Un’allegra famiglia in Scozia
Se nell’immaginario collettivo c’è un luogo che occupa un posto privilegiato come uno dei viaggi da fare assolutamente nella vita, penso che questo sia la Scozia. Ebbene, anche noi la sognavamo da quando eravamo ragazzi, con i suoi castelli inerpicati su scogliere a picco sul mare e prati verdi a perdita d’occhio, per cui quando si è presentata l’occasione non ci pareva neanche vero di poter realizzare questo sogno. L’occasione è arrivata sotto forma di biglietti Ryanair a prezzo convenientissimo e così, con meno di un mese a disposizione, ho cominciato la solita avventura dell’organizzazione del viaggio. Alla fine avevo prenotato 10 notti su 11, di cui una, sogno nel sogno,in un castello; avevo letto decine di diari, raccolto pagine e pagine di informazioni, noleggiato la macchina ed eravamo tutti pronti per la nuova avventura.
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1° giorno – Liverpool – Manchester
Il primo giorno in realtà non è ancora Scozia perché il nostro aereo è Trapani-Liverpool, quindi per raggiungere la meta mancano oltre 400 km, ma avendo lo scoglio della guida a sinistra da superare, preferiamo non affrontarli tutti insieme. Decidiamo così di passare la notte a Manchester, scelta perché sede di un Hard Rock, di cui i miei figli collezionano le magliette. La guida “dall’altro lato” è un po’ scioccante all’inizio ma, come dicevano un po’ tutti negli altri racconti, ci si fa presto l’abitudine ed è tutta questione di prendere bene le misure per non sbattere sui marciapiedi “lato passeggero”. Su booking abbiamo prenotato un appartamento allo “Stay Manchester” al prezzo scontato di 70 £ per 5 persone, ma quando arriviamo non crediamo ai nostri occhi: ci danno una lussuosissima sistemazione al decimo piano dove c’è solo il nostro appartamento con grandissime vetrate scorrevoli da dove si domina tutta la città, la cucina è moderna e magnifica, le stanze ampie, due bagni, televisore enorme con lettore blu ray e chi più ne ha più ne metta. Peccato sia solo per una notte! Un po’ a malincuore scendiamo per un breve giro della città, che in realtà ci delude non poco. Infatti a parte il centro che è abbastanza carino, le altre strade sono abbastanza squallide con costruzioni in mattoni rossi che fanno pensare a vecchi quartieri industriali. Naturalmente abbiamo poco tempo a disposizione e ci limitiamo a un giro nella piazza centrale, dove sorge una piccola ruota panoramica, tanti negozi e una graziosa fontana su cui si può anche camminare. Vediamo solo da fuori la cattedrale in stile gotico perché è ormai sera ed è chiusa. Per cena torniamo nella nostra splendida casa dove cuciniamo delle bellissime fette di bacon alte un dito con uova fritte.
2° giorno – Manchester – Tantallon castle – Edimburgo
Stamattina ci aspettano più di 400 km. per raggiungere la Scozia. Per farlo attraversiamo il Lake district, la regione dei laghi inglesi. Al confine vediamo per la prima volta i cartelli a cui poi faremo l’abitudine con la doppia scritta in gaelico e in inglese. Dopo pranzo facciamo il nostro primo incontro con nebbia e freddo gelido e arriviamo alla cittadina di North Berwick, famosa per essere sede di numerosi campi da golf e infatti, nonostante la pioggia e il freddo, vediamo molti golfisti imperterriti. Facciamo una breve passeggiata sulla spiaggia dove c’è bassa marea e da qui possiamo vedere The Bass Rock, un isolotto che a prima vista sembra bianco, ma quando guardiamo con il cannocchiale scopriamo che è ricoperta di migliaia di bellissimi uccelli marini, le sule. Dallo Scottish seabird centre partivano anche giri in barca per andarle a vedere da vicino, ma per questione di tempo decidiamo di non farlo. Peccato, sarebbe stato davvero bellissimo.
Subito dopo andiamo al Tantallon castle e sarà il primo di una serie di castelli che visiteremo. È una costruzione in pietra rossa e verde ed è parzialmente in rovina; la suggestione che ispira è veramente forte. Impreziosito da prati di un verde intenso, circondato dal mare agitato, con grandi gabbiani che ci volano intorno con le loro grida acute, tutto contribuisce a creare un’atmosfera davvero speciale. A tratti piove e non ci sono molti posti dove ripararsi, ma ciò non impedisce ai turisti di sedere su una panchina ad ammirare la maestosità del paesaggio! Al brutto tempo ci dovremo abituare, ma del resto siamo in Scozia e si sa che qui il sole si fa davvero desiderare! Concludiamo la visita salendo sul punto più alto su cui si può andare e ci godiamo ancora questo splendido paesaggio.
Raggiungiamo la casa che abbiamo prenotato a Edimburgo, ma stavolta abbiamo la nostra prima delusione. Il posto è abbastanza periferico, il posteggio difficilissimo e la casa davvero scadente. Pensare che la stiamo pagando più della meraviglia precedente, e l’abbiamo presa per due notti!
3° giorno – Edimburgo
Stamattina decidiamo di lasciare la macchina e spostarci in autobus. Ne prendiamo uno a due piani, con sedili rivestiti rigorosamente di stoffa scozzese, e iniziamo la nostra visita. Già da un primo sguardo ci rendiamo conto che Edimburgo è una città davvero carina, con prati verdi, il castello che la domina dall’alto, salite e discese e i suoi numerosi close, piccoli vicoletti che si allargano in cortili più ampi. Decidiamo di non visitare il castello che da solo richiederebbe mezza giornata e, dopo aver “visitato” l’ennesimo Hard Rock, iniziamo a percorrere il Royal Mile che, come dice il nome, è la principale arteria della città lunga appunto un miglio, poco più di un km. e mezzo. Vediamo il nostro primo suonatore di cornamusa, naturalmente in kilt e sporran, la borsetta che completa il tipico abbigliamento scozzese. Da uno dei piccoli “close” si arriva alla Lady Stair’s House che ospita il Writer’s Museum, dedicato ai tre maggiori scrittori scozzesi: Robert Burns, Robert Louis Stevenson e Sir Walter Scott. Per chi come me ha studiato per tanti anni la letteratura inglese è davvero un’esperienza emozionante e ancora di più lo è cominciare a chiacchierare con l’anziano signore che, come ci spiega, è un volontario appassionato di Stevenson, che fa da guida e approfondisce con passione particolari della vita dell’autore del “Dottor Jekyll e Mr. Hyde”. Stevenson continua ad aleggiare sulla città, infatti di lì a poco incontriamo sia il Brodie’s Close che la Deacon Brodie’s Tavern entrambi dedicati al diacono Brodie, cioè l’uomo che ispirò il dottor Jekyll perché onesto personaggio pubblico di giorno, scassinatore e baro di notte!
Ma la cosa che ci ha entusiasmato di più è stata la visita al National Museum of Scotland, nelle vicinanze del George IV Bridge, uno straordinario museo dall’ingresso gratuito, che ti stupisce prima per la struttura dove antico e moderno convivono benissimo, con ascensori di vetro parlanti, corridoi sospesi, custodi che ti sorridono ogni volta che li incroci; dopo per i bellissimi contenuti che vanno da guardaroba a tema, dove i ragazzi possono travestirsi da antichi romani, soldati medievali, o scozzesi completi di cornamusa, a tavoli e giochi interattivi, alla pecora Dolly imbalsamata. Al settimo piano poi c’è una vasta terrazza da dove si domina tutta la città. Davvero un bel posto dove trascorrere serenamente del tempo come facevano diversi nonni con i nipotini.
Uscendo ci imbattiamo nel pub Elephant House, diventato famoso perché qui J.K. Rowling scrisse i primi libri del famoso maghetto. Tornati sul Royal Mile incontriamo la bella cattedrale di St. Giles a fianco della quale rintracciamo il Midlothian Heart, un cuore tracciato con mattoni rossi e grigi che segna il posto dove sorgeva anticamente il patibolo e dove c’è la tradizione di sputare in segno di disprezzo. Questa è la zona più ampia e vivace del Royal Mile, rallegrato da artisti di strada e da un bel sole che nel frattempo è spuntato e qui mangiamo il nostro primo fish and chips che pur essendo un tipico piatto inglese non avevamo ancora assaggiato. Consiste in un grosso filetto di pesce fritto, in genere merluzzo o haddock, con patatine, anch’esse fritte. Il ragazzo che ci serve è di Caserta e ne approfitta per scambiare quattro chiacchere.
Continuando, il Royal Mile si restringe e alla fine si arriva al moderno e bizzarro palazzo del Parlamento, costato 400 milioni di sterline a fronte di un preventivo di 40. Allora queste cose non succedono solo da noi! Proprio alla fine del viale c’è la reggia di Holyrood, dove la regina soggiorna quando è in visita in Scozia; ma forse le sue visite non sono molto gradite visto lo spirito indipendentistico, per cui la Scozia ha un suo parlamento e una sua moneta. A questo proposito state attenti perché in tutta la Scozia hanno corso sia la sterline inglesi che quelle scozzesi , ma nel resto della Gran Bretagna le sterline scozzesi non sono accettate, quindi scambiatele prima di andar via!
Adesso vogliamo arrivare all’Arthur’s seat, un luogo panoramico a 250 m. di altezza e per farlo prendiamo una stradina, che poi diventa vicolo, poi sentiero e soprattutto tutto in salita. Arriviamo senza fiato e ci troviamo di fronte a una immonda porcheria in cemento grigio che doveva riprodurre il Partenone, progetto abbandonato ma che deturpa quello che per il resto è davvero un bel posto, con grandi prati verdi a degradare e un bellissimo panorama di Edimburgo che arriva fino al mare. È ormai pomeriggio e scendiamo per andare a Princess street, un bel viale pieno di eleganti negozi. Torniamo a casa (sigh!) con l’autobus preso solo due volte, per cui avere fatto il biglietto giornaliero non ci è affatto convenuto.
4° giorno – Culross – Luss – Kilchurn castle – Oban
Stamattina visitiamo Culross, un paesino a 38 km. da Edimburgo in direzione Stirling, che non ho trovato sulle guide, ma di cui mi sono innamorata dopo aver visto una foto inserita in un racconto di viaggio di una signora inglese. Arriviamo che non sono ancora le nove, tutto è chiuso e per le stradine del borgo non c’è anima viva. Cominciamo ad andare in giro: il paesino ha mantenuto la tipica architettura scozzese del ‘600 con intonaco bianco e porte colorate rosse, viola, blu; scale esterne in legno inondate di fiori, la piccola piazzetta con al centro la Mercat cross, una croce in pietra del 1588 e la casa più antica del paese. Le poche macchine posteggiate stonano davvero in un contesto del genere. La strada che porta verso il centro del paesino, la Back Causeway, ha la parte centrale leggermente sopraelevata e nell’antichità era riservata ai nobili per non far loro sporcare i piedi. Naturalmente anche noi ne approfittiamo, ma non ce ne sarebbe bisogno perché anche oggi c’è un bel sole e le strade sono asciutte.
Rimaniamo di stucco quando, mentre sto fotografando una deliziosa casa fiorita, un signore mi si affianca, aspetta che scatti la mia foto e poi domandandomi scusa rientra in quella che era casa sua con una bottiglia di latte in mano!
Ma non è finita con la deliziosa delicatezza degli abitanti di questo borgo. Visto che per il momento siamo gli unici passanti, è per noi che una signora apre la porta della saletta della chiesa parrocchiale e sistema sul tavolino una torta appena sfornata, mettendo accanto il bigliettino “ A slice for 50 p.” (una fetta 50 centesimi) e invitandoci ad entrare. Avendo fatto colazione da poco non ne abbiamo approfittato, ma per il resto del viaggio abbiamo rimpianto di non aver gustato la torta e il sapore di altri tempi che tutta la situazione ci aveva regalato.
Per un altro sentiero in salita arriviamo alla chiesa accanto alle rovine dell’antica abbazia cistercense e alle lapidi di un cimitero, fra cui ne notiamo una appartenuta ad un caduto degli Highlanders, un battaglione scozzese. Completata la visita del piccolissimo paese torniamo verso il posteggio, con la consapevolezza di aver visitato un posto fuori dall’ordinario. Credo sia qui che sia nato il tormentone di questo viaggio e cioè mia figlia che diceva “Meraviglia!”
Nostra prossima tappa è Luss, uno dei principali centri situati sulle rive del Loch Lomond, scelto da molti ricchi pensionati e composto da villette molto eleganti. Mentre cominciamo a visitare il paesino ci attira un concerto di cornamuse e pensiamo ai soliti suonatori, invece ci troviamo nel bel mezzo di un matrimonio , dove la bellissima sposa è accompagnata dal padre in kilt, scortata da due damigelle in abito di raso color salmone, un bimbo in kilt che le porge il bouquet, seguita dal corteo nuziale e dai suonatori di cornamusa. Un incontro davvero inaspettato!
Arriviamo sulle rive del lago dove tutti sono intenti ai loro passatempi: un gruppo di ragazze prende il sole dopo aver fatto il bagno (ci saranno non più di 20°), un signore tira un ramo al suo cane che lo va a recuperare in acqua, delle bambine si bagnano i piedi accanto alle barche rovesciate e la pace regna sovrana. Anche noi pranziamo con i nostri panini seduti su un bel prato verde, completando con un bel gelato Carpigiani.
Dopo pranzo ci avviamo verso il Kilchurn castle, uno dei castelli in rovina più belli di Scozia risalente al 1440. Nel raccogliere notizie infatti ho visto che la Scozia è disseminata di centinaia di castelli in rovina e non, e ognuno ha il proprio fascino per cui la mia scelta è stata fatta in base alla vicinanza ai luoghi principali e alle ispirazioni tratte dalle foto.
Questo è davvero un bel castello sulla riva del Loch Awe, uno dei tantissimi laghi. Con un po’ di difficoltà troviamo il posto e entriamo nel prato tramite un caratteristico cancelletto in legno. Quello che non ci aspettavamo è di trovarci in un acquitrino e cominciamo a vagare, cercando di scansare le pozze più profonde, ma ormai siamo bagnati fino al polpaccio. Vediamo anche altri gruppi di persone che ci confermano che non c’è modo di evitare di inzupparsi. In qualche modo riusciamo ad arrivare alla riva del Loch, ammirando il castello, che comunque rimane dall’altra sponda e dunque è impossibile da raggiungere. Ci accontentiamo così e facciamo delle bellissime foto. Abbiamo poi scoperto che il castello è visitabile gratuitamente, evidentemente da un altro accesso.
Il nostro prossimo B&B è ad Oban e lo raggiungiamo in fretta per cambiarci. Stavolta la casa è davvero molto bella, il nostro appartamento ben arredato e moderno e dà su un delizioso giardinetto dove zampettano dei conigli. Il proprietario è molto gentile e ci dà tante indicazioni su ristoranti e luoghi da visitare. Cominciamo salendo sulla collina che domina la cittadina , dove uno strampalato riccone del posto fece costruire agli inizi del secolo un colosseo in miniatura, chiamato Mc Caig’s folly. Decisamente brutto, occupa un posto da cui però si gode di uno splendido paesaggio sul paese e sull’isola di Mull appartenente alle Ebridi.
Scendendo al porto passeggiamo sul lungomare che è dominato dai gabbiani, che atterrano davanti alle persone mettendosi anche in posa. La passeggiata al porticciolo è davvero gradevole; è piccolo e colorato e spiccano vari locali fra cui la distilleria con la sua alta ciminiera rossa e uno con la facciata verde chiamato “Dolce vita”.
5° giorno – Glencoe – Fort William – Castello di Eilean Donan
La mattina comincia con la colazione servita in una elegantissima sala apparecchiata davvero bene. La sera precedente ci avevano chiesto che tipo di colazione preferivamo e solo il mio figlio maggiore aveva avuto il coraggio di optare per la Scottish breakfast: gli hanno servito un piatto appena cucinato con una salsiccia,un uovo fritto, fette di pancetta, un pomodoro arrostito, una frittella di patate e, dulcis in fundo, una fetta di black pudding, una specie di dolce fatto con sangue di maiale. Anche se sembra terribile a dirsi, il sapore non è poi così sgradevole. Alla fine della colazione mio figlio ha ricevuto i complimenti della padrona di casa, che lo ha definito “a glorious boy” per il coraggio dimostrato. Persone davvero simpatiche e affabili.
Il nostro percorso di oggi comincia con le rovine dello Stalker castle, posizionato su un isolotto, vicino a un paesino dal curioso nome di Ballachulish, continuando con la vallata di Glencoe, definita come una delle più scenografiche dell’isola, in quanto offre parecchi percorsi da fare a piedi, dai più impegnativi ai più semplici. Noi l’abbiamo percorsa solo in macchina e forse per questo non abbiamo colto appieno le sue caratteristiche.
Ci siamo fermati nel paese di Fort William, su cui avevo letto pareri contrastanti. Personalmente l’abbiamo trovato molto carino, soprattutto la sua High street pedonale con negozi da entrambi i lati. Percorrendola ti vedi di fronte il Ben Nevis, la montagna più alta della Gran Bretagna, nonostante sia solo 1344 m.; tutto questo se il tempo è favorevole, perché in genere è nascosta dalla nebbia. Noi abbiamo avuto appena il tempo di riprenderlo che è scomparso inghiottito dalle nuvole. E poi qui abbiamo comprato un bellissimo paio di scarpe da trekking a soli 15 €, visto che dopo la disavventura dell’acquitrino avevamo dovuto buttare le scarpe di mia figlia.
Dalla stazione di questo paese parte il Jacobite, che è il treno a vapore che si vede in Harry Potter mentre attraversa il viadotto Glennfinnan, ma il prezzo del biglietto è davvero proibitivo. Noi abbiamo scelto di fare una deviazione di due ore fra andata e ritorno per vedere il viadotto, essendo i miei figli grandi appassionati di Harry, ma siamo stati molto sfortunati perché si è messo a piovere fortissimo, il viadotto si intravedeva appena in mezzo alla nebbia e mentre eravamo lì il treno a vapore non è passato!
Ci incamminiamo per la prossima meta e a un certo punto ci sono macchina ferme in fila. Pensiamo di essere a un passaggio a livello, invece è la strada che si sposta! Siamo al Laggan swing bridge, un ponte girevole sul Caledonian canal, che si sposta ogni qual volta una barca deve passare. Davanti a noi passa una piccola barca a vela.
La strada da percorrere in macchina è tanta ma i paesaggi che ci scorrono davanti sono meravigliosi: laghi che si susseguono numerosi, altissime cascate che vengono giù da montagne verdeggianti, il mare che si insinua nella terraferma in fiordi profondi, montoni con lunghe corna che ci attraversano placidamente la strada,quasi a ricordarci che gli ospiti siamo noi.
Nel primo pomeriggio arriviamo a Dornie, dove c’è il nostro prossimo B&B prenotato per due notti: è la sistemazione più cara di tutta la vacanza, ma siamo sollevati nel constatare che ne vale veramente la pena. È la Donan house ed è proprio di fronte al castello di Eilan Donan, uno dei più famosi della Scozia. Questo antico castello, ricostruito ben quattro volte dal XIII secolo in poi deve maggiormente la sua fama attuale al fatto che nel 1984 vi fu ambientato Highlander, il famoso film con Christopher Lambert e Sean Connery, scozzese doc .
Effettivamente il castello è molto suggestivo; è situato su un’isola e vi si arriva tramite un ponte ad archi in pietra. Anche se sappiamo che il castello è stato quasi completamente ricostruito agli inizi del ‘900 devo dire che hanno fatto davvero un buon lavoro perché l’atmosfera che vi si respira è realmente antica. Quando poi in un momento di poca folla riusciamo a fotografare un figurante in abiti medievali che rientra da un ingresso secondario ci sembra davvero di essere ritornati “indietro nel tempo”.
All’interno del castello, in cui non si possono fare riprese, è stata ricostruita la vita medievale, con mobili, arredi e attori che narrano di tempi passati; nelle cucine c’è pronto persino un bel banchetto.
Finita la visita, che mi è molto piaciuta, torniamo al nostro B&B con un sottopassaggio che ci evita di attraversare la strada, e visto che è ancora presto, prendiamo la macchina per andare a Plockton, un paesino vicino consigliatoci dalla proprietaria che si raggiunge con una single track road, cioè una strada a una sola corsia, dove ogni 500 m. ci sono dei passing place, delle piazzole dove mettersi in caso di macchine provenienti nel senso opposto. Non poco preoccupati ci mettiamo in marcia, ma ai primi incontri ci rendiamo conto che tutto è più semplice del previsto, in quanto gli automobilisti si fermano subito nelle piazzole non appena ti vedono in lontananza, e se sei tu a fermarti si sperticano in ringraziamenti. Che dire? Ancora una volta non possiamo far altro che constatare grande gentilezza e civiltà.
Arriviamo dunque in quello che definire paesino sarebbe davvero esagerare: poche case distribuite lungo la riva del fiordo, ma che delizia! Iniziamo con una delizia gastronomica, un fish & chips di scampi, e continuiamo con un’altra delizia, visiva questa volta: barchette pigramente adagiate sulla superficie immobile dell’acqua, panchine di legno, fiori, prati che arrivano a riva, le tipiche casette imbiancate con i tetti di ardesia e un castello sullo sfondo. Le bellissime foto si accumulano nella fedele macchina. Dopo un’oretta di serena passeggiata riprendiamo la single track per Dornie e cerchiamo un posto per mangiare. Lo individuiamo nel Clachan pub anche questo consigliatoci dalla signora del B&B in quanto economico: un pub che non si può non notare perché ha la scritta PUB in bianco sulle tegole nere del tetto. Entriamo ma è tutto pieno: c’è la tipica atmosfera dei pub inglesi, molto rilassata con le persone che chiacchierano col bicchiere in mano, in piedi o seduti ai tavoli, con i loro cani accucciati accanto. Dopo aver rifiutato la proposta di sederci fuori (c’è un bel freschetto e il tavolo è bagnato per la pioggia) riusciamo ad accomodarci dopo un po’ di attesa. Ci divertiamo quando una prosperosa cameriera ci domanda con una voce profonda, quasi da uomo, se il nostro salmone lo vogliamo “large or small”. Ci chiediamo come sarebbe stato “large” visto che “small” è una gran bella fetta di uno dei salmoni affumicati più buoni mai mangiati.
Tornati in albergo dobbiamo aspettare fin oltre mezzanotte per poter riprendere l’Eilean Donan che si vede dalle nostre finestre nella completa oscurità. Infatti fin oltre le undici c’è ancora una bella luce, del resto consideriamo che siamo molto in alto.
6° giorno – Isola di Skye
Oggi dedicheremo tutto il giorno alla visita dell’isola di Skye, appartenente alle Ebridi, famosa per la bellezza dei suoi paesaggi e per il tempo perennemente cattivo, visto che il suo nome significa isola delle nubi. È collegata alla terraferma dallo Skye bridge, per cui fino a poco tempo fa si pagava un pedaggio, ma ora non più. Lo Skye bridge non è certo il primo ponte, anche piuttosto ardito,che vediamo: ce ne sono veramente tanti perché qui di acqua da oltrepassare ce n’è davvero parecchia.
Non appena ci addentriamo un po’ ci rendiamo conto che l’isola è molto più “selvaggia” dei posti visti finora. Un po’ di “civiltà” la rincontriamo a Portree, la cittadina più grande dell’isola. Sono davvero caratteristiche le casette del suo porticciolo tutte allineate con le facciate in tenui colori pastello. Proprio in quel momento stanno facendo una cosa che non abbiamo mai visto: dopo aver fatto entrare una ragazza in una bolla di plastica trasparente, quest’ultima viene gonfiata con una pompa e spinta in acqua. A questo punto cominciano i disperati tentativi della ragazza di mettersi in piedi e “camminare sulle acque” ma tutte le prove sono inutili e riesce solo a collezionare una serie di cadute fantozziane. Naturalmente il tutto provoca grandi risate nel pubblico che si è radunato, noi compresi, e pensiamo che sarebbe divertente riproporre la stessa cosa da noi, a Mondello. Chissà che successo!
Riprendiamo la strada alla ricerca dell’Old Man of Storr, ma forse per la nebbia non lo troviamo. In compenso le single track si vanno facendo sempre più strette, la bellezza del paesaggio sempre più selvaggia e facciamo decine di chilometri senza incontrare nessuno, circondati da prati e colline verdi, con la sensazione di essere proprio nel bel mezzo del nulla. La fama del brutto tempo non è per niente usurpata, perché la nebbia è sempre più fitta, piove e c’è proprio freddo (è il 25 luglio).
È sotto la pioggia battente che percorriamo a piedi il sentiero per le Lealt Falls, delle belle cascate. Per vederle bisogna percorrere il sentiero in direzione del mare, poi girarsi e guardare verso la strada. Continuando nel sentiero a strapiombo si arriva a un balconcino, dove si ammira la bellezza delle scogliere. Ritorniamo alla macchina e stavolta la vista delle cascate ci viene proprio di fronte.
Adesso dobbiamo raggiungere le Kilt Rock di cui abbiamo sentito molto parlare. Raggiunto lo spiazzo per le macchine percorriamo un breve tratto sotto la pioggia, il vento è sferzante e le gocce ci colpiscono le mani come lame, ma lo spettacolo che vediamo ci toglie il fiato: proprio sotto di noi una cascata precipita a picco sul mare con un tuffo di oltre 100m. e le scogliere che le fanno da sfondo ricordano davvero un kilt con le sue pieghe in due colori diversi. Inoltre la baia si chiama Sound of Raasay e… sarà la suggestione, ma si sente davvero un suono in lontananza, probabilmente provocato dal vento nelle grotte. Alcuni più fantasiosi di noi affermano che sia il canto delle sirene. Su internet ho visto anche delle immagini incredibili in cui il vento era talmente forte che la cascata tornava verso l’alto!
Ritorniamo in macchina felici di tanta bellezza e proseguiamo verso Uig. Le pecore punteggiano i prati a centinaia e spesso camminano accanto a noi sulla strada. Su un isolotto in mezzo a un lago abbiamo anche la fortuna di vedere delle foche e un’aquila volteggiare sopra le nostre teste. Di certo questi sono animali che non si vedono molto spesso dalle nostre parti!
La nostra prossima meta è il castello di Dunvegan che ho incluso perché avevo letto che era possibile fare una gita su una barchetta e osservare da vicino foche e uccelli marini. Quando arriviamo però scopriamo che non si può fare soltanto il giro in barca, ma è obbligatorio visitare anche castello e giardini, nonostante i prezzi siano indicati in maniera distinta. Sinceramente la cosa mi ha dato abbastanza fastidio e per puntiglio abbiamo rinunciato, ripromettendoci di fare più avanti uno di questi giri in barca che abbiamo visto pubblicizzati in molti posti (addirittura uno con una barca col fondo di vetro) ma purtroppo non se ne ripresenterà l’occasione e questo è uno dei rimpianti che mi è rimasto.
Continuiamo il giro dell’isola e cerchiamo il faro di Neist Point, il punto più a ovest di Skye. Le single track si fanno davvero strettissime e una volta ci troviamo in una situazione piuttosto difficile quando incrociamo un camper mentre siamo in salita. Arriviamo al piccolo posteggio e iniziamo a percorrere il ripido sentiero che vediamo davanti a noi. C’è un bel vento freddo e si vede un sentiero lunghissimo davanti a noi, ma del faro neanche l’ombra. Insomma, camminiamo per due km. (ma secondo me anche qualcosina in più), circondati da un paesaggio stupendo, promontori verdi e scogliere a picco. A un certo punto incontriamo una turista spagnola che ci suggerisce di deviare dal sentiero perché c’è una vista “muy preciosa”. Seguiamo il suo consiglio e arrivando a strapiombo su una scogliera lo vediamo,è là… eccolo, il faro!
Fa capolino oltre la scogliera dove ci troviamo. Ritorniamo sul sentiero e ci rendiamo conto che c’è ancora un bel pezzo di strada per arrivarci. Col fiato corto finalmente lo raggiungiamo e visto da vicino è una costruzione davvero imponente con la sua struttura bianca e gialla su cui poi si erge il faro alto 62m. che dal ’90 è completamente automatico. Guardandoci intorno ci accorgiamo che c’è una curiosa usanza, quella di impilare pietre sempre più piccole a comporre delle torri, forse per fingere degli antichi dolmen. Abbiamo poi scoperto che è una cosa abbastanza diffusa chiamata stone balancing. Davanti a noi si apre una vasta scogliera di basalto formata da tanti parallelepipedi su cui saltellare per arrivare alla riva, ma poi… il senso di immensità che abbiamo provato una volta raggiunta la meta è stato davvero sensazionale. Davanti a noi si apre l’Oceano Atlantico che si infrange sollevando alti spruzzi di spuma… che pace!
Trascorriamo così un tempo indefinito in compagnia di altre persone che come noi sembrano rapite dallo splendido spettacolo. Improvvisamente vediamo che alcuni si agitano e cominciano ad esclamare: ”Là-bas, là-bas”. Cerchiamo di capire cosa abbia interrotto la calma e non riusciamo a credere ai nostri occhi: due delfini si rincorrono e ogni tanto riusciamo a vederli saltare dall’acqua! Per noi è la prima volta e vi assicuro che forse perché inaspettata la loro vista ci fa battere forte il cuore!
Ritorniamo con dispiacere sui nostri passi (ora buona parte del sentiero è in salita) e riprendiamo la strada per completare il periplo dell’isola. Adesso, verso sera, viene fuori un po’ di sole e ci fermiamo ad ammirare l’aguzzo profilo dei monti Cuillins su un ponticello di pietra.
7° giorno – Corrieshalloch – Ullapool – Durness- Thurso
Oggi una novità: piove e c’è nebbia! Ma non ci lamentiamo, siamo in Scozia, si sa che non c’è il sole della nostra Sicilia. Ci aspettano oltre 400km., tutti verso nord; praticamente passeremo tutta la giornata in macchina. I paesaggi si fanno sempre più solitari: siamo nelle famose Highlands, le terre alte. Ci fermiamo per informazioni e ci rendiamo conto che in una deliziosa piccolissima struttura circondata da fiori convivono ufficio postale, tourist information, tabaccaio e stazione. Il posto si chiama Strathcarron, e penso che per esserci la stazione ci debba essere anche un paese, ma noi non riusciamo a vederlo.
Continuiamo sulla A835 verso Ullapool (pronuncia Alapol) e incontriamo l’area di sosta per la gola di Corrieshalloch, che viene definito un canyon in terra di Scozia. Un suggerimento che vi do è di guardare bene prima di entrare. Ci sono due cancelletti in legno: se prendete quello alla vs. sinistra farete una bella passeggiata di mezz’oretta circa anche in salita, invece prendendo quello di destra in dieci minuti massimo sarete alla meta. Quale abbiamo scelto noi non sapendolo? Ma naturalmente quello a sinistra! È comunque una bella passeggiata nella natura. Alla fine della lunga (o breve) passeggiata ci si trova di fronte a un ponte sospeso che se volete potete fare ondeggiare, nonostante la struttura sia in acciaio e legno. Quando siete lì sopra, e solo allora, vedrete quello per cui siete arrivati sin qui: le cascate di Meseach che compiono un salto di 46 m. sparendo poi nella gola, formata da due pareti di roccia che si fronteggiano. Continuando sul sentiero si arriva a una piattaforma slanciata sempre sulla gola che, per aumentare il senso di vertigine, è di acciaio bucherellato, per cui ti sembra davvero di essere sospeso nel vuoto. Ritorniamo prendendo l’altro sentiero e arrivando subito alla macchina.
Continuando verso nord, arriviamo con molto sollievo a Ullapool perché la benzina comincia a scarseggiare e davvero si fanno centinaia di chilometri incontrando solo pecore. Dopo un rapido giro del paese sotto la pioggia mangiamo in macchina il fish and chips più buono di tutto il viaggio perché dichiaravano, e non c’è ragione di non crederci, che il pesce era pescato lì davanti e cotto in giornata. Squisito!
Ci rimettiamo on the road, ma abbiamo la sensazione di essere soli al mondo, intorno a noi la brughiera, laghetti, qualche cascatella che arriva sin sulla strada e… un tipica cabina telefonica rossa? Ci chiediamo come l’hanno collegata e, soprattutto, chi la usa?
Finalmente arriviamo alla nostra prossima meta, la spiaggia di Durness, famosa per le sue dune di sabbia fine tanto che spesso viene paragonata a una spiaggia caraibica. Ma sta praticamente diluviando e arrivati all’ufficio informazioni, da cui un sentiero conduce alla spiaggia, dobbiamo aspettare più di un’ora prima che spiova un pochino. In compenso abbiamo l’unica occasione in tutto il viaggio di vedere i mitici puffin, i simpaticissimi pulcinella di mare cui stiamo dando la caccia da un bel po’ di tempo. Purtroppo li possiamo vedere solo tramite una webcam posizionata su un’isoletta lì di fronte, e non ci dedichiamo nemmeno troppo tempo, convinti come siamo che prima o poi riusciremo a incontrarli.
Dopo una lunga attesa ci decidiamo e scendiamo verso la spiaggia, ma dopo il diluvio la sabbia è quasi “mobile” e tutto ciò che otteniamo è di bagnarci i jeans fino alle ginocchia. Attaccate alle rocce vediamo delle minuscole cozze, con cui i locali cucinano delle zuppe. Seguendo le indicazioni arriviamo in macchina al parcheggio per la Smoo Cave perché ne avevo sentito parlare tanto e non voglio certo rinunciare per “un po’” di pioggia. Dopo lungo percorso a piedi arriviamo all’interno di una grotta molto ampia, in fondo alla quale vediamo delle passerelle di legno. È pomeriggio inoltrato e non c’è nessuno; ci si potrebbe anche fare prendere dalla suggestione, sapendo che questo in passato era un nascondiglio di contrabbandieri! Procediamo sulla passerella coperta e andiamo verso il buio. Ora, credo che nessuna descrizione possa rendere per intero la bellezza della visione. Da un buco sul tetto della grotta precipita una cascata per non più di una decina di metri, ma l’effetto che fa la luce proveniente dal tetto insieme all’acqua è veramente spettacolare. Sono le sei passate e purtroppo non c’è più l’omino che per 2£ fa fare un giro su una barchetta oltre la cascata, verso la seconda camera della grotta. Ma ci accontentiamo anche così, ciò che abbiamo visto è stato unico!
Passando in macchina per la spiaggia di Sangobay abbiamo lo shock di vedere un bagnante… ci sono 8°, figuriamoci la temperatura dell’acqua! Oggi è l’unico giorno in cui non abbiamo prenotato il b&b, per cui essendo già pomeriggio inoltrato, cominciamo a pensarci. Vorremmo arrivare a Thurso, ma i chilometri sono davvero tanti, se trovassimo qualcosa prima… Oltrepassiamo il paesino dallo strano nome di Tongue (lingua) e finalmente alle 9 passate arriviamo a Thurso. Trovare da dormire non sarà semplicissimo perché i cartelli “no vacancies” abbondano. Alla fine troviamo un appartamento allo Station Hotel e ringrazio il cielo che tutte le altre notti erano già state prenotate.
8° giorno – John o’ Groats – Loch Ness – Elgin
La nostra prima meta di oggi è John o’ Groats, un posto dal nome così curioso che tutti noi eravamo impazienti di visitare. Sarà il punto più a nord del nostro itinerario e come dice un cartello qui siamo a 58° di latitudine e 3° di longitudine. Non si può definire un paesino, c’è solo qualche negozio di souvenirs, l’imbarco per i traghetti e il museo dell’ultima casa della Scozia; questo posto infatti è definito “land’s end”, la fine della terra, e la sensazione di trovarsi in un avamposto dello civiltà è fortissimo. L’atmosfera che si respira è davvero particolare e anche se sembrerà strano consigliare un posto dove sostanzialmente non c’è niente, io vi invito proprio ad andarci. Di fronte a noi si vedono le Orcadi, ma il costo del traghetto è così elevato che abbiamo deciso di non visitarle.
Continuiamo verso Duncansby Head, dove c’è un faro ma soprattutto due particolarissime rocce appuntite di fronte alla costa ed anche un arco in pietra. Anche qui il paesaggio è mozzafiato. Per arrivarci si passa da un posto dove nidificano migliaia di gabbiani, ma di puffin nemmeno l’ombra. Lungo il cammino vediamo delle pecore suicide, ma confidiamo nella loro abilità di arrampicarsi sulle scogliere, e centinaia di gabbiani che circondano un peschereccio.
Adesso comincia la nostra discesa. Vediamo le rovine del castello di Sinclair a Wick, che non si può raggiungere per restauri, e arriviamo alla penisola di Black Isle, a north Kessock, inclusa perché avevo sentito favoleggiare di decine di delfini all’inseguimento di salmoni. Naturalmente quando arriviamo non vediamo niente di tutto ciò e alla mia richiesta di informazioni a una signora che stava falciando il suo praticello, lei mi risponde che quella mattina non aveva visto né delfini né otarie, ma che probabilmente l’indomani ci sarebbero stati. Delusi dal mancato avvistamento, oltrepassiamo la cittadina di Inverness, che non avevo incluso ma che doveva essere davvero graziosa e continuiamo verso Loch Ness.
Visitare i luoghi universalmente famosi ha sempre i suoi lati negativi perché troppo turistici o troppo affollati o carichi di troppe aspettative. Nel caso di Loch Ness in effetti non ci sono attrattive particolari se si eccettua una certa amenità nel paesaggio, ma di certo nella nostra visita abbiamo visto posti molto più belli. Le rive del lago sono ricche di negozi di souvenirs, di un Visitor’s centre che racconta la storia del mostro e degli avvistamenti nel corso del tempo e di riproduzioni di Nessie più o meno grandi. L’Urquhart castle che sta sulle rive del lago è sapientemente nascosto alla vista dei turisti, a meno che non si entri pagando il biglietto e anche questo indispone un po’. A conti fatti avrei preferito vedere Inverness e non arrivare fin qui, ma si sa che di certe cose ci si rende conto solo dopo…
Continuiamo a scendere e raggiungiamo la nostra ultima meta del giorno, la cattedrale di Elgin o meglio le sue rovine perché anche questa rientra fra le chiese distrutte durante i conflitti religiosi e mai più ricostruite. Molto famoso è l’occhio vuoto del suo rosone; lo vediamo al tramonto in una luce che lo arricchisce ancora di più. Ma stasera siamo tutti molto impazienti perché dormiremo in un vero castello e per trovare posto ho addirittura “girato” il viaggio che prima doveva essere in senso antiorario. È il Castle hotel ad Huntly e figuratevi che conservo ancora il suo sito fra i preferiti per quanto gli siamo rimasti affezionati. Arriviamo tardi, ma ciononostante il simpatico proprietario ci accoglie e ci accompagna personalmente al nostro appartamento. Ci sentiamo un po’ intimiditi, la stanza è magnifica con pareti rivestite in legno, scrittoio con carta da lettere intestata del castello, un lussuoso mini bagno dietro un specchio scorrevole in camera da letto, e un altro mega bagno sempre rivestito in legno con morbidi accappatoi ripiegati e finiture di extralusso. Dalle finestre possiamo vedere un bel parco dove vagano conigli e fagiani. Inoltre, se voleste arrivare con il vostro elicottero personale, qui potete farlo, l’albergo ha la sua pista di atterraggio!!! Ci addormentiamo veramente felici della scelta che abbiamo fatto, con la consapevolezza che per una volta nella vita ci siamo presi il lusso di sentirci dei re, senza neanche spendere una fortuna.
9° giorno – Dunnottar Castle – Glamis Castle – St. Andrews
L’indomani mattina ce la prendiamo più comoda del solito; fra l’altro è anche il compleanno di mio figlio, che avrà il privilegio di poter dire di aver compiuto i 15 anni in un vero castello scozzese. Apriamo la porta per scendere a fare colazione e lì davanti troviamo… un quotidiano scozzese. Beh, davvero qui ci viziano! Percorriamo lunghi corridoi magnificamente arredati e arriviamo alla reception dove troneggia una testa di cervo dalle grandi corna (poverino!) e una signora armeggia per accendere il camino. In un salottino che guarda sul parco alcuni clienti leggono comodamente il giornale che noi abbiamo in mano. Tutto è curato nei minimi particolari; al tavolo, mi colpiscono le fette di pane tostato messe in un “cappottino” per tenerle in caldo. Il salone della colazione è sontuoso con le rose fresche ai tavoli e la scottish breakfast ineccepibile. Scusate davvero se mi sono dilungata così tanto, ma è stata un’esperienza che non scorderò più.
L’ultimo castello in rovina che vedremo è Dunnottar e chiudiamo in bellezza perché la sua posizione è veramente scenografica. Arroccato su una scogliera a picco, domina una meravigliosa baia, e ancora una volta siamo assordati dai gabbiani che volteggiano sulle nostre teste; prima di arrivare il lungo sentiero, a volte un po’ accidentato, si allunga in un bellissimo prato verde . Facciamo tante foto prima di entrare ed è una fortuna, perché durante la visita siamo colti dal solito acquazzone. Il castello è anche ricco di storia: un tempo accoglieva The Honours of Scotland, i gioielli della corona scozzese, adesso al castello di Edimburgo, e durante la visita vediamo anche la Whig’s vault dove nel 1685 vennero purtroppo imprigionati e torturati 167 fra uomini e donne per motivi religiosi.
Sotto la pioggia andiamo via per raggiungere nel pomeriggio quello che viene definito il castello più infestato della Scozia: Glamis. Per me il posto è pieno di echi shakespeariani perché è qui che Macbeth uccide il cugino Duncan, re di Scozia, per usurpargli il trono. Ma il castello che ci troviamo di fronte è certo più recente, circa del XIII secolo e poi rimaneggiato e deve la sua fama a varie leggende; dal re Malcolm II che si dice venne qui ucciso e fatto a pezzi e il cui sangue intrise talmente il pavimento che la macchia non si cancellò mai ed è tuttora visibile; a Lady Campbell, moglie del VI conte di Glamis, accusata di stregoneria e bruciata sul rogo, che spesso si diverte a dondolarsi in fiamme sopra l’orologio della torre. La “simpatica” guida vi parlerà anche di una stanza segreta dove i nobili giocavano a carte con il diavolo in persona e con perfetto humour inglese, dopo avervi fatto accomodare nelle sedie della cappella vi dirà che di solito il fantasma di una dama siede proprio dove siete voi in quel momento.
Ma cruente storie di fantasmi a parte, il castello odierno è proprio bello con la sua mole irregolare in pietra rossa. È stato anche il luogo di nascita della regina madre e l’attuale regina vi ha trascorso buona parte della sua infanzia. Finita la visita al castello si passa dal negozio , che è veramente uno dei più eleganti e con belle cose in vendita che abbia visitato (ti verrebbe voglia di comprare tutto) e poi c’è il parco da visitare, che è veramente bellissimo. Ciò che ci ha resi personalmente più felici è stato trovare finalmente le Highland cows, da noi ribattezzate “mucche coi capelli”, che avevamo cercato inutilmente nelle campagne scozzesi. Girando per il parco ci imbattiamo in un enorme albero la cui chioma arriva a terra, sotto i cui rami si può entrare, trovandosi completamente coperti dalle foglie; un cartello invita i bambini e non a entrare e giocare lì sotto perché è un posto veramente magico e non possiamo che trovarci pienamente d’accordo. Gli Italian gardens, dei bei giardini molto curati, frequentati da “romantiche donne inglesi” completano il quadro.
Per la sera dobbiamo raggiungere la nostra ultima residenza in terra di Scozia, lo Stravithie castle, ma non ha proprio niente a che fare con il precedente pernottamento, perché nonostante la struttura sia veramente un castello circondato da un grande parco, la parte che affittano ai turisti è in gran decadenza e arredato in maniera approssimativa; inoltre è stato difficile trovarlo in quanto non c’è alcuna segnaletica.
Per la sera andiamo a mangiare il nostro ultimo fish & chips a St. Andrews, cittadina famosa per la sua cattedrale in rovina, ma soprattutto per avere l’università scozzese più antica, dove studiò il principe William e incontrò la sua Kate. Sulla strada del ritorno vediamo per caso le rovine del Bailvaird castle, ma siamo talmente stanchi che non ci fermiamo neanche.
10° giorno – Ossian’s walk – Sweetheart Abbey
Per l’ultimo giorno scegliamo un sentiero naturalistico, la Ossian’s walk, una lunga camminata lungo il fiume Braan con rapide impetuose, culminante con una cascata su cui è stato costruito un punto panoramico. In tempi fortunati si possono vedere salmoni risalire la corrente, ma neanche a dirlo noi proprio non ne abbiamo visti. Lungo il cammino si incontrano alberi altissimi e antichissimi, alcuni piantati alla metà del ‘700. Il più alto è un abete di 64 m. ed è divertente vedere un cartello con la comparazione fra l’albero e un uomo. Continuando ancora si arriva alla Ossian’s cave, dove si finge che abbia abitato il bardo cieco Ossian. Se andate però cercate di memorizzare bene la strada che avete fatto perché i sentieri non sono ben indicati e al ritorno ci siamo persi. Approfittiamo anche di alcuni tavoli di un’area da pic-nic per pranzo e quando torniamo al parcheggio troviamo un banchetto improvvisato dello Scottish natural heritage che distribuisce gratuitamente ai ragazzi dei bellissimi poster degli animali tipici dei boschi scozzesi che adesso adornano le pareti della loro cameretta.
Ritemprati da questa bella camminata nel bosco, ritorniamo alla vicina cittadina di Dunkeld dove so che c’è una produzione di salmone affumicato. Avevo letto che si poteva assistere proprio al processo dell’affumicatura, ma ci dobbiamo accontentare del prodotto finito che riusciremo a portare a casa, in quanto il gentile proprietario ci fornisce una busta di ghiaccio con cui manteniamo in fresco il salmone. Superfluo dire che era buonissimo! Inoltre anche questo paesino è molto carino e pieno di fiori.
Ci dirigiamo poi verso la nostra ultima meta scozzese che è la Sweetheart Abbey nel paesino di New Abbey. La sua è una storia curiosa, in quanto fu fondata da tale Devorgilla de Ballion in memoria dell’amatissimo marito. Ne era talmente innamorata che alla sua morte ne fece imbalsamare il cuore e se lo portò sempre con sé per il resto della vita. Alla morte di lei, 22 anni dopo, volle essere sepolta proprio sotto l’altare della chiesa insieme al cuore del suo amato. Ma anche senza questa romantica storia il posto è davvero bellissimo. I resti in rovina dell’abbazia sono in arenaria rossa e formano un bellissimo contrasto cromatico con il prato di un verde squillante. Alle spalle vediamo il nostro ultimo cimitero scozzese, con diverse croci celtiche . Passando poi per il paesino notiamo che anche questo è costruito con la stessa arenaria rossa della cattedrale.
Adesso non ci resta che ripercorrere i 400km. che ci separano da Liverpool da dove domani prenderemo il nostro aereo di ritorno.
Le mie conclusioni sono che è stato un viaggio bellissimo che consiglio davvero a tutti, nonostante qualche piccolo svantaggio che può essere individuato unicamente nel tempo non proprio clemente ma che, tutto sommato, non è stato poi così male.
I posti da non perdere assolutamente, sempre secondo il mio modesto parere, sono:
Edimburgo, Culross Plockton, l’isola di Skye e, in particolare Neist Point e le Kilt Rock, la Smoo Cave a Durness, John o’ GroatsI, i castelli di Dunnottar e Glamis.
Qui di seguito aggiungo una serie di indirizzi utili nell’organizzazione del viaggio e i b&b dove abbiamo dormito, col mio parere (sempre personalissimo). Il mio ultimo consiglio è: decidete per la Scozia e regalatevi un sogno!
www.historic-scotland.gov.uk/ – www.visitscotland.com – www.dunnottarcastle.co.uk – www.eileandonancastle.com – www.glamis-castle.co.uk – www.bedandbreakfast.com/scotland Un sito che raccoglie molti B&B – www.staymanchester.com Per il residence a Manchester (consigliatissimo) – www.clohass.com Per il b&b a Oban (consigliato) – www.donanhouse.co.uk Per il b&b a Dornie vicino al castello di Eilean Donan e Skye (consigliato) – www.northhotels.co.uk/station/ Per l’appartamento a Thurso (consigliato) – www.castlehotel.uk.com Per Elgin e Dunnottar (super consigliato) – www.stravithiecastle.co.uk Per St Andrews (non consigliato)