo tour a cui partecipiamo noi e 3 ragazzi polacchi. L’autista del pulmino da circa 12 posti ci fa da guida ed è entusiasta del fatto che siamo italiani: ha avuto nei giorni scorso un gruppo italiano in cui nessuno sapeva una parola di inglese e si è preparato alcune frasi (che si è tradotto con Google Traslate) che testerà con noi. Il tragitto in pulmino dura circa 45min ed è molto accidentato, su strade impossibili, il che pare accettabile dato che sulla penisola abita stabilmente solo il guardiano del faro. La guida è molto simpatica e socievole e il fatto che sia inglese ci permette di comprenderlo assai più facilmente. Arrivati al faro abbiamo un’ora da dedicare alla visita del luogo che ci regala altri splendidi panorami. Il viaggio di ritorno è lungo (l’intera visita ci ha impiegato quasi 3h e costa tra barca e pulmino 16£ a testa) ma la visita è davvero imperdibile e al ritorno un’improvvisa pioggia ci regala, al ritorno del sole, due splendidi arcobaleni a pochi passi da noi: che meraviglia! Facciamo la conoscenza per le 19 con Alexandra l’efficientissima proprietaria di Aiden House, il B&B che ci regalerà, in una casa tutta di legno, uno dei migliori soggiorni dell’intera vacanza (70£ twin-bed room). Per cena ci rechiamo allo Smoo Cave Hotel (il Mackays ci dice che è pieno essendo piuttosto tardi) dove mangiamo del pesce (haddock) locale fresco. Cena discreta, anche se non memorabile, per meno di 20£ a testa. Il paese fa circa 350 abitanti e la sera non regala grosse attrattive e quindi dopo cena ben presto ci ritiriamo nelle nostre camere.
7°giorno – 30/7/13: Smoo Cave (Durness), Point of Stoer, Ullapool, Portree (isola di Skye)
Oggi ci aspetta un lungo tragitto in macchina per arrivare fino all’isola di Skye: avremmo voluto fare una sosta intermedia ma al momento della prenotazione abbiamo avuto grossi problemi a trovare disponibilità per due consecutivi sull’isola e quindi abbiamo dovuto allungare la tappa odierna più del dovuto. In questa zona iniziano ad essere sempre più frequenti le famose single track, tratti ad una sola corsia ma doppio senso di marcia con delle piazzole ai lati dove fermarsi per far passare i veicoli provenienti nell’altro senso: i due conducenti quindi, con spirito tutto britannico, si scambiano un cenno con la mano per la cortesia. Uno dei motivi per cui abbiamo deciso di fare il giro in senso antiorario è stato proprio quello di affrontare tali strade dopo aver preso confidenza con la guida a sinistra e in effetti guidare su queste vie è lento e piuttosto stressante, data la presenza di diverse svolte cieche in cui non si vede chi sopraggiunge nell’altra direzione. Dopo la fantastica colazione preparatici da Alexandra, visitiamo la Smoo Cave, una grotta con una grande cascata naturale. A condizioni normali è possibile fare delle escursioni in barca all’interno ma è tutto sospeso a causa dell’alto livello dell’acqua dovuto alle abbondanti piogge dei giorni scorsi. Dobbiamo tagliare qualcosa dal nostro programma dato che ieri siamo risuciti a vedere meno di quel che avevamo in programma per le visite aggiuntive mattutine e quindi, pur con dispiacere saltiamo la visita a Faraid Head e alla Sandwood Bay, destinazioni comunque di minor richiamo. La meta principale della giornata odierna è infatti il Point of Stoer: attraversiamo paesaggi da fiaba, ora quasi montani, tra Loch e passi a quote non alte. La deviazione per arrivare al Point è significativa e tutta su single track quindi impieghiamo diverso tempo. Attraversiamo paesi isolatissimi, con paesaggi di ninfee e Loch che appaiono dal nulla e più volte ci fermiamo a scattare alcune foto. All’arrivo al faro serve circa un’ora su prati intrisi d’acqua per arrivare all’Old Man of Stoer, uno spettacolare faraglione che sorge in mare con un vago profilo di uomo anziano. La passeggiata è una delle più belle fatte nelle Highlands e vale certamente la deviazione, ma richiederebbe un paio di scarpe da trekking che noi, per le limitazioni di peso imposte da Ryanair, non siamo riusciti a portare. Arriviamo piuttosto inzaccherati all’auto, facciamo un rapido cambio di scarpe e dopo aver mangiato un panino nel baracchino presente al parcheggio del punto panoramico iniziamo la nostra discesa verso l’isola di Skye. Questa parte di Highlands è diversa, ci sono molti specchi d’acqua che interrompono il paesaggio, che è meno verde e ancora più “desolato”. Facciamo sosta a Ullapool per visitare il paesino, il primo sopra i 1000 abitanti dopo centinaia di chilometri. La cittadina merita per il porto e le case imbiancate a calce e sarebbe stato un ottimo punto per pernottare. Dobbiamo invece percorrere ancora parecchia strada e quindi puntiamo direttamente al B&B rimandando la visita di Plockton e dell’Eilean Donan Castle ai giorni seguenti, dato la loro vicinanza con il ponte che collega l’isola di Skye alla terra ferma. Il B&B è in campagna ma vicino a Portree, in ottima posizione e le camere sono molto buone. Il padrone di casa forse è meno espansivo di altri, ma va benissimo così. Per cena mangiamo qualcosa al Lower Deck, scegliamo pesce, non mangiamo male ma la sensazione è che ci sia di meglio e che per essere un pub sia piuttosto caro. Per la sera successiva decidiamo di fare la cena clou della vacanza (tradizionalmente in ogni vacanza ci concediamo una sera dove spendere di più) e prenotiamo al bellissimo Harbour View, un ristorante con pochi coperti che ha posto solo alle 21 e che era al completo per stasera. Tornare ad un orario di cena italiano non ci dispiace affatto. Andiamo quindi a letto pronti per buttarci alla scoperta di Skye per l’intera giornata di domani.
8°giorno – 31/7/13: Isola di Skye (Penisola del Trotternish – Old Man of Storr, Kilt Rock, Quiraing – Dunvegan Castle e Coral Beaches, Point Neist
La colazione è un po’ meno abbondante del solito perché per la prima volta dobbiamo scegliere tra la colazione inglese e quella continentale senza la possibilità di prendere portate sia dall’una che dall’altra. L’isola, per noi che veniamo dal silenzio delle Highlands, ci appare più turistica (fin troppo!) ma i suoi paesaggi meritano decisamente. La mattinata sarà dedicata all’esplorazione della penisola del Trotternish, un paesaggio in parte montano a due passi dal mare. La prima passeggiata ci porta in circa 40 minuti di cammino ai piedi dell’Old Man of Storr, un particolare pinnacolo di basalto che sorge in un contorno montano. Il tempo è nuvoloso ma lo spettacolo è davvero bello. Proseguiamo con un punto panoramico sulla strada da cui è possibile ammirare la Kilt Rock una rupe che assomiglia vagamente a un kilt. Quindi attraverso una strada single track arriviamo al Quiraing, in un altro punto bellissimo. Proseguendo per la strada panoramica arriviamo per l’ora di pranzo al Dunvegan Castle, una delle attrazioni più visitate dell’isola, di cui vediamo gli esterni e i bei giardini. Facciamo un breve spuntino presso Jann’s Cake, specializzato in torte fatte in casa, e ci rechiamo quindi, con una facile passeggiata, alle Coral Beaches, delle spiagge bianchissime a cui si arriva da un sentiero che parte poche miglia oltre il castello: molto particolari. Ma quella che si rivelerà la visita più bella della giornata e probabilmente di tutta l’isola ci aspetta nel tardo pomeriggio, quando ci rechiamo al Point Neist. Questo è uno spettacolare punto panoramico con un faro nascosto da un’altissima montagnola rocciosa e un panorama incredibile. Procediamo alla scalata dell’alta montagnola (facile per tutti) e dalla cima vediamo uno spettacolare panorama a 360° sulle bellissime coste di questa zona dell’isola, tra cui spuntano delle rocce simili al Giant’s Causeway in Irlanda: davvero un luogo imperdibile. Intanto ci chiamano dal ristorante per dirci che il tavolo sarà libero dalle 20.30 e quindi abbiamo appena il tempo di cambiarci per cena e recarci all’Harbour View Seafood Restaurantdove mangiamo pesce e molluschi freschissimi. Il ristorante è ovviamente più caro della media ma a nostro giudizio ne vale certamente la pena.
9°giorno – 1/8/13: Isola di Skye (Cuillin Hills, Point of Sleat, Elgol), Plockton, Eilean Donan Castle, Glenelg
La giornata di oggi doveva essere dedicata all’esplorazione della parte centro-sud dell’isola ma purtroppo oggi piove con decisione: chi organizza una vacanza in Scozia deve essere pronto a fronteggiare il clima britannico in tutti i suoi aspetti e la Scozia oltre a regalare una vacanza piacevolmente fresca, regala immancabilmente delle giornate piuttosto bagnate. La nostra prima meta erano le Cuillin Hills, bellissime alture che avevamo ammirato già il primo giorno di passaggio. Volevamo fare una passeggiata su qualche facile sentiero, ma le montagne sono completamente avvolte dalle basse nubi e quindi ci limitiamo, con grande dispiacere, a passare in auto. Con una passeggiata non vedremmo assolutamente nulla. Dopo aver dato un passaggio a due ragazze francesi che facevano l’autostop completamente bagnate ci dirigiamo fino alla Point of Sleat, all’estremo sud, in una zona poco battuta dai turisti. Il sentiero che conduce fino alla punta è lungo 3 miglia (quasi 5 km) e decidiamo anche per il tempo di percorrerne solo una piccola parte. I paesaggi della costa nord ci sono sembrati comunque più belli. L’ultimo obiettivo rimasto sull’isola è il porto di Elgol da cui si ammira un bellissimo panorama sulle Cuillin Hills: la strada che vi arriva, come segnalato anche dalla nostra guida, è meravigliosa, ma purtroppo le colline sono in gran parte inghiottite dalle nuvole. Dal molo parte un’escursione operata dalla compagnia Bella Jane per vedere meglio le montagne circostanti e avvicinare la fauna marina. Decidiamo di fare anche questa avventura nonostante il tempo, al costo di 16£ per 1h e mezzo di navigazione. L’escursione sarebbe piacevole e i panorami magnifici ma per noi rimangono in gran parte coperti. Davvero notevole invece la colonia di foche a cui passiamo davvero vicini. Sul ritorno ci prende un’acquata memorabile e, dato che sull’isola ormai abbiamo poco da vedere, dopo uno snack riattraversiamo lo Skye Bridge e ci dirigiamo verso il paesino di Plockton, davvero caratteristico con le sue case bianche. La nostra tappa successiva è uno dei must di tutti i viaggi in Scozia, l’Eilean Donan Castle. Su un isolotto collegato alla terra ferma da un ponticello a 3 arcate, il castello è in posizione estremamente scenografica e qui è stato girato parte del film Highlander. Tutti ci hanno sconsigliato la visita all’interno, in gran parte ricostruito. Facciamo una gran quantità di foto, dato che il castello sorge in una posizione davvero da cartolina e quindi ci dirigiamo verso Glenelg, un paesino dove, per puro caso, abbiamo prenotato alla Balcraggie House. Si arriva al paesino dopo aver attraversato un passo montano ed essere ridiscesi e la sensazione è di essere veramente sperduti: non c’è campo per i cellulari, diluvia e non si vede anima viva. Il nostro B&B (60£ con bagno privato ma non en-suite) è però una bellissima dimora di campagna e quindi entriamo fiduciosi: Donna ci dà un benvenuto meraviglioso. Ci offre il tè con una delle migliori torte al cioccolato mai assaggiate che mangiamo con la padrona di casa ed un’amica, che tra l’altro ha vissuto a lungo in Italia. Ci sentiamo davvero parte della famiglia, Donna ci prenota per cena alla taverna locale e quindi si intrattiene a parlare con noi fino a cena. La casa è davvero arredata come le classiche dimore della campagna inglese e la taverna locale è un’esperienza di vita: decorata con trofei di caccia, la Glenelg Inn è frequentata da tutto il paese, e ci permette di avere un meraviglioso spaccato della campagna britannica, grazie ai tipici avventori che la frequentano. La cucina è più che discreta e il caminetto è acceso nonostante sia l’1 Agosto. Davvero incredibile. Tornati al B&B la padrona di casa ci invita a vedere un documentario sulla BBC proprio su Glenelg, il che è atteso dalla comunità locale come un vero avvenimento. Infine si intrattiene con noi offrendoci un bicchiere di buon vino a discutere dell’occupazione dei giovani in Scozia e in Italia e facendoci sentire del tutto a nostro agio: che ospitalità!
10° giorno – 2/8/13: Glenelg, Glenfinnan, Glencoe, Luss e Loch Lomond, Glasgow
Dato che la sera prima abbiamo scoperto che Glenelg è addirittura collegata in traghetto con l’isola di Skye non ci sorprende che la padrona di casa ci offra del salmone fresco come colazione insieme a tantissime altre pietanze e a due varietà di pane fatte in casa. Salutiamo dopo colazione Donna con il dispiacere di non poterci trattenere di più. Oggi è previsto un tragitto in macchina piuttosto lungo e quindi di buona mattina ci dirigiamo verso Glenfinnan dove arriviamo in circa 2h. Glenfinnan è nota per il famoso viadotto apparso nei film di Harry Potter: la struttura è notevole e quando poco prima delle 11 dal punto panoramico (20min di strada dal parcheggio) vediamo avvicinarsi il treno a vapore: l’immersione nella saga della Rowling può dirsi completa. Costeggiando il Ben Nevis continuiamo la nostra discesa verso sud attraversando quella che è considerata la più bella vallata di Scozia: il Glen Coe. In questa zona sono presenti tutti i turisti che non avevamo trovato nel resto della vacanza: alcuni punti panoramici, anche grazie al bel tempo, sono davvero meravigliosi e meritano una sosta. La strada fatta quest’oggi è davvero da godere ad ogni metro. Arriviamo a Luss, sulle sponde del Loch Lomond dove, data la vicinanza a Glasgow, la concentrazione turistica è decisamente elevata. Il paese è molto carino con le villette unifamiliari decorate con moltitudini di fiori a porte e finestre. Una sosta piacevole. Il lago cambia aspetto spostandosi da nord a sud, passando da un paesaggio più montano a panorami più verdi e pianeggianti. Ci dirigiamo quindi a Glasgow dove soggiorniamo al Best Western Hotel grazie ad un soggiorno gratuito vinto da mio padre: un bel risparmio! L’hotel è comodo e molto vicino al centro, lasciamo l’auto al parcheggio convenzionato per 12£ per 24h, le tariffe della zona sono tutte molto superiori. La scelta di visitare Glasgow può sembrare strana: in effetti Glasgow è fondamentalmente una città industriale, ma come ci aveva spiegato Donna in una delle nostre chiacchierate al B&B di Glenelg in realtà ha una “personalità” molto più originale di Edimburgo, con una spiccata vena artistica e una grande voglia di rinnovamento. Infine gli edifici dell’architetto Mackintosh hanno dato alla città un’impronta culturale ben precisa che la contraddistingue. Visitiamo la bella cattedrale e il vicino cimitero da cui, secondo la nostra guida, si dovrebbe godere di una bella vista sulla città: in realtà non si vede granché. Sono appena le 17 ma tutti i luoghi da visitare stanno chiudendo e quindi è il momento migliore per buttarci alla scoperta della città. Giriamo per il centro passando per Merchant City, una zona al coperto con pub e ristoranti, George Square, i City Chambers, the Lightouse (edificio di Mackintosh) e infine la Glasgow School of Art, il capolavoro di Mackintosh, interessato da lavori e ampliamenti in un’area attigua. Per cena, sotto consiglio della guida, andiamo in metro nel West End, la zona più ricca di locali e musica dal vivo. Ceniamo nel pub Oran Mor dove mangio un tipico fish&chips accompagnato da una delle migliori birre della vacanza: una McEwan’s Scotch Ale davvero eccellente. Dopo una breve sosta all’Uisge Beatha, un pub tradizionale con animali impagliati e ritratti di nobili decaduti, riprendiamo la metro e rientriamo in albergo.
11° giorno – 3/8/13: Glasgow, Melrose Abbey, Jedburgh Abbey, St Abbs
Dopo un’abbondante colazione al buffet dell’albergo decidiamo di dedicare la prima parte della giornata alla zona del Clyde e in particolare alla zona intorno al Glasgow Science Centre. La zona è moderna, con edifici avveniristici in continua trasformazione, ma ad essi si affiancano alcuni edifici di stampo industriale. La zona comunque vale la visita. Decidiamo di dedicare ancora del tempo a Glasgow per cercare di penetrare a fondo lo spirito di questa città sacrificando quindi il Culzean Castle che avevamo in programma di visitare, ma che comportava una lunga deviazione. A questo punto ci separiamo: Lorenzo visiterà Ibrox, lo stadio dei Rangers, e si dedicherà ad alcuni acquisti, mentre io dedicherò la mattina alla scoperta degli edifici di Mackintosh, il maggior esponente britannico dell’Art Nouveau. Mi dirigo con una lunga camminata per prima cosa alla Mackintosh Church, unica chiesa progettata dall’architetto effettivamente costruita. Purtroppo l’interno è visitabile solo 3 giorni la settimana e io arrivo all’orario sbagliato. Mi dirigo quindi alla Glasgow School of Art per la visita degli interni: la scuola è ancora utilizzata come scuola d’arte e sono proprio gli studenti a fare da guida ai visitatori. La visita (1h, 8£ per gli studenti), per chiunque abbia anche un minimo interesse per l’architettura, è davvero interessante, per capire l’idea progettuale dell’edificio e lo spirito che permea le opere di Mackintosh. Magnifica in particolare la libreria, considerata uno dei capolavori dell’architetto. Entusiasta di questa esperienza visito anche le Willow Tea Rooms, delle sale da tè ricostruite secondo il progetto originale di Mackintosh, e il Lighthouse dove è presente una mostra a lui dedicata. Qui l’edificio è però prenotato per un evento privato e quindi i visitatori alle 13 vengono gentilmente fatti accomodare fuori. Peccato, la mostra sembrava interessante. Ritrovatomi con Lorenzo e mangiato uno spicchio di pizza per pranzo, alle 14 ripartiamo alla scoperta dei Borders, famosi soprattutto per le abbazie. In definitiva siamo comunque contenti di aver visitato Glasgow, che pur non essendo una città particolarmente ricca dal punto di vista artistico, rappresenta comunque una delle anime della Scozia. La nostra prima tappa è Melrose, dove sono presenti i resti di un’abbazia cistercense. Un’audioguida molto dettagliata ci spiega la storia e l’architettura dell’edificio e i resti, sullo sfondo di un cielo azzurrissimo, sono di grande effetto. Per le 17 arriviamo a Jedburgh, altra abbazia che visitiamo solo dall’esterno, dato che chiude alle 17.30. Molto bella anche questa. Abbiamo prenotato quindi al The Anchorage B&B a Eyemouth, a cui arriviamo dopo aver percorso anche alcuni chilometri in territorio inglese. La proprietaria del B&B è particolarmente gioviale e gentile, e la zona è frequentata da molti turisti prevalentemente britannici. Andiamo a cena al the Ship Hotel, dove consumiamo il peggior pasto della vacanza: assolutamente sconsigliato. Dopo cena visitiamo il porto di St Abbs, vero obiettivo della nostra tappa, che si trova a circa 7km di distanza. Il porto è molto caratteristico, difeso da alte scogliere. Andiamo quindi a letto.
12° giorno – 4/8/13: Edimburgo (Rosslyn Chapel, Princes Street, Royal Mile – parte superiore, Greyfriars Kirk)
Oggi restituiamo l’auto, che ci sarebbe stata solo di intralcio a Edimburgo. La consegna era prevista per le 11.30 per avere il tempo di arrivare in auto alla Rosslyn Chapel, a circa 10km di distanza dal centro. Purtroppo scopriamo che la domenica la chiesa apre alle 11 e quindi i nostri programmi saltano. Lasciamo quindi, dopo l’ennesima ottima colazione con brioche, uova e frutta fresca, l’auto già per le 9 all’aeroporto e prendiamo il bus City Link per la città. Dobbiamo lasciare le valigie in albergo. Abbiamo prenotato al Beaver Bank Campus Accomodation: ci siamo organizzati tardi e siamo nel periodo del festival e quindi tutto era prenotato e i prezzi altissimi. Comunque sconsigliamo caldamente la nostra sistemazione: la disorganizzazione è totale, manca qualsiasi tipo di servizio (è gestita da studenti, cortesi ma assolutamente impreparati) e le camere sono anche sporche. Da evitare come la peste. Tra l’altro anche riuscire a prendere l’autobus per arrivare all’alloggio, essendo domenica mattina, è assai complicato: come risultato, anche per via di un’altra disavventura, riusciamo a iniziare la nostra visita di Edimburgo solo alle 13, dopo aver pranzato con un muffin. Ci rechiamo subito alla sospirata Rosslyn Chapel (7£), incredibilmente ricca di dettagli all’interno. Vale davvero la visita, nonostante sia un po’ scomoda da raggiungere. Consigliamo anche di prendere un’audioguida per poter vedere al meglio tutti i particolari. Tornati in centro città girovaghiamo un po’ per Princes Street, dominata dalla sagoma del monumento a Scott e poi ci dirigiamo verso il Mile, strada principale del centro storico che collega il castello all’Holyrood Palace. La via è strapiena di gente per via del festival ma riusciamo comunque a vedere la St Giles Cathedral, l’Highland Tolbooth Church e a fare un ampio giro dei vicoli intorno al castello. Arrivati in Grassmarket, ci dirigiamo verso la Greyfriars Kirk. Nel cimitero della chiesa c’è la tomba (e poco fuori la statua) di Bobby, il cane che ha vegliato per molti anni la tomba del proprio padrone e che fu adottato dalla città. Sono quasi le 20, ma ad Edimburgo non ci sono problemi con gli orari dei pasti e riusciamo a consumare una discreta cena per circa 15£ a testa, al Greyfriars Bobby Bar, un tipico pub della zona dove mangio una sorta di fritto misto di mare con patate. Dopo cena diamo un’occhiata ad alcuni spettacoli gratuiti del festival, molto eterogenei, e ci dirigiamo verso il nostro poco confortevole alloggio.
13° giorno – 5/8/13: Edimburgo (Mile – parte inferiore-, Arthur Seat, Castello, Galleria Nazionale, Princes Street e quartiere georgiano, Calton Hill)
Ci svegliamo di buon ora perché vogliamo dedicare tutta la giornata alla scoperta della città. Per la prima volta non abbiamo la colazione compresa e quindi ripieghiamo in uno Sturbuck’s. Sotto la tipica pioggerellina inglese visitiamo la parte inferiore del Mile, con i suoi notevoli edifici e le sue chiese, fino ad arrivare al moderno edificio del Parlamento Scozzese, in forte contrasto con le architetture circostanti, e al palazzo di Holyrood House, che scopriamo aprire più tardi. Visto il prezzo e la nostra intenzione di visitare attentamente il castello decidiamo di non aspettare l’apertura del palazzo, per dirigerci all’Arthur Seat un vulcano estinto alto circa 250m da cui si gode della miglior vista sulla città (a nostro parere migliore anche di quella che vedremo di lì a poco dal castello). Fatta la passeggiata fino alla cima dell’Arthur’s Seat (30min circa) ripercorriamo tutto il Royal Mile fino al castello, e dopo una mezz’ora di coda per comprare i biglietti, riusciamo finalmente a entrare (16£ + 3£ per l’audioguida, facoltativa). Nel castello c’è molto di più da vedere rispetto ad esempio a Stirling. Impieghiamo oltre 2h a visitare il One O’Clock Gun, la Great Hall, i gioielli della corona (particolarmente affollati) dove è in mostra anche la famosa pietra del destino, le prigioni di guerra, le varie porte e batterie di cannoni, lo Scottish Nation War Memorial, gli appartamenti reali e a dare un’occhiata, seppur superficiale, al museo nazionale sulla guerra. Notevoli anche i panorami da diversi punti dei bastioni. Dato che è l’ultimo pranzo e la scarsa colazione decidiamo di gustare l’ottima cucina del Grain Store, uno dei migliori ristoranti della città, dove a pranzo è possibile assaggiare per 15£ un menù da tre portate. Noi scegliamo dei formaggi come antipasto, quindi un main course a base di maialino dei Borders e per finire un semifreddo alle fragole. Davvero un ottimo pasto. Dopo pranzo Lorenzo si dirige a Murrayfield, il glorioso stadio del rugby, mentre io visito la National Gallery of Scotland che contiene, oltre ad un enorme numero di opere di pittori italiani a me completamente sconosciuti, alcuni dipinti del rinascimento italiano e dei pittori fiamminghi e una discreta raccolta di opere impressioniste e post-impressioniste. Ci ritroviamo alle 17.15 per visitare la zona di Princes Street e il quartiere Georgiano, tra Charlotte Square (dov’è situata la casa ufficiale del primo ministro scozzese) e St Andrew Square ed infine fare una visita a Calton Hill. Si è fatto tardi e domani dovremo prendere un taxi alle 5 perché l’aereo parte alle 7.15. Ceniamo quindi in un ristorante francese della zona consigliato dalla guida, La P’tite Folie, dove per poco più di 20£ mangio un’ottima spigola e dei formaggi francesi come dessert. Ci rechiamo presto agli “alloggi” per organizzare al meglio i bagagli e distribuire i pesi per rispettare tutte le limitazioni di Ryanair, godendo di una fantastica vista del castello con la luce del sole al tramonto sulla via del ritorno. Il giorno dopo, visto l’orario, ci concediamo un taxi per l’aeroporto e dopo 2h e mezzo di volo arriviamo puntualmente in Italia. Questo viaggio in Scozia ci ha regalato davvero grandissime emozioni!
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