Pensieri in libertà: TUNISIA 2009

Perché una quarta volta in Tunisia? Dopo le prime due in auto, per girare prima il sud (oasi e chatt) poi il nord (città romane) e la terza in fuoristrada (praticamente solo sabbia), ci voleva anche un giro in moto. La Tunisia è relativamente piccola per cui l’itinerario è di fatto sempre lo stesso, puntata veloce verso il sud (adesso è...
Scritto da: pino0703
pensieri in libertà: tunisia 2009
Partenza il: 11/04/2009
Ritorno il: 17/04/2009
Viaggiatori: da solo
Spesa: 1000 €
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Perché una quarta volta in Tunisia? Dopo le prime due in auto, per girare prima il sud (oasi e chatt) poi il nord (città romane) e la terza in fuoristrada (praticamente solo sabbia), ci voleva anche un giro in moto. La Tunisia è relativamente piccola per cui l’itinerario è di fatto sempre lo stesso, puntata veloce verso il sud (adesso è quasi tutta autostrada) con una sosta quasi obbligata per vedere nuovamente lo splendido anfiteatro di El Jem. Da Tataouine, dopo l’escursione allo Ksar Ouled Soultan (splendido specialmente al tramonto) si parte verso ovest tra oasi e deserti. Nella prima parte del percorso attraversiamo una zona molto panoramica tra saliscendi di basse montagne e tralasciamo volutamente Matmatà, ridotta oramai a mera attrazione turistica. La moto è una normalissima Guzzi Nevada 750 che non permette certo piste tipo quelle della Parigi-Dakar, ma lo spettacolo è comunque assicurato dalle bellezze locali o quando si è semplicemente immersi in quelli spazi sconfinati tra la sabbia, il sole e le rade sterpaglie. Gli ambienti sono diversi a seconda della loro posizione geografica. Ci sono le oasi tipo quella di Ksar Ghilane che rappresentano il prototipo dell’oasi nell’immaginario collettivo, cioè un gruppo di alberi, perlopiù tamerici e poche palme, circondati da un deserto di dune sabbiose che sembra infinito. Qui la vita è garantita solo dalla presenza dell’acqua, spesso calda, che sgorga in mezzo al deserto da profonde falde sotterranee garantendo così la vita in un piccolo ambito circoscritto. Diverse sono le oasi di montagna come quelle di Nefta, Chebika e Tamerza, che sono veri e propri gioielli di palme da dattero racchiuse in uno scrigno di roccia. Lo sfruttamento di queste oasi rappresenta quanto di meglio si può vedere come esempio della sapienza dell’uomo nell’uso delle poche risorse disponibili. Le abitazioni sono tutte fuori dalle oasi per non togliere spazio alle piante, l’acqua che sgorga dalle rocce è canalizzata con cura per poter arrivare ovunque. Le coltivazioni sono su tre strati, in alto le palme da dattero di varie qualità sia per l’uomo che per gli animali, sotto gli alberi da frutta per lo più agrumi o fichi e a terra gli orti per le verdure. Tutto ottimizzato dalla sapienza dei secoli. Altro ambiente particolare è quello rappresentato dai vari “chott” presenti tra Douz e Tozeur, questi resti di antichi laghi marini ridotti ora a distese biancheggianti di sale circondate dalla sabbia, rappresentano quanto di più “deserto” si possa immaginare. Infatti l’unica presenza di vita è rappresentata da alcuni microorganismi che vivono nelle poche pozze di acqua salata rendendola di un colore rosso cangiante tra il chiaro e lo scuro a seconda della diversa densità salina. Nella zona a nord di Tozeur si attraversano basse montagne con le famose miniere di fosfati che creano un ambiente di tipo lunare. Si costeggiano lunghissimi nastri trasportatori persi nel nulla con lo sfondo di enormi montagne di materiale prodotto dallo scarto delle lavorazioni estrattive, in alcuni punti più alte delle stesse montagne circostanti, che si accendono nel tramonto con splendide tonalità pastello che variano dal giallo al rosso. Sulla strada del ritorno verso Tunisi si fa tappa obbligata a Kairouan, quarta città sacra dell’Islam, dove è sempre piacevole perdersi tra i vicoli della città vecchia per l’acquisto di qualche ricordino o meglio di qualche chilo di ottimi datteri freschi.


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