San Pietroburgo : incontri.

week end lungo in Russia
Scritto da: alisa75
san pietroburgo : incontri.
Partenza il: 18/06/2010
Ritorno il: 22/06/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
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Premetto che questo diario non sara’ molto utile nel caso di un vostro viaggio a San Pietroburgo, quindi se vi serve sapere orari dei musei, dove mangiare bene e a poco e a quale evento partecipare allora non perdete tempo a leggere le righe che seguono. Quindi? Andiamo avanti? … Benissimo, allora ecco a voi uno zibaldone di sensazioni.

Tutto inizia durante una vacanza super relax in Egitto, tipico villaggio. E’ Ottobre e parto con la mia amica Roby e l’amico Ciaba. Abbiamo bisogno di staccare la spina e liberarci dalle macerie di storie finite male. Siamo seduti a farci una partita a carte dopo cena in attesa dello show serale. Arriva Yaro, capelli bruciati dal sole e sguardo verde. Butta li’ 2 frasi in italiano e in inglese per invitarci in teatro. Fa parte dell’animazione russa. Per fortuna mastico un po’ di inglese e riusciamo a scambiare qualche battuta. Si muove come un saltimbanco, agitato, smorfioso e gestuale. Comunica con tutto il corpo. In 5 minuti ci ubriaca di chiacchere: “i like your hair!” mi dice e si allontana per finire il giro dei tavoli … ”PRESO!” affermo io ad alta voce imitando il tormentone di Giovanni Vernia alias Jonny Groove (vedi zelig) e provocando le risate dei miei amici. Yaro si gira, non capisce. E io ancora non so. Yaro ci cerca e ci trova spesso, al tramonto al chiringuito della spiaggia o la sera in teatro; vuole parlare, mi chiede dell’Italia e conta i giorni che mancano al ritorno a San Pietroburgo (circa due settimane). Intanto ci intrattiene con trucchi di carte che ci lasciano a bocca aperta, ci racconta della sua citta’, dei cambiamenti che ci aspettano nel 2012, mi consiglia i libri di Castaneda, balla la capoeira, crede nell’esistenza degli alieni e nella potenzialita’ della mente umana. Dichiara di avere 14 anni, l’età del suo spirito; noi valutiamo che ne abbia almeno 20. Ci mostra l’alfabeto cirillico e si cimenta con l’italiano. Io sto progettando di andare in Australia per alcuni mesi e lui sogna l’India.

La prima volta che ci tocchiamo e’ per l’abbraccio di addio, tanto goffo e rapido quanto intenso e promettente … Questa e’ la mia e-mail, mi dice, scrivimi! La mia pelle sta gia’ smaltendo il sole quando finalmente mi impegno nella titanica impresa di scaricare e riordinare le foto. Siedo davanti al computer, apro Yahoo e spedisco a Yaro un immagine di noi due. Mi risponde quasi subito … e’ ancora in Egitto ed entrambi possiamo contare sulle dita di una mano i giorni che mancano al suo rientro a casa e alla mia partenza per l’Australia: ” write me!” ”i will!” ”E non tagliarti i capelli”

Il 18 Novembre Andrea ed io iniziamo il viaggio per raggiungere l’altra parte del pianeta. E’ lungo, di brutto! Facciamo scalo a Kuala Lampur; passiamo qualche ora in questo aeroporto ultramoderno dove la connessione internet e l’uso dei pc sono gratuiti. Apro Yahoo. C’e’ una e-mail di Yaro, gli scrivo e mi risponde in tempo reale. E’ in partenza dall’Egitto, stanotte saremo entrambi in volo. Gli suggerisco di iscriversi a facebook.

Da fine Novembre a metà Gennaio: quasi 3 mesi in Australia on the road ( se ne volete sapere di piu’ trovate il mio diario intitolato back to down under). In questa sede posso dirvi che durante la mia permanenza agli antipodi non ho mai perso “contatto” con Yaro. “my attention follow you all the time”

Vigevano: è Febbraio. C’e qualcosa in sospeso e non e’ solo la tipica nebbia che avvolge la Lomellina in questa stagione. Marzo: Lavoro molto. Prendo qualche libro di Castaneda. Aprile: vado ad Atene con Roberta. Intanto leggo Dostojeskji; Maggio: visitiamo Madrid. E mi immergo nel capolavoro di Bulgakov: il maestro e Margherita;

18 Giugno: San Pietroburgo. Roberta ed io partiamo. Ci ospitano Yaro ed Irina. Ci viene a prendere Yaro, e’ cambiato, ha i capelli lunghi e scuri. Irina ci aspetta a casa, pelle di porcellana ha una chioma di boccoli rossi naturali e occhi nocciola. Apre la porta e mi saluta sollevandomi da terra! Ci siamo conosciute solo via internet!

Passiamo la prima sera a chiacchierare fumando sigarette italiane e bevendo tazze di te’ chai. Dimitri, il loro coinquilino ci cede la camera e il letto … lui pare voglia dormire nella vasca da bagno!

Le scale mobili che portano ai treni della Metropolitana di SPT sono lunghissime e ripide: font-family:”Arial”,”sans-serif”; la stazione più profonda è Ploshad Lenina, che si trova a 78 metri. Le coppiette passano il tempo scambiandosi effusioni durante i tragitti, mentre chi ha fretta scende i gradini a rotta di collo; Roberta ed io con le comode scarpe da ginnastica non siamo riuscita a tenere il passo dei ragazzi che calzavano le infradito! Irina e’ stata sveglia tutta notte per studiare. Sabato mattina l’abbiamo raggiunta in centro al termine dell’esame. E’ andato bene. In Russia l’università e’ gratuita se mantieni una buona media. Entriamo in un bar mangiamo qualcosa e Irina si infila in bagno dove sostituisce la longuette di pelle e le zeppe con un paio di infradito e una gonnellina svolazzante. Abbiamo notato che le ragazze, seppur giovanissime, usano un abbigliamento piuttosto formale. Ci tengono alla presenza e si sprecano i tacchi di vernice, gonne eleganti, camicette alla moda e trucco a volontà; poi vanno dal panettiere!

Nel primo pomeriggio Yaro torna a casa perché deve andare al lavoro. Irina non conosce una parola di inglese, e’ imbarazzata ma piena di entusiasmo e ci guida alla visita dell’Hermitage. Piu’ che altro le corriamo dietro su’ e giù per le scale e attraverso le stanze in cerca delle opere più gettonate. Scattiamo foto e veniamo riprese severamente un paio di volte dalle Babuske che controllano tutto. Ad un certo punto ci troviamo all’ultimo piano, che abbiamo attraversato (correndo), per fermarci davanti ad una vetrata dalla quale si gode una notevole vista sulla Neva. Peccato che dai vetri non proprio puliti, le foto vengano , come dire … poco nitide! Usciamo dall’Hermitage e passeggiamo rapidamente per le vie del centro, i monumenti e i palazzi sono grandiosi, e tutti in condizioni ottimali, perfettamente restaurati. Probabilmente , dall’alto, il lungo Neva, con i suo edifici colorati ed ordinati, sembrerebbe una scatola di pastelli!

Yaro ed Irina abitano in un palazzone di 8 piani, in un quartiere lontano dal centro e tra i piu’ “sgarrupati” che io abbia mai visto. L’ascensore e’ un montacarichi con la lampadina bruciata. Per fortuna nessuno soffre di claustrofobia, vero Roby? Naturalmente l’appartamento e’ all’ottavo piano e l’ascensore arriva fino al settimo… In casa troviamo Dimitri, il coinquilino, con la fidanzata. La cucina, e’ un po’ sguarnita, e quando mi cimento nella preparazione di una pasta trovo poche posate e padelle piccole. Cucinare gli spaghetti per 6 in un pentolino da latte e usare il cucchiaio per mangiarli non e’ stato facile … ero tentata di usare lo spazzolino da denti! Terminata la cena si chiacchera in una babele di gesti e parole tra il fumo di cigarilli comprati al duty free dell’aeroporto e tazze di caffè americano.

Yaro smanetta con il pc seduto su un water .( Il water e’ proprio un water, quello dove si fanno i bisogni); ma il destino di un water può cambiare nel momento in cui uno come Yaro ne prende possesso. Ora, il wc, ha elevato il suo status a “sedia” e chissa’ che il futuro non gli riserbi di divenire un letto a baldacchino! E’ tardi e la Babele crolla, ormai travolta dalla stanchezza; il sole indugia ancora ed e’ mezzanotte passata. Dimitri si ritira in camera con la sua ragazza. Stanotte si dorme sul pavimento.

La mattina seguente usciamo tutti e quattro questa volta! Una corsa per attraversare la strada, una corsa per raggiungere il bus, una corsa per non perdere la metro, insomma una corsa contro il tempo per visitare il piu’ possibile in poco tempo: fotografare la statua di Pietro il Grande, salutare le sfingi, ammirare il palazzo di Caterina, visitare i giardini, passeggiare lungo la Nevsky Prospect, ammirare le piazze, attraversare i ponticelli, pranzare a base di zuppa, comprare i souvenir, entrare in una chiesa ortodossa senza copricapro rischiando il rogo! Insomma …. Siamo a pezzi ….Ma noi, stoiche turiste, vorremmo fare ancora una cosa: la gita sul battello. Comprendiamo che i nostri ciceroni siano stanchi e vorrebbero rientrare ma non ci vogliono lasciare sole, anzi inorridiscono all’idea, cosi’ ci mettiamo d’accordo e ci avviamo ai mezzi per tornare a casa, ma Roby ed io abbiamo un piano e scappiamo via appena il treno arriva lasciando i ragazzi di stucco… Siamo eccitatissime come due bimbe che combinano una marachella a mamma e a papà, soprattutto perchè non abbiamo la più pallida idea di dove andare , non abbiamo mai aperto la cartina in questi due giorni! Seguiamo l’istinto e torniamo in superficie, per non perdere il ritmo attraversiamo correndo la Nevsky in una convulsione di risate isteriche. Premetto che la Nevsky ha l’ampiezza di una autostrada americana ma e’ un’arteria cittadina afflitta dal colesterolo del traffico. Riusciamo a prendere il battello e a fare la gita sulla Neva. Ovviamente l’audioguida e’ in russo! Quella in italiano ha orari per noi ormai improponibili, ma ci forniscono un utilissimo dattiloscritto in inglese … da leggere in sincronia con il percorso della barca. Probabilmente mentre passavamo davanti al palazzo di qualche nobile del tempo io leggevo la parte che descriveva le latrine! E avro’ confuso i giardini reali con l’orto della Babuska del quartiere.

Difficilmente si trova qualcuno che parla inglese e i russi non sono molto socievoli con i turisti. Dalle indicazioni stradali ai graffiti, dai cartelli ai menu’, tutto e’ scritto in cirillico. Ora capisco perche’ i gruppi di escursionisti hanno una guida del posto e perche’ Yaro ed Irina non ci volevano lasciare sole….Ma noi siamo pronte a tutto, e prima di partire ho imparato a traslitterare il cirillico … e cosi’ tra mille messaggi ansiosi di Irina, una botta di fortuna e qualche traduzione siamo arrivate alla fermata giusta …. Una breve sosta al supermercato e di corsa a casa dove abbiamo trovato “ma’ e pà” in apprensione che ci aspettavano … e siamo state sgridate! Non ci eravamo rese conto dell’ora, quasi le 23! E indossavo ancora gli occhiali da sole! L’idea era quella di uscire ma…i mezzi pubblici terminano le corse a mezzanotte e noi siamo estremamente fuori citta’.

Cena (preparata nel solito pentolino) e chiacchere tra lenzuola, nuvole di fumo di sigarette russe e red bull. Yaro ci racconta di come ha incontrato Irina e che il loro e’ qualcosa di piu’ profondo dell’amore. Che si sono riconosciuti dall’odore della pelle e che si erano già incontrati in qualche vita precedente. Ci spiega che con un po’ di esercizio possiamo controllare i nostri sogni. Sta scrivendo un libro….solo pochi capitoli ma non ho afferrato bene il tema, qualcosa sulla consapevolezza…mah! Mi mostra il foglio di carta sul quale avevamo pasticciato quando eravamo in Egitto. Ultima notte sul pavimento.

22 Giugno. Le strade si dividono. Alla fermata del bus Irina prende il mezzo per raggiungere l’universita’. La seguiamo con lo sguardo fino a quando non vediamo sparire il bus nel traffico. Roby, Yaro ed io saliamo su quello per l’aeroporto. I biglietti sono economici, circa 50cent di eu a corsa da pagare direttamente all’addetto che passa tra i passeggeri. Fa caldo. C’e’ il sole. Scendiamo nella piazza di quello che mi pare sia un edificio pubblico. Un’enorme statua di Stalin svetta al centro. Yaro non ne ha una buona opinione e borbotta qualcosa. Prendiamo un altro bus.

Aeroporto Siamo di fronte al check -in. E’ il momento dell’addio. “don’t cut your hair” sono le ultime parole di Yaro. E ci tocchiamo per la seconda volta.



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