Questa volta vi porto a fare un viaggio di cinque giorni alla scoperta di Budapest e dei suoi monumenti principali. Noi avevamo un appartamento in centro a Pest a non molta distanza dalla sinagoga e quindi non abbiamo quasi usato né la macchina né i mezzi pubblici, anche perché il centro non è poi così immenso e il tempo è stato bello. Ecco il nostro racconto di un viaggio nella Budapest ‘senza barriere’, a prova di disabilità.
Diario di viaggio a Budapest ‘senza barriere’
Primo giorno: il Parlamento e l’Isola Margherita
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Contando di essere arrivati la sera precedente, partiamo dopo una bella colazione, e vi consiglio di farla abbondante se intendete seguire questo programma, a fine giornata i contapassi dei nostri telefoni segnalavano che avevamo camminato per 20 chilometri! Vi ripeto sempre che siamo abituati a pedalare, ma questa volta abbiamo veramente battuto ogni record, a non voler mai prendere gli autobus ogni tanto si rimane fregati. Dirigendoci verso il Parlamento la prima tappa è stata la cattedrale della città, la Basilica di Szent István (Szent István Bazilika). Szent István in realtà si tradurrebbe come Santo Stefano, ma qui non stiamo parlando del primo martire, bensì di István I, il primo re d’Ungheria poi santificato; a scanso di equivoci direi di chiamarlo con il nome ungherese.
Per entrare ci vuole il biglietto, ma la biglietteria che si trova nella piazza ha cinque scalini davanti; fortunatamente la chiesa è più accessibile, bisogna entrare dal retro e poi gli addetti accompagnano alla chiesa; purtroppo non è lo stesso per la cupola ed il tesoro. Non fatevi ingannare dall’aspetto forse un po’ ordinario della facciata, l’interno è un trionfo d’oro. La chiesa è cattolica, ma la vicinanza agli stati ortodossi ha creato uno stile veramente particolare in cui gli sfondi d’oro delle icone si mescolano con le pose e la resa molto naturale dei personaggi della tradizione cattolica. All’interno si vede la più importante reliquia di Szent István, la Sacra Destra (che intuibilmente è la sua mano destra), e le rappresentazioni di altri santi della sua stessa famiglia, come suo figlio. La cupola della chiesa merita una menzione non tanto per le sue decorazioni, quanto per il fatto che venne costruita nel 1851, ma il progetto era fatto talmente male che crollò appena diciassette anni dopo. A quel punto si pensò di chiamare un altro architetto a ricostruirla; io continuo a chiedermi come avesse fatto i calcoli il primo.
Ci siamo poi diretti verso il Parlamento per stampare i biglietti che avevamo prenotato via internet, la visita al parlamento infatti è molto gettonata e per ogni giro il numero dei posti è limitato; è consigliabile cercare di prenotare con un certo anticipo. Mentre eravamo quindi in biglietteria, che si trova letteralmente sotto la piazza Lajos ed è accessibile con un ascensore, un addetto della sicurezza che parlava italiano ci ha consigliato di visitare il Museo della Storia del Parlamento, che racconta la storia dell’istituzione parlamentare ungherese dall’incoronazione di István I al crollo dell’Unione Sovietica. Il museo si trova praticamente di fronte alla biglietteria. Sempre sotto la piazza c’è il bar, dove ci siamo fermati a pranzare; poi, visto che avevamo prenotato la visita al parlamento per le sei, ci siamo diretti all’Isola Margherita. L’isola ospita un enorme parco molto piacevole da visitare e praticamente senza barriere architettoniche, tra roseti, i pochissimi resti del convento di Santa Margherita che ha dato nome all’isola, un piccolo zoo ed il giardino giapponese. Dovrebbe anche esserci una fontana musicale o qualcosa di simile, ma non abbiamo ben capito quale fosse; piuttosto visitando il giardino giapponese ci siamo imbattuti in una statuetta che sembrava assolutamente identica alla Sirenetta di Copenaghen.
Infine siamo tornati alla biglietteria in piazza Lajos per la visita al parlamento; il percorso è guidato e in certi orari è disponibile anche l’audioguida in italiano. Non ci sono problemi per l’accessibilità, bisogna semmai stare attenti agli oggetti che si portano con sé; trattandosi di un palazzo istituzionale ovviamente sono vietate armi (compresi i coltellini svizzeri) e spray urticanti, ma io eviterei anche borracce termiche e bottiglie di vetro, non si sa mai. In generale al momento di prenotare la visita consiglierei di controllare sul sito quali oggetti non sono ammessi per ragioni di sicurezza. L’interno del Parlamento è uno spettacolo, un vero trionfo dell’architettura neogotica. In una delle sale sono esposte le insegne reali ungheresi, le stesse che vennero usate fino al Novecento per incoronare i sovrani d’Ungheria. Secondo la leggenda la Sacra Corona in particolare sarebbe stata usata da Szent István in persona! Forse in realtà al tempo del primo re ungherese il monile era costituito dalla sola fascia inferiore, ma non è veramente sicuro che neanche quest’ultima risalga effettivamente al X secolo. Comunque sia nessuna indagine scientifica credo potrà mai scalfire la leggenda o la venerazione degli ungheresi per la Sacra Corona.
Secondo giorno: il “caffè più bello del mondo” e il castello di Buda
Quella mattina abbiamo deciso di alzarci presto e di andare a far colazione in uno dei locali storici di Budapest: il Caffè New York, anche detto il “caffè più bello del mondo” (anche se alcuni caffè storici in Italia potrebbero ambire allo stesso riconoscimento). Trattandosi di un locale così famoso e importante non mi aspettavo di trovarmi uno scalino all’entrata, ma il palazzo è storico e forse non gli hanno fatto mettere una discesa. Ci siamo andati presto perché avevamo paura di trovare fila e in effetti essendo in cinque abbiamo dovuto aspettare un attimo prima che si liberasse un tavolo, anche perché una delle sale è accessibile solo con dei gradini. Ad ogni modo abbiamo fatto una colazione spettacolare. Il locale poi è mozzafiato, ha i soffitti affrescati e c’era perfino un pianista che suonava; mi sono sentita una principessa là dentro. Chiaramente l’unico tasto dolente della sinfonia potrebbero essere i prezzi: sono proporzionati al livello del locale come è normale in posti di questo livello. Guardando le recensioni su internet sono in molti a lamentarsi di quanto hanno speso, però devo dire che se si sceglie di andare in locali storici di questo tipo poi mi sembra abbastanza assurdo lamentarsi di aver speso tanto; comunque sul sito internet del caffè c’è il menù con tutti i prezzi, se siete indecisi o prima di avere brutte sorprese, consiglierei di guardarci.
Dopo una colazione veramente superba, ci siamo diretti al castello di Buda sull’altra sponda del Danubio; il ponte più comodo da percorrere è senza dubbio il Ponte delle Catene, il più antico di Budapest e un vero prodigio dell’ingegneria ottocentesca. Non era facile all’epoca costruire un ponte sospeso lungo più di quattrocento metri! Il problema, dopo aver percorso il ponte, è come arrivare al castello, che si trova in cima ad una collina. C’è anche una funicolare, mentre noi abbiamo usato le navette, anche se abbiamo dovuto chiudere la carrozzina a rotelle per riuscire a caricarla. Durante il giro si ammira un panorama magnifico in particolare sul Bastione dei Pescatori, una fortezza costruita all’inizio del Novecento in stile medioevale che sembra letteralmente uscita da Il Signore degli Anelli. In realtà si poteva anche visitare l’interno, ma non credo sia accessibile e noi non ci abbiamo neanche provato perché pensavamo che dentro non ci fosse nulla; solo in seguito ho letto che ci dovevano essere dei passaggi con statue e forse qualche sala con decorazioni.
La nostra prima tappa nel complesso del castello è stata la più accessibile Chiesa di Mattia (Mátyás-Templom). La chiesa sembra abbastanza recente perché venne ricostruita l’ultima volta nell’Ottocento, ma qui si svolsero matrimoni reali ed incoronazioni fin dal Medioevo. Al suo interno si trova anche una delle pochissime tombe reali ungheresi ancora esistenti, quella di Bela III e di sua moglie. A proposito, la chiesa è nota a tutti come Chiesa di Mattia, ma è dedicata a Nostra Signora Assunta, dov’è l’inghippo? Semplicemente il re Mattia Corvino fu talmente legato a questo edificio che il suo nome è stato associato alla chiesa e le è rimasto. La tappa successiva è stata la Galleria Nazionale Ungherese, praticamente la pinacoteca di Budapest, entrare è stato un po’ laborioso e purtroppo l’ascensore non arrivava a tutti i piani; comunque il grosso siamo riusciti a visitarlo. La parte che mi è piaciuta di più è stata la sezione dedicata alla pittura romantica, l’unico problema è che erano rappresentati episodi della storia medioevale dell’Ungheria, quindi a parte il Battesimo di Szent István, di cui ormai avevo imparato la storia, non ho capito molto bene le scene rappresentate. C’era anche un po’ di arte moderna, ma a me non è mai piaciuta, quindi preferisco non commentare.
Altro giro, altro museo; il Museo Storico di Budapest racconta la storia della città, peccato che i sotterranei, dove si parlava più approfonditamente del castello avessero scalini ovunque. La parte più bella qui è senza dubbio la Sala di Szent István, una sala costruita all’inizio del Novecento e poi restaurata dopo la Seconda Guerra Mondiale, che a quanto ho capito dovrebbe in qualche modo ricostruire una sala del palazzo reale ai tempi della dinastia Árpad (la famiglia di Szent István). L’ambiente si potrebbe benissimo definire fiabesco, ma sicuramente nessun re medievale ha mai avuto un palazzo del genere, è frutto della visione romantica dell’Ottocento, ma è comunque meravigliosa. A quel punto, reduci anche dai 20 km del giorno precedente, eravamo stanchi e abbiamo preferito fare merenda al bar del museo, per il pranzo avevamo preso dei panini in un forno prima di salire al castello, e poi dirigerci all’appartamento.
Terzo giorno: la Grande Sinagoga e il Museo Nazionale Ungherese
Questa volta il programma della giornata è stato un po’ più ridotto, perché la domenica può essere difficile trovare attrazioni aperte. Prima tappa è stata la Grande Sinagoga di Budapest, la più grande d’Europa e la quarta per dimensioni di tutto il mondo. Visto anche il periodo non troppo tranquillo per gli ebrei, all’ingresso si trovano più o meno le stesse misure di sicurezza del parlamento e trattandosi di un luogo di culto anche qui è richiesto un abbigliamento decoroso, come quando si entra nelle chiese. Per i disabili c’è un ingresso sul retro e si riesce ad entrare in sinagoga, ma ci sono degli scalini sparsi. Per la visita ci sono tour guidati anche in italiano ad orari prestabiliti; la guida in realtà diceva cose interessanti, ma in maniera un po’ noiosa purtroppo. Comunque abbiamo scoperto perché Budapest abbia una sinagoga così grande e sproporzionata rispetto al numero di ebrei in città: prima della Seconda Guerra Mondiale la comunità ebraica ungherese era una delle più numerose d’Europa, poi c’è stata l’occupazione nazista e si può immaginare quale sia stato il tragico destino della maggior parte degli ebrei ungheresi. Nel complesso è presente anche un piccolo museo dedicato alla religione ebraica, che ha l’ascensore, ma anche cinque scalini per accedere alle ultime sale. La cosa sorprendente è capire quanto la religione ebraica sia cambiata pochissimo nel corso degli ultimi 2500 anni; il cristianesimo è molto più giovane eppure tra scismi e concili vari ha una storia ben più travagliata!
Nel primo pomeriggio abbiamo invece esplorato il Museo Nazionale Ungherese (Magyar Nemzeti Múseum) dove, usando un servoscala, un ascensore e facendo un giro per i magazzini per evitare le scale, si può scoprire qualcosa della storia dell’Ungheria. A lasciare a bocca aperta è il tesoro di Seuso: un insieme di ben 20 kg di arredi in argento di età romana, che comprende uno splendido sostegno per bacili. A proposito di gioielli è notevole anche una corona proveniente da una delle tombe reali ungheresi che facevano parte del convento di Santa Margherita. Al secondo piano ci sono anche degli abiti d’epoca che di fatto mostrano l’evoluzione della moda ungherese. Il resto della giornata infine lo abbiamo passato a caccia di souvenir.
Quarto giorno: lo zoo di Budapest
Anche il lunedì, come chi viaggia sa bene, non è la giornata migliore per andare in giro per musei; per molti è giorno di chiusura e l’Ungheria non fa eccezione. Noi quindi abbiamo pensato bene di riservarlo allo zoo di Budapest. Abbiamo fatto una bella passeggiata per arrivarci, ovviamente lo zoo non si trova proprio in centro. Il giro è abbastanza lungo, ma mi aspettavo di metterci anche di più, con la carrozzina non ci sono molti punti critici ad eccezione del giardino giapponese che è un po’ sconnesso e l’area dei felini che ha alcune salite brevi, ma parecchio ripide. Per portare in giro i bambini ci sono anche delle piccole carriole. In alcune gabbie è anche segnato l’orario in cui viene dato da mangiare agli animali. Avete mai visto un drago di Komodo? Questo lucertolone da un metro e mezzo ha proprio un musetto che somiglia a quello di un drago. Per pranzare non ci sono problemi: il percorso è disseminato di locali vari.
Quinto giorno: Aquincum
Poco fuori dall’attuale Budapest si trovano le rovine di Aquincum, l’avamposto di frontiera fondato dai romani da cui poi si sono originate le due città di Buda e Pest che formano la capitale ungherese. Qui però a piedi non si arriva, bisogna necessariamente prendere la macchina, oppure prendere i mezzi pubblici. Esplorare le rovine della città è stato veramente come fare un giro in mountain bike! Ci sono scalini dappertutto! La visita comunque è costellata di sorprese. Dalle rovine è emerso addirittura un organetto a canne che è stato anche ricostruito! Ma sono stati ricostruiti anche due edifici di epoca romana ritrovati (o meglio ne sono state rinvenute le fondazioni) negli scavi: un mitreo e la casa di un pittore.
Un mitreo è un luogo di culto dedicato al dio mediorientale Mitra, una religione diffusissima all’interno dell’Impero Romano, di fatto il tempio sembra molto una sala per banchetti, dove i fedeli si riunivano anche per consumare pasti in comune. La cosa particolare qui è che i mitrei tendenzialmente sono sotterranei o almeno a livelli che oggi considereremmo per un seminterrato, mentre in questo caso la base dei muri non pareva essere molto più in basso rispetto al resto degli edifici.
La casa del pittore sembra una vera e propria domus, il proprietario sicuramente doveva essere molto benestante, esplorandola si capisce bene come vivevano i ricchi romani. Gli artigiani normali che occupavano il quartiere artigianale invece dovevano probabilmente accontentarsi del retro bottega o di una stanza sopra al proprio laboratorio da dividere con tutta la famiglia. Di certo ad Aquincum c’erano parecchie famiglie che potevano permettersi di far decorare la propria casa da un pittore: hanno ritrovato veramente moltissimi resti di affreschi anche molto belli e non solo nella residenza del governatore.
Con un pomeriggio di passeggiata in città si è infine concluso il nostro soggiorno a Budapest.
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